Metilde Viscontini Dembowski: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Metilde
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|Sesso = F
|LuogoNascita = Milano
|GiornoMeseNascita = 1
|AnnoNascita = 1790
|LuogoMorte = Milano
|GiornoMeseMorte = 1º maggio
|AnnoMorte = 1825
|Attività =
▲|Epoca = XIX secolo
|Nazionalità = italiana
|PostNazionalità = ,
|Immagine = Matilde Viscontini Dembowski.jpg
|DimImmagine = 200▼
|Didascalia = Presunto ritratto di Metilde Viscontini
▲|DimImmagine = 200
}}
== Biografia ==
[[File:Kauffmann Elena Bianca Viscontini.jpg|thumb|left
Elena Maria Metilde<ref>Questi i suoi nomi registrati all'anagrafe parrocchiale: in particolare risulta Metilde, e non Matilde, come spesso viene chiamata. Cfr. M. Boneschi, ''La donna segreta'', 2010, p. 22.</ref> fu la seconda figlia di Carlo Viscontini e di Luigia Marliani. La primogenita Maria Beatrice era nata nel
I [[Viscontini]] erano una famiglia dell'alta borghesia milanese arricchitasi con il commercio dei tessuti, e che aveva investito i profitti in terre e palazzi della [[Lombardia]] e del [[Canton Ticino]]. Questa famiglia aveva inoltre stabilito proficue relazioni matrimoniali, come Elena Viscontini, zia di Metilde, che aveva sposato il ricchissimo commerciante [[Giovanni Battista Milesi]].
Metilde era nata suddita austriaca, regnando ancora l'imperatore [[Giuseppe II del Sacro Romano Impero|Giuseppe II]], cui succedette venti giorni dopo [[Leopoldo II del Sacro Romano Impero|Leopoldo II]], e [[Milano]] era già una moderna e avanzata città europea, ricca di traffici, di palazzi prestigiosi e di vita mondana, al cui centro stava il [[teatro alla Scala]], inaugurato poco più di dieci anni prima. Aveva appena cominciato la propria istruzione, che sarà varia e accurata, quando il [[15 maggio]] [[1796]] nella città entrava il generale [[Napoleone Bonaparte|Bonaparte]] e con l'aiuto delle truppe francesi Milano diveniva la capitale della [[Repubblica Cisalpina]]. Dopo la breve riconquista austriaca, tornarono i francesi costituendo la [[Repubblica Italiana (1802-1805)|Repubblica]] e poi, dal [[1805]], il [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] di Napoleone e di [[Eugenio di Beauharnais]]. ▼
▲Metilde era nata suddita austriaca, regnando ancora l'imperatore [[Giuseppe II
La ragazza crebbe con i fratelli e le cugine Milesi, indipendenti e versatili come [[Bianca Milesi|Bianca]], che studiò filosofia, anatomia, economia con [[Melchiorre Gioia]], pittura con [[Andrea Appiani]], e s'impegnò in politica, disinibite come Francesca, che sposerà l'avvocato Giovanni Battista Traversi, uno spregiudicato finanziere legato alla politica come lo zio materno di Metilde, l'avvocato Rocco Marliani, «uno dei più rispettabili cittadini di Milano [...] uomo virtuoso [...] uno dei padri coscritti» della Milano democratica.<ref>Stendhal, ''Rome, Naples et Florence'', I, 1826, p. 116.</ref> ▼
▲La ragazza crebbe con i fratelli e le cugine Milesi, indipendenti e versatili come [[Bianca Milesi|Bianca]], che studiò filosofia, anatomia, economia con [[Melchiorre Gioia]], pittura con [[Andrea Appiani]], e s'impegnò in politica, disinibite come Francesca, che sposerà l'avvocato [[Giovanni Battista Traversi]], uno spregiudicato finanziere legato alla politica come lo zio materno di Metilde, l'avvocato [[Rocco Marliani]], «uno dei più rispettabili cittadini di Milano [...], uomo virtuoso [...], uno dei padri coscritti» della Milano democratica.<ref>Stendhal, ''Rome, Naples et Florence'', I, 1826, p. 116.</ref>
=== Il matrimonio ===
[[File:Ugo Foscolo.jpg|thumb|
Il
Metilde fu una delle tante donne corteggiate
L'anno dopo il generale, a soli
=== La separazione ===
[[File:Anna
