Oidio: differenze tra le versioni
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[[File:Sintomi_di_oidio_su_Quercia.jpg|alt=|thumb|Segni di oidio su Quercia]]
L<nowiki>'</nowiki>'''oidio''', detto anche '''mal bianco''', '''nebbia''' o '''albugine''',<ref>[http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?category=Scienze_naturali_e_matematiche/botanica/&parentFolder=/Portale/sito/altre_aree/Scienze_naturali_e_matematiche/botanica/&addNavigation=Scienze_naturali_e_matematiche/botanica/&lettera=M&pathFile=/sites/default/BancaDati/Vocabolario_online/M/VIT_III_M_065094.xml]</ref> è una malattia trofica delle piante causata da funghi [[Ascomycota]] della famiglia delle [[Erysiphaceae]] nella fase asessuata del ciclo, in passato identificata con il [[Genere (tassonomia)|genere]] di funghi imperfetti ''Oidium''. Caratteristica comune degli ''Oidium'' è quella di produrre [[ifa|ife]] conidiofore terminanti con catene di conidiospore, dette appunto ''oidiospore''.▼
▲L
Il rapporto trofico che lega gli agenti dell'oidio alle piante ospiti è un [[parassitismo]] obbligato. La maggior parte delle specie si comporta come ectoparassita, sviluppano un [[micelio]] sulla superficie degli organi attaccati. La relazione anatomo-fisiologica che lega il patogeno all'ospite è costituita da austorii che attraversano l'[[epidermide]] penetrando nelle cellule del tessuto sottostante. Solo alcune specie, facenti capo ai generi ''[[Leveillula]]'' e ''[[Phyllactinia]]'', penetrano attraverso gli [[stoma|stomi]] comportandosi in questo caso come ecto-endoparassiti o come endoparassiti.▼
▲Il rapporto trofico che lega gli agenti dell'oidio alle piante ospiti è un [[parassitismo]] obbligato. La maggior parte delle specie si comporta come ectoparassita,
==Sintomatologia==
[[
La conseguenza macroscopica del comportamento generale delle Erysiphaceae è la formazione di un feltro, di colore biancastro e di aspetto polverulento, sulla superficie degli organi colpiti, dovuta all'intreccio di ife e all'emissione di un numero elevato di spore.
Gli organi colpiti più frequentemente sono quelli assimilanti o con intensa attività vegetativa, quali le [[foglia|foglie]], i [[germoglio|germogli]] erbacei, i [[frutto|frutti]] in accrescimento. Nel corso dell'attacco, le aree colpite subiscono dapprima una decolorazione, visibile rimuovendo il feltro micelico, poi la necrosi dei tessuti. In seguito alla necrosi si verificano disseccamenti o spaccature, queste ultime soprattutto in organi carnosi. Ad esempio, nella vite, gli acini attaccati dall'oidio, in seguito alle necrosi perdono l'elasticità dell'epidermide e nel corso dell'accrescimento si lacerano favorendo in un secondo momento l'ingresso di altri patogeni, come la ''[[Botrytis cinerea]]''.
Attacchi gravi portano al disseccamento degli organi colpiti, al deperimento della pianta fino a giungere, nel caso di piante [[
==Fattori predisponenti==
La propagazione dell'oidio avviene prevalentemente attraverso le conidiospore e quindi con la riproduzione asessuata. Le condizioni ambientali favorevoli alla moltiplicazione sono le temperature moderate, con ''optimum'' a 20-22
==Difesa==
{{vedi anche|Antioidico}}
La difesa chimica contro l'oidio si effettua tradizionalmente con trattamenti a base di [[zolfo]] in polvere. Lo zolfo agisce sublimando allo stato di vapore e interferisce con la funzionalità delle [[membrana cellulare|membrane]] e della catena respiratoria devitalizzando le conidiospore al momento della loro germinazione bloccando perciò l'inizio dell'infezione.
