Discorso interno: differenze tra le versioni

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Il '''discorso interno''' o '''linguaggio interiore''' è il linguaggio [[mente|mentale]] silenzioso e personale<ref>[https://www.demenzemedicinagenerale.net/mens-sana/recenti-ricerche-delle-neuroscienze-e-della-psicologia-cognitiva/137-e-vero-che-ogni-persona-ha-un-proprio-personale-linguaggio-interiore Sound representation in higher language areas during language generation]</ref> che usiamo per dialogare con noi stessi<ref>[https://www.stateofmind.it/2017/12/linguaggio-interiore/ Linguaggio interiore: quale associazione con le copie efferenti?]</ref>. Comincia a svilupparsi dopo i 7/8 anni di età. Quando viene monopolizzato da un argomento che assume carattere ossessivo si parla di ''[[ruminazione mentale]]''.
Il '''discorso interno''' è il linguaggio della mente, un linguaggio non verbale che usiamo per comunicare con noi stessi. È uno dei pochi aspetti del trattamento delle informazioni e di altre attività mentali di cui gli esseri umani possono essere consapevoli.
 
Essendo un linguaggio soggettivo "per sé stessi", ipotizzando una sua registrazione risulterebbe incomprensibile a chiunque, in quanto formato da estreme abbreviazioni, sintatticamente formato da soli [[predicato|predicati]] in quanto il soggetto è dato per scontato, ricco di cambi di paradigma "ipertestuali" con immagini o fantasie esclusive<ref name="Vygotskij1934">{{cita|Vygotskij|}}.</ref>.
==Gli studi di Vygotskij sul linguaggio interno==
Per queste caratteristiche il ''discorso interno'' risulta [[monologo]], sotto questo aspetto più simile al linguaggio scritto piuttosto che al linguaggio orale che è invece essenzialmente [[dialogo|dialogico]].
 
== Storia ==
{{quote|[…] il discorso interno deve essere considerato non come un linguaggio meno il suono, ma come una funzione verbale del tutto particolare e originale per la sua struttura e le sue modalità di funzionamento, che proprio perché organizzata in modo del tutto diverso da quello del discorso esterno si trova con quest’ultimo in un’unità dinamica indissolubile nei passaggi da un piano all’altro.|Vygotskij 1990: 363}}
Secondo [[George Armitage Miller]] il linguaggio interno viene inteso come "linguaggio meno suono", ovvero muto. [[John Watson (psicologo)|John Watson]] lo ritenne come fosse il linguaggio esteriore non portato a compimento. [[Vladimir Michajlovič Bechterev]] un semplice riflesso verbale inibito nella sua parte motoria. [[Ivan Michajlovič Sečenov]] un riflesso interrotto a due terzi del suo tragitto. [[M.Shilling]] propose per dirimere le ambiguità di utilizzare per queste interpretazioni la definizione "verbalizzazione interiore", per quella funzione parziale del "linguaggio interiore". Secondo [[Kurt Goldstein]] lo definisce poi genericamente come tutto quello che precede un atto motorio verbale, che quindi includerebbe anche il pensiero<ref name="Vygotskij1934" />.
[[Lev Semënovič Vygotskij|Lev Semënovič Vygotskij]] ([[Orša|Orša]], [[17 novembre]] [[1896]] – [[Mosca (Russia)|Mosca]], [[11 giugno]] [[1934]]) è uno dei primi studiosi ad analizzare gli aspetti psicologici della formazione del discorso interno, concentrandosi in particolar modo sul comportamento del bambino, per il quale ha una funzione molto importante.
 
