Fidel Castro: differenze tra le versioni
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{{Carica pubblica
|nome
|immagine
|didascalia = Fidel Castro nel 1959
|carica = [[Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba]]
|mandatoinizio = 3 ottobre 1965
|mandatofine = 19 aprile 2011
|predecessore = ''carica istituita''
|successore = [[Raúl Castro]]
|carica2 = [[Segretario generale|Primo Segretario]] del [[Partito Unito della Rivoluzione Socialista di Cuba]]
|mandatoinizio2 = 26 marzo 1962
|mandatofine2 = 3 ottobre 1965
|predecessore2 = ''carica istituita''
|successore2 = ''partito sciolto''
|carica3 = [[Capi di Stato di Cuba|Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri di Cuba]]
|mandatoinizio3 = 2 dicembre 1976
|mandatofine3 = 24 febbraio 2008
|predecessore3= ''carica istituita''
|successore3 = [[Raúl Castro]]
|vicepresidente3 = [[Raúl Castro]]
|carica4 = [[Primi ministri di Cuba|Primo ministro di Cuba]]
|mandatoinizio4 = 16 febbraio 1959
|mandatofine4 = 2 dicembre 1976
|predecessore4 = [[José Miró Cardona]]
|presidente4 = [[Manuel Urrutia Lleó]] <br/> [[Osvaldo Dorticós Torrado]]
|successore4= ''sé stesso come presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri''
|carica5 = Segretario generale del [[Movimento dei paesi non allineati]]
|mandatoinizio5 = 10 settembre 1979
|mandatofine5 = 6 marzo 1983
|predecessore5 = [[Junius Richard Jayewardene]]
|successore5 = [[Neelam Sanjiva Reddy]]
|mandatoinizio6 = 16 settembre 2006
|mandatofine6 = 24 febbraio 2008
|predecessore6 = [[Abdullah Ahmad Badawi]]
|successore6 = [[Raúl Castro]]
|partito = [[Partito Ortodosso]]<small><br/>(1947-1952)</small> <br> [[Movimento del 26 luglio]]<small><br/>(1955-1965)</small> <br> [[Partito Unito della Rivoluzione Socialista di Cuba]]<small><br/>(1962-1965)</small> <br> [[Partito Comunista di Cuba]]<small><br/>(1965-2016)</small>
|alma_mater = [[Università dell'Avana]]
|professione = avvocato, giornalista
|firma = Signature of Fidel Castro.svg
}}
{{militare
|Nome = Fidel Alejandro Castro Ruz
|Immagine = Fidel Castro 2012.jpg
|Didascalia = Fidel Castro nel [[2012]]
|Soprannome = ''Líder Máximo''
|Data_di_nascita = 13 agosto 1926
|Nato_a = [[Birán]]
|Data_di_morte = 25 novembre 2016 ({{Età|1926|8|13|2016|11|25}} anni)
|Morto_a = [[L'Avana]]
|Cause_della_morte =
|Luogo_di_sepoltura = Cimitero di Santa Ifigenia di [[Santiago di Cuba]]
|Nazione_servita = [[File:M-26-7.svg|21px]] [[Movimento del 26 luglio]] <br/> {{Bandiera|CUB}} [[Cuba]]
|Forza_armata = [[File:M-26-7.svg|21px]] [[Ejército Rebelde|Esercito Ribelle]] <br/> [[File:FAR emblem.svg|21px]] [[Forze armate rivoluzionarie cubane]]
|Arma =
|Corpo =
|Specialità = [[Guerriglia]]
|Unità =
|Reparto =
|Anni_di_servizio = 1953 - 1959 <br/> 1959 - 2008
|Grado = [[Comandante in capo]]
|Ferite =
|Comandanti =
|Guerre = [[Rivoluzione cubana]]<br />[[Crisi dei missili di Cuba]] <br/> [[Ribellione delle montagne Escambray]] <br/> [[Guerra civile in Angola]] <br/> [[Operazione Urgent Fury]]
|Campagne =
|Battaglie = [[Assalto alla caserma Moncada]]<br />[[Invasione della baia dei Porci]] <br/> [[Incidente di Machurucuto]]
|Comandante_di = [[Forze Armate Rivoluzionarie cubane]] (Comandante in capo 1959-2008)
|Decorazioni = [[Eroe della Repubblica di Cuba]]
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
|Frase_celebre =
|Altro_lavoro = [[politico]] e [[rivoluzionario]]
|Altro_campo =
|Altro =
|Note =
|Ref = fonti nel corpo del testo
}}
{{Bio
|Nome = Fidel Alejandro
|Cognome = Castro Ruz
|PreData = <small>{{simbolo|Speaker Icon.svg|13}} [[:Media:Es-Fidel Castro.ogg|audio]]</small>
|Sesso = M
|LuogoNascita = Birán
|GiornoMeseNascita = 13 agosto
|AnnoNascita = 1926
|NoteNascita = <ref>Si ritiene che questa sia la sua data di nascita; tuttavia, non è mai stata accertata ufficialmente:
|LuogoMorte = L'Avana
|GiornoMeseMorte = 25 novembre
|AnnoMorte = 2016
|NoteMorte = <ref>{{cita news|url=http://www.repubblica.it/esteri/2016/11/26/news/cuba_e_morto_fidel_castro_-152839824/|titolo=È morto Fidel Castro, portò la rivoluzione a Cuba|data=26 novembre 2016|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|accesso=26 novembre 2016}}</ref>
|Epoca = 1900
|Epoca2 = 2000
|Attività = rivoluzionario
|Attività2 = politico
|Attività3 =
|Nazionalità = cubano
|PostNazionalità = che ha governato Cuba dal 1959 al 2008
|Didascalia2 = {{Premio|Premio Lenin per la pace|1961}}
}}
Protagonista della storia politica del [[XX secolo|Novecento]]<ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2016/11/26/-tv-cuba-e-morto-fidel-castro-_2d00be56-5291-47fe-9ad1-d9139234feaa.html|titolo=Addio al Comandante Fidel Castro, il lider maximo che sfidò l'America}}</ref>, è stato [[Primi ministri di Cuba|Primo ministro di Cuba]] dal 16 febbraio 1959 fino all'abolizione della carica, avvenuta il 2 dicembre 1976, e successivamente, dal 3 dicembre 1976 al 18 febbraio 2008, [[Capi di Stato di Cuba|Presidente del Consiglio di Stato]]<ref>Carica corrispondente a quella di [[Capo di Stato]].</ref> e [[Primi ministri di Cuba|Presidente del Consiglio dei ministri]], nonché Primo Segretario del [[Partito Comunista di Cuba]].
Castro, assieme al fratello [[Raúl Castro|Raúl]], a [[Che Guevara|Ernesto Che Guevara]] e a [[Camilo Cienfuegos]], fu uno dei protagonisti della [[Rivoluzione cubana]] contro il [[Regime (politica)|regime]] del [[dittatore]] [[Fulgencio Batista]] e, dopo il fallito [[Invasione della baia dei Porci|sbarco nella baia dei Porci]] da parte di esuli cubani appoggiati dagli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], definì il carattere socialista della [[Cuba|Repubblica di Cuba]], che, secondo Castro e i suoi sostenitori, è una [[democrazia]] popolare apartitica,<ref>{{Cita web|url=https://vivacubalibera.blogspot.it/2007/04/democrazia-o-farsa-il-pensiero-di-fidel.html|titolo=Democrazia o farsa? Il pensiero di Fidel Castro|sito=vivacubalibera.blogspot.it|accesso=27 novembre 2016}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.italia-cuba.it/cuba/schedacuba/elezioni.htm|titolo=Elezioni|accesso=27 novembre 2016}}</ref> ma che i dissidenti e una parte degli analisti politici internazionali definiscono come regime [[Totalitarismo|totalitario]].<ref>{{Cita libro|autore=Samuel Farber|titolo=Cuba Since the Revolution Of 1959: A Critical Assessment|url=http://books.google.it/books?id=9ce6Y5R95vYC|editore=Haymarket Books|anno=2011|lingua=en|pp=18-19|isbn=978-1-60846-139-4}}</ref> Violazioni consistenti dei diritti umani sono state segnalate da organizzazioni internazionali come [[Amnesty International]]<ref>{{Cita web|url=https://www.amnesty.org.au/fidel-castros-human-rights-legacy-tale-two-worlds/|titolo=Fidel Castro: the good, the bad and the ugly|autore=Amnesty International|sito=Amnesty International Australia|data=2016-11-28|lingua=en-AU|accesso=2023-12-31}}</ref> e [[Human Rights Watch]]<ref>{{Cita web|url=https://www.hrw.org/news/2016/11/26/cuba-fidel-castros-record-repression|titolo=Cuba: Fidel Castro’s Record of Repression {{!}} Human Rights Watch|data=2016-11-26|lingua=en|accesso=2023-12-31}}</ref>.
Ha spesso giocato un ruolo internazionale maggiore di quanto lascino supporre le dimensioni geografiche, demografiche ed economiche di Cuba, anche a causa della posizione strategica e della vicinanza geografica del Paese agli Stati Uniti. Castro è una figura molto controversa: i detrattori lo considerano un dittatore<ref>{{Cita web|url=https://www.bbc.com/news/world-latin-america-38118739|titolo=Donald Trump chiama Fidel Castro "dittatore brutale"}}</ref><ref name=Guardian1>{{Cita web|url=https://www.theguardian.com/world/2016/nov/27/dictator-or-liberator-castros-cuba-reflects-his-mixed-legacy|titolo=Dittatore o liberatore? La Cuba di Castro riflette sulla sua eredità controversa}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Fidel-Castro|titolo=Fidel castro|citazione=In the meantime Castro created a one-party government to exercise dictatorial control over all aspects of Cuba’s political, economic, and cultural life}}</ref> nemico dei [[diritti umani]], mentre i suoi sostenitori lo considerano un liberatore dall'[[imperialismo]] e sottolineano i progressi sociali che egli ha promosso a Cuba.<ref name=Guardian1/><ref>{{Cita web |url = http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o7512 |titolo = Al fianco di Cuba per tenere aperta la prospettiva del Socialismo nel XXI secolo |accesso = 27 accesso 2015}}</ref>
{{TOClimit|3}}
== Biografia ==
[[File:FCR to FDR letter complete.jpg|thumb|left|Una lettera scritta in [[lingua inglese|inglese]] dal dodicenne Castro al presidente statunitense [[Franklin Delano Roosevelt]]<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 14}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 8}}.</ref>]]
=== Primi anni ===
==== Infanzia e istruzione ====
{{vedi anche|Lettera di Fidel Castro a Roosevelt}}
Fidel Alejandro Castro Ruz nacque a [[Birán]], al secolo una frazione del [[Comuni di Cuba|comune]] di [[Mayarí]], nell'allora provincia di Oriente (dal 1976 confluito, come comune autonomo, nella neo-costituita [[provincia di Holguín]])<ref name="ref_A">{{cita|Bourne, 1986|pp. 14-15}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 4}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 3}}; {{cita|Castro and Ramonet, 2009|pp. 24-29}}.</ref>, il 13 agosto del 1926, terzogenito dei sette figli (tre maschi e quattro femmine) di [[Ángel Castro y Argiz|Ángel María Bautista Castro y Argiz]], un benestante proprietario terriero [[Galleghi|gallego]] originario di [[Láncara]] (nella [[provincia di Lugo]])<ref name="Ramonet">Ramonet, Ignacio, ''Fidel Castro: My Life''. Penguin Books: 2007</ref>, e di Lina Ruz González (1903-1963), una cubana proveniente da una modesta famiglia spagnola originaria delle [[isole Canarie]]<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 16-17}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 3}}; {{cita|Castro and Ramonet, 2009|pp. 31-32}}.</ref>.
Il padre, d'estrazione sociale contadina, era emigrato da giovane a Cuba, dove, nel 1895, venne coscritto nelle file dell'esercito spagnolo, al tempo impegnato su due fronti tra la [[Guerra ispano-americana|guerra d'indipendenza cubana e la guerra ispano-americana]], al seguito della quale gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] presero temporaneamente il controllo dell'isola caraibica. Al termine del conflitto, Don Ángel riuscì a far fortuna acquistando un appezzamento di terra per la coltivazione di [[zucchero di canna]] nei pressi di Birán<ref name="ref_A" /><ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 14-15}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 7-8}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 1-2}}; {{cita|Castro and Ramonet, 2009|pp. 24-29}}.</ref>.
Nonostante l'ottima situazione economica genitoriale, Fidel crebbe accanto ai figli della forza lavoro dell'azienda paterna, molti dei quali erano migranti economici [[haiti]]ani.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 16}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 3-4}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 4-5}}.</ref> Questa esperienza permise a Fidel di "non assorbire la cultura borghese" fin dalla precoce età.<ref>{{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 42-43}}.</ref> A sei anni, Castro, insieme ai fratelli più grandi Ramón e Angela, venne mandato a vivere con il loro insegnante a [[Santiago di Cuba]], in una dimora versante in condizioni di relativa povertà. Proprio per questo motivo venivano frequentemente saltati i pasti.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 6}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 5-6}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 45–48, 52–57}}.</ref>
All'età di otto anni Fidel venne [[Battesimo|battezzato]] secondo la tradizione [[Chiesa cattolica|cattolica]], anche se in seguito divenne ateo.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 29-30}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 5-6}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 59-60}}.</ref> Il battesimo permise a Castro di frequentare il collegio "La Salle" di Santiago, dove Fidel assumeva regolarmente un comportamento scorretto; per questa ragione venne trasferito al "Belen Jesuit Preparatory School", a conduzione [[Compagnia di Gesù|gesuita]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 14-15}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 14}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 8-9}}.</ref> Nonostante Castro fosse interessato alla storia e alla geografia, non brillò negli studi: dedicava infatti gran parte del suo tempo a praticare sport.<ref>{{cita|Quirk, 1993|pp. 12–13, 16–19}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 9}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|p. 68}}.</ref>
==== Università e primo attivismo politico: 1945-1947 ====
Alla fine del 1945 Castro iniziò a studiare [[giurisprudenza]] presso l'[[Università dell'Avana]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 13}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 19}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 16}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 91-92}}.</ref> Si unì al movimento di protesta studentesca; sotto i regimi dei presidenti cubani [[Gerardo Machado]], [[Fulgencio Batista]] e [[Ramón Grau San Martín]] i manifestanti venivano repressi duramente.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 9-10}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 20, 22}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 16-17}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 91-93}}.</ref> Il malcontento generale causato dalla violenta repressione governativa contro la protesta giovanile urbana ridusse la lotta politica a un susseguirsi di attentati e atti di banditismo. Le bande cominciarono a crescere all'interno delle università ed erano dominate da gruppi studenteschi armati che trascorrevano gran parte del loro tempo a combattere le imprese criminali.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 34-35}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 23}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 18}}.</ref>
[[anti-imperialismo|Anti-imperialista]] e contrario all'intervento statunitense nei [[Caraibi]], Castro entrò a far parte del Comitato universitario per l'indipendenza di [[Porto Rico|Puerto Rico]] (University Committee for the Independence of Puerto Rico) e del Comitato per la democrazia nella [[Repubblica Dominicana]] (Committee for Democracy in the Dominican Republic).<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 20}}.</ref> Durante una campagna elettorale (conclusasi negativamente) per la presidenza della Federazione degli studenti universitari (Federación Estudiantil Universitaria - FEU) presentò una piattaforma basata sull'"onestà, decenza e giustizia", sottolineando la sua opposizione alla corruzione, che associò al coinvolgimento degli Stati Uniti a Cuba.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 32-33}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 18-19}}.</ref>
Castro criticò la corruzione e la violenza del governo di Grau; nel novembre 1946 tenne un discorso pubblico su questo argomento, che venne pubblicato nella prima pagina di diversi giornali. Aveva contatti con molti membri di gruppi studenteschi di sinistra - tra cui il [[Partito Socialista Popolare (Cuba)|Partito Socialista Popolare]] (PSP), il Movimento rivoluzionario socialista (Movimiento Socialista Revolucionaria – MSR) e l'Unione rivoluzionaria insurrezionale (Unión Insurrecional Revolucionaria – UIR). In particolare era molto vicino a quest'ultimo movimento, ma non si sa con certezza se ne facesse parte.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 34–37,63}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 21-24}}.</ref>
Nel 1947 Castro si unì a un nuovo gruppo socialista, il Partito del popolo cubano ([[Partito Ortodosso]]), fondato dal carismatico politico veterano Eduardo Chibás (1907-1951), che lottava nel nome della giustizia sociale e della libertà politica, per un governo onesto. Anche se Chibás perse le elezioni, Castro continuò a militare nel partito.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 39-40}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 28-29}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 23-27}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 83-85}}.</ref> La violenza studentesca aumentò dopo che [[Ramón Grau San Martín|Grau]] impiegò i ''leader'' delle bande come poliziotti. Fidel ricevette minacce di morte; inizialmente spinto a lasciare l'università, decise alla fine di continuare gli studi, armandosi di una pistola e circondandosi di amici armati.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 27-28}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 95-97}}.</ref> Negli anni successivi Castro venne accusato di avere attentato alla vita di alcuni membri di ''gang'' dell'epoca, come Lionel Gómez (UIR), Manolo Castro (''leader'' dell'MSR) e Oscar Fernandez (poliziotto universitario); le accuse non vennero però mai dimostrate.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 35–36, 54}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 25, 27}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 23–24,37–38, 46}}; {{cita|Von Tunzelmann, 2011|p. 39}}.</ref>
==== Ribellioni in America Latina: 1947-1948 ====
Nel giugno del 1947 Castro apprese di una spedizione programmata per rovesciare la giunta militare dominicana di destra di [[Rafael Leónidas Trujillo]]. Considerato dall'opinione pubblica un feroce dittatore, Trujillo si serviva di una violenta polizia segreta che uccise e torturò molteplici oppositori politici.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 30}}; {{cita|Von Tunzelmann, 2011|pp. 30-33}}.</ref> Diventando presidente del Comitato universitario per la democrazia nella Repubblica Dominicana, Castro decise di aderire alla spedizione, guidata dal generale dominicano esiliato Juan Rodríguez.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 40-41}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 23}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 31}}.</ref> La missione ebbe inizio a Cuba, il 29 luglio 1947, e fu realizzata da circa {{formatnum:1200}} uomini, la maggior parte dei quali erano cubani o esiliati dominicani. Tuttavia i governi dominicani e statunitensi erano a conoscenza dell'insurrezione e riuscirono velocemente ad annullare il progetto rivoluzionario. Il governo di Grau arrestò molte persone coinvolte; Castro riuscì però a scappare dall'arresto saltando fuori dalla sua [[Fregata (nave)|fregata]] e nuotando a riva durante la notte.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 41-42}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 24}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 32-34}}.</ref>
La fallita missione favorì l'opposizione di Castro all'amministrazione di Grau; tornando a L'Avana ricoprì un ruolo di primo piano nelle proteste studentesche contro l'uccisione di un allievo di scuola superiore commesso da guardie del corpo governative.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 42}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 34-35}}.</ref> Le proteste, accompagnate da una repressione imposta dagli USA contro i movimenti comunisti insurrezionali, portarono a scontri violenti tra i manifestanti e la polizia nel febbraio 1948, quando Fidel venne violentemente picchiato.<ref name="Coltman 36-7">{{cita|Coltman, 2003|pp. 36-37}}.</ref> Da quel momento in poi i discorsi pubblici di Castro assunsero un'inclinazione decisamente di sinistra, condannando le disuguaglianze sociali ed economiche cubane, allontanandosi dalle sue vecchie critiche pubbliche, incentrate sulla condanna della corruzione e dell'imperialismo statunitense.<ref name="Coltman 36-7"/>
Dopo una rapida visita in [[Venezuela]] e a [[Panama]], il 31 marzo 1948 Castro arrivò nella città di [[Bogotà]], in [[Colombia]], dove si svolgeva la Conferenza Pan-Americana. Il gruppo di studenti guidati da Fidel, insieme ad altri, tentarono di organizzare una conferenza opposta a quella citata in precedenza, nota nei [[paesi anglosassoni]] come ''1948 Pan-American Students Conference'', sponsorizzata da [[Juan Domingo Perón]]. Castro rimase in contatto con [[Jorge Eliécer Gaitán]] e altri studenti per organizzare una manifestazione al termine della quale Gaitán doveva tenere un discorso. Era inoltre previsto un incontro tra Castro e Gaitán per il 9 aprile, alle 14:00; l'incontro non ebbe luogo a causa dell'assassinio del ''leader'' liberale. La sua morte provocò un periodo di violenti proteste, conosciute come [[Bogotazo]].
