Lelio Sozzini: differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = Lelio Francesco Maria
|Cognome =Socini Sozzini
|PostCognomeVirgola = o '''Sozini''', '''Socini''', '''Socino''', '''Socinus'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Siena
|AnnoNascita =1525
|GiornoMeseNascita = 29 gennaio
|AnnoMorte =1562
|AnnoNascita = 1525
|LuogoNascita =Siena
|LuogoMorte = Zurigo
|GiornoMeseMorte = 14 maggio
|GiornoMeseNascita =29 gennaio
|AnnoMorte = 1562
|GiornoMeseMorte =4 maggio
|Attività = teologo
|AttivitàAltre =  e riformatore
|Nazionalità = italiano
|Immagine =Fausto_Lelio_Socino_Socinus Lelio Sozzini.jpg
|DimImmagine = 180
}}
 
Il cognome viene trascritto anche in altri modi (per esempio '''Sozzini''', '''Sozini''', '''Sozino''', '''Socini''' o '''Socinus'''). Fu lo stesso Lelio a trascrivere il proprio cognome come Sozini, latinizzandolo in ''Socinus''.
 
== Biografia ==
Il bisnonno di Lelio, [[Mariano Socini il vecchio|Mariano Sozzini "il vecchio"]] ([[1401]]–[[1467]]), fu un giurista, professore di diritto canonico a [[Università di Padova|Padova]] e poi a [[Università di Siena|Siena]]. Anche suo figlio [[Bartolomeo Sozzini|Bartolomeo]] ([[1436]]-[[1507]]) fu un eminente giurista, chiamato « il Papiniano del suo tempo », che insegnò diritto romano a Siena e in altre Università. Le tradizioni di famiglia furono continuate dal figlio [[Mariano Socini il giovane|Mariano "il giovane"]] ([[1482]]–[[1556]]), a sua volta professore di diritto già a ventun anni, che dalla fiorentina Camilla Salvetti (m. [[1554]]) ebbe tredici figli, il sesto dei quali fu Lelio, che fu educato come giurista a Padova, dove la famiglia si era trasferita nel [[1530]] al seguito del padre insegnante.<ref>G. Pioli, ''Fausto Socino. Vita-Opere-Fortuna'', 1952, p. 12.</ref>
Già il nonno di Lelio Mariano Sozzini senior ([[1397]]—[[1467]]) è ricordato come il primo libero pensatore della famiglia. Lelio era il sesto figlio di Mariano junior ([[1482]]-[[1556]]) e di Camilla Solvetti. Egli fu educato come giurista sotto gli occhi attenti del padre. Egli più tardi avrebbe detto che la ricerca giuridica l’avrebbe poi motivato alla ricerca biblica e quindi al ripudio dell’idolatria romana.
 
Come Lelio avrebbe confidato un giorno a [[Filippo Melantone|Melantone]], fu allora che, « per conoscere le fonti del diritto, ossia il diritto divino, lesse i libri profetici e apostolici, dalla cui lezione fu tratto per azione divina a invocare la verità e a tutti i doveri della pietà, si appassionò allo studio delle sacre lettere » e a tale scopo apprese l'[[lingua ebraica|ebraico]],<ref>''Melanchtonis Opera'', IX, 6411, col. 381, lettera a Massimiliano II, 1º dicembre 1557.</ref> oltre che il [[lingua latina|latino]], il [[lingua greca|greco]] e persino l'[[lingua araba|arabo]].<ref>S. Przypkowski, ''Vita Fausti Socini'', 1651, p. 6.</ref>
Lelio Sozini acquisì alcune conoscenze di [[lingua ebraica|ebraico]], [[lingua araba|arabo]] e [[lingua greca|greco]], ma non fu mai uno studente impegnato e metodico. Il padre gli passava i mezzi per studiare ma appena raggiunse la maturità Sozini se ne andò a [[Venezia]]. Qui entrò in contatto con gli ambienti evangelici e iniziò allora una peregrinazione che lo portò per l’intera [[Europa]] a partire da [[Chiavenna]] – appartenente allora come tutta la [[Valtellina]] ai [[Grigioni]], i quali divisi confessionalmente – tolleravano sia i cattolici che i riformati.
 