Metilde, stanca delle sue violenze, a luglio lo lasciò e trovò ospitalità presso il fratello Ercole. La brutalità del generale aveva continuato a consumarsi entro le mura domestiche, e la cosa era risaputa. L'abbandono della casa coniugale fu così spiegato dall'amica [[Teresa Casati|Teresa Confalonieri]]: « La moglie del generale Dembowschi è fuggita da suo marito si dice per i cattivi trattamenti che il medesimo le faceva subire ».<ref>Lettera a Giulio Confalonieri del luglio 1814, in F. Confalonieri, ''Carteggio'' (a cura di G. Gallavresi), Milano 1910, vol. I, p. 228</ref> Chiesta la separazione dal marito, nel marzo del [[1815]] partì con il figlio più piccolo per la [[Svizzera]]. Grazie alle raccomandazioni dei suoi parenti, Metilde fu accolta a [[Berna]] dai coniugi Beuther: il signor Beuther era un banchiere, la moglie Anne
Le autorità cittadine raccolsero informazioni sul conto di Metilde. Un rapporto del [[1816]] del procuratore di Berna riferisce le dicerie circolanti a Milano, secondo le quali ella avrebbe avuto, quando il marito era in Spagna, « con un'altra persona un qualche intrigo amoroso di cui restarono delle conseguenze ».<ref>Michel Crouzet, ''Stendhal'', 1990, p. 381.</ref>
Da [[Zurigo|Hottingen]] riceveva le lettere del Foscolo, che aveva lasciato l'Italia poche settimane dopo di lei, e aveva saputo da comuni conoscenti della sua presenza a Berna. I due s'incontrarono nel maggio del [[1816]] a [[Berna|Brunnadern]], dove Metilde aveva affittato una casa per passarvi la bella stagione. In giugno Metilde tornò brevemente a Milano per abbracciare il figlio Carlo, che il marito aveva deciso di mandare nel collegio degli scolopi di [[Volterra]]. In agosto ritrovò a Berna per l'ultima volta il Foscolo, che il [[12 settembre]] si stabiliva a [[Londra]]. ▼
▲Da [[Zurigo|Hottingen]] riceveva le lettere del Foscolo, che aveva lasciato l'Italia poche settimane dopo di lei, e aveva saputo da comuni conoscenti della sua presenza a Berna. I due s'incontrarono nel maggio del [[1816]] a [[Berna|Brunnadern]], dove Metilde aveva affittato una casa per passarvi la bella stagione.<ref>A Metilde, Foscolo dedicò durante l'esilio svizzero una delle tre copie dei ''Vestigi della storia del sonetto italiano dall'anno MCC al MDCCC'' - libretto edito dall'editore zurighese [[Johann Heinrich Füssli|Füssli]] -, una selezione di 26 sonetti di 26 autori diversi, scelti tra i poeti più significativi nella storia della letteratura italiana; la copia, con dedica autografa, reca la data del 3 giugno 1816 ed è conservata nella Biblioteca Braidense di Milano</ref> In giugno Metilde tornò brevemente a Milano per abbracciare il figlio Carlo, che il marito aveva deciso di mandare nel collegio degli scolopi di [[Volterra]]. In agosto ritrovò a Berna per l'ultima volta il Foscolo, che il
In ottobre Metilde fece ritorno con il figlio Ercole a Milano, sistemandosi in un appartamento in affitto in piazza delle Galline. Doveva definire la sua causa di separazione e contava sulle influenti relazioni della duchessa Julie per ottenere un esito per lei il più possibile favorevole. Julie le aveva assicurato di aver contattato il cancelliere [[Klemens von Metternich|Metternich]] a [[Vienna]], il governatore della Lombardia [[Franz Joseph Saurau]] e il feld-maresciallo austriaco [[Ferdinand Bubna]], il superiore del generale Dembowski, a Milano. ▼
▲In ottobre Metilde fece ritorno con il figlio Ercole a Milano, sistemandosi in un appartamento in affitto in piazza delle Galline. Doveva definire la sua causa di separazione e contava sulle influenti relazioni della duchessa Julie per ottenere un esito
Il [[15 marzo]] [[1817]] Metilde scrisse all'amico svizzero [[Jacob Heinrich Meister]] di aver concordato con il Bubna e il marito un primo accordo: in attesa della sentenza sarebbe dovuta ritornare con il figlio nella casa di Dembowski, in via del Gesù, risiedendovi in camere separate. A luglio la sentenza dispose la definitiva separazione dei due coniugi: i figli restavano affidati a Dembowski, la madre poteva vederli e vivere finalmente lontano dall'ex-marito.▼