Lo zolfo agisce perciò per contatto come prodotto di copertura. Il trattamento deve coprire uniformemente e completamente la superficie da proteggere ed ha scopo esclusivamente preventivo. Infatti, con infestazioni in atto, lo zolfo non ha alcun effetto curativo e tanto meno eradicante.
Per il suo meccanismo d'azione, l'efficacia dello zolfo è strettamente condizionata dalla temperatura e dal grado di finezza della polvere. Per questo motivo si tende sempre più ad abbandonare i trattamenti in polvere, basati su zolfi grossolani, a favore dei trattamenti liquidi, basati su zolfi ventilati o micronizzati. Le temperature minime, sotto
Il pregio dello zolfo consiste nella tossicità virtualmente nulla nei confronti dei [[Mammalia|mammiferi]] e di avere un impatto ambientale bassissimo. Non avendo capacità di penetrazione, inoltre, si rimuove facilmente dalla frutta e dagli ortaggi con il semplice lavaggio. Per contro, ha il difetto di essere fitotossico nei confronti di diverse piante agrarie, di non avere efficacia in determinate condizioni e di non avere capacità eradicante. In questi casi si ricorre all'impiego di antioidici di sintesi ad azione sistemica (come la [[purina]] [[Bupirimate]]) o citotropica, in grado quindi di bloccare le infestazioni in atto e devitalizzare i miceli insediati. Nell'ottica di una difesa sostenibile, a basso impatto ambientale e sanitario, l'uso di questi antioidici deve essere moderato e limitato ai casi di effettiva necessità, al fine di prevenire l'insorgenza di fenomeni di resistenza, l'accumulo di residui nei prodotti, l'impatto nei confronti degli organismi utili, in particolare i [[Phytoseidae|fitoseidi]] predatori.
Pioniere nell'utilizzo dello zolfo come [[antioidico]] fu il [[Bolzano|bolzanino]] [[Ludwig von Comini]]<ref name=ssb>{{cita libro|lingua=tedesco|titolo=1809-2009. Südtiroler Landwirtschaft zwischen Tradition und Innovation|autore=Andrea Leonardi|editore=Südtiroler Bauernbund|città=Bolzano|anno=2009|url=http://www.sbb.it/pfengine/ProductFileGet.asp?lProductID=148798&lProductPropertyTypeID=13350&bytLanguageID=1|accesso=6 maggio 2013|pagine=42-43|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140108025356/http://www.sbb.it/pfengine/ProductFileGet.asp?lProductID=148798&lProductPropertyTypeID=13350&bytLanguageID=1|dataarchivio=8 gennaio 2014}}</ref>.
==Eziologia==
Un aspetto interessante dell'eziologia dei mal bianchi è la stretta relazione fra sistematica e quadro patologico. In passato, i limitati mezzi di indagine ostacolavano l'identificazione della forma sessuata degli agenti eziologici di un numero elevato di malattie delle piante. Nella maggior parte dei casi si potevano per lo più individuare, oltre al quadro sintomatologico, i caratteri morfologici del fungo fitopatogeno, quali le caratteristiche del micelio, la formazione di eventuali corpi fruttiferi ([[picnidi]], acervuli, ecc.), le caratteristiche delle spore. Questo ha fatto sì che si generasse un ''taxon'' artificiale, quello dei [[Deuteromycota]] o ''Deuteromiceti'' o ''Funghi imperfetti'', in cui sono compresi, appunto, anche gli ''Oidium''. Il ricorso a mezzi di indagine più sofisticati e l'acquisizione di nuove conoscenze hanno permesso l'individuazione delle "forme perfette" che, nella maggior parte dei Deuteromiceti, sono ascrivibili alla divisione degli [[Ascomycota]].
In realtà si è scoperto che, in molti casi,
Il livello di specificità della relazione patogeno-ospite, nell'ambito delle Erysiphaceae varia: oltre a specie polifaghe, che possono attaccare decine o centinaia di specie botaniche anche tassonomicamente distanti, si riscontrano soprattutto specie polifaghe o oligofaghe che attaccano piante della stessa famiglia o dello stesso genere o, addirittura, specie monofaghe che attaccano solo piante di un'unica specie. Nella tabella seguente è riassunto un quadro degli agenti del mal bianco a carico di piante di interesse agrario.
