Un anno sull'Altipiano: differenze tra le versioni

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{{W|opere letterarie|marzo 2023}}
{{Libro
|tipo = biografia
|titolo = Un anno sull'Altipiano
|titoloalfa = Anno sull'Altipiano
|annoorig = 1938
|autore = [[Emilio Lussu]]
|genere = romanzo storico
|annoorig = [[1938]]
|lingua = it
|genere = [[memoriale]]
|ambientazione = [[Altopiano di Asiago]], [[Prima guerra mondiale]]
|protagonista = Emilio Lussu (l'autore)
}}
 
'''''Un anno sull'Altipiano''''' è un [[romanzo storico]] di [[Emilio Lussu]] che egli presenta come un libro di memorie:
{{Quote|[...]...sentivo delle ondate di follia avvicinarsi e sparire. A tratti, sentivo il cervello sciaguattare nella scatola cranica, come l'acqua agitata in una bottiglia...}}
 
{{citazione|Sono ricordi personali, ordinati alla meglio e limitati a un anno, fra i quattro di guerra ai quali ho preso parte|Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano'', ''Prefazione''<ref name="prefa">{{Cita|Lussu (1960)|Prefazione}}.</ref>.}}
'''''Un anno sull'Altipiano''''' è un [[libro di memorie]] di [[Emilio Lussu]].
 
Ambientato sull'[[Altopiano dei Sette Comuni|altopiano di Asiago]], è una delle maggiori opere della [[Storia della letteratura italiana|letteratura italiana]] sulla [[prima guerra mondiale]]. Il romanzo fu scritto tra il 1936 ed il 1937 in un [[sanatorio di Clavadel]], nella frazione omonima del comune svizzero di [[Davos]]<ref name="prefa"/>. Racconta, per la prima volta nella letteratura italiana, l'irrazionalità e insensatezza della guerra, della gerarchia e dell'esasperata disciplina militare al tempo in uso. A lungo considerato una cronaca fedele degli avvenimenti risalenti al periodo passato da Lussu come ufficiale della [[Brigata Sassari]], è stato successivamente oggetto di una sostanziale critica storiografica, che ne ha ridimensionato fortemente la valenza di cronaca di avvenimenti reali, riconducendolo al ruolo di romanzo storico.{{senza fonte}}
Ambientato sull'[[altopiano di Asiago]], fu scritto tra il [[1936]] ed il [[1937]] su insistenza dell'amico [[Gaetano Salvemini]] e pubblicato nel [[1938]] a [[Parigi]] mentre l'autore era in esilio perché perseguitato politico (la vicenda della sua fuga dall'[[isola]] di [[Lipari]], dove era stato confinato, è raccontata da Lussu nel suo memoriale ''[[La catena]]'').
 
== Contenuto Origine==
Prima dello scoppio della Grande Guerra, Emilio Lussu era uno studente universitario e fu un acceso interventista nel periodo che precedette la dichiarazione delle ostilità. Arruolatosi come volontario insieme a Giuseppe Tommasi, fu con quest'ultimo destinato a prestare servizio come sottotenente nella Brigata ''Sassari'', unità composta quasi esclusivamente da sardi. Nelle file di questa unità, Lussu divenne uno degli ufficiali più valorosi e noti, tanto da guadagnarsi l'apprezzamento dei superiori e meritare durante il conflitto ben quattro decorazioni al valore in riconoscimento delle innumerevoli azioni ardite effettuate e dell'ascendente esercitato sugli uomini<ref>F. Scala, ''Il generale Armando Tallarigo. Dalla leggenda della Brigata Sassari al dopoguerra'', Gaspari editore, Udine 2018, p. 220.</ref>.
L'''anno'' cui si fa cenno nel titolo è relativo al periodo trascorso dalla [[Brigata Sassari]] sull'Altipiano di Asiago; nel libro si fa riferimento ad una serie di episodi avvenuti in quel lasso di tempo, tra il giugno 1916 e il luglio 1917, benché talvolta anche episodi avvenuti in altri momenti della guerra siano inseriti nella narrazione. Inoltre, quasi sempre la reale identità dei protagonisti è mascherata in vario modo.
 
Terminato il conflitto, Lussu fondò insieme a [[Camillo Bellieni]] il [[Partito Sardo d'Azione]], contrapponendosi alla progressiva presa di potere da parte dei [[Fascismo italiano|fascisti]]. Fallito un tentativo di negoziazione e convergenza tra azionisti e fascisti, di cui egli stesso fu protagonista, Lussu si schierò su posizioni sempre più antagoniste, partecipando alla [[Secessione dell'Aventino]] conseguente all'uccisione di [[Giacomo Matteotti]]. La ferma ostilità nei confronti del Fascismo lo portò, allorquando tutti i partiti di opposizione furono soppressi, ad essere condannato a cinque anni di carcere da scontarsi nell'isola di Lipari.
Essendo stato scritto a memoria, e a vent'anni di distanza dagli avvenimenti, il testo non è privo di imprecisioni ed anche di errori, che tuttavia non sono tali da comprometterne la sostanziale rispondenza alla verità storica, né tanto meno da giustificare la tesi che vede nell'opera una narrazione di tipo romanzesco.
 
