Papiro di Artemidoro: differenze tra le versioni
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Il '''papiro di Artemidoro''' è un imponente [[papiro]] databile al [[I secolo]] d.C.<ref>C. Gallazzi - B. Kramer - S. Settis (''et alii''), ''Il papiro di Artemidoro'', Milano 2008</ref><ref name=":6" /><ref name=":5" /><ref name=":10">{{Cita pubblicazione|nome=Dominic|cognome=Rathbone|data=2012|titolo=The Artemidorus Papyrus|rivista=The Classical Review|curatore=K. Brodersen, J. Elsner, L. Canfora|volume=62|numero=2|pp=442-448|accesso=27 settembre 2024|url=https://www.jstor.org/stable/23270865}}</ref> che contiene il testo di un'opera miscellanea<ref name=":5" /> di geografia, di cui una sezione è attribuibile al geografo antico [[Artemidoro di Efeso]]<ref name=":5" />, oltre a una ricca serie di disegni e la mappa geografica di una località imprecisata<ref name=":10" />.
Sull'effettiva autenticità del papiro si dibatte da anni, a causa dei dubbi sollevati sin dal 2006 da [[Luciano Canfora]], il quale lo ritiene un falso realizzato da [[Kōnstantinos Simōnidīs|Costantino Simonidis]], avventuriero del XIX secolo. Le tesi di Canfora sono state sostenute da una parte della [[comunità scientifica]] e contraddette da un'altra parte<ref name="settis">{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/il-vero-papiro-e-i-falsi-esperti/|titolo=Papiro di Artemidoro, dichiarato falso ignorando la comunità scientifica. Spataro ha sentito solo il parere di Canfora|autore=[[Salvatore Settis]]|sito=[[Il Fatto Quotidiano]]|accesso=16 dicembre 2018}}</ref><ref name=":4" />: alcuni [[Filologia|filologi]] (per esempio Giambattista D'Alessio,<ref name=":5">{{Cita pubblicazione|cognome=D'Alessio |nome=Giambattista |titolo=On the "Artemidorus" Papyrus |url=http://www.jstor.org/stable/20756743 |rivista=Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik |anno=2009 |volume=171 (2009) |pp=27-43|jstor=20756743 }}</ref> Jürgen Hammerstaedt,<ref name=":2">{{Cita pubblicazione|cognome=Hammerstaedt |nome=Jürgen |titolo=Come fa a essere un papiro falsato? |url=http://www.museocivico.rovereto.tn.it/UploadDocs/5107_Art_05_hammerstaedt.pdf |rivista=Atti Acc. Rov. Agiati |volume=259 (2009), ser. VIII, vol. IX, A, fasc. II, 2}}</ref> Peter Parsons<ref>Parsons, Peter, "P. Artemid.: A Papyrologist's View", in: Kai Brodersen and Jaś Elsner (Edd.), ''Images and Texts on the "Artemidorus Papyrus". Working Papers on P. Artemid. (St. John's College Oxford, 2008)'', Historia. Einzelschriften 214, Stuttgart 2009, pp. 27–33</ref>), infatti, hanno presentato prove e argomenti a supporto dell'antichità del testo del papiro. Dopo la nascita della controversia il papiro è stato sottoposto all'[[Metodo del carbonio-14|analisi del carbonio 14]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=M E|cognome=Fedi|nome2=L|cognome2=Carraresi|nome3=N|cognome3=Grassi|data=2010|titolo=The Artemidorus Papyrus: Solving An Ancient Puzzle with Radiocarbon and Ion Beam Analysis Measurements|rivista=Radiocarbon|volume=52|numero=2|pp=356-363|lingua=en|accesso=16 agosto 2024|doi=10.1017/S0033822200045409|url=https://www.cambridge.org/core/product/identifier/S0033822200045409/type/journal_article}}</ref>, che ha confermato la datazione tra il [[I secolo a.C.]] e il I secolo d.C. già proposta dai primi editori in base a confronti [[Paleografia|paleografici]]<ref name=":8">{{Cita pubblicazione|nome=Claudio|cognome=Gallazzi|nome2=Bärbel|cognome2=Kramer|data=1998|titolo=Artemidor im Zeichensaal. Eine Papyrusrolle mit Text, Landkarte und Skizzenbüchern aus späthellenistischer Zeit|rivista=apf|volume=44|numero=2|pp=189-208|lingua=en|accesso=16 agosto 2024|doi=10.1515/apf.1998.44.2.189|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/apf.1998.44.2.189/html}}</ref>. Secondo lo studioso francese [[Jean-Luc Fournet]], "è deplorevole che la controversia sull'autenticità di questo papiro abbia screditato un pezzo così eccezionale, a tal punto che molti studiosi ancora non osano citarlo o trarne tutto il vantaggio che merita"<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Jean-Luc|cognome=Fournet|data=2016|titolo=Le faux en écriture d’après la documentation papyrologique|rivista=Comptes rendus des séances de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres|volume=160|numero=1|pp=67-90|accesso=16 agosto 2024|doi=10.3406/crai.2016.95871|url=https://www.persee.fr/doc/crai_0065-0536_2016_num_160_1_95871|citazione=Il est regrettable que la polémique sur l’authenticité de ce papyrus ait jeté le discrédit sur une pièce aussi exceptionnelle au point que beaucoup de savants n’osent toujours pas la citer ni en tirer tout le parti qu’elle mérite.}}</ref>.
== Composizione materiale ==
Il papiro è alto 32,5 centimetri e lungo circa due metri e mezzo, ed è frammentato in molteplici pezzi<ref>C. Gallazzi, B. Kramer, «Artemidor im Zeichensaal», in ''Archiv für Papyrusforschung'' n. 44, 1998, pp. 198-208; {{cita testo|url=http://www.celtiberia.net/articulo.asp?id=1176|titolo=versione spagnola, 6-3-2005, con 17 illustrazioni commentate}}</ref>: la prima parte si compone di un frammento di cm 27,5 x cm 32,5 contenente l'''[[agraphon]]'' (parte non scritta) e la colonna I; la seconda parte si compone di tre frammenti (a, b e c) che costituiscono le colonne II e III del testo; la terza parte, ampia oltre cm 93,5, è composta da circa venti frammenti e contiene una carta geografica, le colonne IV e V del testo e un vasto frammento con raffigurazioni di mani, piedi e volti; la quarta parte contiene un disegno. Il ''verso'' del papiro è completamente coperto di disegni. Il rotolo appare perciò mutilo all'inizio e alla fine e presenta numerose mancanze al proprio interno: delle colonne di scrittura, ad esempio, la II e la III sono molto danneggiate. Le colonne di scrittura sono di ampiezza alquanto irregolare, oscillante fra i 10 e i 16 cm; inoltre la lunghezza delle colonne varia dai 38 righi della colonna IV ai 45 righi della colonna V.
== Contenuto ==
Il papiro contiene un testo geografico: nelle prime due o tre colonne vi è un proemio nel quale la [[geografia]] viene messa in rapporto e a confronto con la [[filosofia]]; nelle colonne IV e V, invece, si trova un'informazione sulla divisione amministrativa della [[Spagna]], ripartita nelle due province [[Tarraconense|Tarraconese]] e [[Betica]], poi un [[periplo]] della Spagna a partire dai [[Pirenei]] e dal [[promontorio (geografia)|promontorio]] di [[Afrodite]] Pirenaica fino al [[Capo Finisterre|promontorio degli Artabri]] nell'[[Oceano Atlantico]]. La coincidenza (non perfetta) del testo relativo alla divisione amministrativa della Spagna con un frammento (fr. 21) del geografo [[Artemidoro di Efeso]] (II-I secolo a.C.) ha indotto gli studiosi [[Claudio Gallazzi]] e [[Bärbel Kramer]] a ritenere che il papiro conservasse parti del testo dei ''Geographoumena'' del geografo efesino.
Sono presenti, inoltre, nel papiro una [[mappa|carta geografica]] che, per vicinanza con il periplo della Spagna, si è ritenuto dovesse raffigurare appunto una regione della penisola iberica, la Betica secondo un'ipotesi; nonché numerosi disegni di parti [[anatomia|anatomiche]] (verosimilmente copie di parti di statue) sul ''[[recto]]'' e animali, reali o fantastici, sul ''verso'', accompagnati questi ultimi da didascalie.
