Giuseppe Parini: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|altri significati|[[Parini (disambigua)]]|Parini}}
{{Bio
|Titolo = L'abate
|Nome = Giuseppe
|Cognome = Parini
|PostCognomeVirgola = nato '''Giuseppe Parino'''<ref name = "Nicol1">{{Cita|Nicoletti|p. 25}}.</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = Bosisio
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|GiornoMeseMorte = 15 agosto
|AnnoMorte = 1799
|Attività = poeta
|Attività2 = librettista
|Attività3 = traduttore
|Attività4 = sacerdote
|Epoca = 1700
|Attività = poeta
|Attività2 = abate
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Giuseppe Parini pastel on paper.jpg
|Didascalia = Il Parini in un pastello del 1793 di [[Giuseppe Gaudenzio Mazzola|Giuseppe Mazzola]]
}}
Membro dell'[[Accademia dei Trasformati]]<ref>Con lo [[pseudonimo]] di Darisbo Elidonio.</ref>, fu uno dei massimi esponenti del dell'[[NeoclassicismoIlluminismo in Italia|illuminismo]] e dell'del [[Illuminismo italianoneoclassicismo]] in Italia.
 
== Biografia ==
=== L'infanzia e gli studi ===
Giuseppe Parini, che più tardi preferì modificare il suo nome in Parini, nacque in [[Brianza]], a Bosisio (oggi [[Bosisio Parini]], [[provincia di Lecco]]), sul [[lago di Pusiano]] da Francesco Maria Parini, modesto commerciante di [[seta]], e da Angiola Maria Caspani, sorella del [[curato]] di un paese vicino.
Quella del poeta era una famiglia di estrazione popolare e numerosa: i genitori, non potendo permettersi di mantenere il figlio agli studi, lo affidarono, a dieci anni, alle cure di una prozia Anna Maria Lattuada che abitava a [[Milano]], dove Giuseppe venne iscritto alle classi inferiori delle Scuole di Sant'Alessandro, o [[Liceo Classico Cesare Beccaria (Milano)|Scuole Arcimbolde]], gestite dai [[San Barnaba|padri barnabiti]]. I padri barnabiti sono coloro che facevano parte della congregazione fondata a Milano il 1530 da Sant' Antonio Maria Zaccaria.
 
=== Le origini e la formazione ===
Nel [[1741]] la prozia lasciò in eredità al nipote dodicenne una modesta rendita annua sui beni immobiliari, a condizione che divenisse sacerdote.
Ultimogenito di Francesco Maria, un modesto mercante di stoffe, e di Angiola Maria Caspani<ref>{{Cita|Nicoletti, DBI}}.</ref>, Giuseppe Parini si formò, inizialmente, presso i sacerdoti del suo paese nativo. Il parroco di [[Canzo]], Ambrogio Fioroni<ref>Noto anche per essere stato padre spirituale anche di un frate morto nel convento di Canzo in odore di santità, [[Giuseppe Longhi (religioso)|Giuseppe Longhi]].</ref>, lo mette in contatto ancora giovane con l'ambiente culturale milanese<ref>[[Canzo]], poco distante da Bosisio, era luogo di vivace dibattito culturale e di circoli intellettuali composti da uomini di cultura del luogo e di Milano.</ref><ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-parini_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Giuseppe Parini nell'Enciclopedia Italiana (1935)]</ref>. Studia presso le [[Liceo classico Cesare Beccaria|scuole di Sant'Alessandro]] (o ''Arcimbolde''), tenute dai [[barnabiti]], dove fu ospite della prozia Anna Maria Parini vedova Lattuada, che si addossò le spese per l'educazione del pronipote solo se questi avesse deciso di prendere gli ordini sacerdotali<ref>{{Cita|Nicoletti|p. 26}}.</ref>. Nel 1753, dopo la pubblicazione della raccolta ''Alcune poesie di Ripano Eupilino'', il giovane poeta poté essere accolto nell'[[Accademia dei Trasformati]] che si radunava in casa del conte [[Giuseppe Maria Imbonati]] ed era formata dai maggiori rappresentanti della cultura milanese, dove troverà amici e protettori<ref>{{Cita|Nicoletti|p. 28}}.</ref>. La Milano in cui il giovane chierico si stava affacciando era pervasa da un rinnovato senso della bellezza e del dialogo, serena finalmente dopo le varie guerre di successione, l'ultima delle quali, [[Guerra di successione austriaca|quella austriaca]], pose Milano definitivamente nell'orbita dell'[[Monarchia asburgica|impero asburgico]], dando inizio ad un periodo di prosperità e di pace.
Il giovane, che era debole di salute e desiderava continuare gli studi, si avviò così al [[sacerdozio]] (verrà ordinato nel [[1754]]) e proseguì gli studi senza grande profitto, come risulta dai registri della scuola che nell'anno [[1749]]-[[1750]] così riportano: "Parinus Joseph: ut plurimum abfuit, subdole per aliquot dies interfuit; litteris testimonialibus habitis, abfuit perpetuo".
 
=== Parini precettore ===
Gli scarsi risultati negli studi sono dovuti sia al fatto che, a causa delle difficoltà economiche, il giovane fu costretto a dare lezioni private e a copiare carte per vari studi [[Legge|legali]], sia soprattutto ad una sua spiccata insofferenza verso i metodi rigidi e antiquati d'insegnamento.
 