Fuggito dalla prigionia, si riparò all'estero, aderendo successivamente al movimento [[Giustizia e libertà]]. Negli anni dell'esilio maturò una diversa coscienza nei confronti della sua esperienza militare e in generale su valore della Grande Guerra, connettendola con l'avvento del Fascismo. Nel periodo dell'esilio diede corpo alle sue riflessioni scrivendo prima ''Marcia su Roma e dintorni'', e quindi ''Un anno sull'Altipiano''. Lussu, nella prefazione all'edizione del 1960 di quest'ultima opera, offre importanti informazioni sulla sua genesi:
Lussu, che pure era stato un acceso interventista e si era battuto con grande coraggio durante tutta la guerra, assume un atteggiamento fortemente critico nei confronti dei comandi militari dell'epoca. La [[guerra]] venne condotta male da generali impreparati e presuntuosi, incapaci di rendersi conto dei propri errori, e decisi spietatamente a sacrificare migliaia di vite umane pur di conquistare pochi palmi di terreno (nella [[prima guerra mondiale]], l'[[Italia]] perse mezzo milione di combattenti, più che nella [[seconda guerra mondiale|seconda]]).
 
{{Citazione|Ho scritto ''Un anno sull'Altipiano'', fra il 1936 e il ‘37, in un sanatorio di Clavadel, sopra Davos. Mi ero ritirato là, in seguito all'aggravarsi della malattia polmonare contratta in carcere, non potuta curare al confino di Lipari e, dopo l'evasione, trascurata in Francia. Deciso a guarire, avevo subito una operazione chirurgica piuttosto pesante e la cura mi imponeva un lungo periodo di immobilità.|Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano'', ''Prefazione''.<ref name="prefa"/>}}
I tremendi e funesti errori dei comandi fanno sì che, sempre più spesso, essi vengano considerati dai combattenti come i loro veri nemici. Alcuni, come il Ten. Ottolenghi, arrivano pertanto ad auspicare un ammutinamento generale in cui i reparti facciano dietro front e poi vadano avanti, sempre avanti, fino a Roma, "perché lì è il gran quartier generale nemico."
 
Quest'ultima opera, dunque, fu redatta in un contesto e in condizioni d'animo molto diverse da quelle che ne avevano caratterizzato il periodo pre-bellico e le azioni durante il conflitto. La narrazione rispecchia dunque le mutate condizioni dell'autore, andando a rileggere in chiave negativa l'intera esperienza bellica, e riportando in forma romanzata sia episodi realmente avvenuti, che accadimenti che non trovano riscontro nella realtà storica<ref name=":0">{{Cita libro|nome=Lorenzo|cognome=Cadeddu|titolo=La Sassari a Monte Zebio : la decimazione nella brigata Sassari da Un anno sull'altipiano a realtà storica|url=https://www.worldcat.org/oclc/1050674468|accesso=2021-12-24|data=2018|pp=|OCLC=1050674468|ISBN=978-88-7541-596-9}}</ref>.
L'atmosfera surreale di insensatezza e di assurdità, che Lussu comunica magistralmente nelle sue pagine, rispecchia fedelmente una [[guerra]] che l'[[esercito italiano]] combatté ottusamente sempre all'offensiva, fino al [[1917]], logorandosi fin quasi all'esaurimento e crollando miseramente al contrattacco degli austro-tedeschi ([[Disfatta di Caporetto|Caporetto]]).
 