A fianco dei suoi compagni cubani, Castro si unì alla causa liberale rubando delle armi da una stazione di polizia, ma le successive indagini stabilirono che né Castro né altri suoi compagni cubani erano stati coinvolti negli scontri.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 46-52}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 25-26}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 40-45}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 98-99}}.</ref>
==== Matrimonio e marxismo: 1948-1950 ====
Quando ritornò a Cuba, Castro divenne una figura chiave delle proteste contro la decisione governativa di introdurre il pagamento del servizio degli autobus, utilizzato principalmente da studenti e lavoratori.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 54, 56}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 46-49}}.</ref> Nel 1948 sposò Mirta Díaz Balart, una studentessa di una ricca famiglia attraverso la quale Fidel venne esposto allo stile di vita dell{{'}}''élite'' cubana. Il rapporto venne criticato e ostacolato da entrambe le famiglie. Il padre di Mirta offrì comunque agli sposi decine di migliaia di dollari da spendere in una luna di miele della durata di tre mesi a [[New York]]; la coppia ricevette inoltre un dono di nozze consistente in {{formatnum:1000}} dollari statunitensi da [[Fulgencio Batista]], amico della famiglia di Mirta.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 55}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 27}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 47-48}}; {{cita|Von Tunzelmann, 2011|p. 41}}.</ref>
Nello stesso anno Grau decise di non ricandidarsi alle elezioni, vinte dal nuovo candidato del [[Partito Autentico]], [[Carlos Prío Socarrás]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 54-55}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 46}}.</ref> Successivamente ebbero luogo vaste proteste, causate dall'assassinio da parte dell'MSR (Movimento rivoluzionario socialista), diventato alleato della polizia, di Justo Fuentes, cubano nero autodidatta nonché importante membro dell'UIR (Unione rivoluzionaria insurrezionale) e amico di Castro. In risposta, Prío acconsentì a reprimere le bande, ma si rese presto conto che esse erano diventate troppo potenti per essere controllate.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 49}}.</ref>
Castro mutò nuovamente la sua concezione politica, influenzato dagli scritti di [[Karl Marx]], [[Friedrich Engels]] e [[Vladimir Lenin]]. A questo punto, secondo Fidel, il problema della repubblica cubana non era più la corruzione dei politici, ma la società capitalista o, meglio, la "dittatura della borghesia". Adottando l'idea marxista, sostenendo quindi che un cambiamento politico significativo potesse essere determinato solo da una rivoluzione del proletariato, Castro visitò i quartieri più poveri de [[L'Avana]], verificando le disuguaglianze sociali e razziali della nazione, e divenne attivo nel Comitato dell'Università per la lotta contro la discriminazione razziale (University Committee for the Struggle against Racial Discrimination).<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 57}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 50}}.</ref>
Nel settembre 1949 Mirta diede alla luce un figlio, Fidelito; per questo motivo la coppia si trasferì in un appartamento più grande nella capitale cubana.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 29}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 50}}.</ref> Castro continuò a rischiare la vita, rimanendo attivo nella politica della città e aderendo al Movimento del 30 settembre (September 30 Movement), che includeva sia i comunisti che i membri del [[Partito Ortodosso]]. Lo scopo del gruppo era quello di opporsi all'influenza delle bande violente all'interno dell'università; come già accennato, infatti, Prío non era riuscito a controllare la situazione.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 39}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 51}}.</ref> Il 13 novembre Castro tenne un discorso in cui denunciò le trattative segrete del governo con le bande universitarie ed elencò i membri chiave del movimento. L'orazione attirò l'attenzione della stampa nazionale e fece infuriare le bande universitarie; Castro decise allora, per evitare possibili ripercussioni, di nascondersi prima in campagna e migrare poi negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]].<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 51}}.</ref>
Ritornando a L'Avana diverse settimane dopo, Castro si concentrò sugli studi universitari, laureandosi in legge nel settembre del 1950.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 57}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 51}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|p. 89}}.</ref>
==== Carriera in diritto e politica: 1950-1952 ====
Castro fondò uno studio legale con due colleghi di sinistra, Jorge Azpiazu e Rafael Resende; il tema principale era affermare i diritti dei cubani più poveri. Ben presto però ci fu un fallimento finanziario.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 57-58}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 318}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 51-52}}.</ref> Fidel si prendeva poca cura del denaro e dei beni materiali e non pagò le sue fatture; i suoi mobili vennero pignorati e l'elettricità interrotta.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 31}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 52-53}}.</ref> Nel novembre 1950 partecipò a una protesta studentesca a [[Cienfuegos]], caratterizzata da uno scontro di quattro ore contro la polizia in segno di protesta contro il divieto del ministro dell'istruzione alla formazione di associazioni studentesche. Arrestato e accusato di condotta violenta, il magistrato respinse le accuse.<ref name="Coltman 2003. p. 53">{{cita|Coltman, 2003|p. 53}}.</ref> Castro divenne anche un membro attivo del Comitato per la pace di Cuba (Cuban Peace Committee), che s'impegnò nella propaganda contro il coinvolgimento occidentale nella [[guerra di Corea]].<ref name="Coltman 2003. p. 53"/>
Fidel pensava ancora che le uniche speranze per Cuba si concentrassero su Eduardo Chibás e sul Partito Ortodosso; tuttavia Chibás commise un errore quando accusò (senza averne le prove) il ministro dell'Istruzione Aureliano Sánchez di aver acquistato un ranch guatemalteco con fondi sottratti. Il governo accusò Chibás di essere un bugiardo e lui nel 1951 si uccise, sparandosi durante una trasmissione radiofonica mentre stava pronunciando l'"ultima chiamata di risveglio nazionale". Castro era presente e lo accompagnò all'ospedale, dove però morì.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 58-59}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 46, 53–55}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 85-87}}; {{cita|Von Tunzelmann, 2011|p. 44}}.</ref>
Considerandosi l'erede di Chibás, Fidel si candidò alle elezioni del giugno 1952 come esponente del Partito Ortodosso. Gli anziani ortodossi però rifiutarono di votarlo perché lo consideravano troppo radicale; venne invece candidato alla Camera dei Rappresentanti dai membri del partito nei distretti più poveri de L'Avana.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 56–57, 62–63}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 36}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 55-56}}.</ref> Il candidato ortodosso riscosse notevole successo e le previsioni per le elezioni affermavano che Fidel avrebbe raggiunto dei buoni risultati.<ref>{{cita|Quirk, 1993|pp. 33-34}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 57}}.</ref>
=== La rivoluzione cubana ===
==== "Il Movimento" e l'assalto alla caserma Moncada ====
{{Vedi anche|Assalto alla caserma Moncada}}
Candidato al parlamento per il Partito Ortodosso, Fidel Castro, nel marzo del 1952, assistette inerme al [[colpo di Stato]] del generale [[Fulgencio Batista]], che rovesciò il governo di [[Carlos Prío Socarrás]] e portò alla cancellazione delle elezioni. Batista definì il nuovo sistema statale come "democrazia disciplinata"; Castro lo considerava invece una vera e propria dittatura.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 64-65}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 37-39}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 57-62}}; {{cita|Von Tunzelmann, 2011|p. 44}}.</ref> Batista mirò la sua politica a destra, solidificando i legami con la ricca ''élite'' e con gli Stati Uniti, tagliando i rapporti diplomatici con l'[[Unione Sovietica]], sopprimendo i sindacati e perseguitando i gruppi socialisti cubani.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 64}}; {{cita|Von Tunzelmann, 2011|p. 44}}.</ref>
Castro intentò diverse cause legali contro la nuova amministrazione, sostenendo che Batista aveva commesso sufficienti atti criminali per giustificare la detenzione e accusando vari ministri di violazione delle leggi sul lavoro. Le sue azioni legali non portarono a nulla; Fidel cominciò allora a ideare metodi alternativi per liberare Cuba dal regime.<ref>{{cita|Quirk, 1993|pp. 41, 45}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 63}}.</ref> Insoddisfatto dell'opposizione non violenta del Partito Ortodosso, Castro diede vita a un gruppo noto come "Il Movimento", costituito da un comitato civile e militare e organizzato in un sistema di cellule clandestine; ogni cellula includeva 10 membri. ''El Acusador'' era il giornale clandestino dell'organizzazione. Scopo di quest'ultimo era quello di organizzare una lotta armata ostile a Batista.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 68-69}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 50-52}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 65}}.</ref>
Una dozzina di individui costituirono il nucleo de "Il Movimento" e molti erano gli insoddisfatti del Partito Ortodosso. Dal luglio 1952 iniziò una campagna di reclutamento e in un anno vennero reclutati {{formatnum:1200}} membri, organizzati in oltre cento cellule. La maggioranza dei membri proveniva dai distretti più poveri de L'Avana.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 69}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 66}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|p. 107}}.</ref> Benché avesse stretti legami con il [[socialismo rivoluzionario]], Castro evitò un'alleanza con il [[Partito Socialista Popolare (Cuba)|Partito Socialista Popolare]] (PSP), temendo di spaventare i membri più moderati; nonostante questo si tenne in contatto con diversi membri del PSP, tra cui suo fratello [[Raúl Castro|Raúl]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 73}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 66-67}}.</ref> Successivamente Castro affermò che i membri de "Il Movimento" erano semplicemente ostili a Batista e che solo una minoranza appoggiava fermamente gli ideali socialisti o antimperialisti, fatto che attribuiva al "peso schiacciante delle macchine ideologiche e pubblicitarie degli Yankees" che credeva sopprimesse la [[coscienza di classe]] tra gli operai cubani.<ref>{{cita|Castro e Ramonet, 2009|p. 107}}.</ref>
[[File:Fidel Castro under arrest after the Moncada attack.jpg|thumb|Fidel Castro in arresto dopo l'[[Assalto alla caserma Moncada|attacco alla caserma Moncada]]]]
Fidel decise allora di realizzare un [[assalto alla caserma Moncada]] allo scopo di impadronirsi del suo arsenale, comprendente migliaia di armi,<ref>{{cita|Ramonet, 2007|p. 127}}.</ref> per dotare il suo gruppo di militanti ribelli delle armi necessarie alla lotta armata.<ref name=":2">{{Cita libro|autore=Roberta Dalessandro|titolo=Fidel Castro|anno=2016|lingua = en|editore=GOODmood|città=}}</ref>
Per l'attacco furono addestrati {{formatnum:1200}} ragazzi (provenienti in gran parte dalle file del Partito Ortodosso),<ref name="RefA">{{cita|Ramonet, 2007|p. 121}}.</ref><ref name="RefB">{{cita|Ramonet, 2007|p. 122}}.</ref> che furono riuniti rapidissimamente.<ref>{{cita|Ramonet, 2007|p. 120}}.</ref> Il luogo in cui si arruolarono i più giovani fu [[Artemisa]] (con circa 20-30 partecipanti).<ref name="RefB" /> Giocarono un importante ruolo gli spagnoli e i galiziani (questi ultimi erano più di 100).<ref>{{cita|Ramonet, 2007|p. 124}}.</ref>
Alcuni dei giovani ribelli riuscirono a infiltrarsi nel [[Partito Autentico]] (al governo con [[Carlos Prío Socarrás]] prima del colpo di Stato), organizzazione che possedeva un quantitativo elevato di armi da guerra.<ref name="RefA" /> Solamente 165 rivoluzionari presero parte effettivamente alla rivoluzione; 138 situati a Santiago, 27 a [[Bayamo]]. Castro rese noto che nessun partecipante aveva figli,<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 75-76}}.</ref> e raccomandò ai suoi compagni di non provocare spargimenti di sangue se non avessero incontrato resistenza armata.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 78}}.</ref> L'attacco venne tentato il 26 luglio 1953, ma non andò a buon fine; 3 delle 16 vetture che erano partite da Santiago non riuscirono ad arrivare a destinazione. Nel frattempo, alcuni ribelli avevano assunto il controllo di un ospedale civile. A causa della forte inferiorità numerica persero la vita 61 rivoluzionari, mentre 40 vennero catturati, di cui 22 vennero torturati a morte.<ref name="RefC">{{cita|Ramonet, 2007|p. 147}}.</ref><ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 55}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 82}}.</ref> Quattro uomini (Flores Betancourt, Carmelo Noa, Renato Guitart e Pedro Marrero) persero la vita prima che Fidel ordinasse il ritiro.<ref name="RefC" /><ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 80-84}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 52-55}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 80-81}}.</ref> Quelli che erano fuggiti, tra cui Fidel e Raúl, si riunirono nella loro base, dove alcuni decisero di fuggire e altri proposero di arrendersi.
Con 19 compagni, Castro decise di partire per Gran Piedra, nelle robuste montagne della [[Sierra Maestra (catena montuosa)|Sierra Maestra]], diverse miglia a nord, dove avrebbero potuto stabilire una base insurrezionale.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 83}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 55}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 83}}.</ref> In risposta all'attacco di Moncada, il governo di Batista proclamò la [[legge marziale]], ordinando una violenta repressione del dissenso e imponendo una censura rigorosa dei media. La propaganda sostenne che i ribelli erano comunisti e che avevano ucciso i pazienti ospedalieri. Nonostante la censura, le notizie e le fotografie riguardanti le torture e le esecuzioni sommarie causarono disapprovazione sia popolare che governativa.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 87-88}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 55-56}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 84}}.</ref>
==== Il processo e "La storia mi assolverà" ====
Nei giorni seguenti i ribelli fuggiti vennero arrestati; alcuni vennero giustiziati, mentre altri (tra cui Castro) vennero trasportati in una prigione a nord di Santiago di Cuba, precisamente a Boniato.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 86}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 86}}.</ref><ref name="RefD">{{cita|Ramonet, 2007|p. 155}}.</ref>
Credendo che Castro non fosse stato in grado di pianificare l'attacco da solo, il governo accusò i membri del Partito Ortodosso e del PSP di essere coinvolti, e lunedì 21 settembre furono accusate ben 122 persone.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 91}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 57}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 87}}.</ref>
Sebbene sotto censura, i giornalisti ebbero il permesso di partecipare al giudizio. Castro convinse i tre giudici a liberare dalle manette tutti gli imputati in tribunale. Sostenne che il motivo per cui erano accusati, ovvero di "organizzare una rivolta armata contro i Poteri Costituzionali dello Stato", era errato, perché erano insorti contro Batista, che aveva assunto il potere in maniera incostituzionale. Quando gli fu chiesto chi fosse l'autore intellettuale dell'attacco, Castro nominò l'eroe nazionale [[José Martí]], citandone le opere dove le rivolte erano giustificate.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 91-92}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 57-59}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 88}}.</ref>
Il processo rivelò che l'esercito aveva torturato i sospettati, utilizzando la castrazione e altri metodi di tortura (tra cui l{{'}}''Eye-gouging'', consistente nel pressare o nell'estrarre l'occhio attraverso dita o strumenti appositi); i giudici decisero d'indagare su questi crimini, mettendo in una situazione di forte tensione l'esercito, che tentò senza successo di impedire a Castro di testimoniare ulteriormente, sostenendo che fosse troppo malato per lasciare la sua cella.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 58}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 88-89}}.</ref> Il processo si concluse il 5 ottobre, con l'assoluzione della maggior parte degli imputati; 55 furono condannati al carcere per un periodo che andava da 7 mesi a 13 anni. Castro venne condannato separatamente, il 16 ottobre. Si difese da solo. In veste di avvocato interrogò tutte le forze dell'ordine e tutti i testimoni.<ref name="RefD" /> Tenne inoltre un lungo discorso, della durata di quattro ore, riassumibile con la celebre frase "La storia mi assolverà".<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 93}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 59}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 90}}.</ref> Anche se la pena massima per il reato di rivolta era di 20 anni, Fidel venne condannato a 15 anni, riconoscendo la giuria, seppure parzialmente, che i rivoltosi avevano esercitato il [[diritto di ribellione]], principio costituzionalmente previsto e introdotto nella carta costituzionale cubana dallo stesso Batista per giustificare il suo precedente colpo di Stato.<ref name=ilpost>{{cita web|url=https://www.ilpost.it/2014/06/07/diritto-ribellione/|titolo=Il diritto a ribellarsi|accesso=26 agosto 2019|autore=|sito=ilpost.it|data=7 giugno 2014}}</ref> Castro venne imprigionato nell'ala ospedaliera della "Model Prison" ("Presidio Modelo"), un'istituzione relativamente confortevole e moderna situata nell'[[Isola della Gioventù]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 93}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 58-60}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 91-92}}.</ref>
==== L'imprigionamento e il Movimento del 26 Luglio: 1953-1955 ====
[[File:Fidel castro angel 1954.jpg|thumb|left|upright=1.3|Fidel Castro con il piccolo ''Fidelito'', 1954]]
Imprigionato assieme a 25 compagni, Castro cambiò il nome dell'organizzazione da lui guidata, da "Il Movimento" a "[[Movimento del 26 luglio]]" (M-26-7), in memoria della data dell'attacco alla caserma di Moncada. Castro fondò una sorta di scuola per i prigionieri, l'Accademia Ideologica di Abel Santamaría ("Abel Santamaría Ideological Academy"), dove venivano impartite per cinque ore al giorno lezioni di storia antica e moderna, filosofia e inglese.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 94-95}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 61}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 93}}.</ref> Leggeva molto, in particolare le produzioni scritte di [[Karl Marx]], [[Vladimir Lenin]] e [[José Martí|Martí]], ma anche libri di [[Sigmund Freud]], [[Immanuel Kant]], [[William Shakespeare]], [[Axel Munthe]], [[William Somerset Maugham]] e [[Fëdor Dostoevskij]], analizzandoli in forma marxista. Cominciò inoltre a informarsi sul ''[[New Deal]]'', credendo che si sarebbe dovuto realizzare qualcosa di simile a Cuba.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 95-96}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 63-65}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 93-94}}.</ref>
Corrispondendo con i suoi sostenitori al di fuori del carcere, mantenne il controllo de "il Movimento" e organizzò la pubblicazione de "La storia mi assolverà", con una tiratura iniziale di {{formatnum:27500}} copie.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 98-100}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 71}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 94-95}}.</ref> All'inizio venne concessa a Castro una libertà relativamente elevata all'interno della prigione rispetto agli altri detenuti; in seguito però venne messo in isolamento, dopo che i suoi compagni cantarono dei brani anti-Batista durante una visita del presidente nel febbraio 1954.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 97-98}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 67-71}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 95-96}}.</ref> Nel frattempo, la moglie di Castro, Mirta, accettò un impiego presso il Ministero degli Interni, procuratole dalla propria famiglia. Questa notizia non venne riferita a Castro, che ne venne a conoscenza attraverso un annuncio radiofonico.
Abbattuto e arrabbiato, affermò che avrebbe preferito morire mille volte piuttosto che soffrire impotente a un tale insulto. Vennero allora avviati i processi di divorzio, mentre Mirta assunse la custodia del figlio Fidelito; Castro non la prese bene: non voleva infatti che suo figlio crescesse in un ambiente borghese.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 102-103}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 76-79}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 97-99}}.</ref> Nel 1954 si tennero le elezioni presidenziali, ma nessun politico si candidò (tranne ovviamente Batista) per paura di ripercussioni. Il dittatore vinse le elezioni, che vennero però considerate dalla maggioranza della popolazione come fraudolente. Fulgencio permise che l'opposizione esprimesse la sua opinione; i sostenitori di Castro ne approfittarono per chiedere un'[[amnistia]] nei confronti di Fidel e dei suoi compagni incarcerati. Alcuni politici suggerirono che un'amnistia sarebbe stata una buona pubblicità per il regime. Con il consenso del Congresso, degli [[Stati Uniti d'America]] e delle grandi multinazionali, Batista, credendo che Fidel non avrebbe rappresentato più una minaccia politica, il 15 maggio 1955 concesse l'amnistia a Castro e ai suoi compagni.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 103-105}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 80-82}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 99-100}}.</ref> Facendo ritorno a [[L'Avana]], Castro venne trasportato sulle spalle dai suoi sostenitori e decise di rilasciare interviste radiofoniche e conferenze stampa; il governo lo controllò strettamente, riducendo le sue attività pubbliche.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 105}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 83-85}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 100}}.</ref>
Divorziato, Castro ebbe rapporti sessuali con due sostenitrici femminili, Naty Revuelta<ref name="naty_berg">{{Cita web|titolo=La struggente storia di Naty l'amante dagli occhi verdi di Fidel|url=http://www.bergamopost.it/chi-e/struggente-storia-naty-lamante-dagli-occhi-verdi-fidel/|editore=Bergamo Post|accesso=23 luglio 2017}}</ref> e Maria Laborde;<ref name="m.laborde_repub">{{Cita web|titolo=Fidel Castro e la famiglia: un clan di figli, nipoti ed ex mogli|url=http://www.repubblica.it/esteri/2016/11/26/foto/fidel_castro_i_figli-152862192/1/#1|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|accesso=23 luglio 2017}}</ref> entrambe concepirono un figlio.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 110}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 100}}.</ref> Rafforzando l'M-26-7, istituì una Direzione Nazionale composta da 11 persone; nonostante questi cambiamenti strutturali, rimase del dissenso basato sulla ''leadership'' [[Autocrazia|autocratica]] di Castro. Egli respinse le richieste di trasferire il suo potere a un consiglio democratico, sostenendo che una rivoluzione non si sarebbe potuta realizzare con la direzione di un comitato. Alcuni abbandonarono l'M-26-7, etichettando Castro come un dittatore; nonostante questo la maggioranza rimase fedele al ''leader''.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 106-107}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 100-101}}.</ref>
==== Messico e addestramento alla guerriglia ====
Nel 1955 bombardamenti e manifestazioni violente portarono a una repressione del dissenso; Fidel venne messo sotto protezione armata dai suoi sostenitori, prima che lui e Raúl fuggissero dal paese. I membri dell'M-26-7 rimasti a Cuba ricevettero il compito di organizzare le cellule locali per un'azione rivoluzionaria, nell'attesa del ritorno di Castro.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 109-111}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 85}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 101}}.</ref> Fidel inviò una lettera alla stampa, dichiarando che stava "lasciando Cuba perché a me tutte le porte della lotta pacifica sono state chiuse. Sei settimane dopo essere stato liberato dalla prigione sono più convinto dell'interesse della dittatura, mascherato in molti modi, di rimanere al potere per venti anni, governando come ora con l'uso del terrore e del crimine e ignorando la pazienza del popolo cubano, che ha i suoi limiti. Come seguace di Martí, credo che sia giunta l'ora di combattere per i nostri diritti, e non di elemosinarli".<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 111}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 86}}.</ref> I fratelli Castro e molti altri compagni migrarono in [[Messico]], paese con una lunga storia di accoglienza nei confronti degli esuli di sinistra.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 112}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 88}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 102}}.</ref> Nel paese Raúl (uno dei primi a partire per il Messico)<ref>{{cita|Ramonet, 2007|p. 162}}.</ref> strinse amicizia con il medico [[Che Guevara|Ernesto "Che" Guevara]], che diventò sostenitore della guerriglia e della rivoluzione cubana. Anche Fidel strinse amicizia con lui, descrivendolo come "un rivoluzionario più avanzato di me".<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 115-117}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 96-98}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 102-103}}; {{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 172-173}}.</ref> Castro conobbe anche [[Alberto Bayo]], che accettò di insegnare ai ribelli di Fidel le competenze necessarie per la guerriglia, incontrandoli clandestinamente a [[Chapultepec]] per addestrarli.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 114}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 105-106}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 104-105}}.</ref>
In cerca di finanziamenti, Castro visitò gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] in cerca di ricchi simpatizzanti; Prío contribuì con {{formatnum:100000}} [[dollaro statunitense|dollari]]. Castro affermò successivamente di essere stato pedinato dagli agenti di Batista, che avrebbero orchestrato un fallito attentato contro di lui. Il governo cubano corruppe la polizia messicana per arrestare i ribelli,<ref>{{cita|Ramonet, 2007|p. 168}}.</ref> ma, grazie al sostegno di alcuni politici messicani che simpatizzavano con il movimento guidato da Castro, tutti i rivoluzionari vennero velocemente scarcerati.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 117-118, 124}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 101-102, 108-114}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 105-110}}.</ref> Castro rimase in contatto con la base cubana dell'M-26-7, che nel frattempo aveva guadagnato una grande base di appoggio nella Provincia di Oriente.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 111-124}};{{cita|Coltman, 2003|p. 104}}.</ref> Intanto sorsero nuovi gruppi militanti anti-Batista, appartenenti soprattutto al movimento studentesco; ruolo molto importante rivestì il ''Directorio Revolucionario Estudiantil'' (DRE), fondato dal presidente della Federazione degli Studenti Universitari (FEU) [[José Antonio Echeverría]], che raggiunse [[Città del Messico]] per incontrare Castro, ma non riuscirono a trovare un accordo sulle tattiche da seguire; José pensava che fosse legittimo assassinare chiunque fosse legato al governo, mentre Castro considerava questa strategia inefficace e avventata.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 122, 12-130}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 102-104, 114-116}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 109}}.</ref>
Castro e Antonio del Conde acquistarono per {{formatnum:17000}} dollari il ''[[Granma]]'', uno [[Panfilo|yacht]] di 19,2 metri progettato per trasportare teoricamente venti persone fra passeggeri ed equipaggio.<ref name=Taibo111>{{Cita|Taibo II|p. 111|Taibo II}}.</ref> La nave era di proprietà dello statunitense Robert B. Erickson, che lo aveva battezzato ''Granma'' in onore della nonna: ''granma'' è infatti l'abbreviazione di ''grandmother'', che in inglese significa proprio "nonna".<ref name=Taibo111/> Vennero compiuti diversi lavori: furono aumentati lo spazio, per trasportare più persone, e la potenza dei motori; si eliminò la zavorra inutile e vennero aggiunti serbatoi per l'acqua.<ref name=Taibo111/> Sullo yacht vennero stipati 81 rivoluzionari guidati da Fidel, che partirono dal porto messicano di [[Tuxpan (Veracruz)|Tuxpan]] il 25 novembre verso Cuba per dare inizio alla rivoluzione contro il dittatore Batista.<ref>{{Cita|Taibo II|pp. 115-116|Taibo II}}.</ref> Tra le armi presenti vi erano 90 [[Fucile|fucili]], 3 [[Mitragliatrice|mitragliatrici]] e circa 40 pistole.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 132-133}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 115}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 110-112}}.</ref>
Il viaggio non fu facile a causa del numero eccessivo di persone a bordo, del continuo maltempo e delle pessime condizioni dell'imbarcazione.<ref>{{Cita|Taibo II|pp. 116-122|Taibo II}}.</ref> Sbarcarono il 2 dicembre, dopo più di sette giorni invece dei tre previsti, a due chilometri dalla meta prevista, la Playa Las Coloradas.<ref>{{Cita|Taibo II|p. 122|Taibo II}}.</ref>
==== Guerriglia nella Sierra Maestra: 1956-58 ====
Nel giro di pochi giorni, il 5 dicembre, una nave militare iniziò a bombardare i rivoluzionari ad Alegrìa de Pìo,<ref>{{cita|Ramonet, 2007|p. 172}}.</ref> che, in fuga verso l'interno, si diressero verso la catena montuosa boschiva della [[Sierra Maestra (catena montuosa)|Sierra Maestra]].<ref>
{{cita|Bourne, 1986|p. 135}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 122-125}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 114}}.</ref> All'alba del 5 dicembre un distaccamento della Guardia Rurale di Batista li attaccò; i ribelli si dispersero e proseguirono il viaggio in piccoli gruppi.<ref>
{{cita|Bourne, 1986|p. 136}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 114-115}}.
