Girolamo Savonarola: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua||Savonarola (disambigua)|Savonarola}}
[[Image:GirolamoSavonarola.jpg|thumb|Girolamo Savonarola ritratto da [[Fra Bartolomeo]], ca 1498]]
{{Carica pubblica
'''Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola''' ([[Ferrara]], [[21 settembre]] [[1452]] - [[Firenze]], [[23 maggio]] [[1498]]) fu un frate [[domenicani|domenicano]] distintosi, oltre che come religioso e politico, anche come notevole letterato. Morì sul rogo dopo che le sue opere erano state inserite nell'[[Index librorum prohibitorum]], l'<i>Indice dei libri proibiti''.
|nome = Girolamo Savonarola
|immagine = Girolamo Savonarola by Fra Bartolommeo (1497).jpg
|didascalia = ''[[Ritratto di Girolamo Savonarola]]'' di [[Fra Bartolomeo]], [[1498]], olio su tavola, [[Museo nazionale di San Marco]], Firenze
|carica = [[Sovrani di Toscana|Governatore di Firenze]]
|mandatoinizio = [[1494]]
|mandatofine = [[1498]]
|vice di =
|cotitolare =
|capo di stato =
|presidente =
|vicepresidente =
|primoministro =
|viceprimoministro =
|vice =
|predecessore = [[Piero il Fatuo|Piero de' Medici]]
|successore = [[Pier Soderini]]
|professione = religioso
|firma = Girolamo Savonarola Signature.svg
}}
{{Bio
|Nome = Girolamo Maria Francesco Matteo
|Cognome = Savonarola
|Sesso = M
|LuogoNascita = Ferrara
|GiornoMeseNascita = 21 settembre
|AnnoNascita = 1452
|LuogoMorte = Firenze
|GiornoMeseMorte = 23 maggio
|AnnoMorte = 1498
|Epoca = 1400
|Attività = religioso
|Attività2 = politico
|Attività3 = predicatore
|Nazionalità = italiano
}}
 
Appartenente all'[[Ordine dei frati predicatori|ordine domenicano]], profetizzò sciagure per [[Firenze]] e per l'Italia propugnando un modello di [[democrazia|governo popolare "largo"]] per la [[Repubblica di Firenze|Repubblica fiorentina]] instauratasi dopo la cacciata dei [[Medici]].
 
Nel 1497, fu falsamente [[scomunica]]to a nome di [[papa Alessandro VI]], l'anno dopo fu impiccato e bruciato sul [[morte sul rogo|rogo]] come «eretico, scismatico e per aver predicato cose nuove»<ref>R. Ridolfi, ''Vita di Girolamo Savonarola'', 1974, p. 393.</ref>, e le sue opere furono inserite nel 1559 nell{{'}}''[[Indice dei libri proibiti]]''. Gli scritti di Savonarola sono stati riabilitati dalla Chiesa nei secoli seguenti fino a essere presi in considerazione in importanti trattati di teologia<ref>i.e. papa Benedetto XIV olim Prosperi cardinalis de Lambertinis, De servorum dei beatificatione et beatorum canonization, Ed. Prati 1840, Tomus III, cap. ultimum, n. 13, pag. 608; «Hoc sensu locutus fuisse videtur Hieronimus Savonarola in compendio revelationum pag.278. cum earum defensionem scripsit: Cum ergo quae a me preadicta sunt, nec Fidei, nec bonis moribus ...»</ref>. La causa della sua beatificazione è stata avviata il 30 maggio 1997 dall'[[arcidiocesi di Firenze]].
 
== Biografia ==
=== La formazione (1452 - 1482)Origini ===
[[File:SavonarolaPlaque crop gobeirne.jpg|thumb|Lapide in piazza della Signoria a Firenze, che ricorda il rogo del Savonarola]]
Nasce a Ferrara alle 23,30 del 21 settembre 1452, terzogenito del mercante Niccolò di Michele dalla Savonarola e di Elena Bonacossi, discendente della nobile famiglia dei [[Bonacolsi]], già signori di [[Mantova]]; dei fratelli maggiori, Ognibene e Bartolomeo, non si hanno notizie, mentre degli altri fratelli, Maurelio, Alberto, Beatrice e Chiara, si sa solo che Alberto fu medico e Maurelio fu frate domenicano come Girolamo.
Nacque a [[Ferrara]] il 21 settembre 1452, terzogenito del mercante Niccolò di Michele dalla Savonarola e di Elena Bonacolsi (o Bonacossi), discendente della nobile famiglia dei [[Bonacolsi]],<ref>{{Cita libro|nome=Tito S.|cognome=Centi|titolo=Girolamo Savonarola, il frate che sconvolse Firenze|url=https://books.google.it/books?id=DPWqntk9AWUC&pg=PA17&lpg=PA17&dq=Elena+Bonaccorsi+savonarola&source=bl&ots=hVjN1Q1DDv&sig=pmHGkq52LlwIclN7-gCn-jlGEjg&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjejoaDgurYAhVPDOwKHcAoCHI4ChDoAQgtMAA#v=onepage&q=Elena%20Bonaccorsi%20savonarola&f=false|accesso=21 settembre 2023|data=1988|editore=Città Nuova|lingua=it|ISBN=978-88-311-5311-9}}</ref> già signori di [[Mantova]]; dei fratelli maggiori, Ognibene e Bartolomeo, non si hanno notizie, mentre degli altri fratelli, Maurelio, Alberto, Beatrice e Chiara, si sa solo che Alberto fu medico e Maurelio fu frate [[domenicano]] come Girolamo.
 
I Savonarola, originari di [[Padova]], si erano trasferiti nel [[1440]] a Ferrara, dove il nonno Michele ([[1385]]Michele - [[1468Savonarola|Michele]]), noto medico e autore di testi di [[medicina]], fu [[archiatra]] del marchese [[Niccolò III d'Este]] e della corte ferrarese. Michele Savonarola fu uomo profondamente religioso, cultore della [[Bibbia]], di costumi semplici e severi e, pur cortigiano, o piuttosto proprio per questo, sprezzatore della vita di corte; in vecchiaia scrisse anche opuscoli come leil ''De laudibus IohanniIohannis Baptistae'' che, unitamente ai suoi insegnamenti e al suo stile di vita, dovettero avere notevole influsso sulla formazione di Girolamo: fu, del resto, proprio il nonno a prendersi cura della sua prima educazione, insegnandogli la [[grammatica]] e la [[musica]],; oltreegli adinoltre apprendereapprese da sé il [[disegno]].
 
=== Formazione (1468-1482) ===
Dopo la morte del nonno, il padre Niccolò, desiderando avviarlo alla professione medica, gli fece studiare arti liberali; dapprima appassionato ai ''Dialoghi'' di [[Platone]] - tanto da scrivervi un commento, poi da lui stesso distrutto - passò presto all'[[Aristotele|aristotelismo]] e al [[Tommaso d'Aquino|tomismo]].
Dopo la morte del nonno paterno, il padre Niccolò, desiderando avviarlo alla professione medica, gli fece studiare le [[arti liberali]]; dapprima appassionato ai ''[[Dialoghi platonici|Dialoghi]]'' di [[Platone]], tanto da scrivervi un commento, poi da lui stesso distrutto, passò presto all'[[aristotelismo]] e al [[tomismo]].
Dopo aver conseguito il titolo di maestro in arti liberali, intraprese gli studi di medicina che tuttavia abbandonò già a diciotto anni per dedicarsi allo studio della [[teologia]]; scrisse componimenti poetici: risale al 1472 la sua canzone ''[[De ruina mundi]]'' nella quale ricorrono già temi delle sue future predicazioni: ...''La terra è sì oppressa da ogne vizio, / Che mai da sé non levarà la soma: / A terra se ne va il suo capo, Roma, / Per mai più non tornar al grande offizio''... e ancora nel 1475, nell'altra sua canzone, ''De ruina Ecclesiae'', assimila la [[Roma]] papale all'antica, corrotta [[Babilonia (metafora)|Babilonia]].
[[File:Ferrara, targa savonarola.JPG|thumb|Targa che ricorda la casa paterna di Savonarola a Ferrara]]
Con questo spirito sentì nella chiesa di Sant'Agostino a [[Faenza]] le parole di un predicatore che, commentando il passo della [[Genesi]] ''Pàrtiti dalla tua terra e dalla tua famiglia e dalla casa del padre tuo'', secondo quanto egli stesso scrive, il 24 aprile 1475 lasciò la famiglia per entrare nel convento [[Bologna|bolognese]] di [[basilica di San Domenico (Bologna)|San Domenico]].
 
Sulla sua vocazione probabilmente influì la percezione di una forte decadenza dei costumi. Infatti in una sua lettera alla famiglia scrisse:
Dopo aver conseguito il titolo di maestro in arti liberali, inizia gli studi di medicina che tuttavia abbandona già a diciotto anni per dedicarsi allo studio della [[teologia]]; scrive componimenti poetici: risale al [[1472]] la sua canzone ''[[De ruina mundi]]'' nella quale ricorrono già temi delle sue future predicazioni:....''La terra è sì oppressa da ogne vizio, / Che mai da sé non levarà la soma: / A terra se ne va il suo capo, Roma, / Per mai più non tornar al grande offizio''.... e ancora nel [[1475]], nell'altra sua canzone, ''De ruina Ecclesiae'', assimila la [[Roma]] papale all'antica, corrotta [[Babilonia]].
«Scelgo la religione perché ho visto l'infinita miseria degli uomini, gli stupri, gli adulteri, le ruberie, la superbia, l'idolatria, il turpiloquio, tutta la violenza di una società che ha perduto ogni capacità di bene... Per poter vivere libero, ho rinunciato ad avere una donna e, per poter vivere in pace, mi sono rifugiato in questo porto della religione».
 