Nel [[1542]] Mariano Sozzini aveva lasciato Padova perché chiamato a Bologna a occupare la cattedra di diritto che era appartenuta ad [[Andrea Alciati]],<ref>Umberto Dallari, ''I rotoli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799'', II, 1899, p. 99.</ref> e come ammetterà [[Ulisse Aldrovandi]] all'inquisitore Girolamo Muzzarelli, Lelio si trovava nel [[1546]] nella casa paterna, insieme con altri giovani dello Studio bolognese, quando vi si leggeva uno scritto di [[Camillo Renato]].<ref>A. Rotondò, ''Studi di storia ereticale del Cinquecento'', I, 2008, p. 285 e ss.</ref>
A Chiavenna nel 1547 egli entrò in contatto con [[Camillo Renato]], le cui posizioni erano simili a quelle dei primi [[quaccheri]]. Egli proseguì in seguito per la [[Svizzera]], la [[Francia]] l’[[Inghilterra]] e i [[Paesi Bassi]]. Alla fine del [[1548]] ritornò in Svizzera con una lettera di raccomandazioni alle chiese svizzere di [[Nicolas Meyer]], qui lo troviamo nel biennio [[1549]]-[[1550]] a [[Ginevra (città)|Ginevra]], [[Basilea]] (con [[Sebastian Münster]]) e a [[Zurigo]] (dove alloggiò presso [[Konrad Pelikan]]).
 
Il padre gli passava i mezzi per studiare ma appena raggiunse la maturità Sozini se ne andò a [[Venezia]]. Qui entrò in contatto con gli ambienti evangelici e iniziò allora una peregrinazione che lo portò per l'intera [[Europa]] a partire da [[Chiavenna]] – appartenente allora come tutta la [[Valtellina]] ai [[Grigioni]], i quali divisi confessionalmente – tolleravano sia i cattolici che i riformati.
Si reca poi a [[Wittenberg]] (luglio [[1550]] - giugno [[1551]]), prima come ospite di [[Filippo Melantone]] poi di [[Johann Forster]], con il quale perfeziona le proprie conoscenze della lingua ebraica. Dopo avere visitato [[Praga]], [[Vienna]] e [[Cracovia]] ritornò alla fine del [[1551]] a Zurigo. Negli anni seguenti riuscì addirittura a recarsi in Italia nella natia [[Siena]] dove incontrò il nipote [[Fausto Sozzini]] - pure egli noto riformatore - e poi a [[Padova]], mentre, nel [[1554]], lo ritroviamo in varie città svizzere [[Basilea]] (gennaio), Ginevra (aprile) e, infine, di nuovo Zurigo.
 
A Chiavenna nel 1547 egli entrò in contatto con [[Camillo Renato]]. Egli proseguì in seguito per la [[Svizzera]], la [[Francia]] l'[[Inghilterra]] e i [[Paesi Bassi]]. Alla fine del [[1548]] ritornò in Svizzera con una lettera di raccomandazioni alle chiese svizzere di [[Nicolas Meyer]], qui lo troviamo nel biennio [[1549]]-[[1550]] a [[Ginevra]], [[Basilea]] (con [[Sebastian Münster]]) e a [[Zurigo]] (dove alloggiò presso [[Konrad Pelikan]]).
A Ginevra Sozini era stato ricevuto a braccia aperte da [[Giovanni Calvino|Calvino]], a quest’ultimo erano evidenti le tendenze eccessivamente speculative del Sozini, ma pure la sua genuina religiosità. Anche se una lettera di Calvino del 1º gennaio [[1552]] è stata ritenuta dare prova di un’intervenuta rottura dei rapporti fra i due. Il migliore amico di Sozini fra i vari riformatori fu tuttavia [[Heinrich Bullinger]].
 
Si reca poi a [[Wittenberg]] (luglio [[1550]] - giugno [[1551]]), prima come ospite di [[Filippo Melantone]] poi di [[Johann Forster]], con il quale perfeziona le proprie conoscenze della lingua ebraica. Dopo avere visitato [[Praga]], [[Vienna]] e [[Cracovia]] ritornò alla fine del [[1551]] a Zurigo. Negli anni seguenti riuscì addirittura a recarsi in Italia nella natia [[Siena]] dove incontrò il nipote [[Fausto Sozzini]] - pure egli noto riformatore - e poi a [[Padova]], mentre, nel [[1554]], lo ritroviamo in varie città svizzere: [[Basilea]] (gennaio), Ginevra (aprile) e, infine, di nuovo Zurigo.
 
