Albert Speer: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|il figlio, omonimo architetto tedesco|Albert Speer (architetto 1934)}}
{{Carica pubblica
|nome = Albert Speer
|immagine = Bundesarchiv Bild 146II-277, Albert Speer.jpg
|didascalia = Albert Speer nel 1933
|carica = [[Governo Hitler|Ministro del Reich per l'armamento e produzione bellica]]
|mandatoinizio = 8 febbraio 1942
|mandatofine = 30 aprile 1945
|mandato =
|vice di =
|capo di stato =
|presidente =
|vicepresidente =
|primoministro = [[Adolf Hitler]]
|viceprimoministro =
|vice =
|predecessore = [[Fritz Todt]] (come ministro per l'armamento e munizioni)
|successore = [[Karl Saur]] (come ministro delle munizioni)
|carica2 = [[Governo Hitler|Ministro del Reich per l'industria e la produzione]]
|mandatoinizio2 = 2 maggio 1945
|mandatofine2 = 23 maggio 1945
|predecessore2 = ''carica istituita''
|successore2 = ''carica abolita''
|capo di stato2 = [[Karl Dönitz]]
|primoministro2 = [[Lutz Graf Schwerin von Krosigk]]
|legislatura =
|gruppo parlamentare =
|coalizione =
|circoscrizione =
|collegio =
|prefisso onorifico =
|suffisso onorifico =
|partito = [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori]] (1931-1945)
|titolo di studio =
|alma mater = [[Università tecnica di Berlino]]<br />[[Università tecnica di Monaco]]<br />[[Karlsruher Institut für Technologie]]
|professione = architetto
|firma = Albert Speer Signature.svg
}}
{{Bio
|Nome = Berthold Konrad Hermann Albert
|Cognome = Speer
|Sesso = M
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|GiornoMeseMorte = 1º settembre
|AnnoMorte = 1981
|Attività = politico
|Attività2 = architetto
|Epoca = 1900
|Attività = architetto
|Attività2 = politico
|Attività3 =
|Nazionalità = tedesco
|Immagine = Bundesarchiv Bild 146II-277, Albert Speer.jpg
|Didascalia = Albert Speer nel 1933.
}}
Fu architetto personale di [[Adolf Hitler]] e Ministro per la produzione bellica, oltre che l'autore dei maggiori progetti monumentali ed urbanistici promossi personalmente dal capo del [[nazismo]], delle cui idee architettoniche ed artistiche si fece originale interprete, ottenendo per ciò anche un riconoscimento internazionale quale la medaglia d'oro per il suo Padiglione della Germania all'[[Esposizione universale]] di [[Parigi]] del [[1937]].
 
Fu architetto personale di [[Adolf Hitler]], ruolo che gli valse il soprannome di «architetto del diavolo»,<ref>{{cita pubblicazione|autore=Valentino Paolo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/29/architetto_del_diavolo_sedusse_Brandauer_co_0_9801291438.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150610225126/http://archiviostorico.corriere.it/1998/gennaio/29/architetto_del_diavolo_sedusse_Brandauer_co_0_9801291438.shtml|titolo=E l'architetto del diavolo sedusse Brandauer|sito=[[Corriere della Sera]]|data=29 gennaio 1998|p=31|accesso=25 settembre 2014|urlmorto=sì|dataarchivio=10 giugno 2015}}</ref> e ministro per gli armamenti del [[Germania nazista|Reich]], oltre che uno dei massimi interpreti dell'[[architettura nazista]]. Fu autore dei maggiori progetti monumentali e urbanistici promossi personalmente dal capo del [[nazionalsocialismo]], delle cui idee architettoniche ed artistiche si fece originale interprete, ottenendo per ciò anche un riconoscimento internazionale quale la medaglia d'oro per il padiglione della Germania all'[[Expo 1937|Esposizione universale di Parigi]] del 1937.
Semplice iscritto al [[NSDAP|Partito nazista]] sin dal [[1931]], nel [[1942]], a seguito della tragica morte di [[Fritz Todt]], fu improvvisamente nominato da Hitler [[ministro]] degli armamenti della [[Germania nazista]]. Svolse tale incarico con straordinario successo grazie alle sue eccezionali doti organizzative. Conservò l'incarico di ministro della produzione e dell'economia nel governo di [[Karl Doenitz]] anche dopo il suicidio di Hitler<ref>Egli era stato indicato come ministro degli armamenti anche nell'organigramma di governo stilato dai congiurati antinazisti dell'[[Operazione Valkiria]], responsabili dell'attentato a Hitler del [[20 luglio]] [[1944]].</ref>, sebbene questi lo avesse destituito nel suo testamento per l'attiva opposizione dell'architetto alla politica della "terra bruciata", decisa da Hitler il [[19 marzo]] [[1945]].
 
Semplice iscritto al [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori|Partito nazista]] sin dal 1931, nel 1942, a seguito della morte di [[Fritz Todt]], fu improvvisamente nominato da Hitler ministro degli armamenti della [[Germania nazista]]. Svolse tale incarico con straordinario successo grazie alle sue eccezionali doti organizzative. Conservò l'incarico di ministro della produzione e dell'economia nel governo di [[Karl Dönitz]] anche dopo il suicidio di Hitler,<ref>Egli era stato indicato come ministro degli armamenti anche nell'organigramma di governo stilato dai congiurati antinazisti dell'[[Attentato a Hitler del 20 luglio 1944|Operazione Valkiria]], responsabili dell'attentato a Hitler del 20 luglio [[1944]].</ref> sebbene questi lo avesse destituito nel suo [[Testamento di Adolf Hitler|testamento]] per l'attiva opposizione dell'architetto alla politica della "[[Terra bruciata (guerra)|terra bruciata]]", decisa da Hitler il 19 marzo 1945.
Arrestato dagli Alleati il [[23 maggio]] [[1945]], fu [[Processo di Norimberga|processato a Norimberga]] e, riconosciuto colpevole per lo sfruttamento di manodopera in stato di schiavitù presso le industrie belliche tedesche, si assunse - unico tra gli imputati - la completa responsabilità morale per lo [[olocausto|sterminio degli ebrei]] e fu condannato a 20 anni di reclusione, scontati nel [[carcere di Spandau]].
 