Il 26 aprile 1475, ricevette l'abito di [[Noviziato|novizio]] dal [[priore]] fra Giorgio da Vercelli, l'anno dopo ricevette i voti, il 21 settembre 1476 fu ordinato [[suddiacono]] e il 1º maggio 1477 divenne [[diacono]]. I suoi superiori lo volevano predicatore e in quel convento ''Studium generale'' approfondì lo studio della [[teologia]] avendo fra i suoi maestri [[Pietro da Bergamo]], famoso teologo autore della ''Tabula aurea'', Domenico da Perpignano e Niccolò da Pisa. Nel 1479 venne inviato dal convento a Ferrara e tre anni dopo a [[Reggio Emilia]] dove, in occasione del capitolo della Congregazione domenicana lombarda del 28 aprile 1482, venne nominato lettore nel [[Museo di San Marco|convento fiorentino di San Marco]].
Con questo spirito sentirà nella chiesa di Sant'Agostino a [[Faenza]] le parole di un predicatore che, commentando il passo del [[Genesi]] ''Pàrtiti dalla tua terra e dalla tua famiglia e dalla casa del padre tuo'', secondo quanto egli stesso scrive, lo spingono il [[24 aprile]] [[1475]] a lasciare la famiglia per entrare nel convento [[Bologna|bolognese]] di San Domenico.
 
=== Convento di San Marco (1482-1487) ===
[[Immagine:Chiesa-sandomenico.jpg|thumb|right|200px|Bologna, chiesa di San Domenico]]
Giunto nella [[Firenze]] di [[Lorenzo de' Medici]] - allora la capitale culturale della penisola o, come si esprimerà lo stesso Girolamo, il ''cuore d'Italia'' - nel maggio del [[1482]], ebbe il compito nel convento di San Marco di esporre le Scritture e di predicare dai pulpiti delle chiese fiorentine: e le sue lezioni conventuali erano esse stesse delle predicazioni.
Il giorno dopo scrive al padre una lettera per informarlo e spiegargli i motivi della sua decisione: si è fatto frate per "la gran miseria del mondo, le iniquitate de li omini, li stupri, li adulterii, li latrocinii, la superbia, la idolatria, le biasteme crudeli che el seculo è venuto a tanto che più non si trova chi faccia bene; dove io più volte il dì cantava questo verso lacrimando: ''Heu fuge crudeles terras, fuge litus avarum''. E questo perché io non potea patire la gran malizia di cecati populi de [[Italia]], e tanto più, quanto io vedea le virtute esser spente al fondo e i vizii sollevati".
[[File:San Gimignano view from torre grossa 3.jpg|thumb|left|San Gimignano, veduta con la chiesa di Sant'Agostino]]
Nella [[quaresima]] del [[1484]] gli venne assegnato il pulpito di [[Basilica di San Lorenzo (Firenze)|San Lorenzo]], la parrocchia dei [[Medici]]; non ebbe successo, come testimoniano le cronache del tempo, per la sua pronuncia ferrarese che doveva suonare ''barbara'' alle orecchie fiorentine e per il modo della sua esposizione: il Savonarola stesso scrisse poi che «io non aveva né voce, né petto, né modo di predicare, anzi era in fastidio a ogni uomo il mio predicare" e ad ascoltare venivano solo "certi uomini semplici e qualche donnicciola».
[[File:Niccolò di forzore spinelli, medaglia di girolamo savonarola, 1492-94 ca..JPG|thumb|[[Niccolò di Forzore Spinelli]], medaglia di Girolamo Savonarola, 1492-1494 circa]]
Intanto il 29 agosto Giovanni Battista Cybo venne eletto papa col nome di [[Papa Innocenzo VIII|Innocenzo VIII]] dopo la morte di [[papa Sisto IV]], il 12 agosto [[1484]]. Forse fu in questo periodo che il Savonarola ebbe, meditando in solitudine nella [[Chiesa di San Giorgio alla Costa|chiesa di San Giorgio]], quella illuminazione, di cui parlò al termine della vita, durante il processo, apparendogli «molte ragioni per le quali si mostrava che alla Chiesa era propinquo qualche flagello».
 
Venne mandato a [[San Gimignano]] per le prediche quaresimali e subito, nel marzo del [[1485]] predicò nella [[Collegiata di Santa Maria Assunta (San Gimignano)|Collegiata]] che la Chiesa «aveva a esser flagellata, rinnovata e presto»: è la prima volta che vengono attestate le sue predicazioni "profetiche"; il 9 marzo e poi il 23 ottobre di quell'anno ricevette per lettera dalla madre a Ferrara le notizie della morte del padre e dello zio Borso.
Il [[26 aprile]] [[1475]] riceve l'abito di novizio dal priore fra Giorgio da Vercelli, l'anno dopo riceve i voti, il [[21 settembre]] [[1476]] è promosso suddiacono e l'[[1 maggio]] [[1477]] è diacono. I suoi superiori lo vogliono predicatore e in quel convento ''Studium generale'' approfondisce lo studio della teologia avendo fra i suoi maestri [[Pietro da Bergamo]], famoso teologo, autore della ''Tabula aurea'', Domenico da Perpignano e Niccolò da Pisa.
 
Ancora dal pulpito della Collegiata, l'anno successivo affermò: «aspettiamo presto un flagello, o Anticristo o peste o fame. Se tu mi domandi, con Amos, se io sono profeta, con lui ti rispondo ''Non sum propheta''» ed elencò le ragioni del prossimo flagello: le efferatezze degli uomini - [[omicidio|omicidi]], [[lussuria]], [[sodomia]], [[idolatria]], [[astrologia|credenze astrologiche]], [[simonia]] - i cattivi pastori della Chiesa, la presenza di profezie - segno di prossime sventure - il disprezzo per i santi, la poca fede. Non vi sono notizie, tuttavia, che tali prediche abbiano suscitato scalpore e scandalo, come non ne suscitarono le prediche quaresimali tenute dal Savonarola nel [[1487]] nella [[Ex monastero di Santa Verdiana|chiesa fiorentina di Santa Verdiana]].
Nel [[1479]] è inviato dal convento a Ferrara e tre anni dopo a [[Reggio Emilia|Reggio]] dove, in occasione del capitolo della Congragazione domenicana lombarda del [[28 aprile]] [[1482]], viene nominato lettore nel convento fiorentino di San Marco.
 
Avendo terminato il suo ufficio di lettore a Firenze, quello stesso anno ottenne la prestigiosa nomina di maestro nello ''Studium generale'' di [[basilica di San Domenico (Bologna)|San Domenico]] a Bologna da dove, dopo aver insegnato per un anno, tornò a Ferrara nel [[1488]].
=== Nel convento di San Marco (1482 - 1487) ===
Giunge nella [[Firenze]] di [[Lorenzo de' Medici]] - allora la capitale culturale della penisola o, come si esprimerà lo stesso Girolamo, il ''cuore d'Italia'' - nel maggio del [[1482]]; nel convento di San Marco ha il compito di esporre le Scritture e di predicare dai pulpiti delle chiese fiorentine: e le sue lezioni conventuali sono esse stesse delle predicazioni.
 
=== Lombardia (1488-1490) ===
Nella quaresima del [[1484]] gli è assegnato il pulpito di San Lorenzo, la parrocchia dei [[Medici]]; non ha successo, come testimoniano le cronache del tempo, per la sua pronuncia emiliana che doveva suonare ''barbara'' alle orecchie fiorentine e per il modo della sua esposizione: il Savonarola stesso scriverà poi che "io non aveva né voce, né petto, né modo di predicare, anzi era in fastidio a ogni uomo il mio predicare" e ad ascoltare venivano solo "certi uomini semplici e qualche donnicciola".
[[File:Portrait of Girolamo Savonarola 1524.jpg|sinistra|miniatura|[[Il Moretto|Moretto da Brescia]], ''Ritratto di un frate dominicano'', 1524, [[Museo di Castelvecchio]]. Il volto dell'uomo è stato attribuito a Girolamo Savonarola.]]
A Ferrara stette due anni nel [[Chiesa di Santa Maria degli Angeli (Ferrara)|monastero di Santa Maria degli Angeli]], senza per questo rinunciare a frequenti spostamenti per predicare, prevedendo i prossimi castighi divini, in diverse città, come testimoniò nel processo: «predicai a [[Brescia]] ed in molti altri luoghi di [[Lombardia]] qualche volta di queste cose», a [[Modena]], a [[Piacenza]], a [[Mantova]]; a Brescia, il 30 novembre [[1489]], previde che "e' padri vedrebbono ammazzare è loro figlioli e con molte ignominie straziare per le vie" e in effetti la città fu saccheggiata dai Francesi nel [[1512]].
[[File:Girolamo Savonarola's statue in Ferrara.jpg|miniatura|Statua di Girolamo Savonarola a [[Ferrara]].]]
Il convento ferrarese lo mandò a [[Genova]] a predicare per la Quaresima; avviatosi, come sempre a piedi, a [[Pavia]] scrisse il 25 gennaio [[1490]] alla madre, che si lamentava del suo girovagare continuo, che «se io stesse a Ferrara continuamente, crediate che non faria tanto frutto quanto faccio di fuori, sì perché gniuno religioso, o pochissimi, fanno mai frutto di santa vita nella patria propria e però la santa Scrittura sempre grida che si vada fori de la patria, si ''etiam'' perché non è data tanta fede a uno della patria, quanto a uno forestiero, ne le predicazioni e consigli; e però dice el nostro Salvatore che non è profeta accetto ne la patria sua [...]».
 
Già il 29 aprile [[1489]] [[Lorenzo de' Medici]], quasi certamente per suggerimento di [[Giovanni Pico della Mirandola]], scrisse «al Generale dei Frati Predicatori, che mandi qui frate Hieronymo da Ferrara»: e così, nuovamente in cammino, verso il giugno [[1490]] entrava a Firenze per la [[Porta San Gallo|Porta di San Gallo]], salutato da uno sconosciuto che lo aveva accompagnato fin quasi da Bologna, con le parole: «Fa' che tu facci quello per che tu sei mandato da Dio in Firenze».
Intanto, dopo la morte, il [[12 agosto]] [[1484]], di papa [[Sisto IV]], il [[29 agosto]] Giovanni Battista Cybo viene eletto papa col nome di [[Innocenzo VIII]]. Forse è in questo periodo che il Savonarola ebbe, meditando in solitudine nella chiesa di San Giorgio, quella illuminazione, di cui parlerà al termine della vita, durante il processo, apparendogli "molte ragioni per le quali si mostrava che alla Chiesa era propinquo qualche flagello".
 
