Operazione Entebbe: differenze tra le versioni
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{{conflitto
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|Nome del conflitto = Operazione Entebbe |Immagine = Operation Thunderbolt. IV.jpg
|Didascalia = Commando israeliani del [[Sayeret Matkal]] dopo l'operazione
|Parte_di = [[conflitto arabo-israeliano]]
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|Esito = missione riuscita, 102 su 106 ostaggi liberati<ref name=MHS>{{Cita web|titolo=Tactical Combat Casualty Care – November 2010|cognome=McRaven|nome=Bill|url=http://www.health.mil/Libraries/101101_TCCC_Course_Materials/0203PP02_Care_Under_Fire_101101.pptx|sito=MHS US Department of Defense|accesso=15 luglio 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110516122925/http://health.mil/Libraries/101101_TCCC_Course_Materials/0203PP02_Care_Under_Fire_101101.pptx}}</ref>
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|Comandante2 = [[File:PFLP-GC Flag.svg|border|22px]] [[Wadie Haddad]]<br />{{Bandiera|DEU}}
[[File:Revolutionäre Zellen.svg|border|22px]] [[Wilfried Böse]]†<br />{{Bandiera|UGA}} [[Idi Amin]]
|Effettivi1 = approssimativamente 100 militari, più mezzi e personale di appoggio
|Effettivi2 = 7 dirottatori<br/>100 + soldati ugandesi
|Perdite1 = 1 morto ([[Yonatan Netanyahu]])<br />5 militari feriti
|Perdite2 = '''Dirottatori''':<br/>7 dirottatori uccisi<br />'''Uganda''':<br/>secondo le fonti da una dozzina fino a circa 45 ugandesi uccisi<ref>''Entebbe: The Most Daring Raid of Israel's Special Forces'', The Rosen Publishing Group, 2011, by Simon Dunstan, p. 58</ref><br/>11–30 aerei distrutti<ref name="Brzoska, Michael 1994 p. 203">Brzoska, Michael; Pearson, Frederic S. ''Arms and Warfare: Escalation, De-escalation, and Negotiation'', Univ. of S. Carolina Press (1994) p. 203</ref>
|Perdite4 = 3 ostaggi uccisi durante il raid<ref name="britannica.com">{{Cita web|url=https://www.britannica.com/EBchecked/topic/188804/Entebbe-raid|titolo=Entebbe raid|sito=Encyclopædia Britannica}}</ref><ref name="news.bbc.co.uk">{{Cita web|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/july/4/newsid_2786000/2786967.stm|titolo=BBC on This Day – 4 – 1976: Israelis rescue Entebbe hostages|editore=BBC News}}</ref><br/> 1 ostaggio ucciso successivamente in ospedale<br/> 10 ostaggi feriti
}}
[[File:Entebbe Uganda Airport Old Tower1.jpg|thumb|La torre di controllo del vecchio terminal dell'[[Aeroporto Internazionale di Entebbe|aeroporto di Entebbe]]]]
{{Incidente aereo
|Nome = Volo Air France 139
|Immagine = Airbus A300B4-203, Air France AN0792167.jpg
|Didascalia = L'Airbus A300 dirottato, fotografato nel 1980
|Tipo_evento = [[Dirottamento aereo]]
|Data = 27 giugno 1976
|Luogo = Spazio aereo della [[Grecia]]
|Partenza = [[Aeroporto Internazionale Ben Gurion]], [[Tel Aviv]], [[Israele]]
|Scalo_intermedio = [[Ellinikon International Airport]], [[Atene]], [[Grecia]]
|Destinazione = [[Aeroporto di Parigi-Roissy]], [[Parigi]], [[Francia]]
|Nomestato = UGA
|LatGradi = 0
|LatPrimi = 02
|LatSecondi = 42
|LatNS = N
|LongGradi = 32
|LongPrimi = 26
|LongSecondi = 36
|LongEW = E
|Occupanti = 260
|Passeggeri = 248
|Equipaggio = 12
|Vittime = 4
|Feriti = 10
|Sopravvissuti = 256
|Tipo_aeromobile = [[Airbus A300|Airbus A300B4-203]]
|Operatore = [[Air France]]
|Numero_registrazione = [http://www.airliners.net/search/photo.search?regsearch=F-BVGG F-BVGG]
|Ref = Dati estratti da [[Aviation Safety Network]]<ref name="asn"/>
}}
L''''
I militari che la pianificarono e la condussero le diedero il nome di ''Mivtsa' Kadur Ha-ra'am'
== Il dirottamento ==
Alle 12.30 del
In seguito l'Airbus venne fatto decollare dalla città libica per dirigersi verso [[Entebbe]], in [[Uganda]], dove atterrò alle 03:15 del 28 giugno. Il commando, infatti, fu appoggiato dal governo del dittatore ugandese [[Idi Amin]], che simpatizzava per i terroristi palestinesi, sebbene originariamente fosse stato sostenuto da molti governi occidentali, Israele compreso<ref name="ilpost" />. Le sue relazioni diplomatiche successivamente peggiorarono e il governo di Israele rifiutò ad Amin la vendita di velivoli di combattimento che sarebbero serviti per [[Guerra_ugandese-tanzaniana|attaccare]] la [[Tanzania]].