</ref> All'arrivo Castro scoprì che, degli 82 ribelli arrivati a Cuba con il ''[[Granma]]'', solo 19 avevano raggiunto il punto prestabilito; gli altri erano stati catturati o uccisi.<ref>
{{cita|Bourne, 1986|pp. 125-126}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 114-117}}.</ref> Dall'accampamento organizzato nella giungla dai sopravvissuti (tra cui i fratelli Castro, Guevara e [[Camilo Cienfuegos]])<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 137}}.</ref> frequentemente partivano incursioni verso i piccoli distaccamenti dell'esercito per reperire armi.
Nel gennaio 1957 venne attaccato l'avamposto vicino alla spiaggia di "La Plata"; Guevara successivamente medicò i soldati vittime di lesioni. I rivoluzionari giustiziarono il sindaco locale Chicho Osorio che, oltre ad essere odiato dai contadini, si era vantato, diverse settimane prima, dell'assassinio di un membro dell'M-26-7.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 116-117}}.</ref> L'esecuzione di Osorio aiutò i ribelli a guadagnare la fiducia della popolazione locale, avversa ai sindaci che erano spesso dalla parte dei ricchi proprietari terrieri.<ref>
{{cita|Bourne, 1986|p. 139}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 127}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 118-119}}.</ref> La fiducia verso i ribelli continuò a crescere e diversi abitanti si unirono alla lotta rivoluzionaria, anche se la maggior parte delle nuove reclute proveniva dalle aree urbane.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 114}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 129}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 114}}.</ref>
Con un numero crescente di volontari, oltre 200, nel luglio 1957 Castro divise il suo esercito in tre colonne; una la mise sotto il suo controllo, mentre le altre due passarono sotto il controllo di Raúl e di Guevara.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 122}}.</ref> I membri dell'M-26-7, che operavano nelle aree urbane, continuarono le agitazioni, mandando rifornimenti a Castro; il 16 febbraio 1957 quest'ultimo incontrò alcuni compagni anziani per discutere le tattiche d'azione; qui incontrò Celia Sánchez, che sarebbe diventato un suo stretto amico.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 138}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 130}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 119}}.</ref>
Su tutto il territorio cubano iniziarono gli attacchi e le azioni di sabotaggio da parte dei rivoluzionari. La polizia rispose con arresti di massa, torture e omicidi extragiudiziali; i cadaveri venivano appesi agli alberi per intimorire i dissidenti.
Il 13 marzo 1957 José Antonio Echevarría guidò un attacco al palazzo presidenziale, che si concluse con la morte di Antonio e quindi con il fallimento dell'offensiva.<ref name="j.eche.ecured">{{Cita web|titolo=José Antonio Echeverría Bianchi|url=https://www.ecured.cu/Jos%C3%A9_Antonio_Echeverr%C3%ADa_Bianchi|editore=EcuRed|accesso=29 luglio 2017}}</ref><ref>
{{cita|Bourne, 1986|pp. 142-143}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 128, 134-136}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 121-122}}.
</ref> Anche Frank Isaac País García perse la vita e Castro assunse allora la ''leadership'' totale dell'M-26-7.<ref>{{cita|Quirk, 1993|pp. 145, 148}}.
</ref> Al contrario di Guevara e Raúl, Fidel cercò di celare i suoi ideali marxisti-leninisti per ottenere il sostegno dei dissidenti meno radicali e nel 1957 si incontrò con i membri del Partito Ortodosso. I ''leader'' di quest'ultimo (Raúl Chibás e Felipe Pazos) assieme a Castro redassero e firmarono il ''Manifesto della Sierra Maestra'', in cui presentarono i loro piani per una Cuba post-Batista. Rifiutando la possibilità di creare una giunta militare provvisoria, auspicarono la creazione di un governo civile provvisorio "sostenuto da tutti", che avrebbe attuato una moderata riforma agraria, un'industrializzazione e una campagna di alfabetizzazione, prima di introdurre elezioni "veramente eque, democratiche e imparziali".<ref>
{{cita|Bourne, 1986|pp. 148-150}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 141-143}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 122-123}}.</ref>
Il governo di Batista aveva censurato la stampa cubana; per questo Castro contattò i media stranieri per diffondere il suo messaggio. Herbert Matthews, giornalista del ''[[The New York Times]]'', intervistò Castro, attirando l'interesse internazionale alla causa del ribelle e rendendo Castro una celebrità.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 140-142}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 131-134}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 120}}.</ref> Altri giornalisti (tra cui inviati della [[CBS]]) seguirono la vicenda, mentre un giornalista della rivista ''[[Paris Match]]'' rimase con i ribelli per circa quattro mesi, documentando la loro vita quotidiana.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 143}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 159}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 127-128}}.</ref> I guerriglieri castristi incrementarono i loro attacchi agli avamposti militari, costringendo il governo a ritirarsi dalla regione della Sierra Maestra; nella primavera del 1958 i ribelli controllavano un ospedale, una scuola, una stampa, un macello, una fabbrica di mine e una fabbrica di sigari.<ref>
{{cita|Bourne, 1986|p. 155}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 122, 129}}.</ref>
==== La caduta di Batista e la giunta militare di Cantillo: 1958-1959 ====
[[File:Luis Korda 02.jpg|thumb|Castro (a destra) e [[Camilo Cienfuegos]] entrano a [[L'Avana]], 8 gennaio 1959]]
Nel 1958 Batista era sotto una crescente pressione. I fallimenti militari del suo esercito, insieme alla censura della stampa e all'uso da parte della polizia e dell'esercito di torture ed esecuzioni extragiudiziali, gli causavano sempre più critiche, sia a livello nazionale che internazionale. Influenzato dal sentimento anti-Batista tra i suoi cittadini, il governo degli Stati Uniti cessò di fornirgli armi; il dittatore si rivolse allora al mercato bellico britannico.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 129-130, 134}}.</ref> L'opposizione sfruttò questa opportunità per proclamare uno sciopero generale, accompagnato da attacchi armati dell'M-26-7, ricevendo, a partire dal 9 aprile, un forte sostegno nella parte centrale e orientale di Cuba, ma poco nel resto del territorio.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 152-154}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 130-131}}.</ref>
Batista decise allora di sconfiggere definitivamente la rivolta e affidò l'incaricò al generale [[Eulogio Cantillo]], che guidò l'[[Operazione Verano]] (28 giugno-8 agosto 1958). L'esercito bombardò dall'alto le aree forestali e i villaggi sospettati di aiutare i ribelli, mentre {{formatnum:10000}} soldati circondavano la Sierra Maestra muovendo in direzione nord verso gli accampamenti ribelli. Nonostante la sua superiorità numerica e tecnologica, l'esercito non aveva esperienza con la [[guerriglia]] e con la regione montuosa. Con soli 300 uomini al suo seguito, Castro evitò il confronto diretto, utilizzando mine terrestri e imboscate per fermare l'offensiva nemica.<ref>{{cita|Quirk, 1993|pp. 181-183}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 131-133}}.</ref>
L'esercito subì gravi perdite; nel giugno 1958 un battaglione si arrese; le loro armi vennero confiscate e consegnate alla [[Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale|Croce Rossa]].<ref>{{cita|Quirk, 1993|pp. 189-1916}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 132}}.</ref> Molti dei soldati di Batista, sconvolti dagli abusi dei diritti umani che avrebbero dovuto commettere, finirono per difendere i ribelli castristi, che beneficiavano, inoltre, del sostegno popolare nelle aree interessate dalle azioni.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 158}}.</ref> In estate l'M-26-7 iniziò l'offensiva, spingendo l'esercito al di là della catena montuosa, in pianura. A novembre le forze rivoluzionarie controllavano la quasi totalità delle provincie di Las Villas e Oriente (oggi non più esistenti). Inoltre avevano rafforzato la loro presenza a [[Santa Clara (Cuba)|Santa Clara]] e a [[Santiago di Cuba]]. Questo controllo permise di dividere l'isola in due parti, chiudendo le strade principali e le linee ferroviarie, svantaggiando così notevolmente le forze di Batista.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 158}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 194-196}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 135}}.</ref>
Gli Stati Uniti capirono che Batista avrebbe perso il conflitto e, temendo che Castro avrebbe attuato una serie di riforme socialiste a loro sfavore, decisero di sostenere la rimozione del dittatore cubano appoggiando una giunta militare di destra guidata dal generale Cantillo, allora comandante della maggior parte delle forze armate del paese. Dopo essere stato informato della proposta, Cantillo s'incontrò segretamente con Castro, mettendosi d'accordo sul diramare il cessate il fuoco dopo che Batista fosse stato arrestato e processato per [[crimini di guerra]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 158-159}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 196, 202-207}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 136-137}}.</ref> Cantillo fece però il doppio gioco, e avvertì Batista delle intenzioni di Fidel. Volendo evitare il tribunale, il 31 dicembre 1958 Batista si dimise, informando le forze armate che sarebbero passate sotto il controllo di Cantillo. Con la famiglia e i suoi consiglieri più vicini, Batista fuggì in esilio nella [[Repubblica Dominicana]] con oltre 300 milioni di [[Dollaro statunitense|dollari statunitensi]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 158-159}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 203, 207-208}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 137}}.</ref> Cantillo entrò nel palazzo presidenziale de L'Avana, proclamò il giudice della Corte Suprema [[Carlos Manuel Piedra|Carlos Piedra]] nuovo presidente e iniziò a nominare i nuovi membri del governo.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 212}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 137}}.</ref>
Castro era furioso; trovandosi ancora nella provincia di Oriente, e non riconoscendo la giunta militare, annullò il cessate il fuoco e continuò l'offensiva.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 160}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 211}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 137}}.</ref> L'M-26-7 organizzò un piano per rovesciare la giunta Cantillo-Piedra, liberando il colonnello di alto rango Ramón Barquín dalla prigione dell'Isola dei Pini (dove era detenuto per la sua attività anti-Batista) e gli ordinò di volare a L'Avana per arrestare Cantillo.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 160}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 212}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 137}}.</ref> In vista delle celebrazioni che avrebbero interessato il paese dopo le dimissioni di Batista, Castro ordinò all'M-26-7 di assumersi la responsabilità di mantenere l'ordine nel paese, al fine di prevenire saccheggi e vandalismi.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 161-162}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 211}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 137-138}}.</ref>
Mentre Cienfuegos e Guevara conducevano le loro colonne a L'Avana il 2 gennaio, Castro entrò a Santiago, accettando la resa della caserma di Moncada e tenendo un discorso che chiamava alla guerra per l'indipendenza. Esprimendo il suo forte dissenso verso la giunta Cantillo-Piedra, chiese giustizia contro gli abusi dei diritti umani e annunciò un'era migliore per i diritti delle donne.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 142-143}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 214}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 138-139}}.</ref> Dirigendosi verso
L'Avana incontrò la madre di José Antonio Echevarría; venne inoltre accolto da folle di persone in diverse città e tenne convegni e interviste. I giornalisti stranieri giudicarono senza precedenti il livello di sostegno popolare.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 162-163}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 219}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 140-141}}.</ref>
==== Governo provvisorio: 1959 ====
Castro rese noto che secondo lui sarebbe dovuto diventare presidente l'avvocato [[Manuel Urrutia Lleó]]. Politicamente moderato, Urrutia aveva difeso i rivoluzionari dell'M-26-7 in tribunale, sostenendo che l'attacco alla Caserma di Moncada era legale in base alla costituzione cubana. Castro credeva che Urrutia sarebbe stato un buon capo, visto che entrambi condividevano l'ideale rivoluzionario contro Batista. Con i dirigenti della giunta in stato di arresto, Urrutia venne proclamato presidente provvisorio; la maggior parte del [[Gabinetto (ufficio)|Gabinetto]] era composto da membri dell'M-26-7.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 153, 161}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 216}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 126, 141-142}}.</ref> L'8 gennaio 1959 l'esercito castrista entrò a L'Avana. Proclamando se stesso "Rappresentante delle Forze Armate Ribelli della Presidenza", Castro - insieme a stretti aiutanti e famigliari - adibì casa e ufficio nell'attico dell'Hotel Tryp Habana Libre, dove s'incontravano giornalisti, visitatori stranieri e ministri governativi.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 164}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 144}}.</ref>
[[File:Castro y Frondizi - 1959.jpg|thumb|left|Castro con [[Arturo Frondizi]] nel 1959]]
Anche se ufficialmente Fidel non ricopriva alcun ruolo nel governo provvisorio, egli esercitava lo stesso una grande influenza, in gran parte grazie alla sua popolarità e al controllo dell'esercito ribelle. Tentando di sbarazzarsi completamente del governo cubano di Batista, il Congresso eletto sotto il controllo di quest'ultimo venne abolito e tutti quelli eletti nelle elezioni del 1954 e del 1958 furono allontanati dalla politica. Fidel spinse il presidente a proibire temporaneamente tutti i partiti politici, ma affermò ripetutamente che prima o poi sarebbero state celebrate elezioni multipartitiche. Questo non avvenne.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 171-172}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 217, 222}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 150-154}}.</ref> Nel frattempo Fidel cominciò anche a incontrare i membri del [[Partito Socialista Popolare (Cuba)|Partito Socialista Popolare]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 166, 170}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 251}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 145}}.</ref>
Nel tentativo d'impedire la rivoluzione, il governo di Batista aveva orchestrato massicce violazioni dei diritti umani; la stima dei morti più accreditata è di circa {{formatnum:20000}}. Fidel volle assicurare giustizia a tutti quei morti. Pur rimanendo una forza moderata e opposta alle rappresaglie di massa sostenute da molti, Castro contribuì a incriminare diversi sostenitori di Batista, portando a centinaia le esecuzioni conseguenti. I critici (in particolare quelli statunitensi) sostenevano che il governo provvisorio era interessato più alla vendetta che alla giustizia. In risposta, Castro proclamò che "la giustizia rivoluzionaria non si basa su precetti giuridici, ma sulla convinzione morale". Partecipò successivamente a diversi processi per assicurarsi che la "giustizia rivoluzionaria" fosse rispettata; quando un gruppo di aviatori accusati di aver bombardato un villaggio venne considerato non colpevole in un processo a Santiago de Cuba, Castro ne ordinò un riesame, in cui vennero considerati colpevoli e condannati al carcere a vita.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 163, 167-169}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 224-230}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 147-149}}.</ref>
Acclamato in tutta l'[[America Latina]], Castro andò in [[Venezuela]] per partecipare alle celebrazioni del primo anniversario del rovesciamento di [[Marcos Pérez Jiménez]]. Incontrandosi con il presidente eletto [[Rómulo Betancourt]], Castro propose maggiori relazioni tra le due nazioni, richiedendo senza successo un prestito di 300 milioni di dollari e un nuovo accordo per il petrolio venezuelano.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 169-170}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 225-226}}.</ref> Quando tornò in patria, Fidel si trovò in disaccordo con le figure governative più importanti del paese; il governo aveva infatti bandito la Lotteria Nazionale e aveva chiuso i casinò e i bordelli, lasciando migliaia di camerieri, ''[[croupier]]'' e prostitute disoccupati. Di conseguenza, il premier [[José Miró Cardona]] si dimise e andò in esilio negli Stati Uniti, aderendo al movimento anti-castrista.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 173}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 277}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 154}}.</ref>
=== ''Premiership'' ===
==== Consolidamento della ''leadership'': 1959 ====
[[File:Fidel Castro during a visit to Washington.jpg|thumb|upright=1.3|Fidel Castro durante una visita a [[Washington]]]]
Il 16 febbraio 1959 Castro giurò come primo ministro di Cuba e accettò il ruolo a condizione che i poteri del primo ministro fossero aumentati.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 173}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 228}}.</ref> Tra il 15 e il 26 aprile Castro visitò gli USA<ref name="fast_dacts_CNN">{{Cita web|titolo=Fidel Castro Fast Facts|url=https://edition.cnn.com/2012/12/04/world/americas/fidel-castro---fast-facts/index.html|editore=CNN|lingua=en|accesso=10 luglio 2017}}</ref>
con una delegazione composta da più di 50 rappresentanti industriali, ospiti della ''American Society of Newspaper Editors'' (ASNE). Il rivoluzionario venne acclamato da molti cittadini statunitensi, che lo consideravano un vero e proprio eroe.<ref name="when_we">{{Cita web|titolo="When We Finish Our Job, We Will Cut Off Our Beards": New York Times Coverage of Fidel Castro's 1959 U.S. Visit|url=http://jollas.org/doi/abs/10.18085/llas.3.1.g513l22q7jt26735?code=uono-site|editore=JOLLAS|lingua=en|
accesso=30 luglio 2017}}</ref>
Il presidente [[Dwight D. Eisenhower|Dwight Eisenhower]] si rifiutò d'incontrare Castro; quest'ultimo si confrontò allora con il vice-presidente [[Richard Nixon]], che non piacque fin da subito a Fidel.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 174-177}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 236-242}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 155-157}}.</ref>
Il suo viaggio non si fermò agli Stati Uniti, ma proseguì in [[Canada]], [[Brasile]], [[Uruguay]] e [[Argentina]]. A [[Buenos Aires]] partecipò a una conferenza economica, dove propose senza successo un "piano Marshall", finanziato dagli Stati Uniti, da 30 miliardi di dollari e destinato all'America Latina.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 177}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 243}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 158}}.</ref>
Dopo essersi nominato, il 17 maggio 1959, presidente dell'Istituto Nazionale della Riforma Agraria (''Instituto Nacional de Reforma Agraria'' - INRA), Castro emanò una riforma agraria che vietava a un proprietario terriero di possedere più di 993 ettari (4,02 km²) di terreno. Le grandi aziende vennero espropriate e le loro terre ridistribuite; circa {{formatnum:200000}} contadini ricevettero titoli di proprietà. A questo punto la classe benestante cubana non possedeva più il controllo agricolo. Grazie alla riforma agraria, Fidel incrementò la sua popolarità nella classe operaia/contadina, ma si alienò molti sostenitori nel ceto medio.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 177-178}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 280}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 159-160}}, {{Cita web|url=http://revolutions.truman.edu/cuba/aboutme.htm|titolo=First Agrarian Reform Law (1959)|lingua=en|accesso=29 agosto 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071011133515/http://revolutions.truman.edu/cuba/aboutme.htm|urlmorto=sì}}.</ref> Fidel si nominò inoltre presidente dell'Industria Nazionale del Turismo. Tentò d'incoraggiare gli afro-americani a visitare il paese, affermando che Cuba fosse un paradiso tropicale senza discriminazioni razziali, ma non riuscì nel suo intento.<ref>{{cita|Quirk, 1993|pp. 262–269, 281}}.</ref> Vennero apportate modifiche al salario statale; ai giudici e ai politici venne ridotta la retribuzione, mentre i funzionari pubblici di basso livello videro innalzarsi il proprio salario.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 234}}.</ref> Nel marzo 1959 Castro ordinò che venissero pagati gli affitti a coloro che ricevevano uno stipendio inferiore ai 100 dollari mensili; inoltre introdusse misure per aumentare il potere d'acquisto del popolo cubano. La produttività diminuì e le riserve finanziarie del paese si prosciugarono in soli due anni.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 186}}.</ref>
[[File:Barbudos - Fidel Castro and Camilo Cienfuegos.jpg|miniatura|sinistra|[[Camilo Cienfuegos]] e Fidel Castro prima di prendere parte a una partita di [[baseball]], 1959]]
Anche se inizialmente si rifiutò di classificare il suo regime come "socialista" e negò ripetutamente di essere un "comunista", Castro nominò sostenitori del [[marxismo-leninismo]] in posizioni governative e militari di alto livello. In particolare Guevara divenne governatore della Banca Centrale e poi Ministro delle Industrie. Sconvolto, il comandante dell'[[Aeronautica militare]] Pedro Luis Díaz Lanz disertò per gli Stati Uniti.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 176-177}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 248}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 161-166}}.</ref> Anche se il presidente Urrutia denunciò la diserzione, espresse pubblicamente la sua preoccupazione verso l'aumentare dell'influenza marxista. Irritato, Castro annunciò le sue dimissioni come primo ministro, accusando Urrutia di complicare la situazione governativa con il suo "anti-comunismo febbrile". Oltre {{formatnum:500000}} sostenitori castristi circondarono il palazzo presidenziale chiedendo le dimissioni di Urrutia, che arrivarono. Il 23 luglio Castro tornò a ricoprire l'incarico di primo ministro e nominò come nuovo presidente il marxista [[Osvaldo Dorticós Torrado]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 181-183}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 248-252}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 162}}.</ref>
Castro utilizzò la [[Radio (mass media)|radio]] e la [[televisione]] per sviluppare un "dialogo con la gente", ponendo domande e formulando dichiarazioni provocatorie.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 179}}.</ref> Il suo regime rimase popolare tra i lavoratori, i contadini e gli studenti, che costituivano la maggioranza della popolazione del paese, mentre l'opposizione era costituita principalmente dalla classe media.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 280}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 168}}.</ref> Migliaia di medici, ingegneri e altri professionisti emigrarono in [[Florida]], negli Stati Uniti, causando una [[fuga di cervelli]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 195-197}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 167}}.</ref> Il governo castrista si disfò degli oppositori politici e arrestò centinaia di [[Controrivoluzione|contro-rivoluzionari]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 181, 197}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 168}}.</ref> Il governo di Castro tuttavia sanzionò l'uso della tortura psicologica; i prigionieri venivano comunque sottoposti all'isolamento e a un trattamento violento e minaccioso.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 176-177}}.</ref> I gruppi di militanti anticastristi, finanziati dagli esiliati, dalla [[CIA]] e dal governo dominicano di [[Rafael Leónidas Trujillo]], intrapresero attacchi armati e fondarono basi di guerriglia nelle regioni montuose di Cuba. Ciò portò a una [[Ribellione delle montagne Escambray|ribellione nelle montagne Escambray]], durata sei anni. Il governo, grazie alla superiorità numerica ({{formatnum:400000}} uomini, tutti volontari),<ref>{{cita|Ramonet, 2007|p. 248}}.</ref> riuscì a placare la rivolta. I ribelli catturati vennero giustiziati.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 167}}; {{cita|Ros, 2006|pp. 159-201}}; {{cita|Franqui, 1984|pp. 111-115}}.</ref>
==== Supporto sovietico e opposizione statunitense ====
[[File:Sukarno and Fidel, 1960.jpg|thumb|left|Castro insieme a [[Sukarno]], [[L'Avana]], 1960]]
Nel 1960 incombeva la [[guerra fredda]], la contrapposizione ideologica, militare e politica tra le due superpotenze mondiali, gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], una democrazia liberale capitalista e l'[[Unione Sovietica]], uno stato socialista marxista-leninista, governato dal [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica]]. Esprimendo il suo disprezzo per gli USA, Castro stabilì rapporti con i sovietici, vista la condivisione degli ideali marxisti-leninisti.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 202}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 296}}.</ref> Durante l'incontro con il vice-premier sovietico [[Anastas Ivanovič Mikojan]], Castro accettò di fornire all'URSS zucchero, frutta, fibre e pelli, in cambio di petrolio greggio, fertilizzanti, beni industriali e un prestito da 100 milioni di dollari.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 189-190, 198-199}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 292-296}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 170-172}}.</ref> Il governo cubano ordinò