=== Ritorno a Firenze (1490-1498) ===
[[Immagine:San Gimignano view from torre grossa 3.jpg|thumb|right|220px|San Gimignano e la Collegiata]]
[[File:Monumento a Savonarola 3.JPG|thumb|[[Monumento a Girolamo Savonarola|Monumento a Savonarola]], Piazza Savonarola, Firenze]]
Viene mandato a [[San Gimignano]] per le prediche quaresimali e subito, nel marzo del [[1485]] predica nella Collegiata che la Chiesa "aveva a esser flagellata, rinnovata e presto": è la prima volta che vengono attestate le sue predicazioni "profetiche"; il [[9 marzo]] e poi il [[23 ottobre]] di quell'anno riceve per lettera dalla madre a Ferrara della morte del padre e dello zio Borso.
Dal 1º agosto 1490 riprese in [[Basilica di San Marco (Firenze)|San Marco]] le lezioni - ma tutti gli ascoltatori le interpretarono come vere e proprie predicazioni - sul tema dell'[[Apocalisse]] e poi anche sulla [[Prima lettera di Giovanni]]: formulò la necessità immediata del rinnovamento e della ''flagellazione'' della Chiesa e non temette di accusare governanti e prelati - «niente di buono è nella Chiesa... dalla pianta del piede fino alla sommità non è sanità in quella» - ma anche filosofi e letterati, viventi e antichi: ebbe subito il favore dei semplici, dei poveri, degli scontenti e degli oppositori della famiglia de' [[Medici]], tanto da essere chiamato dai suoi contraddittori ''il predicatore dei disperati''; il 16 febbraio 1491 predicò per la prima volta sul pulpito del Duomo di [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore|Santa Maria del Fiore]]. Il 6 aprile, mercoledì di [[Pasqua]], secondo tradizione, predicò a [[Palazzo Vecchio]] davanti alla Signoria, affermando che il bene e il male d'una città provengono dai suoi capi, ma essi sono superbi e corrotti, sfruttano i poveri, impongono tasse onerose, falsificano la moneta. Molte delle prediche di Savonarola vennero trascritte durante la recitazione in chiesa dal fedele notaio [[Lorenzo Violi]] e stampate a breve distanza di tempo.
 
[[Lorenzo de' Medici|Lorenzo il Magnifico]] lo fece ammonire più volte a non tenere simili prediche, tanto che egli stesso si trovò a essere intimamente combattuto sulla necessità di continuare in quel tenore ma, come scrisse, la mattina del 27 aprile 1491, dopo aver sentito una voce dirgli ''Stolto, non vedi che la volontà di Dio è che tu predichi in questo modo?'', salì sul pulpito e fece una ''terrifica praedicatio''. Alle minacce di confino, come fu usato dallo stesso Lorenzo nei confronti di [[Bernardino da Feltre]], rispose di non curarsene, predicendo la prossima morte del Magnifico: «io sono forestiero e lui cittadino e il primo della città; io ho a stare e lui se n'ha a andare: io a stare e non lui».
Ancora dal pulpito della Collegiata, l'anno successivo afferma che "aspettiamo presto un flagello, o Anticristo o peste o fame. Se tu mi domandi, con Amos, se io sono profeta, con lui ti rispondo ''Non sum propheta''" ed elenca le ragioni del prossimo flagello: le efferatezze degli uomini - omicidi, [[lussuria]], [[sodomia]], [[idolatria]], [[astrologia|credenze astrologiche]], [[simonia]] - i cattivi pastori della Chiesa, la presenza di profezie - segno di prossime sventure - il disprezzo per i santi, la poca fede. Non vi sono notizie, tuttavia, che tali prediche abbiano suscitato scalpore e scandalo, come non ne suscitarono le prediche quaresimali tenute dal Savonarola nel [[1487]] nella chiesa fiorentina di Santa Verdiana.
 
Anziché bandirlo, Lorenzo pensò di utilizzare contro il Savonarola l'eloquenza di un famoso agostiniano, fra Mariano della Barba da [[Genazzano]], vecchio predicatore, colto ed elegante, che, infatti il 12 maggio predicò di fronte a un grande concorso di pubblico, fra cui spiccavano Lorenzo, [[Giovanni Pico della Mirandola|Pico]] e il [[Agnolo Poliziano|Poliziano]], sul tema, tratto dagli [[Atti degli Apostoli]], ''Non est vestrum nosse tempora vel momenta'', evidentemente polemico nei confronti delle profezie del Savonarola. Ma non ebbe successo, secondo il racconto dei cronisti, e il Savonarola, predicando tre giorni dopo sul medesimo tema, lo rimprovererà ''mansuetamente'' di esserglisi rivoltato contro.
Avendo terminato il suo ufficio di lettore a Firenze, quello stesso anno ottiene la prestigiosa nomina di maestro nello ''Studium generale'' di San Domenico a Bologna da dove, dopo aver insegnato per un anno, torna a Ferrara nel [[1488]].
 
In luglio, Girolamo venne eletto priore del [[Museo di San Marco|convento di San Marco]]. Naturalmente, contrariamente alla consuetudine dei precedenti priori, non rese omaggio a Lorenzo e non si fece ammansire dai suoi doni e dalle cospicue elemosine; in quell'anno pubblicò il suo primo libro a stampa, il ''Libro della vita viduale''. La notte del 5 aprile [[1492]] un fulmine danneggiò la [[lanterna (architettura)|lanterna]] del [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore|Duomo]] e molti fiorentini interpretano l'accaduto come un cattivo augurio; tre giorni dopo Lorenzo de' Medici morì nella sua [[Villa medicea di Careggi|villa di Careggi]], con il conforto della benedizione del Savonarola, come attestò il Poliziano.
=== In Lombardia (1488 - 1490) ===
A Ferrara sta due anni nel convento di Santa Maria degli Angeli, senza per questo rinunciare a frequenti spostamenti per predicare, prevedendo i prossimi castighi divini, in diverse città, come testimonia nel processo:"predicai a [[Brescia]] e in molti altri luoghi di [[Lombardia]] qualche volta di queste cose", a [[Modena]], a [[Piacenza]], a [[Mantova]]; a Brescia, il [[30 novembre]] [[1489]], prevede che "e' padri vedrebbono ammazzare e' loro figlioli e con molte ignominie straziare per le vie" e in effetti la città fu saccheggiata dai Francesi nel [[1512]].
 
A maggio Girolamo si recò a [[Venezia]] per partecipare al Capitolo generale della Congregazione lombarda, della quale il convento di San Marco faceva parte dal 1456, da quando la peste del [[1448]] aveva decimato il numero dei frati sì da rendere necessaria la sua unione con la Congregazione lombarda, fiorente di conventi e di frati. Ritornò a Firenze il 22 maggio e in quell'anno uscirono quattro suoi scritti, il ''Trattato dell'amore di Gesù'', il 17 maggio, il ''Trattato dell'Umiltà'', il 30 giugno, il ''Trattato dell'Orazione'' il 20 ottobre e il ''Trattato in defensione dell'Orazione mentale'', in una data imprecisabile.
Il convento ferrarese lo manda a [[Genova]] a predicare per la quaresima; avviatosi, come sempre a piedi, a [[Pavia]] scrive alla madre, il [[25 gennaio]] [[1490]], che "se io stesse a Ferrara continuamente, crediate che non faria tanto frutto quanto faccio di fuori, sì perché gniuno religioso, o pochissimi, fanno mai frutto di santa vita nella patria propria e però la santa Scrittura sempre grida che si vada fori de la patria, si ''etiam'' perché non è data tanta fede a uno della patria, quanto a uno forestiero, ne le predicazioni e consigli; e però dice el nostro Salvatore che non è profeta accetto ne la patria sua [...]".
 
Il 25 luglio di quel 1492 morì [[papa Innocenzo VIII]] e l'11 agosto fu elevato al pontificato, col nome di [[Alessandro VI]], il cardinale Rodrigo [[Borgia]]. Savonarola commentò poi quest'elezione, sostenendo che essa sarebbe tornata a vantaggio della Chiesa, rendendo possibile la sua riforma: «Questa è dessa, questa è la via... questo è il seme da fare questa generazione. Tu non cognosci le vie delle cose di Dio; io ti dico che se 'l venisse Santo Piero adesso in terra e volesse riformare la Chiesa, el non potria, anzi saria morto».
Già il [[29 aprile]] [[1489]] Lorenzo de' Medici, quasi certamente per suggerimento di [[Giovanni Pico della Mirandola]], scrive "al Generale dei Frati Predicatori, che mandi qui frate Hieronymo da Ferrara": e così, nuovamente in cammino, verso il giugno [[1490]] entrava a Firenze per la Porta di San Gallo, salutato da uno sconosciuto che lo aveva accompagnato fin quasi da Bologna, con le parole:"Fa' che tu facci quello per che tu sei mandato da Dio in Firenze".
 
=== IlRiforma ritornodel aconvento Firenzedi (1490San - 1498)Marco ===
L'appoggio di [[Oliviero Carafa]], il cardinale protettore dell'[[Ordine dei frati predicatori|Ordine domenicano]], fu decisivo per ottenere, il 22 maggio 1493, l'autorizzazione papale all'indipendenza del [[Museo di San Marco|convento di San Marco]]. Sfilato semplicemente al dito del Borgia l'anello piscatorio, senza che questi facesse alcuna opposizione, il cardinale napoletano suggellò il ''Breve'' da lui stesso già preparato.
Dall'[[1 agosto]] [[1490]] riprebde in San Marco le lezioni - ma tutti gli ascoltatori le interpretano come vere e proprie predicazioni - sul tema dell'[[Apocalisse]] e poi anche sulla [[Prima lettera di Giovanni]]: formula la necessità immediata del rinnovamento e della ''flagellazione'' della Chiesa e non teme di accusare governanti e prelati - "niente di buono è nella Chiesa....dalla pianta del piede fino alla sommità non è sanità in quella" - ma anche filosofi e letterati, viventi ed antichi: ebbe subito il favore dei semplici, dei poveri, degli scontenti e degli oppositori de' Medici, tanto da essere chiamato dai suoi contraddittori ''il predicatore dei disperati''; il [[16 febbraio]] [[1491]] predica per la prima volta sul pulpito del Duomo di [[Santa Maria del Fiore]].
 