▲Il
Si stabilì al secondo piano di una casa di proprietà del fratello Ercole, in piazza Belgioioso.<ref>Ora [http://milano.blogosfere.it/images/14%29%20palazzo%20Dei%20Besana%20P.zza%20Belgioioso_IMG_4474.jpg palazzo Besana], in piazza Belgioioso 1.</ref> Nella « saletta azzurra », il salotto che si affaccia sul palazzo dei principi Belgioioso, riceveva nel pomeriggio gli amici, che avevano in comune i sentimenti liberali, l'insofferenza per la [[Restaurazione]] austriaca
▲Si stabilì al secondo piano di una casa di proprietà del fratello Ercole, in piazza Belgioioso.<ref>Ora [http://milano.blogosfere.it/images/14%29%20palazzo%20Dei%20Besana%20P.zza%20Belgioioso_IMG_4474.jpg palazzo Besana], in piazza Belgioioso 1.</ref> Nella «saletta azzurra», il salotto che si affaccia sul palazzo dei principi Belgioioso, riceveva nel pomeriggio gli amici, che avevano in comune i sentimenti liberali, l'insofferenza per la [[Restaurazione]] austriaca, la passione per la nuova letteratura romantica. Vi si trovavano i coniugi Confalonieri, [[Federico Confalonieri|Federico]] e [[Teresa Casati]], il letterato [[Ludovico di Breme]], la cugina Bianca Milesi, il conte [[Giuseppe Pecchio]], collaboratore del «[[Il Conciliatore|Conciliatore]]», l'avvocato [[Giuseppe Vismara]]. Questi, il [[4 marzo]] [[1818]], le presentò uno scrittore francese, [[Stendhal|Henri Beyle]], il cui libro ''Rome, Naples et Florence en 1817'' aveva recentemente ottenuto un buon successo in patria.
[[File:Stendhal fr.jpg|thumb|
Stendhal s'
Le sue profferte furono sempre respinte, ma per tre anni s'illuse di poterla conquistare. Credendo che lei lo respingesse ritenendolo un comune seduttore, s'impose di non approfittare dei favori che alcune note donne galanti
Egli riteneva che la freddezza di Metilde fosse dovuta all'influenza della cugina Francesca Milesi, responsabile, a suo dire, di averlo messo in cattiva luce,
=== « Maestra giardiniera » ===
[[File:CarloAlberto2.jpg|thumb|upright=0.6|Carlo Alberto di Savoia]]
Forse, come sospettava Stendhal, Metilde aveva una relazione con il conte Giuseppe Pecchio, ed entrambi erano affiliati alla
A seguito della denuncia di Carlo
Non avendo ammesso nulla, fu rilasciata il giorno dopo ed ebbe così il tempo di accordarsi con il Pecchio per dare un'innocua giustificazione alle contestazioni degli inquirenti, che la interrogarono nuovamente il 26 dicembre senza poter raggiungere prove sufficienti di un suo coinvolgimento nella congiura. Fu messa comunque per un breve periodo agli arresti domiciliari.<ref>B. Pincherle, « Metilde nel processo dei carbonari », in ''In compagnia di Stendhal'', Milano 1967, p. 185</ref>
Morì di [[Tabe dorsale|tabe]] nel [[1825]], a soli 35 anni,<ref>http://www.literary.it/dati/literary/torcellan/la_dolorosa_storia_del_sovversiv.html</ref> in casa della cugina Francesca Milesi. Sepolta nel cimitero di San Gregorio, dismesso alla fine dell'Ottocento, i suoi resti andarono dispersi come quelli di altri illustri cittadini, [[Andrea Appiani]], [[Vincenzo Monti]], [[Carlo Porta]]. ▼
Durante gli interrogatori la Viscontini diede prova di grande coraggio e intelligenza, negando ogni coinvolgimento e premurandosi soprattutto di non mettere nei guai nessuno dei suoi amici. Nel resoconto di [[Bruno Pincherle]], che ha visionato e pubblicato i verbali, è l'emblema di una personalità forte, dotata di un acume e una maturità sorprendenti in una persona poco più che trentenne: « Nel corso dei due esami, Metilde è riuscita a non compromettere con una sola parola i suoi amici già arrestati [...] negando anche la conoscenza dei fatti più evidenti [...] Nelle sue risposte, è apparsa sempre guardinga e controllata, perfettamente consapevole del pericolo che ogni più piccola imprudenza comporta. A differenza di tanti altri inquisiti di questo processo, essa sa che tutte le circostanze hanno un peso ».<ref>B. Pincherle, cit., pp. 184-185</ref>