Arrestato dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] il 23 maggio 1945, fu [[Processo di Norimberga|processato a Norimberga]]; riconosciuto colpevole per lo sfruttamento di manodopera in stato di [[Schiavismo|schiavitù]] presso le industrie belliche tedesche, fu condannato a venti anni di reclusione, scontati nel [[carcere di Spandau]].
Dopo la liberazione, il [[1 ottobre]] [[1966]], abbandonato il progetto di tornare ad esercitare la professione di [[architetto]], pubblicò diversi libri, tra i quali due ''best seller'', "Memorie del Terzo Reich" e "Diari segreti di Spandau", entrambi oggetto di notevole interesse anche tra gli storici, ai cui studi Speer si rese sempre personalmente disponibile. Dopo la morte, avvenuta improvvisamente mentre si trovava a Londra per essere intervistato in un programma della [[BBC]], il suo editore rivelò che l'80% di tutti i proventi da diritti d'autore sulle sue opere era stato anonimamente destinato ad associazioni di assistenza ebraica per decisione dello stesso Speer.
 
== Biografia ==
=== Primi anniGiovinezza ===
Albert Speer nacque il 19 marzo 1905 a [[Mannheim]] in una famiglia borghese dalle agiate condizioni economiche. Secondogenito dell'architetto Albert Friedrich Speer e di Luise Máthilde Wilhelmine (Hommel), il giovane Albert trascorse la sua giovinezza nello Schloss-Wolfsbrunnenweg, la lussuosa dimora di famiglia a [[Heidelberg]], e coltivò un ampio ventaglio di interessi, fra i quali lo sci, le escursioni montane, il [[rugby]] e, soprattutto, la [[matematica]], disciplina verso la quale nutriva una fervente passione; a causa dell'opposizione del padre, per il quale lo studio della matematica avrebbe inevitabilmente comportato «una vita priva di denaro, posizione sociale e futuro»,<ref>{{cita|Schmidt|p. 28.}}</ref> Speer alla fine scelse tuttavia di seguire le orme dello zio ([[Conrad Hommel]], noto pittore tedesco degli anni trenta e quaranta, nonché ritrattista ufficiale di Hitler) e di intraprendere gli studi di architettura.<ref>{{cita|Fest|pp. 11-13.}}</ref>
Nonostante in gioventù volesse dedicarsi alla matematica, finì per seguire le orme paterne e del nonno, e intraprese gli studi di architettura. Studiò sotto la guida di [[Heinrich Tessenow]] all'Istituto di Tecnologia di [[Berlino]], diventandone anche l'assistente. Dopo il completamento degli studi, nel [[1931]], sposò Margarete Weber, da cui ebbe sei figli. Il primogenito, [[Albert Speer junior]], nato nel [[1934]], è anch'egli architetto: in tale ruolo è stato responsabile del progetto dell'[[Expo 2000]], l'[[Esposizione mondiale]] svoltasi ad [[Hannover]], ed ha anche disegnato la "Città Internazionale dell'Automobile" di [[Shanghai]].
 
La carriera accademica di Speer ebbe inizio presso l'[[Karlsruher Institut für Technologie|università di Karlsruhe]], scelta in ragione del suo basso costo: l'iperinflazione del 1923, infatti, aveva deteriorato il patrimonio economico della famiglia, che non poteva dunque permettersi di mandare il rampollo presso istituti più prestigiosi. Quando nel 1924 la crisi finanziaria si fece meno pressante, Speer si trasferì a [[Monaco di Baviera]], presso «un ateneo decisamente più rispettabile»,<ref>{{cita|Sereny|p. 63.}}</ref> per poi approdare nel 1925 all'Istituto di Tecnologia di Berlino, dove studiò sotto la guida del celebre architetto [[Heinrich Tessenow]]. Speer, ammirando con ardore il Tessenow, ne divenne l'assistente nel 1927, dopo aver sostenuto tutti gli esami: si trattava di un grandissimo onore per uno studente che, dopotutto, non aveva che ventidue anni.<ref>{{cita|Van der Vat|pp. 34-36.}}</ref> Nel frattempo, oltre a coadiuvare Tessenow nella docenza universitaria, Speer proseguì il suo percorso accademico con corsi post laurea e intraprese una feconda amicizia con Rudolf Wolters, altro discepolo del Tessenow, con il quale si tenne in contatto per più di cinquant'anni.<ref>{{cita|Van der Vat|pp. 33-34.}}</ref>
Nel 1931 Speer venne persuaso da alcuni suoi studenti a partecipare ad una manifestazione del [[Partito Nazista]]. Affascinato dalle parole di [[Adolf Hitler]], nel giro di poche settimane entrò a far parte del partito nazionalsocialista.
 
Questi anni felici furono poi suggellati dall'incontro con Margarete (Margret) Weber (1905–1987), figlia di un ricco artigiano tedesco. Nonostante le feroci opposizioni della madre di Speer, restia ad accettare che il figlio corteggiasse una donna poco prestigiosa dal punto di vista sociale, i due si amarono profondamente, convolarono a nozze il 28 agosto 1928 a [[Berlino]]<ref>{{cita|Sereny|pp. 47-49.}}</ref> ed ebbero sei figli, tra cui [[Albert Speer (architetto 1934)|Albert Speer]] (1934-2017) e [[Hilde Schramm]] (1936).
Il suo primo lavoro in qualità di membro del partito arrivò nel [[1933]], quando [[Joseph Goebbels]] gli chiese di rinnovare il Ministero della [[Propaganda]]. Goebbels rimase impressionato dalla velocità e dalla qualità del suo lavoro, e lo raccomandò a Hitler, che lo incaricò di aiutare [[Paul Troost]] a ristrutturare la Cancelleria di Berlino. L'opera più ragguardevole di Speer nell'ambito di quest'incarico fu la progettazione della famosa balconata.
 