[[File:Lelio Socino firma.jpg|thumb|left|Dono di Sozzini al Bullinger del libro ''Dialogus de Missa'' di Paul Skalich]]
A Ginevra Sozini era stato ricevuto a braccia aperte da [[Giovanni Calvino|Calvino]], a quest'ultimo erano evidenti le tendenze eccessivamente speculative del Sozini, ma pure la sua genuina religiosità. Anche se una lettera di Calvino del 1º gennaio [[1552]] è stata ritenuta dare prova di un'intervenuta rottura dei rapporti fra i due. Il migliore amico di Sozini fra i vari riformatori fu tuttavia [[Heinrich Bullinger]].
A sollevare le maggiori questioni erano le posizioni teologiche di Sozini sulla [[resurrezione della carne]], la [[predestinazione]], le ragioni della salvezza, di cui discusse con Calvino; la base dottrinaria originaria dei Vangeli, la natura del pentimento e dei [[sacramenti]].
La tragica fine di [[Michele Serveto]] attirò la sua attenzione sul tema della [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]].
Siccome a Ginevra nell’aprile [[1554]] Sozini aveva fatto incaute osservazioni sulla dottrina comune che enfatizzò in una successiva lettera al pastore italiano [[Celso Massimiliano Martinengo]], fu chiamato da Bullinger a rispondere a una serie di questioni e, a quel punto, Sozini sottoscrisse una confessione esplicitamente ortodossa – redatta per scritto il [[15 luglio]] [[1555]] - con riserva tuttavia del suo diritto ad approfondire le questioni sollevate.
 
Siccome a Ginevra nell'aprile [[1554]] aveva fatto incaute osservazioni sulla dottrina comune che enfatizzò in una successiva lettera al pastore italiano [[Celso Massimiliano Martinengo]], fu chiamato da Bullinger a rispondere a una serie di questioni e, a quel punto, egli firmò una confessione esplicitamente ortodossa – redatta per iscritto il 15 luglio [[1555]] - con riserva tuttavia del proprio diritto ad approfondire le questioni sollevate.
Un mese prima Sozini era stato inviato con [[Martino Muralto]] a Basilea ad assicurare [[Ochino]] come pastore della Chiesa italiana a Zurigo. Fra Ochino e Sozini vi fu molta sintonia nel trattare in modo molto radicale una serie di problemi teologici. Nel [[1556]], alla morte di suo padre Sozini si trovò in una difficile situazione finanziaria, in quanto il suo patrimonio era stato sequestrato dall'[[Inquisizione]]. Grazie all’aiuto di conoscenze influenti (fra le quali quella di Calvino), egli visitò le corti di [[Vienna]] e [[Cracovia]] per ottenere sostegno ad un appello al [[Duca di Toscana]] perché gli permettesse di vendere le proprietà sue e di famiglia.
 
Un mese prima, Sozini era stato inviato con [[Martino Muralto]] a Basilea a dare assicurazioni di ortodossia a [[Bernardino Ochino|Ochino]], il pastore della Chiesa italiana a Zurigo. Fra Ochino e Sozini vi fu allora piena sintonia nel trattare in modo radicale una serie di problemi teologici.
In [[Italia]], se si esclude [[Venezia]] dove ottenne addirittura l'aiuto del doge [[Girolamo Priuli]], Sozini poteva però ormai fare e ottenere ben poco. L’inquisizione aveva, da tempo, messo gli occhi sulla sua famiglia, suo fratello [[Cornelio Sozini|Cornelio]] era imprigionato a Roma, i fratelli [[Celso Sozini|Celso]], [[Camillo Sozini|Camillo]] e suo nipote [[Fausto Sozini|Fausto]] erano "reputati Luterani". Camillo aveva dovuto peraltro fuggire da Siena. Nell’agosto [[1559]] Sozini ritornò a Zurigo, dove meno di tre anni dopo, il 14 maggio [[1562]], morì nella casa del tessitore Hans Wyss.
 
Alla morte di suo padre nel 1556, Lelio si trovò in una difficile situazione finanziaria, in quanto il patrimonio loro era stato sequestrato dall'[[Inquisizione]]. Grazie all'aiuto di conoscenze influenti (fra le quali quella di Calvino), egli visitò allora le corti di [[Vienna]] e [[Cracovia]]: per ottenere sostegno ad un suo appello al [[Duca di Firenze]] a che gli fosse permesso di vendere le proprietà sue e di famiglia.
La notizia della morte dello zio raggiunse Fausto a Lione tramite Antonio Maria Besozzo.
 
