Pianta carnivora: differenze tra le versioni
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[[File:Dionaea muscipula01.jpg|thumb|
Le '''piante carnivore''' (o '''piante insettivore''') sono [[Plantae|piante]] che intrappolano e consumano [[protozoa|protozoi]] e [[animalia|animali]], specialmente [[Insecta|insetti]] e altri [[Arthropoda|artropodi]], in modo da ottenere i nutrienti essenziali per la loro crescita.
Il primo a scrivere un trattato sulle piante carnivore fu [[Charles Darwin]] nel
In == Caratteristiche generali ==
Le piante carnivore sono delle piante [[erba
Il primo a coniare il termine di "
Vivono in ambienti estremi come le torbiere e in [[suolo|suoli]] [[acido|acidi]] e privi di [[Calcio (metallo)|calcio]], con una bassissima concentrazione di sostanze nutritive quali azoto, [[fosforo]] o [[potassio]].
Le piante carnivore presentano delle [[radice (botanica)|radici]] piuttosto piccole in relazione alle dimensioni delle piante. Questo è dovuto al fatto che la pianta spende più energia
Sono generalmente [[pianta perenne|piante perenni]], sebbene ne esistano anche di [[pianta annuale|annuali]]. Molte vivono solo per pochi anni, mentre altre possono formare delle colonie per mezzo della formazione di [[stolone|stoloni]].
Sono delle deboli [[competizione|competitrici]] nei confronti delle altre piante. Se, per esempio, il loro habitat subisce dei drastici cambiamenti, come l'essiccamento, vengono prontamente rimpiazzate dalle piante non carnivore, molto più efficienti nel compiere la [[Fotosintesi clorofilliana|fotosintesi]] in ambienti "normali" rispetto alle carnivore.<ref>{{Cita | Schnell, 2002 | pagg 14-16
== Meccanismi di intrappolamento ==
Le piante carnivore hanno sviluppato cinque diversi tipi di trappole per la cattura degli organismi di cui si nutrono. Queste sono:
* Trappole ad ascidio: le [[Predazione|prede]] vengono intrappolate all'interno di una [[foglia]] a forma di [[caraffa (recipiente)|caraffa]], contenente [[enzima|enzimi]] digestivi e/o [[Bacteria|batteri]];
* Trappole adesive: la cattura avviene tramite una [[mucillagine]] collosa secreta dalle foglie;
* Trappole a scatto o a [[tagliola]]: in seguito al rilevamento di una possibile preda per mezzo di parti sensibili, un rapido movimento delle foglie
* Trappole ad aspirazione: la preda viene risucchiata da una struttura simile ad una [[vescica urinaria|vescica]], l'utricolo, al cui interno si genera un [[vuoto (fisica)|vuoto]] di [[pressione]];
* Trappole a
Queste trappole possono essere classificate anche come attive o passive, in base alla partecipazione della pianta alla cattura. Ad esempio, le piante di ''[[Triphyophyllum peltatum|Triphyophyllum]]'' mostrano una trappola adesiva passiva, che secerne mucillagine ma non è accompagnata da un movimento o sviluppo delle foglie in risposta alla cattura della preda. Al contrario le trappole adesive delle piante del genere ''[[Drosera]]'', sono considerate attive per la presenza di foglie che, con una rapida crescita [[cellula]]re, avvolgono la preda favorendone la digestione.
È interessante notare come i diversi tipi di trappola siano specializzati nella cattura di diversi tipi di prede: le piante con trappole adesive catturano piccoli insetti volanti, quelle con trappola ad ascidio sono in grado di predare insetti volanti di maggiori dimensioni, mentre la trappola a tagliola è adatta a catturare insetti del suolo di dimensioni relativamente grandi.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Gibson|nome=Thomas C.|titolo=Differential escape of insects from carnivorous plant traps|url=https://archive.org/details/sim_american-midland-naturalist_1991-01_125_1/page/55|rivista=American Midland Naturalist|anno=1991|volume=125|numero=1|
=== Trappola ad ascidio ===
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Questi tipi di trappole si sono evolute in modo indipendente almeno in quattro occasioni. Le più semplici sono probabilmente quelle del genere ''[[Heliamphora]]'': in queste piante le trappole sono chiaramente il risultato di una modificazione delle foglie che hanno subito un arrotolamento con [[saldatura]] fra i margini.
Queste piante sono originarie delle aree [[America meridionale|sudamericane]] ad intensa [[precipitazione (meteorologia)|precipitazione]] e, di conseguenza, devono assicurarsi che l'ascidio non venga riempito eccessivamente dall'acqua piovana. Per risolvere il problema, la [[selezione naturale]] ha favorito l'evoluzione di uno scarico, simile a quello di un lavandino: un piccolo varco tra i margini fogliari incernierati che permette all'acqua in eccesso di fluire all'esterno dell'ascidio.
''Heliamphora'' è un membro delle [[Sarraceniaceae]], una famiglia del [[Nuovo Mondo]] cui appartengono altri due generi di piante carnivore: ''[[Sarracenia]]'', [[endemismo|endemica]] della [[Florida]], e ''[[Darlingtonia californica|Darlingtonia]]'', originaria della [[California]]. La ''[[Sarracenia purpurea|Sarracenia purpurea subsp. purpurea]]'' ha una distribuzione più estesa, spingendosi fino in [[Canada]].
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Nel genere ''Sarracenia'', il problema dell'eccessivo riempimento dell'ascidio viene risolto per mezzo della presenza di un [[opercolo]]: un'espansione della foglia che copre l'apertura del tubo, proteggendolo dalla pioggia. Probabilmente a causa di questo migliore riparo dall'acqua, le specie di ''Sarracenia'' riescono a secernere degli [[enzima|enzimi]], come [[proteasi]] e [[fosfatasi]], nel fluido digestivo nel fondo dell'ascidio, mentre le ''Heliamphora'' si affidano soltanto ad una [[fermentazione|digestione batterica]]. Questi enzimi digeriscono le [[proteina|proteine]] e gli [[acido nucleico|acidi nucleici]] della preda, rilasciando [[amminoacidi]] e ioni [[fosfato]], che vengono assorbiti dalla pianta.
La pianta cobra (''[[Darlingtonia californica]]'') possiede un adattamento presente anche nella ''[[Sarracenia psittacina]]'' e in minor misura anche nella ''[[Sarracenia minor]]'': l'opercolo è un rigonfiamento che chiude in parte l'apertura dell'ascidio. La sua cavità è puntellata da [[areola (botanica)|areole]] che, prive di [[clorofilla]], permettono alla [[luce]] di penetrare all'interno del tubo. Attraversando l'apertura posta nella regione inferiore dell'opercolo, gli insetti (in particolare le [[Formicidae|formiche]]), una volta all'interno, tentano di scappare utilizzando questa falsa uscita, fino a quando non cadono all'interno del tubo digestivo. Anche alcune giovani plantule di ''Sarracenia'' possiedono un lungo e sporgente opercolo; si ritiene quindi che la ''Darlingtonia'' rappresenti un caso di [[neotenia]].
