Sudan: differenze tra le versioni
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vista l'ormai quasi cerca scissione dal sud, lo stato diventa al 98% a religione islamica |
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{{Nota disambigua}}
{{F|Sudan|dicembre 2020|la stragrande maggioranza della voce è completamente sprovvista di fonti a supporto, in particolare la sezione Storia.}}
{{Stato
| nomeCorrente = Sudan
| nomeCompleto = Repubblica del Sudan
| nomeUfficiale = {{ar}} {{lang|ar|جمهورية السودان}}<br />Jumhūriyyat al-Sūdān<br />{{en}} Republic of the Sudan
| linkBandiera = Flag of Sudan.svg
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| paginaStemma = Stemma del Sudan
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| governo = [[Governo provvisorio]] sotto [[giunta militare]] (''de iure'')<br />[[Dittatura militare]] (''de facto'')
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| confini = [[Confine tra l'Egitto e il Sudan|Egitto]], [[Confine tra l'Eritrea e il Sudan|Eritrea]], [[Confine tra l'Etiopia e il Sudan|Etiopia]], [[Confine tra il Sudan e il Sudan del Sud|Sudan del Sud]] <small>(dal 2011)</small>, [[Confine tra la Repubblica Centrafricana e il Sudan|Repubblica Centrafricana]], [[Confine tra il Ciad e il Sudan|Ciad]], [[Confine tra la Libia e il Sudan|Libia]]
| continente = [[Africa]]
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| targa = SUD
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| festa = [[1º gennaio]]
| stato precedente = {{Simbolo|Flag of Anglo-Egyptian Sudan.svg}} [[Sudan Anglo-Egiziano]]
| didascaliaLocalizzazione = In verde scuro il territorio controllato dal Sudan, in verde chiaro i territori rivendicati ma non controllati.
}}
Il '''Sudan''' (in [[Lingua araba|arabo]] {{Lang|ar|السودان}}, ''as-Sūdān'', pronuncia italiana: {{IPA|[suˈdan]}}<ref>{{DOP|id=1087403}}</ref>), ufficialmente '''Repubblica del Sudan'''<ref>{{treccani|repubblica-del-sudan_(Dizionario-di-Storia)|Sudan, Repubblica del|accesso=1 novembre 2024}}</ref> (in arabo {{Lang|ar|جمهورية السودان}}, ''Jumhūriyyat as-Sūdān'', {{inglese|Republic of the Sudan}}), è uno [[Stato]] [[Stati arabi|arabo]]-[[africa]]no, che confina con l'[[Egitto]] a nord, con il [[mar Rosso]] a nord-est, con l'[[Eritrea]] e l'[[Etiopia]] a est, con il [[Sudan del Sud]] a sud, con la [[Repubblica Centrafricana]] a sud-ovest, con il [[Ciad]] a ovest e con la [[Libia]] a nord-ovest. Il Paese viene diviso longitudinalmente dal [[Nilo]] in due metà (orientale e occidentale). La popolazione del Sudan risulta dalla combinazione di abitanti autoctoni della [[valle del Nilo]] e di discendenti di immigrati dalla [[Penisola araba|penisola arabica]]. La stragrande maggioranza della popolazione oggi abbraccia l'[[Islam]] a nord, ma ci sono forti concentrazioni di [[cristiani]] e di [[animismo|animisti]] al Sud. Il nome Sudan deriva dall'espressione [[Lingua araba|araba]] ''Bilād al-Sūdān'', ossia "Paese degli uomini neri".
La popolazione del Sudan ha una lunga storia fin dall'[[antichità]], che si intreccia con la [[storia dell'Egitto]]. Il Sudan ha sofferto diciassette anni di [[guerra civile]], durante la [[prima guerra civile in Sudan|guerra civile sudanese]] (1955-1972), seguita dalla [[Seconda guerra civile in Sudan|seconda guerra civile sudanese]] (1983-1998) tra il governo centrale del Sudan e il [[Esercito di Liberazione del Popolo di Sudan|SPLA/M]] del Sudan del sud. A causa delle continue lotte politiche e militari, il Sudan ha subito un incruento [[Colpo di Stato in Sudan del 1989|colpo di Stato]] dal colonnello [[Omar al-Bashir]], nel 1989, che si proclamò presidente del Sudan. La guerra civile si è conclusa con la firma di un [[Accordo di Naivasha|accordo globale di pace]] che ha concesso l'autonomia a quella che allora era la regione meridionale del Paese. In seguito, un [[Referendum sull'indipendenza del Sudan del Sud del 2011|referendum]] tenutosi nel gennaio 2011 (come previsto dagli accordi di pace) ha decretato la separazione del [[Sudan del Sud]] dal Paese, avvenuta il 9 luglio 2011 con il consenso del Sudan.
Nel 2019, a fronte di massicce proteste popolari che chiedevano le dimissioni di al-Bashir, l'[[Forze armate sudanesi|esercito sudanese]] ha destituito il presidente tramite un [[Colpo di Stato in Sudan del 2019|colpo di Stato]] assumendo transitoriamente il controllo del Paese e accordandosi per attuare, entro il 2022, una transizione democratica. Venne dunque fondato un [[Consiglio Sovrano del Sudan (2019)|Consiglio Sovrano]] composto da civili e militari, che avrebbe dovuto governare il Paese e svolgere le funzioni congiunte di [[capo di Stato]], e venne nominato un nuovo primo ministro civile. All’avvicinarsi della data di transizione, tuttavia, l’esercito ha ordito un [[Colpo di Stato in Sudan del 2021|nuovo colpo di Stato]] che ha interrotto la transizione. Questa è ripresa in seguito a nuovi accordi, salvo essere nuovamente interrotta a causa di forti tensioni iniziate a partire da marzo-aprile 2023, che hanno visto il Paese subire un nuovo tentativo di colpo di Stato e l'[[Conflitto in Sudan del 2023|inizio di conflitti armati fra le diverse fazioni componenti il regime militare]].<ref>{{cita web|url=http://www.ilpost.it/2023/04/23/sudan-guerra-combattimenti-settimana/|titolo=I combattimenti in Sudan, fin qui}}</ref>
Membro delle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]], il Sudan aderisce anche all'[[Unione africana]], alla [[Lega araba]], all'[[Organizzazione della cooperazione islamica|Organizzazione per la cooperazione islamica]] e al [[Movimento dei paesi non allineati]], oltre ad avere lo ''status'' di osservatore nell'[[Organizzazione mondiale del commercio]]. La sua [[Capitale (città)|capitale]] è [[Khartum]], il centro politico, culturale e commerciale della nazione. Ufficialmente una [[repubblica presidenziale]] [[Stato federale|federale]] [[Democrazia rappresentativa|democratica rappresentativa]], la situazione politica del Sudan è ampiamente considerata dalla comunità internazionale come instabile e [[autoritarismo|autoritaria]], a causa dei numerosi [[Colpo di stato|colpi di Stato]] e delle frequenti [[Guerriglia|guerriglie interne]].
== Storia ==
=== Preistoria ===
[[File:SabuJeddi4.jpg|thumb|left|Tori rappresentati nel sito di arte rupestre di Sabu-Jaddi]]
Entro l'ottavo millennio a.C., un popolo di una cultura [[neolitico|neolitica]] si era stabilito sulla [[valle del Nilo]]. Aveva uno stile di vita sedentario e viveva in villaggi fortificati di mattoni di fango, integrando la caccia e la pesca con la raccolta del grano e l'allevamento del bestiame.<ref>{{cita libro | Helen Chapin Metz | [http://countrystudies.us/sudan/3.htm] | Sudan A Country Study | 1991 | GPO for the Library of Congress | Washington}}</ref> Durante il quinto millennio a.C., le migrazioni dal [[Deserto del Sahara|Sahara]] in prosciugamento portarono popolazioni neolitiche nella valle del Nilo insieme all'agricoltura. La popolazione risultante da questa mescolanza culturale e genetica sviluppò una sua gerarchia sociale nei secoli successivi, diventando il Regno di [[Kush]] (con la capitale [[Kerma (Nubia)|Kerma]]). La ricerca antropologica e archeologica indica che durante il periodo pre-dinastico la Bassa Nubia e l'Alto Egitto di Magadan erano etnicamente e culturalmente quasi identici, e quindi si ebbe l'affermazione simultanea di sistemi di regalità faraonica nel 3300 a.C.<ref>{{Cita pubblicazione|titolo = Studies and Comments on Ancient Egyptian Biological Relationships| autore = S.O.Y. Keita| anno = 1993| pp = 129-154| volume = 20| rivista = History in Africa | jstor = 3171969| DOI = 10.2307/3171969|issn = 0361-5413 }}</ref> Insieme ad altri paesi sul Mar Rosso, il [[Geografia del Sudan|Sudan]] è considerato il luogo più probabile della terra nota agli antichi Egizi come Punt (o "Ta Netjeru", che significa "Terra di Dio"), la cui prima menzione risale al X secolo a.C.[https://books.google.it/books?id=vgK2AwAAQBAJ&pg=PT168&lpg=PT168&dq=Ta+Netjeru+sudan&source=bl&ots=OUiapX95-F&sig=ACfU3U2caWxnBbkjd4WNfdEPc0uvADVuxw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiG4cLZtOLvAhWPCOwKHREmBisQ6AEwEnoECBUQAw#v=onepage&q=Ta%20Netjeru%20sudan&f=false]
Nel Sudan orientale compare intorno al 4000 a.C. il gruppo Butana. Questo popolo produceva semplici ceramiche decorate, viveva in capanne rotonde ed era molto probabilmente dedito alla pastorizia e alla caccia, ma consumava anche lumache di terra ed esistono prove di una realtà produttiva agricola.<ref>Andrea Manzo (2017): ''Eastern Sudan in its Setting, The archaeology of a region far from the Nile Valley'', Archaeopress, {{ISBN|9781784915582}}, 22-27 [http://www.archaeopress.com/ArchaeopressShop/Public/download.asp?id=%7B8051E498-158B-4217-8288-BD6DA9FB5ECC%7D online].</ref> Il gruppo Gash, nato intorno al 3000 a.C. costituisce una cultura preistorica conosciuta in diversi luoghi. Questo popolo produceva ceramiche decorate e viveva di agricoltura e allevamento di bestiame. Mahal Teglinos era un luogo importante di circa 10 ettari. Al centro furono scavate case in mattoni di fango. I sigilli e le impronte dei sigilli attestano un livello di amministrazione elevato. Le sepolture in un cimitero d'élite erano contrassegnate da pietre tombali grezze.<ref>Manzo (2017): ''Eastern Sudan in its Setting, The archaeology of a region far from the Nile Valley'', 33-42 [http://www.archaeopress.com/ArchaeopressShop/Public/download.asp?id=%7B8051E498-158B-4217-8288-BD6DA9FB5ECC%7D online].</ref> Nel secondo millennio seguì il gruppo Jebel Mokram. Produceva ceramiche con semplici decorazioni incise e viveva in semplici capanne rotonde. L'allevamento del bestiame era molto probabilmente la sua base economica.<ref>Manzo (2017): ''Eastern Sudan in its Setting, The archaeology of a region far from the Nile Valley'', 43-48 [http://www.archaeopress.com/ArchaeopressShop/Public/download.asp?id=%7B8051E498-158B-4217-8288-BD6DA9FB5ECC%7D online].</ref>
===
{{vedi anche|Nubia|Alfabeto meroitico}}
[[File:Statue, claimed to depict Natakamani found in Tabo on the isle of Argo.jpg|thumb|left|85px|Statua di un re [[nubia]]no]]
[[File:Sudan Meroe Pyramids 2001.JPG|thumb|Veduta aerea delle [[Piramidi nubiane]] di Meroë, nel Regno di Kush]]
La regione settentrionale del Sudan attuale nell'antichità era conosciuta anche come "regno della Nubia" o [[Kush|regno di Kush]], e la sua civiltà fiorì essenzialmente lungo il corso del [[Nilo]], tra la prima e la sesta [[cascata|cateratta]]. I regni che si susseguirono furono grandemente influenzati dal vicino Egitto [[faraoni]]co, che fece sentire il proprio influsso.