Il Savonarola aveva il progetto di rendere indipendenti quanti più conventi possibili in modo da poterli controllare e dar maggior forza alla riforma che aveva in mente. Il 13 agosto 1494 ottenne il distacco dalla Congregazione lombarda anche dei conventi domenicani di [[Convento di San Domenico (Fiesole)|Fiesole]], di [[San Gimignano]], di [[Pisa]] e di [[Chiesa di San Domenico (Prato)|Prato]], creando così una Congregazione toscana, della quale lo stesso Girolamo divenne Vicario generale.
e dopo la morte di [[Lorenzo il Magnifico]] attaccò ancora di più la dissolutezza dei costumi e l'incapacità di [[Piero de' Medici]] di difendere la città dall'invasione francese.
 
Volle che i suoi frati fossero un effettivo [[Ordini mendicanti|ordine mendicante]], privo di ogni bene privato e cominciò con il vendere i possedimenti dei conventi e gli oggetti personali dei frati, distribuendo il ricavato ai poveri, e fece economie nelle vesti e nel cibo; in questo modo, del resto, aumentavano le elemosine ai conventi. Anche per l'accresciuto numero di conversi, pensò all'edificazione di un nuovo convento, più rustico e austero, che sorgesse fuori [[Firenze]], ma mancò il tempo di realizzare il progetto. Nuove e drammatiche vicende si preparavano nei destini del frate e dell'intera penisola.
Savonarola era convinto di esser stato investito dai cieli di una missione di rinnovamento morale, religioso e politico per adempiere la quale [[Dio]] gli aveva concesso il dono della profezia: in anni nei quali era difficile prevedere una invasione francese, Savonarola aveva predetto che sarebbe venuto qualcuno a castigare l'Italia e ad incidere le piaghe dalle quali era afflitta la Chiesa ai tempi di [[Papa Alessandro VI]], inviso ai Francesi.
 
=== Discesa in Italia di Carlo VIII ===
A seguito della discesa in Italia di [[Carlo VIII di Francia]] e della cacciata dei Medici da Firenze nel novembre del [[1494]], Savonarola fu incaricato di organizzare la repubblica democratica, e si mise al lavoro prendendo severi provvedimenti contro la corruzione, l'usura ed il lusso, oltre che decretare la [[pena di morte]] per chiunque volesse restaurare la [[medici|dinastia medicea]].
[[File:Charles VIII de france.jpg|thumb|Carlo VIII]]
[[Ludovico il Moro]] sollecitò [[Carlo VIII di Francia]] a venire con un esercito in [[Italia]] a rivendicare i diritti degli [[Angioini]] sul [[Regno di Napoli]] e il 9 settembre 1494 il re francese s'incontrò ad [[Asti]] con lo Sforza. Sembra poi che il 21 settembre fosse a [[Genova]]. Firenze, che la politica incerta di [[Piero il Fatuo|Piero de' Medici]] aveva schierato in difesa della [[Corona d'Aragona]] di [[Napoli]], era tradizionalmente filofrancese e il pericolo cui si vedeva soggetta accentuò il rancore, nella maggior parte dei cittadini, contro il Medici.
 
Quello stesso giorno Savonarola salì sul [[pulpito]] di un [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore|Duomo]] affollato e qui pronunciò una delle sue più violente prediche - sul tema del [[Diluvio universale|Diluvio]] - con un grido che, come scrisse, fece rizzare i capelli a [[Giovanni Pico della Mirandola|Pico della Mirandola]]: ''Ecco, io rovescerò le acque del diluvio sopra la terra!'' In pratica la venuta di re Carlo era letta come l'avverarsi delle profezie apocalittiche.
Il suo sogno era quello di fare di Firenze la ''nuova [[Gerusalemme]]'', così accanto a provvedimenti improntati all'equità, favorì atteggiamenti estremi come i roghi di oggetti di lusso. Inoltre Savonarola ottenne un allargamento del corpo politico con l'istituzione del [[Consiglio Maggiore]] al quale vennero attribuiti poteri molto ampi (oltre che sul piano legislativo e giudiziario anche su quello politico: cioè di eleggere i 9 componenti della Signoria e le altre magistrature).
 
Carlo VIII in realtà era ancora ad Asti ma si mosse con l'esercito per [[Milano]] e, per la via di [[Pavia]], di [[Piacenza]] e di [[Pontremoli]], entrava il 29 ottobre a [[Fivizzano]], saccheggiandola e ponendo l'assedio alla rocca di [[Fortezza di Sarzanello|Sarzanello]], richiedendo che gli fosse lasciato il passo per Firenze. Piero, mutato consiglio e all'insaputa della città, gli concesse più di quanto chiedesse: le fortezze [[Fortezza di Sarzanello|di Sarzanello]], [[Sarzana|di Sarzana]] e [[Rocca di Sala|di Pietrasanta]], le città di [[Pisa]] e di [[Livorno]] e via libera per Firenze. Ebbe appena il tempo di tornare a Firenze l'8 novembre per esservi immediatamente cacciato: la città proclamava la [[Repubblica di Firenze|Repubblica]].
Il [[7 febbraio]] del [[1497]] organizza un [[falò delle vanità]] a Firenze, nel quale verranno date alle fiamme molti oggetti d'arte, dipinti, gioelli, vestiti lussuosi, ma anche semplici specchi.
[[Image:SavonarolaPlaque crop gobeirne.jpg|thumb|left|200px|Lastra in Piazza della Signoria che segna il luogo dove morì Savonarola]]
Scomunicato da Papa Alessandro VI il [[12 maggio]] del 1497, Savonarola continuò la sua campagna contro i vizi della Chiesa, se possibile con ancora più violenza, creandosi numerosi nemici, ma anche nuovi estimatori, perfino fuori Firenze: proprio a questo periodo risale una breve corrispondenza epistolare con [[Caterina Sforza]], signora di [[Imola]] e [[Forlì]], che gli aveva chiesto consiglio spirituale.
 
=== Rinata Repubblica e Savonarola ===
Venutogli a meno l'appoggio francese, fu messo in minoranza rispetto al risorto partito dei Medici che nel [[1498]] lo fece arrestare, processare per [[eresia]], impiccare e poi ardere in Piazza della Signoria insieme a due suoi fedelissimi, concludendo così la stagione della repubblica fiorentina.
[[File:Firenze Palazzo Vecchio 06.jpg|thumb|La lapide - rifatta e riscritta nel motto in epoca medicea - sull'ingresso monumentale di [[Palazzo Vecchio]], cuore della [[Repubblica di Firenze]], ispirata dal Savonarola che proclama Cristo signore dello [[Toscana|Stato toscano]] a guida fiorentina: ''Iesus Christus rex florentini populi S.P. decreto electus'']]
 
La Repubblica era governata da un [[Gonfaloniere di Giustizia (Firenze)|Gonfaloniere di Giustizia]] e otto [[Priore|Priori]], che costituiscono la nuova [[Signore (titolo nobiliare)|Signoria]], mentre il [[Consiglio maggiore|Consiglio Maggiore]], risultato dell'unificazione dei preesistenti Consigli del Comune, del Popolo e dei Settanta, a cui potevano partecipare tutti i fiorentini che avessero compiuto 29 anni e che pagassero le imposte, eleggeva anche un Consiglio di ottanta membri, almeno quarantenni, che aveva il compito di approvare preliminarmente le decisioni del governo prima della definitiva decisione del Consiglio Maggiore.
Molti anni dopo la sua scomparsa, il termine ''Savonarola'' divenne un aggettivo di connotazione dispregiativa o ironica che sta ad indicare una persona che si scaglia con veemenza contro il degrado morale: il repubblicano [[Ugo La Malfa]] ad esempio venne soprannominato "''Il Savonarola della politica''".
 
Si costituirono le fazioni dei ''Bianchi'', repubblicani e dei ''Bigi'', favorevoli ai Medici, similmente alle antiche fazioni rivali dei [[guelfi bianchi e neri]]; trasversalmente a questi, si formò anche una divisione della cittadinanza in simpatizzanti del frate, perciò chiamati ''Frateschi'' e poi ''Piagnoni'', e nei suoi nemici dichiarati, i ''[[Palleschi]]'' (devoti cioè alle "palle" dello [[Stemma dei Medici|stemma mediceo]]).
Il [[Museo di San Marco]] a [[Firenze]] conserva numerose memorie del frate.
 
[[File:Botticelli, crocifissione simbolica, fogg art museum.jpg|thumb|Nella ''[[Crocifissione simbolica]]'' di [[Botticelli]] uno scontro tra angeli e demoni avviene sui cieli di Firenze. Vi si nota l'influenza delle dottrine savonaroliane]]
Il 16 novembre [[1494]] Savonarola era al capezzale dell'amico [[Giovanni Pico della Mirandola]], che ricevette da lui l'abito domenicano e morì il giorno dopo. Nella predica del 23 novembre Savonarola ne fece l'elogio funebre aggiungendo di aver avuto la rivelazione che la sua anima era in [[Purgatorio]].
 
Direttamente dal papa gli venne intanto ordinato con un ''Breve'' di predicare la successiva Quaresima del [[1495]] a [[Lucca]]; non è chiaro se la richiesta fosse sollecitata al Borgia dagli [[Arrabbiati]] o dalle autorità lucchesi; tuttavia, a seguito delle proteste del governo fiorentino, Lucca rinunciò alla richiesta. Si diffusero voci, prive di fondamento, che accusavano il Savonarola di nascondere molti beni nel convento e di arricchirsi con i tesori dei Medici e dei loro seguaci; gli Arrabbiati cercarono anche di rivolgergli contro fra [[Domenico da Ponzone]], un ex-savonaroliano che, giunto da [[Milano]], venne invitato dallo stesso gonfaloniere di giustizia [[Filippo Corbizzi]] a disputare l'8 gennaio [[1495]] davanti alla Signoria con Girolamo, [[Tommaso da Rieti]], priore domenicano di [[Basilica di Santa Maria Novella|Santa Maria Novella]] e avversario del Savonarola, e altri ecclesiastici.
 