=== ArchitettoL'architetto perdei il Führernazisti ===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-V00555-3, Obersalzberg, Albert Speer, Adolf Hitler.jpg|thumb|right|Albert Speer mostra un progetto a Hitler presso l'[[Obersalzberg.]]]]
==== L'approdo al nazionalsocialismo ====
Alla morte di Troost, nel [[1934]], Speer venne scelto per sostituirlo come architetto capo del Partito. Una delle sue prime commesse dopo la promozione divenne uno dei suoi lavori più noti: l'allestimento del raduno di [[Norimberga]], filmato nel capolavoro della propaganda nazista ''[[Il trionfo della volontà]]'' diretto da [[Leni Riefenstahl]]. L'ambientazione era basata su una scenografia in stile [[Ordine dorico|dorico]] che riprendeva l'altare di [[Pergamo]] in [[Turchia]], ingrandita su una scala enorme, capace di contenere 240.000 persone. Speer fece poi circondare l'immenso campo di parata da 130 [[riflettore|riflettori]] da [[contraerea]]. L'accorgimento creò l'effetto di una "cattedrale di luce", secondo le parole dell'[[ambasciatore]] britannico Sir [[Neville Henderson]]. Norimberga sarebbe dovuta diventare la sede di numerosi palazzi ufficiali del nazismo, molti dei quali non vennero mai realizzati (ad esempio lo Stadio Tedesco, che avrebbe dovuto contenere 400.000 spettatori ed essere la sede dei "Giochi Ariani" in sostituzione dei [[Giochi olimpici]]).
Durante gli anni universitari Speer non aderì mai ad alcuna fede o opinione politica precisa. Questa sostanziale «apoliticità» cessò durante il discepolato presso Tessenow, quando Albert fu persuaso da alcuni suoi studenti a partecipare ad una manifestazione del partito nazista, che andava acquistando in quegli anni sempre maggiore importanza.<ref>{{cita|Sereny|p. 79.}}</ref> L'adesione al partito nazista fu ufficialmente suggellata il 1º marzo 1931, quando Speer vi si iscrisse, divenendone il membro numero 474.481.
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1971-016-31, Albert Speer, Adolf Hitler, Architekt Ruff.jpg|thumb|left|con Hitler nella progettazione dello stadio di Norimberga]]
Nella progettazione dei monumentali edifici di Regime, Speer sostenne la teoria del "valore delle rovine". Secondo la teoria, entusiasticamente accolta da Hitler, tutti i nuovi edifici sarebbero stati costruiti in modo tale da lasciare rovine grandiose per migliaia di anni a venire, che avrebbero testimoniato la grandezza del Terzo Reich alle generazioni future, come le rovine dell'Antica Grecia o dell'Impero Romano.
 
Nel 1931 Speer cessò la sua collaborazione con Tessenow e si trasferì a [[Mannheim]], dove il padre gli aveva trovato lavoro come amministratore di una delle tenute familiari. Nel luglio 1932 gli Speer si recarono a Berlino, poco prima delle elezioni del Reichstag: qui Speer, oltre a rimanere profondamente affascinato dall'oratoria hitleriana, fece conoscenza di un ufficiale nazista, tale Karl Hanke, dal quale fu incaricato di riprogettare la sede berlinese del partito. Sbrigata questa commissione, Speer fece ritorno a Mannheim, proprio nello stesso periodo in cui Hitler andava impadronendosi del potere.
Per l'[[Expo 1937|Esposizione Internazionale «Arts et Techniques dans la Vie moderne»]] tenuta a [[Parigi]] nel [[1937]] Speer disegnò il Padiglione tedesco, concepito come [[baluardo]] [[nazismo|nazista]] in diretta contrapposizione formale e simbolica con il [[L'operaio e la Kolkhoznitsa|Padiglione sovietico]] [[comunismo|comunista]], ubicato proprio di fronte ad esso. Significativamente entrambi i padiglioni vennero premiati con la medaglia d'oro.
 
Speer entrò in contatto con Hitler nel 1933 con l'intercessione di [[Rudolf Hess]], dal quale l'architetto fu incaricato di progettare gli apparati per il [[raduno di Norimberga]] di quell'anno. Nonostante alcune perplessità iniziali, il progetto incontrò le simpatie del Führer e, soprattutto, di [[Joseph Goebbels]], il quale gli chiese di rinnovare il Ministero della Propaganda. Goebbels rimase fervorosamente impressionato dalla velocità e dalla qualità del lavoro di Speer e lo raccomandò a Hitler, il quale - a sua volta - lo incaricò di aiutare [[Paul Troost]] a ristrutturare la Cancelleria di Berlino. Tra Speer e Hitler si stabilì un'immediata intesa: il Führer, infatti, era alla ricerca di un giovane architetto in grado di dare vita alle sue ambizioni architettoniche per una nuova Germania e pertanto incluse subito Speer nei propri circoli più stretti, invitandolo assiduamente a cena e ammirandone lo «spirito gentile dalle calorose qualità umane».<ref>{{cita|Fest|p. 42.}}</ref> Speer, ovviamente, fu folgorato dall'inaspettata cordialità di Hitler, che gli garantì un flusso di commissioni provenienti dal governo e dagli esponenti più prestigiosi del partito: «pur di realizzare una importante costruzione avrei venduto l’anima come [[Dottor Faust|Faust]]», avrebbe poi ammesso lo stesso architetto, «e ora avevo trovato il mio [[Mefistofele]]».<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/solferino/romano/06-02-08/01.spm?refresh_ce-cp|autore=Sergio Romano|titolo=Speer, architetto del nazismo: un geniale bugiardo|editore=Corriere della Sera}}</ref>
Speer venne incaricato di progettare la ricostruzione e la riqualificazione urbanistica di Berlino, la futura [[Welthauptstadt Germania|''Germania'']], [[Capitale (città)|capitale]] dello stato millenario pangermanico. Il primo passo di questo piano fu la costruzione dello Stadio Olimpico per le [[Giochi della XI Olimpiade|Olimpiadi del 1936]]. Speer progettò anche una nuova Cancelleria, che comprendeva un vasto salone lungo il doppio della [[Sala degli specchi]] del [[Palazzo di Versailles]]. Hitler volle che egli disegnasse una terza e ancor più grande Cancelleria, che però non venne mai realizzata. La seconda Cancelleria fu distrutta dall'[[Armata Rossa]] nel [[1945]].
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1979-105-02, Berlin, Ehrenhof der Neuen Reichskanzlei.jpg|thumb|left|Ingresso dal cortile principale della nuova Cancelleria di Berlino su progetto di Speer]]
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1986-029-02, "Germania", Modell "Große Halle".jpg|thumb|right|La cupola della Große Halle]]
Quasi nessuno degli edifici progettati per la nuova Berlino fu costruito. La città avrebbe dovuto essere riorganizzata intorno a un asse largo 120 metri e della lunghezza di 5 chilometri. All'estremità nord, Speer pianificò la costruzione di un enorme edificio a [[cupola]], che richiamava la [[Basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]] di [[Roma]]. La cupola dell'edificio doveva essere maestosa, alta oltre 200 metri e con un diametro di circa 250 (circa sei volte il diametro della la cupola di San Pietro). Sulla sommità della costruzione avrebbe capeggiato un'aquila dorata che stringe fra gli artigli la croce uncinata (poi sostituita da Hitler con il globo terrestre). All'estremità meridionale dell'immenso viale avrebbe dovuto essere edificato un [[Arco (architettura)|arco]], sul modello dell'[[Arco di Trionfo]] di Parigi, ma anche in questo caso molto più grande (almeno 120 metri in altezza), tanto che l'arco parigino avrebbe potuto trovare posto sotto di esso. Sulla superficie in granito di questo grande arco dovevano essere incisi i nomi di tutti i caduti tedeschi nel [[prima guerra mondiale|primo conflitto mondiale]]. Lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] nel [[1939]] portò all'abbandono di questi progetti.
 