[[Alexandre Andryane]], anch'egli implicato nei processi del [[1821]] e imprigionato allo [[Spielberg]], la ricorda nei suoi ''Mémoires d'un prisonnier d'État'', pubblicati nel [[1837]]. Stendhal scrisse di lei che «ella disperava della società, quasi della natura umana, aveva come rinunciato a trovarvi ciò che era necessario al suo cuore». Come donna separata, avvertiva infatti la disapprovazione della società e non era infelice soltanto per questo: nelle sue ultime lettere alla granduchessa Julie si «mostra disperata per l'avvenire dei suoi figli, per l'Italia asservita, sognando l'esilio e il ritorno agli anni» trascorsi in Svizzera, come i meno infelici della sua vita.<ref>M. Crozet, ''Stendhal'', cit., p. 384.</ref> ▼
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La ricordarono anche Teresa Casati come «donna angelica» che «riuniva in sé tutte le perfezioni di un'adorabile sensibilità con l'energia che rende capaci delle azioni più sublimi», e la contessa Maria Frecavalli, che la descrisse quale «modello di madre» che «amava anche la gloria del suo paese [...] e la sua anima energica soffrì troppo a lungo per il suo asservimento e per la perdita dei suoi amici».<ref>M. Crozet, ''Stendhal'', cit., p. 384-385.</ref>▼
▲[[Alexandre Andryane]], anch'egli implicato nei processi del [[1821]] e imprigionato allo [[Fortezza dello Spielberg|Spielberg]], la ricorda nei suoi ''Mémoires d'un prisonnier d'État'', pubblicati nel [[1837]]. Stendhal scrisse di lei che « ella disperava della società, quasi della natura umana, aveva come rinunciato a trovarvi ciò che era necessario al suo cuore ». Come donna separata, avvertiva infatti la disapprovazione della società e non era infelice soltanto per questo: nelle sue ultime lettere alla granduchessa Julie si « mostra disperata per l'avvenire dei suoi figli, per l'Italia asservita, sognando l'esilio e il ritorno agli anni » trascorsi in Svizzera, come i meno infelici della sua vita.<ref>M.
== Bibliografia ==▼
*Michel Crozet, ''Stendhal. Il signor Me stesso'', Roma, Editori Riuniti 1990 <small>ISBN 88-359-3413-3</small>▼
▲La ricordarono anche Teresa Casati - l'amica più intima degli ultimi anni - come « donna angelica » che « riuniva in sé tutte le perfezioni di un'adorabile sensibilità con l'energia che rende capaci delle azioni più sublimi », e la contessa Maria Frecavalli, che la descrisse quale « modello di madre » che « amava anche la gloria del suo paese [...] e la sua anima energica soffrì troppo a lungo per il suo asservimento e per la perdita dei suoi amici ».<ref>M.
*Marta Boneschi, ''La donna segreta. Storia di Metilde Viscontini Dembowski'', Venezia, Marsilio, 2010 <small>ISBN 978-88-317-0730-5</small>▼
== Note ==
<references/>
▲== Bibliografia ==
* Bruno Pincherle, « Metilde nel processo dei carbonari », ''In compagnia di Stendhal'', Milano, All'Insegna del Pesce d'Oro, 1967, pp. 147 e ss.
* Adolfo Jenni, ''Metilde Dembowski Viscontini in Svizzera e il Foscolo a Berna'', Milano, Casa del Manzoni, 1958
* Annie Collet, ''Stendhal et Milan: de la vie au roman'', I-II, Parigi, J. Corti, 1986-1987 <small>ISBN 2-7143-0155-X, ISBN 2-7143-0187-8</small>
▲* Michel
* ''Profili di donne lombarde. Quattro protagoniste dell'aristocrazia nel XIX e XX secolo: Metilde Viscontini Dembowski, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Paolina Calegari Torri, Maura Dal Pozzo d'Annone'', a cura di Franca Pizzini, Milano, Mazzotta, 2009 ISBN 978-88-202-1939-0 (il capitolo su Metilde Dembowski è di M. Boneschi)
▲* Marta Boneschi, ''La donna segreta
== Collegamenti esterni ==
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*{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/federati_(Enciclopedia-Italiana)/|titolo=La società dei ''Federati''}}
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[[Categoria:Carbonari]]
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