== Storia del papiro ==
=== Origine e datazione ===
Secondo il giudizio dei primi studiosi che l'hanno esaminato, Claudio Gallazzi, Bärbel Kramer e [[Salvatore Settis]], il papiro sarebbe databile, su base [[paleografia|paleografica]], tra il [[I secolo a.C.]] e il [[I secolo d.C.]] Nell'edizione del papiro<ref>C. Gallazzi - B. Kramer - S. Settis (''et alii''), ''Il papiro di Artemidoro'', Milano 2008, p. 91.</ref> gli autori propongono il confronto con la scrittura di numerosi papiri rinvenuti e pubblicati nel XX secolo: P.Mil.Vogl. I 14 = MP<sup>3</sup> 2361 = LDAB 6790 (seconda metà del I sec. a.C.)<ref>Riproduzioni in G. Cavallo, Libri scritture scribi a Ercolano, Naples 1983, pl. 61 b; D.Harlfinger-G.Prato (edd.), Paleografia e codicologia greca, Atti del II colloquio internazionale, II, Alexandria 1991, p.17 tav.11 = Pap. Flor. 36 (2005), pl. 22 a.</ref>, P.Bingen 45 (33 a.C.)<ref>Foto alla pagina https://berlpap.smb.museum/05150/</ref>, P.Oxy. XII 1453 (30-29 a.C.)<ref>Foto alla pagina https://www.bl.uk/manuscripts/Viewer.aspx?ref=papyrus_2454_f001r</ref>, ''Laterculi Alexandrini'' = MP<sup>3</sup> 2099 + 2068 = LDAB 6897 = PGB 7b (fine I sec. a.C.)<ref>Foto alla pagina https://berlpap.smb.museum/00468/</ref>, MPER NS 1r = MP<sup>3</sup> 2322 = LDAB 4397 (I secolo d.C.)<ref>Foto alla pagina https://digital.onb.ac.at/RepViewer/viewer.faces?doc=DTL_6226165&order=1&view=SINGLE</ref>, P.Oxy. XIX 2214 (età di Augusto)<ref>Foto alla pagina http://www.papyrology.ox.ac.uk/gsdl/collect/POxy/index/assoc/HASH8797.dir/POxy.v0019.n2214.a.01.hires.jpg</ref>, P.Lond.Lit. 11 = MP<sup>3</sup> 0697 = LDAB 1957 (I secolo d.C.)<ref>Foto alla pagina https://www.bl.uk/manuscripts/FullDisplay.aspx?ref=Papyrus_136 (testo omerico sul verso del papiro).</ref>, P.Oxy. XXXI 2535 = MP<sup>3</sup> 1763.1 (I secolo d.C.)<ref>Foto alla pagina https://portal.sds.ox.ac.uk/articles/online_resource/P_Oxy_XXXI_2535_Hypomnema/21165136</ref>.
In seguito alla nascita della controversia sull'autenticità, il papiro è stato testato col [[Metodo del carbonio-14|metodo del carbonio 14]] presso la Sezione di Firenze dell'[[Istituto nazionale di fisica nucleare|Istituto Nazionale di Fisica Nucleare]] (INFN), nel Laboratorio di tecniche nucleari per i Beni Culturali (LABEC) e presso il Centro Regionale di Competenza per lo Sviluppo e il Trasferimento dell'Innovazione Applicata ai Beni Culturali di Caserta (INNOVA), nel laboratorio CIRCE (Center for Isotopic Research on the Cultural and Environmental Heritage)<ref name=":6">{{Cita pubblicazione|nome=M. E.|cognome=Fedi|nome2=L.|cognome2=Carraresi|nome3=N.|cognome3=Grassi|data=2010-01|titolo=The Artemidorus Papyrus: Solving An Ancient Puzzle with Radiocarbon and Ion Beam Analysis Measurements|rivista=Radiocarbon|volume=52|numero=2|pp=356-363|lingua=en|accesso=15 maggio 2024|doi=10.1017/S0033822200045409|url=https://www.cambridge.org/core/journals/radiocarbon/article/artemidorus-papyrus-solving-an-ancient-puzzle-with-radiocarbon-and-ion-beam-analysis-measurements/1E9BE494385D9282BA6DF292EF59E2AF}}</ref><ref name=":5" /><ref>{{Cita pubblicazione|nome=Claudio|cognome=Gallazzi|nome2=e Bärbel|cognome2=Kramer|data=1º dicembre 2010|titolo=Il P.Artemid. e i sacchi di papiro bianco di J. de M. Johnson|volume=56|numero=2|pp=232-238|lingua=de|accesso=15 maggio 2024|doi=10.1515/apf.2010.232|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/apf.2010.232/html}}</ref><ref>C. Gallazzi - B. Kramer - S. Settis (''et alii''), ''Il papiro di Artemidoro'', Milano 2008, pp. 66-72.</ref>. Le analisi su vari campioni provenienti da diverse aree del rotolo hanno confermato una datazione del materiale tra il [[40 a.C.]] e il [[130 d.C.]] con un livello di sicurezza del 95,4%<ref name=":6" /><ref name=":5" /><ref name=":7">C. Gallazzi - B. Kramer - S. Settis (''et alii''), ''Il papiro di Artemidoro'', Milano 2008, pp. 71-72.</ref>, e all'interno di questo intervallo temporale si raggiunge una datazione più precisa tra [[15|15 d.C.]] e [[85|85 d.C.]] con un livello di sicurezza del 68%<ref name=":6" /><ref name=":5" /><ref name=":7" />.
È stato dichiarato, in un primo momento, che il papiro sarebbe stato trovato all'interno di una [[maschera]] funeraria di [[cartapesta]] del I secolo d.C., insieme a più di venti papiri documentari di periodo oscillante fra i regni di [[Nerone]] e di [[Domiziano]]: in assenza di riscontri oggettivi, anche questa notizia è stata messa in dubbio; la notizia che il papiro provenisse da una maschera di cartapesta è stata poi smentita. Al posto di questa versione, è stata dichiarata la provenienza da un ammasso ("Konvolut"), non meglio definito, di papier-maché.
===
Secondo i primi studiosi, la singolare e straordinaria compresenza di testo e disegni si spiegherebbe con una travagliata vicenda, nota come ''teoria delle tre vite''. Il papiro, destinato a essere una copia di lusso dei ''Geographoumena'', doveva contenere il testo dell'opera geografica intervallato da mappe (una modalità di costruzione dei [[manoscritto|manoscritti]] geografici di cui non possediamo alcun altro esempio da un'antichità così remota); un errore nella realizzazione della prima mappa, che avrebbe probabilmente dovuto essere una raffigurazione dell'intera Spagna, avrebbe causato l'interruzione della copiatura. Il papiro prodotto fino a quel momento, invece di essere distrutto, sarebbe stato riutilizzato come album per schizzi e bozzetti (''cahier d'artiste'') per pittori che intendessero mostrare anticipatamente ai propri committenti i motivi iconografici da realizzare: di qui le raffigurazioni di animali sul ''verso''. Infine, esaurito lo spazio sul ''verso'', il papiro fu ancora impiegato negli spazi rimasti liberi sul ''recto'' (l'''agraphon'' e lo spazio successivo alla colonna V), per contenere le esercitazioni grafiche dei giovani apprendisti pittori di bottega. Dopo più di un secolo di reimpieghi, il papiro sarebbe divenuto carta da macero e utilizzato, insieme a altri papiri documentari, per farne cartapesta ad uso funerario.
In origine, {{Senza fonte|era trapelata la voce}}, sostenuta autorevolmente, che il papiro sarebbe stato ritrovato in una [[maschera]] funeraria. Al momento della pubblicazione dell'edizione critica (marzo [[2008]]) si è saputo che non di una maschera si trattava, bensì di un ammasso di papiro macerato, che «doveva costituire l'imbottitura di una cavità non meglio precisabile» (p. 60), come ad esempio il riempitivo per le fauci di un [[coccodrillo]] [[imbalsamazione|imbalsamato]]. Il processo di smontaggio e di salvataggio del papiro non è affatto documentato: solo a seguito della pubblicazione dell'edizione critica, è comparsa una foto che ritraeva il ''Konvolut'', ovvero l'ammasso di ''papier-maché'', già parzialmente smontato. Tale foto, secondo un articolo apparso su "Quaderni di Storia"<ref>''Indagine tecnica sul Konvolut. Nuove prospettive di analisi sul Papiro di Artemidoro'', Cronaca del Convegno «Il papiro di Artemidoro» (Rovereto, 29-30 aprile 2009), "Quaderni di Storia" n.70</ref> sarebbe però stata manipolata (vedi [[Papiro di Artemidoro#Il dibattito su autenticità o falsità|oltre]]).