In realtà i confini tra gli antichi regni egiziani e sudanesi fluttuarono frequentemente, e una buona parte di quello che ora è il Sudan del Nord era, in antichità, indistinguibile dall'alto Egitto. Viceversa, la Nubia giunse a comprendere [[Assuan]].
In età [[Civiltà romana|romana]] il [[Fezzan]] fu visitato da [[Giulio Materno]], mentre [[Nerone]] inviò alcune centurie in esplorazione lungo il [[Nilo]]. In età [[islam]]ica, esploratori arabi penetrarono in quei territori e di ciò restano le testimonianze di geografi come [[al-Bakri (geografo)|al-Bakri]], [[Idrisi]] e di viaggiatori come [[Ibn Battuta]], raccolte da [[Leone l'Africano]], che visitò l'area del [[Impero di Kanem-Bornu|Bornu]].
=== Islam: arabi, turchi, egiziani ===
[[File:Christian Nubia.png|thumb|I tre regni nubiani cristiani.]]
Il [[cristianesimo]] fu introdotto nel Sudan nel terzo o nel IV secolo, ma già intorno al 640 fece la sua comparsa l'[[Islam]], proprio quando già tre dei regni che componevano la regione ([[Nobazia]], [[Makuria]], [[Alodia]]) erano stati convertiti al cristianesimo. La coesistenza fra le due fedi sarebbe rimasta accettabilmente pacifica sino all'inizio del XIV secolo, anche perché spesso i regni nubiani si trovarono in posizione di forza rispetto a un Egitto diviso e instabile.
A partire dalla metà del XII secolo il dominio economico nel Sudan [[feudalesimo|feudale]] fu gradualmente assunto da una classe di mercanti [[arabi]], mentre l'Egitto diventava sempre più aggressivo verso gli impoveriti regni nubiani. Nel 1517 l'Egitto cadde sotto il dominio dell'[[Impero ottomano]] e la stessa sorte toccò a Makuria (Nord Sudan) nello stesso anno. Nel 1504 al regno cristiano di Alodia (Sudan centrale) era succeduto il [[Regno di Sennar|sultanato islamico di Sennar]]. In seguito alla [[campagna d'Egitto]] di [[Napoleone]] (1798-1799), l'Egitto cadde sotto il potere di [[Mehmet Ali]], che lo rese di fatto indipendente dal [[Sultano ottomano|Sultano]] di [[Istanbul]].
A partire dal 1820 il [[Pascià]] [[Ottomani|ottomano]] Mehmet Ali, [[Wali (governatore)|wali]] d'Egitto, inviò un esercito agli ordini di suo figlio [[Ibrāhīm Pascià]] e di [[Muhammad Bey]] per occupare il Sudan orientale. La conquista fu completata dal figlio di Ibrāhīm, [[Isma'il Pascià|Ismāʿīl Pascià]] (poi Ismāʿīl I), con la sottomissione della regione meridionale del Paese nel 1839 e nel 1861. Con l'ingresso dei conquistatori, si sviluppò un intenso commercio di [[schiavitù|schiavi]], ma venne anche estesa l'irrigazione e incrementata la produzione di cotone (soprattutto nel Nord). Nel 1857 giunsero in Sudan alcuni missionari cattolici fra i quali [[Daniele Comboni]], che vi fondò la [[comunità missionaria]] dei Padri [[Comboniani]], poi eretta in Congregazione.
Nel 1879, a seguito del [[Congresso di Berlino]], le grandi potenze europee obbligarono Ismāʿīl I ad abdicare e misero sul trono il figlio [[Tawfīq Pascià]] (o Tawfiq I), la cui corruzione e inefficienza provocarono nel 1881 una ribellione guidata dall'ufficiale `Urābī Pascià, che fornì il pretesto per un intervento armato britannico. L'occupazione di Egitto e Sudan (1882), formalmente per difendere l'autorità del [[Chedivè]], in realtà mirava a controllare entrambi i Paesi, rafforzandovi il nazionalismo.
=== La Mahdiyya, il Sudan anglo-egiziano e le incursioni italiane ===
Il leader religioso [[Muhammad Ahmad|Muḥammad Aḥmad]] ibn ʿAbd Allāh (1844-1885), un arabo-sudanese di [[Dongola]] autoproclamatosi [[Mahdi]], tentò negli anni '80 del XIX secolo di unificare le tribù del Sudan centrale e di quello occidentale. Guidò dal 1881 una rivolta [[nazionalismo|nazionalista]] contro il dominio egiziano, che culminò con la [[battaglia di El Obeid]] (1883) e con l'[[assedio di Khartum]] (1884), alla fine del quale (12 gennaio 1885) trovò la morte anche il comandante britannico, generale [[Charles George Gordon|Gordon]], con l'instaurazione di una [[teocrazia]] [[Fondamentalismo islamico|fondamentalista]], mentre le truppe egiziane e britanniche si ritiravano dal Sudan.
La [[Mahdiyya]] operò dal 1884 al 1898, imponendo la ''[[shari'a|sharīʿa]]'', bruciando ogni testo associato con il vecchio regime, opponendosi al [[tribalismo]] e sterminando chiunque non abbracciasse il regime. Benché il Mahdi fosse morto di tifo sei mesi dopo la caduta di al-Kharṭūm, [[Abdallahi ibn Muhammad|ʿAbdallāhi b. Muḥammad]] (1846-1899), un arabo-sudanese del [[Darfur]], riuscì a prendere il potere e assunse il titolo di ''Khalīfa'' (successore) del Mahdi, continuandone la politica interna ed estera, muovendo senza successo guerra all'[[Etiopia]] (1887-1889), all'Egitto (1889), all'[[Equatoria]] (Sudan meridionale - Uganda settentrionale) belga (1891) e all'[[Eritrea]] italiana (1893). Guerre, pestilenze e carestie dimezzarono la popolazione sudanese.
Dal 17 luglio 1894 al 25 dicembre 1897 l'area di [[Cassala]] fu occupata dagli italiani, che la cedettero ai britannici dopo la loro sconfitta della [[battaglia di Adua]] con i guerrieri abissini.
[[File:The war in the Soudan.jpg|thumb|upright=0.7|La guerra del Sudan, in una rappresentazione di [[propaganda]]]]
Ufficialmente in nome del [[Chedivè]] d'Egitto, ma in pratica per l'[[Impero britannico]] (nel timore di infiltrazioni di Francia e Belgio), dal 1896 al 1898 le forze anglo-egiziane guidate da [[Horatio Herbert Kitchener|Lord Kitchener]] attaccarono lo Stato mahdista, che resistette fin quando l'esercito mahdista non fu sopraffatto nella [[battaglia di Omdurman]] (2 settembre 1898) e il successore del Mahdi non fu ucciso nella [[battaglia di Umm Diwaykarat]], nel [[Kordofan]], il 24 novembre 1899).
Nel 1899 l'Impero britannico impose all'Egitto un "condominio" sul Sudan, dando vita al "[[Sudan Anglo-Egiziano]]", dopo avere amministrato il Sudan per vari decenni come una propria colonia, fino a dividerlo nel 1924 in due parti distinte, il Sud cristiano e il Nord musulmano. In base a un trattato, poi ratificato nel 1936, il governatore era nominato dall'Egitto con il consenso britannico, situazione che rimase invariata fino al 1956.
Nel 1903 il governo locale iniziò un'assegnazione di "licenze" ai missionari che richiedevano di potere entrare nel Paese, definendo i territori nei quali sarebbe stato loro consentito di insediarsi. La zona settentrionale nubiana (cristiana fino a pochi secoli prima) rimase esclusa da tali assegnazioni e restò prevalentemente musulmana. Tra il 1914 al 1922, l'Egitto, ufficialmente "condomino" del Sudan, fu a sua volta [[protettorato]] britannico.
Durante la [[seconda guerra mondiale]] le forze di difesa del Sudan, formate nel 1925, contrastarono le incursioni italiane dall'Etiopia nel 1940. Tuttavia gli italiani, con la [[conquista di Cassala]], la occuparono dal 4 luglio 1940 al 21 gennaio 1941. A seguito dell'offensiva britannica le forze sudanesi contribuirono all'invasione e occupazione delle colonie italiane nel 1942.