alle raffinerie del paese - controllate dalle società statunitensi [[Royal Dutch Shell|Shell]], [[Esso]] e [[Standard Oil]] - di utilizzare il petrolio sovietico, ma esse, sotto la pressione del governo degli Stati Uniti, rifiutarono. Castro rispose espropriando e nazionalizzando le raffinerie. Per vendicarsi, gli USA annullarono le importazioni di zucchero cubano; in risposta Fidel nazionalizzò la maggior parte dei possedimenti e delle attività commerciali statunitensi sull'isola, tra cui banche e zuccherifici.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 205-206}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 316-319}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 173}}.</ref>
Le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti peggiorarono in seguito all'esplosione di un peschereccio francese, il ''La Coubre'', nel porto de L'Avana nel marzo 1960. La nave trasportava armi acquistate dal Belgio; la causa dell'esplosione non fu mai determinata, ma Castro insinuò pubblicamente che il governo statunitense era colpevole di sabotaggio. Terminò il suo discorso con il celebre ''[[Hasta la victoria siempre|Hasta la victoria siempre. Patria o muerte]]'' ("Sempre fino alla vittoria. Patria o morte").<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 201-202}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 302}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 172}}.</ref> Ispirandosi al precedente successo del [[colpo di Stato in Guatemala del 1954]], il 17 marzo 1960 il presidente USA Eisenhower autorizzò segretamente la CIA a rovesciare il governo di Castro. Fornì un budget di 13 milioni di dollari e permise di allearsi con la [[mafia]], nemica di Castro in quanto quest'ultimo la aveva combattuta.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 202, 211-213}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 272-273}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 172-173}}.</ref> Il 13 ottobre 1960 gli Stati Uniti vietarono la maggior parte delle esportazioni verso Cuba, iniziando un [[Embargo contro Cuba|embargo economico]]. Il 14 ottobre l'[[Institut national de la recherche agronomique]] (INRA) assunse il controllo di 383 imprese private e il 25 ottobre altre 166 società statunitensi operanti a Cuba videro sequestrati e nazionalizzati i loro locali.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 214}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 349}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 177}}.</ref> Il 16 dicembre gli USA smisero definitivamente d'importare lo zucchero cubano, l'esportazione primaria del paese.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 215}}.</ref>
Nel settembre del 1960 Castro volò a [[New York]] per l'[[Assemblea generale delle Nazioni Unite]]. Offeso dall'atteggiamento dell{{'}}''élite'' del Shelburne Hotel, Fidel e il suo ''entourage'' soggiornarono nell'economico Hotel Theresa di [[Harlem]]. Lì incontrò giornalisti e figure anti-sistema, come [[Malcolm X]]. Conobbe inoltre il ''premier'' sovietico [[Nikita Sergeevič Chruščëv|Nikita Chruščёv]] e i due ''leader'' evidenziarono pubblicamente la povertà presente in alcune aree statunitensi come [[Harlem]]; Castro descrisse New York come una "città di persecuzione" verso i neri e i poveri. Le relazioni tra Castro e Chruščёv erano positive. Sebbene Castro pubblicamente negasse di essere socialista, Chruščëv informò il suo ''entourage'' che Cuba sarebbe diventata "un faro del socialismo in America Latina".<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 206-209}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 333-338}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 174-176}}.</ref> Successivamente Castro incontrò altri quattro socialisti, il primo segretario polacco [[Władysław Gomułka]], il presidente bulgaro [[Todor Živkov]], il presidente egiziano [[Gamal Abd el-Nasser]] e il premier indiano [[Jawaharlal Nehru]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 209-210}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 337}}.</ref>
Castro tornò a Cuba il 28 settembre. Temeva un colpo di Stato statunitense e proprio per questo motivo nel 1959 aveva speso 120 milioni di dollari per armi sovietiche, francesi e belghe. Lo scopo del rivoluzionario era quello di costruire l'esercito più grande dell'America Latina; nei primi anni del 1960 il governo cubano raddoppiò le dimensioni delle forze armate.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 300}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 176}}.</ref> Temendo elementi controrivoluzionari nell'esercito, il governo creò una milizia popolare per armare i cittadini favorevoli alla rivoluzione e addestrò almeno {{formatnum:50000}} sostenitori alle tecniche di combattimento.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 125}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 300}}.</ref> Il 28 settembre 1960 vennero creati i [[Comitati di Difesa della Rivoluzione]] (CDR), un insieme di organizzazioni di massa cubane che presidiavano il territorio con l'obiettivo di combattere la delinquenza e la controrivoluzione. Vennero inoltre organizzate campagne sulla sanità e sull'istruzione. Dopo poco tempo l'80% della popolazione cubana era coinvolta nel CDR.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 233}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 345}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 176}}.</ref> Castro affermò che la nuova amministrazione da lui guidata era una democrazia diretta, in cui la popolazione cubana si sarebbe potuta riunire in massa per manifestare ed esprimere la propria volontà democratica. Di conseguenza, rifiutò la necessità di organizzare elezioni, sostenendo che i sistemi rappresentativi democratici servivano agli interessi delle ''élite'' socioeconomiche.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 313}}.</ref> Al contrario, i critici condannarono il nuovo regime, definendolo non democratico. Il segretario di Stato statunitense [[Christian Herter]] sostenne che Cuba stava adottando il modello sovietico, con uno stato monopartitico, il controllo governativo dei sindacati, la soppressione delle libertà civili e l'assenza di libertà di parola e di stampa.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 330}}.</ref>
Il governo castrista enfatizzò i progetti sociali per migliorare lo standard di vita della popolazione cubana, spesso a scapito dello sviluppo economico.<ref name="Bourne 1986. p. 275-76">{{cita|Bourne, 1986|pp. 275-276}}.</ref> Un'attenzione particolare venne posta sull'istruzione; nei primi 30 mesi del governo castrista vennero aperte più aule scolastiche che nei precedenti 30 anni. Il sistema educativo primario cubano offriva un programma di studio-lavoro: la metà del tempo veniva trascorsa in classe, mentre l'altra metà in un'attività produttiva.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 275-276}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 324}}.</ref> L'assistenza sanitaria venne nazionalizzata e ampliata. Vennero aperti in tutta l'isola centri sanitari rurali e cliniche urbane, che offrono tuttora assistenza medica gratuita. La vaccinazione di massa contro le malattie infantili venne implementata e le percentuali di mortalità infantile vennero ridotte drasticamente.<ref name="Bourne 1986. p. 275-76"/> Un terzo aspetto dei programmi sociali fu la costruzione di infrastrutture; nei primi sei mesi di governo castrista vennero costruiti oltre 965 km di strade, mentre 300 milioni di dollari vennero utilizzati in sistemi idrici e sanitari.<ref name="Bourne 1986. p. 275-76"/> Nei primi anni di amministrazione castrista vennero costruite oltre 800 case al mese per abbassare il numero di senzatetto; inoltre vennero aperti asili nido e centri per disabili e anziani.<ref name="Bourne 1986. p. 275-76"/>
==== Invasione della baia dei Porci e abbraccio del socialismo (1961-62) ====
[[File:CheyFidel.jpg|thumb|[[Che Guevara|Guevara]] (a sinistra) assieme a Castro, 1961]]
Nel gennaio 1961 Castro ordinò all'ambasciata statunitense de L'Avana di ridurre i suoi 300 dipendenti, sospettando che molti fossero spie. Gli Stati Uniti risposero con la chiusura delle relazioni diplomatiche e aumentando i fondi della CIA destinati ai dissidenti cubani in esilio; questi militanti iniziarono ad attaccare navi che commerciavano con Cuba e a bombardare negozi e fabbriche di zucchero.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 215-216}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 353-354, 365-366}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 178}}.</ref> Eisenhower e il suo successore [[John Fitzgerald Kennedy]] sostennero un piano della CIA per aiutare una militanza dissidente, il "Fronte Democratico Rivoluzionario", a invadere Cuba e a rovesciare il governo castrista; il progetto alla fine si concretizzò con l'[[invasione della baia dei Porci]] (17 - 19 aprile 1961).
Il 15 aprile, i [[Douglas A-26 Invader]] forniti dalla CIA bombardarono tre aeroporti militari cubani; gli USA affermarono che i responsabili erano piloti dell'aviazione cubana che avevano [[diserzione|disertato]]; Fidel considerò queste dichiarazioni come ''[[false flag]]''.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 217-220}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 363-367}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 178-179}}.</ref> Temendo un'invasione, ordinò l'arresto di {{formatnum:20000}}/{{formatnum:100000}} sospetti controrivoluzionari,<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 221-222}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 371}}.</ref> affermando pubblicamente che "ciò che gli imperialisti non ci possono perdonare è che noi abbiamo realizzato una rivoluzione socialista sotto i loro nasi". Si trattò della prima dichiarazione pubblica di Fidel in cui si annunciava che il governo s'ispirava all'ideologia [[socialismo|socialista]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 221-222}}; {{cita|Quirk, 1993|p. 369}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 180, 186}}.</ref> La CIA e il Fronte Democratico Rivoluzionario disponevano in [[Nicaragua]] della ''Brigade 2506'', composta da {{formatnum:1400}} unità. L'attacco, dopo 3 giorni, finì con la vittoria dei castristi. Fidel ordinò che i {{formatnum:1189}} ribelli catturati venissero interrogati in diretta televisiva da un gruppo di giornalisti; il 25 aprile condusse personalmente l'interrogatorio. 14 ribelli vennero processati per i crimini presumibilmente commessi prima della rivoluzione, mentre tutti gli altri vennero restituiti agli Stati Uniti in cambio di medicinali e alimenti pari a 25 milioni di dollari statunitensi.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 226-227}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 375-378}}; {{cita|Coltman, 2003|pp. 180-184}}.</ref>
Consolidando "Cuba socialista", Castro unì l'M-26-7, il [[Partito Socialista Popolare (Cuba)|Partito Socialista Popolare]] e la Direzione Rivoluzionaria in un partito governativo basato sul principio leninista del centralismo democratico: le [[Organizzazioni Rivoluzionarie Integrate]] (ORI), che successivamente prenderà la denominazione di [[Partito Unito della Rivoluzione Socialista di Cuba]] (PURSC), che nel 1965 cambierà denominazione in [[Partito Comunista di Cuba]] (PCC).<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 230}}; {{cita|Quirk, 1993|pp. 387, 396}}; {{cita|Coltman, 2003|p. 188}}.</ref> Anche se l'URSS non era del tutto sicura dell'abbraccio di Castro al socialismo, i rapporti con i sovietici vennero approfonditi.<ref>{{cita|Quirk, 1993|pp. 385-386}}.</ref> Castro iscrisse Fidelito in una scuola di [[Mosca (Russia)|Mosca]]<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 231}}, {{cita|Coltman, 2003|p. 188}}.</ref> e successivamente ricevette il [[Premio Lenin per la pace]].<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 405}}.</ref> Nel dicembre 1961 Castro si proclamò marxista-leninista e nella sua seconda dichiarazione a L'Avana invitò l'America Latina a realizzare una rivoluzione.<ref>{{cita|Bourne, 1987|pp. 230-234}}, {{cita|Quirk, 1993|pp. 395, 400-401}}, {{cita|Coltman, 2003|p. 190}}.</ref> In risposta, gli USA spinsero con successo l'[[Organizzazione degli Stati americani]] a espellere Cuba; i sovietici rimproverarono Fidel di essere stato troppo avventato, mentre i cinesi si congratularono con lui.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 232-234}}, {{cita|Quirk, 1993|pp. 397-401}}, {{cita|Coltman, 2003|p. 190}}.</ref> Nonostante l'affinità ideologica con la [[Cina]], durante la [[crisi sino-sovietica]] Cuba si schierò con i sovietici, che avevano offerto all'isola aiuti economici e militari.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 232}}, {{cita|Quirk, 1993|p. 397}}.</ref>
L'ORI iniziò ad amministrare Cuba secondo il modello sovietico, perseguendo gli oppositori politici e accusando di [[Devianza (sociologia)|devianza]] le prostitute e gli omosessuali; Castro considerava questi ultimi un tratto borghese.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 233}}.</ref> I funzionari governativi si espressero contro l'[[omofobia]] di Fidel; nonostante questo vennero create le [[unità militari di aiuto alla produzione]] (attive dal novembre 1965 alla metà del 1968).<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 188-189}}.</ref> Gli atti omosessuali verranno depenalizzati nel 1979 e nel 2010 Castro si assumerà la piena responsabilità delle persecuzioni, affermando inoltre che furono "una grande ingiustizia".<ref>[https://www.cnn.com/2010/WORLD/americas/08/31/cuba.castro.gays/index.html?hpt=T2 "Castro admits 'injustice' for gays and lesbians during revolution"], [[CNN]], Shasta Darlington, 31 agosto 2010.</ref> Nel 1962 l'economia di Cuba era in forte crisi, frutto di una scarsa gestione economica e di una bassa produttività, associate all'embargo commerciale degli Stati Uniti. Le carenze alimentari portarono al [[razionamento]], causando proteste a [[Cárdenas (Cuba)|Cárdenas]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 233}}, {{cita|Quirk, 1993|pp. 203-204, 410-412}}, {{cita|Coltman, 2003|p. 189}}.</ref> Nel marzo 1962 Castro rimosse dalle loro cariche i più importanti "vecchi comunisti", etichettandoli come "settari".<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 234-236}}, {{cita|Quirk, 1993|pp. 403-406}}, {{cita|Coltman, 2003|p. 192}}.</ref> A livello personale, Castro divenne sempre più solitario e le sue relazioni con Guevara si affievolirono, poiché questi dimostrava di essere sempre più anti-sovietico e pro-cinese.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 258-259}}, {{cita|Coltman, 2003|pp. 191-192}}.</ref>
==== Crisi dei missili di Cuba: 1962-1968 ====
{{Vedi anche|Crisi dei missili di Cuba}}
[[File:U2 Image of Cuban Missile Crisis.jpg|thumb|left|Fotografia ottenuta dai voli di ricognizione degli aerei spia statunitensi [[Lockheed U-2]] che mostra l'[[Crisi dei missili di Cuba|installazione di missili sovietici a Cuba]]]]
Militarmente più debole della [[NATO]], Chruščёv volle installare gli [[MRBM]] [[R-12 (missile)|R-12]] per riequilibrare la bilancia del potere nucleare, che pendeva dalla parte degli Stati Uniti.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 192-194}}.</ref> Castro accettò la proposta sovietica, credendo che avrebbe garantito maggiore sicurezza e favorito la causa socialista.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 194}}.</ref> Il progetto venne elaborato sottobanco; solo Fidel, Raúl, Guevara, Dorticós e il capo della sicurezza Ramiro Valdés erano a conoscenza del progetto nella sua completezza.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 195}}.</ref> Gli USA nell'ottobre scoprirono il piano attraverso aerei [[Lockheed U-2]]. Gli Stati Uniti considerarono quei missili come un piano d'attacco, nonostante Castro affermasse che in realtà si trattasse di un piano difensivo.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 238-239}}, {{cita|Quirk, 1993|p. 425}}, {{cita|Coltman, 2003|pp. 196-197}}.</ref>
Castro sollecitò Chruščёv a minacciare un attacco nucleare verso gli Stati Uniti in caso di attacco USA verso l'isola cubana, ma Chruščёv non aveva intenzione di scatenare una guerra nucleare.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 197}}.</ref> Castro venne escluso dai negoziati; Chruščёv accettò di rimuovere i missili in cambio dell'impegno statunitense a non invadere Cuba e a rimuovere i propri missili dall'[[Italia]] e dalla [[Turchia]].<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 198-199}}.</ref> Sentendosi tradito da Chruščёv, Castro si infuriò e presto si ammalò.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 239}}, {{cita|Quirk, 1993|pp. 443-434}}, {{cita|Coltman, 2003|pp. 199-200, 203}}.</ref>
Fidel propose 5 punti: che gli Stati Uniti mettessero fine all'embargo, che cessassero di sostenere i dissidenti, che smettessero di violare lo spazio aereo cubano e le acque territoriali e che chiudessero la [[base navale di Guantánamo]]. Incontrò e presentò queste richieste al [[Segretario generale delle Nazioni Unite]] [[U Thant]]. Gli Stati Uniti ignorarono le proposte; in risposta Fidel si rifiutò di consentire alle Nazioni Unite di ispezionare l'isola cubana.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 241-242}}, {{cita|Quirk, 1993|pp. 444-445}}.</ref>
Nel febbraio del 1963 Castro ricevette una lettera personale da Chruščёv che lo invitava a visitare l'URSS. Fidel raggiunse Nikita nel mese di aprile e rimase nel territorio sovietico cinque settimane. Visitò 14 città, partecipò a una manifestazione nella [[Piazza Rossa]] e al [[Calendimaggio]], al [[Cremlino]] di [[Mosca (Russia)|Mosca]]. Ricevette un dottorato onorario presso l'[[Università statale di Mosca]] e divenne il primo straniero a ricevere l'[[Ordine di Lenin]].<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. pp. 245-248.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 204-205}}.</ref>
Castro tornò a Cuba con nuove idee; ispirato dal giornale sovietico [[Pravda]], unì ''Hoy'' e ''Revolución'' in un unico quotidiano, ''[[Granma (giornale)|Granma]]''.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 249.</ref> Investì molto nello sport, che portò ad un miglioramento della considerazione sportiva a livello internazionale.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. pp. 249-250.</ref>
Il governo decise di consentire temporaneamente l'emigrazione a tutti i cittadini, esclusi quelli maschi tra i 15 e i 26 anni.<ref name="Coltman 2003. p. 213">{{cita|Coltman, 2003|p. 213}}.</ref> Nel 1963 morì la madre di Fidel. La stampa in seguito non darà più notizie sulla vita privata di Castro.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. pp. 250-251.</ref> Nel 1964 Castro tornò a Mosca per firmare un nuovo accordo quinquennale per il commercio dello zucchero, ma anche per discutere dell'[[assassinio di John Fitzgerald Kennedy]].<ref name="Bourne 1986. p. 263">[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 263.</ref> Nell'ottobre del 1965 si formò il Comitato Centrale del Partito Unito della Rivoluzione Socialista di Cuba (PURSC), che decise di modificarne il nome in [[Partito Comunista di Cuba]] (PCC).<ref name="Coltman 2003. p. 213"/>
Nonostante i dubbi sovietici, Castro continuò a sostenere la rivoluzione globale. Sostenne anche il "progetto andino" di Guevara, un piano non riuscito per creare un movimento di guerriglia negli altopiani della [[Bolivia]], del [[Perù]] e dell'[[Argentina]], e permise a gruppi rivoluzionari di tutto il mondo, dai [[Viet Cong]] alle [[Pantere Nere]], di esercitarsi a Cuba.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 255.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 211}}.</ref> Fidel era certo del fatto che l'Africa, dominata dall'Occidente, fosse matura per una rivoluzione e mandò truppe e medici per aiutare il regime socialista di [[Ahmed Ben Bella]] in [[Algeria]] durante la [[Guerra delle sabbie]]. Inoltre strinse un'alleanza con il governo socialista di [[Alphonse Massamba-Débat]] nella [[Repubblica del Congo]]. Nel 1965 Castro autorizzò Guevara a raggiungere la [[Repubblica Democratica del Congo]] per sostenere la [[rivolta dei Simba]].<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. pp. 255-256, 260.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 211-212}}.</ref> Dopo l'uccisione di Guevara in [[Bolivia]], Fidel, profondamente colpito, affermò pubblicamente che il Comandante aveva spesso trascurato la sua sicurezza personale.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 267-268}}.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 216}}.</ref> Nel 1966 Castro organizzò la OSPAAAL (''Organization of Solidarity with the People of Asia, Africa and Latin America'') a L'Avana, affermandosi ulteriormente come figura di spicco nel palcoscenico mondiale.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 265.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 214}}.</ref> Da questa conferenza Castro creò l'Associazione di Solidarietà Latinoamericana (OLAS); L'Avana assunse quindi la ''leadership'' del movimento rivoluzionario latinoamericano.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 267.</ref>
Il ruolo crescente esercitato da Castro sullo scacchiere mondiale rese tesa la sua relazione con i sovietici, guidati da [[Leonid Brežnev]]. Affermando l'indipendenza di Cuba, Castro si rifiutò di firmare il [[Trattato di non proliferazione nucleare|trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari]], dichiarando che fosse un tentativo sovietico-statunitense di dominare il [[Terzo mondo]].<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 269.</ref> A sua volta, lo scienziato sovietico Aníbal Escalante iniziò a organizzare una rete governativa di opposizione a Castro, anche se nel gennaio 1968 lui ed i suoi sostenitori vennero arrestati.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. pp. 269-270.</ref> Castro rifiutò le pressioni di Brežnev a essere "obbediente"; nell'agosto 1968 Fidel accusò la [[Primavera di Praga]] di essere guidata da una "marmaglia fascista reazionaria", e sostenne l'invasione sovietica della [[Cecoslovacchia]].<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. pp. 270-271.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 216-217}}.</ref><ref>{{Cita web|cognome= Castro|nome= Fidel|data=agosto 1968|url= http://lanic.utexas.edu/project/castro/db/1968/19680824.html|titolo= Castro comments on Czechoslovakia crisis|lingua=en|editore=FBIS}}</ref> Influenzato dal [[Grande balzo in avanti]] cinese, nel 1968 Castro proclamò una grande offensiva rivoluzionaria, chiudendo tutti i rimanenti negozi e imprese privati e denunciando i proprietari di essere capitalisti contro-rivoluzionari.<ref name="Coltman 2003. p. 227">{{cita|Coltman, 2003|p. 227}}.</ref>
==== Stagnazione economica e terzomondismo: 1969-1974 ====
[[File:1972 Fidel Castro visiting Romania.jpg|thumb|Castro con [[Nicolae Ceaușescu|Ceausescu]] in [[Romania]], 1972]]
Nel gennaio 1969 Castro celebrò pubblicamente il 10º anniversario della sua amministrazione in [[Plaza de la Revolución]], sfruttando l'occasione per chiedere alle folle riunite se tollerassero una possibile riduzione dello zucchero, facendo riflettere sui problemi economici del paese.<ref name="Coltman 2003. p. 227"/> In precedenza la maggioranza della raccolta dello zucchero veniva inviata verso l'Unione Sovietica; essa però nel 1969 venne fortemente danneggiata da un uragano. Castro e molti altri ministri del governo si riunirono insieme a diplomatici stranieri.<ref name="Bourne 1986. p. 273">[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 273.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 229}}.</ref> La situazione non migliorò e Castro pubblicamente offrì di dimettersi, ma il popolo espresse il suo dissenso.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 274.</ref><ref name="Coltman 2003. p. 230">{{cita|Coltman, 2003|p. 230}}.</ref>
Nonostante le difficoltà economiche cubane, molte delle riforme sociali di Castro rimasero popolari, in particolare quelle riguardanti i settori dell'educazione, delle cure mediche e delle costruzioni stradali, nonché nella politica governativa di "democrazia diretta".<ref name="Bourne 1986. p. 275-76"/><ref name="Coltman 2003. p. 230"/> Cuba si rivolse ai sovietici in cerca di aiuti economici e dal 1970 al 1972 gli economisti sovietici ri-progettarono e organizzarono l'economia cubana, dando vita alla "''Cuban-Soviet Commission of Economic, Scientific and Technical Collaboration''"; il presidente sovietico [[Aleksej Nikolaevič Kosygin]] visitò il paese nel 1971.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. pp. 276-277.</ref> Nel luglio del 1972 Cuba entrò nel [[Consiglio di mutua assistenza economica]] (COMECON), organizzazione economica e commerciale degli Stati comunisti, anche se questo limitò ulteriormente l'economia cubana alla produzione agricola.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 277.</ref>
Nel maggio 1970 il gruppo dissidente stanziato in [[Florida]], Alpha 66, affondò due barche da pesca cubane e catturò i loro equipaggi, chiedendo il rilascio di 66 membri del gruppo imprigionati a Cuba. Sotto la pressione degli Stati Uniti, gli ostaggi vennero liberati e Castro li accolse come eroi.<ref name="Coltman 2003. p. 230"/> Nell'aprile 1971 Fidel venne condannato internazionalmente per aver ordinato l'arresto del poeta dissidente [[Herberto Padilla]]. Quando Padilla si ammalò, Castro lo visitò in ospedale. Il poeta venne rilasciato dopo aver confessato pubblicamente le sue "colpe". Poco dopo il governo istituì il Consiglio Culturale Nazionale per assicurarsi che gli intellettuali e gli artisti sostenessero l'amministrazione castrista.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 232-233}}.</ref> Nel 1971 Fidel [[Visita di Stato di Fidel Castro in Cile|visitò il Cile]], dove l'anno precedente aveva conquistato democraticamente il potere il marxista [[Salvador Allende]]. Castro sostenne le riforme socialiste di Allende; temendo la presenza di elementi di destra nell'esercito cileno, Castro consigliò ad Allende di eliminarli con un processo di [[epurazione]], per il rischio di un [[colpo di Stato]]. Fidel aveva visto giusto: l'[[Colpo di Stato in Cile del 1973|11 settembre 1973]] le forze armate cilene rovesciarono Allende, che morì durante il colpo di Stato. Una giunta guidata da [[Augusto Pinochet]] prese il potere.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. pp. 278-280.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 233-236, 240}}.</ref> Castro successivamente viaggiò in [[Africa occidentale]] per incontrare il presidente socialista della [[Guinea]] [[Ahmed Sékou Touré]], dove affermò pubblicamente che quest'ultimo fosse il più grande ''leader'' del continente africano.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 237-238}}.</ref> Poi, nel giro di sette settimane, visitò [[Algeria]], [[Bulgaria]], [[Ungheria]], [[Polonia]], [[Germania Est]], [[Cecoslovacchia]] e [[Unione Sovietica]].