=== Storia recente ===
Del papiro si è cominciato a parlare fra i [[papirologia|papirologi]] nei primi anni Novanta, quando il manufatto era di proprietà di un collezionista tedesco; nel [[1998]] Gallazzi e Kramer pubblicarono, sull'«Archiv für Papyrusforschung», una prima dettagliata descrizione dell'oggetto. Nel [[2004]], quindi, il papiro è stato acquistato dalla Fondazione per l'Arte della [[Compagnia di San Paolo]] di [[Torino]] per la somma di {{formatnum:2750000}} euro. Qualche tempo dopo, esso è stato oggetto della mostra ''Le tre vite del papiro di Artemidoro'', curata dai Settis e Gallazzi, e tenutasi a Torino, a [[palazzo Bricherasio]], dall'8 febbraio al 7 maggio [[2006]]. Terminata la mostra, il papiro è stato trasferito presso il Laboratorio di Papirologia dell'[[Università degli Studi di Milano|Università di Milano.]] Nel marzo 2008 è stata inaugurata una mostra all'[[Ägyptisches Museum und Papyrussammlung]] di [[Berlino]]<ref>{{cita testo|url=http://www.egyptian-museum-berlin.com/b02story.php?news_id=38|titolo=Fabian Reiter, ''Der Artemidor-Papyrus kommt nach Berlin''|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090704022046/http://www.egyptian-museum-berlin.com/b02story.php?news_id=38&PHPSESSID=705a9f6cf9d07eb9ae598e9e331b23b0 }}</ref>. Inizialmente ne era stato promesso il deposito in [[comodato]] gratuito presso il [[Museo Egizio (Torino)|Museo Egizio di Torino]]. Dal 7 ottobre 2014 è esposto presso il [[Museo di antichità|Museo di Antichità]] di Torino<ref>{{cita testo|url=http://museoarcheologico.piemonte.beniculturali.it/index.php/94-eventi-in-evidenza/385-7-ottobre-2014-inaugurazione-del-nuovo-allestimento-del-papiro-di-artemidoro|titolo=7 ottobre 2014 - Inaugurazione del nuovo allestimento del Papiro di Artemidoro |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141019024722/http://museoarcheologico.piemonte.beniculturali.it/index.php/94-eventi-in-evidenza/385-7-ottobre-2014-inaugurazione-del-nuovo-allestimento-del-papiro-di-artemidoro }}</ref>.
Nel frattempo, dal settembre 2006, è sorta un'accesa discussione, poiché il [[filologia|filologo]] [[Luciano Canfora]], dell'[[Università di Bari]], ha dichiarato che il papiro sarebbe un falso. La polemica, sorta in sedi scientifiche, è stata poi rilanciata dai principali quotidiani nazionali e ha progressivamente coinvolto un numero crescente di studiosi.
== Il dibattito su autenticità o falsità ==
{{C|L'intro del paragrafo sembra un lungo elaborato personale, la mancanza di fonti puntuali non aiuta a discriminare cosa proviene da fonti e cosa è ricerca originale|archeologia |arg2=geografia|giugno 2019}}
Canfora ha sostenuto che il papiro non può essere di Artemidoro, come ritengono Gallazzi e Kramer, poiché lo impedirebbero una lingua greca molto lontana dagli usi e dal lessico propri del II/I secolo a.C. e diverse contraddizioni fattuali che possono essere spiegate solo alla luce di evoluzioni posteriori delle conoscenze geografiche. Inoltre, secondo Canfora, ci sarebbe anche la presenza nel testo di alcune [[edizione critica|congetture]] formulate da critici moderni, che il redattore/autore avrebbe introdotto nel papiro senza accorgersi della loro modernità. La ricerca di Canfora per individuare un possibile indiziato per il falso si è appuntata su [[Costantino Simonidis]], un calligrafo greco della metà dell'Ottocento, celebre autore di molti falsi con cui tentò (a volte riuscendoci) di ingannare studiosi di tutta Europa. Celebre il caso del falso [[Uranio (storico)|Uranio]], con cui gabbò perfino [[Wilhelm Dindorf]]. Simonidis, di cui a [[Liverpool]] sono conservati alcuni falsi papiracei, ebbe particolare interesse per la geografia antica, come dimostra il falso [[Annone il Navigatore|periplo di Annone]] da lui realizzato.
L'edizione critica da parte di Gallazzi, Kramer e [[Salvatore Settis]] (con la collaborazione di A.C. Cassio, A. Soldati e G. Adornato), presentata a Berlino nel marzo 2008, in occasione di una mostra dedicata al papiro di Artemidoro, ha apportato alcuni argomenti a difesa dell'autenticità del papiro:
# l'analisi del [[carbonio 14]] fornisce una datazione per il papiro fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.;
# la composizione degli [[inchiostro|inchiostri]]
# l'analisi [[paleografia|paleografica]] indica un'età attorno al I secolo d.C.;
# i papiri documentari che erano impastati insieme al papiro di Artemidoro recano date della seconda metà del I secolo d.C.
# nel papiro è menzionata la città di Ipsa, la cui esistenza fu rivelata soltanto dalla citazione in tre [[numismatica|monete]] scoperte nel [[1986]], e di cui dunque non poteva essere a conoscenza un falsario dell'Ottocento<ref>S. Settis, ''Artemidoro, ecco perché quel papiro è autentico'', {{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/03/13/artemidoro-ecco-perche-quel-papiro-autentico.html|titolo=«la Repubblica», giovedì 13 marzo 2008}}</ref>.
A questi e ad altri argomenti di questo tipo ha risposto Canfora con un articolo sul ''[[Corriere della Sera]]'' del 20 marzo 2008, nel quale si annunciava anche un nuovo prossimo intervento sul tema<ref>L. Canfora, ''Dietro la maschera di Artemidoro'', in {{cita testo|url=http://www.corriere.it/spettacoli/08_marzo_20/dietro_la_maschera_di_artemidoro_1baaa79e-f651-11dc-a713-0003ba99c667.shtml|titolo=«Corriere della Sera» 20 marzo 2008}}</ref>:
# l'analisi del carbonio 14 è stata effettuata solo sul supporto papiraceo, non sull'inchiostro, per questo motivo è possibile valutare solo l'antichità del materiale di partenza ed è noto che i falsari capaci adoperano materiali antichi;
# la composizione degli inchiostri a base di nerofumo è nota a chiunque legga le opere di [[Vitruvio]] e [[Plinio il Vecchio]] ed è dunque agevole per chiunque riprodurre per i propri scopi un inchiostro del tutto identico a uno antico;
# l'analisi paleografica non è così dirimente, anche perché un falsario avrebbe potuto avvalersi di molteplici spunti per imitare una scrittura antica;
# non è possibile documentare l'autenticità di un papiro menzionando altri papiri che sarebbero stati ritrovati con esso, stante il fatto che non vi è prova sicura del ritrovamento congiunto (l'unica fotografia addotta mostra il cosiddetto ''Konvolut'' già parzialmente smontato)<ref>C. Gallazzi, B. Kramer, S. Settis, ''Il papiro di Artemidoro'', Led edizioni, Milano 2008, p. 61.</ref>;
# la menzione della città di Ipsa non sarebbe significativa, dal momento che alcune [[epigrafia|iscrizioni]] note già dal Settecento fanno riferimento ad una città, situata nell'entroterra betico, chiamata ''Ipsca'' (odierna [[Castro del Río]]) [ovvero: ''[[Corpus Inscriptionum Latinarum|CIL]]'' II, 1568-1581], mentre le monete menzionate, peraltro ritrovate a Vila Velha ([[Alvor]]) e non in [[Betica]], recano notizia di una città chiamata ''Ipses'' (toponimo iberico), non ''Ipsa''.
Uno studioso tedesco, Jürgen Hammerstaedt<ref>Qui una intervista pubblicata nel 2013: {{cita testo|url=http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-papiro-di-artemidoro-troppo-perfetto-per-essere-falso/2203744|titolo=Il papiro di Artemidoro? Troppo perfetto per essere falso<!-- Titolo generato automaticamente -->|accesso=6 agosto 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130619181950/http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-papiro-di-artemidoro-troppo-perfetto-per-essere-falso/2203744|urlmorto=sì}}</ref> ha sostenuto l'autenticità del papiro in base ad un'analisi filologica del testo che mostra particolarità di cui un falsario dell'[[XIX secolo|Ottocento]] ([[Kōnstantinos Simōnidīs|Simonidis]] morì non più tardi del 1890) non avrebbe potuto avere cognizione. Tra di esse, l'indicazione delle cifre delle migliaia mediante il segno chiamato [[sampi]] sormontato da numeri moltiplicatori: il sistema è stato oggetto di studio solo dopo il 1897<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Jürgen Hammerstaedt|titolo=Come fa a essere un papiro falsato?|rivista=Atti Acc. Rov. Agiati|volume=259 (2009), ser. VIII, vol. IX, A, fasc. II, 2|url=http://www.museocivico.rovereto.tn.it/UploadDocs/5107_Art_05_hammerstaedt.pdf}}</ref><ref name=":11" /> a partire dalla pubblicazione di iscrizioni dell'Asia Minore e di papiri egiziani dove se ne fa uso, ed è stato pienamente spiegato nel 1907 con la pubblicazione di papiri greci della fine del [[IV secolo a.C.]] scoperti a [[Elefantina]] nel 1906<ref name=":2" /><ref>{{Cita libro|nome=Otto|cognome=Rubensohn|nome2=Wilhelm|cognome2=Schubart|nome3=Wilhelm|cognome3=Spiegelberg|titolo=Elephantine-Papyri|url=https://archive.org/details/elephantinepapyr00rube/page/84/mode/2up|accesso=26 ottobre 2024|data=1907|editore=Berlin}}</ref>. A questa difficoltà Canfora ha risposto che Simonidis, avendo avuto la possibilità di osservare iscrizioni dell'Asia Minore, sarebbe stato il primo a riscoprire quel sistema di numerazione e avrebbe celato la scoperta nel papiro che sarà poi ritrovato alla fine del [[XX secolo]]<ref>L. Canfora, ''Le papyrus dit d’Artémidore'', in ''Actes du 26e congrès international de papyrologie: Genève, 16-21 août 2010'', 2012, pp. 119-126</ref>. La spiegazione di Canfora, da lui riproposta in diverse pubblicazioni, è stata definita da [[Dominic Rathbone]] come "desperate"<ref name=":10" />.