==Gli studi di Vygotskij sul linguaggio interno==
{{quote|Nello sviluppo linguistico trascorrono svariati mesi tra la fase in cui il bambino impara a individuare un primo senso di alcune parole, ossia a collegare queste parole a determinate situazioni, e la fase in cui attivamente impara a usare tali parole. Per non parlare di tutti i pensieri che hanno sede nella mente del bambino prima che impari a parlare. In tutto questo periodo il linguaggio che il bambino usa per pensare, per comunicare tra sé e sé, è il linguaggio interno.|[[Bruno Osimo|Osimo]] 2004: 48}}
{{quotecitazione|[…] il discorso interno deve essere considerato non come un linguaggio meno il suono, ma come una funzione verbale del tutto particolare e originale per la sua struttura e le sue modalità di funzionamento, che proprio perché organizzata in modo del tutto diverso da quello del discorso esterno si trova con quest’ultimoquest'ultimo in un’unitàun'unità dinamica indissolubile nei passaggi da un piano all’altroall'altro.|Vygotskij 1990:<ref>{{cita|Vygotskij|p. 363}}.</ref>}}
 
[[Lev Semënovič Vygotskij]] è uno dei primi studiosi ad analizzare gli aspetti psicologici della formazione del discorso interno, studiando in particolar modo la sua genesi tramite il [[pedagogia|comportamento del bambino]]<ref>{{cita|Vygotskij|cap. 7 ''Pensiero e parola''}}.</ref>.
Un altro aspetto indagato da Vygotskij è il monologo collettivo dei bambini. Si tratta di una fase intermedia tra il discorso come mezzo di comunicazione con altri e il discorso interno.
 
Un altro aspetto indagato anche da Vygotskij[[Jean Piaget]] è il "[[egocentrismo|linguaggio egocentrico]]" tipicamente espresso nel monologo collettivo dei bambini. Si tratta di una fase evolutiva intermedia tra il discorso come mezzo di comunicazione con altri e il discorso "per se stessi" interno. Secondo Vygotskij invece di scomparire con l'età, il ''linguaggio egocentrico'' si trasforma in linguaggio interiore.
{{quote|[…] nel monologo collettivo, ogni bambino fa un monologo, ma mantiene la finzione della comunicazione e della presenza di potenziali interlocutori. La fase successiva, quella immediatamente precedente al linguaggio interno, consiste nel discorso che il bambino pronuncia ad alta voce prima di addormentarsi e che richiede l’assenza di ascoltatori.|Ivanov 1965}}
 
{{quotecitazione|[…] nel monologo collettivo, ogni bambino fa un monologo, ma mantiene la finzione della comunicazione e della presenza di potenziali interlocutori. La fase successiva, quella immediatamente precedente al linguaggio interno, consiste nel discorso che il bambino pronuncia ad alta voce prima di addormentarsi e che richiede l’assenzal'assenza di ascoltatori.|Ivanov 1965}}
La comparsa dell’uso attivo della parola non comporta la scomparsa del discorso interno, che anzi è fondamentale per il ragionamento.
 
==Caratteristiche del discorso interno==
 
Il discorso interno è sostanzialmente diverso da quello esterno.
 
{{quotecitazione|[…] il discorso per sé non può affatto trovare la sua espressione nella struttura del discorso esterno, completamente diverso per la sua natura; la forma di discorso, che è del tutto particolare per la sua natura […] deve avere necessariamente una sua forma d’espressioned'espressione speciale, poiché il suo aspetto fasico cessa di coincidere con l’aspettol'aspetto fasico del discorso esterno.|Vygotskij<ref>{{cita|Vygotskij|p. 1990:354}}.</ref>}}
 
Innanzitutto si tratta di un discorso in cui i due interlocutori coincidono e per questo motivo:
* Ci sono poche possibilità di equivoco comunicativo;
* Non si subisce l’influenzal'influenza (negativa o positiva che sia) di un ascoltatore altro da sé stessi;
* Non è necessario esplicitare i concetti.
 
Nel discorso interno si omettono soggetti e complementi oggetti, perché non indispensabili alla comprensione, dato che fanno parte della memoria individuale.
 