== Trama ==
Il memoriale di Lussu, comunque, si interrompe prima della XI battaglia della Bainsizza (annunciata nell'ultima pagina del libro) e della successiva rotta di [[Caporetto]].
{{citazione|Tra i libri sulla Prima Guerra Mondiale ''Un anno sull'Altipiano'' di Emilio Lussu è, per me, il più bello|[[Mario Rigoni Stern]], ''Introduzione'' all'edizione del febbraio 2000, p. 1}}
{{Mappa di localizzazione+|Alpi|float = right|width = 400|places =
{{Mappa di localizzazione~|Alpi|lat=45.926111 |long= 11.508611 |label=<small>[[Monte Zebio]]</small>|position=left}}
{{Mappa di localizzazione~|Alpi|lat=45.91999 |long= 11.59666 |label=<small>[[Monte Fior]]</small>|position=right}}
|caption = Luoghi citati nel libro
}}
Nascosti sotto numeri di unità e nomi fittizi, nel romanzo si riportano avvenimenti riconducibili al periodo passato dalla Brigata ''Sassari'' sull'Altipiano dei Sette Comuni tra il giugno 1916 e il luglio 1917. Sotto i nomi convenzionali del 399º e 400º Reggimento Fanteria - ordinali non presenti nell'elenco dei reggimenti del [[Regio Esercito]] - si nascondono infatti il 151º e 152º Reggimento fanteria della brigata<ref>{{Cita libro|nome=Lorenzo|cognome=Cadeddu|titolo=La Sassari a Monte Zebio : la decimazione nella brigata Sassari da Un anno sull'altipiano a realtà storica|url=https://www.worldcat.org/oclc/1050674468|accesso=2021-12-24|data=2018|p=36|OCLC=1050674468|ISBN=978-88-7541-596-9}}</ref>.
 
Alla fine del maggio 1916, l'unità che combatteva sul [[Carso]],<ref>Era inquadrata nella [[3ª Armata (Regio Esercito)|3ª Armata]], comandata dal [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta|duca d'Aosta]]</ref> fu trasferita e, percorrendo in treno la pianura veneta, raggiunse, a marce forzate, l'altopiano di Asiago<ref name="cap2">{{Cita|Lussu (1960)|cap. II}}.</ref> nel quale era in corso l'offensiva austriaca ricordata come [[Battaglia degli Altipiani|''Strafexpedition'']] e a cui Lussu si riferisce, non con questo nome, ma con l'espressione: «la grande offensiva, fra il [[Pasubio]] e [[Vallagarina|Val Lagarina]]<ref name="cap2"/>». Arrivata nella nuova zona d'operazioni, la ''Sassari'' operò tra il [[Monte Fior]] e il [[Monte Zebio]], comportandosi valorosamente e di fatto contribuendo a fermare il tentativo di invasione austroungarica. A tal proposito scrive Lussu: «La nostra resistenza sul Pasubio e la grande offensiva scatenata dai russi in Galizia li avevano obbligati a sospendere l'azione sull'Altipiano.<ref name="cap8">{{Cita|Lussu (1960)|cap. VIII}}.</ref>» Dopo aver passato l'inverno in trincea, nel giugno del 1917 la ''Sassari'' partecipò all'[[Battaglia del monte Ortigara|offensiva]] dei battaglioni alpini sull'[[Monte Ortigara|Ortigara]], riprendendo l'offensiva sul monte Zebio. A tal proposito scrive Mario Rigoni Stern:
=== Personaggi ===
Nel libro, Lussu presenta alcuni personaggi memorabili, che ne fanno la grandezza di narratore: il ribelle Ottolenghi, l'astuto sempliciotto soldato Marrasi Giuseppe, il folle generale Leone (basato sul Generale [[Giacinto Ferrero]]), il fedele amico Avellini e altri ancora. Soprattutto spicca la dignità, la capacità di sopportazione e l'umanità dei soldati semplici: i poveri diavoli che pagano le spese di scelte [[politica|politiche]] e militari irresponsabili.
Nella conclusione che si trae, tutti i personaggi sono accomunati dalla paura della [[guerra]] e dalla speranza che essa finisca presto.
 
{{Citazione|I battaglioni alpini si erano diretti verso l'Ortigara e la Sassari si ritrovò in prima linea sulle pendici del Monte Zebio. Ora erano loro ad attaccare, ma inutilmente: le mitragliatrici dentro caverne scavate nella roccia e molteplici grovigli di reticolati fermavano ogni slancio.|Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano'', ''Breve nota storica''.<ref>{{Cita|Lussu (1960)|Breve nota storica}}.</ref>}}
== Stile dell'opera ==
[[Immagine:CoA mil ITA b mec Sassari.jpg|thumb|250px|Stemma della Brigata Sassari]]
'''''Un anno sull'Altipiano''''' è considerato una fedele e documentaristica [[narrativa|narrazione]] delle esperienze di [[guerra]] del capitano Lussu nella [[Brigata Sassari]] (i cui soldati, temuti dagli [[Austria|austriaci]], per il coraggio e la determinazione dimostrati ripetutamente in battaglia, erano detti "Diavoli rossi" o "Dimonios").
 