L'11 giugno [[2008]] il quotidiano romano ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' ha pubblicato, come copertina culturale, un intervento di [[Anna Ottani Cavina]], intitolato ''Un papiro di pieno Ottocento''<ref>A. Ottani Cavina, ''Un papiro di pieno Ottocento'', in {{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/06/11/199un.html|titolo=«La Repubblica» 11 giugno 2008}}</ref>, nel quale viene sostenuta la natura recente dei disegni figuranti nel cosiddetto papiro di Artemidoro. Secondo Canfora la tavola 13 del manuale di [[Charles-Antoine Jombert]], ''Nouvelle méthode pour apprendre à dessiner sans maître'' (1740), sarebbe identica ai disegni della parte centrale del ''recto'' del papiro<ref>Si vedano le tavole dell'inserto iconografico di L. Canfora, ''La meravigliosa storia del falso Artemidoro'', Sellerio, Palermo 2011. Inoltre, {{cita testo|url=http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-c96ba4c1-9ab6-4921-9188-511059862cfd.html|titolo='Leonardo'}} - del 17-12-2010 - Terzo canale TV della Radio Televisione Italiana.</ref>, per cui il papiro sarebbe posteriore alla pubblicazione di questa tavola. La rivista «Storia dell'Arte», diretta da [[Maurizio Calvesi (saggista)|Maurizio Calvesi]], ha presentato nel numero 119 (2008) un'amplissima recensione al volume [[Giuseppe Laterza e figli|laterziano]] ''Il papiro di Artemidoro''. La recensione affronta soprattutto gli aspetti storico-artistici del papiro di Artemidoro sostenendo che i disegni che occupano gran parte di esso non possono che essere opera di artisti moderni e fornisce riscontri comparativi<ref>M. Calvesi, ''Artemidoro? sembra proprio Dürer'', in {{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2008/settembre/22/Artemidoro_Sembra_proprio_Durer_co_9_080922081.shtml|titolo=«Corriere della Sera» 22 settembre 2008, p. 35}}</ref>. Nella recensione si propone l'ipotesi che il proemio si basi su una fonte moderna, la prefazione alla ''Erdkunde'' ''im Verhältniss zur Natur und zur Geschichte des Menschen'' di [[Karl Ritter]] (nella traduzione francese ''Géographie générale comparée ou Science de la Terre dans ses rapports avec la nature et l'histoire de l'homme'', 1836). Raffrontando i due testi questa ipotesi è stata esaminata in dettaglio e respinta dallo studioso tedesco Jürgen Hammerstaedt nell'articolo ''The status quaestionis of the Artemidorus Papyrus''<ref name=":11">J. Hammerstaedt, The status quaestionis of the Artemidorus ''Papyrus, in Actes du 26e Congrès de papyrologie (Genève, 16-21 août 2010)'', Genève 2012, pp. 307-308. Consultabile online: https://archive-ouverte.unige.ch/unige:80125</ref>. La «Süddeutsche Zeitung» ([[Monaco di Baviera]]) del 9 agosto 2008 dà notizia della pubblicazione avvenuta in Italia di un saggio bilingue, curato da L. Canfora e L. Bossina, intitolato ''Wie kann das ein Artemidor-Papyrus sein?'', che sostiene la tesi della falsificazione. A questo titolo alluderà poi J. Hammerstaedt con l'articolo intitolato ''Come fa a essere un papiro falsato?''<ref name=":2" />. Un sistematico riesame dei disegni del papiro è stato in seguito pubblicato dal docente di archeologia e arte greca [https://www.sns.it/it/persona/gianfranco-adornato Gianfranco Adornato], il quale conclude che "nessun disegno medievale o moderno è stato prodotto con la stessa tecnica e con gli stessi strumenti identificati nel caso di P. Artemid. Il confronto con opere che sono indubbiamente antiche offre una forte prova contro l'ipotesi che si tratti di un falso moderno"<ref>{{Cita libro|autore-capitolo=Gianfranco Adornato|curatore=Gianfranco Adornato|titolo=Intorno al Papiro di Artemidoro: atti del convegno internazionale del 4 febbraio 2011 presso il Gabinetto disegni e stampe degi uffizi, Firenze|collana=Intorno al Papiro di Artemidoro|data=2016|editore=LED|pp=11-35|capitolo=P.Artemid. and C. Simonides’ Original Drawings|citazione=abuse of iconography, used instead of stylistic analysis to determine date and hand, is what Luciano Canfora and Richard Janko (philologists), Maurizio Calvesi and Anna Ottani Cavina (modern art historians) have committed in their works on the drawings of the Artemidorus Papyrus. [...] our unambiguous conclusion must be that no medieval or modern drawings were produced in the same technique and with the same tools identified in the case of P. Artemid. Comparison with indubitably ancient works offers strong evidence against the hypothesis that we are dealing with a modern forgery.|ISBN=978-88-7916-757-4}}</ref>.
Il 28 ottobre 2013 L. Canfora indirizza un [[esposto]] per frode all'allora [[Procuratore della Repubblica]] di Torino [[Gian Carlo Caselli]]<ref name=":3">{{Cita web|url=https://www.altalex.com/documents/news/2019/12/06/papiro-artemidoro-verita-e-trasparenza-mercato-beni-culturali|titolo=Il papiro di Artemidoro|sito=Altalex|data=6 dicembre 2019|lingua=it|accesso=27 aprile 2024}}</ref>. Poche settimane dopo Caselli annuncia il pensionamento e il fascicolo passa al procuratore [[Armando Spataro]], che in seguito, il 20 luglio 2016, darà formalmente inizio al procedimento investigativo<ref name=":3" />. Pochi giorni prima del suo pensionamento nel dicembre 2018, Spataro firma il 29 novembre 2018 la richiesta di [[archiviazione]] del procedimento nei confronti del mercante antiquario Serop Simonian che vendette il papiro nel 2004<ref name=":4">{{Cita web|url=https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Il-papiro-di-Artemidoro:-molto-pi%C3%B9-vero-che-falso|titolo=Il papiro di Artemidoro: molto più vero che falso - Il Giornale dell'Arte|autore=Anna Somers Cocks|lingua=en|accesso=27 aprile 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240410172156/https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Il-papiro-di-Artemidoro:-molto-pi%C3%B9-vero-che-falso|urlmorto=sì}}</ref>. Sebbene la relazione di Spataro non dichiari esplicitamente che Simonian fosse consapevole di una presunta falsificazione, il procuratore prende atto che un reato di frode compiuto da Simonian sarebbe ormai caduto in prescrizione. Sposando la tesi di Canfora “sulla base di elementi indiziari” (pagina 33 della richiesta di archiviazione) Spataro addita il papiro come un falso ottocentesco del falsario greco [[Costantino Simonidis]]<ref name=":4" /><ref name=":3" /><ref>{{Cita web|url=https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/12/10/news/il_papiro_di_artemidoro_e_un_falso_venne_pagato_quasi_tre_milioni_di_euro-213885644/|titolo=Il Papiro di Artemidoro è un falso. Venne pagato quasi tre milioni di euro|sito=Repubblica.it|data=10 dicembre 2018|accesso=16 dicembre 2018}}</ref>, aggiungendo che "È dunque inutile disporre una consulenza, tanto più che i costi di questa non potrebbero essere giustificati, considerata l'estinzione del reato per intervenuta prescrizione" (pagina 33 della richiesta di archiviazione). Le conclusioni del magistrato sono state criticate da [[Salvatore Settis]], già sostenitore dell'autenticità, e da [[Tomaso Montanari]], i quali hanno lamentato che il procuratore Spataro non si è avvalso di consulenti scientifici e pare avere utilizzato solo il materiale bibliografico presentato da Canfora<ref name="settis"/><ref>{{Cita web|url=https://emergenzacultura.org/2018/12/27/tomaso-montanari-il-papiro-smaschera-anche-i-giornalisti/|titolo=Tomaso Montanari, Il Papiro smaschera anche i giornalisti – Emergenza Cultura|data=27 dicembre 2018|accesso=2 marzo 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181227222730/https://emergenzacultura.org/2018/12/27/tomaso-montanari-il-papiro-smaschera-anche-i-giornalisti/|urlmorto=sì}}</ref>. Nelle pagine della richiesta di archiviazione infatti Spataro, "apparentemente all'oscuro di tutte le prove contrarie" (come ha notato la storica dell'arte Anna Somers Cocks<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Il-papiro-di-Artemidoro:-molto-pi%C3%B9-vero-che-falso|titolo=Il papiro di Artemidoro: molto più vero che falso - Il Giornale dell'Arte|data=10 aprile 2024|accesso=27 aprile 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240410172156/https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Il-papiro-di-Artemidoro:-molto-pi%C3%B9-vero-che-falso|urlmorto=sì}}</ref>), non menziona le molte argomentazioni presentate negli anni a supporto dell’autenticità del papiro, limitandosi a dichiarare che ulteriori consulenze sarebbero inutili a fini giudiziari<ref name=":4" /><ref name=":3" />.