Il secondo maggior gruppo di piante ad ascidio è rappresentato dal genere ''[[Nepenthes]]'', le cui circa 100 specie possiedono degli ascidi sostenuti dalla parte finale di un [[viticcio]] che si sviluppa come un'estensione della nervatura principale della foglia. Molte specie cacciano insetti, sebbene le più grandi, ed in particolare la ''[[Nepenthes rajah]]'', catturino occasionalmente piccoli [[Mammalia|mammiferi]] e [[Reptilia|rettili]].<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Phillipps|nome=A.|anno=1988|titolo= A Second Record of Rats as Prey in Nepenthes rajah|rivista= Carnivorous Plant Newsletter|volume=17|numero=2|
[[File:Brocchinea.jpg|thumb|''[[Brocchinia reducta]]'']]
Le trappole ad ascidio si sono evolute almeno in altri due gruppi. ''[[Cephalotus follicularis]]'' è una piccola pianta carnivora dell'[[Australia]] occidentale con ascidio a forma di mocassino. In questa specie il [[peristoma]], l'orlo che borda l'apertura dell'ascidio, è particolarmente pronunciato, secerne del [[Nettare (botanica)|nettare]] ed è provvisto di sporgenze spinose nell'apertura che impediscono agli insetti intrappolati di fuoriuscire. La parete di molte piante con ascidi è coperta da uno strato ceroso, scivoloso per gli insetti che vengono spesso attratti dal nettare secreto dal peristoma e dalla brillante colorazione [[antociano|antocianina]], simile a quella dei fiori.<ref name=":0" /> Nella ''[[Sarracenia flava]]'', il nettare è corretto con la [[coniina]], un [[Alcaloidi|alcaloide]] tossico presente anche nella [[Conium|cicuta]], che probabilmente incrementa l'efficienza della trappola intossicando la preda stessa.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Mody|nome=N.V.|coautori=''et al''|titolo= Isolation of the insect paralyzing agent coniine from Sarracenia flava|url=https://archive.org/details/sim_cellular-and-molecular-life-sciences_1976-07_32_7/page/829|rivista=Cellular and Molecular Life Sciences|anno=1976|volume=32|numero=7|pp=829-830|doi=10.1007/BF02003710
|issn=1420-9071}}</ref>
Un'altra carnivora con trappola ad ascidio è la ''[[Brocchinia reducta]]''. Questa [[Bromeliaceae|bromeliacea]] possiede, come l'[[ananas]], un'urna formata da foglie cerose strettamente riunite alla base. In molte bromeliacee, l'acqua penetra e ristagna all'interno dell'urna che diventa habitat per [[Anura|rane]], insetti e [[Azotofissazione|batteri azotofissatori]] di grande importanza per la pianta. Nella ''Brocchinia'', l'urna si è specializzata come trappola per insetti, contenente una popolazione di batteri digestivi ed un rivestimento ceroso interno.
=== Trappola
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Le trappole adesive sono quelle in cui il meccanismo di intrappolamento si basa sulle proprietà collose di una mucillagine secreta da apposite [[ghiandola|ghiandole]] presenti nelle foglie. Queste ghiandole possono essere piccole e praticamente invisibili a occhio nudo (come quelle del genere ''[[Pinguicula]]'') oppure lunghe e, in alcuni casi, mobili (come nel genere ''[[Drosera]]''). Le trappole adesive si sono evolute indipendentemente almeno cinque volte nelle varie piante che le posseggono.
Nel genere ''Pinguicula'', le ghiandole sono brevi e [[sessilità|sessili]]. Le foglie lucenti non fanno apparire queste piante particolarmente carnivore, ma in realtà sono di fatto delle trappole estremamente efficaci per la cattura di piccoli insetti volanti (come i [[moscerini dei funghi]]), rispondendo alla cattura con una crescita relativamente rapida. Questo sviluppo [[tigmotropismo|tigmotropico]] può produrre un arrotolamento della [[Foglia#Struttura|lamina]] fogliare (per evitare che la pioggia faccia scivolare via la preda dalla superficie della foglia) od un infossamento della superficie sotto la preda (per formare un pozzo digestivo poco profondo).
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Il genere ''Drosera'' comprende oltre 100 specie con trappole adesive attive, le cui ghiandole sono poste all'estremità di lunghi [[tentacolo|tentacoli]] che si muovono abbastanza rapidamente in risposta alla avvenuta cattura della preda. I tentacoli di ''[[Drosera burmanni]]'' sono capaci di curvarsi di 180º in quasi solo un [[minuto]]. Le ''Drosera'' sono estremamente cosmopolite e sono state rinvenute in tutti i continenti, ad eccezione dell'[[Antartide]]. In Italia vivono tre specie, ''[[Drosera rotundifolia|D. rotundifolia]]'', ''[[Drosera intermedia|D. intermedia]]'' e ''[[Drosera anglica|D. anglica]]'', più facilmente rintracciabili nell'[[Alpi|arco alpino]] o prealpino.<ref>{{Cita libro|autore = Christian Valnet|titolo = Erbe e piante Medicinali|anno = 2014|editore = Edizioni R.E.I.|città = |p = 338|ISBN = 978-2-37297-066-2|url = https://books.google.fr/books?id=1KWrBAAAQBAJ&pg=PA338&dq=piante+carnivore&hl=it|accesso = 27 ottobre 2015}}</ref> La loro maggiore diversità si ha in [[Australia]], la patria del grande sottogruppo delle drosere pigmee, come ''[[Drosera pygmaea]]'', e di specie [[tubero]]se come ''[[Drosera peltata]]'', che forma dei tuberi per sopravvivere ai caldi e secchi mesi estivi. Queste specie sono molto dipendenti dalla fonte di [[azoto]] rappresentata dagli insetti e generalmente sono prive di quegli enzimi, come la [[nitrato reduttasi]], richiesti dalle piante per trasformare l'azoto del suolo in una forma organica assimilabile.
[[File:Drosera intermedia0.jpg|thumb|Visione ingrandita dei tentacoli adesivi di ''[[Drosera intermedia]]'']]
Affine a ''Drosera'' è il genere ''[[Drosophyllum lusitanicum|Drosophyllum]]'', che differisce per la modalità passiva di cattura: le foglie sono incapaci di rapidi movimenti o di crescere in risposta all'intrappolamento. Simili per comportamento, ma non imparentate con ''Drosophyllum'', sono le piante del genere ''[[Byblis (botanica)|Byblis]]''. ''Drosophyllum'' può essere considerata un'eccezione tra le piante carnivore in quanto cresce in condizioni quasi [[deserto|desertiche]], mentre tutte le altre sono tipiche delle paludi o delle aree tropicali.
=== Trappola a scatto ===
[[File:Falle.jpg|thumb|Una foglia di ''[[Dionaea muscipula|
[[File:Dionaea-muscipula-Ausloeseborste-Mikroskopaufnahme.jpg|thumb|Immagine al microscopio di un pelo innescante di ''Dionaea muscipula'']]
È probabilmente il meccanismo più spettacolare, poiché è uno dei rari casi in cui un vegetale è in grado di compiere dei movimenti talmente rapidi da farlo sembrare più simile ad un animale. La caratteristica forma delle foglie (simili ad una bocca irta di denti acuminati) contribuisce poi a rendere l'effetto ancora più appariscente. Esistono due tipologie di trappole a scatto, presenti ciascuna in un'unica specie: la venus acchiappamosche (''[[Dionaea muscipula]]'') e l'aldrovanda (''[[Aldrovanda vesiculosa]]'').