{{quotecitazione|La legge del discorso interno impone di omettere i soggetti, come la legge della parola scritta impone di mantenere sia soggetti che predicati.|Vygotskij 1986:<ref>{{cita|Vygotskij|p. 243}}.</ref>}}
Nel discorso interno si omettono soggetti e complementi oggetti, perché non indispensabili alla comprensione, dato che fanno parte della memoria individuale.
 
{{quote|La legge del discorso interno impone di omettere i soggetti, come la legge della parola scritta impone di mantenere sia soggetti che predicati.|Vygotskij 1986: 243}}
 
In questo senso il discorso interno è caratterizzato da una forte predicatività e da collegamenti multidirezionali.
 
Inoltre possono essere omessi gli aggettivi, perché vengono sostituiti da immagini visive. Queste ultime, insieme alle sensazioni, sono fondamentali nel discorso interno. L’ioL'io invece di formulare intere frasi, richiama immagini immagazzinate nella memoria.
 
{{quotecitazione|La parola può essere sostituita dalla sua rappresentazione o dalla sua immagine mnestica, come qualsiasi altro oggetto.| Vygotskij<ref>{{cita|Vygotskij|p. 1934:345}}.</ref>}}
 
La sintassi del discorso interno, diversamente da quella del discorso esterno, non è lineare.
 
{{quotecitazione|La prima e la più importante caratteristica del discorso interno è la sua particolarissima sintassi. […] questa particolarità si manifesta nella frammentarietà apparente, nella discontinuità, nell’abbreviazione del discorso interno rispetto a quello esterno. [C’è] una tendenza assolutamente originale all’abbreviazione della frase e della proposizione, nel senso che conserva il predicato e le parti della proposizione che gli sono legate a spese dell’omissione del soggetto e delle parole che gli sono legate. Questa tendenza alla predicatività della sintassi del discorso interno si manifesta […] con una regolarità perfetta […] cosicché alla fine, ricorrendo al metodo della interpolazione, dovremmo supporre che la predicatività pura e assoluta è la forma sintattica fondamentale del discorso interno.|Vygotskij<ref>{{cita|Vygotskij|pp. 1990:363;, 365}}.</ref>}}
 
==Traduzione interlinguistica==
Nella [[scienza della traduzione]] il concetto di discorso interno è fondamentale e rivoluziona il modo più tradizionale di considerare il [[processo traduttivo]]. La [[Lettura|lettura]] e l’ascoltol'ascolto sono processi che trasformano il linguaggio verbale in discorso interno.
La lettura, per esempio, ha come [[Prototesto|prototesto]] un testo scritto e come [[Metatesto|metatesto]] una serie di ipotesi sullo scopo dell’autoredell'autore nello scrivere il testo. Il metatesto è quindi verbale e non mentale. Dato che il codice interno non è verbale, la lettura è una [[traduzione intersemiotica]].
 
{{quotecitazione|Qui abbiamo un processo […] dall’esterno all’interno, un processo di volatilizzazione del discorso [reč’] nel pensiero [mysl’].|Vygotskij 1934:347}}
Nella [[scienza della traduzione]] il concetto di discorso interno è fondamentale e rivoluziona il modo più tradizionale di considerare il [[processo traduttivo]]. La [[Lettura|lettura]] e l’ascolto sono processi che trasformano il linguaggio verbale in discorso interno.
La lettura, per esempio, ha come [[Prototesto|prototesto]] un testo scritto e come [[Metatesto|metatesto]] una serie di ipotesi sullo scopo dell’autore nello scrivere il testo. Il metatesto è quindi verbale e non mentale. Dato che il codice interno non è verbale, la lettura è una [[traduzione intersemiotica]].
 