==== L'architetto ufficiale del Führer ====
Hitler aveva un debole per il giovane e aitante Speer, i cui progetti «monumentali» considerava espressione dei principi nazionalsocialisti. Hitler, che in gioventù aveva avuto velleità di artista (tanto da trasferirsi a [[Vienna]] per iscriversi all'Accademia di Belle Arti) e che nel profondo si sentiva ancora tale, vide in Speer la personificazione delle proprie ambizioni, nonché un giovane e fedele esecutore che avrebbe potuto portare avanti, dopo la sua morte, i grandi progetti edilizi per rendere «immortale» il ricordo del «grande reich tedesco nazionalsocialista».
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1971-016-31, Albert Speer, Adolf Hitler, Architekt Ruff.jpg|thumb|Speer nel 1934 in compagnia di Hitler e dell'architetto Ruff mentre fa visionare i propri progetti per lo [[Reichsparteitagsgelände|stadio di Norimberga]]]]
[[File:Bundesarchiv Bild 146III-373, Modell der Neugestaltung Berlins ("Germania").jpg|thumb|left|Il progetto della Nuova Berlino]]
[[File:Bundesarchiv Bild 146III-373, Modell der Neugestaltung Berlins ("Germania").jpg|thumb|''[[Welthauptstadt Germania]]'' ([[lingua italiana|it]]. "Capitale mondiale Germania"): modellino dei progetti di Albert Speer per la nuova [[Berlino]] - si osservi l'asse principale (largo 120 metri e della lunghezza di 5 chilometri), la ''[[Große Halle]]'' e l'Arco di Trionfo (che, in tutta la loro monumentalità, si attestano alla fine di tale strada)]]
Nel [[1942]], dopo la morte di [[Fritz Todt]] avvenuta in un misterioso incidente aereo, Hitler sorprendentemente nominò Speer, che non aveva alcuna esperienza in materia di produzione industriale, "ministro agli armamenti e alla produzione bellica".
Alla morte di Troost, nel 1934, Speer venne scelto da Hitler per sostituirlo come architetto capo del Partito. Una delle sue prime scommesse dopo la promozione divenne uno dei suoi lavori più noti: l'allestimento dello stadio Zeppelinfeld per il [[raduno di Norimberga]], quello registrato nel celebre film di propaganda ''[[Il trionfo della volontà|Triumph des Willens]]'' [Il trionfo della volontà] da [[Leni Riefenstahl]].
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1972-026-74, Modell Reichsautobahn-Einfahrt bei Salzburg.jpg|thumb|right|Modello per l'ingresso dell'autostrada del Reich, vicino a Salisburgo]]
Nonostante le difficoltà e la novità dell'incarico, Speer lavorò alacremente per migliorare l'industria bellica e per fronteggiare la riparazione degli impianti danneggiati dai sempre più frequenti [[bombardamento|bombardamenti]] alleati. Speer ottenne ottimi risultati raggiungendo l'apice della produzione tedesca nel [[1944]], quando la situazione militare ed economica della Germania era già decisamente critica. Per arrivare a questi traguardi Speer si circondò di un gruppo di giovani manager, limitando al massimo l'apparato burocratico. Per velocizzare le decisioni fece leva in più occasioni sul particolare rapporto che lo legava a Hitler, sfruttando inoltre la manodopera a costo zero fornita dagli internati richiusi nei [[campo di concentramento|campi di concentramento]]. Secondo le sue parole di giustificazione dopo la guerra, quest'ultima scelta fu dettata, più che da motivi ideologici, dall'inconsapevolezza riguardo alle reali condizioni degli internati, e dalla necessità di trovare nuovi lavoratori, man mano che le perdite dell'[[Wehrmacht|esercito tedesco]] rendevano necessario il reclutamento militare di un sempre maggior numero di giovani lavoratori tedeschi.
 
Soprattutto a partire dal 1933 Hitler era divenuto pienamente consapevole degli agghiaccianti effetti della messa in scena sulla psiche delle grandi masse. Per questo motivo, per affermare la grandiosità della sua regia politica e della sua persona, egli si servì non solo della cinematografia - curata, come si è visto, dalla Riefenstahl - e di appositi organi di propaganda, bensì anche dell'architettura, appannaggio dello Speer, il quale espresse la dittatorialità del [[Germania nazista|terzo Reich]] con costruzioni pensate per esaltare i valori della patria e del sangue tedesco e per coagulare i consensi delle folle. Ciò era possibile riprendendo lo stile classico con l'opportuno filtro della tradizione germanica (dando così vita a uno stile, per così dire, «romano-alemanno») e ricorrendo a un esasperato gigantismo delle proporzioni. Il classicismo, infatti, era valorizzato da Speer come un modello di perfezione: si trattava, dopotutto, della trasfigurazione più compiuta dell'elemento naturale, creato da Dio e dunque orientato alla sua grandezza, nonché del portato stilistico della popolazione ellenica e dell'Impero dei Cesari, di cui Hitler d'altronde si sentiva legittimo erede.
Nonostante questi atti, che portarono Speer ad essere processato a Norimberga insieme agli altri gerarchi nazisti, egli fu uno dei pochi leader ad opporsi alla deriva folle e ossessiva di Hitler. Nel [[1945]] Speer si rifiutò di portare avanti la strategia della «terra bruciata», che si proponeva di distruggere completamente tutto ciò che si trovava nei territori tedeschi che sarebbero caduti in mano al nemico. Speer, ben cosciente che la guerra era ormai perduta, non eseguì gli ordini impartiti da Hitler, nella consapevolezza che il popolo tedesco sconfitto avrebbe avuto bisogno di un minimo di infrastrutture per potersi risollevare dal baratro nel quale stava precipitando.
 
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1979-026-22, Adolf Hitler verleiht Albert Speer Fritz-Todt-Ring.jpg|thumb|Hitler conferisce ad Albert Speer, successore di [[Fritz Todt]], l'onorificenza ''Anello di Fritz Todt'']]
Nella situazione tesa e drammatica dell'ultima fase della guerra, Speer pensò addirittura di assassinare il ''[[Führer]]'', immettendo [[gas nervino]] negli impianti di aerazione del [[Führerbunker|bunker]] sotto la Cancelleria di Berlino (che lui stesso aveva progettato). Ciononostante, nei giorni che anticiparono il suicidio di Hitler, Speer si riavvicinò a lui, ed in un drammatico incontro avvenuto nel bunker stesso confessò di aver sabotato gli ordini del ''Führer''. Hitler, ormai convinto dell'imminente fine, non volle effettuare ritorsioni contro di lui, e Speer poté lasciare, da vivo, il bunker, riparando pochi giorni dopo a [[Flensburg]], dove si era stabilito il nuovo ed effimero governo del [[grandammiraglio]] [[Karl Dönitz]], successore nominato da Hitler.
 