L'Aldrovanda è una [[pianta acquatica]] specializzata nella cattura di piccoli [[Invertebrata|invertebrati]]; Dionaea è invece terrestre e caccia soprattutto [[Muscomorpha|mosche]] ed altri [[Pterygota|insetti volanti]]. Le trappole sono molto simili: presentano delle foglie la cui regione terminale è divisa in due lobi, incernierati lungo la nervatura centrale. Al loro interno si trovano dei peli innescanti sensibili al [[tatto]] (tre su ogni lobo nel caso della Dionaea; molti di più nel caso dell'Aldrovanda). Quando i peli vengono piegati provocano l'apertura dei [[canale ionico|canali ionici]] nelle [[membrana cellulare|membrane]] delle [[cellula|cellule]] alla loro base, generando un [[potenziale d'azione]] che si propaga alle cellule della nervatura mediana.<ref name="Hodick">{{Cita pubblicazione|nome=Dieter|cognome=Hodick|coautori=Sievers Andreas|titolo=The action potential of Dionaea muscipula Ellis|url=https://archive.org/details/sim_planta_1988-04_174_1/page/n9|rivista= Planta|anno=1988|mese=aprile|volume=174|numero=1|pp=8-18|doi=10.1007/BF00394867|issn=1432-2048}}</ref> Queste cellule rispondono pompando nell'ambiente extra-cellulare [[ione|ioni]] [[potassio]]. Questo può causare perdita di acqua, che fuoriesce per [[osmosi]], provocando il collasso delle cellule della nervatura, o può portare ad una rapida [[crescita acida]].<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Hodick|nome=D|coautori=Sievers A.|anno=1988|titolo= On the mechanism of closure of Venus flytrap (Dionaea muscipula Ellis)|rivista= Planta|volume= 179|pp=32-42|doi=10.1007/BF00395768|issn=1432-2048}}</ref> La questione su quale sia il meccanismo d'azione è ancora molto dibattuta, ma in ogni caso il risultato è che i lobi, che sono mantenuti sotto pressione, si chiudono a scatto.<ref name="Hodick"/> Questo processo dura circa un secondo (molto meno se la pianta è in buone condizioni).
Nella venus acchiappamosche, le chiusure futili (in risposta a gocce di [[pioggia]] od alla caduta di [[Detrito (ecologia)|detriti]]) sono prevenute da una semplice memoria posseduta dalle foglie: per chiudersi sono infatti richiesti due stimoli distanti tra 0.5 e i 30 secondi. È inoltre necessario che la stimolazione continui anche dopo la chiusura della foglia perché la digestione abbia inizio, in caso contrario la foglia si riapre dopo poche ore (una giornata circa). Stress continui delle trappole portano al deperimento della pianta, ne è quindi sconsigliata la stimolazione.
Lo scatto delle foglie è un tipico caso di [[tigmonastia]], un movimento indiretto provocato dalla variazione di [[turgore cellulare|turgore]] delle cellule in risposta ad uno stimolo tattile. L'ulteriore stimolazione delle superfici interne dei lobi, generate dal dibattersi dell'insetto, induce questi a chiudersi sempre più per avvolgere la preda ([[tigmotropismo]]). Saldandosi ermeticamente, i lobi formano una sorta di [[stomaco]] nel quale avviene la digestione, che dura da una a due settimane. Le foglie possono essere riutilizzate tre o quattro volte prima di diventare insensibili alla stimolazione e morire.
=== Trappola ad aspirazione ===
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Le trappole ad aspirazione sono esclusive del genere ''[[Utricularia]]''. Queste piante posseggono delle [[vescicola (biologia)|vescicole]] spesso sotterranee, a forma di sacco e chiamate utricoli, che pompando ioni verso l'esterno, provocano una fuoriuscita d'acqua per osmosi e la conseguente creazione di un vuoto parziale al loro interno. L'utricolo possiede una piccola apertura sigillata ermeticamente da una porta. Nelle specie acquatiche, la porta è dotata di un paio di lunghi peli innescanti. Gli invertebrati acquatici (come le pulci d'acqua, ''[[Daphnia|Daphnia sp.]]'') che toccano questi peli provocano l'apertura della porta verso l'interno. Il rilascio del vuoto genera un risucchio che aspira l'acqua e la preda all'interno della vescicola, dove poi avviene la digestione. Le dimensioni degli utricoli variano da 1 a 4 [[Millimetro|mm]].
Molte specie di ''Utricularia'' - come l
=== Trappola a nassa ===
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Le trappole a
Ciò avviene grazie alla presenza di peli diretti verso l'interno che forzano la preda a muoversi in una particolare direzione. Entrando nell'apertura a spirale che serpeggia attorno
Strutture simili a questo tipo di trappola sono riscontrabili in ''Sarracenia psittacina'' e ''Darlingtonia californica''.
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== Piante semi-carnivore ==
{{Vedi anche|Pianta protocarnivora}}
Per essere considerata una carnivora completa, una pianta deve essere in grado di attirare, uccidere e [[digestione|digerire]] le prede,<ref>{{Cita libro|cognome=Juniper|nome= B. E.|coautori=''et al''|anno=1989|titolo= The Carnivorous Plants|url=https://archive.org/details/carnivorousplant0000juni|editore=Academic Press|
[[File:Pameridea.jpg|thumb
Piante semi-carnivore di particolare interesse sono le ''[[Roridula]]'' e ''[[Catopsis berteroniana]]''
Le ''Roridula'' mostrano un'intricata relazione con le loro prede. Analogamente alle ''Drosera'', le piante di questo genere presentano delle foglie adesive con ghiandole secernenti mucillagine, ma non beneficiano direttamente dell'insetto catturato. Infatti, grazie ad una [[simbiosi
|accesso=9
Alcune specie di [[Martyniaceae]] (già [[Pedaliaceae]]), come l{{'
La produzione di specifici enzimi digestivi ([[proteasi]], [[fosfatasi]], [[ribonucleasi]], ecc.) viene usata certe volte come criterio diagnostico per la carnivorosità. Tuttavia, questo metodo escluderebbe alcuni generi come ''Byblis'', ''Heliamphora''<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Jaffe|nome= K.|coautori=''et al''|anno=1992|titolo=Carnivory in pitcher plants of the genus Heliamphora (Sarraceniaceae)|url=https://archive.org/details/sim_new-phytologist_1992-12_122_4/page/733|rivista= New Phytologist|volume= 122|numero=4|
== Sistematica ==
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La [[classificazione scientifica]] delle piante carnivore, ed in generale di tutte le [[Magnoliophyta|piante a fiore]], è in continua evoluzione.
Nel [[sistema Cronquist]], le [[famiglia (tassonomia)|famiglie]] [[Droseraceae]] e [[Nepenthes|Nepenthaceae]] sono incluse nell'[[ordine (tassonomia)|ordine]] [[Nepenthales]], in base alla [[simmetria (matematica)|simmetria]] radiale dei loro fiori e del tipo di trappola per la cattura degli insetti. Anche la famiglia delle [[Sarraceniaceae]] viene posta in quest'ordine.<br />Le [[Byblis (botanica)|Byblidaceae]], [[Cephalotus follicularis|Cephalotaceae]] e [[Roridula]]ceae appartengono all'ordine [[Saxifragales]] mentre le [[Lentibulariaceae]] alle [[Lamiales|Scrophulariales]].
