Mortacci tua: differenze tra le versioni
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'''Mortacci tua''' o '''li mortacci tua''' o '''<nowiki>'</nowiki>tacci tua'''
In realtà l'espressione è la sintesi di un percorso logico che partendo dalla disapprovazione/ostilità per uno o più soggetti arriva a maledire chi li ha messi al mondo in una catena genealogica che arriva fino ai primi progenitori. Infatti l'espressione completa originaria e più antica<ref>Giuseppe Gioachino Belli, ''Sonetti'' 251, 2052</ref> è "[[Mannaggia]]<ref>Dove "mannaggia" sta per: ''mal(e) n(e) aggia'' (equivalente meridionale di abbia) oppure per ''malannaggia'', anch’essa di uso della lingua meridionale, originata da ''mal anno'', anno cattivo e ''aggia'', abbia; quindi letteralmente, ''abbia un malanno'' (in [http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/mannaggia ''Accademia della Crusca''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20171107221646/http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/mannaggia |date=7 novembre 2017 }}).</ref> li mortacci tua" oppure "Mannaggia l'anima de li mortacci tua".
Viene utilizzata sovente come espressione di stupore o meraviglia. Al plurale si usa '''li mortacci vostra'''.▼
▲Viene utilizzata
==Forme derivate==▼
"Mortacci tua" è una forma abbreviata della parolaccia "Li mortacci tua" come "Tacci tua", "'Cci tua" "Li mejo mortacci tua" mentre "Alimortè" è una semplice esclamazione derivata dalla parolaccia principale: come se si dicesse "caspita", "accidenti" dove "li mortacci" non hanno più niente a che fare.</br>▼
Un'altra forma derivata dalla principale è "Li mortanguerieri" con lo stesso valore spregiativo ma dove oggetto dell'insulto non sono i prossimi defunti ma i lontani progenitori che si suppone essere stati antichi guerrieri. In caso contrario, l'allocuzione "li mortacci stracci" sta ad identicare avi la cui professione era lo stracciarolo.</br>▼
Quando invece si vuole limitare l'insulto nel tempo passato, ma non fino ad arrivare a lontani antenati, si usa la forma "'tacci tua e de tu' nonno". In particolare la locuzione "e de tu' nonno" viene usata per controbattere da chi ha ricevuto l'insulto e riversarlo su chi l'ha profferito. (Dice uno: «Li mortacci tua!» e l'altro replica: «...e de tu' nonno!») ▼
Si ritrova anche la forma usata in passato "li mortacci tui".<ref>[[Giuseppe Gioachino Belli]], ''Poesie inedite'', Volume 3, Tip. Salviucci, 1866 pp.367 e 368</ref>
Un'ulteriore forma estesa dell'ingiuria precedente è "li mortacci tua e de tu' nonno in cariola" che deriva dalla necessità che si verificava in occasioni di epidemie di aggiungere nell'ala sistina dell'[[Arcispedale di Santo Spirito in Saxia]] altri letti al centro della corsia chiamate "cariole". La parolaccia quindi è rivolta all'avo morto in soprannumero.<ref>[http://www.romasegreta.it/borgo/ospedales.spirito.htm Cfr. Ospedale Santo Spirito]</ref> Ancora, nell'uso vernacolare trasteverino fu presente, sino agli anni Cinquanta, "... e de tu' nonno in cariola intint'ar piscio", e cioè "intinto nella sua urina", a rimarcare ancor più severamente la vecchiaia degli antenati evocati, addirittura incontinenti.▼
▲== Forme derivate ==
L'espressione può essere [[enfasi|enfatizzata]], divenendo ''L'anima de li mortacci tua'', ''L'anima de li mejo mortacci tua''.▼
▲"Mortacci tua" è una forma abbreviata
▲Un'altra forma derivata dalla principale è "Li mortanguerieri"<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/serietv/disney-plus/2022/10/26/news/boris_tormentoni_frasi_celebri_da_finire-369859500/|titolo='Boris', da 'smarmella' a 'li mortanguerieri', i modi di dire entrati nel nostro quotidiano|cognome=Gagliardi|nome=Giovanni|sito=www.repubblica.it|accesso=31 ottobre 2023}}</ref> con lo stesso valore spregiativo ma dove oggetto dell'insulto non sono i prossimi defunti ma i lontani progenitori che si suppone essere stati antichi guerrieri.<ref>Paolo Villaggio, ''Mi dichi'', Edizioni Mondadori, 2011, p.24</ref> In caso contrario, l'allocuzione "li mortacci stracci" sta ad identicare avi la cui professione era lo stracciarolo.