Fu il governo francese a sollecitare [[Idi Amin Dada]] ad accettare di ricevere l'aereo sequestrato, per impedire ai dirottatori di cercare rifugio in un paese più lontano con scarsi appoggi diplomatici. Il dittatore ugandese fu avvertito solo quando l'aereo stava già sorvolando Entebbe.<ref>{{Cita web|url=http://www.rfi.fr/afrique/20160703-israel-ouganda-france-raid-entebbe-amin-dada-40-ans-amin-dada|titolo=40 ans après le raid israélien d'Entebbe, en Ouganda: merci Idi Amin Dada? - RFI|sito=RFI Afrique|lingua=fr|accesso=19 gennaio 2019}}</ref>
Ai dirottatori si aggiunsero dunque altri quattro terroristi.<ref name=ilpost/> Il gruppo, guidato da [[Wilfried Böse]] (e non da [[Ilich Ramírez Sánchez]], alias "Carlos lo Sciacallo", come talvolta si sostiene), chiese 5 milioni di dollari<ref name=ilpost/> e la liberazione di quaranta palestinesi detenuti in Israele, oltre a quella di altri tredici che si trovavano nelle prigioni di [[Kenya]], [[Francia]], [[Svizzera]] e [[Germania]] in cambio della restituzione degli ostaggi; i terroristi dichiararono inoltre che l'ultimatum sarebbe scaduto il 1º luglio alle 14:00: se le loro richieste non fossero state eseguite per tempo, avrebbero iniziato a uccidere gli ostaggi.
Il giorno seguente, 29 giugno 1976, i dirottatori liberarono circa centoquaranta tra i passeggeri dell'Airbus, trattenendo almeno centocinque cittadini [[israeliani]] ed [[ebrei]]. Il comandante del volo, [[Michel Bacos]], decise che, dal momento che tutti i passeggeri erano sotto la sua responsabilità, non ne avrebbe abbandonato alcuno e sarebbe rimasto con gli ostaggi; tutto l'equipaggio fu solidale con il comandante, rifiutando di partire con un altro aereo dell'Air France, giunto ad Entebbe per portare via gli ostaggi liberati. Anche una suora francese rifiutò di partire, insistendo che il suo posto doveva essere preso da un altro ostaggio, ma fu spinta a forza sull'aereo che attendeva i passeggeri liberati dai militari ugandesi. Gli ostaggi rimasti furono rinchiusi nel vecchio terminal dell'aeroporto.
== Il raid ==
Il [[governo di Israele]] iniziò le trattative per la liberazione degli ostaggi, studiando al contempo anche altre possibili soluzioni come l'intervento armato. Una volta ottenuti tre giorni di proroga rispetto all'ultimatum imposto, le alte sfere israeliane riuscirono a organizzare una missione di salvataggio degli ostaggi che dava buone possibilità di successo e che venne affidata ai [[Forze di Difesa Israeliane|militari]].
Dopo alcuni giorni dedicati alla raccolta di informazioni ed alla preparazione, il 4 luglio quattro aerei da trasporto [[Lockheed C-130 Hercules|C-130 Hercules]] del [[Heyl Ha'Avir]], l'Aeronautica militare israeliana, atterrarono di notte all'aeroporto di Entebbe, senza l'aiuto della torre di controllo. L'avvicinamento degli aerei fu fatto sfruttando le capacità di volo a bassa quota unite alle capacità di atterraggio su brevi piste. L'avvicinamento avvenne a fari di navigazione spenti e sfiorando la superficie del lago Victoria.
Un altro aereo militare israeliano, un [[Boeing 707]] jet attrezzato per il pronto soccorso medico, atterrava nel frattempo all'aeroporto di [[Nairobi]], in [[Kenya]], mentre un altro aereo Boeing 707 attrezzato da centro di comando volante dirigeva l'operazione<ref name="90minuti">William Stevenson, ''90 minuti ad Entebbe'', Sonzogno Editore, 1976.</ref>. Il governo keniota, avvisato da Israele e contrario al regime ugandese, aveva infatti dato il suo appoggio all'operazione.<ref name=ilpost/> Erano impegnati nell'operazione oltre cento soldati delle [[Forze Israeliane di Difesa|IDF]] (in gran parte elementi del reparto speciale [[Sayeret Matkal]]) e, probabilmente, diversi agenti del [[Mossad]].