{|class="wikitable" width="100%" cellspacing=0 cellpadding=5 border=1
|-
!Agente eziologico !!Forma imperfetta !!Patologia<ref>Nella maggior parte delle malattie si usano indifferentemente i termini di ''oidio'' e di ''mal bianco''</ref>
|-
|''[[Erysiphe betae]]'' ||''Oidium'' sp. ||Mal bianco della bietola ||colspan=2 |''[[Chenopodiaceae]]'' (es. [[Beta vulgaris|bietola]], [[Spinacia oleracea|spinacio]])
|-
|''[[Erysiphe cichoracearum]]'' ||''Oidium'' sp. ||Mal bianco ||''[[Cichorium]]'' ([[Cichorium intybus|radicchio]], [[cicoria]], [[indivia]]) ||[[Lactuca sativa|lattuga]], [[Cucurbitaceae]]
|-
|''[[Erysiphe cruciferarum]]'' ||''Oidium'' sp. ||Mal bianco ||''[[Cruciferae]]''
|-
|''[[Blumeria graminis]]'' ||''O. monilioides'' ||Mal bianco dei cereali ||[[Triticum|frumento]], [[Hordeum|orzo]] ||altri cereali autunno-vernini
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|''[[Erysiphe pisi]]'' ||''Oidium'' sp. ||Mal bianco ||[[Pisum sativum|pisello]] ||
|-
|''[[Erysiphe polygoni]]'' ||''Oidium'' sp. ||Mal bianco ||colspan=2 |''[[Polygonaceae]]'' (es. [[Fagopyrum esculentum|grano saraceno]], [[Rheum|rabarbaro]])
|-
|''[[Leveillula taurica]]'' ||''Oidiopsis'' sp. ||Mal bianco del carciofo e del pomodoro ||''[[Cynara scolymus]]''
|-
|''[[
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|''[[
|-
|''[[Phyllactinia suffulta|Phyllactinia guttata]]'' ||''Ovulariopsis'' sp. ||Mal bianco del nocciolo ||[[Corylus avellana|nocciolo]] ||
|-
|''Erysiphe corylacearum''
|''Oidium'' sp.
|Nuovo mal bianco del nocciolo- Oidio Turco
|nocciolo
|
|-
|''[[
|-
|''[[Sphaerotheca fuliginea]]'' || ||Mal bianco delle cucurbitacee ||colspan=2|''[[Cucurbitaceae]]'' ([[zucca|zucche]] e [[zucchino]], [[Cucumis melo|melone]], [[Cucumis sativus|cetriolo]], [[Citrullus lanatus|anguria]])
|-
|''[[Sphaerotheca pannosa]]'' ||''O. leucoconium'' ||Mal bianco del pesco e della rosa ||[[Prunus persica|pesco]], [[Rosa (botanica)|rosa]] ||
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|}
Un cenno particolare va fatto alla specie ''[[Erysiphe polygoni]]''. In passato a questa specie era stata attribuita una notevole polifagia, con la segnalazione di oltre 350 piante ospiti<ref>{{cita|Nazzareno
==Note==
==Bibliografia==
* {{cita libro|cognome=Agrios|nome=George N.|titolo=Plant pathology|città=Burlington|editore=Elsevier Academic Press|anno=2005|ISBN=978-0-12-044565-3|lingua=inglese}}
*{{bibliografia|Nazzareno & Olivero|Alessandro Nazzareno, Giacomo Olivero. Patologia vegetale e difesa delle piante. Milano, CLESAV, 1986. ISBN 88-7064-122-8.}}▼
*
*
▲*{{
* {{cita libro|cognome=Pollini|nome=Aldo|titolo=La difesa delle piante da orto|edizione=2|città=Bologna|editore=Edagricole|anno=1995|ISBN=88-206-4003-1}}
==Voci correlate==
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== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|agricoltura}}
[[Categoria:Patologia vegetale]]
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