==== L'ordinazione sacerdotale e il soggiorno presso i Serbelloni ====
Degli anni trascorsi in quella scuola conservatrice anche se prestigiosa, della quale furono allievi anche [[Pietro Verri]] e [[Cesare Beccaria]], gli rimasero più che altro la lettura personale dei classici [[letteratura greca|greco]]-[[letteratura latina|latini]], come [[Anacreonte]], [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]] e quella degli scrittori italiani, [[Dante Alighieri|Dante]], [[Ludovico Ariosto|Ariosto]], oltre ai poeti del [[XVIII secolo|Settecento]].
[[File:8354MilanoPalazzoSerbelloni.JPG|sinistra|min|Palazzo Serbelloni, a Milano. Il soggiorno quasi decennale presso questa famiglia dell'aristocrazia permise al Parini di entrare in contatto diretto con le idee dei lumi e di poter osservare da vicino la vita degli aristocratici]]
Dopo aver compiuto al meglio gli studi ecclesiastici, il giovane Parini fu ordinato [[sacerdote]] il 14 giugno 1754<ref>{{Cita|Ferroni|p. 77}}.</ref>, dopo una decisione presa principalmente per poter entrare in possesso dell'eredità della prozia. Le risorse economiche ereditate dall'anziana parente, però, risultarono troppo scarse per farlo vivere in modo dignitoso, il che costrinse il giovane chierico a richiedere l'aiuto del [[Giuseppe Candido Agudio|canonico Agudio]] e poi dell'abate Soresi, che lo sosterrà nell'entrare al servizio del duca Gabrio [[Serbelloni (famiglia)|Serbelloni]] come precettore del figlio [[Gian Galeazzo Serbelloni|Gian Galeazzo]]. L'incarico presso il giovane Serbelloni occuperà Parini fino al 1760, ma questi continuerà a risiedere a [[Palazzo Serbelloni]], senza rivestire un ruolo particolare, soprattutto per volere dell'autorevole padrona di casa, la duchessa Maria Vittoria Ottoboni Boncompagni di Fiano<ref>{{Cita|Nicoletti|p. 27}}.</ref>.
 
Il servizio a casa Serbelloni durò, infatti, dal 1754 fino al 1762 e, pur non dandogli la sicurezza economica tanto desiderata, lo mise a contatto con persone di elevata condizione sociale e di idee aperte, a partire dalla duchessa Vittoria che leggeva [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] e [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]], con padre Soresi che sosteneva con ardore le riforme in campo scolastico, col medico di casa, [[Giuseppe Cicognini]] - in seguito direttore della facoltà di Medicina di Milano - che sosteneva il dovere morale di allargare le cure anche a coloro che per pregiudizio avevano mali considerati effetto di colpa.
=== La prima raccolta di poesie ===
Terminate le scuole nel [[1752]], grazie ad una maggiore, anche se modesta, sicurezza economica dovuta alla rendita della prozia (che aveva ottenuto nel [[1751]] in seguito ad una causa con l'esecutore testamentario, Antonio Rigola), il giovane [[chierico]] pubblicò una prima raccolta di [[rima|rime]], dal titolo ''Alcune poesie di Ripano Eupilino'' (Ripano è l'anagramma di Parino, Eupili è il nome [[lingua greca|greco]] del lago di Pusiano: Parino da Eupili) sotto forma di novantaquattro componimenti di carattere sacro, profano, [[Poesia lirica|amoroso]], [[poesia bucolica|pastorale]] e [[Satira|satirico]], che risentono della sua prima formazione culturale e soprattutto dello spirito [[Francesco Berni|bernesco]].
 
Nel [[1752]], sempre grazie alla modesta rendita della prozia, il giovane [[chierico]] pubblicò una prima raccolta di [[rima|rime]], ''Alcune poesie di Ripano Eupilino''<ref>{{Cita|Nicoletti|p. 26}}. Per quanto riguarda il titolo, è doveroso precisare che Ripano è l'anagramma di Parino, il vero cognome che poi preferì cambiare più avanti, mentre Eupili è il nome latino del [[lago di Pusiano]]: Parino da Eupili.</ref>, sotto forma di novantaquattro componimenti di carattere sacro, profano, [[Poesia lirica|amoroso]], [[poesia bucolica|pastorale]] e [[Satira|satirico]], che risentono della sua prima formazione culturale e soprattutto dello spirito [[Francesco Berni|bernesco]]. Da questi versi semplici e non encomiastici, emerge l'immagine di un giovane ancora [[Societàsocietà (sociologia)|socialmente]] e [[Pensiero|intellettualmente]] isolato, che non conosce i dibattiti dell'ambiente [[Lombardia|lombardo]] ma che è ancora rivolto all'ambito dell'[[Accademia dell'Arcadia]] e del classicismo [[XVI secolo|cinquecentesco]]. Sempre in questo periodo scrisse, per i Trasformati, una polemica letteraria contro i ''Pregiudizi delle umane lettere'' (1756) del padre [[Alessandro Bandiera]] con il titolo ''Due lettere intorno al libro intitolato "I pregiudizi delle umane lettere"'' e nel 1760 una nuova polemica letteraria contro i "Dialoghi della lingua toscana" del padre barnabita [[Onofrio Branda]].
 
Intanto in casa Serbelloni il Parini osservava la vita della [[nobiltà]] in tutti i suoi aspetti ed ebbe così modo di assorbire e rielaborare alcune nuove idee che arrivavano dalla [[Francia]] di [[Voltaire]], [[Montesquieu]], [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]] e dell{{'}}''[[Encyclopédie]]'', che influenzarono gli scritti di questo periodo, al quale risalgono, tra gli altri, il ''[[Dialogo sopra la nobiltà]]'' (1757), le [[Ode|odi]] ''La vita rustica'' (che sarà pubblicata solamente nel 1790 nelle ''Rime degli Arcadi'' con lo [[pseudonimo]] di Darisbo Elidonio), ''La salubrità dell'aria'' (1759), che affronta come la precedente l'opposizione città-campagna, ma con uno stile completamente nuovo, e ''La impostura'' (1761).
=== Membro dell'Accademia dei Trasformati e precettore di casa Serbelloni ===
 
Secondo quanto riportato dalle fonti storiche, Parini fu iniziato nella Loggia massonica milanese "L'Oriente" nel 1759, all'età di circa 30 anni. Parini non fece mai segreto della sua appartenenza alla Massoneria, e anzi, nella sua opera letteraria più celebre, il poemetto "Il Giorno" pubblicato nel 1763, vi sono alcuni riferimenti simbolici alla Massoneria. Amico personale di [[Paola Litta]], insieme alla classe riformatrice di Milano, frequentò il prestigioso salotto letterario collegato alla loggia "La Concordia", affiliata all'Oriente lombardo.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=J5pDEAAAQBAJ&pg=PT76|pagina=76|titolo=Storia pettegola di Milano|autore=[[Paolo Melissi]]|anno=2021|editore=[[Newton Compton|Newton Compton Editori]]|ISBN=9788822752697}}</ref>
Grazie però ad una certa fama acquisita con questa raccolta, il Parini venne accolto nel [[1753]] nell'[[Accademia dei Trasformati]] che si radunava in casa del conte [[Giuseppe Maria Imbonati]] ed era formata dal meglio dei rappresentanti della [[cultura]] milanese, dove troverà amici e protettori.
 