Gli israeliani atterrarono alle 23.00 circa, con i portelli di carico già abbassati. Fu fatta scendere una [[Mercedes-Benz|Mercedes]] nera, con due [[Land Rover]] al seguito. L'automobile e le Land Rover dovevano simulare la visita dello stesso Amin,<ref name=ilpost/> per distrarre l'attenzione degli ugandesi e dei terroristi dai militari che si stavano avvicinando al terminal. La Mercedes, originariamente di colore bianco, apparteneva a un civile israeliano ed era stata riverniciata di nero per il raid, con il presupposto che sarebbe stata restituita al legittimo proprietario, ignaro dell'uso al quale era destinata, con il colore originale<ref name="90minuti"/>. Mentre il convoglio si avvicinava, due sentinelle, che sapevano che {{chiarire|recentemente|quando?}} Amin aveva cambiato la sua Mercedes nera con una bianca, ordinarono alle auto di fermarsi e furono immediatamente uccise dagli israeliani.
Gli ugandesi furono ingannati dal diversivo israeliano e lasciarono che il finto corteo presidenziale si avvicinasse fino al terminal in cui erano rinchiusi i passeggeri e l'equipaggio del volo 139. Gli israeliani scesero dai mezzi ed irruppero nell'edificio, urlando agli ostaggi di stare giù. L'avvertimento fu fatto in [[ebraico]] ed uno dei passeggeri, Jean Jacques Maimoni (19 anni), che forse non aveva compreso, si alzò, dirigendosi verso i militari appena entrati. Questi ultimi, pensando si trattasse di un terrorista, lo uccisero. La stessa sorte toccò ai tre dirottatori che, trovandosi nel salone, cercarono di resistere.
Un soldato, sempre in ebraico, chiese ai passeggeri dove fossero gli altri terroristi. Gli ostaggi indicarono una porta, che gli israeliani sfondarono, lanciando varie granate flash bang e lacrimogeni. Entrati nella stanza, i militari uccisero altri tre dirottatori, seduti attorno a un tavolo e ancora tramortiti dalle esplosioni. Gli israeliani tornarono quindi agli aerei su cui iniziarono a imbarcare gli ostaggi liberati<ref name="90minuti"/>.
Nel frattempo, diversi militari ugandesi, appostati nella vecchia torre di controllo adiacente al terminal, presero a sparare contro gli israeliani e gli ex ostaggi, in procinto di salire sui C-130. Gli israeliani interruppero l'imbarco e risposero immediatamente al fuoco con lanciarazzi, riuscendo quasi subito a neutralizzare le forze ugandesi. Nel corso di quest'ultima sparatoria, due ostaggi (Pasco Cohen, 52 anni, e Ida Borochowitz, 56) furono colpiti a morte, così come [[Yonatan Netanyahu]], comandante israeliano sul campo e fratello del futuro leader del [[Likud]] e primo ministro [[Benjamin Netanyahu]]<ref name=ilpost/><ref name="90minuti"/>. Prima di decollare, un altro gruppo di incursori distrusse con esplosivo i caccia ugandesi [[MiG-17]] che si trovavano sulla pista, per impedire ogni tentativo di inseguire gli Hercules, i quali, dopo una sosta tecnica a Nairobi, proseguirono il volo verso l'aeroporto di Tel Aviv<ref name="90minuti"/>.
L'incursione durò solo una trentina di minuti, durante i quali sei dirottatori vennero uccisi. Dei centotré ostaggi, morirono in tre, il primo ucciso per errore dagli israeliani, gli altri due colpiti dagli ugandesi durante lo scontro a fuoco prima dell'imbarco. Il tenente colonnello Netanyahu fu l'unico morto israeliano, mentre altri cinque soldati rimasero feriti, uno dei quali, Sorin Hershko, rimase invalido per le ferite riportate<ref name="90minuti"/>. Il numero delle perdite ugandesi non è certo e varia secondo le fonti, da una dozzina fino a quarantacinque circa. Si è sostenuto che gli israeliani durante l'operazione abbiano catturato alcuni terroristi, ma la notizia non ha ricevuto conferme.