In particolare, l'ipotesi che autore del falso sia Costantino Simonidis è stata messa in discussione, per esempio da G.B. D'Alessio: "the identification of this papyrus as a forgery by Constantine Simonides involves a great deal of altogether fantastic ad hoc hypothetical constructions that, far from providing a more economical explanation of the evidence, force their advocates into more and more implausible fictions";<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=D'Alessio|nome=Giambattista|titolo=On the "Artemidorus" Papyrus|url=http://www.jstor.org/stable/20756743|rivista=Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik|anno=2009|volume=171 (2009)|p=33|jstor=20756743}}</ref> "hypothetical forger(s), moreover, should have been endowed with such a range of scholarly, scientific competences and practical skills as to make this hypothesis far less economical than the most obvious dating of the writing of the text to the same period of the papyrus itself, i.e., roughly, between the late 1st century BCE and the late 1st century CE"<ref>.{{Cita pubblicazione|cognome=D'Alessio|nome=Giambattista|titolo=On the "Artemidorus" Papyrus|url=http://www.jstor.org/stable/20756743|rivista=Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik|anno=2009|volume=171 (2009)|p=34|jstor=20756743}}</ref>.
L'analisi del papiro con il metodo del <sup>14</sup>C dimostra che il supporto papiraceo è sicuramente antico (risalente al I secolo d.C.). Le analisi effettuate sugli inchiostri hanno dato origine a risultati controversi.
Il 16 giugno 2019 la trasmissione televisiva ''[[Report]]'' annuncia che, in seguito a ulteriori [[Spettroscopia Raman|analisi spettroscopiche]] eseguite presso l'Istituto Centrale per la Patologia del Libro del [[Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo]], gli inchiostri del papiro di Artemidoro sarebbero risultati "senza impurezze" e inoltre che negli inchiostri sarebbe stata riscontrata la presenza di [[Lonsdaleite|diamante esagonale]], altro nome della [[lonsdaleite]]. Nel corso della trasmissione il diamante esagonale viene descritto dalla giornalista Giulia Presutti e dalla restauratrice Cecilia Hausmann come "elemento che in natura si trova solo nelle rocce meteoriche, in Sri Lanka o in Canada", "quindi non in Egitto", e come "un prodotto industriale che nasce più o meno nell’Ottocento"<ref>Video del servizio [https://www.raiplay.it/video/2019/06/LaposIntesa-sul-papiro---16062019-40ecf661-6fa8-4674-b025-ec7bd0508af7.html] nel sito [[RaiPlay]] e trascrizione ufficiale in pdf: [https://www.rai.it/dl/doc/1560776518225_intesa_papiro_report.pdf] archiviata nel sito [[Rai]].</ref>. Il 17 giugno 2019 esce sulle pagine di [[La Repubblica (quotidiano)|''la Repubblica'']] un articolo del [[grecista]] Federico Condello (Università di Bologna) che riporta e commenta le anticipazioni del servizio di [[Report]], dando particolare risalto alle precisazioni sul diamante esagonale e concludendo che “i tanti studiosi che in questi anni [...] hanno evitato di pronunciarsi trarranno coraggio dalla chimica e ammetteranno finalmente che qualcosa non va: lo si sapeva da tempo, ma non è mai tardi per riconoscerlo. [...] nessuno, se intellettualmente onesto, può dichiarare questo papiro autentico”<ref>F. Condello, [https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2019/06/17/news/il_test_conferma_il_papiro_non_e_di_artemidoro-229017591/ Il test conferma: il papiro non è di Artemidoro]</ref>. Tuttavia le caratteristiche specificate nel servizio di Report non corrispondono a quelle del materiale chiamato diamante esagonale. La [[lonsdaleite]] è uno tra i minerali più rari, si presenta sempre in quantità minime e in forma di cristalli microscopici, e la sua classificazione come materiale distinto dal [[diamante]] è stata inoltre messa in discussione<ref>{{Cita pubblicazione|doi=10.1038/ncomms6447|autore=Nemeth, P. |autore2=Garvie, L.A.J. |autore3=Aoki, T. |autore4=Natalia, D. |autore5=Dubrovinsky, L. |autore6=Buseck, P.R. |data=2014|titolo=Lonsdaleite is faulted and twinned cubic diamond and does not exist as a discrete material|rivista=Nature Communications|volume=5 |p=5447 |pmid=25410324|bibcode=2014NatCo...5.5447N}}</ref><ref>R.M. Hazen, [https://www.degruyter.com/view/journals/ammin/104/6/article-p810.xml?language=en An evolutionary system of mineralogy: Proposal for a classification of planetary materials based on natural kind clustering], in American Mineralogist, 2019; 104: 810-816 DOI: 10.2138/am-2019-6709</ref>. Sri Lanka e Canada non sono zone privilegiate di reperimento del minerale chiamato lonsdaleite, che si potrebbe trovare ovunque si siano verificati [[Impatto astronomico|impatti di meteoriti]] (avvenuti in tutti i paesi e in tutte le aree geografiche del mondo<ref>{{Cita web|url=https://www.lpi.usra.edu/meteor/metbull.php|titolo=Meteoritical Bulletin Database}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.passc.net/EarthImpactDatabase/New%20website_05-2018/Index.html|titolo=Earth Impact Database}}</ref>), e la [[lonsdaleite]] non è documentata come prodotto di procedimenti industriali del [[XIX secolo]]. È stata infatti identificata la prima volta dagli scienziati solo negli anni sessanta del [[XX secolo|Novecento]] analizzando le rocce del [[Meteor Crater]] in Arizona<ref name="nome1">{{Cita pubblicazione|cognome= Frondel|nome=C.|autore2=U.B. Marvin |data= 1967|titolo= Lonsdaleite, a new hexagonal polymorph of diamond|rivista= Nature|volume= 214|pp= 587-589 |doi=10.1038/214587a0|numero=5088|bibcode = 1967Natur.214..587F }}</ref>, e in seguito è stata trovata anche in altri siti sede di impatti [[Meteorite|meteoritici]], Egitto compreso: è stata per esempio individuata in Russia nel sito di [[Evento di Tunguska|Tunguska]] e nel [[cratere di Popigai]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Woohyeon|cognome=Baek|nome2=Sergey A.|cognome2=Gromilov|nome3=Artem V.|cognome3=Kuklin|data=13 marzo 2019|titolo=Unique Nanomechanical Properties of Diamond–Lonsdaleite Biphases: Combined Experimental and Theoretical Consideration of Popigai Impact Diamonds|rivista=Nano Letters|volume=19|numero=3|pp=1570-1576|accesso=13 luglio 2020|doi=10.1021/acs.nanolett.8b04421|url=https://doi.org/10.1021/acs.nanolett.8b04421}}</ref>, in Germania nel [[cratere di Nördlingen]]<ref>http://www.handbookofmineralogy.org/pdfs/lonsdaleite.pdf</ref>, ed è contenuta nel campione di roccia chiamato "Ipazia" trovato nel 1996 nella stessa area del deserto dell'Egitto sudoccidentale dove è presente il [[vetro del deserto libico]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Guillaume|cognome=Avice|nome2=Matthias M. M.|cognome2=Meier|nome3=Bernard|cognome3=Marty|data=15 dicembre 2015|titolo=A comprehensive study of noble gases and nitrogen in “Hypatia”, a diamond-rich pebble from SW Egypt|rivista=Earth and Planetary Science Letters|volume=432|pp=243-253|lingua=en|accesso=13 luglio 2020|doi=10.1016/j.epsl.2015.10.013|url=http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0012821X15006482}}</ref>. Come per il [[diamante sintetico]], le tecniche che permettono di produrre [[lonsdaleite]] artificialmente sono state messe a punto nel corso del [[XX secolo]], e finora applicate solo a livello sperimentale: con tecnologie sofisticatissime si può ottenere in laboratorio tramite compressione e riscaldamento di grafite, utilizzando presse o detonazioni con pressioni enormi, da 50 a oltre 170 [[Pascal (unità di misura)|gigapascal]]<ref>{{Cita pubblicazione|doi=10.1063/1.1495078|titolo=Direct transformation of cubic diamond to hexagonal diamond|data=2002|autore=He, Hongliang|rivista=Applied Physics Letters|volume=81|p=610|cognome2=Sekine|nome2=T.|cognome3=Kobayashi|nome3=T. |bibcode = 2002ApPhL..81..610H|numero=4 }}</ref><ref name=":1">{{Cita pubblicazione|nome=Stefan J.|cognome=Turneaure|nome2=Surinder M.|cognome2=Sharma|nome3=Travis J.