Nel 1943, allentandosi la pressione britannica a causa del conflitto, sorsero due partiti spontanei di inclinazione [[nazionalismo|nazionalista]], il partito [[Umma (partito)|Umma]] e il partito [[al-Ashiqqāʾ]] (I Fratelli), quest'ultimo di ispirazione islamica, entrambi principalmente riferentisi al Sudan settentrionale.
Nel 1947 si tenne la [[conferenza di Juba|conferenza di Giuba]] con la quale le due parti del Paese concordarono per la riunificazione e il Sud venne ammesso alla rappresentatività parlamentare.
Nel 1953 il regime di Protettorato fu abolito grazie a un accordo anglo-egiziano ispirato a principi di [[autodeterminazione dei popoli]]. Immediatamente dopo, a novembre, si tennero elezioni generali per il rinnovo dell'Assemblea legislativa, dalle quali nel gennaio successivo sortì la legittimazione di [[Isma'il al-Azhari|Ismāʿīl al-Azharī]] a capo del governo. Uno dei primi atti fu l'istituzione di un [[comitato per la sudanizzazione]], nel quale però fu notata una sproporzionatamente esigua rappresentanza del Sudan del Sud.
=== Il Sudan indipendente (dal 1956) ===
Fin dall'indipendenza dal [[Regno Unito]], proclamata dal Parlamento nel dicembre 1955 e ottenuta nel 1956, la [[politica]] interna è stata dominata da regimi militari che, secondo una visione pressoché unanime degli studiosi, avrebbero favorito governi a orientamento [[islam]]ico e privilegiato il Sudan settentrionale.
I conflitti interni e la [[Prima guerra civile in Sudan|prima guerra civile]], che hanno dominato la scena interna dal 1955 al 1972, e che hanno origine antecedente all'indipendenza, nacquero dal contrasto fra le forze governative settentrionali e le forze [[Anyanya]] che rivendicavano l'autonomia della parte meridionale del Paese.
Nel 1957 fu proposta da parte dei nord-sudanesi una [[costituzione]] che eleggesse l'[[Islam]] [[religione di Stato]] e la [[lingua araba]] lingua ufficiale dello Stato. L'anno successivo i sud-sudanesi abbandonarono i lavori dell'Assemblea Costituente, una volta compreso che l'ipotesi di una federazione fra Nord e Sud del Paese non sarebbe stata accolta.
L'opera dei missionari stranieri fu interrotta nel 1964 da un imprevisto decreto di espulsione generalizzato; le tensioni crebbero sino a fare montare in autunno una ribellione nota come "rivoluzione d'ottobre" e lo stato di agitazione restò gravissimo per lungo tempo. Pochi anni dopo, ormai nel 1969, [[Ja'far al-Nimeyri|Jaʿfar al-Nimeyrī]] avrebbe attuato un [[Colpo di Stato in Sudan del 1969|colpo di Stato]] detto "rivoluzione di maggio", con l'appoggio dei comunisti.
Nel 1972 un accordo di pace firmato ad [[Addis Abeba]] garantì al Sud [[Regione Autonoma del Sudan Meridionale (1972-1983)|una sorta di autonomia]] tramite la costituzione di un'assemblea regionale con facoltà di elezione del presidente dell'Alto Consiglio Esecutivo (ACE), soggetto però alla conferma da parte del presidente della repubblica. Il primo presidente dell'assemblea regionale del Sud fu [[Abel Alier]]. Parte dell'accordo prevedeva l'assorbimento delle forze Anyanya nelle forze governative. L'anno successivo la costituzione del Sudan avrebbe confermato i punti principali dell'accordo.
Il 12 aprile 1978 il governo centrale e le opposizioni, guidate dal [[Fronte Nazionale (Sudan)|Fronte Nazionale]], sottoscrissero un accordo congiunto di rappacificazione, ma le tensioni si spostarono su un fronte socioeconomico, e l'anno successivo fu caratterizzato da manifestazioni e [[sciopero|scioperi]], per il miglioramento delle condizioni economiche e per il riconoscimento di [[diritti umani|diritti]] fondamentali come la [[libertà di stampa]].
Il trasferimento a nord di milizie ex Anya Nya, la decisione del presidente [[Ja'far al-Nimeyri|Nimeyrī]] di dividere il governo del Sud in tre governi regionali e soprattutto la decisione di introdurre le sanzioni previste dalla ''[[Shari'a|Sharīʿa]]'' nel [[codice (diritto)|codice]] penale incontrarono l'opposizione degli ufficiali del Sud e portarono all'ammutinamento di [[Bor (Sudan del Sud)|Bor]] nel 1983 che diede i natali all'[[Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan]]. La guerra civile ricominciò.
La vicinanza agli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] è aumentata sotto l'amministrazione di [[Ronald Reagan]]. Gli aiuti americani sono passati da cinque milioni di dollari nel 1979 a duecento milioni di dollari nel 1983 e poi a 254 milioni di dollari nel 1985, principalmente per programmi militari. Il Sudan diventa così il secondo maggiore destinatario degli aiuti americani all'Africa (dopo l'Egitto). Sono in corso i lavori di costruzione di quattro basi aeree per ospitare le unità della Forza di dispiegamento rapido e una potente stazione di ascolto per la [[CIA]] nei pressi di [[Porto Sudan]].<ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.monde-diplomatique.fr/1985/10/GRESH/38833|titolo=Le Soudan après la dictature|autore=Alain Gresh|sito=|data=1985-10-01|lingua=fr|accesso=}}</ref>
Dal 1983 gli effetti delle [[carestia|carestie]] successive alla guerra hanno provocato oltre due milioni di morti e oltre quattro milioni di rifugiati. Nel marzo del 1985 l'annuncio dell'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, su richiesta dell'[[Fondo Monetario Internazionale|FMI]] con cui il regime stava negoziando, innescò le prime manifestazioni. Il 2 aprile otto sindacati invocarono la mobilitazione e uno "sciopero politico generale fino all'abolizione del regime attuale". Il 3 alcune manifestazioni di massa hanno scosso Khartum, ma anche le principali città del Paese; lo sciopero ha paralizzato le istituzioni e l'economia.<ref name=":0" /> Nel 1985, un altro colpo di Stato, realizzato dal generale [['Abd al-Rahman Suwwar al-Dhahab]], estromise Nimeyrī e restaurò un governo civile.
=== L'era ''al-Bashir'' (1989-2019) ===
[[File:Sudan politicaly distrikt map Jul2006.png|thumb|Aree sotto controllo governativo e aree autonome al luglio 2006]]
Il 30 giugno 1989 il colonnello [[Omar Hasan Ahmad al-Bashir]] guidò un [[Colpo di Stato in Sudan del 1989|colpo di Stato militare]] senza spargimenti di sangue, destituendo il Primo ministro [[Sadiq al-Mahdi|Ṣādiq al-Mahdī]], eletto nel 1986.<ref>{{Cita news|lingua=en|url=https://www.reuters.com/article/uk-warcrimes-sudan-bashir-profile-idUKL1435274220080714|titolo=FACTBOX - Sudan's President Omar Hassan al-Bashir|pubblicazione=Reuters|data=2008-07-14}}</ref> Questo portò alla nascita di un regime militare guidato da Al-Bashir e dominato dal [[Fronte Nazionale Islamico]] (NIF) di [[Hasan al-Turabi|Ḥasan Turābī]]. Il regime di Al-Bashir mise al bando tutti i partiti politici e introdusse la legge islamica a livello nazionale.<ref>{{Cita web|url=https://ethiopianreview.com/content/2929|titolo=Chickens are coming home to roost!|autore=Yilma Bekele|sito=Ethiopian Review|data=2008-07-12|lingua=en}}</ref> Successivamente, al-Bashir istituì delle purghe e sentenze capitali contro ufficiali di alto rango nell'esercito sudanese, mise al bando le associazioni, i partiti politici e i giornali locali, e inoltre fece arrestare diversi leader politici e giornalisti.<ref>{{Cita libro|nome=Gilles|cognome=Kepel|titolo=Jihad : the trail of political Islam|url=https://www.worldcat.org/oclc/48851110|data=2002|editore=Harvard University Press|OCLC=48851110|ISBN=0-674-00877-4}}</ref> Il 16 ottobre 1993, al-Bashir nominò sé stesso "[[Capi di Stato del Sudan|Presidente]]" e smantellò il Consiglio Rivoluzionario di Comando. I poteri esecutivi e legislativi del consiglio vennero assunti direttamente da al-Bashir.<ref>{{Cita news|lingua=en|autore=Peter Walker|url=https://www.theguardian.com/world/2008/jul/14/sudan.warcrimes3|titolo=Profile: Omar al-Bashir|pubblicazione=[[The Guardian]]|data=2008-07-14}}</ref> In seguito al colpo di Stato, il conflitto contro il [[Movimento di Liberazione del Popolo del Sudan]] (SPLM) si intensificò, e anche le opposizioni politiche nord-sudanesi parteciparono in armi.