Nell'ottobre del 1762, per aver difeso la figlia del compositore e maestro di musica [[Giovanni Battista Sammartini]] che era stata schiaffeggiata dalla duchessa in uno scatto d'ira, fu licenziato<ref>{{Cita|Nicoletti|p. 31}}.</ref>. Abbandonata casa Serbelloni, fu presto accolto dagli Imbonati come precettore del giovane [[Carlo Imbonati|Carlo]], al quale il poeta dedicherà, nel [[1764|1764, l]]'ode ''L'educazione''.
Dopo aver compiuto a [[Lodi]] gli studi ecclesiastici, il [[14 giugno]] del [[1754]], fu ordinato [[sacerdote]] ma le risorse economiche, troppo scarse per farlo vivere in modo dignitoso, lo costrinsero a richiedere l'aiuto [[Giuseppe Candido Agudio|canonico Agudio]] e poi dell'abate Soresi che lo sosterrà nell'entrare al servizio del [[duca]] Gabrio [[Serbelloni (famiglia)|Serbelloni]] come ripetitore del figlio [[Gian Galeazzo Serbelloni|Gian Galeazzo]].
 
=== Il poemetto ''Il Giorno'' e la protezione di Firmian ===
Il servizio a casa Serbelloni durò dal 1754 fino al [[1762]] e, pur non dandogli la sicurezza economica, lo mise a contatto con persone di elevata condizione sociale e di idee aperte, a partire dalla duchessa Vittoria che leggeva [[Jean Jacques Rousseau|Rousseau]] e [[Georges-Louis Leclerc|Buffon]], al padre Soresi che sosteneva con ardore le [[Riforma scolastica|riforme]] in campo scolastico, al medico di casa, [[Giuseppe Cicognini]] (in seguito direttore della facoltà di medicina di Milano) che sosteneva il dovere morale ad allargare le cure anche a coloro che per pregiudizio avevano mali considerati effetto di colpa.
Nel marzo del [[1763]], incoraggiato dagli amici del gruppo dell'Accademia e dal conte [[Carlo Giuseppe di Firmian|Firmian]], pubblicò, anonimo, presso lo stampatore milanese Agnelli, ''Il Mattino'' (prima parte del poemetto chiamato appunto ''[[Il Giorno (Parini)|Il Giorno]]''), che fu accolto favorevolmente dalla critica e soprattutto dal [[Giuseppe Baretti|Baretti]] che, nel primo numero della rivista ''[[Frusta letteraria|La frusta letteraria]]'', uscito il 1º ottobre [[1763]], dedicò una critica positiva all'opera. Nel [[1765]] uscì, ancora anonimo, il secondo poemetto, ''Il Mezzogiorno'', che ottenne parimenti dai critici un giudizio positivo, tranne che da [[Pietro Verri]] su ''[[Il Caffè (Milano)|Il Caffè]]''.
 
I due poemetti, con la satira della nobiltà decaduta e corrotta, richiamarono l'attenzione sul Parini e nel [[1766]] il ministro [[Guillaume du Tillot|du Tillot]] lo chiamò per ricoprire la cattedra di eloquenza presso l'[[Università degli Studi di Parma|Università di Parma]], cattedra che egli rifiutò nella speranza di poterne ottenere una a Milano. Nel [[1768]] la fama acquisita gli procurò la protezione del governo di [[Maria Teresa d'Austria]], che era rappresentato in Lombardia dal conte [[Carlo Giuseppe di Firmian]], il quale, intuendo le sue potenzialità poetiche, lo nominò nel [[1768]] poeta ufficiale del [[Teatro Regio Ducale]] e lo incaricò di adattare per la scena lirica la [[tragedia]] ''Alceste'' di [[Ranieri de' Calzabigi]].
Intanto in casa Serbelloni il Parini osservò la vita della [[nobiltà]] in tutti i suoi aspetti ed ebbe modo di assorbire e rielaborare alcune nuove idee che arrivavano dalla [[Francia]] di [[Voltaire]], [[Montesquieu]], [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]] e dell'''Encyclopédie'', che influenzarono gli scritti di questo periodo al quale risalgono, tra gli altri, il ''[[Dialogo sopra la nobiltà]]'' ([[1757]]), le [[Ode|odi]] ''La vita rustica'' (che sarà pubblicata solamente nel [[1790]] nelle ''Rime degli arcadi'' con lo [[pseudonimo]] di Darisbo Elidonio), ''La salubrità dell'aria'' ([[1759]]), che affronta come la precedente l'opposizione [[città]]-[[campagna]] ma con uno stile completamente nuovo, e ''La impostura'' ([[1761]]).
 
Nello stesso anno il conte gli affidò la direzione della «Gazzetta di Milano», organo ufficiale del governo austriaco, e nel [[1769]] la cattedra di [[Retorica|eloquenza]] e [[belle arti]] presso le [[Scuole Palatine]], cattedra che conservò fino al [[1773]], con il titolo di "Principi generali di belle lettere applicati alle belle arti", anche quando quelle scuole si trasformarono nel Regio Ginnasio di [[Brera (Milano)|Brera]].
Sempre in questo periodo scrisse, per i Trasformati, una polemica letteraria contro i ''Pregiudizi delle umane lettere'' ([[1756]]) del padre [[Alessandro Bandiera]] con il titolo ''Due lettere intorno al libro intitolato "I pregiudizi delle umane lettere"'' e nel [[1760]] una nuova polemica letteraria contro i "Dialoghi della lingua toscana" del padre barnabita [[Onofrio Branda]].
 