▲Quando invece si vuole limitare l'insulto nel tempo passato, ma non fino ad arrivare a lontani antenati, si usa la forma "'tacci tua e de tu' nonno". In particolare la locuzione "e de tu' nonno" viene usata per controbattere da chi ha ricevuto l'insulto e riversarlo su chi l'ha
▲Un'ulteriore forma estesa dell'ingiuria precedente è "li mortacci tua e de tu' nonno in cariola"."li mortacci tua e de tu nonno 'n cariola co le zampe de fora" che deriva dalla necessità che si verificava in occasioni di epidemie di aggiungere nell'ala sistina dell'[[Arcispedale di Santo Spirito in Saxia]] altri letti al centro della corsia chiamate "cariole". La parolaccia quindi è rivolta all'avo morto in soprannumero.<ref>
▲L'espressione può essere [[enfasi|enfatizzata]], divenendo ''L'anima de li mortacci tua'', ''L'anima de li mejo mortacci tua''.<ref>Luca Desiato, ''Il marchese del Grillo'', Newton Compton Editori, 2011 p.61</ref>
Nell'uso diffuso l'espressione sta prendendo anche un significato meno incisivo, col significato di ''mannaggia a te''.
Va infine segnalata un'espressione del romanesco minore, delle periferie, certamente in uso nelle periferie dal II dopoguerra, intesa a sgombrare il campo d'uso dell'invettiva e dell'espressione esclamativa da ogni e qualsiasi offesa nei confronti sia degli antenati del locutore, sia degli antenati dell'interlocutore: "mortacci de Pippo".<ref>Roberto Benigni, ''E l'alluce fu: monologhi & gag'', Einaudi, 1996 p.111</ref> In tal caso Pippo è indicazione di un "terzo" astratto e generalizzato. L'insulto, insomma, è rivolto a terzi non identificati né identificabili, non suscettivi di reagire (altrimenti manescamente) all'offesa. Sul perché l'altro generico o generalizzato sia denominato "Pippo" vi sono possibili, ma non verificabili, interpretazioni.
Forma estesa dell'ingiuria precedente è "Li mortacci [sui e] de Pippo affumicato".
==La "metafisica" de "''li mortacci tua''"==
Questa "classica" parolaccia romana
La consistenza "materiale" della parolaccia, il contenuto stesso infamante sparisce, diviene "metafisico", di fronte agli stati d'animo con cui viene pronunciata, e
In tutti questi casi la parolaccia diviene ininfluente, non è offensiva ma è come un rafforzativo, l'equivalente di un [[punto esclamativo]], alle parole che seguono all'[[invettiva]]: tant'è vero che può essere rivolta anche a
La stessa parolaccia<ref>
==La parolaccia nei sonetti del Belli==
{{E|si direbbe [[WP:IR|ingiusto rilievo]]. Nonostante l'importanza del Belli, non è Dante Alighieri, e qui si riporta appena il fatto (normalissimo) che scrivendo in un romanesco di registro basso usa l'espressione: ci si meraviglierebbe del contrario. In nessuno dei sonetti citati è così pregnante da meritare risalto (a differenza, semmai, del famosissimo verso scritto da [[:s:La scoperta de l'America/L|Pascarella]]...).|linguistica|arg2=letteratura|aprile 2023}}
Un illustre precedente della [[parolaccia]] non poteva non trovarsi nel cantore della romanità plebea [[Giuseppe Gioachino Belli]].