Durante le elezioni generali in Sudan del 1996 Omar al-Bashir fu l'unico candidato a correre legalmente per l'elezione. Il Sudan divenne un [[Monopartitismo|sistema monopartitico]] guidato dal [[Partito del Congresso Nazionale]] (NCP).<ref>{{Cita web|url=http://www.historyworld.net/wrldhis/PlainTextHistories.asp?historyid=aa86|titolo=HISTORY OF THE SUDAN|sito=www.historyworld.net}}</ref> Durante gli anni '90, [[Hasan al-Turabi]], l'allora Portavoce dell'Assemblea nazionale, si mise in contatto con gruppi fondamentalisti islamici e invitò Osama bin Laden in Sudan. Il Sudan di quegli anni rappresentò un terreno fertile e ospitale per diversi gruppi terroristi di stampo [[fondamentalista]] e lo stesso [[Osama bin Laden]] vi risiedette, sotto la protezione di Turābī, tra il 1992 e il 1996. Di conseguenza dal 1993 gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] inclusero il Sudan nella lista dei paesi sponsor del terrorismo, accusando il Sudan di al-Bashir di stare dando rifugio e protezione a gruppi militanti palestinesi e libanesi come [[Hezbollah]], considerati terroristi dagli Stati Uniti.<ref>{{Cita news|lingua=en|nome=Lara|cognome=Jakes|nome2=Declan|cognome2=Walsh|nome3=Eric|cognome3=Schmitt|url=https://www.nytimes.com/2020/10/19/world/africa/sudan-trump-israel-terrorism.html|titolo=State Dept. to Remove Sudan From List of Terrorist States|pubblicazione=The New York Times|data=2020-10-19}}</ref> In seguito agli [[attentati alle ambasciate statunitensi del 1998]], gli Stati Uniti lanciarono l'[[Operazione Infinite Reach]] e prese di mira la [[fabbrica farmaceutica di Al-Shifa]] nei pressi della capitale sudanese [[Khartum]], che gli Stati Uniti ritennero (erroneamente) stesse producendo [[armi chimiche]] per il gruppo terroristico di Hezbollah. L'influenza di al-Turabi iniziò a diminuire, e altre figure in favore di una guida più pragmatica tentarono di porre rimedio all'isolamento internazionale del Sudan.<ref>{{Cita libro|nome=Graham E.|cognome=Fuller|titolo=The future of political Islam|url=https://www.worldcat.org/oclc/51446081|data=2003|editore=Palgrave|OCLC=51446081|ISBN=1-4039-6136-0}}</ref> Il Paese tentò di soddisfare i critici espellendo i membri della Jihad islamica egiziana e invitando Osama bin Laden ad abbandonare il Paese.<ref>{{Cita libro|nome=Lawrence|cognome=Wright|titolo=The looming tower : Al-Qaeda and the road to 9/11|url=https://www.worldcat.org/oclc/232254274|edizione=1st ed|data=2006|editore=Knopf|OCLC=232254274|ISBN=978-0-307-26608-8}}</ref>
Nel 1996 l'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] irrogò delle sanzioni per il supposto coinvolgimento del Sudan nell'[[attentato]] al presidente egiziano [[Hosni Mubarak|Mubārak]] dell'anno precedente. Le sanzioni consistevano in un [[embargo]] aereo internazionale e vennero seguite da "sanzioni" autonomamente irrogate dagli Stati Uniti d'America, che pretesero un embargo generale.
La [[Seconda Guerra Civile Sudanese|guerra civile]] si protrasse senza tregua e nel 1998, anno in cui si tenne anche un [[referendum]] costituzionale, a causa di una [[siccità]] particolarmente pesante, nel Sud scoppiò una [[carestia]] di luttuosa gravità. L'anno successivo un'attenuazione assai ridotta delle difficoltà venne dall'apertura delle esportazioni di [[petrolio]], ma la lotta politica restò incandescente, al-Bashīr spodestò Turābī e proclamò lo [[stato di emergenza]]; il Sud divenne vittima di regolari bombardamenti aerei.
L'oppositore Ḥasan Turābī, già Procuratore generale e leader del partito del [[Congresso Popolare Nazionale]] (CPN), fu arrestato nel febbraio del 2001, dopo che la sua formazione aveva avuto alcuni abboccamenti con il SPLA per un coordinamento delle opposizioni. Stante la permanenza della carestia, e dato l'ormai ingente numero di vittime della guerra civile, vi furono svariati tentativi internazionali volti a raggiungere un accordo fra le parti, nessuno dei quali ebbe però successo fino al 2002.
Nel giugno del 2002, con la collaborazione di [[John C. Danforth]], [[ambasciatore]] [[Stati Uniti d'America|statunitense]] e incaricato speciale delle [[Nazioni Unite]], iniziarono delle trattative di pace fra il governo sudanese e il SPLM/A. Il presidente dell'[[Uganda]] [[Yoweri Museveni]] riuscì a fare incontrare per la prima volta al-Bashīr e [[John Garang]], ''leader'' carismatico delle forze ribelli. Uno degli accordi fu la concessione di maggiore indipendenza al Sud del Paese e il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione dello stesso tramite un [[referendum]].
Una delle principali cause del conflitto è da molti osservatori rintracciata nella presenza di ingenti risorse [[petrolio|petrolifere]] nella parte meridionale del Paese.
=== Dal
{{vedi anche|Seconda guerra civile sudanese|Accordo di Naivasha|Elezioni generali in Sudan del 2010}}
[[File:Salva Kiir Mayardit cropped.jpg|thumb|Il Presidente del Sudan del Sud, [[Salva Kiir Mayardit]]]]
Nel febbraio del 2003 il conflitto crebbe dopo che le milizie del SPLA e quelle del MGU ([[Movimento Giustizia e Uguaglianza]]) attaccarono alcuni insediamenti governativi. Nell'aprile del 2004 [[Kofi Annan]] ricordò che il rappresentante locale delle Nazioni Unite utilizzò, per descrivere la violenza del conflitto, la definizione "[[pulizia etnica]]". Nel 2005 venne firmato l'accordo di pace globale (Cpa) con cui si pose fine agli oltre venti anni di guerra civile tra il Nord e il Sud del Sudan. Dopo la pace, il Sudan People's Liberation Army (SPLA) si riorganizzò politicamente come Sudan People's Liberation Mouvement (SPLM).
Il conflitto tra il Nord del Paese prevalentemente arabo e un Sud cristiano animista è alimentato da una [[guerra civile]] che dura da più di 40 anni. Nel 2004 la condizione del Sudan è stata definita dalla comunità internazionale "la più grave situazione umanitaria esistente". Molti gli sforzi fatti dalla comunità internazionale e numerosi anche i tentativi di organizzazioni africane (tra cui l'[[Unione africana]]) di portare la guerra civile ai tavoli di pace. Grande il problema dei guerriglieri ribelli contro un governo del Nord che ha imposto, sin dagli anni ottanta, il duro regime della ''[[Shari'a|Sharīʿa]]'', la legge [[Corano|coranica]]. Contro l'egemonia del GoS (Government of Sudan) agiscono due principali fazioni ribelli: lo SLM (Sudan People's Liberation Army) e il MGU ([[Movimento Giustizia e Uguaglianza]]) che continuano a battersi per liberare il Sud dal regime imposto. Rimane l'area di conflitto del [[Darfur]]. In questa zona i conflitti hanno origini remote e risalgono agli scontri fra le popolazioni [[Popoli nomadi|nomadi]] arabe e le popolazioni stanziali africane per le risorse vitali come terra e acqua.
In base all'accordo di pace globale (Cpg), che nel 2005 ha posto fine a oltre venti anni di guerra civile tra Nord e Sud del Paese, le elezioni politiche si sarebbero dovute svolgere entro luglio 2009; osservatori delle [[Nazioni Unite]] avevano però invitato il governo a posticiparne la data a novembre, alla fine della stagione delle piogge, per evitare complicazioni di carattere logistico. Il presidente [[Omar Hasan Ahmad al-Bashir|ʿOmar Ḥasan Aḥmad al-Bashīr]], il 14 aprile 2009, in un discorso davanti ai membri del parlamento di [[Khartum]] ha garantito che le prossime elezioni nel Paese saranno «libere e trasparenti» e ha aggiunto di «non avere alcuna intenzione di posporre le votazioni oltre il tempo stabilito».
Le elezioni parlamentari e presidenziali si sono tenute nell'aprile 2010, con dieci mesi di ritardo rispetto al previsto. Sono stati eletti non solo il presidente del Sudan e quello del [[Sudan meridionale]] ma anche i deputati del parlamento nazionale e quello del parlamento del Sudan del Sud.
ʿOmar Ḥasan Aḥmad al-Bashīr è stato riconfermato presidente ottenendo il 68% dei suffragi. Nel Sudan meridionale è stato rieletto presidente [[Salva Kiir Mayardit]], leader degli ex ribelli dell'[[Esercito di Liberazione Popolare del Sudan]] (SPLA).
=== Il referendum del 2011 e l'indipendenza del Sud Sudan ===
{{vedi anche|Referendum sull'indipendenza del Sudan del Sud del 2011}}
Tra il 9 e il 15 gennaio 2011 nel [[Sudan del Sud]] si è tenuto un [[referendum]] per la secessione dal Nord del Sudan e la creazione di uno Stato indipendente. La consultazione era già parte dell'accordo Naivasha del 2005 tra il governo di [[Khartum]] e l'esercito di liberazione popolare del Sudan/Movimento (SPLA/M).
Un referendum simultaneo si è svolto nella provincia di [[Abyei (distretto)|Abyei]] per scegliere se fare parte del Sudan del Sud o se rimanere nel Sudan. Ciononostante, la regione è rimasta disputata e de facto soggetta a un [[Condominio (diritto internazionale)|condominio]].
Il 7 febbraio 2011 il presidente del Sudan, [[Omar Hasan Ahmad al-Bashir|ʿOmar Ḥasan Aḥmad al-Bashīr]], ufficializzando i risultati del referendum, ha proclamato la nascita dello Stato del [[Sudan del Sud]], che diviene così il cinquantaquattresimo Stato africano. Il 9 luglio 2011, dopo un periodo di prova, viene proclamata l'indipendenza del [[Sudan del Sud]], subito riconosciuta dal governo di Khartum.
=== Colpi di stato del 2019, 2021 e 2023 ===
{{vedi anche|Colpo di Stato in Sudan del 2019|Colpo di Stato in Sudan del 2021|Colpo di Stato in Sudan del 2023|Conflitto in Sudan del 2023}}
Tra il 2018 e il 2019 il Sudan è stato scosso per mesi da sommosse popolari che hanno portato alle dimissioni del Presidente Omar al-Bashir l'11 aprile del 2019<ref>[https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/04/11/sudan-colpo-di-stato-dellesercito-veicoli-militari-nel-palazzo-presidenziale-media-il-presidente-bashir-si-e-dimesso/5102377/ Il Fatto Quotidiano].</ref><ref>[http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2019/04/11/sudan-in-atto-colpo-di-stato_a58aab92-21e9-4fba-87d9-6b915aa8a197.html ANSA].</ref><ref>[http://www.ilgiornale.it/video/mondo/colpo-stato-sudan-festeggiamenti-strade-khartum-dimissioni-1678458.html Il Giornale].</ref> e all’instaurazione di un [[Consiglio Sovrano del Sudan (2019)|Consiglio sovrano con finalità esecutive transitorie]], che ha nominato un primo ministro civile durante la fase di transizione. Sotto la guida di quest’ultimo, nel corso del 2020, la [[Mutilazioni genitali femminili|mutilazione genitale femminile]] è diventata illegale, è stata abolita la [[pena di morte]] per [[omosessualità]] e [[apostasia]] e il divieto di consumare alcolici è stato cancellato (sebbene solo per i non musulmani). È stato rimosso anche l'obbligo del velo per le donne e la fustigazione pubblica.