[[File:8784 Milano - Via Brera - Casa natale Cesare Beccaria - Giuseppe Parini - Foto G. Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg|min|Medaglione di Giuseppe Parini sulla casa di [[Cesare Beccaria]] a Milano]]Tra il [[1770]] e il [[1771]], Parini scrisse il testo delle feste teatrali l{{'}}''Amorosa incostanza'' e l{{'}}''Iside salvata'', in occasione di due cerimonie di corte, e la serenata pastorale ''[[Ascanio in Alba]]'' per le nozze dell'arciduca [[Ferdinando d'Asburgo-Este|Ferdinando d'Austria]] con [[Maria Beatrice d'Este (1750-1829)|Maria Beatrice d'Este]], che verrà successivamente musicata da [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]] e rappresentata per la prima volta al Teatro Regio Ducale di Milano il 17 ottobre [[1771]]. Tradusse dal francese la tragedia ''[[Mitridate (Racine)|Mithridate]]'' di [[Jean Racine|Racine]] denominandola ''Mitridate, re di Ponto'', che Mozart musicò, sulla base del libretto scritto da [[Vittorio Amedeo Cigna-Santi]], ricavandone l'[[Mitridate, re di Ponto|opera omonima]], rappresentata per la prima volta sempre al Teatro Regio Ducale il 26 dicembre [[1770]].
Nell'ottobre del [[1762]], per aver difeso la figlia del compositore e maestro di musica [[Giovanni Battista Sammartini]] che era stata schiaffeggiata dalla duchessa in uno scatto d'ira, fu licenziato e, abbandonata casa Serbelloni, venne presto accolto dagli Imbonati come precettore del giovane Carlo al quale il poeta dedicherà, nel [[1764]], l'ode ''L'educazione''.
 
Nel 1771 tradusse, in collaborazione con alcuni "Accademici trasformati" tra cui il [[Pietro Verri|Verri]], una parte del poemetto ''La Colombiade'', pubblicato da [[Anne Marie Du Boccage]]. Nel [[1774]] fece parte di una commissione istituita per proporre un piano di riforma delle scuole inferiori e dei libri di testo e intanto si dedicò alla composizione de ''[[Il giorno (Parini)|Il giorno]]'' e delle ''Odi''. Nel [[1776]] gli venne concessa una pensione annua dal [[papa Pio VI]] e fu nominato ordinario della Società patriottica istituita da Maria Teresa per l'incremento dell'agricoltura.
=== Il poemetto ''Il Giorno'' e la protezione di Firmian ===
Nel marzo del [[1763]], incoraggiato dagli amici del gruppo dell'Accademia e dal conte Firmian, pubblicò, anonimo, presso lo stampatore milanese Agnelli, ''Il Mattino'' che ottenne accoglienza favorevole dalla critica e soprattutto dal [[Giuseppe Baretti|Baretti]] che, nel primo numero della rivista ''[[Frusta letteraria|La frusta letteraria]]'', uscito il [[1º ottobre]] del [[1763]], dedicava una critica positiva all'opera.
 
=== La composizione delle Odi ===
Nel [[1765]] uscì, ancora anonimo, il secondo poemetto, ''Il Mezzogiorno'', che ottenne dai critici un giudizio positivo, tranne che da [[Pietro Verri]] sul [[Il Caffè (rivista)|«Caffè»]].
 
{{citazione|Va per negletta via<br />Ognor l'util cercando<br />La calda fantasïa,<br />Che sol felice è quando<br />L'utile unir può al vanto<br />Di lusinghevol canto.|Giuseppe Parini, ''[[Odi (Parini)|Odi, La salubrità dell'aria]]''}}
I due [[poema|poemetti]], con la satira della nobiltà decaduta e corrotta richiamarono l'attenzione sul Parini e nel [[1766]] il ministro [[Guillaume du Tillot|du Tillot]] lo chiamò per ricoprire la cattedra di eloquenza presso l'[[Università di Parma]], cattedra che egli rifiutò nella speranza di poter ottenere una cattedra a Milano. Nel [[1768]] la fama acquisita gli procurò la protezione del governo di [[Maria Teresa d'Asburgo|Maria Teresa]] che era rappresentato in Lombardia dal conte [[Carlo Giuseppe di Firmian]] che, intuendo le sue potenzialità poetiche, lo nominò nel [[1768]] poeta ufficiale del [[Teatro alla Scala|Regio Ducale Teatro]] e lo incaricò di adattare per la scena lirica la [[tragedia]] ''Alceste'' di [[Ranieri de' Calzabigi]].
 
Con il nome di Darisbo Elidonio entrò nel [[1777]] a far parte dell'[[Accademia dell'Arcadia]], proseguendo intanto nella composizione delle odi: ''La salubrità dell'aria'', ''L'educazione'', ''L'evirazione'', ''La vita rustica'', ''L'innesto del vaiuolo'' (dette "Odi illuministe"), ''La laurea'' ([[1777]]), ''Le nozze'' (1777), ''Brindisi'' ([[1778]]), ''La caduta'', ''In morte del maestro Sacchini'', ''Al consigliere barone De Marini'' (1783-1784), ''Il pericolo'' ([[1787]]), ''La magistratura'' ([[1788]]), ''Il dono'' ([[1789]]).
Nello stesso anno il conte gli affidò la direzione della «Gazzetta di Milano», organo ufficiale del governo austriaco, e nel [[1769]] la cattedra di [[eloquenza]] e [[belle arti]] presso le [[Scuole Palatine]], cattedra che conservò fino al [[1773]], con il titolo di "Principi generali di belle lettere applicati alle belle arti", anche quando quelle scuole si trasformarono nel Regio Ginnasio di [[Brera]].
 
