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{{Personaggio
[[File:Giangurgolo maschera calabrese della commedia dellarte.jpg|thumb|150px|"Giangurgolo" maschera della Calabria.]]
|medium = teatro
'''Giangurgolo''' è una [[maschera (commedia dell'arte)|maschera]] calabrese della [[Commedia dell'Arte]]. Secondo alcuni studiosi il suo nome deriverebbe da ''Gianni Boccalarga'' o ''Gianni Golapiena'', caratterizzandone così subito le peculiarità: persona di molte chiacchiere, di grande ingordigia e [[fame]].
|saga = [[Commedia dell'arte]]
|lingua originale = ita
|nome = Giangurgolo
[[File:|immagine = Giangurgolo maschera calabrese della commedia dellarte.jpg|thumb|150px|"Giangurgolo" maschera della Calabria.]]
}}
 
'''Giangurgolo''' è una [[maschera (commedia dell'arte)|maschera]] [[Calabria|calabrese]] della [[Commediacommedia dell'Artearte]]. Secondo alcuni studiosi il suo nome deriverebbe da ''Gianni Boccalarga'' o ''Gianni Golapiena'', caratterizzandone così subito le peculiarità: persona di molte chiacchiere, di grande ingordigia e [[fame]].
 
==L'origine della maschera==
Secondo unL'altraorigine ipotesidi laquesta [[Maschera (commedia dell'arte)|maschera]] sarebbeè nataincerta, dama unale personafonti realmenteletterarie esistitasulle rappresentazioni di Giangurgolo dicono che esso sarebbe nato a [[CatanzaroNapoli]]<ref name="piromalli">Giangurgolo''La mascheraletteratura calabrese'' di CalabriaAntonio Piromalli, VittorioPellegrini SorrentiEditore, 1996, ISBN 8881010135 - CasaISBN editrice9788881010134</ref>. Risale al [[1618]] la notizia di un Pubblisferaattore, 1993Natale Consalvo, che, a Napoli, lavorava nelle vesti di ''Capitan Giangurgolo''</ref name="piromalli" />. La maschera sarebbe nata da una persona realmente esistita a [[Catanzaro]]. Secondo tale opinione, dal punto di vista etimologico Giangùrgolo significherebbe “Gianni l'ingordo”, per la sua caratteristica distintiva: l’ingordigial'ingordigia. La sua storia inizia nel convento delle Suore di Santa Maria della Stella, dove nacque il 24 giugno 1596. Il nome deriverebbe da Giovanni, in onore del Santo del giorno del suo ritrovamento. La leggenda narra che nei boschi egli cerca di salvare uno spagnolo aggredito da briganti, che non ostantenonostante tutto muore. In segno di riconoscenza però in punto di morte nomina Giovanni suo erede, consegnandogli, oltre alle sue ricchezze, una lettera che contiene il modo per salvare la città. Allora Giovanni tramuta il suo nome in Alonso Pedro Juan Gurgolos, in onore dello spagnolo, ed inizia la sua personale lotta contro l'occupazione spagnola. Giovanni si organizza con un carrozzone da teatro col quale, insieme ad alcuni suoi amici, propone spettacoli satirici incitando il popolo alla rivolta. Una condanna a morte lo costringerà a trasferirsi in Spagna, ma successivamente, tornato a Catanzaro, ritrova l'amico di teatro Marco, malato di peste, e per un abbraccio tra i due la malattia viene trasmessa anche a Giangurgolo che muore.
[[File:Reggio Calabria - dintorni - incisione del Saint Non - Giangurgolo - commedia dellarte.jpg|thumb|450px|Un'incisione di [[Jean-Claude Richard de Saint-Non]] che descrive "i dintorni di [[Reggio Calabria|Reggio]]" in cui appare "Giangurgolo" in una scena della commedia dell'arte nei pressi della città.]]
 