A settembre 2021, tuttavia, dopo che un primo tentativo di golpe attribuito ai sostenitori dell'ex dittatore Omar al-Bashir viene sventato, in seguito a una serie di manifestazioni di varie fazioni, il 25 ottobre 2021 un [[Colpo di Stato in Sudan del 2021|nuovo colpo di Stato da parte delle forze armate]] guidate dal generale [[Abdel Fattah Abdelrahman Burhan]] porta all'arresto del premier e di diversi ministri nonché all’instaurazione di un [[regime militare|pieno governo militare]]<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/esteri/21_ottobre_25/sudan-colpo-stato-arresti-premier-hamdok-alcuni-ministri-b8ef913a-3554-11ec-8a40-b3e7f8c50c67.shtml|titolo=Colpo di Stato in Sudan: agli arresti il premier Hamdok e quattro ministri. Bloccata rete internet|autore=Michele Farina|sito=Corriere della Sera|data=2021-10-25|lingua=it-IT|accesso=2021-10-25}}</ref>, che gestirà il Paese fino a rinnovati accordi con i rappresentanti civili. Dopo dunque essere stato liberato il 21 novembre 2021, [[Abdalla Hamdok]] torna a essere Primo ministro<ref>{{Cita news|titolo=Sudan military to reinstate Hamdok as PM in new deal|pubblicazione=Al jazeera|url=https://www.aljazeera.com/news/2021/11/21/sudan-military-to-reinstate-ousted-pm-hamdok-after-deal-reports}}</ref>, da cui si dimetterà il 2 gennaio 2022 citando l’incapacità effettiva di agire per potere riformare il Paese. Gli succederà [[Osman Hussein]].
Nell'aprile del 2023, infine, un ennesimo tentativo di golpe è attuato dal generale [[Mohamed Hamdan Dagalo|Mohammed Dagalo]], capo di un’[[organizzazione paramilitare]] denominata “[[Rapid Support Forces|Forze di Supporto Rapido]]” (RSF) e creata ''illo tempore'' dal presidente [[Omar Hasan Ahmad al-Bashir|Omar al Bashir]] per attuare una [[pulizia etnica]] delle popolazioni non arabe presenti in [[Darfur]]. Il 15 aprile, dunque, dopo settimane di tensioni interne, iniziano gli scontri tra l'esercito ribelle e l'esercito ufficiale guidato da [[Abdel Fattah Abdelrahman Burhan|Abdel al Bhuran]]. Da subito nella capitale [[Khartum]] si avviano numerosi scontri armati che vedono contrapporsi i due eserciti che portano a quasi 300 vittime tra i civili<ref>{{Cita news|url=https://www.rainews.it/maratona/2023/04/sudan--secondo--giorno--tregua-lallarme-oms-occupato-laboratorio-virus-e3c10dda-a550-4da3-bd88-b35728ccf58b.html|titolo=Aggiornamenti Live - Rai News|accesso=26 aprile 2023|dataarchivio=26 aprile 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230426133450/https://www.rainews.it/maratona/2023/04/sudan--secondo--giorno--tregua-lallarme-oms-occupato-laboratorio-virus-e3c10dda-a550-4da3-bd88-b35728ccf58b.html|urlmorto=sì}}</ref>. A causa della crescente instabilità, molti sono stati gli appelli della comunità internazionale, e specialmente dell’[[ONU]], per raggiungere il prima possibile la pace, mentre la maggior parte dei Paesi esteri ha iniziato le evacuazioni dei loro cittadini dal Paese.
== Geografia ==
{{vedi anche|Geografia del Sudan}}
Il Sudan confina a nord con l'[[Egitto]], a est con il [[Mar Rosso]], l'[[Eritrea]] e l'[[Etiopia]], a sud con il [[Sudan del Sud]], a ovest con la [[Repubblica Centrafricana]] e il [[Ciad]] e a nord-ovest con la [[Libia]].
===
[[File:Sudan ___location map Topographic.png|thumb|left|upright=1.4|Carta morfologica del Sudan]]
Il territorio del Sudan è composto principalmente da vaste pianure e altopiani drenati dal [[Nilo Bianco]] e dai suoi affluenti. Questo sistema fluviale corre da sud a nord attraverso l'intera lunghezza della parte centro-orientale del Paese. L'immensa pianura dalla quale il Sudan è costituito è delimitata a ovest dallo [[spartiacque Nilo-Congo]] e dagli altopiani del [[Darfur]] e a est dall'[[Acrocoro Etiopico|acrocoro etiopico]] e dalle [[Itbay|colline del Mar Rosso]] (''ʿAtbāy''). Questa pianura può essere suddivisa in una zona settentrionale di [[Hammada|deserto roccioso]] appartenente al [[Deserto del Sahara|Sahara]]: i ''Qawz'' occidentali, un'area di dune di sabbia ondulate che si confondono verso nord nel deserto roccioso e una pianura argillosa centro-meridionale<ref name=EB>{{cita web | url=https://www.britannica.com/place/Sudan | titolo=Encyclopædia Britannica: Sudan | lingua=en | accesso=17 novembre 2019}}</ref>.
La maggior parte del Sudan settentrionale è ricoperta da un deserto di sabbia o ghiaia, reso meno monotono da ''[[mesa]]s'' di [[arenaria]] [[nubia]]na e da ripide colline di [[granito]] simili a isole. Nel Sudan centro-meridionale la pianura argillosa è caratterizzata da ''[[Monadnock|inselberg]]'' (colline isolate che si innalzano bruscamente dalla pianura), il cui raggruppamento più grande forma i [[Montagne di Nuba|monti Nuba]] (''Jibāl al-Nūbah''). La pianura occidentale è composta principalmente da arenarie nubiane, che formano una regione di altopiano rotta da ''mesas'' e da ''[[butte]]s''. Più a ovest il massiccio vulcanico del [[Jebel Marra]] si innalza dall'altopiano del Darfur fino a quote comprese tra circa 900 e {{formatnum:3000}} metri sul livello del mare. Queste montagne formano lo spartiacque Nilo-Congo e il confine occidentale della pianura argillosa<ref name=EB/>.
[[File:Nuba-berge.jpg|thumb|Veduta dei monti Nuba]]
[[File:Sudan Jebel Marra Deriba Lakes edited.jpg|thumb|Il lago Deriba nella cavità craterica del [[Jebel Marra]]]]
Nel Sudan nord-orientale la regione delle colline del Mar Rosso è costituita da una scarpata sollevata. Il versante ripido di fronte al Mar Rosso forma colline accidentate profondamente incise dai torrenti. La scarpata si affaccia su una stretta pianura costiera larga da 16 a 40 km festonata da dune e barriere coralline. Più a sud le alture orientali costituiscono le colline pedemontane dell'acrocoro etiopico<ref name=EB/>.
=== Idrografia ===
[[File:Khartoum Nasa 30aug2001.jpg|thumb|left|Veduta satellitare di Khartoum, con il [[Nilo Azzurro]] (a destra), che confluisce nel [[Nilo Bianco]]]]
Il sistema idrografico del [[Nilo]] è la caratteristica fisica dominante del territorio e tutti i torrenti e i fiumi del Sudan defluiscono nel Nilo o cercano di farlo. Il fiume penetra nel Paese come [[Nilo Bianco]] (''Baḥr al-Abyaḍ'') da sud-est, circa 100 km a sud di [[Kosti]], e mantiene una pendenza estremamente bassa fino a quando non viene raggiunto dal [[Nilo Azzurro]] (''Baḥr al-Azraq'') a [[Khartoum]]. Al Nilo Azzurro, che nasce sull'acrocoro etiopico, si deve il maggior quantitativo di acque complessivo del Nilo. Dopo la confluenza tra Nilo Bianco e Azzurro a Khartoum, il fiume scorre verso nord con un corso tortuoso e diventa noto semplicemente come Nilo (''Nahr al-Nīl''). In gran parte del Paese, tuttavia, i corsi d'acqua non riescono a raggiungere il Nilo; i fiumi del settore sud-occidentale raggiungono raramente il sistema del ''[[Bahr al-Ghazal (fiume)|Baḥr al-Ghazāl]]'' e nel nord dalla maggior parte dei gruppi di colline scendono corsi d'acqua stagionali che si disperdono nelle pianure circostanti<ref name=EB/>.
La superficie dei deserti del Nord e del Nord-est è costituita da roccia nuda, da un manto spoglio di detriti o da distese sabbiose di dune mobili note come ''[[Erg (deserto)|erg]]''. Nella zona semiarida del Sudan centro-settentrionale lo strato di detriti rocciosi è in parte modificato a formare suoli immaturi; nella regione dei ''Qawz'' i suoli hanno un colore rosso-brunastro e sono scarsamente fertili. Suoli [[alluvione|alluvionali]] si incontrano nei delta desertici dei fiumi [[Mareb|Gash]] (''al-Qāsh'') e [[Barca (fiume)|Barka]], lungo il corso del Nilo Bianco e Azzurro e nelle pianure alluvionali di molti piccoli fiumi che si irradiano dal Djebel Marra. I suoli alcalini della pianura centro-meridionale sono costituiti da argille pesanti screpolate. I suoli della pianura della [[Gezira (Sudan)|Gezira]] (''al-Jazīrah'') a sud di Khartum sono formati da un terreno argilloso fortemente screpolato depositatosi durante le inondazioni annuali del Nilo Azzurro<ref name=EB/>.