Una passeggera settantacinquenne, Dora Bloch, durante il dirottamento si era sentita male e, al momento dell'attacco, si trovava ricoverata all'ospedale di [[Kampala]]. Nei giorni successivi il suo letto fu trovato vuoto e nessuno seppe più nulla di lei fino al [[1979]], quando, caduto il regime di Amin a seguito della [[Guerra ugandese-tanzaniana|guerra contro la Tanzania]], vennero ritrovati i suoi resti<ref name="90minuti"/>. Nell'aprile del [[1987]], [[Henry Kyemba]], all'epoca ministro della sanità ugandese, dichiarò alla Commissione dei Diritti Umani dell'Uganda che la Bloch era stata prelevata dal suo letto e in seguito assassinata da due ufficiali dell'esercito, che agirono per ordine di Amin.<ref>{{Cita news|lingua=en|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/july/4/newsid_2786000/2786967.stm|titolo=1976: Israelis rescue Entebbe hostages|data=4 luglio 1976|accesso=28 gennaio 2020}}</ref>
== Analisi ==
Uno dei fatti determinanti per il successo dell'incursione fu che il terminal in cui vennero rinchiusi gli ostaggi era stato costruito anni prima da un'impresa israeliana.<ref>Negli [[anni 1960|anni sessanta]] e [[anni 1970|settanta]], gli israeliani erano, infatti, molto impegnati nella cooperazione economica con i paesi dell'[[Africa occidentale|Africa sub sahariana]] ed il regime di Amin, prima che quest'ultimo rovesciasse le alleanze, era stato un forte fruitore dell'assistenza tecnica fornita dallo stato ebraico.</ref> Questa aveva conservato i progetti e li fornì sollecitamente ai militari, i quali, con l'aiuto di alcuni tecnici che avevano diretto i lavori, costruirono una replica esatta dell'edificio aeroportuale.
Decisamente d'aiuto alla pianificazione del raid furono anche i ricordi degli ostaggi liberati il 29 giugno, interrogati a [[Parigi]] dai servizi d'informazione israeliani, che fornirono importanti dettagli in merito, per esempio, all'interno dell'edificio, al numero e all'organizzazione dei dirottatori, al coinvolgimento delle truppe ugandesi. I preparativi israeliani vennero condotti nella più stretta riservatezza. Ad esempio, gli operai civili che realizzarono la replica del terminal assieme ai militari
Prima di ordinare
== Ulteriori sviluppi ==
Il governo
Per essersi rifiutato di abbandonare i passeggeri rimasti in ostaggio, il capitano Bacos ricevette una nota di biasimo dai suoi superiori e fu sospeso dal servizio per un periodo. Tuttavia, egli ricevette nello stesso anno la [[Legion d'
== Nazionalità ==
{| class="wikitable sortable"
!
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|{{BEL}}||4||0||4
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|{{
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|{{FRA}}||42||12||54
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|{{
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|{{
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|{{ISR}}||94||0||94
Riga 109 ⟶ 119:
|{{KOR}}||1||0||1
|-
|{{ESP 1945-1977}}||5||0||5
|-
|{{GBR}}||30||0||30
|-
|{{USA}}||34||0||34
|-
|}
==
I fatti di Entebbe diventarono materia
* ''[[La lunga notte di Entebbe]]'' (''Victory at Entebbe''), regia di [[Marvin J. Chomsky]] (1976)
* ''[[I leoni della guerra]]'' (''Raid on Entebbe''), regia di [[Irvin Kershner]] (1977)
* ''[[La notte dei falchi]]'' (''Mivtsa Yonatan''), regia di [[Menahem Golan]] (1977)
* ''[[7 giorni a Entebbe]]'' (''Entebbe''), regia di [[José Padilha]] (2018)
L'episodio è anche presente ne ''[[L'ultimo re di Scozia]]'' (2006).
== Note ==
<references/>
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [https://web.archive.org/web/20050407202157/http://www1.idf.il/DOVER/site/mainpage.asp?sl=EN&id=5&docid=23016&year=3&Pos=1 Entebbe Diary] – Il resoconto ufficiale delle Forze armate israeliane.
* [http://www.isayeret.com isayeret.com] – Con dati sulle Forze speciali israeliane.
* [
{{Incidenti aerei nel 1976}}
{{Attacchi terroristici contro israeliani}}
{{Portale|aviazione|guerra|trasporti}}
{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:
[[Categoria:
[[Categoria:Storia di Israele]]
[[Categoria:Operazioni delle forze speciali|Entebbe]]
[[Categoria:Storia dell'Uganda]]
[[Categoria:Storia dell'Africa postcoloniale]]
[[Categoria:
[[Categoria:Incidenti e disastri aerei di Airbus A300|Air France 139]]
[[Categoria:Incidenti e disastri aerei di Air France|139]]
[[Categoria:Incidenti e disastri aerei in Uganda|Air France 139]]
[[Categoria:Incidenti e disastri aerei nel 1976|Air France 139]]
[[Categoria:Incidenti e disastri aerei causati da dirottamento|Air France 139]]
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