|cognome3=Volz|data=27 ottobre 2017|titolo=Transformation of shock-compressed graphite to hexagonal diamond in nanoseconds|rivista=Science Advances|volume=3|numero=10|accesso=15 luglio 2020|doi=10.1126/sciadv.aao3561|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5659656/}}</ref><ref>[https://www.media.inaf.it/2016/03/16/meteoriti-una-cascata-di-diamanti/ Articolo divulgativo sulla lonsdaleite nel Notiziario online dell'Istituto nazionale di astrofisica (INAF) (16/03/2016)]</ref> (molto più alte di quelle necessarie per ottenere il [[diamante sintetico]]), ed è stata ottenuta con la tecnica della [[deposizione chimica da vapore]]<ref>{{Cita pubblicazione|doi=10.1063/1.115023|titolo=Diamond polytypes in the chemical vapor deposited diamond films|data=1995|autore=Bhargava, Sanjay|rivista=Applied Physics Letters|volume=67|p=1706|cognome2=Bist|nome2=H. D.|cognome3=Sahli|nome3=S.|cognome4=Aslam|nome4=M.|cognome5=Tripathi|nome5=H. B. |bibcode = 1995ApPhL..67.1706B|numero=12 }}</ref>. La presenza della rarissima [[lonsdaleite]] non è mai stata trovata altrove in inchiostri, pigmenti o qualsiasi manufatto più o meno antico. Bisogna tuttavia tenere presente che, come sottolineato alcuni anni fa da specialisti di [[petrologia]], l'identificazione della lonsdaleite è facilmente soggetta a errore nell'interpretazione degli [[Spettroscopia Raman|spettri Raman]]: "When considering the list of natural occurrences of lonsdaleite, it would be prudent to bear in mind that lonsdaleite, unlike other mineral species, is not easy to identify definitively, because Raman spectra can be ambiguous and a transition toward cubic 3C diamond is common"<ref>{{Cita libro|nome=Gaston|cognome=Godard|nome2=Maria Luce|cognome2=Frezzotti|nome3=Rosaria|cognome3=Palmeri|titolo=Ultrahigh-Pressure Metamorphism|url=https://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/B9780123851444000047|accesso=11 settembre 2020|data=2011|editore=Elsevier|lingua=en|p=137|capitolo=Origin of High-Pressure Disordered Metastable Phases (Lonsdaleite and Incipiently Amorphized Quartz) in Metamorphic Rocks: Geodynamic Shock or Crystal-Scale Overpressure?|isbn=978-0-12-385144-4|doi=10.1016/b978-0-12-385144-4.00004-7}}</ref>. A parte l’oggettiva difficoltà di identificazione di un materiale come la lonsdaleite, più in generale i [[Fisico|fisici]] specialisti di [[spettroscopia]] hanno notato che recentemente in diversi campi sono diventati numerosi gli errori di interpretazione derivanti dall’ampia disponibilità dei moderni [[Spettrometro Raman|spettrometri Raman]] (sempre più automatizzati) in combinazione con l’utilizzo da parte di personale non specializzato in [[fisica]] e [[spettroscopia]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Craig P.|cognome=Marshall|nome2=Alison|cognome2=Olcott Marshall|data=2013-10|titolo=Raman Hyperspectral Imaging of Microfossils: Potential Pitfalls|rivista=Astrobiology|volume=13|numero=10|pp=920-931|lingua=en|accesso=11 settembre 2020|doi=10.1089/ast.2013.1034|url=http://www.liebertpub.com/doi/10.1089/ast.2013.1034}}</ref>. Anteriormente all'edizione del papiro del 2008 gli inchiostri erano già stati sottoposti a esami chimico-fisici, inclusa la [[spettroscopia Raman]], e nel volume del 2008 erano già presentati in dettaglio i risultati delle analisi, in un capitolo dove docenti universitari del settore della chimica e della spettroscopia applicate ai beni culturali evidenziano l’assenza di anomalie nella composizione degli inchiostri, che risultarono essere a base di [[nerofumo]], composto principalmente da [[Carbonio|carbonio amorfo]], e con le impurezze tipiche degli inchiostri antichi.<ref>{{Cita libro|autore=C. Gallazzi, B. Kramer, S. Settis et alii|titolo=Il papiro di Artemidoro|anno=2008|editore=LED Edizioni|città=Milano|pp=71-78}}</ref> Nello studio finalmente pubblicato nel volume ''Il papiro di Artemidoro: studio, analisi, restauro'', a cura dell'Istituto Centrale per la Patologia degli Archivi e del Libro, si legge che "è stato possibile riconoscere e raggruppare gli inchiostri in sette ''«famiglie»'' differenti, di cui alcune caratterizzate dalla presenza di siti ''sp<sup>3</sup>'' di Diamante esagonale, caratteristico di alcuni meteoriti non, per quanto noto agli autori, localizzate nell'area geografica in cui il papiro dovrebbe essere stato realizzato"<ref name=":0">{{Cita libro|curatore=Maria Letizia Sebastiani e Patrizia Cavalieri|titolo=Il papiro di Artemidoro. Studio, analisi, restauro|anno=2020|editore=Gangemi|città=Roma|p=116|isbn=978-88-492-8915-2}}</ref>; questa affermazione è però contraddetta da quanto aggiunto subito dopo dagli stessi autori: "Tali siti possono anche derivare da zone difettive del Diamante cubico, per cui la loro attribuzione ad una specifica struttura di carbone[sic] è, al momento, difficoltosa"<ref name=":0" />. Nella stessa pagina viene quindi ammesso che i ricercatori non sono sicuri della natura dei siti ''sp<sup>3</sup>'' registrati nel corso delle analisi, e, dunque, negato il valore probante dell'individuazione dei siti ''sp<sup>3</sup>'' per stabilire l'origine geografica del carbonio amorfo contenuto negli inchiostri del papiro (il carbonio amorfo presenta normalmente frazione di legami ''sp<sup>3</sup>'' e ''sp<sup>2</sup>''<ref>{{Cita pubblicazione|nome=A. C.|cognome=Ferrari|nome2=J.|cognome2=Robertson|data=15 maggio 2000|titolo=Interpretation of Raman spectra of disordered and amorphous carbon|rivista=Physical Review B|volume=61|numero=20|pp=14095-14107|lingua=en|accesso=25 febbraio 2021|doi=10.1103/PhysRevB.61.14095|url=https://link.aps.org/doi/10.1103/PhysRevB.61.14095}}</ref>). In ogni caso, l’origine di un materiale come la lonsdaleite non può avere una delimitazione geografica, proprio per le sue stesse caratteristiche. A p. 111 gli autori affermano “Il Diamante esagonale può, inoltre, formarsi da carbonio pirolitico, ma questo è un prodotto industriale (in natura, a nostra conoscenza, si trova in miniere canadesi e in Sri Lanka)”: in questo passo, “prodotto industriale” si riferisce al carbonio pirolitico – e a partire da questo materiale la formazione di lonsdaleite è stata osservata non in normali processi industriali ma solo in condizioni sperimentali, in laboratori di ricerca applicando la pressione enorme di 50 GPa<ref name=":1" /> (più alta della pressione di detonazione del [[CL-20]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Krause, Horst H.|anno=2005|titolo=New Energetic Materials|editore=WILEY-VCH Verlag GmbH & Co. KGaA, Weinheim|volume=Ulrich Teipel (ed.), Energetic Materials: Particle Processing and Characterization|url=https://application.wiley-vch.de/books/sample/3527302409_c01.pdf}}</ref>, uno dei più potenti esplosivi conosciuti). Il soggetto grammaticale della frase “si trova in miniere canadesi e in Sri Lanka” è ancora il carbonio pirolitico (su questo punto gli autori non forniscono riferimenti bibliografici), e non il diamante esagonale: ma in relazione agli inchiostri del papiro la connessione tra quel materiale e i legami ''sp<sup>3</sup>'' (e picco Raman 1305 cm<sup>-1</sup>) è puramente speculativa. Come lì precisato poche pagine prima (p. 106) e come è ben noto nel campo della chimica, “i composti carboniosi possono avere le più disparate origini e, all’interno di un materiale amorfo, possono essere contenute più strutture con reticoli cristallini diversi e differenti ibridazioni dell’atomo di carbonio”. Nelle conclusioni gli stessi autori continuano dichiarando esplicitamente i limiti delle loro analisi e dei confronti da loro effettuati: "Altri riferimenti standard, eventualmente con diverse proporzioni di siti o ibridizzazioni differenti, dovrebbero essere individuati e analizzati, anche con una PCA appositamente mirata all'analisi del dato Raman"<ref name=":0" />. Gli autori aggiungono inoltre che "le indagini MA-XRF hanno evidenziato l'assenza di impurezze negli inchiostri ed è piuttosto raro che mediazioni grafiche artigianali possano fornire materiali tanto puri". Le stesse analisi esposte confermano però (come nelle prime analisi precedenti al 2008) la presenza di sostanze estranee alla base di nerofumo, ovviamente in quantità minime. Infine, le analisi chimiche degli inchiostri hanno rilevato l'uso di diversi tipi di inchiostri sul papiro, ma uniformemente distribuiti nelle sue varie parti e non circoscritti ad aree delimitate: ciò comporta l'impossibilità di attribuire a fasi diverse la realizzazione del testo, della mappa e dei disegni, il che rende ancora più anomala la costruzione di un oggetto del genere come esito di un progetto unitario.