=== Clima ===
[[File:Sudan map of Köppen climate classification.svg|thumb|upright=1.4|Carta climatica del Paese]]
Il Sudan ha un [[clima tropicale]] con accentuati caratteri di continentalità in quasi tutto il vasto territorio. Soltanto lungo il tratto costiero nord-orientale il Mar Rosso introduce certe caratteristiche marittime, limitate però alla breve pianura costiera e al versante orientale dei monti che la delimitano. Le manifestazioni climatiche, e in modo particolare le precipitazioni, sono tuttavia sensibilmente diverse passando dalla parte settentrionale a quella meridionale del Paese. Anche fattori locali, strettamente legati alla morfologia, contribuiscono a determinare alcune condizioni climatiche particolari<ref name=IGA128-129>''Istituto Geogr. De Agostini. Enciclopedia Geografica, ediz. speciale per il Corriere della Sera, vol. 11, pgg. 128-129''.</ref>.
Rispetto al clima il territorio sudanese si può suddividere in tre distinte regioni. La prima si estende a nord del 19º parallelo. Si tratta di una regione desertica interessata da venti secchi d'origine settentrionale e quasi priva di precipitazioni, se si escludono poche decine di millimetri ([[Wadi Halfa]]) che si registrano quasi interamente nel mese di luglio. La temperatura oscilla tra le medie di 16 °C in gennaio e di 32 °C da luglio a settembre (media annuale intorno ai 26 °C). Notevoli sono le escursioni termiche giornaliere, che a Wadi Halfa possono toccare nei mesi più caldi i 18 °C. Sempre a Wadi Halfa la temperatura raggiunge in certe giornate i 50 °C, che corrispondono ai valori assoluti più elevati di tutto il Sudan<ref name=IGA128-129/>.
Una regione climatica distinta è quella che si affaccia al Mar Rosso e delimitata verso ovest dai rilievi paralleli alla costa. Le piogge cadono prevalentemente da ottobre a dicembre, ma d'estate vi è una breve stagione piovosa (giugno-settembre) corrispondente alla [[stagione delle piogge]] continentale. Complessivamente cadono durante l'anno a [[Porto Sudan|Port Sudan]] circa 100–110 mm di pioggia. La temperatura varia sensibilmente durante l'anno, passando da medie di 35 °C in agosto a medie di 24 °C in febbraio. L'escursione termica giornaliera si aggira sui 10 °C; piuttosto sensibile è qui l'umidità relativa, che rende penosa l'abitabilità<ref name=IGA128-129/>.
A sud del 19º parallelo si può individuare l'ultima regione climatica, caratterizzata dall'alternarsi delle masse d'aria umida provenienti da sud (alle quali si deve una stagione piovosa) e delle masse d'aria secca provenienti da nord (che determinano una stagione priva di piogge). La regione si classifica come [[Clima steppico|semiarida]], caratterizzata da poche precipitazioni che si registrano per gran parte da giugno a settembre. A [[Khartum]] esse raggiungono annualmente i 170 mm, ma aumentano a [[Cassala|Kassala]] (230 mm) e ad [[al-Fashir]] (300 mm), a causa della maggior altitudine. Valori eccezionali (fino a 600 mm) si registrano sul Jebel Marra, che è la zona più piovosa del Sudan. La temperatura varia da un minimo di 24 °C in gennaio a un massimo di 32 °C in aprile e maggio (a Khartum 34 °C in giugno). L'escursione diurna è sensibilissima, specialmente nella parte più occidentale; ad al-Fashir essa si aggira sui 20 °C. Nel [[Darfur]] sensibili sono gli effetti dell{{'}}''[[harmattan]]'', il vento secco del Sahara che spira d'inverno portando siccità e polvere che vela costantemente il cielo<ref name=IGA128-129/>.
=== Flora e fauna ===
{{doppia immagine verticale|sinistra|Fleurs d'Acacia Sénégal (Senegalia senegal).jpg|Giraffa camelopardalis camelopardalis (Al Ain Zoo, UAE).jpg|300 px|Fiori di ''[[Acacia senegal]]''|La [[Giraffa camelopardalis|giraffa della Nubia]], ormai divenuta molto rara nel Paese}}
La flora e la fauna del Sudan rispecchiano la straordinaria varietà di ambienti che si estendono dal deserto sahariano al nord fino alle savane e alle paludi del Nilo Bianco a sud, configurando il paese come una zona di transizione biogeografica tra l'Africa settentrionale arida e quella subsahariana umida.
La vegetazione sudanese si distribuisce secondo fasce latitudinali legate all'andamento climatico. Nel nord prevale un paesaggio desertico dominato da dune, pietraie e wadis effimeri, dove sopravvivono soltanto piante xerofile come ''[[Acacia tortilis]]'', ''[[Balanites aegyptiaca]]'' e varie specie di ''[[Capparis]]''. Nelle oasi e lungo il Nilo compaiono palmeti e vegetazione ripariale a tamarisco, giunco e papiro. Procedendo verso sud, il deserto cede il posto alla steppa saheliana, caratterizzata da arbusti spinosi, graminacee perenni e acacie sparse. Nell'area del Kordofan e del Darfur centrale si estende la savana arbustiva, dove specie come ''[[Combretum]]'', ''[[Terminalia (botanica)|Terminalia]]'' e ''[[Anogeissus]]'' formano un mosaico vegetazionale che alterna praterie stagionali e boscaglie aperte.
Nelle regioni meridionali, più umide e piovose, la savana si fa più fitta e talora si trasforma in foresta secca tropicale, con la presenza di alberi di karité (''[[Vitellaria paradoxa]]''), mogano africano (''[[Khaya senegalensis]]'') e tamarindo (''[[Tamarindus indica]]''). Lungo il Nilo Bianco e nelle aree paludose meridionali del Sudd, estese anche nel territorio del vicino Sud Sudan, prosperano canneti, papireti e zone di vegetazione acquatica che ospitano una grande biodiversità.
La fauna sudanese riflette la medesima diversità ecologica. Le zone settentrionali ospitano specie adattate agli ambienti aridi, come la gazzella dorcade (''[[Gazella dorcas]]''), la volpe del deserto (''[[Vulpes rueppellii]]'') e vari rettili del genere ''[[Uromastyx]]''. Nelle savane centrali e occidentali sono ancora presenti, sebbene in declino, grandi mammiferi africani come l'elefante (''[[Loxodonta africana]]''), la giraffa (''[[Giraffa camelopardalis antiquorum]]''), il bufalo (''[[Syncerus caffer]]''), l'antilope alcina (''[[Taurotragus derbianus]]'') e numerose specie di gazzelle e cefalofi. I leoni (''[[Panthera leo]]''), un tempo diffusi in tutto il Sudan, sopravvivono oggi in popolazioni frammentarie nei parchi nazionali di Dinder e Radom, insieme a leopardi, iene e sciacalli.
L'avifauna è particolarmente ricca grazie alla posizione del paese lungo le principali rotte migratorie afro-europee: oltre 900 specie di uccelli sono state censite, tra cui pellicani, cicogne, ibis, aironi e rapaci come l'aquila urlatrice africana (''[[Haliaeetus vocifer]]''). Le zone umide del Nilo e del Sudd offrono habitat ideali a numerose specie di anatidi, trampolieri e uccelli acquatici, alcune delle quali nidificano regolarmente.
La fauna ittica del Nilo sudanese comprende centinaia di specie, molte endemiche, appartenenti ai generi ''[[Lates]]'', ''[[Synodontis]]'' e ''[[Alestes]]''. Gli ambienti fluviali e lacustri sostengono inoltre popolazioni di ippopotami (''[[Hippopotamus amphibius]]'') e coccodrilli del Nilo (''[[Crocodylus niloticus]]'').
Nonostante l'elevata ricchezza biologica, la fauna sudanese è oggi minacciata da diversi fattori, tra cui il bracconaggio, la deforestazione, l'espansione agricola e gli effetti del cambiamento climatico. Le aree protette, come il [[Parco nazionale di Dinder]] (istituito nel 1935 e riconosciuto come [[Riserva della Biosfera]] [[UNESCO]]) e il [[Parco nazionale di Radom]], rappresentano i principali rifugi della biodiversità, sebbene la loro gestione sia ostacolata dall'instabilità politica e dalla scarsità di risorse<ref name=EB/>.
== Popolazione ==
=== Demografia ===
[[File:Sudan-demography.png|thumb|left|Curva demografica.]]
[[File:Population Pyramids for Sudan.png|thumb|left|Grafico statistiche popolazione]]
La popolazione del Sudan è stimata in circa 49 milioni di abitanti (2025), con un tasso di crescita demografica intorno al 2,4% annuo. La distribuzione è fortemente disomogenea: la maggior parte della popolazione si concentra lungo la valle del Nilo, dove le condizioni ambientali favoriscono l'agricoltura e l'approvvigionamento idrico, mentre vaste aree del Darfur, del Kordofan e del deserto nubiano restano scarsamente popolate.
Il Sudan ha una popolazione prevalentemente giovane, con oltre il 40% degli abitanti al di sotto dei 15 anni, riflesso di un alto tasso di natalità e di una transizione demografica ancora incompleta. L'aspettativa di vita si attesta attorno ai 66 anni per gli uomini e ai 69 per le donne. La mortalità infantile, pur in calo negli ultimi decenni, rimane elevata rispetto alla media globale.
Le città principali, tra cui [[Khartoum]], [[Omdurman]], [[Port Sudan]] e [[Nyala (Sudan)|Nyala]], hanno conosciuto un rapido processo di urbanizzazione, dovuto sia alla crescita naturale sia ai massicci flussi migratori interni provocati da conflitti e desertificazione. Il tasso di urbanizzazione ha superato il 35%, ma la popolazione rurale continua a costituire la maggioranza. Le migrazioni internazionali sono significative: centinaia di migliaia di sudanesi vivono stabilmente nei paesi limitrofi o nel Golfo Persico, mentre il Sudan accoglie rifugiati provenienti dal Sud Sudan, dal Ciad, dall'Eritrea e dall'Etiopia.