Riparando a Zurigo Fausto ottenne le poche carte di suo zio, comprendenti pochi scritti organici ma molte buone annotazioni. Fausto spesso è stato trattato come plagiatore di Lelio mentre sarebbe stato meglio parlare di un duplice debito, talvolta sovrastimato dallo stesso Fausto:
[[File:Palazzo Sozzini-Malavolti 02 targa lelio e fausto sozzini 2.JPG|thumb|left|Targa a Lelio e Fausto Sozzini sul [[palazzo Sozzini-Malavolti]] a Siena]]
*Prese dalla conversazione con Lelio (1552-1553) il germe della sua teoria della salvezza;
In [[Italia]], se si esclude [[Venezia]] dove ottenne addirittura l'aiuto del doge [[Girolamo Priuli]], Sozini poteva però ormai fare e ottenere ben poco. L'Inquisizione aveva, da tempo, messo gli occhi sulla sua famiglia: suo fratello [[Cornelio Sozini|Cornelio]] era imprigionato a Roma, i fratelli [[Celso Sozini|Celso]], [[Camillo Sozini|Camillo]] e suo nipote [[Fausto Sozini|Fausto]] erano "reputati Luterani". Camillo aveva dovuto peraltro fuggire da Siena. Nell'agosto [[1559]] Sozini ritornò a Zurigo. Lì, meno di tre anni dopo, il 14 maggio [[1562]], egli morì nella casa del tessitore Hans Wyss che gli aveva dato ospitalità.
*Il commentario di Lelio (1561) del prologo del [[Vangelo di Giovanni]] diede a Fausto un suggerimento esegetico per la costruzione della sua Cristologia.
 
Oltre a questi suggerimenti, Fausto non deve nulla a Lelio, tranne una curiosamente molto inverosimile interpretazione di Giovanni VIII e lo stimolo del suo carattere puro e delle fulgide qualità. I due uomini erano di tipologie contrastanti. Lelio, impulsivo ed inquisitore, era alla ricerca del terreno spirituale delle verità religiose; la mente asciutta di Fausto cercò nell'autorità esterna una base per l'insegnamento etico del Cristianesimo.
La notizia della morte dello zio raggiunse Fausto, che era a Lione, tramite Antonio Maria Besozzo. Riparando a Zurigo, Fausto ottenne le poche carte dello zio. Pochi scritti organici ma accompagnati da molte buone annotazioni. Fausto spesso è stato considerato e trattato come plagiatore di Lelio. Sarebbe stato più rispondente parlare di un duplice apporto: talvolta dallo stesso Fausto sovrastimato a favore dello zio.
* Dalla conversazione con Lelio (1552-1553), ricava il germe della sua Teoria della salvezza;
* Il commentario di Lelio (1561 prologo del [[Vangelo di Giovanni]]. diede a Fausto un suggerimento esegetico per la costruzione della sua Cristologia.
 
Oltre a questi apporti, Fausto non deve nulla a Lelio, tranne, curiosamente, una molto inverosimile interpretazione di Giovanni VIII e lo stimolo che derivava dal carattere "puro" e dalle fulgide qualità di lui. I due uomini erano come tipologie contrastanti. Lelio, impulsivo ed inquisitore, era alla ricerca del terreno spirituale delle Verità religiose; la mente asciutta di Fausto cercava nell'autorità esterna solo le basi per un insegnamento etico del Cristianesimo.
 
== Opere ==
=== Opere pervenute ===
Gli scritti esistenti di Lelio Sozzini sono:
* ''De resurrectione'', ca 1549
* ''De sacramentis dissertatio ad Tigurinos et Genevenses'', 1555
* ''Confessio fidei'', 1555
* ''Brevis explicatio in primum Johannis caput'', ca 1561
 