Il classicismo proposto da Speer, tuttavia, denuncia anche chiare tangenze con la cultura germanica, dalla quale riprende l'utilizzo del legno, la tipologia edilizia delle case a graticcio, il rigore longilineo degli elementi strutturali ed altri elementi che, per la loro autenticità ed endemicità, erano particolarmente graditi dal Führer, il quale era del tutto insofferente verso quell'architettura razionalista (si pensi a [[Le Corbusier]]) che giudicava pericolosa, alienante e non compatibile con l'ordine e la disciplina della presunta «razza ariana». Questo connubio tra la ricercata raffinatezza della prassi classica e la vernacolare genuinità della tradizione germanica dava vita a uno stile asciutto, stilizzato, netto, forte e filtrato attraverso proporzioni monumentali, quasi roboanti, se non titaniche, inducenti a un totalitario senso di rigore. Il teatrale gigantismo delle forme architettoniche ideate da Speer, infatti, era concepito in funzione coreografica per ribadire il prestigio del partito e la piccolezza materiale del cittadino tedesco, che doveva sentirsi nullo nei confronti del Nazismo (incarnato proprio dal manufatto edilizio stesso), confermando dunque la solidità e la forza del Reich. Nella progettazione dei monumentali edifici di regime, poi, Speer sostenne la teoria del «[[valore delle rovine]]» (''Ruinenwert''), entusiasticamente accolta da Hitler, per la quale tutti i nuovi edifici sarebbero stati costruiti in modo tale da lasciare rovine grandiose per migliaia di anni a venire, funzionali per testimoniare, nonostante il loro inevitabile decadimento, la grandezza del terzo Reich alle generazioni future, in maniera del tutto analoga alle rovine dell'antica Grecia o dell'Impero romano.<ref>{{cita|Speer|pp. 58-59.}}</ref><ref>{{cita web|url=http://dasandere.it/albert-speer-sogno-del-progetto-perfetto-limiti-della-techne/|titolo=Albert Speer: il sogno del progetto perfetto e i limiti della téchne|autore=Giuseppe Baiocchi|data=31 gennaio 2017|accesso=19 novembre 2017|dataarchivio=1 dicembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171201040840/http://dasandere.it/albert-speer-sogno-del-progetto-perfetto-limiti-della-techne/|urlmorto=sì}}</ref>
 
Esempi grandiosi di questa concezione architettonica ci sono dati dal già ricordato [[Reichsparteitagsgelände|allestimento del raduno di Norimberga]], basato su una scenografia in stile dorico che riprendeva l'[[Altare di Zeus|altare di Pergamo]] (conservato a Berlino) ingrandita su una scala enorme (l'intero apparato, poi, venne potenziato grazie all'utilizzo di centotrenta riflettori da contraerea che, proiettando i propri potenti fasci di luce verso l'alto, davano la totalitaria e imponente impressione di una «[[cattedrale di luce]]»),<ref>{{cita|Speer|pp. 55-56.}}</ref> dal [[Padiglione della Germania all'Esposizione universale di Parigi del 1937|padiglione tedesco]] per l'[[Expo 1937|Esposizione parigina del 1937]], concepito come baluardo nazista in diretta contrapposizione formale e simbolica con il dirimpettaio padiglione sovietico, e dal monumentale e ambizioso progetto della [[Welthauptstadt Germania|Welthauptstadt]], un nuovo tessuto urbano che, imperniandosi intorno ad un asse viario principale (desunto dallo schema ippodameo classico) e al centro nevralgico della [[Große Halle]] (un faraonico edificio a cupola che, costituendosi come la sede delle principali manifestazioni del culto nazista, avrebbe simboleggiato in termini dimensionali l'ambizione hitleriana di dominare il mondo), avrebbe dovuto ridisegnare Berlino, capitale dello stato millenario pangermanico, a tal punto da renderla imperiale e universalmente invidiabile a livello urbanistico (questo progetto, tuttavia, con la deflagrazione della guerra in Europa naufragò definitivamente per via della difficoltà di reperire materiali strategici).<ref>{{cita web|url=http://foglidarte.it/testuali-parole/840-berlino-germania-il-progetto-di-hitler-e-speer|titolo=Berlino Germania|autore=Andrea Bonavoglia|data=24 ottobre 2021}}</ref>
 
=== Influenze sull'architettura italiana ===
Con lo stringersi dell'alleanza politico-militare tra l'Italia fascista e la Germania nazionalsocialista ([[Potenze dell'Asse|Asse Roma-Berlino]]), l'architettura ufficiale italiana, fino ad allora improntata ad un prudente modernismo, incarnato dal compromesso stilistico tra funzionalità e classicismo tradizionale promosso da [[Marcello Piacentini]], si orientò decisamente verso forme più classiche e monumentali. Su ''[[Architettura (rivista)|Architettura]]'', la rivista del sindacato nazionale fascista architetti diretta da Marcello Piacentini, Milano, 1939-XVII, Fascicolo VIII, fu pubblicata un'ampia panoramica dell'architettura ufficiale tedesca; verso il classicismo si orientarono anche i progetti romani per la nuova [[stazione di Roma Termini]] di [[Angiolo Mazzoni]] e per il monumentale impianto dell'[[EUR]].
 
=== Ministro degli armamenti ===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1984-1206-511, Albert Speer.jpg|thumb|Speer nelle vesti di ''Reichsminister'']]
Nel 1942, dopo la morte di Fritz Todt (avvenuta in un misterioso incidente aereo), Hitler sorprendentemente nominò Speer, che non aveva alcuna esperienza in materia di produzione industriale, «ministro agli armamenti e alla produzione bellica».
 
Nonostante le difficoltà e la novità dell'incarico, Speer lavorò alacremente per migliorare l'industria bellica e per fronteggiare la riparazione degli impianti danneggiati dai sempre più frequenti bombardamenti alleati. Speer ottenne ottimi risultati raggiungendo l'apice della produzione tedesca nel 1944, quando la situazione militare ed economica della Germania era già decisamente critica. Per arrivare a questi traguardi, Speer si circondò di un gruppo di giovani manager, limitando al minimo l'apparato burocratico. Per velocizzare le decisioni fece leva in più occasioni sul particolare rapporto che lo legava a Hitler, sfruttando inoltre la manodopera a costo zero fornita dagli internati richiusi nei campi di concentramento. Secondo le sue parole di giustificazione dopo la guerra, quest'ultima scelta fu dettata, più che da motivi ideologici, dall'inconsapevolezza riguardo alle reali condizioni degli internati e dalla necessità di trovare nuovi lavoratori, man mano che le perdite dell'esercito tedesco rendevano necessario il reclutamento militare di un sempre maggior numero di giovani lavoratori tedeschi.
 