Fra Tommaso lo accusò di occuparsi delle cose dello Stato, contro il ''nemo militans Deo implicat se negotis saecolaribus'' di [[Paolo di Tarso|san Paolo]]; ma lui non raccolse la provocazione e gli rispose solo due giorni dopo dal pulpito: "Tu dell'Ordine di Santo Domenico, che di' che non ci dobbiamo impacciare dello Stato, tu non hai bene letto; va', leggi le croniche dell'Ordine di San Domenico, quello che lui fece nella Lombardia ne' casi di Stati. E così di [[Pietro da Verona|san Pietro martire]], quello che fece qui in Firenze, che s'intromise per componere e quietare questo Stato [...] [[Caterina da Siena|Santa Caterina]] fece fare la pace in questo Stato al tempo di [[Papa Gregorio XI|Gregorio papa]]. Lo arcivescovo [[Antonino Pierozzi|Antonino]] quante volte andava su in Palagio per ovviare alle leggi inique, che non si facessino!".
 
Il 31 marzo [[1495]] l'impero, la [[Spagna]], il papa, [[Venezia]] e [[Ludovico il Moro]] concordarono un'alleanza contro Carlo VIII; fu necessario che vi partecipasse anche Firenze, per impedire al re francese ogni via di fuga in [[Francia]]; ma Firenze e il Savonarola erano filofrancesi: occorse screditarlo e abbatterne una volta per tutte l'influenza che esercitava nella città. Carlo VIII, che aveva conquistato senza combattere tutto il Regno di Napoli, vi lasciò a presidio metà delle sue forze armate e col resto delle truppe si affrettò a ritornare in Francia: il primo giugno entrò a [[Roma]] da dove [[Papa Alessandro VI|Alessandro VI]] era fuggito a [[Orvieto]] e poi a [[Perugia]] e il re proseguì la risalita a nord, con grande delusione di Girolamo, che sperava in un rivolgimento nella città del Papato, e gran paura dei fiorentini, che avevano notizie di un accordo tra [[Piero il Fatuo|Piero de' Medici]] e il re per riprendere Firenze.
 
Savonarola incontrò il 17 giugno Carlo VIII a [[Poggibonsi]] nella [[Chiesa di San Lorenzo (Poggibonsi)|Chiesa di San Lorenzo]], per avere assicurazioni che Firenze non subisse danni e che i Medici non venissero restaurati; il re, che pensava solo a ritornare in Francia, non ebbe difficoltà a tranquillizzarlo e fra Girolamo poté tornare a Firenze trionfante. Il 6 luglio Carlo VIII forzò a [[battaglia di Fornovo|Fornovo]] il blocco dell'esercito della Lega ed ebbe via libera per la Francia ma la sua spedizione fu in definitiva un fallimento: con la sua assenza, il [[Regno di Napoli]] tornò facilmente in possesso di [[Ferrandino d'Aragona]] e Savonarola e la sua Repubblica sembravano ora molto indeboliti.
 
=== Alessandro VI ===
Il 21 luglio 1495 il papa inviò a Savonarola un ''Breve'', nel quale, dopo aver espresso apprezzamento per l'opera sua ''nella vigna del Signore'', lo invitava a Roma ''ut quod placitum est Deo melius per te cognoscentes peragamus'', affinché egli, il papa, possa far meglio le cose, conosciute direttamente dal frate, che siano gradite a Dio. Naturalmente Savonarola rifiutò, con una lettera di risposta del 31 luglio, di recarsi a [[Roma]], adducendo motivi di salute e promettendo un futuro incontro e per intanto l'invio di un libretto ove il papa avrebbe desunto i suoi proponimenti: è il ''Compendio di rivelazioni'', pubblicato a [[Firenze]] il 18 agosto.
 
[[File:Alexander VI - Pinturicchio detail.jpg|thumb|Alessandro VI, particolare dell'affresco del [[Pinturicchio]] nel Palazzo Vaticano]]
Il papa rispose l'8 settembre con un altro ''Breve'' nel quale fra Girolamo, accusato di [[eresia]] e di false profezie, venne sospeso da ogni incarico e il giudizio a suo carico veniva demandato al vicario generale della Congregazione lombarda, fra [[Sebastiano Maggi]]. Savonarola rispose il 30 settembre respingendo tutte le accuse e rifiutando di sottomettersi al vicario della Congregazione, che considerava suo avversario e aspettandosi che fosse il papa stesso ad assolverlo da ogni accusa; l'11 ottobre accusò dal pulpito gli Arrabbiati di aver brigato col Papa per distruggerlo. Alessandro VI, con un ''Breve'' del 16 ottobre, sospese i precedenti ordini e gli intimò soltanto di astenersi dalle predicazioni, in attesa di future decisioni.
 
Savonarola obbedì ma non restò inoperoso: il 24 ottobre pubblicò l'''Operetta sopra i Dieci Comandamenti'' e attese alla stesura del ''De simplicitate christianae vitae''. In dicembre apparve la sua ''Epistola a un amico'' nella quale respinse le accuse di eresia e difese la riforma politica introdotta a Firenze. La Signoria, intanto, premeva sul Papa perché costui accordasse nuovamente il permesso di predicare a fra Girolamo: il suo ascendente sulla popolazione era indispensabile per ribattere gli attacchi che gli Arrabbiati portavano al governo e allo stesso frate, accusati di essere responsabili della perdita di Pisa.
 
Sembra che il permesso fosse giunto da Alessandro VI oralmente ''vivae vocis oraculo'' al cardinale [[Oliviero Carafa|Carafa]] e al delegato fiorentino [[Ricciardo Becchi]]; in ogni caso, il 16 febbraio [[1496]], dopo essere stato accompagnato al Duomo da una folla in corteo di 15.000 persone, Girolamo risalì sul pulpito di [[Santa Maria del Fiore]], per la prima predica del quaresimale di quell'anno.
 
Il 24 febbraio si scagliò contro la Curia romana: «Noi non diciamo se non cose vere, ma sono li vostri peccati che profetano contra di voi [...] noi conduciamo li uomini alla simplicità e le donne ad onesto vivere, voi li conducete a lussuria e a pompa e a superbia, ché avete guasto il mondo e avete corrotto li uomini nella libidine, le donne alla disonestà, li fanciulli avete condotto alle soddomie e alle spurcizie e fattoli diventare come meretrici». Tali prediche furono raccolte in volume e pubblicate con il titolo ''Prediche sopra Amos''.
[[File:Cinozzi - Epistola in favore della verità predicata da Girolamo Savonarola, circa 1497 - 464599.jpg|thumb|[[Girolamo Cinozzi]], ''Epistola in favore della verità predicata da Girolamo Savonarola'', 1497 circa. Cinozzi fu uno dei molti sostenitori delle idee di Savonarola.]]
 
Fra i nemici esterni di Firenze e del Savonarola segnatamente non era del resto solo il papa, ma tutti gli aderenti alla Lega antifrancese, come [[Ludovico il Moro]] al quale il frate scrisse l'11 aprile [[1496]] invitandolo «a fare penitentia de li soi peccati, perché il flagello si appropinqua [...] di questo mio dire non ho aspettato né aspetto altro che infamia et opprobrii e persecuzioni e finalmente la morte [...]»; e lo Sforza rispose scusandosi, chissà quanto sinceramente, «se pur vi avemo offeso e fatto cosa molesta [...] e in far penitenzia e meritare con Dio non se retireremo».
 
In aprile predicò a [[Prato (Italia)|Prato]], nella [[chiesa di San Domenico (Prato)|chiesa di San Domenico]], ascoltato dal consueto grande concorso di folla, tra la quale sono i maggiori filosofi fiorentini del tempo, il platonico [[Marsilio Ficino]] e l'aristotelico [[Oliviero Arduini]]; alla fine di quel mese si stampò a Firenze l'ultima operetta di Girolamo, la ''Expositio psalmi Qui regis Israel'' - postume, nel [[1499]], appariranno le ''Prediche sopra Ruth e Michea'', composte entro il novembre 1496 - mentre la sua proposta di proibire per legge vesti scollate ed elaborate acconciature delle donne venne respinta dalla Repubblica.
 
In agosto Alessandro VI gli offrì, tramite il domenicano Lodovico da Valenza - altri intendono che il messo fosse il figlio stesso del papa, [[Cesare Borgia]], cardinale di [[Valencia]] - la nomina a [[cardinale]] a condizione che avesse ritrattato le precedenti critiche alla Chiesa e se ne fosse astenuto in futuro; fra Girolamo promise di rispondere il giorno dopo, alla predica, che tenne nella Sala del Consiglio, alla presenza della Signoria. Dopo aver ripercorso le vicende degli anni passati, via via accalorandosi, se ne uscì con un grido: «Non voglio cappelli, non voglio mitrie grandi o piccole, voglio quello che hai dato ai tuoi santi: la morte. Un cappello rosso, ma di sangue, voglio!».
 
[[File:Ludovico Sforza by G.A. de Predis (Donatus Grammatica) crop.jpg|thumb|left|upright|[[Ludovico il Moro]], miniatura di [[Giovanni Ambrogio de Predis|Ambrogio de Predis]]]]
Il 23 agosto [[1496]] [[Ludovico il Moro]] denunciò di aver intercettato due lettere del Savonarola dirette in Francia; una, indirizzata a Carlo VIII, lo sollecitava a venire in Italia mentre l'altra, diretta a un tale Niccolò, lo metteva in guardia contro l'[[arcidiocesi di Aix|arcivescovo di Aix]], ambasciatore francese a Firenze, sostenendo la sua infedeltà al Re e l'atteggiamento ostile a Firenze. Sembra che quelle lettere siano dei falsi e che l'iniziativa del Moro tendesse a rompere l'alleanza franco-fiorentina e a screditare fra Girolamo, che negò di averle mai scritte.
 
Il 7 febbraio del [[1497]], Savonarola organizzò un [[falò delle vanità]] a Firenze, nel quale vennero dati alle fiamme molti oggetti d'arte, dipinti dal contenuto paganeggiante, gioielli, suppellettili preziose, vestiti lussuosi, con incalcolabile danno per l'arte e la cultura fiorentina rinascimentale.
 