Nel [[1791]] il Parini fu nominato Soprintendente delle Scuole pubbliche di Brera e scrisse l'ode ''La gratitudine''. Nello stesso anno furono pubblicate ventidue delle sue odi con il titolo ''Odi dell'abate Parini già divolgate''. Le ultime due parti del "Giorno", il ''Vespro'' e la ''Notte'', pur risultando promesse in una lettera al [[Carlo Goldoni|Goldoni]], saranno invece pubblicate postume.
Tra il [[1770]] e il [[1771]] Parini scrisse il testo delle opere teatrali l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa incostanza'' e l'''Iside salvata'', in occasione di due cerimonie di corte, e l'[[opera pastorale]] ''[[Ascanio in Alba]]'' per le nozze dell'arciduca [[Ferdinando d'Asburgo-Este|Ferdinando d'Austria]] con [[Maria Beatrice d'Este]], che verrà successivamente musicata da [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]], catalogata come opera [[K 111]] e rappresentata per la prima volta al Ducale di Milano il [[17 ottobre]] [[1771]].
Le "odi illuministe" sono tra le più originali, in quanto ricche di termini appartenenti al lessico specifico della scienza; talvolta riportano particolari anche scabrosi, con l'intento di educare i lettori su temi di scottante attualità, come l'inquinamento cittadino ("La salubrità dell'aria") o la prevenzione delle epidemie grazie ai progressi della scienza ("L'innesto del vaiuolo"). Per quanto siano argomenti tradizionalmente non poetabili, Parini, con un'abilità tutta settecentesca, riesce nell'intento di elevare gli argomenti più concreti a materia d'arte, cristallizzandoli in versi di inusitata accuratezza. In questo si riscontra l'influenza della poetica del [[sensismo]].<ref>{{cita libro | nome=Raffaele | cognome=Spongano | wkautore=Raffaele Spongano | titolo=La poetica del sensismo e la poesia del Parini | città=Fornacette | anno=1964}}</ref>
 
=== Gli ultimi anni e la morte ===
[[File:8784 Milano - Via Brera - Casa natale Cesare Beccaria - Giuseppe Parini - Foto G. Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg|200px|thumb|right|Medaglione di Giuseppe Parini sulla casa di [[Cesare Beccaria]] a Milano.]]
[[File:Estatua de Giuseppe Parini, Milán.JPG|verticale|min|Monumento a Giuseppe Parini a Milano]]
Tradusse dal francese la tragedia "Mitridate re del Ponto" (''Mithridate'' nell'originale) di [[Jean Racine|Racine]], che [[Mozart]] aveva musicato precedentemente - sulla base del libretto ricavato da [[Vittorio Amedeo Cigna-Santi]] - ricavandone l'opera omonima K87 rappresentata per la prima (e forse unica) volta sempre a Milano il [[26 dicembre]] [[1770]].
Tra il [[1793]] e il [[1796]], ospite del suo amico marchese Febo [[D'Adda]], scrisse altre odi (''Il messaggio'', ''Alla Musa'', la '' Musica'') e quando i francesi di [[Napoleone Bonaparte|Bonaparte]] occuparono Milano, seppure con riluttanza, entrò a far parte della Municipalità per tre mesi, rappresentando, insieme a [[Pietro Verri]], la tendenza più moderata. Presto egli smise di partecipare alle assemblee della Municipalità e poco dopo venne destituito dalla carica.
 
Come appare nel frammento dell'ode ''A Delia'', scritta tra il [[1798]] e il [[1799]], il poeta è avverso alla guerra e alla violenza e rifiuta la richiesta di una "ragguardevole donna" che voleva da lui un'esaltazione poetica delle vittorie francesi perché non poteva cantare "''i tristi eroi" e "la terra lorda/ di gran sangue plebeo"''.
Nel 1771 tradusse, in collaborazione di alcuni "Accademici trasformati" tra cui il Verri, una parte del poemetto ''La Colombiade'' pubblicato da [[Anne Marie Du Boccage]].
 
Il poeta si spense nella sua abitazione di Brera il 15 agosto [[1799]], a pochi mesi di distanza dall'entrata degli austro-russi a Milano, dopo aver dettato il famoso [[sonetto]] ''Predàro i Filistei l'arca di Dio'', nel quale condannava duramente i francesi, ma allo stesso tempo, pur salutando il loro ritorno, lanciava un severo ammonimento anche agli austriaci.
Nel [[1774]] fece parte di una commissione istituita per proporre un piano di riforma delle scuole inferiori e dei libri di testo e intanto si dedicò alla composizione de ''[[Il Giorno (Parini)|Il Giorno]]'' e delle ''Odi''.
 
{{citazione|Predàro i Filistei l'arca di Dio;<br />tacquero i canti e l'arpe de' leviti,<br />e il sacerdote innanzi a Dagon rio<br />fu costretto a celar gli antiqui riti.<br /><br />Al fin di terebinto in sul pendio<br />Davidde vinse; e stimolò gli arditi<br />e il popol sorse; e gli empi al suol natio<br />fe' dell'orgoglio loro andar pentiti.<br /><br />Or Dio lodiamo. Il tabernacol santo<br />e l'arca è salva; e si dispone il tempio<br />che di Gerusalem fia gloria e vanto.<br /><br />Ma splendan la giustizia e il retto esempio;<br />tal che Israel non torni a novo pianto,<br />a novella rapina, a novo scempio.|Giuseppe Parini, ''Predàro i filistei l'arca di Dio''}}
Nel [[1776]] gli venne concessa una pensione annua dal [[papa Pio VI]] e fu nominato ordinario della Società patriottica istituita da Maria Teresa per l'incremento dell'agricoltura.
 
Venne sepolto a Milano nel [[cimitero della Mojazza]], fuori [[Porta Garibaldi (Milano)|Porta Comasina]] con funerali molto semplici come egli stesso aveva voluto nel suo [[testamento]]:
=== La composizione delle Odi ===
 
{{citazione|Voglio, ordino e comando che le spese funebri mi siano fatte nel più semplice e mero necessario, ed all'uso che si costuma per il più infimo dei cittadini}}
{{quote|Va per negletta via<br />Ognor l'util cercando<br />La calda fantasïa,<br />Che sol felice è quando<br />L'utile unir può al vanto<br />Di lusinghevol canto.|Giuseppe Parini, ''[[Odi (Parini)|Odi, La salubrità dell'aria]]''}}
 
Nel carme ''[[Dei sepolcri]]'', scritto nel 1806, [[Ugo Foscolo]] ricorda che il Parini ora giace ingiustamente senza tomba; le ossa del grande poeta si trovano nella desolata campagna, forse mescolate a quelle di un ladro che ha scontato i suoi crimini sul patibolo.
Con il nome di Darisbo Elidonio entrò nel [[1777]] a far parte dell'[[Arcadia di Roma]] proseguendo intanto nella composizione delle odi: ''La salubrità dell'aria'', ''L'educazione'', ''L'evirazione'', ''La vita rustica'', ''L'innesto del vaiuolo'' (dette "Odi illuministe") ''La laurea'' ([[1777]]), ''Le nozze'' (1777), ''Brindisi'' ([[1778]]), ''La caduta'', ''In morte del maestro Sacchini'', ''Al consigliere barone De Marini'' (1783-1784), ''Il pericolo'' ([[1787]]), ''La magistratura'' ([[1788]]), ''Il dono'' ([[1789]]).
 