Nel 1944 lo scrittore e giornalista [[Sebastian Haffner]], sul giornale londinese ''The Observer'', scrisse di lui:
 
{{citazione|Albert Speer non è il solito nazista appariscente e ottuso... è molto più del semplice uomo che raggiunge il potere, simboleggia invece un tipo d'uomo che sta assumendo sempre più importanza in tutti i Paesi belligeranti: il tecnico puro, l'abile organizzatore, il giovane brillante uomo senza bagaglio e senza altro scopo che seguire la propria strada, senza altri mezzi che le proprie capacità tecniche e manageriali. Degli Hitler e degli Himmler ce ne sbarazzeremo, ma con gli Speer dovremo fare i conti ancora a lungo...|Sebastian Haffner<ref>{{cita libro|p=234|titolo=Conversazione con Adolf Hitler|ISBN=0244034338|autore=Francesco Bellanti}}</ref>}}
Nonostante questi atti, che portarono Speer ad essere processato a Norimberga insieme agli altri gerarchi nazisti, egli fu uno dei pochi leader ad opporsi alla deriva folle e ossessiva di Hitler. Nel 1945 Speer si rifiutò, ad esempio, di portare avanti la strategia della «terra bruciata» (disposta dal [[decreto Nerone]]), che si proponeva di distruggere completamente tutto ciò che si trovava nei territori tedeschi che sarebbero caduti in mano al nemico. Speer, ben cosciente che la guerra era ormai perduta, non eseguì gli ordini impartiti da Hitler, nella consapevolezza che il popolo tedesco sconfitto avrebbe avuto bisogno di un minimo di infrastrutture per potersi risollevare dal baratro nel quale stava precipitando.<ref>{{cita|Fest|p. 306.}}</ref>
 
Nella situazione tesa e drammatica dell'ultima fase della guerra, Speer pianificò addirittura di assassinare il Führer, immettendo gas nervino negli impianti di aerazione del bunker sotto la Cancelleria di Berlino che lui stesso aveva progettato, ma si trovò costretto ad abbandonare l'intenzione.<ref>{{cita|Fest|pp. 293-97.}}</ref><ref>{{cita|Speer|pp. 430-31.}}</ref> Questa versione degli anni '70 è stata poi categoricamente smentita dalle più recenti biografie di Schmidt, Sereny e Kitchen che dimostrarono, in maniera inequivocabile, come fosse soltanto una leggenda creata dall'architetto stesso<ref>{{Cita libro|autore=Martin Kitchen|titolo=Speer: Hitler's Architect|anno=2015|url=https://archive.org/details/speerhitlersarch0000kitc|data=2015|editore=Yale University Press|pp=[https://archive.org/details/speerhitlersarch0000kitc/page/296 296]-297|ISBN=0300190441}}</ref>. Nei giorni che anticiparono il suicidio di Hitler, Speer si riavvicinò a lui e, in un drammatico incontro avvenuto nel bunker stesso, confessò di aver sabotato gli ordini del Führer. Hitler, ormai convinto dell'imminente fine, non volle effettuare ritorsioni contro di lui e Speer poté lasciare incolume il bunker, riparando pochi giorni dopo a [[Flensburg]], dove si era stabilito il nuovo ed effimero governo di [[Lutz Graf Schwerin von Krosigk]], nominatone a capo da [[Karl Dönitz]] – a sua volta nominato successore da Hitler come Presidente del Reich – dopo il suicidio di [[Joseph Goebbels]].
 
=== Nel dopoguerra ===
[[File:Albert-Speer-72-929.jpg|thumb|Albert Speer nel [[1946]] al [[processo di Norimberga]].]]
Speer fu arrestato dalle forze alleate a Flensburg subito dopo il termine del conflitto, e [[Processo di Norimberga|processato a Norimberga]] con l'accusa di aver utilizzato manodopera in condizioni di [[Schiavismo|schiavitù]] per mandare avanti l'industria bellica tedesca. Speer prese le distanze dalla maggior parte dei gerarchi nazisti con lui sotto processo, espresse pentimento, sostenendo di essere all'oscuro delle atrocità naziste e pronto a espiare il suo «grave» errore di valutazione, dichiarandosi apertamente colpevole delle accuse a lui rivolte. Venne condannato a venti anni di reclusione, da scontare nel [[carcere di Spandau]] a [[Berlino Ovest]].<ref>{{cita|Fest|pp. 309-10.}}</ref>
 
Il suo rilascio, avvenuto il 1º ottobre 1966, fu un evento mediatico mondiale. Dopo la liberazione, abbandonato il progetto di tornare ad esercitare la professione di architetto, pubblicò diversi libri, tra i quali due ''[[best seller]]'', ''[[Memorie del Terzo Reich]]'' e ''[[Diari segreti di Spandau]]'', entrambi oggetto di notevole interesse anche tra gli storici, ai cui studi Speer si rese sempre personalmente disponibile.
[[File:Bundesarchiv Bild 183-V01057-3, Nürnberger Prozess, Angeklagte.jpg|right|thumb|al processo di Norimberga del 1946 (diversa angolazione fotografica)]]
Condusse una vita piuttosto ritirata fino alla morte, che avvenne per [[ictus]] il 1º settembre 1981 a [[Londra]], dove si era recato per partecipare a una trasmissione radiofonica della BBC.<ref>{{cita|Gitta Sereny|p. 782}} segg.</ref>
 
La salma venne rimpatriata in Germania ed inumata presso il Bergfriedhof, uno dei cimiteri cittadini di [[Heidelberg]], nella tomba di famiglia della moglie Margarete Weber.
Speer fu arrestato dalle forze alleate a Flensburg subito dopo il termine del conflitto, e [[Processo di Norimberga|processato a Norimberga]] con l'accusa di aver utilizzato manodopera in condizioni di schiavitù per mandare avanti l'industria bellica tedesca. Speer si distaccò dalla maggior parte dei gerarchi nazisti sotto processo, dichiarandosi colpevole delle accuse a lui rivolte, anche nella speranza che la colpa dei crimini nazisti ricadesse solo sul ristretto gruppo che aveva condotto la guerra. Il suo atteggiamento fu premiato e venne condannato a 20 anni di reclusione, da scontarsi nel [[carcere di Spandau]], a [[Berlino Ovest]].
 