Il racconto di Lussu si interrompe prima dell'[[Undicesima battaglia dell'Isonzo|offensiva della Bainsizza]] e della successiva rotta di Caporetto.
Alcuni però ritengono che l'opera non possa essere presa come un [[saggio|memoriale]].<ref>Du Pont, Konraad, 2000. “Il motivo del cognac in ''Un anno sull’altipiano'' di Emilio Lussu”. ''Soavi sapori della cultura italiana'', eds. Van Der Bossche, Bert, Michel Bastiaensen, and Corinna Salvatori-Lonergan. Firenze: Franco Cesati, 273-87.</ref>
Cioè si deve alle ricerche compiute da due storici italiani, Pozzato e Nicolli, che hanno consultato tutta la [[documento|documentazione]] esistente sulla [[Brigata Sassari]] nel periodo in cui ne faceva parte Lussu, secondo i quali la narrazione presenterebbe una serie d'incongruenze.<ref>Pozzato, Paolo e Giovanni Nicolli. ''1916-1917: Mito e antimito. Un anno sull’altipiano con Emilio Lussu e la Brigata Sassari''. Bassano sul Grappa: Ghedina e Tassotti, 1991.</ref>
 
Nella narrazione di Lussu vengono riportati gli aspetti salienti della vita in trincea, descrivendo le sofferenze degli uomini in combattimento, l'atmosfera di paura prima di un assalto e durante i bombardamenti dell'artiglieria avversaria, le enormi perdite per conquistare pochi metri di terreno e trincee avversarie che venivano quasi regolarmente perdute dopo poco.
Questo porta a considerare ''Un anno sull'altipiano'' come un'opera mista di [[saggio|memoriale]] (perché la maggior parte dei fatti raccontati riprendono avvenimenti [[realtà|realmente]] accaduti, anche se talvolta le date riportate da Lussu non corrispondono esattamente a quelle delle altre fonti documentarie) e [[romanzo]] (perché i personaggi non corrispondono esattamente a figure ben identificate della Brigata Sassari, come ad esempio il Generale Leone).<br/>
L'opera comunque, per la tenuta dello stile semplice ma estremamente efficace, e per il ritmo [[narrativa|narrativo]] (ottenuto dalla scelta di evidenziare una serie di episodi salienti, senza cercare di costruire una trama lineare), è riconosciuta come una delle più belle e potenti tra tutte quelle ispirate dalla [[prima guerra mondiale|Grande guerra]] in [[Italia]] e all'estero.
 
La critica verso gli ufficiali superiori e i generali che erano responsabili della condotta dei combattimenti è senza dubbio feroce, e riflette gli accenti di aspro antimilitarismo che caratterizzava l'autore al momento della redazione del romanzo. Vengono riferiti episodi di carrierismo e di ottusa insensibilità, frammisti alla feroce carneficina della guerra. Il più famoso degli eventi narrati è quello dell'uccisione da parte dei soldati di un maggiore che aveva ordinato una incongrua decimazione dei soldati. Nel successivo processo, il sottotenente che aveva avuto parte nella ribellione dei soldati viene a sua volta fucilato.
== La critica ==
Il fatto che a settant'anni dalla sua pubblicazione ''Un anno sull'Altipiano'' continui regolarmente a essere ristampato sta a dimostrare il valore e la forza di questo libro. Nonostante sia stato a lungo trascurato dai critici sia accademici che militanti, vi sono recenti letture che mettono in luce la qualità letteraria di questa e altre opere di Lussu (come [[Marcia su Roma e dintorni]]), e sostengono che nelle pagine di questo memoriale-[[romanzo]] si anticipano tecniche e idee della successiva letteratura del [[XX secolo]].<ref>Rossi, Umberto. “The Alcoholics of War: Experiencing Chemical and Ideological Drunkenness in Emilio Lussu’s ''Un anno sull’altipiano''”, ''Mosaic'', 38:3 September 2005, pp. 77-94. </ref><ref>Rossi, Umberto. ''Il secolo di fuoco: Introduzione alla letteratura di guerra del Novecento'', Roma, Bulzoni, 2008, pp. 112-6.</ref>
 
