Fedro: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+ corsivo |
|||
(481 versioni intermedie di oltre 100 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{Nota disambigua
{{citazione|[[Giove (divinità)|Giove]] impose a noi due sacche:<br />mise quella dei vizi propri dietro la schiena,<br />quella carica dei vizi altrui davanti al petto|Fedro - ''Fabulae'', IV, 10| ''Peras imposuit Iuppiter nobis duas:''<br />''propriis repletam vitiis post tergum dedit,''<br />''alienis ante pectus suspendit gravem.''|lingua=la}}
{{Bio
|Nome = Gaio Giulio Fedro
|Cognome =
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[20 a.C.|20]]/[[15 a.C.]] circa
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = [[49|50 d.C.]] circa
|Epoca = I
|Attività = scrittore
|Nazionalità = romano
|PostNazionalità = , autore di celebri [[Favole (Fedro)|favole]], attivo nel [[I secolo]]
|Immagine = Phaedrus Fabulist 1745 engraving.jpg
|Didascalia = Fedro ritratto sul [[frontespizio]] di un'edizione settecentesca delle sue ''[[Favole (Fedro)|Favole]]''
}}
Fedro rappresenta una voce isolata della letteratura: riveste un ruolo poetico subalterno in quanto la favola non era considerata (analogamente a oggi) un [[genere letterario]] "alto" anche se possedeva un carattere pedagogico e un fine morale.
== Biografia ==
{{Vedi anche|Storia della letteratura latina (14 - 68)}}
Il suo nome [[lingua greca antica|greco]] è Φαῖδρος (''Fedros''); non è invece certo se il nome in [[lingua latina]] fosse ''Phaedrus'' o ''Phaeder''. Il latinista [[Francia|francese]] [[Louis Havet]], curatore nel [[1895]] di una nota edizione delle ''[[Fabulae (Fedro)|Fabulae]]'', suggerì la forma ''Phaeder'' sulla scorta di alcune iscrizioni,<ref>C. I. L. III, 5802; VI, 8562; VI, 9858; VI, 24057; IX, 466; XIV, 1232</ref> ma la forma latina ''Phaedrus'' è attestata in [[Cicerone]] riferendosi al filosofo epicureo<ref>''Orator'', 41</ref> e, in particolare, nei titoli – sia pure aggiunti posteriormente – di tre favole<ref>III, prologo; IV, 7; IV, 22</ref> e in [[Flavio Aviano|Aviano]].<ref>''Fabulae'', prologo: «Phedrus etiam partem aliquam quinque in libellos resolvit»</ref> Egli è pertanto identificato comunemente con Phaedrus.
Quanto al luogo di nascita, Fedro stesso afferma<ref>''Fabulae'' III, prologo: «Ego, quem Pierio mater enixa est iugo»</ref> di essere nato sul monte Pierio, luogo di nascita delle [[Muse (mitologia)|Muse]], che al tempo faceva parte della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]]; però egli sembra anche alludere alla [[Tracia]] come sua patria, vantata come terra di poeti.<ref>''Fabulae'' III, prologo, vv. 54-57</ref> È certo che il monte sorgeva in prossimità del confine trace e alla fine del [[I secolo]] una rettifica dei confini delle due province lo ridusse in Tracia.
Fedro nacque intorno al [[20 a.C.|20]]/[[15 a.C.]] e giunse giovanissimo a [[Roma]] come schiavo, forse a seguito della violenta repressione, operata dal console [[Lucio Calpurnio Pisone (console 15 a.C.)|Lucio Calpurnio Pisone]], della rivolta avvenuta in Tracia nel [[13 a.C.]] La sua venuta a Roma ancora bambino è stata dedotta dalla sua affermazione<ref>''Fabulae'' III, epilogo, vv. 33-35: «Ego, quondam legi quam puer sententiam / ''Palam muttire plebeio piaculum est'' / dum sanitas constabit, pulchre meminere»</ref> di aver letto da bambino il ''Telephus'', una tragedia ora perduta di [[Ennio]]; ma non si può escludere, per quanto poco probabile, che egli abbia potuto già studiare latino in Macedonia, e pertanto la questione della data della sua venuta a Roma resta insoluta.
Che egli sia stato uno schiavo ''familiaris'', appartenente alla ''familia'' di [[Augusto]], e poi emancipato da questo imperatore è attestato nella titolazione manoscritta della sua opera, ''Phaedri Augusti liberti Fabulae Aesopiae''; si deduce che il suo nome, dopo la liberazione, deve essere stato Caius Iulius Phaedrus, dal momento che i liberti assumevano il ''praenomen'' e il ''nomen'' del loro [[Patrono (storia romana)|patrono]].