Con le moderne classificazioni, come [[classificazione APG II|quella]] dell'[[Angiosperm Phylogeny Group]], le famiglie a cui appartengono le piante carnivore sono rimaste le medesime ma hanno subito una ridistribuzione all'interno dei vari ordini. il [[genere (tassonomia)|genere]] ''[[Drosophyllum lusitanicum|Drosophyllum]]'' viene considerato appartenere ad una famiglia monotipica, le [[Drosophyllum lusitanicum|Drosophyllaceae]], che si discosta dalle [[Droseraceae]] e che probabilmente è più strettamente affine alle [[Dioncophyllaceae]].
Di seguito è riportata una classificazione aggiornata dei generi che includono sia le piante carnivore che le semi-carnivore:
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! [[Phylum|Divisione]]
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! Tipo di trappola
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|}
== Evoluzione ==
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La ricostruzione dell'[[evoluzione]] delle piante carnivore è difficoltosa a causa della esiguità dei ritrovamenti [[Fossile|fossili]]. Sono stati trovati davvero pochi reperti, consistenti soprattutto in [[Seme|semi]] o [[Polline|pollini]]. Ciò è dovuto al fatto che le piante carnivore sono [[erba
Esistono oltre {{M|4=|250 000|ul=-
Si presume che tutte le varie tipologie di trappole siano modificazioni di una struttura di base simile:<ref>{{Cita | Slack, 1988 | | Slack}}</ref> le foglie ricoperte di peli. Queste (o meglio le ghiandole pilifere) sono idonee alla cattura ed al trattenimento delle gocce di pioggia nelle quali possono proliferare dei batteri. Gli insetti che atterrano sulla foglia possono impantanarsi a causa della [[tensione superficiale]] dell'acqua, e così [[Asfissia|soffocare]]. I batteri, iniziando un processo di [[Decomposizione (biologia)|decomposizione]], rilasciano i nutrienti derivati
È possibile che le trappole ad ascidio si siano evolute semplicemente attraverso una pressione selettiva che ha causato un aumento della depressione nelle foglie concave, seguita dalla saldatura dei margini e dalla conseguente perdita dei peli ad eccezione del fondo, dove impediscono alla preda di risalire in superficie.
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Le trappole a nassa della ''Genlisea'' possono essere considerate ascidi costituiti da una foglia a forma di Y, che successivamente si sono specializzati per impedire l'uscita della preda dalla struttura; oppure possono essere considerate delle trappole ad aspirazione in cui le protrusioni che guidano la preda formano qualcosa di più efficace rispetto alle reti ad "imbuto" ritrovate in molte utricolarie acquatiche. Qualunque sia la sua origine, la forma elicoidale della trappola è un adattamento che porta sia ad un aumento della superficie di intrappolamento, sia alla possibilità di cattura in tutte le direzioni quando la pianta cresce sepolta dal [[Bryophyta|muschio]].
L'origine delle trappole ad aspirazione è più difficile da spiegare. Esse potrebbero essere derivate da ascidi che, venendo sommersi, si sono specializzati per la cattura di prede acquatiche, come fa attualmente la ''Sarracenia psittacina''. Negli ascidi subaerei le prede possono scappare dalla trappola volando o arrampicandosi ma ciò viene spesso impedito dalla presenza di cera sulla superficie interna della trappola e dai tubi stretti. Una trappola acquatica potrebbe aver portato, come in ''Utricularia'', allo sviluppo di un coperchio formante la porta di una proto-vescicola. In seguito, questa divenne attiva con l'evoluzione di un vuoto parziale al suo interno, che si libera grazie al contatto della preda con i peli innescanti posti sulla porta della vescicola.
A livello evolutivo, le trappole adesive includono anche le trappole a scatto dell
Le trappole attive richiedono una maggiore spiegazione. I rapidi movimenti delle foglie possono essere causati da una rapida crescita o da un cambiamento di turgore nelle cellule, che ne causa l'espansione o la contrazione per la veloce alterazione del loro contenuto d'acqua. Le trappole a lento movimento, come quelle di ''Pinguicula'' sfruttano la crescita rapida, mentre ''Dionea'' utilizza il cambiamento di turgore cellulare, che è così rapido che la sostanza adesiva è divenuta superflua e quindi non viene più prodotta. Inoltre le ghiandole per la produzione della colla (così evidenti in ''Drosera'') si sono tramutate nei denti e nei peli innescanti della trappola a "tagliola"; un esempio di come la selezione naturale possa trasformare le strutture preesistenti per adibirle a nuove funzioni.
Recenti analisi tassonomiche delle relazioni tra le [[Caryophyllales]] indicano che le [[Droseraceae]], ''[[Triphyophyllum peltatum|Triphyophyllum]]'', [[Nepenthes|Nepenthaceae]] e ''Drosophyllum'', taxa strettamente imparentati, sono parte di un ampio [[cladistica|
Le uniche trappole che si discostano dalla discendenza da foglie pelose o strutture affini, sono quelle delle bromeliacee carnivore (''Brocchinia'' e ''Catopsis''). Queste piante hanno utilizzato le loro urne, parti fondamentali della struttura di una bromeliacea, per un nuovo scopo, affidandosi alla produzione di cera e di altre "armi" tipiche delle carnivore.
== Ecologia e modello di carnivorosità ==
{{NN|botanica|settembre 2015}}
Le piante carnivore per quanto molto diffuse sono abbastanza rare. Si trovano quasi esclusivamente in [[habitat]] quali [[palude|paludi]] e [[torba|torbiere]], dove i nutrienti del suolo sono estremamente [[fattori ambientali|limitanti]] mentre luce solare e acqua sono facilmente disponibili. Solo in tali estreme condizioni lo sviluppo di attitudini carnivore risulta favorito al punto da renderne ovvio l'[[adattamento]].
La carnivora [[archetipo|archetipica]], la venus acchiappamosche, cresce in condizioni ambientali estreme. Il suolo nel quale si sviluppa contiene livelli di [[azoto]] e [[calcio (metallo)|calcio]] molto bassi rispetto al normale.<ref name=":1">{{Cita web|autore = E. Bottazzi|url = http://www.coltivarefacile.it/0048_piante-carnivore.html|titolo = Piante carnivore|accesso = 27 ottobre 2015|data = }}</ref> Ciò costituisce un problema perché l'azoto è essenziale per la [[sintesi proteica]] ed il calcio per irrigidire la [[parete cellulare]].<ref>{{Cita libro|autore = |titolo = Strutture della vita. Piante e animali|anno = 1999|editore = Editoriale Jaca Book|città = |pp = 143-145|ISBN = 88-16-43924-6|curatore = S. Scannerini}}</ref> Risultano bassi anche i livelli di [[fosfato]], utile per la sintesi degli [[Acido nucleico|acidi nucleici]], e di [[ferro]], per la produzione della [[clorofilla]]. Il suolo inoltre spesso è saturo d'acqua e ciò favorisce la formazione di [[ione|ioni]] tossici, come l'[[ammonio]] (NH<sub>4</sub><sup>+</sup>), e rende il [[pH]] abbastanza acido, da 4 a 5. Lo ione ammonio, se presente a basse concentrazioni può essere utilizzato dalla pianta come fonte di azoto, ma ad alte concentrazioni diventa [[
L'[[habitat]] delle piante carnivore è caldo, soleggiato e costantemente umido; in esso la pianta entra in una relativamente piccola [[competizione]] con la bassa copertura prodotta dal [[Bryophyta|muschio]] del genere ''[[Sphagnum]]''.