{{citazione|[o bella Musa]<br />Forse tu fra plebei tumuli guardi<br />vagolando, ove dorma il sacro capo<br />del tuo Parini? A lui non ombre pose<br />tra le sue mura la città, lasciva<br />d'evirati cantori allettatrice,<br />non pietra, non parola; e forse l'ossa<br />col mozzo capo gl'insanguina il ladro<br />
Nel [[1791]] il Parini venne nominato Soprintendente delle Scuole pubbliche di Brera e scrisse l'ode ''La gratitudine''. Nello stesso anno vennero pubblicate ventidue delle sue odi con il titolo ''Odi dell'abate Parini già divolgate''. Le ultime due parti del "Giorno", il ''Vespro'' e la ''Notte'', pur risultando promesse in una lettera al Goldoni, saranno invece pubblicate postume.
che lasciò sul patibolo i delitti.<br />Senti raspar fra le macerie e i bronchi<br />la derelitta cagna ramingando<br />su le fosse e famelica ululando;<br />e uscir del teschio, ove fuggia la luna,<br />l'úpupa, e svolazzar su per le croci<br />sparse per la funerëa campagna<br />e l'immonda accusar col luttüoso<br />singulto i rai di che son pie le stelle<br />alle obblïate sepolture. Indarno<br />sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade<br />dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti<br />non sorge fiore, ove non sia d'umane<br />lodi onorato e d'amoroso pianto.}}
Le "odi illuministe" sono tra le più originali in quanto ricche di termini appartenenti al lessico specifico della scienza; talvolta riportano particolari anche scabrosi, con l'intento di educare i lettori su temi di scottante attualità, come l'inquinamento cittadino ("La salubrità dell'aria") o la prevenzione delle epidemie grazie ai progressi della scienza ("L'innesto del vaiuolo"). Per quanto siano argomenti tradizionalmente non poetabili, Parini, con un'abilità tutta settecentesca, riesce nell'intento di elevare gli argomenti più concreti a materia d'arte, cristallizzandoli in versi di inusitata accuratezza. In questo si riscontra l'influenza della poetica del [[sensismo]].<ref> Raffaele Spongano, ''La poetica del sensismo e la poesia del Parini'', Bologna, 1964 </ref>
 
Nel 1855 lo scrittore [[Ignazio Cantù]], nel suo "Milano, nei tempi antico, di mezzo e moderno: Studiato nelle sue vie; passeggiate storiche" scrive:<ref>{{Cita libro
=== Gli ultimi anni e la morte ===
|titolo = Milano, nei tempi antico, di mezzo e moderno: Studiato nelle sue vie; passeggiate storiche
[[File:Estatua de Giuseppe Parini, Milán.JPG|270px|thumb|right|Monumento a Giuseppe Parini a Milano.]]
|autore = Ignazio Cantù
Tra il [[1793]] e il [[1796]] ospite del suo amico marchese Febo [[D'Adda]] scrisse altre odi (''Il messaggio'', ''Alla Musa'', la '' Musica'') e quando i francesi di [[Napoleone Bonaparte|Bonaparte]] occuparono Milano, seppure con riluttanza, entrò a far parte della Municipalità per tre mesi, rappresentando, insieme a [[Pietro Verri]], la tendenza più moderata. Presto egli smise di partecipare alle assemblee della Municipalità e poco dopo venne destituito dalla carica.
|url = https://archive.org/details/milanoneitempian00cant
|editore =
|città =
|anno = 1855
|p = 39
|accesso = 24 giugno 2014
}}</ref>
 
[[File:DSC02723 Milano, Biblioteca di Brera - Lapide di Giuseppe Parini - Foto Giovanni Dall'Orto - 20 jan 2007.jpg|min|Lapide tombale di Giuseppe Parini<br>[[Biblioteca Nazionale Braidense|Biblioteca di Brera]]]]
Come appare nel frammento dell'ode ''A Delia'', scritta tra il [[1798]] e il [[1799]], il poeta è avverso alla guerra e alla violenza e rifiuta la richiesta di una "ragguardevole donna" che voleva da lui un'esaltazione poetica delle vittorie francesi perché non poteva cantare "''i tristi eroi" e "la terra lorda/ di gran sangue plebeo"''.
{{citazione|Nel cimitero vicino (il [[cimitero della Mojazza]]) fra tante ossa ignorate dormono senza fasto di mausoleo le ceneri di Melchiorre Gioia, di Gianbattista De-Cristoforis, di Luigi Sabatelli, di Giacomo Albertolli, e d'altri uomini insigni ed ivi su d'una povera pietra leggi:<br />
JOSEPH PARINI POETA<br />
HIC QUIESCIT<br />
INGENUA PROBITATE<br />
EXQUISITO JUDICIO<br />
POTENTI ELOQUIO CLARUS<br />
LITERAS ET BONAS ARTES<br />
PUBLICE DOCUIT AN. XXX<br />
V AN LXX<br />
PLENOS EXTIMATIONIS ET GRATIÆ<br />
OB. AN. MDCCXCIX}}
 