Durante ogni visita Castro era desideroso di incontrare gente comune, in fabbriche e aziende, chiacchierando e scherzando con loro. Nonostante che esprimesse pubblicamente il suo sostegno ai governi di questi paesi, in privato chiedeva di sostenere maggiormente i movimenti rivoluzionari in altre parti del mondo, in particolare la [[guerra del Vietnam]].<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 238}}.</ref> Nel settembre 1973 il ''Líder Máximo'' ritornò ad [[Algeri]] per partecipare al quarto vertice del [[Movimento dei paesi non allineati]] (Non-Aligned Movement, NAM). Diversi membri del NAM criticarono la presenza di Castro, sostenendo che Cuba fosse allineata al [[Patto di Varsavia]] e che pertanto non avrebbe dovuto presenziare alla conferenza, soprattutto perché vi lodò pubblicamente l'Unione Sovietica, sottolineando il suo carattere anti-imperialista.<ref name="ReferenceB">[[#Bou86|Bourne 1986]]. pp. 283-284.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 239}}.</ref> Il 6 ottobre 1973 scoppiò la [[guerra del Kippur]], che vide [[Israele]] scontrarsi con [[Siria]] ed [[Egitto]] (sostenuti da altri paesi arabi). Durante il conflitto il governo castrista inviò {{formatnum:4000}} soldati nei territori interessati, per impedire alle forze israeliane di entrare nel territorio siriano.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 284.</ref>
Nel 1974 Cuba interruppe i rapporti con Israele a causa del trattamento riservato ai palestinesi durante il lungo [[conflitto arabo-israeliano]] e per le relazioni sempre più strette tra lo stato ebraico e gli USA. Questo permise a Castro di guadagnarsi il rispetto da parte dei ''leader'' del mondo arabo, in particolare dal presidente [[Libia|libico]] [[Muʿammar Gheddafi]], che diventò suo amico e alleato.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 239-240}}.</ref> Durante l'anno Cuba ebbe un miglioramento economico, dovuto principalmente all'alto prezzo internazionale dello zucchero, ma influenzato anche da nuovi accordi commerciali con il [[Canada]], l'[[Argentina]] e alcuni paesi dell'[[Europa occidentale]].<ref name="ReferenceB"/><ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 240}}.</ref> Il governo cubano adottò una nuova costituzione basata sul modello sovietico e abolì le cariche di presidente e di primo ministro. Castro assunse la presidenza del nuovo Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri, diventando capo di Stato e capo del governo.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 283.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 240-241}}.</ref>
=== Presidenza ===
==== Interventi militari all'estero e segretario generale del Movimento dei paesi non allineati (NAM): 1975-1979 ====
Castro considerava l'[[Africa]] "l'anello più debole della catena imperialista" e, su richiesta del presidente angolano [[Agostinho Neto]], inviò nel novembre del 1975 in Angola 230 consiglieri militari per aiutare il [[Movimento Popolare di Liberazione dell'Angola]] (MPLA) durante la [[guerra civile in Angola]]. Quando gli Stati Uniti e il [[Sudafrica]] intensificarono il loro sostegno al [[Fronte Nazionale di Liberazione dell'Angola]] (FNLA) e all'[[Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola]] (UNITA), Castro ordinò che altri {{formatnum:18000}} militari venissero inviati in Angola.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 281, 284-287.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 242-243}}.</ref>
In viaggio verso l'Angola, Castro festeggiò con Neto, il Presidente della [[Guinea]] [[Ahmed Sékou Touré]] e quello della [[Guinea-Bissau]] [[Luís Cabral]]; nel frattempo decisero di appoggiare il [[Fronte di Liberazione del Mozambico]] contro la [[Resistenza Nazionale Mozambicana]] durante la guerra civile.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 243}}.</ref> Nel mese di febbraio Fidel visitò l'[[Algeria]] e la [[Libia]], trascorrendo dieci giorni con [[Muʿammar Gheddafi]] prima di discutere con il governo marxista della [[Repubblica Democratica Popolare dello Yemen]]. Da lì procedette verso [[Somalia]], [[Tanzania]], [[Mozambico]] e [[Angola]]; venne accolto dalle masse come un eroe, in particolare per la sua opposizione all{{'}}''[[apartheid]]''.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 243-244}}.</ref>
[[File:Fidelcastro1978.jpg|thumb|left|upright=1.4|Fidel Castro a [[L'Avana]], 1978]]
Nel 1977 scoppiò la [[guerra dell'Ogaden]], causata dall'invasione somala della [[Ogaden|omonima regione etiope]]; nonostante che il presidente somalo [[Mohammed Siad Barre]] fosse un ex-alleato di Castro, egli lo aveva messo in guardia in vista di un possibile attacco. Cuba si schierò allora a fianco del presidente etiope [[Menghistu Hailé Mariàm]], inviando delle truppe sotto il comando del generale [[Arnaldo Ochoa]] per aiutare l'esercito etiope sopraffatto. Dopo aver costretto i somali a indietreggiare, Menghistu ordinò al suo esercito di sopprimere il [[Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo]], un'azione non sostenuta da Fidel.<ref name="Coltman 2003. p. 245">{{cita|Coltman, 2003|p. 245}}.</ref><ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. pp. 291-292.</ref> Castro estese il suo supporto ai movimenti rivoluzionari latino-americani, in particolare (dal luglio 1979) al [[Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale]] nel suo tentativo di rovesciare in [[Nicaragua]] il governo di [[Anastasio Somoza Debayle|Anastasio Somoza]].<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 249}}.</ref>
I critici anti-castristi accusarono il governo di sprecare troppe vite cubane in questi coinvolgimenti militari; lo Scaife Foundations, fondato dal Center for a Free Cuba, ha stimato che circa 14.000 soldati cubani abbiano perso la vita durante azioni militari all'estero.<ref>{{Cita web|data= 25 agosto 2006|url= http://www.mediatransparency.org/recipientgrants.php?recipientID=1892|titolo= Recipient Grants: Center for a Free Cuba|accesso= 25 agosto 2006|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20070828125037/http://www.mediatransparency.org/recipientgrants.php?recipientID=1892|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web |cognome=O'Grady |nome=Mary Anastasia |data=30 ottobre 2005 |url=http://www.cubacenter.org/media/news_articles/countingcastrosvictims.php |titolo=Counting Castro’s Victims |editore=Wall Street Journal, Center for a Free Cuba |lingua=en|accesso=11 maggio 2006 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061008182246/http://www.cubacenter.org/media/news_articles/countingcastrosvictims.php |urlmorto=sì }}</ref> Nel 1979 si tenne a L'Avana l'annuale vertice del Movimento dei non allineati (NAM), durante il quale Castro venne nominato segretario generale, incarico che ricoprì fino al 1983. In veste di segretario generale della NAM e di Presidente del Consiglio di Cuba, partecipò nel mese di ottobre 1979 all'[[Assemblea generale delle Nazioni Unite]], dove tenne un discorso sulle disparità nel mondo. Il suo discorso venne accolto con molti applausi da parte degli altri ''leader'' mondiali.<ref name="Coltman 2003. p. 245"/><ref name="Bourne. p. 294">[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 294.</ref>
I rapporti cubani con il resto del continente americano migliorarono sotto la presidenza messicana di [[Luis Echeverría]], del [[Presidente degli Stati Uniti d'America|presidente statunitense]] [[Jimmy Carter]] e del [[Primo ministro del Canada|primo ministro canadese]] [[Pierre Trudeau]].<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 244-245}}.</ref> Considerando Carter un uomo sincero e dalle buone intenzioni, Castro liberò alcuni prigionieri politici e permise ad alcuni esuli cubani di visitare i loro parenti nell'isola, sperando a sua volta che Carter abolisse l'[[Embargo contro Cuba|embargo economico]] e fermasse il supporto della CIA ai dissidenti anti-castristi.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 289.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 247-248}}.</ref>
==== Reagan e Gorbačëv: 1980-1989 ====
Dal 1980 l'economia cubana si ritrovò nuovamente in difficoltà, a seguito del calo del prezzo di mercato dello zucchero; nel 1979 la raccolta venne decimata.<ref name="Gott 2004. p. 288">{{cita|Gott, 2004|p. 288}}.</ref>
In seguito, il governo cubano annunciò che chiunque avesse voluto lasciare il paese avrebbe potuto farlo partendo dal porto di Mariel;<ref name=globsec>{{cita web|lingua=en |url=http://www.globalsecurity.org/military/ops/mariel-boatlift.htm |titolo=Mariel Boatlift |editore=''globalsecurity.org'' |accesso=6 luglio 2009}}</ref> iniziò di lì a poco un imponente [[Esodo di Mariel|esodo navale]]. Quest'ultimo però iniziò ad avere risvolti politici negativi per Carter quando si scoprì che un'alta percentuale di esuli era stata rilasciata dalle prigioni e dagli ospedali psichiatrici cubani.<ref name="Bourne 1986. p. 295">[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 295.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 251-252}}.</ref>
Nel 1980 [[Ronald Reagan]] vinse le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1980|elezioni presidenziali statunitensi]] e intraprese una dura linea anti-castrista.<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 296.</ref><ref name="Coltman 2003. p. 252">{{cita|Coltman, 2003|p. 252}}.</ref> Nel 1981 Castro accusò gli Stati Uniti di [[Arma biologica|guerra biologica]] contro Cuba.<ref name="Coltman 2003. p. 252"/>
[[File:Ali Khamenei and Fidel Castro in Non-Aligned Movement meeting in Zimbabwe (1986).jpg|thumb|left|upright=1.3|[[Ali Khamenei]] e Castro ad un convegno del [[Movimento dei paesi non allineati]] nello [[Zimbabwe]] (1986)]]
Pur disprezzando la [[Processo di riorganizzazione nazionale|giunta militare di destra dell'Argentina]] (molti militanti comunisti da essa perseguitati avevano trovato rifugio a Cuba), Castro sostenne gli argentini durante la [[guerra delle Falkland]] contro il [[Regno Unito]], appoggiato a sua volta dal [[Cile di Pinochet]] (2 aprile - 14 giugno 1982).<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 253}}.</ref> Fidel decise poi di appoggiare il [[New Jewel Movement]] (partito politico [[Grenada|grenadino]] d'ispirazione marxista-leninista e indipendentista), inviando inoltre medici, insegnanti e tecnici per sostenere lo sviluppo del paese e stringendo amicizia con il presidente [[Maurice Bishop]].
Quando Bishop venne ucciso in seguito a un colpo di Stato guidato da un membro interno del partito, il marxista Bernard Coard, nell'ottobre 1983, Castro continuò prudentemente a sostenere il governo di Grenada. Tuttavia gli Stati Uniti utilizzarono il colpo di Stato come giustificazione per l'invasione dell'isola. I soldati cubani presenti nel territorio morirono durante il conflitto; Castro si schierò contro l'invasione statunitense e paragonò gli USA alla [[Germania nazista]].<ref>[[#Bou86|Bourne 1986]]. p. 297.</ref><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 253-254}}.</ref> Temendo un'invasione targata USA del [[Nicaragua]], inviò [[Arnaldo Ochoa]] a formare militarmente i sandinisti in azioni di guerriglia, ma ricevette poco sostegno dai sovietici.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 254-255}}.</ref>
Nel 1985 [[Michail Gorbačëv|Gorbačëv]] divenne [[Segretario generale del PCUS]]. La sua politica riformista fece temere a molti ortodossi marxisti (tra cui Fidel) un indebolimento dello stato socialista e il permesso agli elementi capitalisti di riconquistare il controllo.<ref name="Coltman 2003. p. 256">{{cita|Coltman, 2003|p. 256}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|p. 273}}.</ref> Gorbačëv accettò le richieste statunitensi di ridurre il sostegno a Cuba;<ref name="Coltman 2003. p. 256"/> e le relazioni tra i due paesi socialisti si deteriorarono.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 257}}.</ref> Quando Gorbačëv visitò Cuba nell'aprile 1989, informò Castro che la ''[[perestrojka]]'' avrebbe dato fine alle sovvenzioni per Cuba.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 260-261}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|p. 276}}.</ref> Ignorando le richieste di liberalizzazione in conformità all'esempio sovietico, Castro continuò a bloccare i dissidenti interni e in particolare a tenere sotto controllo i militari, la minaccia primaria per il governo. Numerosi ufficiali militari, tra i quali Ochoa e Tony de la Guardia, vennero indagati per corruzione e traffico di droga; in particolare gli ultimi due vennero giustiziati nel 1989, nonostante le richieste di clemenza.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 258-266}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|pp. 279-286}}.</ref> Su consiglio medico, nell'ottobre 1985, Castro smise di fumare [[Sigaro cubano|sigari cubani]], diventando un esempio da seguire per il resto del popolo cubano.<ref name="coltman.2003.p224">{{cita|Coltman, 2003|p. 224}}.</ref> Castro s'impegnò successivamente nella denuncia del problema del [[debito del terzo mondo]], sostenendo che quest'ultimo non sarebbe mai sfuggito al debito che le banche e i governi del [[primo mondo]] gli impongono. Nel 1985 L'Avana ospitò cinque conferenze internazionali sul problema del debito mondiale.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 255}}.</ref>
Nel novembre 1987 Castro iniziò a interessarsi maggiormente alla [[guerra civile in Angola]]. Il presidente angolano [[José Eduardo dos Santos]] riuscì a farsi inviare altre truppe cubane; Castro ammise poi di aver dedicato maggiore tempo all'Angola che alla situazione nazionale, credendo che una vittoria nel territorio straniero avrebbe condotto alla fine dell{{'}}''apartheid''. Gorbačëv propose una negoziazione per porre fine al conflitto e nel 1988 organizzò un colloquio tra URSS, USA, Cuba e Sudafrica; venne deciso che tutte le truppe straniere si sarebbero dovute ritirare dall'Angola. Castro si adirò per l'approccio di Gorbačëv, credendo che stesse abbandonando la lotta dei poveri del mondo a favore della distensione politica.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 257-258}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|pp. 276-279}}.</ref> In [[Europa orientale]] tra il 1989 e il 1991 i governi socialisti caddero sotto il controllo di capitalisti riformisti e molti osservatori occidentali si aspettavano la stessa fine per Cuba.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 277}}.</ref><ref name="Gott 286">{{cita|Gott, 2004|p. 286}}.</ref> Più isolata, Cuba migliorò le relazioni con il governo di [[Manuel Noriega]] a Panama, nonostante l'odio personale di Castro verso Noriega. Nel dicembre 1989, però, con l'invasione statunitense, Noriega venne deposto.<ref name="Gott 286"/><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 267-268}}.</ref> Nel febbraio 1990 gli alleati di Castro in Nicaragua, il presidente [[Daniel Ortega]] e i [[Sandinismo|sandinisti]], vennero sconfitti da [[Violeta Barrios de Chamorro]], appartenente all'[[Unione Nazionale d'Opposizione]], sostenuta dall'amministrazione [[George H. W. Bush|Bush]].<ref name="Gott 286"/><ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 268-270}}.</ref> Con il crollo del [[Blocco orientale]], gli USA denunciarono le violazioni dei [[diritti umani a Cuba]] alla [[Commissione per i diritti umani]] di [[Ginevra]]. Cuba affermò che quella risoluzione rappresentava la manifestazione dell'egemonia statunitense e rifiutò di consentire a una delegazione investigativa di entrare nel paese.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 270-271}}.</ref>
==== 1990-2000 ====
[[File:Fidel Castro Roma 1996.jpg|thumb|Al World Food Summit presso la [[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura|FAO]], a [[Roma]], il 16 novembre 1996]]
Con la fine del favorevole commercio con il [[Blocco orientale]], Castro dichiarò pubblicamente che Cuba stava entrando in un "periodo speciale nel tempo della pace". Le razioni di benzina vennero ridotte drasticamente, vennero importate biciclette cinesi per sostituire le automobili, mentre le fabbriche che producevano beni non essenziali vennero chiuse. I buoi cominciarono a sostituire i trattori, la legna da ardere cominciò ad essere utilizzata per la cottura e vennero introdotti tagli alla fornitutra di energia elettrica della durata giornaliera di 16 ore. Castro ammise che Cuba stava affrontando una situazione peggiore di una guerra aperta e che il paese avrebbe dovuto ricorrere all'[[agricoltura di sussistenza]].<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 271}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|pp. 287-289}}.</ref> Nel 1992 l'economia cubana era decresciuta in meno di due anni del 40%, con gravi carenze alimentari, malnutrizione diffusa e mancanza di beni di base.<ref name="Gott 2004. p. 288"/><ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 282}}.</ref>
Castro sperava nel restauro del [[marxismo-leninismo]] nell'URSS, ma si astenne dal sostenere il [[Tentato colpo di Stato in Unione Sovietica|colpo di Stato del 1991]].<ref name="ReferenceA">{{cita|Coltman, 2003|pp. 274-275}}.</ref> Quando Gorbačëv riconquistò il controllo, le relazioni tra Cuba e l'URSS si deteriorano ulteriormente e le truppe sovietiche si ritirarono nel settembre 1991.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 275}}.</ref> Il 26 dicembre 1991 cadde ufficialmente l'Unione Sovietica. Il primo [[Presidente della Federazione Russa|presidente russo]], [[Boris Nikolaevič El'cin]], divenne ostile a Castro e sviluppò dei legami con la Fondazione Nazionale Cubano Americana.<ref name="ReferenceA"/> Castro cercò di migliorare i rapporti con le nazioni capitaliste. Accolse i politici e gli investitori occidentali a Cuba, strinse amicizia con [[Manuel Fraga]] e si interessò particolarmente delle politiche di [[Margaret Thatcher]] nel [[Regno Unito]].<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 290-291}}.</ref> Fidel cessò di sostenere i militanti stranieri, astenendosi dal lodare le [[Forze armate rivoluzionarie della Colombia|FARC]] durante una visita in [[Colombia]] nel 1994 e chiedendo un accordo tra il governo messicano e l'[[Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale]] nel 1995. Cominciò allora a presentarsi pubblicamente sulla scacchiera mondiale come un ''leader'' moderato.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 305-306}}.</ref>
Nel 1991 L'Avana ospitò gli [[XI Giochi panamericani]]; per fare ciò vennero costruiti uno stadio e degli alloggi per gli atleti. Castro ammise che accettare la proposta di ospitare i giochi fu un grave e costoso errore. Nonostante questo, i giochi rappresentarono un vero successo per il governo castrista. Le folle che si riunivano acclamavano regolarmente il nome del ''leader'' rivoluzionario di fronte ai giornalisti stranieri. Per la seconda volta dalla nascita dei giochi, nel medagliere finale gli Stati Uniti furono superati dalla nazione di casa, dopo che nella prima edizione era stata l'[[Argentina]] a sopravanzare gli statunitensi.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 272-273}}.</ref> Il sostegno a Castro rimase stabile, anche se ebbero luogo piccole dimostrazioni anti-governative; l'opposizione cubana respinse però le richieste della comunità in esilio di realizzare una rivolta armata.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 275-276}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|p. 314}}.</ref> Nell'agosto del 1994 si verificò nella capitale cubana la più grave manifestazione anti-castrista: 200-300 giovani cominciarono infatti a gettare pietre verso la polizia. In risposta i manifestanti vennero fronteggiati da una grande folla pro-governativa. I manifestanti vennero dispersi e non si registrarono feriti.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 297-299}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|pp. 298-299}}.</ref> Temendo che i gruppi dissidenti di [[Miami]] invadessero l'isola, il governo cubano organizzò una strategia di difesa nota come "la guerra di tutta la gente", progettando una campagna di guerriglia diffusa; i disoccupati vennero impiegati in lavori di costruzione di una rete di bunker e tunnel in tutto il paese.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 287}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|pp. 273-274}}.</ref>
[[File:Vladimir Putin in Cuba 14-17 December 2000-5.jpg|thumb|left|Il [[Presidenti della Russia|presidente russo]] [[Vladimir Putin]] incontra Castro, 14-17 dicembre 2000]]