Il [[4 maggio]] dello stesso anno, gli Arrabbiati cercarono di impedire con la violenza una nuova predica di Savonarola. Ne nacque un tumulto, in cui i Piagnoni difesero il frate. Nella mischia, [[Corbizzi|Corbizzo da Castrocaro]] schiaffeggiò uno degli Otto, [[Bartolomeo Giugni]], che voleva uccidere Girolamo Savonarola. Ci si aspettavano ormai gravi conseguenze<ref>I. Cloulas, ''Savonarola'', San Paolo, Casale Monferrato (AL) 1998, pp. 243-244.</ref>.
 
=== Scomunica ===
Fu scomunicato da [[papa Alessandro VI]] il 12 maggio del 1497, ma in anni recenti è stato dimostrato, sia da un carteggio personale tra il frate e il papa sia da carteggi tra il papa e altre personalità, che quella scomunica era falsa. Fu emanata dal cardinale [[Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve|arcivescovo di Perugia]] [[Juan López (cardinale)|Juan López]] a nome del papa, su istigazione di [[Cesare Borgia]], che assoldò un falsario per creare una finta scomunica e distruggere il frate. Alessandro protestò vivamente contro il cardinale e minacciò Firenze di [[Interdetto]] affinché gli fosse consegnato il frate, così che potesse salvarlo e farlo discolpare, ma era talmente succube del figlio Cesare che non agì con tutto il potere che aveva né osò mai rivelare al mondo l'inganno perpetrato dall'amato figlio a danno di un uomo che egli stimava come santo<ref>Arturo Scaltriti, ''Savonarola e la Scuola di Torino'', Arenaria, Anno XXII, giugno 2010, ISSN 1120-6500, p. 29</ref>.
 
La prima predica di Savonarola dopo la scomunica esordì fingendo un dialogo con un interlocutore, che gli rimproverava di predicare malgrado fosse [[scomunica]]to: «La hai tu letta questa escommunica? Chi l'ha mandata? Ma poniamo che per caso che così fussi, non ti ricordi tu che io ti dissi che ancora che la venisse, non varrebbe nulla? [...] non vi maravigliate delle persecuzioni nostre, non vi smarrite voi buoni, ché questo è il fine dei profeti: questo è il fine e il guadagno nostro in questo mondo». Ironia della sorte, quella scomunica davvero non valeva nulla, ma non per i motivi che pensava il frate, a meno che Savonarola non fosse venuto a conoscenza della sua vera origine senza però dire la verità al riguardo.
 
Savonarola continuò la sua campagna contro i vizi della Chiesa, se possibile con ancora più violenza, creandosi numerosi nemici, ma anche nuovi estimatori, perfino fuori Firenze: proprio a questo periodo risale una breve corrispondenza epistolare con [[Caterina Sforza]], signora di [[Imola]] e [[Forlì]], che gli aveva chiesto consiglio spirituale. La Repubblica fiorentina in un primo momento lo sostenne, ma poi, per timore dell'interdizione papale e per la diminuzione del prestigio del frate, gli tolse l'appoggio. Fu preparata anche una prova del fuoco a cui era stato sfidato da un francescano suo rivale, che però non avvenne a causa di una forte pioggia che spense le fiamme.
 
=== Processo e condanna ===
[[File:– Processo di fra Girolamo Savonarola, 1498 – BEIC 2493965.jpg|thumb|left|''Processo di fra Girolamo Savonarola'', 1498]]
[[File:Hanging and burning of Girolamo Savonarola in Florence.jpg|thumb|Il rogo in Piazza della Signoria (Anonimo, 1498, Museo di S. Marco, FI).]]
Venutogli meno l'appoggio francese, fu messo in minoranza rispetto al risorto partito dei Medici che nel 1498 lo fece arrestare e processare per [[eresia]]. La cattura del frate, barricatosi coi confratelli in [[convento di San Marco|San Marco]], fu particolarmente cruenta: la domenica delle Palme il convento fu assediato dai Palleschi, i fautori del partito mediceo e antisavonaroliano, mentre la campana "Piagnona" suonava invano a martello; la porta del convento fu messa a fuoco e il convento preso d'assalto per tutta la notte, con scontri tra i frati e gli assalitori. In piena notte Savonarola fu catturato e trascinato fuori dal convento con fra [[Domenico Buonvicini]], attraversando al lume delle torce [[via Larga]] verso [[palazzo Vecchio]], dove entrò per il portello. Nel chinarsi un armigero gli calciò il fondo schiena schernendolo: «Ve' dove gli ha la profezia!»<ref name=Barge>Bargellini-Guarnieri, cit., vol. 3, p. 353.</ref>.
 
Fu rinchiuso nell'"Alberghetto", la cella nella [[torre di Arnolfo]] e subì interrogatori e torture. Il processo fu palesemente manipolato: Savonarola subì la tortura della [[tratto di corda|corda]], quella del fuoco sotto i piedi e fu quindi posto per un'intera giornata sul [[cavalletto (tortura)|cavalletto]], riportando lussazioni su tutto il corpo. Alla fine venne condannato a essere bruciato in [[piazza della Signoria]] con due suoi confratelli, Domenico Buonvicini, da [[Pescia]], e Silvestro Maruffi, da Firenze.
 
All'alba del 23 maggio [[1498]], alla vigilia dell'[[Ascensione (festività)|Ascensione]], dopo aver passato la notte di conforto con i Battuti Neri della [[Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio]], i tre religiosi, ascoltata la messa nella cappella dei Priori nel palazzo della Signoria, furono condotti sull'arengario del palazzo stesso dove subirono la degradazione da parte del Tribunale del Vescovo<ref name=Barge/>. Nello stesso luogo vi erano anche il Tribunale dei Commissari Apostolici e quello del Gonfaloniere e dei [[Signori Otto|Signori Otto di Guardia e Balìa]], questi ultimi i soli che potevano decidere sulla condanna. Dopo la degradazione e la rimozione dell'abito domenicano i tre frati furono avviati verso il patibolo, innalzato nei pressi dove poi sorgerà la [[Fontana del Nettuno (Firenze)|fontana del Nettuno]] e collegato all'arengario del palazzo da una passerella alta quasi due metri da terra. La forca, alta cinque metri, si ergeva su una catasta di legna e scope cosparse di polvere da sparo per bombarde. Fanciulli accovacciati sotto la passerella, come accadeva di frequente durante le esecuzioni, ferivano le piante dei piedi al passare dei condannati con stecchi di legno appuntiti. Vestito di una semplice tunica di lana bianca Savonarola fu impiccato dopo fra Silvestro e fra Domenico. Fra le urla della folla fu appiccato il fuoco a quella catasta che in breve fiammeggiò violentemente, bruciando i corpi oramai senza vita degli impiccati. Nel bruciare un braccio del Savonarola si staccò, e la mano destra parve alzarsi con due dita dritte, come se volesse "benedire l'ingrato popolo fiorentino"<ref name=Barge/>.
[[File:0 Monumento a Girolamo Savonarola - Ferrara 02.jpg|thumb|Epigrafe sul monumento a Girolamo Savonarola, in [[Piazza Savonarola (Ferrara)|piazza Savonarola]], a [[Ferrara]].]]
 
Le ceneri dei tre frati, del palco e d'ogni cosa arsa furono portate via con delle carrette e gettate in [[Arno]] dal [[Ponte Vecchio]], anche per evitare che venissero sottratte e fatte oggetto di venerazione da parte dei molti seguaci del Savonarola mescolati fra la folla. Dice infatti il Bargellini che «ci furono gentildonne, vestite da serve, che vennero sulla piazza con vasi di rame a raccogliere la cenere calda, dicendo di volerla usare per il loro bucato». In effetti fu rinvenuto un dito bruciacchiato e il collare in ferro che aveva sorretto il corpo, che da allora sono conservati nel [[monastero di San Vincenzo (Prato)|monastero di San Vincenzo]] a [[Prato (Italia)|Prato]]<ref name=Barge/>. La mattina dopo, come già detto, il luogo dove avvenne l'esecuzione apparve tutto coperto di fiori, di foglie di palma e di petali di rose. Nottetempo, mani pietose avevano così voluto rendere omaggio alla memoria dell'ascetico predicatore, dando inizio alla tradizione che dura tuttora. Il punto esatto nel quale avvenne il martirio e oggi avviene la Fiorita era indicato da un tassello di marmo, già esistente, dove veniva collocato il "Saracino" quando si correva la giostra. Questo lo si deduce da ''Firenze illustrata'' di Del Migliore, il quale così scrive: «''alcuni cittadini mandavano a fiorire ben di notte, in su l'ora addormentata, quel luogo per l'appunto dove fu piantato lo stile; che v'è per segno un tassello di marmo poco lontano dalla fonte''».
 
Al posto dell'antico tassello per il gioco del Saracino, v'è attualmente la lapide circolare che ricorda il punto preciso dove fu impiccato e arso "frate Hieronimo". La lapide, in granito rosso, porta un'iscrizione in caratteri bronzei.
 