Un rancore frustrato e rassegnato esprime, ad esempio, l'espressione nel [[sonetto]] ''Li cancelletti''
{{
''possano averne bene '''li mortacci sui''',''<br />
''e quella santa [[fregna]] di sua madre?''|
''Ne pô ppenzà de ppiú sto Santopadre,''<br /> ''pôzzi avé bbene '''li mortacci sui'''''<br />
''e cquella santa freggna de su’ madre?''|[[dialetto romanesco|ROM]]}}
L'espressione può indicare anche diffidenza, ostilità, livore, risentimento come nel caso del sonetto n. 792, ''Er vecchio''
{{
▲L'espressione può indicare anche diffidenza, ostilità, livore, risentimento come nel caso del sonetto n. 792, ''Er vecchio'', [[20 gennaio]] [[1833]], in cui un frequentatore di teatro rivolge l'insulto alle forze dell'ordine, in questo caso ai Carabinieri, rei di voler cacciare i disturbatori dal teatro:
▲{{quote|''Ma adesso questi scheletri<ref>I Carabinieri</ref> e '''li mortacci loro'''''<br />
''ci vorrebbero, secondo l'usanza delle donne ebree,''<br />
''ricucire la bocca all’ago d’oro<ref>Cioè, come facevano le donne del ghetto ebraico, che si diceva fossero capaci di ricucire due panni talmente bene che non si fosse poi in grado di vederne la cucitura</ref>.''|
''sce vorríano a l’usanza de l’ebbrea''<br />
''ricuscicce la bbocca all’aco d’oro.''|[[dialetto romanesco|ROM]]}}
Impazienza e fastidio esprime la stessa espressione nel sonetto 251, ''Er falegname cor regazzo''
{{
''cosa seghi, per l’amor di Dio!''<br />
''Non lo vedi che dritto non ci riesci ad andare,''<br />
'''''mannaggia a li mortacci di tuo zio'''?''|
''cosa te freghi, pe l’amor de Ddio!''<br />
''Nu lo vedi che ddritto nun ce vai,''<br />
'''''mannaggia li mortacci de tu’ zio'''?''|[[dialetto romanesco|ROM]]}}
Dispetto, irritazione, stizza esprime nel sonetto n. 2052, ''
{{
''"Che ci vuoi fare, '''mannaggia li mortacci sui'''!,''<br />
''mi è scappato via per il vicoletto".''|
''"Che vvòi, '''mannaggia li mortacci sui'''!,''<br />
''me se messe a scappà pp’er vicoletto".''|[[dialetto romanesco|ROM]]}}
== Varianti linguistiche ==
=== Varianti regionali italiane ===
L'espressione è diffusa anche in altre regioni:
* In [[Puglia]] l'espressione analoga è: ''li murte tuue'' o "chi t'è mmurte" (molto simile al Campano), in [[Salento]] è ''li muèrti
* In [[Basilicata]] la più semplice tra le espressioni analoghe è "chi t'è murt". Così come nel resto d'Italia, anche nei dialetti lucani esistono molte varianti: il rafforzamento più diffuso è "chi t'è stramurt"; è comune variare l'oggetto con, ad esempio, "i murt de mamt/attant/sort/fratt/mglert/marett/ziant/cugnt/feglt" ("i morti di tua/o madre/padre/sorella/fratello/moglie/marito/zio o zia/cugino o cugina/figlio o figlia") o con "i murt de chi t'è murt" ("i morti dei tuoi morti", per riferirsi a morti eventualmente sconosciuti all'interlocutore, ma cari ai suoi morti). In talune zone, il verbo essere è sostituito dal verbo avere ("chi t'ha murt", "chi t'ha stramurt", "i murt de chi t'ha murt"). Si menziona infine, in una sola variante, la forma più rara e scherzosa "chi t'è stramelamurt" (i migliori tra i tuoi morti).
* In [[Campania]]: ''chi t'è mmuort''
* In [[Calabria]]: ''chi t'è mmuartu'' o anche ''chi t'è stramuartu'', “i miglij morta toj”.