Il governo castrista decise di diversificare l'economia dello stato in [[Biotecnologia|biotecnologie]] e [[turismo]]; quest'ultimo nel 1995 superò l'industria dello zucchero come principale fonte di reddito.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 288}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|pp. 290, 322}}.</ref> L'arrivo di migliaia di turisti messicani e spagnoli portò a un numero crescente di cubane dedite alla prostituzione, ufficialmente illegale; Castro si astenne dall'utilizzare il pugno di ferro contro la prostituzione, temendo una dura opposizione politica.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 294}}.</ref> Le difficoltà economiche portarono molti cubani a rivolgersi verso la religione, in particolare alla [[Chiesa cattolica]] e alla [[Santeria]]. Nonostante avesse a lungo creduto che la religione fosse un concetto superato, Castro ammorbidì il suo approccio verso la Chiesa e le istituzioni religiose. Riconobbe il senso psicologico che avrebbe potuto portare il credo religioso e permise ai credenti di unirsi al Partito Comunista.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 278, 294-295}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|p. 309}}.</ref> Nonostante considerasse la Chiesa cattolica un'istituzione [[Reazione (politica)|reazionaria]] e pro-capitalista, Castro decise di organizzare una visita a Cuba di [[Papa Giovanni Paolo II]], che avvenne nel gennaio 1998.<ref>{{cita|Coltman, 2003|pp. 309-311}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|pp. 306-310}}.</ref>
Nei primi [[anni novanta]] Castro abbracciò l'[[ambientalismo]], combattendo gli sprechi di risorse naturali e il riscaldamento globale e accusando gli USA di essere il principale inquinante del mondo.<ref name="Coltman 2003. p. 312">{{cita|Coltman, 2003|p. 312}}.</ref> Le politiche ambientaliste del governo castrista furono molto efficaci: nel 2006 Cuba era l'unica nazione al mondo ad abbracciare la definizione del [[WWF]] di [[sviluppo sostenibile]], con un'[[impronta ecologica]] inferiore agli 1,8 ettari per abitante e un [[indice di sviluppo umano]] nel 2007 dell'oltre 0,8.<ref>{{Cita web |url=http://assets.panda.org/downloads/living_planet_report.pdf |titolo=Living Planet report |accesso=16 agosto 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180821060851/http://assets.panda.org/downloads/living_planet_report.pdf |urlmorto=sì }}</ref> Contemporaneamente Castro divenne ''leader'' del [[movimento no-global]], criticando l'egemonia globale statunitense e il controllo esercitato dalle [[multinazionali]].<ref name="Coltman 2003. p. 312"/> Castro mantenne anche i suoi ideali anti-''apartheid''; durante le celebrazioni del 26 luglio 1991 Castro salì sul palco a fianco di [[Nelson Mandela]]. Mandela lodò il coinvolgimento cubano nella lotta contro il [[Sudafrica]] nel territorio angolano e ringraziò personalmente Castro.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 283}}.</ref><ref>{{cita|Gott, 2004|p. 279}}.</ref> Fidel successivamente incontrò Mandela durante le celebrazioni per la vittoria nelle [[elezioni generali in Sudafrica del 1994]].<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 304}}.</ref> Nel 2001 partecipò alla "Conferenza contro il razzismo" in Sudafrica, dove si espresse nell'ambito della diffusione globale di stereotipi razziali attraverso i film statunitensi.<ref name="Coltman 2003. p. 312"/>
==== 2000-2006 ====
Impantanata nei suoi problemi economici, Cuba assistette molto positivamente alla vittoria dell'anti-imperialista e [[socialismo democratico|socialista democratico]] [[Hugo Chávez]] alle [[elezioni presidenziali in Venezuela del 1998]].<ref name="RefE">{{cita|Kozloff, 2008|p. 24}}.</ref> Castro e Chávez strinsero una forte amicizia, con il primo che fungeva da guida e figura paterna al secondo;<ref>{{cita|Wilpert, 2007|p. 162}}; {{cita|Azicri, 2009|p. 100}}.</ref> i due ''leader'' strinsero una solida alleanza che influenzò tutta l'America Latina.<ref name="RefF">{{cita|Azicri, 2009|p. 100}}.</ref> Nel 2000 firmarono un accordo attraverso il quale Cuba avrebbe inviato {{formatnum:20000}} medici in [[Venezuela]], ricevendo in cambio {{formatnum:53000}} barili di petrolio al giorno con tariffe preferenziali; nel 2004 l'accordo venne rafforzato: i medici inviati in territorio venezuelano crebbero a {{formatnum:40000}} e i barili di petrolio giornalieri a {{formatnum:90000}}.<ref>{{cita|Marcano, 2007|pp. 213-215}}; {{cita|Kozloff, 2008|pp. 23-24}}.</ref><ref>{{Cita news|cognome= Morris|nome= Ruth|lingua= en|data= 18 dicembre 2005|url= https://pqasb.pqarchiver.com/sun_sentinel/access/943180711.html?dids=943180711:943180711&FMT=ABS&FMTS=ABS:FT&date=Dec+18%2C+2005&author=Ruth+Morris+Havana+Bureau&pub=South+Florida+Sun+-+Sentinel&edition=&startpage=1.A&desc=CUBA%27S+DOCTORS+RESUSCITATE+ECONOMY+AID+MISSIONS+MAKE+MONEY%2C+NOT+JUST+ALLIES|titolo= Cuba's Doctors Resuscitate Economy Aid Missions Make Money, Not Just Allies|pubblicazione= [[Sun-Sentinel]]|accesso= 28 dicembre 2006|dataarchivio= 1 ottobre 2007|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20071001003849/http://pqasb.pqarchiver.com/sun_sentinel/access/943180711.html?dids=943180711%3A943180711&FMT=ABS&FMTS=ABS%3AFT&date=Dec+18%2C+2005&author=Ruth+Morris+Havana+Bureau&pub=South+Florida+Sun+-+Sentinel&edition=&startpage=1.A&desc=CUBA%27S+DOCTORS+RESUSCITATE+ECONOMY+AID+MISSIONS+MAKE+MONEY%2C+NOT+JUST+ALLIES|urlmorto= sì}}</ref> L'8 luglio 2004 venne avviata, con l'impulso dei governi di Cuba e Venezuela, la "[[Misión Milagro]]"".<ref>{{cita|Kozloff, 2008|p. 21}}.</ref>
L'alleanza tra i due paesi favorì l'economia dell'isola caraibica<ref>{{cita|Kozloff, 2008|p. 24}}; {{cita|Azicri, 2009|pp. 106-107}}.</ref> e nel maggio 2005 Castro raddoppiò il salario minimo per 1,6 milioni di lavoratori, aumentò le pensioni e fornì nuovi elettrodomestici da cucina ai residenti più poveri di Cuba.<ref name="RefE" /> Rimanevano però alcuni problemi economici: nel 2004 Castro, per compensare una carenza di carburante, chiuse 118 fabbriche (tra cui industrie siderurgiche e zuccherifici).<ref>{{Cita news|lingua=en|data=30 settembre 2004 |url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/3702784.stm |titolo=Cuba to shut plants to save power |editore=[[BBC News]] |accesso=20 maggio 2006}}</ref> Il 14 dicembre 2004 Cuba e Venezuela fondarono l'[[Alleanza Bolivariana per le Americhe]], un progetto di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell'America Latina e i paesi caraibici.<ref name="RefF" /> Cuba aprì successivamente ambasciate in tutti i paesi della [[Caribbean Community]].<ref>{{Cita news|lingua= en|data= 13 marzo 2006|url= http://www.caribbeannewsnow.com/caribnet/cgi-script/csArticles/articles/000008/000823.htm|titolo= Cuba opens more Caribbean embassies|editore= Caribbean Net News|accesso= 11 maggio 2017|pubblicazione= |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20120118173203/http://www.caribbeannewsnow.com/caribnet/cgi-script/csArticles/articles/000008/000823.htm|urlmorto= sì}}</ref>
Nel 2004 i rapporti diplomatici tra il governo castrista e [[Panama]] vennero interrotti perché la presidente [[Mireya Moscoso]] (appartenente al [[Partito Panameñista]]) aveva graziato quattro esuli cubani accusati di aver tentato di assassinare Castro nel 2000. I legami diplomatici vennero poi ristabiliti nel 2005 con la salita al potere di [[Martín Torrijos]].<ref name="Cuba and Panama restore relations">{{Cita news|lingua=en|data=21 agosto 2005 |url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/4170374.stm |titolo=Cuba and Panama restore relations |editore=BBC News |accesso=21 maggio 2017 |nome=Stephen |cognome=Gibbs}}</ref>
Castro espresse la sua solidarietà agli Stati Uniti dopo gli [[Attentati dell'11 settembre 2001|attacchi dell'11 settembre 2001]], condannando [[Al Qaida]] e permettendo agli aerei statunitensi di atterrare negli aeroporti cubani in caso di necessità.<ref>{{Cita web|url=http://www.themilitant.com/2001/6539/653957.html|titolo=Fidel Castro speaks on imperialist war drive|data=15 ottobre 2001|sito=themilitant.com, Volume 69, Number 39|editore=The Militant|lingua=en|accesso=25 luglio 2016}}</ref> Castro si rese conto che gli attacchi terroristici avrebbero reso più aggressiva la politica estera degli Stati Uniti.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 320}}.</ref> Criticò l'[[invasione dell'Iraq]] del 2003, affermando che la guerra guidata dagli USA aveva imposto una "legge della giungla" internazionale.<ref>"[http://www.foxnews.com/story/2003/12/23/castro-kuwait-iraq-invasions-both-mistakes.html Castro: Kuwait, Iraq Invasions Both Mistakes]". Fox News. 23 dicembre 2003.</ref> Nel 1998 il primo ministro canadese [[Jean Chrétien]] incontrò Castro a Cuba per evidenziare i loro stretti legami. Fu il primo capo del governo canadese a visitare l'isola da quando [[Pierre Trudeau]] aveva visitato L'Avana nel 1976.<ref>{{Cita news|lingua=en|data= 20 aprile 1998|url= http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/80546.stm |titolo=Canadian PM visits Fidel in April |editore=BBC News |accesso=21 maggio 2006}}</ref> Nel 2002 l'ex presidente USA [[Jimmy Carter]] visitò Cuba, dove sottolineò la mancanza di libertà civili nel paese ed esortò il governo a prestare attenzione al [[Progetto Varela]] di [[Oswaldo Payá]].<ref>{{cita|Skierka, 2006|p. xvi}}.</ref>
=== Ultimi anni ===
==== 2006-2008 ====
Nel 2006 Castro venne sottoposto a un intervento chirurgico intestinale e il 31 luglio 2006 delegò le sue funzioni presidenziali al fratello [[Raúl Castro|Raúl]].<ref>{{Cita web|url=http://www.pbs.org/newshour/bb/latin_america/july-dec06/castro_08-01.html |titolo=Reaction Mixed to Castro's Turnover of Power |sito=PBS |lingua=en|data=1º agosto 2006 }}; {{Cita web|url=http://www.juventudrebelde.co.cu/cuba/2011-03-22/my-shoes-are-too-tight/ |titolo=My Shoes Are Too Tight |autore=Castro, Fidel |lingua=en|editore=Juventud Rebelde |data=22 marzo 2011 |accesso=14 aprile 2011 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110427023625/http://www.juventudrebelde.co.cu/cuba/2011-03-22/my-shoes-are-too-tight/ }}; {{Cita news|lingua=en|url=http://articles.cnn.com/2011-03-22/world/cuba.castro.party_1_raul-castro-cuban-people-cuba-plans?_s=PM:WORLD |titolo=Castro says he resigned as Communist Party chief 5 years ago |editore=CNN |data=22 marzo 2011 |accesso=14 aprile 2011 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110415064631/http://articles.cnn.com/2011-03-22/world/cuba.castro.party_1_raul-castro-cuban-people-cuba-plans?_s=PM%3AWORLD }}</ref> Nel febbraio 2007 Raúl annunciò che la salute di Fidel stava migliorando e che stava prendendo parte a importanti riunioni governative.<ref>{{Cita web|titolo=Acting president Raul Castro says brother Fidel getting better |lingua=en|editore=Associated Press - CBC News |data=9 febbraio 2007 |url=http://www.cbc.ca/news/world/acting-president-raul-castro-says-brother-fidel-getting-better-1.670123|accesso=17 novembre 2016}}</ref> Nello stesso mese Fidel prese parte allo ''show'' radiofonico di [[Hugo Chávez]], ''[[Aló Presidente]]''.<ref>{{Cita news |lingua=en |cognome=Pretel |nome=Enrique Andres |data=28 febbraio 2007 |url=https://www.reuters.com/article/2007/02/28/idUSN27428997 |titolo=Cuba's Castro says recovering, sounds stronger |editore=Reuters |accesso=28 aprile 2012 |pubblicazione= |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120726090144/http://www.reuters.com/article/2007/02/28/idUSN27428997 |urlmorto=sì }}</ref> Il 21 aprile Castro incontrò [[Wu Guanzheng]], appartenente al [[Comitato permanente dell'ufficio politico del Partito Comunista Cinese]].<ref>{{Cita news|lingua=en|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/6578539.stm|titolo=Castro resumes official business |editore=BBC News|accesso=21 aprile 2007 |data=21 aprile 2007}}</ref> Il 15 e 16 settembre il [[Movimento dei paesi non allineati]] tenne il suo 14º vertice a L'Avana, dove Fidel venne nominato [[Movimento dei paesi non allineati#Elenco dei segretari generali|segretario generale]].<ref>{{Cita news|lingua=en|data=16 settembre 2006 |titolo=Castro elected President of Non-Aligned Movement Nations |editore=People's News Daily |url=http://english.peopledaily.com.cn/200609/16/eng20060916_303402.html |accesso=8 dicembre 2013}}</ref>
In una lettera del febbraio 2008 Castro annunciò di non voler accettare i ruoli di Presidente del Consiglio di Stato e di Comandante in Capo che gli sarebbero stati proposti durante l'Assemblea Nazionale di quel mese,<ref>{{Cita news|lingua=en|autore=Castro, Fidel|titolo=Message from the Commander in Chief|url=http://www.cuba.cu/gobierno/discursos/2008/esp/f180208e.html|pubblicazione=Diario Granma|editore=Comité Central del Partido Comunista de Cuba|data=18 febbraio 2008|accesso=20 maggio 2011}}{{es icon}}; {{Cita news|lingua=en|data= 18 febbraio 2008|url= http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/7252109.stm|titolo= Fidel Castro announces retirement|editore=BBC News |accesso=18 febbraio 2008}}; {{Cita news|lingua=en|data= 18 febbraio 2008|url= http://africa.reuters.com/top/news/usnBAN929511.html|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20090103110711/http://africa.reuters.com/top/news/usnBAN929511.html|titolo= Fidel Castro stepping down as Cuba's leader|editore=Reuters|accesso=18 febbraio 2008}}</ref> affermando: "Sarebbe tradita la mia coscienza se assumessi una responsabilità che richiede mobilità e devozione totale, che non sono in condizioni fisiche da offrire".<ref>{{Cita news|lingua=en|data=19 febbraio 2008 |url= http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/americas/7252109.stm|titolo= Fidel Castro announces retirement |editore=BBC News |accesso=19 febbraio 2008}}</ref> Il 24 febbraio 2008 l'[[Assemblea nazionale del potere popolare]] votò all'unanimità Raúl come presidente.<ref name="BBC">{{Cita news|titolo= Raul Castro named Cuban president|url= http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/7261204.stm|editore=BBC|data= 24 febbraio 2008|lingua=en|accesso=24 febbraio 2008}}</ref> Descrivendo il fratello come "non sostituibile", Raúl propose che Fidel continuasse ad essere consultato sulle questioni di maggiore importanza, una mozione approvata all'unanimità dai 597 membri dell'Assemblea Nazionale.<ref>{{Cita web|url=http://ipsnews.net/news.asp?idnews=41321 |titolo=CUBA: Raúl Shares His Seat with Fidel |editore=Ipsnews.net |lingua=en|accesso=16 marzo 2011 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110511102235/http://ipsnews.net/news.asp?idnews=41321 }}</ref>
==== 2008-2016 ====
[[File:Cristina Fernández de Kircher y Fidel Castro - 2009.jpg|thumb|left|Fidel Castro e la presidente argentina [[Cristina Fernández de Kirchner]] il 21 gennaio 2009]]
Il 19 aprile 2011, in occasione del VI Congresso nazionale del [[Partito Comunista di Cuba]], Fidel Castro si dimise anche dalla carica di Primo Segretario del partito,<ref>{{Cita web|url=http://www.euronews.net/2011/04/19/fidel-quits-communist-party-leadership-as-cuba-looks-to-reform/|titolo=Fidel quits Communist Party leadership as Cuba looks to reform|lingua=en|editore=Euronews.net|data=19 aprile 2011|accesso=19 aprile 2011|dataarchivio=23 aprile 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110423031134/http://www.euronews.net/2011/04/19/fidel-quits-communist-party-leadership-as-cuba-looks-to-reform/|urlmorto=sì}}</ref> l'ultima che deteneva ufficialmente. Nel marzo 2011 Castro aveva condannato l'[[Intervento militare in Libia del 2011|intervento militare della NATO in Libia]].<ref name="Castro condemns NATO's 'inevitable' war on Libya">{{cita news|url=https://edition.cnn.com/2011/WORLD/americas/03/03/cuba.castro.libya/|titolo=Castro condemns NATO's 'inevitable' war on Libya|editore=''CNN News''|data=3 marzo 2011|accesso=30 novembre 2016}}</ref>
[[File:Enrique Peña Nieto y Fidel Castro.jpg|thumb|Il presidente messicano [[Enrique Peña Nieto]] e Fidel Castro il 29 gennaio 2014]]
Il 29 marzo 2012, durante la visita a Cuba di [[Papa Benedetto XVI]], Fidel Castro ebbe un colloquio di circa trenta minuti con il pontefice, definito da entrambi molto cordiale, nel quale Castro, pur mostrando alcune difficoltà motorie dovute alla malattia e all'età avanzata, si dimostrò ancora perfettamente lucido e cosciente, anche a dispetto delle voci circolate pochi giorni prima riguardo alla sua presunta morte. Si vociferò che, durante l'incontro, Castro avrebbe confidato al pontefice la sua conversione al [[cattolicesimo]], ma la notizia non trovò conferme ed è rimasta un'indiscrezione.<ref>{{cita web|url=http://www.guardian.co.uk/world/video/2012/mar/29/pope-benedict-fidel-castro-video?intcmp=239|titolo=Pope Benedict XVI meets Fidel Castro|editore=The Guardian.co.uk|accesso=10 giugno 2012}}</ref> Dopo molto tempo lontano dalla scena pubblica, Castro, assieme al fratello Raúl, incontrò il politico venezuelano [[Diosdado Cabello]] all'Avana l'8 giugno 2013.<ref>[http://www.eluniversal.com/nacional-y-politica/130608/cabello-conversa-con-los-castro-sobre-relacion-bilateral Cabello conversa con los Castro sobre relación bilateral] eluniversal.com</ref> Un'altra uscita pubblica avvenne il 9 gennaio 2014, per l'inaugurazione all'Avana di uno spazio culturale.<ref>[http://www.ilgiornale.it/news/esteri/cuba-fidel-castro-torna-pubblico-nove-mesi-assenza-981476.html Dopo nove mesi Fidel Castro torna in pubblico all'Avana - IlGiornale.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
Nel gennaio 2015 Fidel Castro commentò in una lettera agli studenti la ripresa delle relazioni diplomatiche con [[Washington]] promossa dal fratello Raúl, affermando che, pur trattandosi di una mossa positiva per stabilire la pace regionale, diffidava del governo USA.<ref name="Fidel Castro appears to lend support to Cuba talks with U.S.">{{cita news|url=https://www.reuters.com/article/us-cuba-usa-idUSKBN0L005P20150127/|titolo=Fidel Castro appears to lend support to Cuba talks with U.S.|editore=''reuters.com''|data=26 gennaio 2015|accesso=15 novembre 2016}}</ref> Non incontrò [[Barack Obama]] durante la sua visita a Cuba nel marzo 2016 – la prima di un presidente statunitense in 88 anni – ma gli dedicò un editoriale, intitolato ironicamente ''Fratello Obama'', in cui dichiarò: "Non abbiamo bisogno di regali dall'impero".<ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/esteri/2016/03/28/news/cuba_fidel_a_obama_non_vogliamo_regali_dall_impero_-136433096/|titolo=Cuba, Fidel a Obama: "Non abbiamo bisogno di regali dall'impero"|pubblicazione=Repubblica.it|data=28 marzo 2016|accesso=27 novembre 2016}}</ref>
Il 20 settembre 2015 Fidel Castro incontrò [[Papa Francesco]] nella propria residenza dell'Avana, durante la visita del pontefice argentino nell'isola. Il colloquio, avvenuto in [[lingua spagnola]] e durato circa quaranta minuti, fu incentrato sulla fede e sul futuro degli equilibri mondiali e si concluse con un reciproco scambio di doni in un clima cordiale e informale,<ref name="Cuba, Papa Francesco incontra Fidel Castro e gli regala libri sulla religione">{{cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/20/cuba-papa-francesco-incontra-fidel-castro-e-gli-regala-libri-sulla-religione/2052713/|titolo=Cuba, Papa Francesco incontra Fidel Castro e gli regala libri sulla religione|editore=''ilfattoquotidiano.it''|data=21 settembre 2015|accesso=28 novembre 2016}}</ref> quando il papa prese la mano di Castro e gli chiese di dedicargli un [[Padre nostro]].<ref name="«Quel Padre Nostro promesso da Fidel a Bergoglio»">{{cita news|url=https://www.avvenire.it/mondo/pagine/mina-quel-padre-nostro-promesso-da-fidel-a-bergoglio|titolo=«Quel Padre Nostro promesso da Fidel a Bergoglio»|editore=''http://www.avvenire.it''|data=26 novembre 2015|accesso=11 dicembre 2016}}</ref>
Il 19 aprile 2016 Castro intervenne a sorpresa nel corso della cerimonia di chiusura del VII Congresso nazionale del [[Partito Comunista di Cuba]] pronunciando quello che si rivelerà essere il suo ultimo discorso ufficiale, una sorta di commiato e di testamento politico, in cui osservò che, data l'età avanzata, quella era probabilmente "l'ultima volta" che prendeva la parola nell'assemblea, invitando gli astanti a mantenere vivi i propri ideali comunisti.<ref>{{cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/20/cuba-laddio-di-fidel-castro-presto-avro-90-anni-arriva-il-mio-turno-ma-rimarranno-le-idee/510112/|titolo=Cuba, l’addio di Fidel Castro: “Presto avrò 90 anni, arriva il mio turno. Ma rimarranno le idee”|editore=''ilfattoquotidiano.it''|data=20 aprile 2016|accesso=10 novembre 2016}}</ref>
[[File:Fidel Castro's funeral procession.jpg|thumb|Il corteo funebre di Fidel Castro attraversa la [[provincia di Sancti Spíritus]]]]
L'ultima apparizione in pubblico avvenne il 13 agosto, durante la celebrazione del suo novantesimo compleanno al teatro [[Karl Marx]] dell'Avana.