== Il dono profetico ==
[[File:Contra li astrologi Is00175000 Scan00006.jpg|thumb|''[[Contro gli astrologi|Contra li astrologi]]'', dopo il 1497]]
Savonarola asseriva di aver avuto il dono della profezia. Nei suoi scritti sviluppa una vera e propria teologia della profezia cristiana e annuncia chiaramente in nome di Dio i flagelli per l'Italia e per la Chiesa: «...In questi tre modi abbiamo avute e conosciute le cose future, alcune in uno alcune in un altro; benché in qualunque di questi modi io le abbia avute, sempre sono stato certificato della verità per el lume predetto. Vedendo lo onnipotente Dio multiplicare li peccati della Italia, massime ne li capi così ecclesiastici come seculari, non potendo più sostenere, determinò purgare la Chiesa sua per uno gran flagello. E perché, come è scritto in Amos profeta, ''non faciet Dominus Deus verbum, nisi revelaverit secretum suum ad servos suos prophetas''<ref>Amos 3,7;
 
In verità, Il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo consiglio ai suoi servitori, i profeti.</ref>, volse per la salute de li suoi eletti, acciocché innanzi al flagello si preparassino a sufferire, che nella Italia questo flagello fussi preanunziato; e essendo Firenze in mezzo la Italia come il core in mezzo al corpo, s'è dignato di eleggere questa città nella quale siano tali cose prenunziate, acciocché per lei si sparghino nelli altri luoghi, come per esperienzia vediamo essere fatto al presente. Avendo dunque tra gli altri suoi servi eletto me indegno e inutile a questo officio, mi fece venire a Firenze ....»<ref>Edizione Nazionale delle opere di Savonarola, Compendio di rivelazioni testo volgare e latino e dialogus de veritate prophetica, a cura di Angela Crucitti, Ed. Angelo Belardetti 1974, Pag. 8</ref>. Proprio perché esalta il proprio spirito profetico - su cui ironizzerà più tardi Machiavelli nei ''Decennali'' - Savonarola inveisce contro gli astrologi, che pretendevano di conoscere l'avvenire: il suo trattato ''[[Contro gli astrologi]]''<ref>ed. moderna: Roma, Salerno Editrice, 2000, a cura di C. Gigante</ref> è ispirato alle monumentali ''Disputationes adversus astrologiam divinatricem'' di [[Pico della Mirandola]], che costituiscono tuttavia un libro assai diverso sia per mole sia per impegno speculativo.
 
Il senso di «angoscia, terribilità, di tormentosa lotta, di titanica malinconia» propri dell'opera del frate incrina l'incanto del primo Rinascimento. «[[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] aveva già sentito tuonare, nei giorni splendidi della sua adolescenza fiorentina, la voce minacciosa e terribile di Gerolamo Savonarola, e non se n'era più scordato. (...) L'ultimo Michelangelo lotta con questi fantasmi, e con la stanchezza: invoca la morte più e più volte, perché lo trasporti ''da l'orribile procella in dolce calma''».<ref>[[Dino Formaggio]], ''Il Barocco in Italia'', Mondadori, Milano 1969, pag. 31</ref>
 
== Memoria postuma ==
Con un decreto di [[papa Paolo IV]], gli scritti di Savonarola furono inseriti nel 1559 nell'[[Indice dei libri proibiti|Indice dei Libri Proibiti]], da cui furono rimossi nel 1740 da [[papa Benedetto XIV]].<ref>i.e. papa Benedetto olim Prosperi cardinalis de Lambertinis, De servorum dei beatificatione et beatorum canonization, Ed. Prati 1840, Tomus III, cap. ultimum, n. 13, pag. 608; "Hoc sensu locutus fuisse videtur Hieronimus Savonarola in compendio revelationum pag.278. cum earum defensionem scripsit: Cum ergo quae a me preadicta sunt, nec Fidei, nec bonis moribus ..."</ref>
 
A Firenze negli anni 1869-70 si costituirono tre comitati per erigere un monumento a Savonarola, i quali diedero vita a due distinte statue del frate domenicano: quella di [[Giovanni Dupré]], conservata nel [[museo di San Marco]], e [[Monumento a Girolamo Savonarola|quella]] di [[Enrico Pazzi]] in [[piazza Savonarola (Firenze)|piazza Savonarola]]<ref>Elena Bacchin, ''«I comitati sono due, anzi due i Savonarola». Identità e tensioni politico-religiose durante il Concilio Vaticano I'', in "Studi storici", 3/2014, pp. 699-726.</ref>.
 
Il Comune di Ferrara istituì nel 1867 un apposito concorso per l'erezione di un monumento da porre nella [[Ferrara|città natale]] del frate, vinto nel 1871 dal centese [[Stefano Galletti]]. Il [[Monumento a Girolamo Savonarola (Ferrara)|monumento a Girolamo Savonarola]] fu inaugurato il 23 maggio 1875<ref>{{cita libro|autore1=Marco Cecchelli|autore2=Maria Censi|autore3=Fausto Gozzi|titolo=Ingegno e sentimento - La scultura di Stefano Galletti|città=Bergamo|editore=Bolis|anno=1995|p=170|isbn=88-7827-071-7}}</ref> e posizionata nella [[Piazza Savonarola (Ferrara)|piazza omonima]].<ref>{{cita libro|titolo=Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara e Ampliamenti|autore=Gerolamo Melchiorri|curatore=[[Carlo Bassi]]|editore=2G Editrice|città=Ferrara|anno=2009|pp=138-139|isbn=978-8889248218}}</ref>
 
Il 30 maggio 1997, nell’imminenza del quinto centenario della morte, la Postulazione Generale dei Domenicani ha chiesto all'[[Arcidiocesi di Firenze]] di poter cominciare a valutare la possibilità di una causa di beatificazione e canonizzazione per Savonarola. La commissione storica e quella teologica, istruite dal cardinal [[Silvano Piovanelli]], arcivescovo di Firenze, hanno presentato le loro conclusioni positive. Tuttavia, il nulla osta per l’avvio della causa non è mai stato concesso dalla Santa Sede.<ref>{{Cita web|url=http://www.santiebeati.it/dettaglio/91638|titolo=Fra' Girolamo Savonarola su santiebeati.it|sito=Santiebeati.it|accesso=4 maggio 2021}}</ref>
 
Il [[museo di San Marco]] a [[Firenze]] conserva numerose memorie del frate.
 
== Opere ==
Fra le opere di Savonarola figurano:
* ''Prediche sopra Ezechiele''
* ''Prediche sopra Esodo''
* ''Prediche sopra Giobbe''
* ''De semplicitate Christianae vitae''
* ''Triumphus Crucis''
* ''Prediche sopra Ruth e Michea''.
* ''Prediche sopra Aggeo'' (con il ''Trattato circa il reggimento e governo della città di Firenze'')
* ''Prediche sopra Amos e Zaccaria''
* ''Prediche sopra i Salmi''
* ''Compendio di rivelazioni''
* ''Dialogus de veritate prophetica''
* ''Solatium Itineris mei''
* ''[[Contro gli astrologi|Trattato contro gli astrologi]]'', Firenze, dopo il 1497
* {{Cita libro|titolo=Regola del ben vivere|url = https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=2454675&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL13&pds_handle=|editore = Bartolomeo de' Libri|città=Firenze|anno=1498}}
* {{Cita libro|titolo = Trattato dell'umiltà|url = https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=939821&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL6&pds_handle=|editore =Bartolomeo de' Libri|città = Firenze|anno = prima del settembre 1495}}
* {{Cita libro|titolo=Contra gli astrologi|volume=|editore=Bernardino Stagnino (1.)|città=Venezia|anno=1536|lingua=it|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=4685981}}
* Tractato circa il reggimento et governo della città di Firenze 1498, a cura di Paolo Pastori, ''Aurifodina Philosophica'', CESDES, 1998,{{ISBN|88-87143-17-X}}
 
L'editore romano Angelo Belardetti ha pubblicato dal 1955 al 1999 l'[[Edizione nazionale]] delle opere di Savonarola in venti volumi divisi in più tomi. Tra i curatori delle opere si segnalano l'On. [[Giorgio La Pira]], [[Roberto Ridolfi]], [[Eugenio Garin]], [[Luigi Firpo]], [[Mario Martelli]], [[Claudio Leonardi]]. I frati predicatori, ai quali appartenne, curano l'edizione dei suoi testi, con esegesi e commento teologico<ref>{{Cita web|url=https://www.edizionistudiodomenicano.it/|titolo=Libreria Edizioni Studio Domenicano – Libri, Riviste, eBook|lingua=it|accesso=21 settembre 2023}}</ref>.
 
== Nella cultura di massa ==
Molti anni dopo la sua scomparsa, il termine ''Savonarola'' divenne un aggettivo di connotazione dispregiativa o ironica che sta a indicare una persona che si scaglia con veemenza contro il degrado morale: il repubblicano [[Ugo La Malfa]], per esempio, venne soprannominato "Il Savonarola della politica".
 