Si tratta dell'epitaffio (ancora oggi esistente) che era stato posto sulla tomba del Parini nel giorno delle esequie dall'amico [[Calimero Cattaneo]], abate e professore di ''rettorica'' presso Brera, fra i pochi presenti ai funerali del poeta.<ref>{{Cita web|url=http://opac.braidense.it/bid/TO0E083427|titolo=Record TO0E083427|sito=opac.braidense.it|accesso=13 maggio 2017}}</ref><ref>{{Cita libro
Il poeta si spense nella sua abitazione di Brera il 15 agosto [[1799]], a pochi mesi di distanza dall'entrata degli austro-russi a Milano, dopo aver dettato il famoso [[sonetto]] ''Predàro i filistei l'arca di Dio'', nel quale condannava duramente i francesi, ma allo stesso tempo, pur salutando il loro ritorno, lanciava un severo ammonimento anche agli austriaci.
|titolo = Studi su Giuseppe Parini
|autore = Vito Tonti
|url = https://archive.org/stream/studisugiuseppe00tontgoog#page/n5/mode/2up
|editore = Tipografia del Senato di Forzani e comp. .
|città = Roma
|anno = 1878
|pp = 205, 206
|accesso = 24 giugno 2014
}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.storiadimilano.it/repertori/parini_reina.pdf|titolo=Francesco Reina - Vita di Giuseppe Parini.}}</ref>
 
== La satira ==
{{quote|Predàro i Filistei l'arca di Dio;<br />tacquero i canti e l'arpe de' leviti,<br />e il sacerdote innanzi a Dagon rio<br />fu costretto a celar gli antiqui riti.<br /><br />Al fin di terebinto in sul pendio<br />Davidde vinse; e stimolò gli arditi<br />e il popol sorse; e gli empi al suol natio<br />de' dell'orgoglio loro andar pentiti.<br /><br />Or Dio lodiamo. Il tabernacol santo<br />e l'arca è salva; e si dispone il tempio<br />che di Gerusalem fia gloria e vanto.<br /><br />Ma splendan la giustizia e il retto esempio;<br />tal che Israel non torni a novo pianto,<br />a novella rapina, a novo scempio.|Giuseppe Parini, ''Predàro i filistei l'arca di Dio''}}
La satira di Parini è collegata alla storia dell'arte e ad Orazio, li interpretò entrambi, nel caso di Orazio perché ne fece delle traduzioni, anzi, è stato scritto che, ad esempio, mentre il «[[Vincenzo Monti|Monti]] tradusse da tutti, Parini da uno solo, da Orazio; (...) Ma più che da tutti tradusse dai pittori, che era certo per lui (...) il miglior mezzo per trovar l'eccitamento al comporre, (...). Di qui il suo grande amore per [[Giorgio Vasari|Vasari]] (...). E tra le sue prose vi sono i ''Soggetti e appunti per le pitture decorative''» e il ''Discorso sopra le caricature''.<ref>{{cita pubblicazione |nome=[[Giuseppe De Robertis]]|titolo=Il segno del Parini |rivista= Saggi con una noterella|editore=Felice Le Monnier |città= Firenze|volume= |numero= |anno= 1953|pp= 35-46|lingua= it}}</ref> In quest'ultima opera la tradizione figurativa della caricatura e quella letteraria trovano il loro giusto punto di confluenza concorrendo a un risultato di indubbio interesse.<ref>{{cita pubblicazione |nome= Renzo |cognome= Negri|titolo=Il Parini a una serata dei [[Accademia dei Trasformati|Trasformati]]: Il discorso sopra le caricature |rivista= Lettere Italiane |editore= Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l. |città= Firenze|volume= 17 |numero= 3 |anno= 1965 |mese= aprile - giugno|pp= 191-205|lingua= it}}</ref>
 
== Critica ==
Fu sepolto a Milano nel cimitero di Porta Comasina con [[funerale|funerali]] molto semplici come egli stesso aveva voluto nel suo [[testamento]]:
{{Citazione|Parini è come uomo, a cui sanguina il cuore e che fa il viso allegro.|[[Francesco De Sanctis]], ''Giuseppe Parini'', in «Nuova antologia», settembre 1871.<ref>Francesco De Sanctis, ''Scritti critici e ricordi'' [1949], a cura di G. Contini, Utet, Torino 1969, p. 283.</ref>}}
 
Nella storia della critica si è assistito ad una distinzione nell'opera del Parini tra i contenuti civili, politici e morali della sua letteratura (più legati agli ideali [[Illuminismo|illuministici]]) e gli aspetti stilistici e poetici (più legati alla [[Accademia dell'Arcadia|tradizione arcadica]]). [[Francesco de Sanctis]] insieme alla critica romantica esalta il primo aspetto in contrasto all'[[edonismo]] della [[letteratura barocca]], indicando il Parini come «il primo poeta della nuova letteratura che sia anche uomo, cioè che abbia dentro di sé un contenuto vivace e appassionato, religioso, politico e morale»<ref>{{cita libro| nome=Armando | cognome=Balduino | titolo= ''L'Ottocento'' in Storia della Letteratura Italiana | anno=1990-1997 | editore=Vallardi | città=Milano |url=http://books.google.it/books?id=RdlAyP1RugwC&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false}}, p. 1854
{{quote|Voglio, ordino e comando che le spese funebri mi siano fatte nel più semplice e mero necessario, ed all'uso che si costuma per il più infimo dei cittadini}}
</ref> e sentenziando: «in lui l'uomo valeva più che l'artista»<ref>Francesco De Sanctis, [http://www.classicitaliani.it/desan/saggi/de_sanctis_saggi3_parini.htm Saggi critici, vol. 3°] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100612164037/http://www.classicitaliani.it/desan/saggi/de_sanctis_saggi3_parini.htm |date=12 giugno 2010 }}, a cura di Luigi Russo, Universale Laterza, Bari 1965</ref>. Al contrario, [[Giosuè Carducci]] si concentra sui valori artistici e poetici dell'opera del Parini, lodandolo come il prosecutore della tradizione letteraria dell'Arcadia.
 