[[File:
Sebbene questo tipo di habitat sia tipico della maggior parte delle piante carnivore, tanto che queste hanno la popolare reputazione di essere piante di palude, esistono alcune carnivore che vivono in ambienti atipici. ''[[Drosophyllum lusitanicum]]'', per esempio, vive nelle aree marginali attorno al [[deserto]], mentre la ''[[Pinguicula vallisneriifolia]]'' è comune nei [[dirupo|dirupi]] [[calcare]]i.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Zamora|nome= R.|coautori= Gomez J.M., Hodar J.A.|anno=1997|titolo=Responses of a carnivorous plant to prey and inorganic nutrients in a Mediterranean environment|url=https://archive.org/details/sim_oecologia_1997-07_111_3/page/n150|rivista=Oecologia|volume=111|
Nel [[1984]] J. Givnish ''et alii'', studiando la ''Brocchinia reducta'', proposero un modello basato sull'analisi costi/benefici che spiegasse perché le carnivore siano così spesso ristrette ai siti fradici, soleggiati e poveri di nutrienti e siano invece così rare in altri ambienti meno stressanti.<ref
In tutti i casi studiati, la carnivorosità permette alle piante di accrescersi e di [[riproduzione|riprodursi]] utilizzando gli animali come fonte di azoto, fosforo e (possibilmente) potassio, quando le fonti usuali presenti nel suolo sono scarse o assenti.<ref name="Thoren">{{Cita pubblicazione|cognome=Thoren|nome= L.M.|coautori= Karlsson P.S.|anno=1998|titolo=Effects of supplementary feeding on growth and reproduction of three carnivorous plant species in a subarctic environment|url=https://archive.org/details/sim_journal-of-ecology_1998-06_86_3/page/501|rivista=Journal of Ecology|volume=86|
In generale, le piante usano le loro foglie per intercettare la luce solare. L'[[luce|energia luminosa]] serve per [[riduzione (chimica)|ridurre]] l'[[anidride carbonica]] dell'[[aria]] attraverso gli [[elettrone|elettroni]] dei [[legame chimico|legami chimici]] dell'[[acqua]], producendo [[glucidi|zuccheri]] (ed altra [[fitomassa]]) e liberando [[ossigeno]] durante il processo di [[Fotosintesi clorofilliana|fotosintesi]]. Nelle foglie avviene anche la [[respirazione cellulare]], necessaria per la produzione di [[energia chimica]], derivata dalla degradazione della fitomassa. Questa energia, accumulata temporaneamente sotto forma di [[Adenosintrifosfato|ATP]], è indispensabile per far avvenire quelle [[metabolismo|reazioni metaboliche]] che sono alla base della vita delle [[cellula|cellule]] di tutti gli esseri viventi. La respirazione cellulare ha come prodotto finale la CO2, che viene immessa nell'[[atmosfera]].
Affinché possa crescere, è necessario che la pianta fotosintetizzi più di ciò che consuma con la respirazione. Infatti, se avvenisse il contrario, la pianta degraderebbe gradualmente la sua [[biomassa]] fino a morire. Il potenziale di crescita di una pianta è quindi dato dal valore netto della fotosintesi, uguale alla biomassa totale acquisita con la fotosintesi meno la biomassa consunta dai processi respiratori. Un'attenta analisi del rapporto costo-beneficio è importante per capire e spiegare la carnivorosità delle piante.<ref
Nelle piante carnivore, le foglie non sono usate solo per la fotosintesi, ma anche come trappole. Sfortunatamente, cambiando la forma della foglia per ottenere una trappola migliore, viene diminuita l'efficienza fotosintetica (per esempio, gli ascidi tendono ad essere eretti verticalmente e solo l'opercolo può intercettare direttamente la luce).<br />La pianta deve spendere energia supplementare anche per la formazione di strutture non-fotosintetiche come ghiandole, peli, sostanze adesive e per la produzione di enzimi digestivi. La fonte di energia adoperata è sempre l'ATP e ciò implica un aumento della respirazione cellulare rispetto alla sua biomassa. Quindi, una pianta carnivora dovrà diminuire la fotosintesi ed incrementare la respirazione, ottenendo un potenziale di crescita basso a causa degli alti costi richiesti dalla carnivorosità.
Il vantaggio della carnivorosità consiste nell'essere in grado di sfruttare l'azoto e il fosforo presenti nelle prede e consentire quindi alla pianta di crescere meglio sui terreni poveri di queste sostanze. In particolare un apporto supplementare di azoto e fosforo rende la fotosintesi più efficiente, in quanto essa dipende dalla capacità della pianta di sintetizzare grandi quantità dell'[[enzima]] ricco di azoto [[Ribulosio-bifosfato carbossilasi|rubisco]] ([[ribulosio]]-1,5-difosfato [[carbossilasi]]/[[ossigenasi]]), che è la proteina più abbondante sulla terra.
È intuitivamente chiaro che la ''Dionea'' è più carnivora rispetto alla ''Triphyophyllum peltatum'': la prima possiede una trappola a scatto attiva a tempo pieno, la seconda presenta una trappola adesiva passiva ''part-time''. L'energia spesa per la costruzione ed il mantenimento della propria trappola è una misura idonea per calcolare la carnivorosità della pianta.
[[File:Carnivorous plant model 1 - ita.png|thumb|
Usando questa misura dell'investimento in carnivorosità si può ipotizzare un modello. Nella ''figura 1'' è mostrato il grafico dell'assorbimento di anidride carbonica (potenziale di crescita) in rapporto alla respirazione della trappola (investimento in carnivorosità) per una foglia in un terreno soleggiato e che non contiene alcun elemento nutritivo.
La respirazione si presenta come una linea retta che scende al di sotto dell'asse orizzontale (produzione di anidride carbonica). La fotosintesi lorda è una linea curva al di sopra dell'asse orizzontale: all'aumentare dell'investimento aumenta la fotosintesi della trappola, dal momento che la foglia riceve un maggior apporto di azoto e fosforo.
Comunque questo vantaggio non dura per sempre. In realtà altri fattori (come l'
[[File:Carnivorous plant model 2 - ita.png|thumb|
In un habitat con abbondanti nutrienti ma poca luce (''figura 2''), la curva della fotosintesi lorda sarà più bassa e più piatta, perché la luce sarà più limitante dei nutrienti. Una pianta ''può'' crescere ad investimento zero in carnivorosità; inoltre, questo è anche l{{'}}''optimum'' d'investimento per la pianta perché ogni impiego d'energia per la formazione di trappole riduce il valore di fotosintesi netta e quindi la crescita della pianta, rispetto ad una che ottiene i suoi nutrienti soltanto dal suolo.
Le piante carnivore si collocano tra questi due estremi: in ambienti in cui
La maggiore evidenza per questo modello è data dal fatto che le piante carnivore tendono a svilupparsi in habitat dove acqua e luce sono abbondanti e dove la competizione è relativamente bassa: la tipica zona [[palude|paludosa]]. Le carnivore che crescono in altri habitat richiedono maggiori garanzie per sopravvivere: il ''Drosophyllum lusitanicum'' cresce in condizioni di scarsità d'acqua, ma esige molta più luce e minore competizione della maggior parte delle altre piante carnivore. La ''Pinguicula valisneriifolia'' cresce su terreni con alti livelli di calcio, ma richiede una forte illuminazione e una minore competizione rispetto alla maggior parte delle altre pinguicule.