=== Lettere ===
* ''De sacramentis dissertatio'' (1560), in quattro parti, e ''De resurrectione'' (un frammento).<ref>Questi furono dapprima stampati in ''F. e L. Socini, voce del trattato di E. Soneri'' (Amsterdam, 1654).</ref>
* A Giovanni Calvino, Zurigo, 14 maggio 1549
* ''Confessione'' (1555)<ref>stampata in Hottinger, Hist. eccles. N.T. ix. i6, 5 (1667)</ref>
* A Heinrich Bullinger, Basilea, 8 luglio 1549
* Circa ventiquattro lettere, non raccolte, ma possono essere trovate disperse, e più o meno correttamente date in Iligen, in Friedrich Trechsel, nel Corpus reformatorum edizione dei lavori di Calvino, and in E. Burnat, L. Socin (1894); il manoscritto originale è oltremodo lentamente spostato.
* A Heinrich Bullinger, Basilea, 8 luglio 1549
* [[Christopher Sandius]] aggiunge una ''Rapsodia ne profeta Isaia'', di cui nulla si conosce.
* A Heinrich Bullinger, Basilea, 19 luglio 1549
* [[Teodoro di Beza]] sospettò che Sozini avesse dato una mano nel ''De haereticis, una persecuzione di un santo'' (1533); e ad lui è anche stato attribuito il ''Contra libellum Calvini'' (1554); entrambi sono lavori di [[Sebastian Castellio]], e lì non ci sono appigli per attribuire qualche parte di essi a Sozini.
* A Giovanni Calvino, Basilea, 25 luglio 1549
* ''Commentario del prologo del Vangelo di San Giovanni'' (scritto [[Zurigo]] c.1559)<ref>Sozzini, Lelio; ''Brevis explicatio in primum Iohannis caput'' in ''De falsa et vera unius Dei Patri, filii, et spiritus sancti'' 1568, [[Alba Iulia]]</ref>
* A Heinrich Bullinger, Basilea, 31 luglio 1549
[[Beza]] gli attribuì (nel 1567) un anonimo ''Commentario del prologo del Vangelo di San Giovanni'' (scritto [[Lione]], c.1562) che era un lavoro di Fausto Sozzini<ref>Sozzini, Fausto; ''Brevis explicatio in primum Iohannis caput'' in ''Biblioteca Fratrum Polonorum'', Amsterdam 1565?</ref>. Questo errore<ref>Anche erroneamente attribuito al zio da [[Francesco David]] in ''Refutatio propositionum Melii'' Alba Iulia, 1568</ref>, adottato da [[Girolamo Zanchi|Zanchi]], è stata una delle principali fonti dell'idea che tratta Lelio come un [[eresiarca]].<ref>''Britannica'' 1911</ref> Ma in realtà, la sua interpretazione del [[Prologo del Vangelo secondo Giovanni]] è la base per quella di Fausto.
* A Heinrich Bullinger, Basilea, 31 agosto 1549
* A Giovanni Calvino, Zurigo, 1º febbraio 1550
* A Giovanni Calvino, Zurigo, 20 aprile 1550
* A Joachim Vadian, Norimberga, 6 luglio 1550
* A Heinrich Bullinger, Norimberga, 6 luglio 1550
* A Heinrich Bullinger, Wittenberg, 20 agosto 1550
* A Heinrich Bullinger, Wittenberg, 28 agosto 1550
* A Johann Crato von Crafftheim, Zurigo, 27 marzo 1552
* Ad Ambrosius Moiban, Zurigo, 29 aprile 1552
* A Rudolf Gwalther, Zurigo, maggio 1552
* A Heinrich Bullinger, Siena, 25 settembre 1552
* A Heinrich Bullinger, Basilea, 5 febbraio 1554
* A Heinrich Bullinger, Ginevra, 19 aprile 1554
* Alla chiesa di Locarno, Zurigo, 13 gennaio 1555
* A Johannes Wolf, Zurigo, febbraio 1555
* A Johannes Wolf, Zurigo, febbraio 1555
* A Johannes Wolf, Zurigo, febbraio 1555
* A Bonifacio Amerbach, Zurigo, 9 agosto 1555
* A Bonifacio Amerbach, Zurigo, 22 novembre 1555
* A Bonifacio Amerbach, Zurigo, 9 dicembre 1555
* A Bonifacio Amerbach, Zurigo, 8 dicembre 1556
* A Martin Borrhaus, Zurigo, 14 ottobre 1557
* A Heinrich Bullinger, Tubinga, 8 dicembre 1557
* A Heinrich Bullinger, Tubinga, 10 luglio 1558
* A Heinrich Bullinger, Tubinga, 17 luglio 1558
* A Heinrich Bullinger, Tubinga, 25 luglio 1558
* A Heinrich Bullinger, Augusta, 30 luglio 1558
* A Heinrich Bullinger, Cracovia, 23 gennaio 1559
* A Heinrich Bullinger, Vienna, 24 maggio 1559
* A Giovanni Calvino, Zurigo, 22 agosto 1559
* A Giovanni Calvino, Zurigo, 2 ottobre 1559
* A Johann Crato von Crafftheim, Zurigo, 1º dicembre 1560
 