Gli studi successivi hanno tuttavia evidenziato come questa apparente ambiguità dell'opera del Parini, da una parte intenta a perseguire valori civili in ossequio all'ideale illuminista, dall'altra attenta agli aspetti letterari della tradizione, sia conciliabile considerando il percorso letterario dell'autore, che dopo un primo slancio legato alla battaglia illuministica avrebbe maturato una posizione più moderata in direzione [[neoclassicismo|neoclassica]], frutto in parte della delusione storica. Anche l'atteggiamento ambiguo nei confronti del mondo nobiliare, valutato da un lato in modo critico ma guardato con un certo compiacimento, mostrerebbe in realtà un segreto amore per quel mondo elegante e raffinato.
== Critica ==
Nella storia della critica si è assistito ad una distinzione nell'opera del Parini tra i contenuti civili, politici e morali della sua letteratura (più legati agli ideali [[Illuminismo|illuministici]]) e gli aspetti stilistici e poetici (più legati alla [[Accademia dell'Arcadia|tradizione arcadica]]). [[Francesco De Sanctis]] insieme alla critica romantica esalta il primo aspetto in contrasto all'[[edonismo]] della [[letteratura barocca]], indicando il Parini come «il primo poeta della nuova letteratura che sia anche uomo, cioè che abbia dentro di sé un contenuto vivace e appassionato, religioso, politico e morale»<ref>{{cita libro| nome=Armando | cognome=Balduino | titolo= ''L'Ottocento'' in Storia della Letteratura Italiana | anno=1990-1997 | editore=Vallardi | città=Milano |url=http://books.google.it/books?id=RdlAyP1RugwC&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false}}, p. 1854
</ref> e sentenziando: «in lui l'uomo valeva più che l'artista»<ref>Francesco De Sanctis, [http://www.classicitaliani.it/desan/saggi/de_sanctis_saggi3_parini.htm Saggi critici, vol. 3°], a cura di Luigi Russo, Universale Laterza, Bari 1965</ref>. Al contrario, [[Giosuè Carducci]] si concentra sui valori artistici e poetici dell'opera del Parini, lodandolo come il prosecutore della tradizione letteraria dell'Arcadia.
 
È stato definito da [[Giacomo Leopardi]] il "[[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] della moderna Italia"<ref>Giacomo Leopardi, ''Opere'' a cura di Francesco Flora, Mondadori, Milano 1940, libro I p.561</ref>.
Gli studi successivi hanno tuttavia evidenziato come questa apparente ambiguità dell'opera del Parini, da una parte intenta a perseguire valori civili in ossequio all'ideale illuminista, dall'altra attenta agli aspetti letterari della tradizione, sia conciliabile considerando il percorso letterario dell'autore, che dopo un primo slancio legato alla battaglia illuministica avrebbe maturato una posizione più moderata in direzione [[neoclassica]], frutto anche della delusione storica. Anche l'atteggiamento ambiguo nei confronti del mondo nobiliare, valutato da un lato in modo critico ma guardato anche con un certo compiacimento, mostrerebbe in realtà un segreto amore per quel mondo elegante e raffinato.
 
== Il pensiero di Parini ==
Il pensiero del Parini si collega all'Illuminismo per alcuni aspetti:
* il principio di eguaglianza originaria degli uomini;
* gli ideali dell'umanitarismo e del solidarismo sociale;
* la critica verso la religiosità ipocrita;
* la condanna della guerra di religione e dei metodi dell'[[Inquisizione]];
* la condanna della degenerazione della nobiltà;
* l'apprezzamento delle scoperte scientifiche.
Ma Parini rifiuta altri aspetti dell'Illuminismo:
* il materialismo e il libertinismo;
* l'ateismo e gli atteggiamenti antiecclesiastici;
* la considerazione della borghesia come classe sociale preminente in sostituzione dell'aristocrazia;
* le teorie anticlassiciste.
 
== Opere ==
Riga 106 ⟶ 146:
* ''Alcune poesie di Ripano Eupilino''
* ''[[Dialogo sopra la nobiltà]]''
* ''[[Il Giornogiorno (Parini)|Il Giornogiorno]]''
* ''[[Odi (Parini)|Odi]]''
* manoscritto ambrosiano III,4
 
=== Opere teatrali ===
Riga 116 ⟶ 157:
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [[Ettore Bonora]], ''Parini e altro settecento'', Milano, Feltrinelli, 1982
* [[Ettore Bonora]], ''Parini Giuseppe'', in ''Dizionario critico della Letteratura italiana'' diretto da [[Vittore Branca]], Torino, Utet, 1999
* {{Cita libro|curatore=[[Giulio Ferroni]]|collana=Storia della Letteratura Italiana|volume=8|cid=Ferroni|SBN=IEI0252594|Giulio|Ferroni|La letteratura dell'Illuminismo (1690-1789)|2006|Mondadori|Milano|etalcuratori=s}}
* {{Cita libro|autore=Giuseppe Nicoletti|titolo=PARINI, Giuseppe|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-parini_%28Dizionario-Biografico%29/|accesso=27 luglio 2017|collana=Dizionario Biografico degli Italiani|anno=2014|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|città=Roma|volume=81|cid=Nicoletti, DBI|SBN=RMG0296237}}
* {{Cita libro|autore=Giuseppe Nicoletti|titolo=Parini|anno=2015|editore=Salerno Editrice|città=Roma|cid=Nicoletti|ISBN=978-88-8402-958-4}}
* Massimo Mezzanzanica, ''Invito alla lettura di Parini'', Milano, Mursia, 1990.
 
== Voci correlate ==
* [[FrancescoAngelo ReinaMaria Durini]]
* [[UgoVilla FoscoloMirabello (Monza)]]
* [[Giacomo Leopardi]]
* [[Wolfgang Amadeus Mozart]]
* [[Carlo Giuseppe de Firmian]]
* [[Maria Teresa d'Asburgo|Maria Teresa d'Austria]]
* [[Pietro Verri]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Giuseppe Parini|s=Autore:Giuseppe Parini|s_preposizione=di|q}}
 
==Collegamenti esterni==
{{Poeti italiani}}
*{{collegamenti esterni}}
*Egidio Bellorini, [http://www.classicitaliani.it/parini/critica/Bellorini_Parini_giornalista.htm Parini giornalista] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080308053254/http://www.classicitaliani.it/parini/critica/Bellorini_Parini_giornalista.htm |date=8 marzo 2008 }}
*[http://www.classicistranieri.com/liberliber/Parini,%20Giuseppe/ Opere di Giuseppe Parini] PDF - TXT - RTF.
*[http://www.eccolecco.it/personaggi-illustri/giuseppe-parini/ Giuseppe Parini], eccolecco.it.
 
{{Illuministi italiani}}
{{Portale|biografie|Letteratura|Musica|Storia}}
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