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In generale, le piante carnivore sono scarsamente competitive, perché investono troppo pesantemente in strutture che non risultano vantaggiose in habitat ricchi di nutrienti. Esse sopravvivono perché sono in grado di sottoporsi a stress nutrizionali molto più alti rispetto alle non-carnivore: hanno successo dove altre piante falliscono. Infatti, le carnivore stanno ai nutrienti come i [[cactaceae|cactus]] stanno all'acqua. La carnivorosità risulta vantaggiosa solo quando lo stress nutritivo è molto alto e la luce è abbondante.<ref>{{Cita | Brewer, 2002 | | Brewer}}</ref> Quando queste condizioni non si verificano, alcune piante sono in grado di fare temporaneamente a meno della carnivorosità. È il caso di alcune specie di ''Sarracenia'' che in inverno producono foglie piatte, non carnivore, dette filloidi. In questa stagione infatti i livelli di luce sono più bassi rispetto all'estate e quindi la luce risulta più limitante dei nutrienti, il che rende la carnivorosità meno vantaggiosa. La mancanza di insetti per le basse temperature accentua inoltre il problema. Qualsiasi danno accada ai nuovi ascidi in via di formazione può impedirne la continuazione dello sviluppo, favorendo invece la produzione di filloidi da parte della pianta: la produzione di una trappola difettosa e inefficiente non vale l'energia impiegata per costruirla.
Molte altre carnivore vanno in [[quiescenza|dormienza]] in alcune stagioni: le drosere tuberose si tramutano in [[tubero]] durante la stagione secca; le utricularie producono delle gemme invernali (turioni) e foglie non-carnivore vengono generate da molte pinguicule e dal ''Cephalotus follicularis'' nella stagione meno favorevole. ''[[Utricularia macrorhiza]]'' regola la produzione delle trappole in base alle condizioni chimiche dell'acqua ed all'abbondanza stagionale delle sue prede.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Knight|nome=S.E.|coautori=Frost T.M.|titolo=Bladder control in Utricularia macrorhiza: lake-specific variation in plant investment in carnivory|url=https://archive.org/details/sim_ecology_1991-04_72_2/page/728|rivista=Ecology|volume=72|
Più una pianta è carnivora, più è probabile che il suo habitat sia convenzionale. La ''Venus acchiappamosche'' vive in un habitat molto [[stereotipo|stereotipato]] e specializzato, laddove piante meno carnivore (''Byblis'', ''Pinguicula'') si trovano in habitat più inusuali (cioè quelli tipici per le non-carnivore). ''Byblis'' e ''Drosophyllum'' provengono entrambe da regioni relativamente aride e sono entrambe delle carnivore passive, possedendo palesemente le forme di trappola a più basso mantenimento. La Dionea filtra le proprie prede usando i dentelli sul bordo della trappola, per non sprecare più energia nel digerire di quella restituita dal contenuto calorico delle prede. In ogni situazione evolutiva essere il più pigri possibile paga, perché l'energia può essere investita nella riproduzione, e per quanto concerne l'evoluzione della specie, ai benefici a breve termine nella riproduzione sopravanzeranno sempre benefici a lungo termine in qualsiasi altro campo.
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Le bromeliacee mostrano molto bene dei pre-adattamenti alla carnivorosità; comunque, solo una o due specie possono venire classificate come vere carnivore. La maggior parte delle bromeliadi sono [[piante epifite|epifite]], e la maggior parte delle epifite cresce parzialmente all'ombra sui rami degli alberi. È da notare che la ''Brocchinia reducta'' si accresce invece sul terreno. Per la loro forma ad urna, le bromeliacee trarrebbero un gran beneficio dai nutrienti derivati dall'ingresso delle prede al loro interno. In questo senso, molte bromeliacee sono delle probabili carnivore, ma i loro habitat sono troppo bui affinché si possano evolvere i riconoscibili caratteri carnivori.
=== Comunità degli ascidi ===
{{Vedi anche|Simbionti delle nepenthes}}
[[File:
Sebbene gli ascidi servano per la cattura e la digestione delle prede, in essi si possono sviluppare delle [[biocenosi|comunità]] costituite principalmente da [[larva|larve]] di [[diptera|ditteri]], [[Arachnida|ragni]], [[Formicidae|formiche]] ed [[Acarina|acari]].
Nel [[1992]] fu condotto uno studio sulle comunità presenti all'interno degli ascidi di ''[[Nepenthes ampullaria]]'' che dimostrò l'esistenza di una complessa [[catena alimentare]], in cui sono presenti diversi livelli trofici. Sono infatti presenti organismi saprofagi, filtratori, detritivori e predatori e ogni gruppo è rappresentato da più specie.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Mogi|nome=M.|coautori=Yong H.S.|titolo=Aquatic arthropod communities in Nepenthes pitchers: the role of niche differentiation, aggregation, predation and competition in community organization|url=https://archive.org/details/sim_oecologia_1992-05_90_2/page/172|rivista=Oecologia|anno=1992|volume=90|numero=2|
All'interno delle trappole delle ''Nepenthes'' sono presenti degli organismi, detti ''nepenthebionti'', che sono totalmente dipendenti dagli ascidi in almeno uno stadio della loro vita. Si tratta principalmente di larve di ditteri, tra cui ''[[Culex rajah]]'' e ''[[Toxorhynchites rajah]]'', il cui nome specifico è dovuto al fatto che essi si ritrovano solo all'interno degli ascidi di ''N. rajah''.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Tsukamoto, M.|anno=1989|titolo=Two new mosquito species from a pitcher plant of Mt. Kinabalu, Sabah, Malaysia: Culex rajah and Toxorhynchites rajah (Diptera: Culicidae)|rivista=Japanese Journal of Tropical Medicine and Hygiene|volume=17|numero=3|
Le relazioni tra questi organismi e la pianta non sono ancora del tutto note. Non è chiaro se vi sia un semplice rapporto di [[commensalismo]] o se esistano dei rapporti [[mutualismo|mutualistici]].<ref>{{cita libro|cognome=Clarke |nome=C.M.|titolo=Nepenthes of Borneo|anno=1997 |editore=Natural History Publications (Borneo)|città=Kota Kinabalu|
== Riproduzione ==
[[File:
Come tutte le piante, anche le carnivore possono riprodursi sia [[Riproduzione#Riproduzione sessuata|sessualmente]] sia [[Riproduzione#Riproduzione asessuata|asessualmente]].
La riproduzione asessuata avviene mediante la produzione di [[gemma (botanica)|gemme]] o tramite la divisione dei [[rizoma|rizomi]].
La riproduzione sessuata avviene mediante la formazione di [[fiore|fiori]], che una volta [[fecondazione|fecondati]] origineranno i [[Seme|semi]]. Alcune specie sono [[ermafroditismo|ermafrodite]], essendo presenti nel loro fiore sia [[stame|stami]] sia [[pistillo|pistilli]], mentre altre sono [[dioico|dioiche]], quindi esistono piante maschili e piante femminili. In alcune specie, come in ''D. capensis'', è possibile l'autofecondazione, ma nella maggior parte delle piante essa è impedita da meccanismi diversi.