* Appare nella ricostruzione storica a fumetti ''[[Cesare il creatore che ha distrutto]]'' di [[Fuyumi Sōryō]].
* Appare nella serie ''[[C'era una volta l'uomo]]'' di Albèrt Barille, edita in Italia da De Agostini, nell’episodio n.14 dedicato al Rinascimento dal titolo ''L’uomo del quattrocento''.
* Appare nel videogioco della [[Ubisoft]] ''[[Assassin's Creed II]]'' dove però non vengono presentate le sue vicende storiche.
*È menzionato nella poesia-inno ''[[A Satana]]'' di [[Giosuè Carducci]].
* Viene citato da Hank nella seconda stagione di ''[[Californication (serie televisiva)|Californication]]''.
* Savonarola viene citato nel film ''[[Non ci resta che piangere]]'' in cui [[Roberto Benigni]] e [[Massimo Troisi]] gli indirizzano la lettera scritta per liberare l'amico Vitellozzo. La scena riprende la nota [[Totò, Peppino e la... malafemmina#La trascrizione della lettera alla malafemmina|lettera di Totò e Peppino]].
* È anche citato nel film ''[[Amici miei - Come tutto ebbe inizio]]''.
* Viene citato anche in una canzone di Lorenzo Cherubini, in arte [[Jovanotti]], ''Buon Sangue Non Mente''.
* È presente nella [[Fiction televisiva|serie televisiva]] di genere storico ''[[I Borgia (serie televisiva canadese)|I Borgia]]'', interpretato da [[Steven Berkoff]].
*Compare nella serie televisiva francese [[I Borgia (serie televisiva francese)|''I Borgia'']], interpretato da [[Iain Glen]].
* Viene citato nel titolo e nella canzone di [[Eugenio Finardi]] ''Come Savonarola''.
* Viene citato nella canzone di [[Caparezza]] ''Sono Il Tuo'' ''Sogno Eretico''.
* Nel film del [[1996]] ''[[A spasso nel tempo]]'' nell'episodio il ''Rinascimento a Firenze'' compare Savonarola.
* È presente soprattutto nel capitolo VI del ''[[Il Principe|Principe]]'' di [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] come esempio negativo per non aver avuto una propria forza militare.
* Viene citato ed è il titolo di una canzone di [[Giorgio Canali & Rossofuoco]].
* Viene citato ne ''[[La caduta (Camus)|La caduta]]'' di [[Albert Camus]].
* Viene citato nel libro del [[2018]] ''Notte senza fine'' di [[Douglas Preston]] e [[Lincoln Child]] con protagonista l’agente A.X.L. Pendergast.
* Girolamo Savonarola, interpretato da [[Paul Freeman]], appare come antagonista nella serie televisiva ''[[Da Vinci's Demons]]'', in cui, nei panni dell'Architetto, è il capo della società segreta nota come ''Il Labirinto''.
* Appare nella terza stagione della [[fiction]] ''[[I Medici (serie televisiva)|I Medici]]'', interpretato da [[Francesco Montanari (attore)|Francesco Montanari]].
* In suo onore, il Santo [[Pier Giorgio Frassati]] ha assunto come religioso, in quanto terziario domenicano, il nome di ''Girolamo''.<ref>{{Cita web|url=https://www.osservatoredomenicano.it/articoli/identita-domenicana/il-fascino-di-vivere/|titolo=Il fascino di vivere|autore=fr Giuseppe Filippini|sito=L’Osservatore Domenicano|data=4 luglio 2019|lingua=it|accesso=21 settembre 2023}}</ref>
* È presente nel romanzo ''Il rumore sordo della battaglia'' di [[Antonio Scurati]], 2002.
* È il protagonista, insieme con Michelangelo Buonarroti, del dramma di Hans J. Haecker ''Der Michelangelo Tragoedie'', pubblicato a Berlino nel 1942.<ref>{{Cita libro|autore=Bruna Foglia|titolo=Michelangelo nel Teatro|collana=La Ricerca Umanistica|annooriginale=2009|editore=Istituto Italiano per gli Studi Filosofici|città=Napoli|pp=214-242|isbn=9788889946459}}</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
'''Fonti'''
*''Annalia Conventus Sancti Marci de Florentia'', codice San Marco 370, Biblioteca Laurenziana, Firenze
* [[Roberto Ridolfi]], ''Vita di Girolamo Savonarola'', due volumi, Angelo Belardetti Editore, Roma, I ed. 1952 - 1957, {{cita libro|titolo=Vita di Girolamo Savonarola 2|autore=Roberto Ridolfi|editore=Sansoni|città=Firenze|anno=1974|edizione=4. ed. accresciuta|cid=Roberto Ridolfi|sbn=RAV0187688}} parte di {{cita libro|titolo=Vita di Girolamo Savonarola|autore=Roberto Ridolfi|editore= Sansoni|città=Firenze|anno=1974|edizione=4. ed. accresciuta|sbn=RAV0187683}} ristampa della VI ed., note a cura di [[Armando Felice Verde]], Collana Le Vie della Storia, Le Lettere, Firenze, 1997, edizione successiva {{cita libro|titolo=Vita di Girolamo Savonarola|autore=Roberto Ridolfi|editore=Sansoni|città=Firenze|anno=1981|edizione=6. ed. ancora riv|sbn=CFI0213178|isbn=88-383-1462-4}}
*P. Villari, ''La storia di Girolamo Savonarola e de' suoi tempi'', Firenze, [[1930]]
* {{cita libro|titolo=Girolamo Savonarola: il frate che sconvolse Firenze|autore=Tito Sante Centi|editore=Città nuova|città=Roma |anno=1993|cid=Tito Sante Centi|sbn=RAV0789081}}
*J. Schnitzer, ''Savonarola'', Milano, [[1931]]
* {{cita libro|titolo=Le strade di Firenze 4|autore=Piero Bargellini|editore=Bonechi|città=Firenze|anno=1977|cid=Piero Bargellini|sbn=BVE0238411}}
*Anonimo (Pseudo fra Pacifico Burlamacchi), ''La vita del Beato Ieronimo Savonarola'', Firenze, [[1937]]
* {{cita libro|titolo=Compendio di rivelazioni: testo volgare e latino; e Dialogus de veritate prophetica|autore=Girolamo Savonarola|curatore=Angela Crucitti|editore=A. Belardetti|città=Roma|anno=1974|sbn=SBL0560771|cid=Angela Crucitti}}
*Girolamo Savonarola, ''Edizione Nazionale delle Opere'', Roma, [[1953]]
 
*R. De Maio, ''Savonarola e la curia romana'', Roma, [[1969]]
'''Approfondimenti'''
*G. Cattin, ''Il primo Savonarola'', Firenze, [[1973]]
{{div col}}
*R. Ridolfi, ''Vita di Girolamo Savonarola'', Firenze, [[1974]]
* ''Annalia Conventus Sancti Marci de Florentia'', codice San Marco 370, Biblioteca Laurenziana, Firenze.
*D. Weinstein, ''Savonarola e Firenze. Profezia e patriottismo nel Rinascimento'', Bologna, [[1976]]
* [[Pasquale Villari]], ''La storia di Girolamo Savonarola e de' suoi tempi'', Firenze, Le Monnier, 1859-61; nuova ed. aumentata, Le Monnier, 1910-1930; Collana Elibron Classics, Adamant Media Corporation, 2001, isbn 978-05-43-96368-0.
*F. Cordero, ''Savonarola'', Bari, [[1988]]
* Paolo Luotto, ''Il vero Savonarola e il Savonarola di L. Pastor'', Le Monnier, Firenze, 1897; seconda edizione 1900; ristampa anastatica SISMEL Edizioni del Galluzzo, Bottai, Impruneta, 1998, isbn 88-87027-33-1.
*I. Cloulas, ''Savonarola o la rivoluzione di Dio'', Casale Monferrato, [[1998]]
* Girolamo Savonarola, ''Sermoni e trattati'', Collana Raccolta di Breviari Intellettuali n.25, Ist. Edit. Ital., 1920.
*R. Klein, ''Il processo di Girolamo Savonarola'', Ferrara, [[1998]]
* [[Joseph Schnitzer]], ''Savonarola'', 2 voll., trad. di E. Rutili, Milano, 1931.
*R. Ridolfi, ''Prolegomeni e aggiunte alla Vita di Girolamo Savonarola,'' Firenze, [[2000]] ISBN 88-87027-86-2
* Anonimo (Pseudo fra Pacifico Burlamacchi), ''La vita del Beato Ieronimo Savonarola'', a cura e con una introduzione di Roberto Ridolfi, Firenze, 1937.
* Ugo Mioni, ''Girolamo Savonarola'', San Paolo, 1941.
* Roberto Ridolfi, ''I processi del Savonarola'', Leo Olschki, Firenze, 1946.
* [[Robert Klein (storico dell'arte)|Robert Klein]], ''Il processo di Girolamo Savonarola'', Il Mulino, Bologna, 1960; Prefazione di [[Adriano Prosperi]], Ferrara, Corbo, 1998, ISBN 978-88-826-9001-4.
* [[Romeo De Maio]], ''Savonarola e la curia romana'', Roma, 1969.
* G. Cattin, ''Il primo Savonarola'', Firenze, 1973.
* Maria Luisa Rizzatti, ''Savonarola. Il monaco che bruciò sul rogo le "vanità" del Rinascimento'', Collana i grandi contestatori, Mondadori, Milano, 1973.
* [[Donald Weinstein]], ''Savonarola e Firenze. Profezia e patriottismo nel Rinascimento'', Bologna, Il Mulino, 1976.
* Eugenio Guccione, ''G. Savonarola nel pensiero politico-sociale dei cattolici italiani tra il XIX e il XX secolo'', in: Accademia di Scienze Lettere Arti di Palermo, vol. XXXVI, 1976-77, pp.253–305.
* Enzo Gualazzi, ''Savonarola'', Collana Le Vite, Rusconi, Milano, 1982, 1997.
* [[Franco Cordero]], ''Savonarola. Profeta delle meraviglie 1494-1495'', Collana Storia e Società, Laterza, Bari, 1987; Collana Universale, 4 voll., Bollati Boringhieri, Torino, 2009, ISBN 978-88-33-92009-2.
* R. Sorgia, ''Breviario Savonaroliano'', Firenze, 1996.
* Pierre Antonetti, ''Savonarola. Il profeta disarmato'', BUR, Milano, 1998, ISBN 978-88-17-11827-9.
* Ivan Cloulas, ''Savonarola o la Rivoluzione di Dio'', Piemme, Casale Monferrato, 1998.
* Francesco Guicciardini, ''Storie fiorentine'', Milano, 1998.
* Roberto Ridolfi, ''Prolegomeni e aggiunte alla Vita di Girolamo Savonarola,'' Firenze, 2000, ISBN 88-87027-86-2.
* C. Gigante, ''Il profeta e le stelle'', introduzione a G. Savonarola, ''Contro gli astrologi'', Roma, 2000.
* Elisa Cuttini, ''Unità e pluralità nella tradizione europea della filosofia pratica di Aristotele. Girolamo Savonarola, Pietro Pomponazzi e Filippo Melantone'', Sovaria Mannelli, Rubbettino, 2005.
* Stefano Dall'Aglio, ''Savonarola e il savonarolismo'', Bari, 2005.
* [[Lauro Martines]], ''Savonarola. Moralità e politica a Firenze nel Quattrocento'', Collezione Le Scie, Mondadori, Milano, 2008, isbn 978-88-04-57424-8.
* [[Donald Weinstein]], ''Savonarola. Ascesa e caduta di un profeta del Rinascimento'' (''Savonarola. The Rise and Fall of a Renaissance Prophet'', 2011), a cura di G. Caravale, trad. di G. Arganese, Collana Biblioteca Storica, Il Mulino, Bologna, 2013, isbn 978-88-15-24528-1.
* Eugenio Guccione, ''Fra' Gerolamo Savonarola: la rivalsa di uno scomunicato'', in "Nuova Antologia" n. 2 - 2014, pp.198–204.
 
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== Collegamenti esterni ==
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* ''[http://www.domenicani.it/riscatto-del-volgare/ Girolamo Savonarola. Il riscatto del volgare]'', su ''[http://domenicani.it Ordine dei Frati Predicatori – Provincia San Domenico] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20220307233825/http://www.domenicani.it/ |data=7 marzo 2022 }}''.
 
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