L’origine di questa [[maschera (commedia dell'arte)|maschera]] è incerta, ma le fonti letterarie sulle rappresentazioni di Giangurgolo dicono che essa sarebbe nata a [[Napoli]] <ref name=piromalli>''La letteratura calabrese'' di Antonio Piromalli, Pellegrini Editore, 1996, ISBN 8881010135, 9788881010134</ref>. Risale al [[1618]] la notizia di un attore, Natale Consalvo, che , a Napoli, lavorava nelle vesti di ''Capitan Giangurgolo'' <ref name=piromalli />. Successivamente la maschera di Giangurgolo fu importata a [[Reggio Calabria|Reggio]] ed in [[Calabria]] per mettere in ridicolo le persone che imitavano i cavalieri siciliani "spagnoleggianti", infatti intorno alla metà del [[XVII secolo]] quando la Sicilia fu data ai Savoia vi fu una massiccia migrazione di nobili spagnoli siciliani verso la città di Reggio dall'altra parte dello Stretto, e la maschera sarebbe stata dunque adattata a questi nobili<ref>Giangurgolo Spaccone calabrese di Serena Maffia, Roma 2010</ref> siciliani decaduti, diventando la maschera tradizionale della regione <ref>[http://books.google.it/books?id=ju6PvsnRTZYC&pg=PA104&dq=Giangurgolo+maschera+Calabria+Reggio&ei=OWbbSYL_H4KqzgSxtcHvCg Maschere italiane, di Constantina Fiorini, Giunti, 2003,] ISBN 8844026066, - ISBN 9788844026066]</ref><ref>Giangurgolo e la Commedia dell'arte, Alfredo Barbina, Rubbettino, 1989.</ref>. Godette subito di grande considerazione nell'ambito della [[commedia dell'Arte]] tanto da essere rappresentata nei più grandi [[teatri]] italiani al pari delle maschere oggi considerate maggiori: [[Pulcinella]], [[Arlecchino]] ecc. Ha un naso enorme e una spada altrettanto smisurata che pende su un fianco, indossa un alto cappello a cono, un corpetto stretto e soprattutto i pantaloni a sbuffo a strisce gialle e rosse, particolare significativo che riproduce i colori d'Aragona. La maschera dunque rappresenta uno scherzo della città verso i dominatori aragonesi e spagnoli.
 
Il nome ''Giangurgolo'' deriverebbe dalle parole:
[[File: Reggio Calabria - dintorni - incisione del Saint Non - Giangurgolo - commedia dellarte.jpg|thumb|450pxupright=1.6|Un'incisione di [[Jean-Claude Richard de Saint-Non]] che descrive "i dintorni di [[Reggio Calabria|Reggio]]" in cui appare "Giangurgolo" in una scena della commedia dell'arte nei pressi della città.]]
 
* ''Gian = [[Zanni]]'', un tipico personaggio della commedia dell'Arte che presenta diverse varianti in Italia, una tra tutte ''Giangurgolo'' appunto. Della parola ''Zanni'' rimane infatti ancora oggi traccia nel [[dialetto calabresereggino]], nell'uso di espressioni come "fari u Zannu" o "fari i Zanni", che vuol dire "fare uno scherzo", "fare degli scherzi", o ancora l'espressione "Zanniare" che vuol dire "scherzare" appunto. Troviamo un altro riferimento reggino allo Zanni nella tipica espressione "Facc'i'Maccu" (Faccia di Macco) ancora in uso in città, che deriva dal personaggio ''Maccus'', il servo sciocco della commedia [[Plauto|Plautina]], molto simile al servo sciocco interpretato da molti Zanni della Commedia dell'Arte.
 
* ''Gurgolo'', che vuol dire "bocca larga" o "grande bocca", un personaggio ingordo dotato di appetito insaziabile, ma soprattutto inteso in senso di spacconeria, un personaggio di molte parole e di pochi fatti.
 
Giangurgolo nacque, secondo la maggior parte degli studiosi, per soddisfare l'esigenza di mettere in ridicolo, caricaturando, i dominatori, considerati "inutili eroi" bravi soltanto con le chiacchiere, quei boriosi dediti alla gola, arroganti, millantatori e codardi che imitavano gli atteggiamenti di superiorità e tracotanti degli [[ufficiale (forze armate)|ufficiali]] spagnoli, irriverenti ed insolenti, presenti a quel tempo nel nostro [[Mezzogiorno (Italia)|Meridione]]. Giangurgolo era protagonista sui palcoscenici dei teatri sei e settecenteschi tanto quanto lo era in strada. Infatti in una incisione dell'abate [[Jean-Claude Richard de Saint-Non]] che descrive "i dintorni di Reggio" è chiaramente visibile una scena di commedia, un pezzo di teatro fatto per strada dove è protagonista ''Giangurgolo'', uno Zanni con il lungo cappello e la spada.
{{Storia di Catanzaro}}
 