== Personaggi ==
Un indizio della recente rivalutazione è l'inserimento di ''Un anno sull'altopiano'' nel "[[Canone dei classici della letteratura|canone]]" delle 137 opere fondamentali della ''Letteratura Italiana Einaudi''.
===Citati direttamente nel testo===
* Generale Leone. Insensibile e fanatico, temuto ed odiato dagli uomini, questo personaggio rappresenta nel romanzo l'archetipo del generale distante dagli uomini e pronto a mandarli al massacro senza risparmio. Il testo lascia anche intendere che soffriva di seri problemi mentali:
{{Q|Quando egli [il generale Leone] si drizzò, i suoi occhi, nuovamente, si incontrarono con i miei. Fu un attimo. In quell'istante, mi ricordai d'aver visto quegli stessi occhi, freddi e roteanti, al manicomio della mia città, durante una visita che ci aveva fatto fare il nostro professore di medicina legale<ref name="cap7">{{Cita|Lussu (1960)|cap. VII}}.</ref>}} Quando lasciò la divisione, gli uomini festeggiarono per una settimana<ref name="cap20">{{Cita|Lussu (1960)|cap. XX}}.</ref>. Questa figura è tradizionalmente ricondotta al generale [[Giacinto Ferrero]]<ref>{{Cita libro|autore=|nome=Paolo|cognome=Pozzato|nome2=Ferdinando|cognome2=Scala|nome3=Paolo|cognome3=Gaspari|titolo=I generali italiani della grande guerra : atlante biografico|url=https://www.worldcat.org/oclc/864298357|accesso=2021-12-24|data=[2011]-[2019]|pp=163-164|volume=2|OCLC=864298357|ISBN=978-88-7541-215-9}}</ref>, sebbene alcuni autori indichino come possibile candidato anche il generale [[Carlo Carignani (generale)|Carlo Carignani]]<ref>{{Cita libro|nome=Paolo|cognome=Pozzato|nome2=Ferdinando|cognome2=Scala|titolo=I generali italiani della grande guerra : atlante biografico|url=https://www.worldcat.org/oclc/864298357|accesso=2021-12-24|data=[2011]-[2019]|volume=2|OCLC=864298357|ISBN=978-88-7541-215-9}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Ferdinando Scala|titolo=La Nunziatella nella Grande Guerra 1915-1918 - I generali|collana=Biblioteca di studi e documentazione sulla Scuola Militare Nunziatella - diretta da Giuseppe Catenacci|dataoriginale=18 Novembre 2021|editore=Associazione Nazionale Ex Allievi Nunziatella|p=37}}</ref> - probabilmente è ispirata ad un misto dei due.
* Tenente colonnello Michele Carriera. Focalizzato sull'ascesa della scala gerarchica, allineato alle visioni del generale Leone, rimane ferito ad un braccio durante un'azione e rimane al proprio posto il tempo necessario ad autoproporsi per una medaglia d'argento al valore. Probabilmente identificabile in [[Emanuele Pugliese]].
* Tenente colonnello Abbati. Vecchio ufficiale, proveniente da una famiglia di ufficiali («insomma io ho in corpo otto generazioni di ufficiali<ref name="cap4">{{Cita|Lussu (1960)|cap. IV}}.</ref>») presente anche nella battaglia di Adua. Fortemente critico nei confronti del comando italiano e di quello austriaco, discorre con Lussu e si meraviglia del fatto che non beva liquori (addirittura si annota questo fatto in un taccuino). Del tipo di guerra che sta combattendo dice: «Io mi difendo bevendo. Altrimenti sarei già al manicomio<ref name="cap4"/>».
* Maggiore Ruggero Melchiorri. Da poco arrivato dalla Libia e non abituato alla guerra di trincea, cerca di gestire il proprio disagio tra alcool e cieca severità. Protagonista del tentativo di decimazione e quindi vittima delle fucilate dei suoi uomini. In questo personaggio è stato riconosciuto il maggiore Francesco Marchese<ref name=":1">{{Cita libro|nome=Ferdinando|cognome=Scala|titolo=Il generale Armando Tallarigo : dalla leggenda della Brigata Sassari al dopoguerra|url=https://www.worldcat.org/oclc/1051426333|accesso=2021-12-24|data=2018|pp=99-142|OCLC=1051426333|ISBN=978-88-7541-597-6}}</ref>.
* Capitano Canevacci. Ufficiale fortemente critico nei confronti dei suoi superiori, muore durante un attacco alle trincee austriache, colpito al petto.<ref name="cap10">{{Cita|Lussu (1960)|cap. X}}.</ref>
* Capitano Fiorelli. Si tratta in realtà del capitano Pasqualino "Lino" Fior. Protagonista sia nella finzione che nella realtà dell'episodio dell'uccisione del maggiore Melchiorri/Marchese, si presentò come responsabile e fu processato. Morì poi suicida nel dopoguerra.
* Capitano Zavattari: Il generale Leone ordina di far fucilare un soldato che stava solamente eseguendo ordini. Il capitano riesce, grazie ad uno stratagemma (facendo cioè credere al generale di averlo fucilato), a salvare il soldato.<ref name="cap8"/>
* Tenente Mastini. Amico di Lussu e veterano, come quest'ultimo, del Carso. Si mettono a sedere dietro la trincea ed iniziano a parlare di vari argomenti e, ad un certo punto, iniziano entrambi a fumare. Dalle linee austriache parte un colpo isolato che lo uccide.
*Tenente Ottolenghi. Voce antagonista della storia, tenta più volte di far uccidere il generale Leone e di istigare i propri colleghi alla ribellione, marciando fino a Roma.
* Tenente Grisoni. Ufficiale di cavalleria aggregato alla ''Sassari'', continua a mantenere le sue mostrine da cavaliere. Sempre di buonumore, costantemente con la pipa in bocca, si rende protagonista di una serie di episodi tra lo scanzonato ed il valoroso. In questa figura è riconoscibile [[Alfredo Graziani]].
* Tenente Avellini. Voce entusiastica della storia. Ufficiale di carriera con aspirazioni verso il corpo di Stato Maggiore, amico di Lussu, viene gravemente ferito durante i combattimenti del 10 giugno 1917 sul monte Zebio e muore in un ospedaletto da campo. Sul letto di morte riceve da Lussu la notizia della promozione a capitano per merito di guerra e della concessione della medaglia d'argento, che riceve con stanca indifferenza. Prima di spirare, affida a Lussu un pacco di lettere d'amore da riconsegnare alla fidanzata.
* Sottotenente Montanelli: Prima della guerra era studente in ingegneria all'Università di Bologna. Trova Lussu che sta leggendo, si conoscevano già, e gli dice che si dovrebbe vergognare. Dopo un breve scambio di battute conclude la conversazione in modo amaro: «Bere e vivere. Cognac. Dormire e vivere e cognac […] E non pensare a niente. Perché, se dovessimo pensare a qualcosa, dovremmo ucciderci l'un l'altro, e finirla una volta per sempre. E tu leggi?<ref name="cap16">{{Cita|Lussu (1960)|cap. XVI}}.</ref>»
* Aspirante Perini. "Giovanissimo e malaticcio, egli non aveva mai preso parte a nessun combattimento".<ref name="cap5">{{Cita|Lussu (1960)|cap. V}}.</ref> Si trova, a Monte Fior, in prima linea, sotto il fuoco austriaco. D'un tratto si dà alla fuga e con la faccia stravolta urla: Hurra! Hurra!
* Zio Francesco. Il più vecchio soldato della compagnia di appartenenza di Lussu, reduce di Libia, capofamiglia (padre di 5 figli), contadino meridionale, con il pensiero spesso a casa e un occhio cinico e disincantato sulla guerra - cadrà sul campo di battaglia. Si offriva volontario per le operazioni più pericolose ed il premio in denaro che riceveva lo mandava alla sua famiglia. Venne tumulato nel cimitero di Gallio.
* Giuseppe Marrasi. Soldato semplice che tenta di sfuggire ai combattimenti effettuando più tentativi di diserzione verso la trincea austriaca. L'ultimo gli è fatale, in quanto la linea italiana apre il fuoco su di lui e lo uccide.
 