Poiché nella maggior parte delle piante carnivore l'[[impollinazione]] è affidata agli insetti, esse hanno dovuto sviluppare dei sistemi che impedissero l'uccisione degli impollinatori. Nelle sarracenie il fiore si sviluppa prima che vengano prodotti i nuovi ascidi dopo il riposo invernale, mentre in ''Dionaea'' il fiore si trova all'apice di un lungo stelo che lo allontana dalle trappole, la cui produzione viene interrotta durante la fioritura. Altre piante producono dei fiori i cui colori o il cui profumo attirano degli insetti di dimensioni tali da non poter essere catturati.<ref>{{Cita| Schnell, 2002 | pagg. 37-38
== Coltivazione ==
{{NN|botanica|settembre 2015}}
[[File:2005-12-18 N rajah 034.jpg|thumb|Diverse specie ed ibridi di ''Nepenthes'' in coltivazione]]
Sebbene le diverse specie di piante carnivore abbiano differenti richieste in termini di esposizione, umidità, terreno etc., esse condividono alcune caratteristiche comuni.
La maggior parte delle carnivore richiede [[Pioggia|acqua piovana]], o acqua [[distillazione|distillata]] o deionizzata
Le acque comuni posseggono infatti minerali (in particolare sali di [[Calcio (metallo)|calcio]]) che possono rapidamente uccidere la pianta. Ciò è dovuto al fatto che la maggior parte delle specie carnivore si è evoluta in suoli acidi e poveri di nutrienti e di conseguenza si tratta di piante estremamente [[calcifuga|calcifughe]] e
Le piante carnivore coltivate in esterno generalmente catturano insetti più che a sufficienza per far fronte alle proprie necessità di nutrienti. Una pianta carnivora che non cattura insetti morirà raramente, ma la sua crescita sarà ridotta. In caso di carenza si possono somministrare manualmente insetti per integrare la dieta della pianta; la somministrazione di altro tipo di nutrienti, come per esempio pezzi di carne,
Molte piante carnivore richiedono un ambiente soleggiato, che renderà il loro aspetto migliore poiché le incoraggia a sintetizzare pigmenti antocianini rossi e violacei. Molte specie, ad eccezione delle specie di ''Nepenthes'' e ''Pinguicula'', amano la luce solare diretta purché non sia troppo intensa, tipica delle giornate estive più calde.
La maggior parte delle carnivore vive nelle paludi e alcune in habitat tropicali e quindi necessitano di una elevata umidità. Su piccola scala, questa condizione può essere ottenuta posizionando la pianta in un ampio sottovaso riempito di acqua o semplicemente vaporizzando la pianta giornalmente. Le piccole specie di ''Nepenthes'' crescono bene in larghi [[terrario|terrari]].
Molte carnivore dei [[clima temperato|climi temperati]], sebbene non sopportino il forte gelo, possono essere poste all'esterno per la maggior parte dell'anno. Le ''Nepenthes sp.'', essendo tropicali, richiedono invece una temperatura dai 20 ai 30 [[Celsius|°C]] per sopravvivere.
Le carnivore necessitano di un appropriato suolo povero di nutrienti. Molte di esse apprezzano una mistura di [[torba]] acida di ''Sphagnum'' e sabbia orticola o perlite in rapporto 3:1. La ''[[fibra coir]]'', ricavata dalle noci di [[Cocos nucifera|cocco]], è un accettabile sostituto della torba, essendo inoltre più ecologica non sfruttando le torbiere naturali. Le ''Nepenthes'' cresceranno meglio in un compost per [[Orchidea|orchidee]]
Ironicamente, le piante carnivore sono esse stesse suscettibili alle infestazioni da parte di insetti [[parassitismo|parassiti]], quali gli [[Aphidoidea|afidi]] o le [[Pseudococcidae|cocciniglie]]. Anche se le piccole infestazioni possono essere rimosse direttamente con le mani, le più grandi richiedono l'intervento di [[insetticida|insetticidi]]. L'[[2-propanolo|alcol isopropilico]] è un efficiente insetticida topico; il [[diazinone]], invece, è un eccellente insetticida non sistemico che viene ben tollerato da molte carnivore, così come il [[Malatione|malathion]], l'[[acephate]] e l'[[imidacloprid]].
Sebbene gli insetti possano causare dei problemi, il pericolo maggiore per la coltivazione delle carnivore è rappresentato dalla botrite, o muffa grigia, una malattia causata dal [[funghi|fungo]] parassita ''[[Botrytis cinerea]]''. Questi prospera in condizioni caldo-umide e può essere un problema durante l'autunno. In una certa misura, le piante carnivore temperate si possono proteggere da questo [[Microrganismo patogeno|patogeno]], ponendole in un ambiente fresco e ben ventilato in autunno e rimuovendo prontamente ogni foglia morta. Se questi accorgimenti risultassero inutili, si può intervenire con l'uso di un [[fungicida rameico]]. Altra malattia fungina molto comune tra le piante carnivore è l'[[oidio]]. Questa [[patologia]] colpisce soprattutto il ''Cephalotus follicularis'' e può essere curata irrorando la pianta con un [[anticrittogamico]] a base di [[zolfo]].
[[File:Sarracenia 2.jpg|thumb|left|Molti ibridi e specie di ''Sarracenia'' sono tra le piante carnivore più semplici da coltivare]]
Per i neofiti, le più facili carnivore da coltivare sono sicuramente quelle provenienti dalle zone freddo-temperate. Queste piante cresceranno bene se lasciate sempre all'esterno, in pieno sole, sia in inverno (se la temperatura non scende frequentemente sotto i 5 °C, altrimenti è necessario utilizzare una [[serra|serra fredda]]) sia in estate. Vanno poste in un ampio vaso con un sottovaso pieno di acqua d'osmosi inversa o piovana durante l'estate e mantenute umide d'inverno. Fra le specie più comuni ricordiamo:
* ''[[Drosera capensis]]'': drosera dalle foglie a nastro, fiori rosa, molto tollerante ai maltrattamenti.
* ''[[Drosera binata]]'': grandi dimensioni e foglie a forma di Y.
* ''[[Sarracenia flava]]'':
* ''[[Pinguicula grandiflora]]'':
* ''[[Pinguicula moranensis]]'': fiori rosa, foglie non-carnivore in inverno.
* ''[[Darlingtonia californica]]'', la pianta cobra: ha foglie dall'aspetto vistoso, con fiori viola e fiori verde [[Citrus × aurantifolia|limetta]], ha bisogno di essere copiosamente annaffiata con acqua fredda durante i mesi estivi.
Anche la Dionea crescerà bene in queste condizioni ma avrà bisogno di maggiori attenzioni: anche se ben trattata, spesso soccombe se la muffa grigia non viene tenuta sotto controllo. Alcune ''Nepenthes'' di pianura sono molto facili da coltivare finché si provvederà a fornir loro delle condizioni caldo-umide costanti, determinate dalla posizione all'aperto e da vaporizzate regolari o dalla presenza di una vaschetta d'acqua in prossimità del vaso.
Infine, ritornando alla Dionea, poiché una volta terminata la digestione all'interno della trappola possono rimanere antiestetici rimasugli della preda, alcuni coltivatori spruzzano dell'acqua distillata vaporizzata sulla stessa inibendo il meccanismo di chiusura, per avere così la possibilità di rimuovere i resti con una pinzetta.
== Influenza nei media ==
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[[File:The ya-te-veo.jpg|left|thumb|Indigeni divorati da una pianta carnivora, illustrazione di J.W. Buel, 1887.]]