Le verifiche sull'antichità degli inchiostri fanno seguito a un'ipotesi convintamente sostenuta da L. Canfora dopo aver preso atto della indiscutibile [[datazione al radiocarbonio]] sul supporto papiraceo che ha confermato la datazione paleografica proposta già nel 1998 dai primi editori<ref name=":8" />: secondo Canfora l'ipotetico falsario, individuato in [[Costantino Simonidis]], avrebbe usato un antico papiro rinvenuto completamente bianco, preparando l'inchiostro a imitazione degli inchiostri antichi e simulando la scrittura del [[I secolo d.C.]] A questa ipotesi di Canfora è stato obiettato che per raggiungere un tale risultato "anche il più abile dei falsari" "dovrebbe datare il materiale raccolto, per poter incollare insieme solo pezzi risalenti al I sec. d.C., affinché l’età del supporto sia coincidente con le caratteristiche della scrittura usata per stendere il testo del recto e le didascalie del verso, che sono assegnabili al I sec. d.C. su base paleografica"<ref name=":9">{{Cita pubblicazione|nome=Claudio|cognome=Gallazzi|nome2=e Bärbel|cognome2=Kramer|data=2010-01|titolo=Il P.Artemid. e i sacchi di papiro bianco di J. de M. Johnson|rivista=Archiv für Papyrusforschung und verwandte Gebiete|volume=56|numero=2|pp=235-236|accesso=16 agosto 2024|doi=10.1515/apf.2010.232|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/apf.2010.232/html}}</ref>; questa difficoltà "ai nostri giorni potrebbe essere superata da un falsario agguerrito, che avesse accesso ad un acceleratore atomico e che effettuasse delle datazioni con il metodo del <sup>14</sup>C"<ref name=":9" />.
=== La foto del ''Konvolut'' ===
Sin dall'inizio della controversia sull'autenticità del papiro, era stato messo in rilievo come non esistesse nessuna documentazione del processo di smontaggio del ''cartonnage'' nel quale si asseriva che il papiro fosse stato trovato, il che contravviene alle consuetudini scientifiche del restauro archeologico e papirologico. Nell'edizione critica di Gallazzi e Kramer, dunque diversi mesi dopo l'inizio della controversia e anni dopo le prime pubblicazioni in sedi scientifiche sul papiro, comparve una singola fotografia di un ammasso di cartapesta (detto ''Konvolut'') nella quale occhieggiavano alcune lettere, che venivano ricondotte dagli editori al testo del papiro di Artemidoro o di altri papiri documentari (non ancora pubblicati).
Nel corso del convegno «Il papiro di Artemidoro»<ref>{{Cita conferenza |titolo= Il papiro di Artemidoro |data =29-30 aprile 2009 |url= http://www.agiati.org/node/42 |organizzazione=[[Accademia Roveretana degli Agiati]] | accesso = 7 dicembre 2022 | urlarchivio = https://archive.is/20130414000000/http://www.agiati.org/node/42 }}</ref>, l'équipe del Gabinetto interregionale della polizia scientifica delle [[Marche]]-[[Abruzzo]], diretta da Silio Bozzi, ha riportato i risultati di un'indagine scientifica alla quale è stata sottoposta la foto del ''Konvolut'': questa ricerca ha messo in luce numerose eclatanti contraddizioni che inducono a ritenere ci sia stata una manipolazione dell'immagine (una «trasmigrazione di dati da un luogo a un altro»)<ref>D. Messina, ''E la polizia scientifica risolve il caso'', «Corriere della Sera» 29 aprile 2009, p. 34.</ref>. Lo storico della fotografia Paolo Morello ha però definito quella della manipolazione fotografica "una tesi infondata"<ref>Paolo Morello, "Osservazioni in margine ad una fotografia del Konvolut", in ''Intorno al Papiro di Artemidoro''. Vol. 1: ''Contesto Culturale, Lingua, Stile e Tradizione'', Edizioni LED, Milano, 2010, pp. 259-272; un estratto di questo saggio è apparso anche con il titolo ''Artemidoro, quella foto è vera'', in «Il Sole 24 Ore - Domenica», 24 marzo 2010, pag. 40.</ref>. Morello critica il metodo utilizzato per analizzare la fotografia del "Konvolut", partendo non dalla stampa fotografica conservata presso il centro di Papirologia di Milano dagli anni '90, ma dalla stampa tipografica pubblicata su un libro, il che avrebbe condotto a fondare le argomentazioni su premesse false. Tuttavia, è stato precisato in seguito che l'indagine della polizia scientifica è stata condotta dapprima sulla stampa tipografica e poi, una volta messa a disposizione la stampa originale della foto conservata a Milano, i risultati sono stati confermati su quest'ultima. Un esperto di fotografia, Salvatore Granata, ha inoltre notato una differenza di definizione fra le zone della foto prive di scrittura e quelle che riproducono il testo; quest'anomalia, unitamente al fatto che il grado di nitidezza dell'immagine sia compatibile solo con pellicole in uso negli anni Novanta, porta a ritenere, a suo giudizio, che la fotografia del Konvolut sia una manipolazione realizzata non prima del 1995<ref>A. Carioti, ''Artemidoro, la foto impossibile'', in {{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2010/luglio/05/Artemidoro_foto_impossibile_co_9_100705025.shtml|titolo=«Corriere della Sera» 5 luglio 2010, p. 25}}</ref>.
La fotografia del Konvolut è stata oggetto di un convegno tenutosi a [[San Marino]] il 5 e 6 novembre 2010. In quell'occasione gli esperti riunitisi hanno portato ulteriori possibili evidenze della manipolazione dell'immagine<ref>L. Canfora, G. Bottiroli, C. De Simoni, S. Granata, S. Namias, A. Cottignoli, S. Bozzi, ''Fotografia e falsificazione'', Scuola Superiore di Studi Storici, Università degli Studi della Repubblica di San Marino, 2011.</ref>. Nel corso della presentazione di un volume biografico su Simonidis<ref>Rüdiger Schaper, ''L'odissea del falsario. Storia avventurosa di Costantino Simonidis'', Bologna, Bup, 2013.</ref>, tenutasi a Bologna nella Biblioteca dell'Archiginnasio il 9 luglio 2013, il sovrintendente per i Beni archeologici dell'Emilia Romagna, Filippo Gambari, ha dichiarato pubblicamente che la fotografia del ''Konvolut'' sarebbe stata giudicata unanimemente un falso da esperti del ministero dei Beni culturali<ref>F. Condello, ''Il papiro di Artemidoro e l'enigma della «falsa foto»'', in {{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2013/luglio/13/papiro_Artemidoro_enigma_della_falsa_co_0_20130713_4919077c-eb81-11e2-a352-2c3efc10359b.shtml|titolo=«Corriere della Sera» 13 luglio 2013, p. 51}}</ref>.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* C. Gallazzi, B. Kramer, ''Artemidor im Zeichensaal: eine Papyrusrolle mit Text, Landkarte und Skizzenbüchern aus späthellenistischer Zeit'', «Archiv für Papyrusforschung» 44, 1998, pp.