===Citati indirettamente nel testo===
Dal romanzo ha preso ispirazione anche [[Francesco Rosi]] per il film ''[[Uomini contro]]'', del [[1970]], con Gian Maria Volonté.
* [[Gabriele Berardi]]. Primo comandante della Brigata in combattimento, rimase gravemente ferito da uno scoppio di granata e spirò all'ospedaletto da campo di [[Villesse]], meritando la medaglia d'oro al valor militare<ref>{{Cita libro|nome=Paolo|cognome=Pozzato|nome2=Ferdinando|cognome2=Scala|nome3=Paolo|cognome3=Gaspari|titolo=I generali italiani della grande guerra : atlante biografico|url=https://www.worldcat.org/oclc/864298357|accesso=2021-12-25|data=[2011]-[2019]|pp=115-116|volume=1|OCLC=864298357|ISBN=978-88-7541-215-9}}</ref>. Viene citato anonimamente nelle prime pagine del romanzo, riferendo il fatto che il tenente Grisoni/Graziani fosse suo ufficiale d'ordinanza<ref>{{Cita libro|nome=Emilio|cognome=Lussu|titolo=Un anno sull'altipiano|url=https://www.worldcat.org/oclc/898721001|accesso=2021-12-25|edizione=19. ed|data=2014|editore=Einaudi|p=5|OCLC=898721001|ISBN=978-88-06-21917-8}}</ref>.
* [[Stanislao Mammucari]]. Comandante del 151º Reggimento fanteria - nella finzione libraria, il 399° - unità in cui Lussu prestava servizio. Viene citato più volte nel corpo del testo come "il colonnello".
* [[Armando Tallarigo]] è il generale comandante della ''Sassari'' che compare nel racconto mentre al riparo di una caverna cerca inutilmente di comunicare alla radio con i comandi superiori durante il bombardamento di monte Zebio ed ha un breve quanto intenso colloquio con Lussu<ref>{{Cita libro|nome=Ferdinando|cognome=Scala|titolo=Il generale Armando Tallarigo : dalla leggenda della Brigata Sassari al dopoguerra|url=https://www.worldcat.org/oclc/1051426333|accesso=2021-12-24|data=2018|pp=137-138|OCLC=1051426333|ISBN=978-88-7541-597-6}}</ref>.
 