Anche la [[Scrittura|scrittura]] è una traduzione intersemiotica, il cui prototesto è il materiale mentale e il cui metatesto è materiale verbale.
{{quote|Qui abbiamo un processo […] dall’esterno all’interno, un processo di volatilizzazione del discorso [reč’] nel pensiero [mysl’].|Vygotskij 1934:347}}
 
Considerando lettura e scrittura in quest’otticaquest'ottica, la traduzione interlinguistica si configura come un [[processo traduttivo]] intersemiotico doppio.
Anche la [[Scrittura|scrittura]] è una traduzione intersemiotica, il cui prototesto è il materiale mentale e il cui metatesto è materiale verbale.
 
Considerando lettura e scrittura in quest’ottica, la traduzione interlinguistica si configura come un processo traduttivo intersemiotico doppio.
 
==Linguaggi discreti e continui==
Quelli discreti sono [[Linguaggio|linguaggi]] nei quali si possono distinguere i [[Segno|segni]] di cui sono composti.
 
Quelli discreti sono linguaggi nei quali si possono distinguere i [[Segno|segni]] di cui sono composti.
Nei linguaggi non discreti o continui il testo non è divisibile in segni.
 
{{quotecitazione|L’impossibilità di una traduzione precisa dei testi da linguaggi discreti a linguaggi non discreti/continui e viceversa discende dalla loro struttura diversa per principio: nei sistemi linguistici discreti il testo eè secondario in relazione al segno, ossia si divide distintamente in segni. Distinguere il segno come unità elementare iniziale non costituisce difficoltà. Nei linguaggi continui e primario il testo, che non si divide in segni, ma è esso stesso segno, o isomorfo a un segno.|[[Jurij Michajlovič Lotman|Lotman]]<ref>{{cita|Lotman|p. 1992:38}}.</ref>}}
 
Il discorso interno è continuo, perché pensiamo in termini di senso e non di parole, mentre il linguaggio verbale è discreto e limitato (per esempio il numero di parole non è infinito). Il discorso interno è più ricco del discorso esterno, quindi nella traduzione dal primo al secondo avviene una sintesi, che comporta un [[Residuo comunicativo|residuo traduttivo]].
 
==Bibliografia Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Jurij Michajlovič Lotman. (1990). "2. Autocommunication: T and 'Other' as addressees". ''Universe of the mind a semiotic theory of culture''. Tauris
{{Bibliografia|Osimo,* 2010|B. Osimo, B (2010), ''Propedeutica della traduzione. Corso introduttivo con tabelle sinottiche'', Hoepli, 2010, ISBN 978-88-203-4486-3.
* {{cita libro|autore=[[Lev Semënovič Vygotskij]]|titolo=[[Pensiero e linguaggio]]|traduttore=L. Mecacci|città=Bari|editore=Laterza|anno=1990|cid=Vygotskij}}
 
== Voci correlate ==
* [[Linguaggio]]
* [[Processo traduttivo]]
* [[Scienza della traduzione]]
* [[Implicito culturale]]
* [[Lev Semënovič Vygotskij]]
* [[Jurij Michajlovič Lotman]]
* [[Lettura endofasica]]
* [[Memoria]]
* [[Pensiero]]
* [[Default mode network]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Portale|linguistica|psicologia}}
{{Bibliografia|Lotman, 1992| Lotman, J (1992), ''Izbrannye stat’i v trech tomach'', Vol 1, Stat’i po semiotike I tipologii kultury,Tallin, Aleksandra.
}}
 
[[Categoria:Psicolinguistica]]
{{Bibliografia|Vygotskij, 1982| Vygotskij, L (1982), ''Myšlеniе i rеč´, in Sоbraniе sоčinеnij v šеsti tоmah'', 2. Traduzione italiana ''Pensiero e linguaggio'', di L. Mecacci, Bari, Laterza, 1990.
[[Categoria:Conoscenza]]
}}
[[Categoria:Linguaggi]]
[[Categoria:Processi cognitivi]]
{{Bibliografia|Osimo, 2010| Osimo, B (2010), ''Propedeutica della traduzione. Corso introduttivo con tabelle sinottiche'', Hoepli, ISBN 978-88-203-4486-3.
}}