* B. Kramer-J. Kramer, ''Iberia, Hispania und das neue Artemidor-Fragment'', in ''Hortus litterarum antiquarum
* G. Arias Bonet, ''Artemidoro en clase de dibujo: un papiro con texto, mapa y dibujos de tiempo helenístico tardío, por Claudio Gallazzi y Bärbel Kramer (informe sobre el papiro que podría contener parte de un mapa de España)'', «El Miliario Extravagante. Boletín trimestral para el estudio de las vias romanas y otros temas de Geografia Histórica» 72, 2000, 2-11 ({{cita testo|url=http://www.celtiberia.net/articulo.asp?id=1176|titolo=versione on-line da A. M. Canto, 6-3-2005, con 17 illustrazioni commentate e la bibliografia fino al 2005|postscript=nessuno}}, {{cita testo|url=http://www.tiermes.net/articulo/82_el%20papiro%20de%20artemidoro.pdf|titolo=ora in pdf|accesso=19 gennaio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120203064049/http://www.tiermes.net/articulo/82_el%20papiro%20de%20artemidoro.pdf|urlmorto=sì}}).
* G. Arias Bonet, ''Del Ravenate a Artemidoro pasando por tintas y colorantes'', «El Miliario Extravagante» 73, junio de 2000, 2-3.
* B. Kramer, ''The earliest known map of Spain (?) and the Geography of Artemidorus of Ephesus on papyrus'', «Imago Mundi» 53, 2001, pp. 115–120.
* P. Moret, ''À propos du papyrus d'Artémidore et de la ‘plus ancienne carte d'Espagne’'', «Mélanges de la Casa de Velázquez» 33.1, 2003, pp. 350–354.
* R.C. Knapp, ''The New Artemidorus fragment and the cartography of ancient Iberia'', in ''Historia y mito: el pasado legendario como fuente de autoridad'', ed. J.M. Candau Morón, F.J. Gonzáles Ponce, G. Cruz Andreotti. Málaga, Servicio de publicaciones, 2004.
* B. Kramer, ''El nuevo papiro de Artemidoro'', in ''New approaches to Celtic place-names in Ptolemy's Geography'', ed. J. de Hoz, E.R. Luján, P. Sims-Williams. Madrid, Ediciones Clásicas, 2005, pp. 19–31.
* M. Donderer, ''Und es gab sie doch! Ein neuer Papyrus und das Zeugnis des Mosaiken belegen die Verwendung antiker "Musterbücher"'', «Antike Welt» 36, 2005, pp. 59–68.
* S. Settis, C. Gallazzi (a cura di), ''Il papiro di Artemidoro: voci e sguardi dall'Egitto greco-romano'', Milano, Electa, 2006.
* B. Kramer, ''La península ibérica en la Geografía de Artemidoro de Éfeso'', in ''La invención de una geografía de la Península Ibérica'', I: ''La época republicana'', ed. G. Cruz Andreotti, P. Le Roux, P. Moret. Madrid, Casa de Velázquez, 2006, pp. 97–114.
* B. Kramer, J. Kramer, ''Topónimos e hidrónimos de Portugal y Galicia en una nueva fuente antigua: el papiro de Artemidoro'', in D. Kremer (ed.), ''Onomástica galega: con especial consideración da situación prerromana.'' Actas do primeiro Coloquio de Trier (19 e 20 de maio de 2006), «Verba: anuario galego de filoloxía» 58, 2007, pp. 99–106.
* F. Farinelli, ''Sulla tradizione romana dei segni cartografici'', «Quaderni di Storia» 66, 2007, pp. 353–370.
* L. Canfora, ''The true history of the co-called Artemidorus papyrus: with an interim text'', Bari, Edizioni di Pagina, 2007.
*
* P. Parsons, ''Forging ahead: has Simonides struck again?'', «Times Literary Supplement», 22 febbraio 2008, p. 14.
* C. Gallazzi, B. Kramer, S. Settis, ''Il papiro di Artemidoro'', con la collaborazione di G. Adornato, A.C. Cassio, A. Soldati, Milano, LED Edizioni, 2008 (presentazione sul {{cita testo|url=http://www.lededizioni.com/catalogo/papiro-di-artemidoro.html|titolo=sito}} della LED).
* L. Canfora, ''Wie kann das ein Artemidor-Papyrus sein? Ma come fa a essere un papiro di Artemidoro?'', Bari, Edizioni di Pagina, 2008.
* L. Canfora, ''
* S. Settis, ''Artemidoro: un papiro dal I al XXI secolo'', Torino, Einaudi, 2008.
* ''Artemidorus Ephesius, P. Artemid. sive Artemidorus personatus'', cur. L. Canfora, Bari, Edizioni di Pagina, 2009.
* ''Images and texts on the "Artemidorus papyrus"'', ed. by K. Brodersern and J. Elsner, Stuttgart, Steiner, 2009.
* L. Canfora, ''Il viaggio di Artemidoro: vita e avventure di un grande esploratore dell'antichità'', Milano, Rizzoli, 2010.
* D. Marcotte, ''Le papyrus dArtémidore: le livre, le texte, le débat'', «Revue d'Histoire des Textes» n.s. 5 (2010), pp 333-371.
* ''Intorno al papiro di Artemidoro, I. Contesto culturale, lingua, stile e tradizione: atti del Convegno internazionale del 15 novembre 2008 presso la Scuola Normale Superiore di Pisa'', ed. C. Gallazzi, B. Kramer, S. Settis con A. Soldati, Milano, LED Edizioni, 2010.
* L. Canfora, ''La meravigliosa storia del falso Artemidoro'', Palermo, Sellerio, 2011.
* F. Condello, ''"Artemidoro" 2006-2011: l'ultima vita, in breve'', «Quaderni di storia» 74, luglio-dicembre 2011, pp. 161-248.
* L. Canfora, G. Bottiroli, C. De Simoni, S. Granata, S. Namias, A. Cottignoli, S. Bozzi, ''Fotografia e falsificazione'', Scuola Superiore di Studi Storici, Università degli Studi della Repubblica di San Marino, 2011.
* ''Intorno al papiro di Artemidoro, II. Geografia e Cartografia. Atti del Convegno internazionale del 27 novembre 2009 presso la Società Geografica Italiana, Villa Celimontana, Roma'', ed. C. Gallazzi, B. Kramer, S. Settis, Milano, LED Edizioni, 2012.
*S. Favretto, ''Il papiro di Artemidoro. Verità e trasparenza nel mercato dei beni culturali e delle opere d’arte,'' pubblicato da Altalex, dicembre 2019.
*S. Favretto, ''Il papiro di Artemidoro. Verità e trasparenza nel mercato dei beni culturali e delle opere d’arte, Alessandria, Edizioni'' Linelab, 2020.
*S. Favretto, ''Quando l'arte incontra il diritto. Autenticità e inquietudini del mercato'', con prefazione di Luciano Canfora, Torino, G. Giappichelli Editore, 2022.
== Voci correlate ==
* [[Archeologia]]
* [[Artemidoro di Efeso]]
* [[Filologia classica]]
* [[Museo di antichità]]
* [[Papirologia]]
== Collegamenti esterni ==
*
* {{cita testo|url=http://www.artemidorus.de/|titolo=The Artemidorus Papyrus|accesso=31 marzo 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090119103404/http://www.artemidorus.de/|urlmorto=sì}}: sito del convegno che si è tenuto il 13 giugno 2008 presso il St. John's College di Oxford, organizzato da Kai Brodersen e Jas Elsner.
* {{cita testo|url=http://www.lededizioni.com/catalogo/papiro-di-artemidoro.html|titolo=Il Papiro di Artemidoro}}: l'edizione critica a cura di C. Gallazzi, B. Kramer e S. Settis (con la collaborazione di A.C. Cassio, A. Soldati e G. Adornato), Milano, LED, 2008.
* {{cita testo|url=https://www.youtube.com/watch?v=aXRq_wZvXp0|titolo=Festival della Filologia}}: intervento di [[Silvia Ronchey]] circa l'autenticità del Papiro al Salone della Parola di Pesaro (7-11 luglio 2010).
* {{cita testo|url=http://webtv.poliba.it/stream/TrxRPb2AH2MYOCSoMWsqCg/|titolo=Il mistero svelato - Il papiro di Artemidoro|accesso=28 novembre 2014|dataarchivio=4 dicembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141204171145/http://webtv.poliba.it/stream/TrxRPb2AH2MYOCSoMWsqCg/|urlmorto=sì}}. Intervento di [[Luciano Canfora]] - Museo della Fotografia, Politecnico di Bari (27/11/2014).
{{Portale|antica Grecia}}
[[Categoria:Papiri]]
[[Categoria:Cartografia antica]]
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