== Il tema dell'alcool ==
Nel testo troviamo vari riferimenti all'alcool. Nel capitolo IV troviamo un tenente colonnello (nel sesto capitolo sapremo che si chiama Abbati) il quale afferma che di fronte ad una guerra terribile come quella che stanno combattendo:
 
{{Citazione|Io mi difendo bevendo. Altrimenti, sarei già al manicomio. Contro le scelleratezze del mondo, un uomo onesto si difende bevendo […] Uccidersi senza conoscersi, senza neppure vedersi! È orribile! È per questo che ci ubriachiamo tutti, da una parte e dall'altra|Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano''<ref name="cap4"/>}}
 
Nel capitolo VI troviamo la descrizione di un attacco austriaco alle nostre linee. Ebbene i soldati che vi partecipavano avevano bevuto da poco:
 
{{Citazione|Il vento soffiava contro di noi. Dalla parte austriaca ci veniva un odore di cognac, carico, condensato, come se si sprigionasse da cantine umide, rimaste chiuse per anni […] Quel cognac mi arrivava alle narici, mi si infiltrava nei polmoni|Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano''<ref>{{Cita|Lussu (1960)|cap. VI}}.</ref>}}
 
Nel capitolo X le nostre truppe stanno per attaccare nottetempo le trincee austriache e :
 
{{Citazione|Verso l'imbrunire, ci fu comunicato di mantenerci pronti. Facemmo rientrare le pattuglie e ci preparammo per l'assalto. Barili ed otri di cognac ci arrivarono in tempo, sui muli, e ne distribuimmo le razioni ai soldati.|Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano''<ref name="cap10"/>}}
 
== Critica ==
{{citazione|Lussu compie il miracolo di contemperare il ripudio della guerra con l'ardimento del combattente|[[Giulio Angioni]]<ref>{{cita news | autore=Roberto Roveda | url=https://www.unionesarda.it/cultura/un-classico-da-rileggerela-grande-guerra-di-emilio-lussu-mbds3vkp |titolo=Un classico da rileggere - La Grande Guerra di Emilio Lussu | pubblicazione=L'Unione Sarda | data=2 ottobre 2017 |accesso=22 febbraio 2024}}</ref>}}
 
Il fatto che anche a ottant'anni dalla sua pubblicazione ''Un anno sull'Altipiano'' continui regolarmente a essere ristampato è un indice del valore narrativo del libro. Nonostante sia stato a lungo trascurato dai critici sia accademici che militanti, vi sono recenti letture che mettono in luce la qualità letteraria di questa e altre opere di Lussu (come ''[[Marcia su Roma e dintorni]]''), e sostengono che nelle pagine di questo memoriale-[[romanzo]] si anticipino tecniche e idee della successiva letteratura del [[XX secolo]].<ref>Rossi, Umberto. “The Alcoholics of War: Experiencing Chemical and Ideological Drunkenness in Emilio Lussu's ''Un anno sull'altipiano''”, ''Mosaic'', 38:3 September 2005, pp. 77-94.</ref><ref>Rossi, Umberto. ''Il secolo di fuoco: Introduzione alla letteratura di guerra del Novecento'', Roma, Bulzoni, 2008, pp. 112-6.</ref>
 
L'opera è stata a lungo considerata una fedele e documentaristica [[narrativa|narrazione]] delle esperienze di [[guerra]] del capitano Lussu. Egli stesso, tuttavia, nell'incipit del libro scrive chiaramente che il contenuto del volume è costituito unicamente dagli episodi che lo hanno maggiormente colpito durante il periodo descritto, senza alcuna pretesa di storicità:
 
{{citazione|Il lettore non troverà in questo libro, né il romanzo, né la storia. Sono ricordi personali, ordinati alla meglio e limitati a un anno, fra i quattro di guerra ai quali ho preso parte. Io non ho raccontato altro che quello che ho visto e mi ha maggiormente colpito. Non alla fantasia ho fatto appello, ma alla mia memoria; e i miei compagni d'arme, anche attraverso qualche nome trasformato, riconosceranno facilmente uomini e fatti. Io mi sono spogliato anche della mia esperienza successiva e ho rievocato la guerra coì come noi l'abbiamo realmente vissuta, con le idee e i sentimenti d'allora.|Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano''<ref>{{Cita|Lussu (1960)}}.</ref>}}
 