{{StoriaReggioCalabria}}
Secondo un'altra ipotesi la maschera sarebbe nata da una persona realmente esistita a [[Catanzaro]]<ref>Giangurgolo maschera di Calabria, Vittorio Sorrenti - Casa editrice Pubblisfera, 1993</ref>. Secondo tale opinione, dal punto di vista etimologico Giangùrgolo significherebbe “Gianni l'ingordo”, per la sua caratteristica distintiva: l’ingordigia. La sua storia inizia nel convento delle Suore di Santa Maria della Stella, dove nacque il 24 giugno 1596. Il nome deriverebbe da Giovanni, in onore del Santo del giorno del suo ritrovamento. La leggenda narra che nei boschi egli cerca di salvare uno spagnolo aggredito da briganti, che non ostante tutto muore. In segno di riconoscenza però in punto di morte nomina Giovanni suo erede, consegnandogli, oltre alle sue ricchezze, una lettera che contiene il modo per salvare la città. Allora Giovanni tramuta il suo nome in Alonso Pedro Juan Gurgolos, in onore dello spagnolo, ed inizia la sua personale lotta contro l'occupazione spagnola. Giovanni si organizza con un carrozzone da teatro col quale, insieme ad alcuni suoi amici, propone spettacoli satirici incitando il popolo alla rivolta. Una condanna a morte lo costringerà a trasferirsi in Spagna, ma successivamente, tornato a Catanzaro, ritrova l'amico di teatro Marco, malato di peste, e per un abbraccio tra i due la malattia viene trasmessa anche a Giangurgolo che muore.
 
==Il carattere==
Dai suoi atteggiamenti, dal suo modo di parlare, Giangurgolo appare come il tipico signorotto ricco, gradasso, spaccone, spavaldo, come colui che esige rispetto senza darne in cambio dalle persone più umili e assumendo, di contro, davanti a chi può rappresentare un pericolo o una minaccia, atteggiamenti di riverenza e umiltà rasenti alla sottomissione e sempre ruffiani ed adulatoriiadulatori.
Nell'approccio con le [[donne]] riesce a mettere da parte i suoi lati grotteschi facendo sfoggio di una erudizione barocca, artificiosa, finendo però sempre deriso e sbeffeggiato soprattutto a causa del suo aspetto fisico. Caratteristica divertente; dice così tante bugie che nel tempo ci crede anche lui.
 
==La figura==
Giangurgolo, convenzionalmente, porta sul volto una [[maschera]] rossa arricchita da una naso di [[cartone]], sul capo un [[cappello (abbigliamento)|cappello]] a forma di cono.Indossa un [[colletto (abbigliamento)|colletto]] alla spagnola arricciato, un corpetto a righe rosse e gialle, calzoni sempre rossi e gialli fin sotto il [[ginocchio]], [[calze]] bianche o, ancora, rosse e gialle ed un cinturone al quale è appesa una lunga spada che usa reiteratamente con chi è più debole ma che resta puntualmente penzoloni di fronte a chi potrebbe suonargliele.
 
Indossa un [[colletto]] alla spagnola arricciato, un corpetto a righe rosse e gialle, calzoni sempre rossi e gialli fin sotto il [[ginocchio]], [[calze]] bianche o, ancora, rosse e gialle ed un cinturone al quale è appesa una lunga spada che usa reiteratamente con chi è più debole ma che resta puntualmente penzoloni di fronte a chi potrebbe suonargliele.
==Giangurgolo oggi==
Recentemente la maschera di Giangurgolo è stata interpretata dall'attore catanzarese [[Enzo Colacino]] che l'ha impersonificata in manifestazioni e spettacoli in giro per l'Italia.<ref>{{Cita web |url=http://www.catanzaroinforma.it/pgn/newslettura.php?id=67719 |titolo=Copia archiviata |accesso=6 novembre 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171107011619/http://www.catanzaroinforma.it/pgn/newslettura.php?id=67719 |dataarchivio=7 novembre 2017 |urlmorto=sì }}</ref>. L'attore di origine catanzarese Stefano Mauro ne propone invece una versione 'più aggressiva' (un naso aquilino piuttosto che tondeggiante e l'attitudine spavalda e animalesca), rievocando così quella funzione satirica che era già insita nelle forme carnascialesche di tutte le maschere, chiamate a rappresentare il vizio conclamato e incarnato che aveva dato vita ai personaggi del teatro rinascimentale: la Commedia dell'arte. Tale ricerca attoriale, viene sviluppata nell'intendo di recuperare quella rappresentatività perduta nel passaggio dal ruolo fisso di Capitano di commedia del XVII secolo, alle più addolcite funzioni sceniche alla maschera attribuite nel XVIII secolo, nel contesto del teatro della corte di Napoli. Una statua raffigurante Giangurgolo si trova oggi posizionata all'ingresso del [[Teatro Grandinetti]], opera dello scultore [[Maurizio Carnevali]].
 
==Note==
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== Voci correlate ==
*[[Commedia dell'Artearte]]
*[[Arlecchino]]
*[[Balanzone]]
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*[[Pulcinella]]
*[[Carnevale]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
{{Portale|Calabria|teatro}}
 
[[Categoria:Maschere della commedia dell'arte]]
[[Categoria:Catanzaro]]