==== Morte ====
Fidel Castro morì nella capitale cubana alle ore 22.29 del 25 novembre 2016, esattamente 60 anni dopo il salpamento del ''[[Granma]]''; a darne l'annuncio alla televisione di Stato fu il fratello [[Raúl Castro|Raúl]].<ref name="corriere.it">{{cita news|autore=Sara Gandolfi|url=http://www.corriere.it/esteri/16_novembre_26/morto-fidel-castro-6cb17178-b398-11e6-9bbf-23f96afff2f8.shtml|titolo=Morto Fidel Castro|editore=[[Corriere della Sera]]|data=26 novembre 2016|accesso=26 novembre 2016}}</ref><ref name="AlJazeeraobit">{{Cita news|lingua=en|url=https://www.aljazeera.com/news/americas/2016/11/cuba-leader-fidel-castro-dead-90-161126053354637.html|editore=Al Jazeera|titolo=Cuba's former leader Fidel Castro dead at 90|data=26 novembre 2016|accesso=25 novembre 2016}}</ref> La causa della morte non è stata rivelata.<ref>{{Cita news|url=http://fortune.com/2016/12/04/fidel-castro-cuba-burial/|titolo=Fidel Castro Laid to Rest in Cuba, Ending Nine Days of Mourning|data=4 dicembre 2016|lingua=en|pubblicazione=Reuters|editore=Fortune|accesso=4 dicembre 2016}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=en|url=https://www.bbc.com/news/world-latin-america-38114953?ns_mchannel=social&ns_campaign=bbc_breaking&ns_source=twitter&ns_linkname=news_central|editore=BBC News|titolo=Cuba's Fidel Castro dies aged 90|accesso=25 novembre 2016|data=26 novembre 2016}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://www.buzzfeed.com/karlazabludovsky/fidel-castro-longtime-cuban-leader-dead-at-age-90|editore=BuzzFeed|titolo=Fidel Castro, Longtime Cuban Leader, Dead At Age 90|data=26 novembre 2016|lingua=en|accesso=26 novembre 2016|nome=Karla|cognome=Zabludovsky}}</ref> Nel rispetto della volontà del defunto, il corpo è stato cremato nelle ore successive.<ref name="corriere.it"/><ref>[https://www.bbc.com/news/world-latin-america-38114953 "Fidel Castro, Cuba's leader of revolution, dies at 90"], BBC, 25 novembre 2016.</ref>
Durante i nove giorni di lutto nazionale, il corteo funebre ha percorso al contrario il medesimo viaggio di 900 km fatto da Castro e dai rivoluzionari nel gennaio 1959, trasportandone l'urna cineraria dall'Avana a [[Santiago di Cuba]], dove è stata sepolta. Le varie tappe del tragitto hanno visto la folla accoglierlo con commozione, ammassata lungo le strade per assistere al corteo.<ref>{{Cita news|lingua=en|url=https://www.bbc.com/news/world-latin-america-38201169|titolo=Fidel Castro's ashes buried in Santiago de Cuba|data=4 dicembre 2016|pubblicazione=BBC|accesso=4 dicembre 2016}}</ref>
== Ideologia politica ==
[[File:Castro sign.jpg|thumb|left|Poster propagandistico cubano: "Combattere contro l'impossibile e vincere"]]
Castro inizialmente si proclamò "un socialista, un marxista e un leninista",<ref>{{cita|Castro e Ramonet, 2009|p. 157}}.</ref> mentre dal dicembre 1961 cominciò a definirsi marxista-leninista.<ref>{{cita|Sondrol, 1991|p. 608}}.</ref> Da marxista, Castro cercò di trasformare Cuba da uno stato capitalista dominato dall'imperialismo straniero in una società socialista e, infine, in una società comunista. Influenzato da Guevara, egli suggerì che Cuba potesse eludere la maggior parte delle fasi del socialismo e progredire direttamente al comunismo.<ref>{{cita|Quirk, 1993|pp. 559-560}}.</ref>
La Rivoluzione cubana tuttavia non incontrò l'assioma marxista consistente nel raggiungere il socialismo attraverso la rivoluzione del proletariato: i principali membri delle forze rivoluzionarie impegnate a rovesciare Batista appartenevano infatti alla classe media cubana.<ref>{{cita|Balfour, 1995|pp. 177-178}}.</ref> Castro dichiarò anche: "Noi non siamo solo marxisti-leninisti, ma anche nazionalisti e patrioti".<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 790}}.</ref> Fidel descrisse [[Karl Marx]] e il nazionalista cubano [[José Martí]] come sue principali figure che hanno influenzato la sua ideologia;<ref>{{cita|Castro e Ramonet, 2009|pp. 101-102}}.</ref> secondo lo storico e giornalista Richard Gott la politica castrista fu maggiormente influenzata da Martí che da Marx.<ref>{{cita|Gott, 2004|p. 149}}.</ref> Castro descrisse le idee politiche di Martí come "una filosofia dell'indipendenza e una eccezionale filosofia umanistica",<ref>{{cita|Castro e Ramonet, 2009|p. 147}}.</ref> e i suoi sostenitori e apologisti affermarono ripetutamente che esistevano grandi analogie tra le due figure.<ref>{{cita|Lecuona, 1991|p. 46}}.</ref>
Il biografo Volka Skierka descrisse il governo castrista come un sistema altamente individuale socialista e nazionalista.<ref>{{cita|Skierka, 2006|p. xv}}.</ref> Secondo Theodore Draper l'ideologia di Castro è il "Castroism" (traducibile in "castrismo"), ovvero una miscela del socialismo europeo con la tradizione rivoluzionaria latinoamericana.<ref>{{cita|Draper, 1965|pp. 48-49}}.</ref> Secondo invece lo studioso di [[scienza politica]] Paul C. Sondrol la politica di Castro poteva essere definita come "utopista e totalitaria".<ref name="RefG">{{cita|Sondrol, 1991|p. 610}}.</ref> Lo stile della ''leadership'' da lui esercitata richiamava (sempre secondo Sondrol) il più ampio fenomeno latinoamericano del [[caudillo]].<ref>{{cita|Sondrol, 1991|pp. 607, 609}}.</ref>
== Profilo personale ==
[[File:Fidel Castro 1. Mai 2005 bei Kundgebung.jpg|thumb|Fidel Castro tra la folla nel 2005]]
Il biografo Leycester Coltman descrisse Castro come "fortemente fedele e dedito al suo lavoro, generoso e magnanimo", ma che poteva anche essere "vendicativo e inflessibile". Affermò che Castro "avesse sempre avuto un forte senso dell'umorismo e di autoironia" ma che poteva essere allo stesso tempo "un pessimo perdente" e che, in caso pensasse di venire umiliato, capace di agire con "rabbia feroce".<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 14}}.</ref> Secondo Peter Bourne, da giovane Fidel era intollerante verso le persone che non la pensavano come lui.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 178}}.</ref> Balfour affermò che Castro possedesse una "voracità per la conoscenza" e una "memoria elefantina", che gli permettevano di parlare per ore su diversi temi.<ref>{{cita|Balfour, 1995|p. 180}}.</ref> Castro era anche noto per il tantissimo tempo occupato a lavorare; spesso si coricava alle 3 o alle 4 del mattino.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 219}}.</ref>
Preferiva incontrare i diplomatici stranieri verso le prime ore del mattino, credendo che la stanchezza dell'interlocutore avrebbe giovato agli accordi.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 11}}.</ref>
Castro affermò che [[Ernest Hemingway]] fosse il suo scrittore preferito,<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 204}}.</ref> che gli piaceva leggere e che non era interessato alla musica.<ref name="coltman.2003.p224"/> Appassionato sportivo, trascorse anche gran parte del suo tempo libero cercando di mantenersi in forma, intraprendendo un regolare esercizio fisico.<ref name="coltman.2003.p224" /> Altro suo interesse era la [[gastronomia]] (in particolare amava il [[vino]] e il [[whisky]]); spesso vagava nella sua cucina per discutere con gli ''chef''.<ref name="coltman.2003.p224" /> La passione per le armi caratterizzò tutta la sua vita.<ref>{{cita|Quirk, 1993|pp. 10, 255}}.</ref> Preferiva la campagna alla città.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 5}}.</ref>
Fidel aveva instaurato un rapporto molto stretto con Guevara fin dal loro incontro in Messico; l'amicizia cominciò però ad affievolirsi dopo la rivoluzione. In particolare Guevara considerava l'URSS una forza imperialista pari a quella statunitense, non sopportava il fatto che Cuba stesse entrando gradualmente nell'orbita dei paesi socialisti ed era filo-cinese. Progressivamente il Che cominciò ad allontanarsi dal gruppo dirigente cubano, e nel 1965 abbandonò l'isola.<ref>{{Cita web|titolo=Fidel Castro e Che Guevara, la fratellanza rivoluzionaria che ha cambiato il '900|url=http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/fidel_castro_guevara_storia_fratellanza_rivoluzionaria_ha_cambiato_900-2104899.html|editore=[[Il Messaggero]]|accesso=16 agosto 2017}}</ref>
Mentre diverse fonti affermano che Castro non si fosse arricchito, che vivesse una vita più modesta rispetto alla maggior parte dei presidenti dell'America Latina,<ref name="RefG" /> la sua ex guardia del corpo Juan Reinaldo Sánchez sostenne che Castro vivesse nel lusso, con diverse case e yacht che aveva nascosto alla popolazione cubana.<ref>{{Cita web|autore=Admservice |url=https://www.theguardian.com/world/2014/may/21/fidel-castro-lived-like-king-cuba |lingua=en|titolo=Fidel Castro lived like a king in Cuba, book claims |sito=The Guardian |data=21 maggio 2014 |accesso=23 maggio 2014}}</ref> Nel 2006 [[Forbes]] stimò il patrimonio netto di Castro in 900 milioni di dollari.<ref>[https://www.forbes.com/sites/keithflamer/2016/11/26/10-surprises-about-castros-extravagant-life/#359399d86d76 10 Surprises About Fidel Castro's Extravagant Life] Forbes, 26 novembre 2016</ref><ref>[http://www.ibtimes.com/fidel-castro-net-worth-2016-how-cuban-leader-built-wealth-after-1959-revolution-2451623 Fidel Castro Net Worth 2016: How Cuban Leader Built Wealth After 1959 Revolution In Communist Country] IBTimes, 28 novembre 2016</ref> Secondo il quotidiano spagnolo ''[[El País]]'', la casa di Fidel Castro "è comoda e funzionale, ma non lussuosa".<ref name="vida.secreta.de.fc">{{Cita web|titolo=Vida secreta de Fidel Castro|lingua=en|url=https://elpais.com/diario/2009/11/08/internacional/1257634801_850215.html|editore=[[El País]]|accesso=14 agosto 2017}}</ref>
=== Famiglia ===
[[File:Family Tree of Fidel Castro.svg|thumb|upright=1.5|Albero genealogico completo di Castro]]
Molti dettagli sulla vita privata di Castro, in particolare riguardo ai suoi familiari, sono scarsi, dato che tali informazioni vengono censurate dai media statali.<ref>{{cita|Skierka, 2006|p. 3}}.</ref><ref>{{Cita web|autore=Admservice |url=http://www.latinamericanstudies.org/fidel/castro-family.htm |titolo=Fidel Castro's Family |lingua=en|editore=Latinamericanstudies.org |data=8 ottobre 2000 |accesso=13 gennaio 2010}}</ref> Il biografo e storico Robert E. Quirk osservò che per tutta la sua vita il ''Líder Máximo'' fu
"incapace di formare una relazione sentimentale duratura con qualsiasi donna".<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 15}}.</ref> La prima moglie di Castro fu [[Mirta Diaz-Balart]], che sposò nell'ottobre del 1948, da cui ebbe un figlio, Fidel Ángel "Fidelito" Castro Díaz-Balart, nato nel settembre 1949 e morto suicida nel febbraio 2018.<ref>{{cita|Bardach, 2007|p. 67}}.</ref> Mentre Fidel era sposato con Mirta, ebbe una relazione con Natalia "Naty" Revuelta Clews dalla quale nacque [[Alina Fernández|Alina Fernández Revuelta]].<ref name="anderson">{{Cita news|lingua=en|autore=Jon Lee Anderson |titolo=Castro's Last Battle: Can the revolution outlive its leader? |rivista=The New Yorker |data=31 luglio 2006 |p=51 |url=https://www.newyorker.com/magazine/2006/07/31/castros-last-battle}}.</ref> Da Maria Laborde<ref name="lavati_fidel">{{Cita web|titolo=Quando dissi a Fidel Lavati se no ti lascio|url=http://www.lastampa.it/2008/11/10/societa/quando-dissi-a-fidel-lavati-se-no-ti-lascio-ZHdnMGkm7lgIlUvCCnldEM/pagina.html|editore=[[La Stampa]]|accesso=14 agosto 2017}}</ref> Fidel ebbe un altro figlio, Jorge Ángel Castro.<ref name="lavati_fidel" />
Fidel ebbe un'altra figlia, Francisca Pupo (nata nel 1953), frutto di una storia di una notte. La Pupo e suo marito vivono attualmente a Miami.<ref name="canf.org">Roberto Duarte {{cita web |url=http://www.canf.org/es/ENSAYOS/2003-dic-09-vida_secreta_del_tirano_castro.htm |lingua=en|titolo=VIDA SECRETA DEL TIRANO CASTRO |accesso=16 agosto 2017 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061210012059/http://www.canf.org/es/ENSAYOS/2003-dic-09-vida_secreta_del_tirano_castro.htm }}. CANF.org. 29 ottobre 2003</ref> I rapporti sentimentali tra Castro e una donna duravano spesso solo per una notte.<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 231}}.</ref> Fidel ebbe altri cinque figli dalla sua seconda moglie, Dalia Soto del Valle: Antonio, Alejandro, Alexis, [[Alex Castro|Alexander "Alex"]] e Ángel Castro Soto del Valle.<ref name="anderson"/> Sua sorella Juanita Castro ha vissuto negli Stati Uniti fin dagli inizi degli anni '60 ed è contro il regime cubano instaurato da suo fratello Fidel.<ref>{{Cita news|lingua=en|url=http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,871241-1,00.html|titolo=The Bitter Family (page 1 of 2)|pubblicazione=[[Time]]|data=10 luglio 1964|accesso=19 febbraio 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130821224354/http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,871241-1,00.html|urlmorto=sì}}</ref> Mentre era al potere, i due amici di sesso maschile più stretti erano
l'ex sindaco di L'Avana Pepín Naranjo e il suo medico personale René Vallejo.<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 201}}.</ref> Castro ebbe anche una profonda amicizia con la rivoluzionaria [[Celia Sánchez]], che lo accompagnava quasi ovunque nel corso degli anni '60.<ref>{{cita|Bourne, 1986|pp. 200-201}}.</ref> Castro era anche un buon amico del romanziere colombiano [[Gabriel García Márquez]].<ref>{{cita|Bourne, 1986|p. 299}}.</ref>
In seguito alla nascita della sua amicizia con il ''leader'' venezuelano [[Hugo Chávez]], [[socialismo cristiano|socialista cristiano]] di forte fede cattolica, Castro dichiarerà di essere "[[cristianesimo sociale|cristiano nel sociale]]". Inoltre nel 2016 riceverà la visita di [[papa Francesco]], che al momento della morte del ''lider maximo'' si dichiarerà "addolorato"<ref>Dal telegramma inviato da papa Francesco a Raul Castro nel 2016 dopo la morte di Fidel Castro</ref>.
Inoltre, s’è spesso parlato, nei suoi ultimi anni di vita, di una possibile [[conversione religiosa|conversione]] al cristianesimo<ref>Chavez ha dichiarato "Io l'ho fatto diventare cristiano"</ref>, ma ciò non ha trovato nessuna conferma.