* In [[Veneto]]: ''va a remengo ti e i to' morti'', che abbreviato diventa ''ti e i to' morti'', con varianti di pronuncia locali di pura origine fonetica come ''ti ta morti''
=== Varianti internazionali ===▼
▲*In [[Puglia]] l'espressione analoga è: ''li murte tuue'', in [[Salento]] è ''li muèrti tua'' (con la possibile accezione "''li muèrti de mammata/sirda/fraita/sorda''" -madre/padre/fratello/sorella- o la variante "''chi t'ha 'mmuertu''" -anche questo con plurime variazioni a seconda della zona, con rafforzamenti quali "''chi t'ha stramuertu''", "''li muerti toi squagghiati''" o apparenti paradossi quali "''chi t'ha 'vvivu''", ove i "bersagli" della vittima sono i parenti ancora in vita.)
* ''Me cago en tus muertos'' oppure semplicemente ''tus muertos'' sarebbero i corrispondenti in [[lingua spagnola|spagnolo]].<ref>[https://www.urbandictionary.com/define.php?term=Tus+muertos ''Urban Dictionary'']</ref>
* ''Futu-ți morții mă-tii!'' o la versione abbreviata ''Morții mă-tii!'' (letteralmente «Vorrei fottere li mortacci di tua madre») è il corrispondente in [[lingua romena|romeno]].<ref>[http://www.youswear.com/index.asp?language=Romanian Youswear]</ref>
▲*In [[Campania]]: ''chi t'è mmuort'' con la variante rafforzativa ''chi t'è stramuort''. Una variante bonaria e non offensiva è ''chi t'è bbiv'' (chi ti è vivo). La chiamata dei morti è detta [[murtiata]].
▲===Varianti internazionali===
== Musica ==
* L'espressione è citata nella canzone ''Serenata'' di [[Pierangelo Bertoli]] ("[[Frammenti (
* L'espressione è citata nella canzone ''Testardo'' di [[Daniele Silvestri]] ("[[Occhi da orientale - Il meglio di Daniele Silvestri|Occhi da
* Gli [[Elio e le Storie Tese]] hanno scritto la canzone ''Li immortacci'' (in [[Eat the Phikis]]), descrizione in dialetto di "cantanti feretri", cioè musicisti immortali come [[Jimi Hendrix]] (er Chitara/Er Voodoochildaro), [[Freddie Mercury]] (er Mafrodito), [[Bob Marley]] (er Rastamanno) e [[Elvis Presley]] (er Pelvicaro).
* In ''Avventura con un travestito'' di [[Franco Califano]]<ref>{{Cita web |url=http://testicanzoni.mtv.it/testi-Franco-Califano_39579/testo-Avventura-con-un-travestito-2661546 |titolo=Testo |accesso=17 ottobre 2018 |dataarchivio=17 ottobre 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181017123636/http://testicanzoni.mtv.it/testi-Franco-Califano_39579/testo-Avventura-con-un-travestito-2661546 |urlmorto=sì }}</ref>
* L’espressione è citata nella canzone ''Mortacci tua'' di [https://www.trovacd.it/MC0.asp?DB=bar&CC=602577599309&PR=9&brano=Mortacci%20Tua Myss Keta]
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* P. Carciotto - G. Roberti ''"L'anima de li mottacci nostri - Parolacce, bestemmie inventate, modi di dire e imprecazioni in bocca al popolo romano"'' - Grafiche Reali Ed.
* Roberto Piumini, ''Libro delle parolacce''
* Valentino De Carlo, ''Piccolo manuale della parolaccia. Istruzioni per l'uso pubblico e privato'', Ed. La Spiga-Meravigli – 1993
* Valentino De Carlo, ''Gran libbro de la parolaccia (Er)'', Editore: Meravigli, Collana: Biblioteca romana, ISBN 8879540343
* ''Ditelo in latino. Insulti, ingiurie, contumelie dell'Antichità romana'', Longanesi 1982
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