=== Le controversie storiche ===
Il suo rilascio, avvenuto nel [[1966]], fu un evento mediatico mondiale. Tornato in libertà, pubblicò alcuni libri [[autobiografia|autobiografici]] e condusse una vita piuttosto ritirata fino alla morte, che avvenne a [[Londra]] il [[1º settembre]] [[1981]], esattamente 42 anni dopo l'inizio della [[seconda guerra mondiale]].
La maggior parte degli [[storiografia|storiografi]] ritiene che nei suoi libri Speer minimizzi il proprio ruolo personale nelle atrocità di quel periodo. Alcuni documenti scoperti dopo la morte di Speer provarono inoltre, senza ombra di dubbio, che già nel 1943 Speer era a conoscenza di ciò che veramente accadeva ad [[Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]]. Le lettere private dell'architetto, vendute all'asta nel 2007, provano in maniera inconfutabile che Speer fosse presente al discorso di [[Heinrich Himmler|Himmler]] di [[Discorsi di Posen|Posen]], in cui il [[Reichsführer-SS|Reichsführer]] delle SS parlò apertamente dello sterminio<ref>{{Cita news|autore=Andrea Tarquini|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/03/11/olocausto-le-lettere-inedite-di-speer-sapevo.html|titolo=Olocausto, le lettere inedite di Speer Sapevo dello sterminio degli ebrei|pubblicazione=Repubblica|data=11 marzo 2007}}</ref>. Sempre nel 1943, Speer autorizzò l'invio di materiale per ampliare il [[campo di sterminio di Birkenau]]. Nei documenti ritrovati, che recavano la firma di Speer, si faceva esplicito riferimento a [[Forno crematorio|forni crematori]], [[obitorio|obitori]] e torri di guardia.<ref name="Corriere">{{cita pubblicazione|autore=Valentino Paolo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/maggio/24/Cade_maschera_Speer_complice_della_co_9_050524028.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141211125232/http://archiviostorico.corriere.it/2005/maggio/24/Cade_maschera_Speer_complice_della_co_9_050524028.shtml|titolo=Cade la maschera di Speer «Fu complice della Shoah»|pubblicazione=Corriere della Sera|data=24 maggio 2005|pagina=35|accesso=28 maggio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=11 dicembre 2014}}</ref>
 
In precedenza, altri crimini di Speer erano venuti alla luce, tanto che durante un colloquio tra Speer e [[Simon Wiesenthal]], avvenuto alla fine degli [[anni 1970|anni settanta]], il celebre «cacciatore di nazisti» ebbe modo di dire all'architetto: {{Citazione|Se a [[Processo di Norimberga|Norimberga]] avessimo saputo quello che sappiamo adesso, lei sarebbe stato impiccato.|[[Simon Wiesenthal]]<ref name="Corriere" />}}
I suoi libri, il più famoso dei quali è ''Memorie del Terzo Reich'' (tradotto in numerose lingue), forniscono uno sguardo unico e personale sulle principali figure dell'era nazista. Tuttavia, parte della critica ritiene che nei suoi libri Speer minimizzi il proprio ruolo personale nelle atrocità di quel periodo.
 
Una mostra gli è stata dedicata nella stessa [[Norimberga]] nel [[2014]].<ref>{{cita pubblicazione|autore=Valentino Paolo|url=https://www.corriere.it/cultura/17_giugno_14/albert-speer-nazismo-hitler-architettura-norimberga-verita-falsificazione-storia-710ca276-5111-11e7-bc37-00d42cea320f.shtml|titolo=Speer, la falsificazione della storia. L'esposizione al Doku-Zentrum di Norimberga. Fu l'architetto di Hitler ma negò ogni responsabilità nei crimini nazisti. Una mostra, nel complesso che lui stesso progettò lo smaschera definitivamente|pubblicazione=Corriere della Sera|data=17 giugno 2014}}</ref> La figlia [[Hilde Schramm]] ha ricevuto, nel 2019, il premio dalla ''German Jewish History'' per il suo impegno nel promuovere arte e scienza tra le giovani donne ebree.<ref>{{Cita notizia |url=https://www.ilmessaggero.it/mondo/figlia_albert_speer_premiata-4250812.html |autore=Paolo Travisi |titolo=La figlia di Albert Speer, l'architetto di Hitler, premiata per il suo impegno in favore delle donne ebree |pubblicazione=[[Il Messaggero]] |data=24 gennaio 2014 |accesso=23 marzo 2023}}</ref>
== Curiosità ==
{{Curiosità}}
Nel [[1944]] il giornale londinese "The Observer" scrisse di lui:
{{quote|Albert Speer non è il solito nazista appariscente e ottuso... è molto più del semplice uomo che raggiunge il potere, simboleggia invece un tipo d'uomo che sta assumendo sempre più importanza in tutti i Paesi belligeranti: il tecnico puro, l'abile organizzatore, il giovane brillante uomo senza bagaglio e senza altro scopo che seguire la propria strada, senza altri mezzi che le proprie capacità tecniche e manageriali. Degli Hitler e degli Himmler ce ne sbarazzeremo, ma con gli Speer dovremo fare i conti ancora a lungo...|[[The Observer]]}}
 
== Opere ==
Il [[27 marzo]] [[2007]] è stata messa all'asta, a [[Londra]], un'inedita corrispondenza di Speer con [[Hélène Jeanty Raven]], vedova di un eroe della resistenza belga ucciso dai nazisti. In una lettera datata [[23 dicembre]] [[1971]], Speer scrisse di essere stato presente al discorso tenuto da [[Heinrich Himmler]] il [[6 ottobre]] [[1943]] a [[Poznań|Posen]], discorso nel quale il gerarca nazista proclamava lo sterminio programmatico di tutti gli ebrei. Tale circostanza fu sempre negata dallo stesso Speer, nonostante consistenti dubbi messi in luce anche dai suoi biografi, come [[Joachim Fest]] e [[Gitta Sereny]].
=== Architettoniche ===
* 1933-1938 ''[[Reichsparteitagsgelände]]''
** 1934-1938 ''[[Cattedrale di luce]]''
* 1934 ''[[Stadio Olimpico (Berlino)]]''
* 1937 ''[[Padiglione della Germania all'Esposizione universale di Parigi del 1937|Padiglione della Germania all'Esposizione universale di Parigi]]''
* 1938-1939 ''[[Nuova Cancelleria del Reich]]''
* 1941 ''[[Nordstern]]'' (progetto)
* ''[[Welthauptstadt Germania]]'' (progetto)
 