Se Fedro fosse effettivamente stato portato giovanissimo a Roma, potrebbe aver studiato alla scuola dell'erudito [[Verrio Flacco]], tenuta nel tempio di [[Apollo]] che sorgeva sul [[Palatino]]<ref>La precisazione è in Suetonio, ''De claris grammaticis et rethoribus'', 17</ref> dove studiavano anche i nipoti di Augusto, Gaio e Lucio, e di quest'ultimo, secondo un'ipotesi,<ref>A, De Lorenzi, ''Fedro'', 1955</ref> potrebbe esser poi divenuto pedagogo, acquisendo quei meriti che, insieme con l'ascesa sociale, lo avrebbero portato alla libertà.
Come Fedro stesso ci informa,<ref>Fabulae III, prologo, vv. 34-44</ref> il ministro di [[Tiberio]], [[Seiano]], lo fece processare, sospettandolo di allusioni sgradite ai potenti. Ne uscì tuttavia indenne, forse anche per la caduta in disgrazia e la morte del [[prefetto del pretorio|prefetto]], e poté continuare a scrivere indisturbato fino all'impero di [[Claudio]] ([[41]]-[[54]]), grazie a un liberto, Fileto, al quale è dedicato uno dei suoi ultimi componimenti, o forse anche fino all'impero di [[Nerone]] ([[54]]-[[68]]).
== Opere ==
{{Vedi anche|Fabulae (Fedro)}}
I cinque libri superstiti delle ''Fabulae'' consistono in 102 componimenti (93 favole vere e proprie, più i prologhi e gli epiloghi), riconosciuti come certamente autentici; altre 32 favole – non comprese nei 5 libri canonici, ma certamente autentiche - sono contenute nella cosiddetta [[Appendix perottina]], tratta nel [[XV secolo]] dall'umanista [[Niccolò Perotti]] da [[Codice (filologia)|codici]] ora perduti.
Esistono tre storiche sillogi di favole in gran parte riconducibili a Fedro:
* le 67 favole del codice ''Leidensis Vossianus'', appartenuto ad [[Ademaro di Chabannes]]
* le 62 favole contenute nel codice ''Gudianus Latinus'' di [[Wolfenbüttel]], del [[X secolo]]
* le 83 favole del ''[[Romulus (silloge)|Romulus]]'', cosiddetto dal nome che si è dato il compilatore, che sostiene di essere l'autore delle traduzioni in latino di favole dello scrittore greco [[Esopo]].
== Il genere favolistico e Fedro ==
Il genere favolistico si trova praticato anche nei testi più antichi dell'umanità, quando si sia voluto rappresentare, attraverso un linguaggio semplice e metafore facilmente comprensibili, un principio di verità o un insegnamento morale. Anche l'utilizzo, a questo scopo, di racconti i cui protagonisti siano animali, attribuendo loro peculiarità morali e caratteristiche comportamentali, accettate dall'universale immaginazione o quanto meno dal comune pregiudizio umano, risponderebbe alla necessità di esemplificare e rendere immediatamente assimilabile il messaggio contenuto nel racconto.
In alcuni testi del [[Vicino Oriente]] [[Mesopotamia|mesopotamico]], a differenza delle favole persiane e indiane, nelle quali predomina il gusto della narrazione fantastica, senza preoccupazioni di sottendere insegnamenti di ordine morale, si riscontrano insegnamenti di tipo sapienziali, mentre in testi egiziani e palestinesi - raccolti nei ''Proverbi'' biblici - si hanno diretti ed espliciti insegnamenti, senza la mediazione della narrazione favolistica.
Nel mondo greco, il genere della favola si presenta inizialmente nella forma dell'«aínos», nella similitudine, come mostra l'esempio offerto, nell'[[VIII secolo a.C.]], dall'''Usignolo e lo sparviero'' narrato nelle ''Opere e i giorni'' di [[Esiodo]] - non a caso definito il primo favolista da [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]],<ref>''Institutiones oratoriae'' V, 11, 19</ref> nel quale un usignolo, catturato dal rapace, cerca di impartirgli una lezione sul significato della giustizia.
Secondo i grammatici antichi, fu [[Archiloco]], poeta di [[Paros]], attivo nel [[VII secolo a.C.|VII secolo]], il creatore della favola del tipo che sarà poi sviluppata da [[Esopo]], ma restano scarsi frammenti, come frammenti di favola sono in [[Solone]] e in [[Simonide]], del [[VI secolo a.C.|VI secolo]].
Fedro riconosce la propria dipendenza dall'opera di Esopo, dando tuttavia alle sue favole maggiore dignità letteraria, riscrivendole in versi senari.