=== Etnie ===
Il Sudan è uno degli Stati più etnicamente eterogenei dell'Africa, risultato di una lunga storia di interazioni tra popolazioni africane subsahariane e genti arabizzate provenienti dal Medio Oriente e dal Nordafrica. La distinzione tra "[[arabi]]" e "[[Negroide|africani neri]]", sebbene diffusa nel linguaggio politico e sociale, non riflette la complessa realtà di un continuum culturale e linguistico in cui predominano identità multiple e ibride.
I gruppi [[Sudanesi|arabo-sudanesi]], frutto di processi di arabizzazione e islamizzazione avviati dal Medioevo, costituiscono la maggioranza della popolazione, in particolare nelle regioni centrali e settentrionali del paese. Tra questi, i Ja'aliyin, gli Shaigiya e i Danagla rappresentano i principali lignaggi storici del bacino del Nilo.
Nelle regioni occidentali e meridionali vivono numerosi gruppi etnici non arabizzati, tra cui i [[Fur (popolo)|Fur]], i Masalit e gli [[Zaghawa]] nel Darfur, i Nuba nel Kordofan e i [[Begia|Beja]] lungo la costa del Mar Rosso. Ciascuno di questi gruppi conserva lingue, costumi e strutture sociali proprie.
La separazione del Sud Sudan nel 2011 ha ridotto la componente nilotica all'interno del territorio sudanese, ma significative comunità di [[Dinka]], [[Scilluc|Shilluk]] e [[Nuer]] rimangono tuttora presenti, in particolare nelle regioni di confine. La composizione etnica del Sudan continua a essere influenzata dai conflitti e dalle migrazioni, che favoriscono una costante mobilità interna e interregionale.
=== Religioni ===
{{vedi anche|Religioni in Sudan|Cristianesimo in Sudan}}
La religione dominante nel Sudan è l'[[islam]], professato da oltre il 90% della popolazione. La maggioranza dei musulmani è di rito [[Sunnismo|sunnita]], appartenente alla [[Malikismo|scuola malikita]], anche se esistono forti influenze [[Sufismo|sufi]], visibili nelle confraternite religiose (''[[Confraternite islamiche|turuq]]'') come i Khatmiyya e gli Ansar, che rivestono un ruolo politico e sociale di rilievo.
Dopo la secessione del Sud Sudan, la [[Cristianesimo in Sudan|presenza cristiana]] si è ridotta drasticamente, pur restando significativa nelle aree urbane e tra le comunità di origine meridionale. Le principali confessioni cristiane sono quella [[Chiesa cattolica|cattolica]] e quella [[Chiesa anglicana|anglicana]], rappresentate soprattutto nella capitale e nel sud del Kordofan.
Permangono inoltre pratiche religiose tradizionali, spesso sincretiche, in alcune comunità rurali e montane. Nonostante la Costituzione transitoria del 2019 abbia segnato un allontanamento dal modello di [[Stato islamico]] vigente durante il regime di [[Omar al-Bashir]], l'islam rimane un elemento centrale dell'identità culturale e giuridica del paese, sebbene oggi sia formalmente riconosciuta la libertà di culto.
=== Lingue ===
La lingua ufficiale del Sudan è l'[[Lingua araba|arabo]], adottato come lingua dell'amministrazione, dell'istruzione e dei media. L'arabo sudanese, variante locale influenzata da substrati nilotici e nubiani, funge da lingua franca nazionale. Accanto ad esso è diffuso l'[[Lingua inglese|inglese]], co-ufficiale in alcune istituzioni e nel sistema educativo superiore, retaggio del periodo anglo-egiziano e oggi in espansione nelle aree urbane e negli scambi internazionali.
Il panorama linguistico è estremamente variegato: si contano oltre un centinaio di lingue e dialetti appartenenti a famiglie diverse, tra cui le [[lingue nilo-sahariane]], come il [[Lingue nubiane|nubiano]] e il [[Lingue fur|fur]], e le [[lingue ciadiche]] e [[Lingue cuscitiche|cushitiche]], parlate dai Beja e da altri gruppi orientali. Nelle regioni meridionali e occidentali persistono idiomi minoritari che spesso convivono con l'arabo in un contesto di bilinguismo o trilinguismo.
Negli ultimi anni, il governo e le istituzioni culturali hanno avviato programmi di documentazione e preservazione delle lingue indigene, riconoscendo la loro importanza come parte del patrimonio culturale nazionale e come strumento di coesione tra le diverse comunità etniche del paese.
=== Diritti umani ===
{{vedi anche|Diritti LGBT in Sudan}}
== Ordinamento dello Stato ==
=== Suddivisioni amministrative ===
{{vedi anche|Stati del Sudan|Distretti del Sudan}}
[[File:Political Regions of Sudan, July 2010.svg|thumb|{{legend|#f7931d|Stati centrali e settentrionali}}
{{legend|#8cc63f|[[Darfur]]}}
{{legend|#800080|[[Fronte Orientale (Sudan)|Fronte Orientale]]}}
{{legend|#FFFF00|[[Abyei (distretto)|Abyei]]}}
{{legend|#fb6282|[[Kordofan Meridionale]] e [[Nilo Azzurro (Sudan)|Nilo Azzurro]]}}]]
Il Sudan è diviso in 17 regioni chiamate ''[[wilayat|wilāyāt]]'' (al singolare ''wilāya''). Prima della divisione dal [[Sudan del Sud]] erano 26.
=== Città principali ===
Dopo la capitale
[[
[[Al Khartum Bahrī|Bahrī]]: terza città del Paese (1 700 000 abitanti). È situata a nord di khartum, alla confluenza del Nilo azzurro con il Nilo bianco. Importante polo commerciale e industriale.
[[Port Sudan]] (in arabo ''Būr Sūdān'') è il capoluogo della provincia del mar Rosso, nella parte orientale del Sudan e conta circa 490 000 abitanti. Fu fondata, intorno a un porto artificiale, tra il 1904 e il 1908. Collegata successivamente da una ferrovia a Khartum e ad Atbara, nella valle del Nilo, costituisce il principale sbocco marittimo del Paese ed è sede di industrie tessili (cotone), petrolchimiche e chimiche.
[[Atbara (città)|Atbara]] (112 000 abitanti circa) è situata sulla riva destra del fiume omonimo alla sua confluenza nel Nilo nella provincia del Nord. Cotone, cereali, frutta, industrie alimentari, meccaniche e del cemento sono le sue principali risorse. Nel 1898, il generale britannico Horatio Herbert Kitchener riorganizzò l'esercito egiziano e lo portò alla vittoria contro i Dervisci del Mahdi, proprio nei pressi della città. In quell'occasione vennero impiegate per la prima volta in Sudan le mitragliatrici.
=== Istituzioni ===
==== Ordinamento scolastico e università ====
L'istruzione in Sudan è obbligatoria, ed è gratis, per studenti dell'età di sei anni all'età di tredici. L'istruzione primaria dura otto anni a cui seguono tre anni di educazione secondaria. La vecchia formula educativa di 6 + 3 + 3 (anni di scuola) fu cambiata nel 1990. La lingua primaria, usata a tutti i livelli, è l'arabo. Le scuole sono concentrate negli agglomerati urbani; molte di esse, nel Sud e Ovest del Paese sono state distrutte dalla guerra civile. Nel 2001 la World Bank stimò la frequentazione delle scuole primarie pari a essere il 46%, e quella delle scuole secondarie il 21% dei bambini e studenti idonei alla frequentazione scolastica.
Il Sudan ha diciannove università; l'istruzione è principalmente in arabo. L'educazione ai livelli secondari e universitari è stata seriamente ostacolata dal fatto che la leva militare è richiesta prima del completamento delle suddette scuole. Stando alla World Bank, nel 2002, il livello di alfabetizzazione nei soggetti sopra i 15 anni stava al 60%, mentre nel 2000 era del 58% (69% per i maschi e 46% per le femmine). Gli analfabeti tra i 15 e i 24 anni erano il 23%.
A Khartum, la capitale del Sudan, esistono quattro livelli di educazione:
#asili nido (mattina e pomeriggio). Si incomincia all'età di tre o quattro anni e consiste in uno o due gradi a scelta dei genitori.
#scuole elementari. Gli alunni incominciano all'età di sei o sette anni; consiste in otto classi (otto anni) e ogni anno c'è sempre più sforzo accademico, aumentano le materie e migliorano i metodi educativi. All'ottavo anno gli alunni hanno l'età di tredici o quattordici anni e sono pronti a prendere il certificato e frequentare le scuole superiori.
#scuola secondaria e superiore. A questo livello il metodo educativo aggiunge alcune tra le principali materie accademiche come la chimica, la biologia, la fisica, la geografia, ecc. ci sono tre gradi in questo livello e gli studenti vanno dal 14º o 15º anno di età al 17º o 18º anno di età.
#educazione di alto livello. Ci sono molte università nel Sudan come l'[[Università di Khartum]], istituita nel 1902, anche gente straniera si iscrive a queste università, perché hanno una buona reputazione e il costo della vita nel Sudan è molto basso.
=== Organizzazioni internazionali ===
Il Paese appartiene dal 1986 all'[[Autorità intergovernativa per lo sviluppo]], organizzazione politico-commerciale formata dai
==
Il Sudan sarebbe una [[repubblica presidenziale]], ma di fatto è una ex [[dittatura militare]], attualmente sotto [[Consiglio Sovrano del Sudan (2019)|governo di transizione]] dal regime alla democrazia.