=== Opere perdute ===
* ''Quaestiones''. Una serie di questioni cristologiche inviate ai primi del 1560 da Sozzini a [[Kaspar Schwenckfeld]] tramite il comune amico Lukas Pomisius
* ''Parafrasi del Vangelo di Giovanni''. Menzionata da Fausto Sozzini nella sua ''Defensio adversus Gabrielem Eutropium''
* ''Scripta duo de coena Domini''. Menzionati da Fausto Sozzini in una lettera del 1º febbraio 1588 a Jan Niemojewski. Uno dei due scritti è comunque la ''De sacramentis dissertatio''
* ''Borrhai testimonia a Laelio collecta''. Inviati da Fausto Sozzini a Pietro Statorius il 15 ottobre 1590, erano una serie di appunti tratti dall'''In sacram Iosuae, Iudicum, Ruthae, Samuelis et Regum historiam commentarius'' di [[Martin Borrhaus]]
 
=== Opere erroneamente attribuite ===
* ''Contra libellum Calvini'', opera di [[Sebastiano Castellione]]
* ''De haereticis an sint persequendi'', del Castellione
* ''In haereticis coercendis quatenus progredi liceat'', opera di [[Mino Celsi]]
* ''Rhapsodia in Esaiam prophetam'', di ignoto, attribuita a Lelio da [[Christoph Sand]]
* ''Articuli fidei'', di ignoto, attribuiti a Lelio dal Sand
* ''Theses de Deo uno et trino, aliter de Trinitate'', opera di [[Grzegorz Paweł]]
* ''Theses de Deo uno et trino'', di [[Matteo Gribaldi]], attribuita a Lelio dal [[Delio Cantimori|Cantimori]]
* ''Voces ambiguae in Sacra Scriptura'', di ignoto, attribuita a Lelio dal Sand
* ''Praecipuarum enumeratio causarum cur Christiani, cum in multis religionis doctrinis mobiles sint et varii, in Trinitatis tamen retinendo dogmate sint constantissimi'', di [[Christian Francken]]
* ''Alphonsi Lyncurii Tarraconensis apologia pro Michaele Serveto'', probabilmente di Matteo Gribaldi
 
== Pensiero ==
Socini, pur accettando molte delle idee della [[Riforma protestante]], non credeva nel concetto della [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] e riteneva [[Gesù Cristo]] un essere umano, identificando la sofferenza di Gesù con quella degli oppressi, causata dai ricchi e dai potenti. Negava qualsiasi principio assoluto e ogni elemento della sua visione religiosa era basato sulla [[razionalismo|ragione]]. Dal suo pensiero trasse ispirazione il nipote [[Fausto Sozzini]].
 
== BibliografiaNote ==
<references/>
 
*[[Delio Cantimori]], ''Eretici italiani del Cinquecento'', Einaudi, Torino 1939, 1992 e 2002
== Bibliografia ==
* Friedrich Trechsel, ''Die protestantischen Antitrinitanrier vor Faustus Socin'', 2 voll., Heidelberg, Karl Winter, 1839-1844
* Eugène Burnat, ''Lélio Socin'', Vevey, Klausfelder frères, 1894
* Giovanni Pioli, ''Fausto Socino. Vita-Opere-Fortuna. Contributo alla storia del liberalismo religioso'', Modena, Guanda, 1952
* Lelio Sozzini, ''Opere'', edizione critica a cura di Antonio Rotondò, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1986
* [[Antonio Rotondò]], ''Studi di storia ereticale del Cinquecento'', 2 voll., Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2008
* [[Delio Cantimori]], ''Eretici italiani del Cinquecento. Prospettive di storia ereticale italiana del Cinquecento'', Torino, Einaudi, 2009
 
== Voci correlate ==
* [[Socinianesimo]]
* [[Fausto Sozzini]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=CC86AAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false|titolo=S. Przypkowski, ''Vita Fausti Socini''}}
 
{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Riformatori radicali]]
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[[Categoria:Personalità legate a Siena|Sozzini, Lelio]]
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[[Categoria:Riformatori radicali]]
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