Le favole di Fedro hanno un doppio scopo: divertire il lettore con scene di carattere comico, ma anche suggerire "saggi consigli" per vivere.<br>Seppure questo umile ma dignitoso ed arguto favolista non abbia ottenuto fra i suoi contemporanei quel successo che avrebbe tanto meritato, almeno presso il pubblico dotto, i suoi testi, riscoperti già nel Medioevo (molte le chiese in cui figurano bassorilievi raffiguranti le favole esopiche e fedriane) e successivamente nel [[XV secolo]], furono ripagati da notevole fortuna in [[età moderna]]. Il favolista [[Jean de La Fontaine]] gli deve molto e le favolette di Fedro, per il loro [[stile]] semplice e i loro contenuti moraleggianti, ebbero notevole impiego, come già si è sottolineato, nell'insegnamento scolastico del [[Lingua latina|latino]].
Oltre che da La Fontaine, Fedro è stato apprezzato ed elogiato per il suo stile sobrio ma al contempo elegante da [[Giacomo Leopardi]] nello ''[[Zibaldone]]''.
== Edizioni ==
=== ''Editio princeps'' ===
* P. Pithou, Troyes 1596
=== Edizioni moderne ===
* J. G. S. Schwabe, ''Phaedri Augusti liberti Fabulae Aesopiae libri V'', 2 voll., F. Viervegii, Brunsvigiae 1806
* ''Phaedri Fabulae ex recensione Schwabii'', Pomba, Torino 1831
* Ch. Y. Dresler, ''Fabulae Aesopiae'', G. B. Teubner, Leipzig 1856-1890
* L. Müller, ''Phaedri Augusti liberti Fabulae Aesopiae'', G. B. Teubner, Leipzig 1877-1890
* A. Riese, ''Fabulae Aesopiae'', Tauschnitz, Leipzig 1885
* L. Havet, ''Phaedri Augusti liberti fabulae Aesopiae'', recensuit usus editione Rosonboniani ad Ulixe Robert comparata, Hachette, Paris 1895
* J. P. Postgate, ''Phaedri Fabulae Aesopiae, cum N. Perotti Prologo et decem Novis Fabulis'', Scriptorum classicorum Oxfoniensis, Oxford 1919
* C. Zander, ''Phaedrus solutus vel Phaedri fabulae novae XXX'', Lund 1921
* D. Bassi, ''Phaedri Fabulae ad fidem codicis neapolitani denuo excussi'', Corpus scriptorum Latinorum Paravianum, Torino 1920
* A. Guaglianone, ''Phaedri Augusti liberti libri fabularum'', Paravia, Torino 1969
* A. Brenot, ''Phèdre, Fables'', Les Belles Lettres, Paris 1989
* F. Pastore, ''Phaedrus, favole in napoletano'', A.I.T.W. edizioni, Salerno 2006
=== Traduzioni italiane ===
* {{cita libro | | | Le favole di Fedro | 1926 | G. C. Sansoni | Firenze | traduttore=Enrico Bianchi | url=https://archive.org/details/phaedrus_lefavoledifedro_1926}}
* {{cita libro | | | Le favole | 1927 | Istituto editoriale italiano | Milano | traduttore=[[Silvio Spaventa Filippi]] | url=https://books.google.it/books?id=K9MKAQAAIAAJ&pg=PA0}}
* M. Faggella, ''Le favole di Fedro'', Milano, 1979.
* E. Mandruzzato, ''Fedro, Favole'', Milano, 1989.
* F. Solinas, ''Fedro, Favole'', Milano, 1992.
* L. Montanari, Fedro, ''Favole'', Rusconi, Santarcangelo di Romagna, 2016.
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* C. Marchesi, ''Fedro e la favola latina'', Firenze 1923
* E. Griset, ''Per la cronologia e il significato delle favole di Fedro'', Torino 1925
* F. Della Corte, ''Phaedriana'', in «Rivista di filologia classica», 1939
* A. De Lorenzi, ''Fedro'', Firenze 1955
* L. Tortora, ''Recenti studi su Fedro'', in «Bollettino di studi latini», 5, 1975
* G. Pisi, ''Fedro traduttore di Esopo'', Firenze 1977
* G. Moretti, ''Lessico giuridico e modello giudiziario nella favola fedriana'', in «Maia», 1982
* P. Corradini, ''Fedro: l'uomo e il favolista'', in: Fedro, ''Favole'', Rusconi, Santarcangelo di Romagna 2016 (pp. IX-CIX)
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web |1=http://www.albertomelis.it/nuovotestofedro.htm |2=Favole di Fedro in italiano |accesso=13 ottobre 2005 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080617141549/http://www.albertomelis.it/nuovotestofedro.htm |dataarchivio=17 giugno 2008 |urlmorto=sì }}
* {{cita web | 1 = http://www.ilnarrastorie.it/autori.Fedro3.html | 2 = Lista completa delle favole di Fedro | accesso = 8 dicembre 2005 | dataarchivio = 24 gennaio 2008 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20080124055804/http://www.ilnarrastorie.it/autori.Fedro3.html | urlmorto = sì }}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Roma|biografie|Letteratura|Lingua latina}}
[[Categoria:Autori di favole]]
[[Categoria:Schiavi dell'antica Roma]]
|