=== Politica estera ===
{{vedi anche|Relazioni bilaterali tra Egitto e Sudan}}
== Economia ==
*Prodotto nazionale lordo: 85,415 miliardi di dollari USA (a parità di potere di acquisto) (stima 2012)
*Tasso di inflazione: 8,9% (stima 2004)
*Tasso di disoccupazione: 18,7% (stima 2002)
=== Esportazioni ===
Le esportazioni ammontano a circa
<small>(Ove non specificato diversamente, i dati si riferiscono a stime del 2003)</small>
=== Importazioni ===
Il valore delle importazioni è pari a 2
<small>(Ove non specificato diversamente, i dati si riferiscono a stime del 2003)</small>
== Cultura ==
=== Arte ===
L'arte del Sudan è ricca di storia: precede e influenza l'arte [[faraoni]]ca del VIII e VII secolo a.C. con i reali della [[Nubia]], ed è influenzata dalla storia di [[Kerma]], [[Meroe]], del [[Cristianesimo]], dell'[[Islam]], della colonizzazione ottomana (turca-egiziana dal 1821), Mahdiya, dal colonialismo anglo-egiziano (amministrazione britannica dal 1898) e post coloniale (dal 1956) e dalla arabizzazione. La produzione della cultura nomade si concentra sulla lavorazione delle pelli, dei metalli, nella creazione di contenitori, armi, tappeti e gioielli; la decorazione personale sul proprio abbigliamento è una forma chiave di espressione estetica<ref>Elisbeth Court, ''Sudan'' in ''Seven Stories about Modern Art in Africa'', a cura di Clémentine Deliss, Paris-New York, Flammarion-Newchapel, 1995, pp. 294-295.</ref> e alcuni dei motivi che caratterizzano queste produzioni vengono poi ripresi nella produzione pittorica del Novecento<ref name="Rashid Diab 1989, p. 245">Rashid Diab, ''Sudan'' in ''Contemporary Art from the Islamic World'', a cura di Wijdan Ali, Amman (Jordan), The Royal Society of Fine Arts, 1989, p. 245.</ref>.
La storia della produzione pittorica in Sudan si ritrova nell'arte pittorica faraonica, nell'arte islamica, cristiana, [[arte copta|copta]], nella calligrafia e nella produzione pittorica a partire dal Novecento.
La Facoltà di Arte e Arti applicate dell'Università di Tecnologia del Sudan (precedentemente Istituto tecnico di Kharṭūm e Politecnico di Kharṭūm, da non confondere con l'Università di Kharṭūm) è particolarmente attiva e ha vissuto quattro diverse fasi: l'influenza coloniale negli anni trenta (con l'introduzione del dipartimento di Arti applicate nel Gordon Memorial College nel 1934, istituto precursore della Università di Khartum, creato nel 1902), la creazione di una scuola separata e la ricerca di un'identità sudanese tra il 1947 e il 1964; i cambiamenti tra il 1964 e l'inizio degli anni ottanta, e le trasformazioni negli anni del successivo declino<ref name="Elisbeth Court 1995, p. 294">Elisbeth Court, ''Sudan'' in ''Seven Stories about Modern Art in Africa'', a cura di Clémentine Deliss, Whitechapel / Flammarion, Paris / New York, 1995, p. 294.</ref>. Nella formazione degli artisti ha un ruolo importante anche l'esperienza di studio all'estero, negli anni cinquanta nelle migliori accademie di Londra e negli anni settanta anche in Francia e Spagna.
Secondo Rashid Diab<ref name="Rashid Diab 1989, p. 245"/>, la produzione di arte visiva del Sudan è fortemente influenzata da un lato dal nomadismo – che per secoli non produce la cultura urbana necessaria per il fiorire di arte visive – e dall'altro dalla cultura islamica, che impone restrizioni alla rappresentazione di figure umane. Negli anni quaranta operano principalmente artisti autodidatti che creano opere figurative con rappresentazioni paesaggistiche e della vita sudanese. La scuola d'arte nasce nel 1951 (come scuola di design e poi come facoltà arti visive e applicate) e ha un forte impatto nel formare una generazione di artisti nella seconda metà degli anni cinquanta e negli anni sessanta. Sempre secondo Rashid Diab<ref>Rashid Diab, ''Sudan'' in ''Contemporary Art from the Islamic World'', a cura di Wijdan Ali, The Royal Society of Fine Arts, Amman, Jordan, 1989, p. 246</ref> possono essere identificati movimenti artisti principali: la scuola di Khartum, i Crystallists e la produzione di un'arte più convenzionale.
La scuola di Khartum è composta da pittori e scultori interessati a riscoprire la loro identità sudanese (che unisce cultura islamica, il Corano, la tradizione sufi, le chiese cristiane e copte, e la cultura del Nord della [[Nubia]]); gli artisti utilizzano nelle loro opere calligrafia, motivi islamici tradizionali e motivi africani come maschere e riturali (con gli artisti [[Ahmad Shibrain]], [[Ibrahim al-Salahi]], Mohammed Abdalla, Kamala Ishaq, al-Nigoumi, ʿAbd Allāh ʿOteybīi, Amīr Nūr, Magdub Rabbah, Ibrāhīm al-Awwām, Kamala Ibrāhīm, Mūsā Khalīfa, ʿOsmān Waj Allāh, Ṣāliḥ al-Zakī, Gamman, Ḥassan al-Hadī, Tāj Aḥmed)); la scuola moderna di Khartum è meno influenzata dal passato culturale sudanese e guarda al mondo occidentale sia nel linguaggio sia nelle tecniche, ricevendo a volte l'accusa di produrre arte per i turisti (con gli artisti Ahmed al-Mardi, Sei el-Lautta, ʿIssām Abd al-ʿAzīz, Salih el-Zaki, Rabbah, el-Gatim, Ḥasan Mūsā, Bū Shara, Diab, Isḥāq). Secondo Elisbeth Court<ref name="Elisbeth Court 1995, p. 294"/>, la scuola di Khartum è malamente documentata dalla storia dell'arte, che la riduce a cliché, e non manifesta gli ideali culturali e l'ampiezza dell'espressione artistica che caratterizza questo progetto vitale.
L'artista Kamāla Isḥāg crea un manifesto e intorno a lui ruota il gruppo dei Crystallists.
L'arte convenzionale è una produzione pittorica e scultorea che ricalca la produzione europea moderna. Infine Rashid Diab cita una serie di artisti che non rientrano in nessuno di questi movimenti ma che hanno una loro rilevanza: Ahmed Abd Alaal, Omer Khairy (George Edward), Hassan Ali Ahmed (che creano i loro gruppi e scuole). Il giudizio di Rashid Diab sulla produzione artistica sudanese e il suo sistema tassonomico sono fortemente influenzati dalla sua considerazione che l'influsso occidentale non può che corrompere la produzione sudanese; un giudizio ovviamente sul quale non tutti i critici concordano<ref>''All those movements should remain free from the corrupting influence of Western schools and express instead their own qualities [...]''. Rashid Diab, ''Sudan'' in ''Contemporary Art from the Islamic World'', a cura di Wijdan Ali, The Royal Society of Fine Arts, Amman, Jordan, 1989, p. 247.</ref>.
=== Patrimoni dell'umanità ===
{{vedi anche|Patrimoni dell'umanità del Sudan}}
Alcuni siti del Sudan sono stati iscritti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'[[UNESCO]].
=== Letteratura ===
In campo letterario il Sudan si è affermato a livello internazionale, soprattutto nel XX secolo con lo scrittore [[Tayeb Salih]] e il suo romanzo del 1967 dal titolo [[La stagione della migrazione a Nord]], dichiarato nel 2001 dall'Accademia letteraria arabica ''il più importante romanzo arabo del XX secolo''. Altro scrittore noto [[Hammour Ziada]], che ha avuto vari riconoscimenti internazionali.
La poesia è una produzione culturale centrale in Sudan.
=== Musica ===
Tipico strumento musicale a corde è il [[kissar]]; altro strumento musicale a fiato è il [[kakaki]]. In ambito musicale [[Asma Hamza]] è considerata la prima compositrice sudanese<ref>https://sudanow-magazine.net/page.php?subId=30&Id=236.</ref>. Per il genere [[afrobeat]] possiamo ricordare la cantante [[Alsarah]].
=== Missioni spaziali ===
3 novembre 2019: viene lanciato [[SRSS-1]], il primo satellite del Sudan<ref>{{Cita web|url=https://space.skyrocket.de/doc_sdat/srss-1.htm|titolo=SRSS 1|accesso=2021-04-10}}</ref>.
=== Ricorrenza nazionale ===
*1º gennaio: {{Lang|ar|يوم الاستقلال}}: si ricorda il giorno dell'indipendenza dal Regno Unito ed Egitto, nel 1956.
== Gastronomia ==
{{vedi anche|Cucina sudanese}}
== Sport ==
In ambito sportivo da ricordare che la [[nazionale di calcio del Sudan]] è stata Campione di Coppa d'Africa nel 1970. Inoltre il [[Sudan ai Giochi olimpici]] ha vinto la sua prima medaglia ai Giochi olimpici di Pechino 2008 con [[Ismail Ahmed Ismail]], medaglia d'argento nell'atletica leggera (800 metri maschili). [[Mohamad Ahmed Isam]]<ref>https://www.paralympic.org/mohamad-ahmed-isam.</ref> ha vinto la prima medaglia d'oro per il Sudan nell'Atletica ai [[VI Giochi paralimpici estivi]] di [[Arnhem]], nel 1980. Sempre nell'atletica leggera, negli 800 metri piani, [[Abubaker Kaki]], nel 2008 e nel 2010, ha vinto la medaglia d'oro ai [[Campionati del mondo di atletica leggera indoor]].
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
*Mandour El Mahdi, ''A Short History of the Sudan''. Oxford, Oxford University Press, 1965.
*{{Cita pubblicazione |cognome=Panozzo |nome=Irene |titolo=Il dramma del Sudan, specchio dell'Africa |anno=2000 |editore=EMI |città=Bologna |isbn=978-88-307-0937-9 }}
*{{Cita pubblicazione |cognome=Panozzo |nome=Irene |titolo=Sudan, le parole per conoscere |anno=2005 |editore=Editori Riuniti |città=Roma |isbn=978-88-359-5629-7 }}
*Maurizio Levi, ''Sudan, Nubia e regioni del Nord'', Firenze, Casa Editrice Polaris, 2012, ISBN 8860591457.
*Gianpaolo Romanato, ''L'Africa nera fra Cristianesimo e Islam. L'esperienza di Daniele Comboni (1831-1881)'', Corbaccio, Milano, 2003.
== Voci correlate ==
*
*[[Darfur]]
*[[Distretti del Sudan]]
*[[Geografia del Sudan]]
*[[Media in Sudan]]
*[[Stati del Sudan]]
*[[Storia del Sudan]]
*[[Sudan del Sud]]
*[[Trasporti in Sudan]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|
== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
{{Africa}}
{{Mondo arabo}}
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[[Categoria:Sudan| ]]
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