=== Letterarie ===
Speer era anche nipote, per discendenza materna, di [[Conrad Hommel]], noto pittore tedesco degli anni '30 e '40, nonché ritrattista ufficiale di Adolf Hitler.
* {{cita libro|anno=1970|titolo=Memorie del Terzo Reich}}
* {{Cita libro|titolo=Spandauer Tagebücher|annooriginale=1975|lingua=tedesco}}
 
== Filmografia ==
* ''[[Is fünf nach zwölf - Adolf Hitler und das 3. Reich|Bis fünf nach zwölf - Adolf Hitler und das 3. Reich]]'' (1953), [[documentario]] dove Speer, come tutti i personaggi, interpretano loro stessi
* ''[[L'ultimo atto]]'' (1955), interpretato da [[Erland Erlandsen]]
* ''[[Frozen Flashes]]'' (1967), interpretato da [[Gerd Michael Henneberg]]
* ''[[Bunker (film)|Bunker]]'' (1981), interpretato da [[Richard Jordan]]
* ''[[Diario del Terzo Reich]]'' (1982), interpretato da [[Rutger Hauer]]
* ''[[Ende der Unschuld]]'' (1991), interpretato da [[Hans Peter Hallwachs]]
* ''[[Il processo di Norimberga]]'' (2000), interpretato da [[Herbert Knaup]]
* ''[[La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler]]'' (2004), interpretato da [[Heino Ferch]]
* ''[[Speer e Hitler]]'' (''Speer und Er'') (2005), interpretato da [[Sebastian Koch]]
* ''[[Mein Führer - La veramente vera verità su Adolf Hitler]]'' (2007), interpretato da [[Stefan Kurt]]
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|cognome=Speer|cid=Speer|nome=Albert|anno=1970|titolo=Inside the Third Reich (traduzione di Richard and Clara Winston)|editore=Macmillan|città=New York, Toronto|isbn=978-0-297-00015-0|lccn=70119132}}
* [[Joachim Fest]]. ''Speer. Una biografia''. Garzanti, 2004. ISBN 88-11-67769-6
* {{cita libro|cognome=Lombardi|nome=Paolo|anno=2013|titolo=Un segreto ricomporsi: Albert Speer, dalla memoria individuale alla storia|editore=Le Lettere|isbn=978-88-6087-617-1}}
* Sandro Scarrocchia. ''Albert Speer e Marcello Piacentini: l'architettura dell'assolutismo negli anni trenta''. Skira, 1999. ISBN 88-8118-461-3
* {{cita libro|cognome=Brechtken|nome=Magnus|anno=2017|titolo=Albert Speer: eine deutsche Karriere|editore=Siedler|isbn=978-38-27-50040-3}}
* [[Gitta Sereny]]. ''In lotta con la verità. La vita e i segreti di Albert Speer amico e architetto di Hitler''. BUR (Biblioteca Universale Rizzoli), 1998. ISBN 82-11-11220-5
* {{cita libro|cognome=Krier|nome=Leon|anno=2013|titolo=Albert Speer: architecture 1932-1942|editore=Monacelli Press|isbn=978-15-80-93354-4}}
* Albert Speer. ''Diari segreti di Spandau''. Mondadori, Milano 1976
* {{cita libro|cognome=Sereny|cid=Sereny|nome=Gitta|anno=1995|titolo=Albert Speer: His Battle With Truth|url=https://archive.org/details/albertspeerhisba0000sere|editore=Knopf|isbn=978-0-394-52915-8|lingua=en}}
* Albert Speer. ''Memorie del Terzo Reich''. Mondadori, Milano, 1997. ISBN 88-04-42299-8
** {{cita libro|cognome=Sereny|nome=Gitta|anno=2009|titolo=In lotta con la verità: la vita e i segreti di Albert Speer|editore=BUR Rizzoli|isbn=978-88-17-02871-4}}
* Albert Speer. ''Lo stato schiavo. La presa di potere delle SS''. Mondadori Milano, 1985. ISBN 88-04-20343-9
* {{cita libro|cognome=Fest|nome=Joachim|cid=Fest|anno=1999|titolo=Speer: The Final Verdict|editore=Harcourt|isbn=978-0-15-100556-7}}
* Eric Laurent. ''La verità nascosta sul petrolio'', Nuovi Mondi Media, Bologna, 2006. ISBN 88-89091-37-1
* {{cita libro|nome=Dan|cognome=van der Vat|cid=Van der Vat|anno=1997|titolo=The Good Nazi: The Life and Lies of Albert Speer|url=https://archive.org/details/goodnazilifelies0000vand_v5f6|editore=George Weidenfeld & Nicolson|isbn=978-0-297-81721-5}}
* Joachim Fest. ''Dialoghi con Albert Speer''. Garzanti, Milano 2008. ISBN 978-88-11-69406-9
* {{cita libro|cognome=Schmidt|cid=Schmidt|nome=Matthias|anno=1984|titolo=Albert Speer: The End of a Myth|url=https://archive.org/details/albertspeerendof00schm|editore=St Martins Press| isbn=978-0-312-01709-5}}
 
== GalleriaVoci Fotograficacorrelate ==
* [[Architettura nazista]]
<gallery>
* [[Nazionalismo tedesco]]
File:Bundesarchiv Bild 146-1983-018-03A, "Germania", Modell "Große Halle".jpg|modello in gesso della cd "Sala del Popolo", nella nuova Berlino
* [[Processo di Norimberga]]
File:Bundesarchiv Bild 183-1989-0508-502, Berlin, Neue Reichskanzlei, Gartenfront.jpg|vista giardino di fronte alla nuova Cancelleria del Reich
* [[Albert Speer (architetto 1934)]]
File:Bundesarchiv Bild 183-J16840, Bau eines Flak-Turms.jpg|le nuove torri anti-aeree
File:Bundesarchiv Bild 183-1989-0508-504, Berlin, Neue Reichskanzlei.jpg|vista della nuova Cancelleria del Reich a Voßstraße (1)
File:Bundesarchiv Bild 146-1985-064-22A, Berlin, Neue Reichskanzlei, Mittelbau.jpg|vista della nuova Cancelleria (2)
File:Bundesarchiv Bild 146-1985-064-24A, Berlin, Neue Reichskanzlei, Gartenfront.jpg|vista della nuova Cancelleria (3)
File:Bundesarchiv Bild 146-1985-064-25A, Berlin, Neue Reichskanzlei, Bogengang.jpg|un portico della nuova Cancelleria
</gallery>
 
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== Collegamenti esterni ==
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* {{cita web|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/albert-speer/1194/default.aspx|titolo=Albert Speer|sito=[[La storia siamo noi]]|accesso=25 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140929174102/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/albert-speer/1194/default.aspx|dataarchivio=29 settembre 2014|urlmorto=sì}}
 
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