Fin dai tempi della loro scoperta, le piante carnivore hanno suscitato un grande interesse da parte degli autori di romanzi d'avventura, dell'orrore e opere simili, specialmente con ambientazioni esotiche. Non di rado le piante carnivore appaiono di proporzioni tali da essere pericolose per l'essere umano, nonché dotate di tentacoli capaci di avviluppare una preda di passaggio. Queste storie potrebbero avere origine da presunti fatti di cronaca (mai verificati e altamente improbabili), come quello riportato il
Dal mito della pianta carnivora derivano probabilmente anche altre celebri "piante assassine"; in particolare si possono citare i trifidi del [[romanzo]] di [[fantascienza]] ''[[Il giorno dei trifidi]]'' di [[John Wyndham]], dal quale è stato tratto il film ''[[L'invasione dei mostri verdi]]''. I trifidi della storia sono piante capaci di sradicarsi e spostarsi da sole, uccidendo le vittime con una coda come quella dello scorpione che porta un [[Aculeo#Insetti|pungiglione]] [[veleno]]so. Il
Nel secondo breve racconto ''[[Fioritura di una strana orchidea]]'' contenuto in ''[[Il bacillo rubato e altri casi]]'', raccolta di [[racconto|racconti]] di [[fantascienza]] di [[Herbert George Wells]], pubblicata nel [[1895]]<ref>{{Cita web|autore=C.D. Merriman for Jalic Inc.|url=http://www.online-literature.com/wellshg/|titolo=Biography of H.G.Wells|accesso=12 febbraio 2012|lingua=en|data=2007}}</ref> dalla giovane ma già affermata casa editrice londinese [[Methuen Publishing|Methuen & Co.]] Wells affronta il tema del [[vampirismo]], riproposto nella [[letteratura gotica]] da [[John Polidori]] nel [[1819]] e consacrato definitivamente, quasi ottant'anni dopo, nel [[1897]] da [[Bram Stoker]]. L'idea geniale di Wells sta nel separarsi da quello che lo [[stereotipo]] del personaggio di [[Conte Dracula|Dracula]], introducendo un insolito tema, quello della pianta-vampiro, dimostrando ancora una volta la capacità di spaziare con l'immaginazione, per creare qualcosa di completamente nuovo<ref>{{Cita web|cognome=Cardarelli|nome=Emanuela|url=http://www.enricopantalone.com/LeprimestoriedivampiriCarmilladiJSLeFanu.htm|titolo=Le prime storie di vampiri:''Carmilla'' di Joseph Sheridan Le Fanu|accesso=3 maggio 2012|dataarchivio=8 febbraio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130208032931/http://www.enricopantalone.com/LeprimestoriedivampiriCarmilladiJSLeFanu.htm|urlmorto=sì}}</ref>.
In un romanzo della serie [[fantasy]] di [[Deltora]] di [[Jennifer Rowe|Emily Rodda]] vi sono piante carnivore chiamate ''grippers'' (gripper = ''colui che stringe, afferra''). Assomigliano a bocche dentate che crescono nella terra, coperte da foglie simili a quelle dei cavoli e che si aprono per farvi cadere la vittima che ci mette i piedi sopra, considerate pericolose per le persone.
Nel romanzo ''[[Vita di Pi]]'' di [[Yann Martel]], Pi arriva su un'isola di alghe che poi scoprirà essere carnivore.
=== Cinema ===
[[File:Little Shop of Horrors gore.JPG|thumb|La pianta carnivora del film
* Fra gli esempi più recenti di piante carnivore nel cinema si può citare la pianta carnivora dall'appetito insaziabile della commedia horror ''[[La piccola bottega degli orrori (film 1960)|La piccola bottega degli orrori]]'' di [[Roger Corman]] ([[1960]])
* Nel film [[Jumanji (film)|Jumanji]] del [[1995]], tratto dall'omonimo libro del [[1981]], sono rappresentate diverse piante carnivore, una delle quali è talmente grande da essere capace di catturare un'[[autovettura|automobile]] per mezzo dei suoi grandi tentacoli.
* Nel film di [[M. Night Shyamalan]] ''[[E venne il giorno]]'' (''The Happening''), del 2008, le piante (pur non nutrendosi di carne umana) si presume attacchino le persone rilasciando nell'aria una tossina che intacca il sistema neurale costringendo le vittime a suicidarsi. Nel film il fenomeno viene spiegato come un tipico comportamento del mondo vegetale, il quale, non potendosi spostare in caso di necessità, modifica se stesso a livello chimico per modificare di conseguenza l'ambiente circostante.
* In una scena de [[L'era glaciale 3 - L'alba dei dinosauri]], del 2009, [[Personaggi de L'era glaciale|Manny e Diego]] vengono inghiottiti da una pianta carnivora gigante provvista di un frutto per attirare le prede, di una trappola a scatto e di succhi gastrici.
=== Altri media ===
* Tra i videogiochi di ''[[Mario (serie di videogiochi)|Super Mario]]'' della [[Nintendo]] è spesso presente un nemico denominato [[Pianta Piranha]], simile a una Dionea. Queste piante hanno quasi sempre l'aspetto di uno stelo ricoperto di fogliame e che termina in cima con un globo verde o rosso a macchie bianche, tagliato da una fessura dall'aspetto molto simile a quello di una bocca dai denti bianchi.
* Anche alcuni [[Pokémon]], tra cui [[Victreebel]] e [[Carnivine]], sono evidentemente ispirati a piante carnivore dei generi ''Sarracenia'', ''Nepenthes'' e ''Dionaea''.
* La misteriosa "[[Heracleum mantegazzianum|panace gigante]]" dà il titolo al brano musicale ''The return of the Giant Hogweed'' ("Il ritorno della panace gigante"), dell'album ''[[Nursery Cryme]]'' dei [[Genesis]].
* Nel fumetto e nelle serie animata ''[[Monster Allergy (serie animata)|Monster Allergy]]'' esiste una pianta carnivora che abita tra le fogne di Oldmill-village e Bibburg inizialmente si mostra cattiva ma poi diventerà alleata di Zick e Elena aiutandoli in diverse avventure.
* Nella serie di videogiochi ''[[Piante contro zombi]]'' la pianta "Masticazombie" e tutte le sue varianti sono delle piante carnivore della specie di [[Dionaea muscipula]].
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|cognome=Blondeau|nome=G.|titolo=Il grande libro delle piante carnivore|editore=De Vecchi|anno=2002|
* {{Cita libro|cognome=Foggi|nome= B.|titolo=Le piante carnivore|editore= Pubblicazioni dell'Orto botanico di Firenze|anno=1994}}
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== Voci correlate ==
* [[
* [[Specie di piante carnivore]]
* [[Pianta protocarnivora]]
* [[Freezer cut]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|
== Collegamenti esterni ==
* [https://www.24hlive.it/il-fascino-delle-piante-carnivore-curiosita-biologia-e-conservazione/ Il Fascino delle piante carnivore] - Curiosità, Biologia e conservazione delle piante carnivore.{{Collegamenti esterni}}
* [http://www.aipcnet.it AIPC] - Sito web ufficiale dell'Associazione Italiana Piante Carnivore
* [http://www.cpitalia.net/wiki/index.php?title=Wikiplants Wikiplants] - Una enciclopedia sulle piante carnivore
* [http://www.
* [http://www.piante.it/carnivore/ Piante carnivore] - Piante Italia Database
* {{en}} [http://www.
* [http://www.lepiantecarnivore.it www.lepiantecarnivore.it] - Semplice ma utile guida per conoscere e coltivare le piante carnivore.
{{piante carnivore}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|botanica}}
[[Categoria:Piante carnivore| ]]
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