== Critica ==
Uno dei ''leader'' politici più controversi della sua epoca,<ref name="RefH">{{cita|Balfour, 1995|p. 1}}.</ref> Castro riuscì durante la sua vita a ispirare ma allo stesso tempo a rendere sgomenta la popolazione mondiale.<ref>{{cita|Balfour, 1995|p. 6}}.</ref> ''[[The Observer]]'' osservò che la sua morte divise tanto quanto la sua vita, e che l'unica cosa su cui i suoi "nemici e ammiratori" erano d'accordo era che fosse una "figura straordinaria", che trasformò una piccola isola caraibica in una grande forza nello scacchiere mondiale.<ref>{{Cita news|lingua=en|titolo=Fidel Castro: leader proves as divisive in death as he was in life |url=https://www.theguardian.com/world/2016/nov/26/fidel-castro-dies-cuba-revolutionary-icon |sito=The Observer |accesso=5 dicembre 2016 }}</ref> ''[[The Daily Telegraph]]'' notò che Fidel venne sia lodato in tutto il mondo come "un coraggioso campione del mondo", sia deriso come "un dittatore assetato di potere".<ref>{{Cita news|lingua=en|titolo=Fidel Castro: As Divisive in Death as he was in Life |sito=The Telegraph |data=26 novembre 2016 |url=https://www.telegraph.co.uk/news/2016/11/26/fidel-castro-divisive-death-life/ |accesso=5 dicembre 2016}}</ref> Sotto la ''leadership'' castrista Cuba divenne una delle società più istruite e più sane del terzo mondo, e uno dei paesi più militarizzati dell'America Latina.<ref name="RefH" /> Nonostante le dimensioni ridotte e il peso economico limitato, la Cuba di Castro si guadagnò un ruolo importante nel palcoscenico mondiale.<ref>{{cita|Balfour, 1995|p. 2}}.</ref> Sull'isola, la legittimità del governo di Castro si basava sui miglioramenti che portò alla giustizia sociale, alla sanità e all'istruzione.<ref>{{cita|Balfour, 1995|p. 8}}.</ref>
L'amministrazione castrista si affidò fortemente anche al sentimento nazionalista, in particolare alla grande ostilità verso il governo USA.<ref>{{cita|Balfour, 1995|p. 9}}.</ref> Secondo Balfour, la popolarità nazionale di Castro nasce dal fatto che egli simboleggiò per gran parte della popolazione "una speranza di lunga clausura della liberazione nazionale e della giustizia sociale".<ref>{{cita|Balfour, 1995|p. 3}}.</ref> Balfour notò anche come in America Latina Castro fosse "un simbolo di sfida contro il continuo imperialismo economico e culturale degli Stati Uniti".<ref>{{cita|Balfour, 1995|p. 170}}.</ref> Wayne S. Smith osservò come l'opposizione di Castro al dominio statunitense e la trasformazione di Cuba in una grande figura politica mondiale portò a ricevere "caldi applausi" in tutto l'[[Emisfero occidentale]].<ref name="Wayne Smith">{{Cita web|url=http://www.tompaine.com/articles/2007/02/02/castros_legacy.php |titolo=Castro's Legacy |cognome=Smith |nome=Wayne S. |data=2 febbraio 2007 |editore=TomPaine.com |accesso=7 novembre 2012 |lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071011012120/http://www.tompaine.com/articles/2007/02/02/castros_legacy.php |urlmorto=sì}}</ref>
Vari governi occidentali e organizzazioni per i diritti umani criticarono comunque pesantemente Castro, insultato pesantemente soprattutto negli USA.<ref>{{cita|Coltman, 2003|p. 290}}.</ref> Dopo la morte di Castro, il presidente eletto Donald Trump lo definì un "dittatore brutale",<ref>{{Cita news|lingua=en|titolo=Donald Trump calls Fidel Castro 'brutal dictator' |data=26 novembre 2016 |sito=BBC News |url=https://www.bbc.co.uk/news/world-latin-america-38118739 |accesso=5 novembre 2016}}</ref> mentre [[Marco Rubio]] lo definì "un dittatore malvagio" che trasformò Cuba in "una prigione impoverita".<ref>{{Cita news|lingua=en|autore=Julian Borger |titolo=Trump and Obama offer divergent responses to death of Fidel Castro |sito=The Guardian |data=26 novembre 2016 |url=https://www.theguardian.com/world/2016/nov/26/fidel-castro-death-obama-trump-response |accesso=5 dicembre 2016 }}</ref> Castro ricevette un gran numero di premi e di riconoscimenti da parte di governi stranieri; inoltre la rivoluzione cubana è stata fonte d'ispirazione per [[Ahmed Ben Bella]],<ref>{{cita|Quirk, 1993|p. 424}}.</ref> e [[Nelson Mandela]].<ref>{{cita|Sampson, 1999|p. 192}}.</ref>
In seguito alla morte di Castro, il governo cubano annunciò che avrebbe approvato una legge che vietasse la denominazione di "istituzioni, strade, parchi o altri luoghi pubblici, o l'erezione di busti, statue o altre forme di omaggio" in onore del ''leader'' cubano, in linea con i suoi desideri di impedire che un culto della personalità si sviluppi intorno a lui.<ref>{{Cita web|url=http://www.cbc.ca/news/world/fidel-castro-rally-santiago-1.3879755|titolo=Cuba bans naming monuments after Fidel Castro|lingua=en|editore=[[CBC (azienda)|CBC]]}}</ref>
=== Diritti umani ===
==== Diritti umani e omofobia ====
[[File:Fidel Castro8.jpeg|thumb|left|Fidel Castro durante una cerimonia ufficiale il 26 settembre 2003]]
{{vedi anche|Diritti umani a Cuba|Diritti LGBT a Cuba}}
Dagli [[Anni 1960|anni sessanta]] agli [[Anni 1980|anni ottanta]] il regime castrista ha adottato forme di persecuzione nei confronti degli omosessuali. Considerati "controrivoluzionari", molti di loro sono stati rinchiusi nei campi di lavoro forzati [[UMAP]] (''Unidades Militares de Ayuda a la Producción'') a causa del loro orientamento sessuale.<ref>[http://www.oliari.com/ricerche/cuba.html Intervista ad Alina Castro] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100516165654/http://www.oliari.com/ricerche/cuba.html |data=16 maggio 2010 }}</ref> Nell'ideologia castrista i ''maricones'' ("finocchi") erano infatti considerati espressione dei valori decadenti della società [[Borghesia|borghese]]:<ref>Llovio-Menéndez, José Luis. ''Insider: My Hidden Life as a Revolutionary in Cuba'' (New York: Bantam Books, 1988), pp. 156-158, 172-174.</ref>
{{Citazione|Agli omosessuali non dovrebbe essere concesso di stare in posizioni dove potrebbero essere capaci di mal influenzare i giovani. Nelle condizioni in cui viviamo, a causa dei problemi che il nostro Paese deve affrontare, dobbiamo inculcare ai giovani lo spirito della disciplina, della lotta, del lavoro... Noi non arriveremmo mai a credere che un omosessuale possa incarnare le condizioni e i requisiti di condotta che ci permetterebbe di considerarlo un vero rivoluzionario, un vero comunista aggressivo. Una deviazione di questa natura si scontra con il concetto che abbiamo di ciò che un militante comunista deve essere.<ref>Lee Lockwood, (1967), ''Castro's Cuba, Cuba's Fidel'', Revised edition (October 1990), p. 124, ISBN 0-8133-1086-5</ref>}}
Nel marzo del 1965, durante un'intervista, [[Giangiacomo Feltrinelli]] chiese a Castro come mai gli omosessuali venissero perseguitati. Il ''Lìder Maximo'', sostenendo di non avere personalmente niente contro gli omosessuali, accennò a proteste in varie scuole da parte dei genitori, da comprendere in quanto "l'idea di mandare un figlio a scuola e vederselo tornare frocio non garberebbe a nessuno".<ref>Gian Antonio Stella, ''Negri Froci Giudei & Co.'', Rizzoli, 2009, p. 274. ISBN 978-88-17-03734-1</ref> In un'intervista del 31 agosto 2010, Fidel Castro pronuncerà un ''[[mea culpa]]'' e ammetterà gli errori commessi in quegli anni.<ref name="Intervista su Il manifesto">{{Cita web |url=http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2010/mese/09/articolo/3318/ |titolo=Intervista a Fidel Castro su ''Il manifesto'' |accesso=8 aprile 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100908035244/http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2010/mese/09/articolo/3318/ |urlmorto=sì }}</ref>
Nel frattempo i rapporti tra regime e omosessuali erano completamente cambiati: dal 1992 era diventato legale allacciare relazioni omosessuali tra maggiorenni. Nel 2003 Carlos Sanchez, dell'Associazione Internazionale dei Gay e delle Lesbiche, ha presentato un rapporto in cui dichiara che non esiste più una legislazione punitiva verso gli omosessuali e da parte dei cubani esiste un alto livello di tolleranza, anche se non tutti sono d'accordo.<ref>Rachel Evans, [http://links.org.au/node/2671 "Rainbow Cuba: the sexual revolution within the revolution"] Links International Journal of Socialist Renewal (23 dicembre 2011).</ref> Esistono anche programmi culturali per la lotta all'[[omofobia]].<ref name="Anderson">{{Cita web|url=http://www.hhrjournal.org/index.php/hhr/article/viewArticle/138/220http://www.nytimes.com/2012/05/08/health/a-regimes-tight-grip-lessons-from-cuba-in-aids-control.html|titolo="HIV/AIDS in Cuba: A rights-based analysis", ''Health and Human Rights'', published by the François-Xavier Bagnoud Center for Health and Human Rights at the Harvard School of Public Health, volume 11, number 1, 2009|autore=Tim Anderson|lingua=en|accesso=13 aprile 2021|urlarchivio=https://archive.is/20130414233200/http://www.hhrjournal.org/index.php/hhr/article/viewArticle/138/220http://www.nytimes.com/2012/05/08/health/a-regimes-tight-grip-lessons-from-cuba-in-aids-control.html|dataarchivio=14 aprile 2013}}</ref> Dal 2005, inoltre, gli interventi chirurgici di [[Transizione (transgenderismo)|cambiamento di sesso]] sono gratuiti e regolati dalla legge.<ref name="sexchange">{{Cita news|lingua=en|url=https://www.reuters.com/article/latestCrisis/idUSN06395397|titolo=Cuba approves sex change operations|editore=Reuters|data=6 giugno 2008}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://ipsnews.net/news.asp?idnews=42693|titolo=HEALTH-CUBA: Free Sex Change Operations Approved|lingua=en|editore=Inter Press Service|data=6 giugno 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100612094759/http://ipsnews.net/news.asp?idnews=42693}}</ref>
La nipote di Fidel, [[Mariela Castro]], guida il Centro Nacional de Educación Sexual, un ente che, con il sostegno del governo, si occupa di educazione sessuale e conduce campagne a favore dei diritti delle persone omosessuali.<ref>{{Cita news|lingua=en|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/7314845.stm|pubblicazione=BBC News|nome=Michael|cognome=Voss|titolo=Castro champions gay rights in Cuba|data=27 marzo 2008}}</ref> Secondo Mariela, suo padre [[Raúl Castro|Raúl]] (succeduto a Fidel alla guida di Cuba) ha espresso opinione favorevole all'introduzione del [[matrimonio tra persone dello stesso sesso]], poi permesso con l’arrivo del nuovo capo di governo [[Miguel Díaz-Canel]].<ref>{{Cita web|url=http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/cuba-presidente-raul-castro-si-al-matrimonio-gay-1229159/|titolo=Cuba. Presidente Raul Castro: "Sì al matrimonio gay" {{!}} Blitz quotidiano|sito=Blitzquotidiano|accesso=27 novembre 2016}}</ref> CUBA Freedom House ha calcolato che dal 1959 ci siano stati quasi 10.000 morti a causa di esecuzioni sommarie, persone perite in carcere o scomparse in omicidi misteriosi<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Cuba Freedom House|autore2=|autore3=|titolo=human rights|anno=2000|url=https://archive.org/details/humanrightsisita00pete|rivista=|numero=}}</ref>.
== Opere ==
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*''Crisi di civiltà e agonia del capitalismo. Dialoghi con Fidel Castro'', di [[Atilio A. Boron]], Roma, Natura avventura, 2012. ISBN 978-88-95009-10-0.
*''L'inverno nucleare. Riflessioni sui rischi di una guerra atomica'', Milano, Nemesis, 2012. ISBN 978-88-97105-03-9.
*''Obama e l'impero'', Roma, Atmosphere, 2012. ISBN 978-88-6564-042-5.
*''Il libretto rosso di Cuba. Il Lider maximo spiega la giustizia sociale e difende la causa della rivoluzione'', Roma, Red star press, 2013. ISBN 978-88-6718-008-0.
*''La rivoluzione cubana. Le origini del socialismo latinoamericano'', Milano, Pgreco, 2015. ISBN 978-88-6802-102-3.
==
Nel 2003 Fidel Castro appare nelle pellicole ''[[Comandante (film)|Comandante]]'' e ''[[Looking for Fidel]]'' di [[Oliver Stone]], entrambi documentari che si sviluppano come lunghe interviste del regista statunitense al ''Lider maximo''.
Nel 2006 partecipa inoltre, nei panni di se stesso, alle riprese della pellicola spagnola ''[[La sottile linea della verità]]'', diretta dal regista italiano [[Angelo Rizzo (regista)|Angelo Rizzo]] e presentata al [[Festival di Berlino]] nel 2008.<ref>{{Cita web|url=http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/articoli/articolo348997.shtml|titolo=Tgcom - Michel Altieri:"Sul set con Castro"|autore=Redazione Tgcom|accesso=27 novembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070817214435/http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/articoli/articolo348997.shtml|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Collegamento interrotto|1=[http://gallery.panorama.it/gallery/film_cuando_la_verdad_despierta/3689_michel_altieri/pagina_1.html 200 errore<!-- Titolo generato automaticamente -->] |data=settembre 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>
{{vedi anche|Onorificenze assegnate a Fidel Castro}}
Nel corso della sua vita, Fidel Castro ha ricevuto diverse onorificenze.
== Note ==
== Bibliografia ==
*{{cita libro| nome= Max| cognome= Azicri| url=http://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0094582X08329174| titolo= The Castro-Chávez Alliance| anno= 2009| lingua=en| editore= ''Latin American Perspectives''| città= | ISSN= 0094-582X|cid=Azicri, 2009}}
*{{cita libro| nome= Sebastian| cognome= Balfour| titolo= Castro| url= https://archive.org/details/castro0000balf_u5r1| anno= 1995| lingua=en| editore= Longman| città= Londra e New York| ISBN=978-0-582-43747-0|cid=Balfour, 1995}}
*{{cita libro| nome= Ann Louise| cognome= Bardach| titolo= Cuba Confidential: Love and Vengeance in Miami and Havana| anno= 2007| lingua=en| editore= Random House| città= New York| ISBN=978-0-307-42542-3|cid=Bardach, 2007}}
*{{Cita libro|titolo=Fidel: A Biography of Fidel Castro |url=https://archive.org/details/fidelbiographyof0000bour |cognome=Bourne |nome=Peter G. |anno=1986 |lingua=en |editore=Dodd, Mead & Company |città=New York |isbn=978-0-396-08518-8 |cid=Bourne, 1986}}
*{{Cita libro|titolo=My Life: A Spoken Autobiography |url=https://archive.org/details/fidelcastromylif0000cast |cognome= Castro |nome=Fidel |altri=Ramonet, Ignacio (intervistatore) |anno=2009 |lingua=en|editore=Scribner |città=New York |isbn=978-1-4165-6233-7 |cid=Castro e Ramonet, 2009}}
*{{Cita libro|titolo=The Real Fidel Castro |url=https://archive.org/details/realfidelcastro00colt_0 |cognome=Coltman |nome=Leycester |anno= 2003 |lingua=en|editore=Yale University Press |città=New Haven e Londra |isbn=978-0-300-10760-9|cid=Coltman, 2003}}
*{{Cita libro|titolo=Castroism: Theory and Practice |url=https://archive.org/details/castroismtheoryp0000drap |cognome=Draper |nome=Theodore |città=New York |editore=Praeger |anno=1965|lingua=en|oclc=485708|cid=Draper, 1965}}
*{{Cita news|lingua=en|titolo=A Deeper Shade of Green: The Evolution of Cuban Environmental Law and Policy |cognome=Evenson |nome=Fredric |anno=2010 |rivista=Golden Gate University Law Review |volume=28 |numero=3 |url=http://digitalcommons.law.ggu.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1733&context=ggulrev |pp=489-525|oclc=61312828}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=Family Portrait with Fidel |url=https://archive.org/details/familyportraitwi0000fran|cognome=Franqui |nome=Carlos |anno=1984 |editore=Random House First Vintage Books |città=New York |isbn=978-0-394-72620-5}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=Guerrilla Prince: The Untold Story of Fidel Castro |url=https://archive.org/details/guerrillaprinceu00geye|cognome=Geyer |nome=Georgie Anne |anno=1991 |editore=Little, Brown and Company |città=New York |isbn=978-0-316-30893-9}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=Cuba: A New History |url=https://archive.org/details/cubanewhistory0000gott|cognome=Gott |nome=Richard |anno=2004 |editore=Yale University Press |città=New Haven e Londra |isbn=978-0-300-10411-0|cid=Gott, 2004}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=Visions of Power in Cuba: Revolution, Redemption, and Resistance, 1959–1971 |url=https://archive.org/details/isbn_9781469618869|cognome=Guerra |nome=Lillian |anno=2012 |editore=University of North Carolina Press |città=Chapel Hill |isbn=978-1-4696-1886-9}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo= Revolution!: South America and the Rise of the New Left |url=https://books.google.com/books?id=3cU5ELUxXAEC&dq=Revolution!:+South+America+and+the+Rise+of+the+New+Left&hl=en&ei=T13RTdrxDImu8QO8rrToDQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCkQ6AEwAA |cognome=Kozloff |nome=Nicholas |anno=2008 |editore=Palgrave Macmillan |città=New York |isbn=978-0-230-61754-4|cid=Kozloff, 2008}}
*{{Cita pubblicazione|lingua=en|titolo=Jose Marti and Fidel Castro |cognome=Lecuona |nome=Rafael A. |rivista=International Journal on World Peace |volume=8 |numero=1 |anno=1991 |pp=45-61 |jstor=20751650|cid=Lecuona, 1991}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=Covering Castro: Rise and Decline of Cuba's Communist Dictator |cognome=Mallin |nome=Jay |anno=1994 |editore=Transaction Publishers |città=Piscataway |isbn=978-1-56000-156-0}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo= Hugo Chávez: The Definitive Biography of Venezuela's Controversial President |url=https://archive.org/details/hugochvezthedefi0000marc|cognome1=Marcano |nome1=Christina |cognome2=Barrera Tyszka |nome2=Alberto |anno= 2007 |editore= Random House |città=New York |isbn=978-0-679-45666-7|cid=Marcano, 2007}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=Fidel Castro |url=https://archive.org/details/fidelcastro00robe|cognome=Quirk |nome=Robert E. |anno=1993 |editore=W.W. Norton & Company |città=New York e Londra |isbn=978-0-393-03485-1|cid=Quirk, 1993}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=El Clandestinaje y la Lucha Armada Contra Castro |cognome=Ros |nome=Enrique |anno=2006 |editore=Ediciones Universal |città=Miami |isbn=978-1-59388-079-8}}
*{{Cita libro|lingua=en|cognome=Sampson |nome=Anthony |wkautore= Anthony Sampson |titolo=Mandela: The Authorised Biography |url=https://archive.org/details/mandelaauthorize0000samp|editore=HarperCollins |città= |anno=1999 |isbn= 978-0-00-638845-6|cid=Sampson, 1999}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=Fidel Castro: A Biography |url=https://archive.org/details/fidelcastrobiogr0000volk|cognome=Skierka |nome=Volka |anno=2006 |editore=Polity |città=Cambridge |isbn=978-0-7456-4081-5|cid=Skierka, 2006}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=Evo Morales: The Extraordinary Rise of the First Indigenous President of Bolivia |cognome=Sivak |nome=Martín |anno=2010 |editore= Palgrave MacMillan |città= New York |isbn=978-0-230-62305-7}}
*{{Cita pubblicazione|lingua=en|doi=10.1017/S0022216X00015868 |titolo=Totalitarian and Authoritarian Dictators: A Comparison of Fidel Castro and Alfredo Stroessner |nome=Paul C. |cognome=Sondrol |rivista=Journal of Latin American Studies |volume=23 |numero=3 |pp=599-620 |anno=1991 |jstor=157386|issn = 0022-216X}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=Red Heat: Conspiracy, Murder, and the Cold War in the Caribbean |url=https://archive.org/details/redheatconspirac0000vont_u2w7|cognome=Von Tunzelmann |nome= Alex |anno= 2011 |editore=Henry Holt and Company |città=New York |isbn=978-0-8050-9067-3|cid=Von Tunzelmann, 2011}}
*{{Cita news |lingua=en |titolo=Protecting Cuba's Environment: Efforts to Design and Implement Effective Environmental Laws and Policies in Cuba |cognome1=Whittle |nome1=Daniel |cognome2=Rey Santos |nome2=Orlando |rivista=Cuban Studies |volume=37 |anno=2006 |url=http://www.upress.pitt.edu/htmlSourceFiles/pdfs/9780822942917exr.pdf |pp=73-103 |issn=1548-2464 |pubblicazione= |accesso=16 agosto 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160819105945/http://www.upress.pitt.edu/htmlSourceFiles/pdfs/9780822942917exr.pdf |urlmorto=sì }}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo=Exploring Revolution: Essays on Latin American Insurgency and Revolutionary Theory |url=https://archive.org/details/exploringrevolut0000wick|cognome=Wickham-Crowley |nome=Timothy P. |anno=1990 |editore=M.E. Sharpe |città=Londra |isbn=978-0-87332-705-3|cid=Wilpert, 1990}}
*{{Cita libro|lingua=en|titolo= Changing Venezuela by Taking Power: The History and Policies of the Chávez Government |url=https://archive.org/details/changingvenezuel00wilp|cognome=Wilpert |nome=Gregory |anno=2007 |editore=Verso |città=Londra e New York |isbn=978-1-84467-552-4}}
*{{cita libro| autore1=[[Ignacio Ramonet]] <small>intervistatore</small> | autore2=Fidel Castro | titolo=Autobiografia a due voci | anno=2008 | editore=Mondadori | città= | ISBN= 978-88-04-57667-9 }}
*{{cita libro| nome= Gianni| cognome= Minà| titolo= Fidel Castro. La sua vita, la sua avventura in due interviste storiche| anno= 1996| editore= Sperling & Kupfer| città= Milano| ISBN=88-200-2267-2}}
*{{cita libro| nome= Gianni| cognome= Minà| titolo= Il racconto di Fidel| anno= 1988| editore= Mondadori| città= Milano| ISBN= 88-04-30887-7}}
*{{cita libro| nome= John J.| cognome= Vail| titolo= Fidel Castro| anno= 1990| editore= Targa italiana| città= Milano| ISBN= 88-7111-053-6}}
*{{cita libro| nome= Carlos Alberto| cognome= Montaner| titolo= Vigilia della fine. Fidel Castro e la rivoluzione cubana| anno= 1992| editore= EDILIR| città= Roma| ISBN= 88-7945-001-8}}
*{{cita libro| nome= Alina| cognome= Fernandez| titolo= La figlia di Fidel Castro racconta| anno= 1998| editore= Sonzogno| città= Milano| ISBN= 88-454-1061-7}}
*{{cita libro| nome= Jesus Yanez| cognome= Pelletier| titolo= L'uomo che non volle uccidere Fidel Castro| anno= 2000| editore= Lancillotto e Ginevra editori| città= Leonforte| ISBN= 88-87464-04-9}}
*{{cita libro| nome= Claudia| cognome= Furiati| titolo= La storia mi assolverà| anno= 2002| editore= il Saggiatore| città= Milano| ISBN=88-428-0848-2}}
*{{cita libro| nome= Volker| cognome= Skierka| titolo= Fidel| anno= 2003| editore= Fandango| città= Roma| ISBN= 88-87517-50-9}}
*{{cita libro| nome= Salim| cognome= Lamrani| titolo= [[Il terrorismo degli Stati Uniti contro Cuba]]| anno= 2006| editore= Sperling & Kupfer| città= Milano| ISBN=88-200-3998-2}}
*{{cita libro| nome= Valeria Manferto| cognome= De Fabianis| titolo= Fidel Castro. Storia e immagini del Lider Maximo| anno= 2007| editore= White Star| città= Vercelli| ISBN=978-88-540-0773-4}}
*{{cita libro| nome= Salim| cognome= Lamrani| titolo= Fidel Castro, Cuba, gli Stati Uniti| url= https://archive.org/details/fidelcastrocubag0000na| anno= 2007| editore= Sperling & Kupfer| città= Milano| ISBN=978-88-200-4345-2}}
*{{cita libro| nome= Armando| cognome= Valladares| titolo= Contro ogni speranza. 22 anni nel gulag delle Americhe. Dal fondo delle carceri di Fidel Castro| anno= 2007| editore= Spirali| città= Milano| ISBN=978-88-7770-807-6}}
*Emilio Lonardo, ''Sulla rotta dei ribelli'', Napoli, 2014 ISBN 9788895797885
== Voci correlate ==
*
*
*[[Lettera di Fidel Castro a Roosevelt]]
*[[Partito Comunista di Cuba]]
*[[Raúl Castro]]
*[[Rivoluzione cubana]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
*{{cita
*{{cita web |url=http://www.pcc.cu/pccweb/ |titolo=Partito Comunista di Cuba |accesso=30 agosto 2006 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060924162701/http://www.pcc.cu/pccweb/ |urlmorto=sì }}
*{{cita
*{{cita web | url = http://www.cubaitalia.org/ | titolo = Unione per le Libertà a Cuba | accesso = 12 maggio 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20060508105012/http://www.cubaitalia.org/ | urlmorto = sì }}
*{{cita web|url=http://www.therealcuba.com/La_cuba_de_castro.htm|titolo=La Cuba de castro|lingua=es|accesso=17 maggio 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060519105210/http://therealcuba.com/La_cuba_de_castro.htm|urlmorto=sì}}
*[https://web.archive.org/web/20131203103721/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/fidel-castro/747/default.aspx Fidel Castro - Il mito e la storia] La storia siamo noi
{{Box successione
|carica
|immagine=Flag of the President of Cuba.svg
|periodo=2 dicembre 1976 - 24 febbraio 2008
|precedente=[[Osvaldo Dorticós Torrado]]<br />''(come Presidente di Cuba)''
|successivo=[[Raúl Castro]]
}}
{{Box successione
|carica
|periodo
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|successivo
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico di partito
|carica = [[Segretario generale|Primo Segretario]] del [[Partito Comunista di Cuba]]
|immagine =
|periodo = 3 ottobre 1965 - 19 aprile 2011
|precedente = ''carica istituita''
|successivo = [[Raúl Castro]]
}}
{{Box successione
|tipologia = incarico di partito
|carica = [[Segretario generale|Primo Segretario]] del [[Partito Unito della Rivoluzione Socialista di Cuba]]
|immagine = Flag of the Communist Party of Cuba.svg
|periodo = 26 marzo 1962 - 3 ottobre 1965
|precedente = ''carica istituita''
|successivo = ''partito sciolto''
}}
{{Box successione
|tipologia = militare
|carica=[[Fuerzas Armadas Revolucionarias de Cuba|Comandante in capo delle FAR]]
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|successivo=[[Raúl Castro]]
}}
{{Box successione
|carica=[[Movimento dei paesi non allineati|Segretario generale del Movimento dei Non Allineati]]
|periodo=10 settembre 1979 - 6 marzo 1983
|periodo2=16 settembre 2006 - 24 febbraio 2008
|precedente=[[Junius Richard Jayewardene]]
|precedente2=[[Abdullah Ahmad Badawi]]
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}}
{{Che Guevara}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|comunismo}}
[[Categoria:Fidel Castro| ]]
[[Categoria:Segretario Generale del Movimento dei paesi non allineati]]
[[Categoria:Militari cubani]]
[[Categoria:Condottieri cubani]]
[[Categoria:Personalità dell'ateismo]]
[[Categoria:Vincitori del Premio Lenin per la pace]]
[[
[[Categoria:Giornalisti cubani]]
[[Categoria:Politici del Partito Comunista di Cuba]]
[[Categoria:Eroi dell'Unione Sovietica]]
[[Categoria:Storia di Cuba]]
[[Categoria:Rivoluzione comunista cubana]]
[[Categoria:Studenti dell'Università dell'Avana]]
[[Categoria:Guerriglieri cubani]]
[[Categoria:Persone della crisi dei missili di Cuba]]
[[Categoria:Cavalieri dell'Ordine di Lenin]]
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