A cavallo tra il XX e il XXI secolo, tuttavia, la critica storiografica ha proceduto ad una rilettura delle vicende narrate da Lussu, andando a cercare riscontro degli eventi nei diari della Brigata ''Sassari'' custoditi presso l'archivio dello Stato Maggiore dell'Esercito e incrociandoli con le fonti memorialistiche prodotte in particolare da [[Leonardo Motzo]]<ref>{{Cita libro|nome=Leonardo|cognome=Motzo|titolo=Gli intrepidi sardi della Brigata Sassari|url=https://www.worldcat.org/oclc/955198513|accesso=2021-12-24|edizione=3. ed|data=2007|editore=Edizioni della torre|OCLC=955198513|ISBN=978-88-7343-415-3}}</ref>, Giuseppe Tommasi<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Tommasi|titolo=Brigata Sassari, note di guerra|url=http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=220465|formato=PDF|annooriginale=1925|editore=Tipografia sociale|accesso=24 dicembre 2021|dataarchivio=24 dicembre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211224180226/http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=220465|urlmorto=sì}}</ref> e Sardus Fontana<ref>{{Cita libro|nome=Sardus|cognome=Fontana|titolo=Battesimo di fuoco|url=https://www.worldcat.org/oclc/61392664|accesso=2021-12-24|edizione=1. ed|data=2004|editore=Centro studi filologici sardi|OCLC=61392664|ISBN=88-8467-218-X}}</ref>. I primi a formulare tale critica sono stati gli storici Paolo Pozzato e Giovanni Nicolli, che hanno consultato tutta la [[documento|documentazione]] esistente sulla Brigata Sassari nel periodo in cui ne faceva parte Lussu, evidenziando una serie d'incongruenze.<ref>Pozzato, Paolo e Giovanni Nicolli. ''1916-1917: Mito e antimito. Un anno sull'altipiano con Emilio Lussu e la Brigata Sassari''. Bassano sul Grappa: Ghedina e Tassotti, 1991.</ref> Le loro tesi sono state indipendentemente riprese e integrate da [[Ferdinando Scala]]<ref name=":1" /> e [[Lorenzo Cadeddu]]<ref name=":0" />, i quali hanno rispettivamente narrato in maniera completa le vicende della Brigata ''Sassari'' nel periodo d'interesse e studiato l'episodio della fucilazione del maggiore Marchese. In particolare, è stato evidenziato che tutti gli imputati del processo per la morte dell'ufficiale furono assolti con formula piena.
 
==Filmografia==
Dal romanzo hanno preso ispirazione Mario Monicelli e gli sceneggiatori del film ''[[La grande guerra]]'' (1959), tanto da proporre l'accreditamento di Lussu come "co-sceneggiatore"<ref>{{Cita web|url=http://www.ilcorto.it/iCorti_AV/1guerramondiale.htm|titolo=Film italiani sulla 1ª guerra mondiale|sito=ilCORTO.it|accesso=26 agosto 2023|urlmorto=sì|dataarchivio=4 giugno 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060604100904/http://www.ilcorto.it/iCorti_AV/1guerramondiale.htm}}</ref>, e [[Francesco Rosi]] per ''[[Uomini contro]]'' (1970) con [[Gian Maria Volonté]].
 
==Edizioni==
* Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano'', Parigi, Le lettere italiane, 1938
* Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano'', Torino, Einaudi, 1945
* {{cita libro|autore=Emilio Lussu|titolo=Un anno sull'altipiano|città=Torino|editore=Einaudi|anno=1960|cid=Lussu (1960)}}
* Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano'', audiolibro 64 voci, Roma, Emons & Mab Teatro & Fondazione di Sardegna, Italia, 2016 Regia Daniele Monachella
* Emilio Lussu, ''Un anno sull'altipiano'', audiolibro legge Marco Paolini, RAI Radio 3, Italia, 2017
 
==Note==
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== Voci correlate ==
* [[Uomini contro]]
* [[Addio alle armi]]
* [[Niente di nuovo sul fronte occidentale]]
* [[Prima guerra mondialeMelette]]
* [[Monte Fior]]
* [[Monte Zebio]]
* [[Battaglie dei Tre Monti]]
* [[Orizzonti di gloria (film)]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|q=Un anno sull'Altipiano|q_preposizione=da|etichetta=''Un anno sull'Altipiano''}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Portale|letteratura}}
 
[[Categoria:Opere di Emilio Lussu]]
[[Categoria:Opere letterarie di guerra autobiografiche]]
[[Categoria:Romanzi autobiografici]]
[[Categoria:Romanzi delsulla XXprima secologuerra mondiale]]