Gallia Narbonense: differenze tra le versioni

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{{Provincia romanastorica
|nome_provincia_romana nomeCorrente = <span style="color:#FFA257;">Gallia Narbonense</span>
| nomeUfficiale = {{la}}Gallia Narbonensis
|immagine = [[File:Narbonensis SPQR.png|300px]]
| linkLocalizzazione = Narbonensis SPQR.png
|legenda = La provincia romana della ''Gallia Narbonense''.
| didascalia localizzazione = La provincia romana (in rosso cremisi)
|capitale =''[[Narbo Martius]]'' ([[Narbona]])
| linkMappa =
|dipendente da =[[Repubblica Romana]], poi [[Impero Romano]]
| didascalia mappa =
|date = ''post'' [[121 a.C.]] - [[V secolo]]
| motto =
| capitale principale = ''Narbo Martius'' ([[Narbona]])
| capitaleAbitanti =
| capitaleAbitantiAnno =
| altre capitali =
| superficie =
| superficieAnno =
| popolazione =
| popolazioneAnno =
| dipendente da = [[Repubblica romana]], [[Impero romano]]
| suddiviso in =
| formaAmministrativa = [[Provincia romana]]
| titoloGovernatori = [[Governatore provinciale romano|Governatori]]
| elencoGovernatori = [[Governatori romani della Gallia Narbonense|lista completa]]
| organiDeliberativi =
| inizio = post [[121 a.C.]]
| primo governatore = [[Gneo Domizio Enobarbo (console 122 a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo]]
| provincia precedente = Regni dei [[Celti]]
| evento iniziale = [[Conquista romana della Gallia Narbonense]]
| fine = [[V secolo]]
| ultimoGovernatore =
| provincia successiva = [[Regno dei Burgundi]] e [[regno visigoto]]
| evento finale = [[Invasioni barbariche del V secolo]]
}}
Con il termineLa '''Gallia Narbonense''' veniva indicataera una [[provincia romana]] geograficamente corrispondente, all'incirca, alle odierne [[Regioni francesidella Francia|regioni amministrative francesi]] di [[Linguadoca-Rossiglione]] e [[Provenza-Alpi-Costa Azzurra]], situate nella [[Francia meridionale]] meridionale. Precedentemente conosciuta come Gallia Transalpina (o Gallia meridionale), inprima epocadelle romanacampagne di Cesare era chiamata anche ''Provincia Nostra'' o semplicemente ''Provincia''. L'eco di questo termine ancora permane nel nome dell'attuale regione francese (''Provence'' o [[Provenza]]).
 
== Statuto ==
{{Vedi anche|Province romane|Governatori romani della Gallia Narbonense}}
La regione divenne provincia romana nel [[121 a.C.]], col nome originario di ''Gallia Transalpina'' (o ''Gallia ulterior'' o ''Gallia comata'', ossia "Gallia al di là delle Alpi", in contrapposizione alla [[Gallia Cisalpina]] o ''Gallia citerior'' o ''Gallia togata'', ossia "''Gallia al di qua delle Alpi''"). Dopo la fondazione della [[città]] di ''Narbo Martius'', o ''Narbona'', (l'attuale [[Narbonne]]), nel [[118 a.C.]], la provincia fu rinominata ''Gallia Narbonensis'', o ''Gallia bracata'', con la nuova [[colonie nell'antichità|colonia]] [[costa|costiera]] come capitale.
 
La regione divenne provincia romana nel [[121 a.C.]], col nome originario di ''Gallia Transalpina'' (ossia "Gallia al di là delle Alpi", nota anche come ''Gallia ulterior'' e ''Gallia comata'', in contrapposizione alla [[Gallia cisalpina]] ossia "''Gallia al di qua delle Alpi''", nota anche come ''Gallia citerior'' e ''Gallia togata''). Dopo la fondazione della [[città]] di ''Narbo Martius'', o ''Narbona'', (l'attuale [[Narbona]]), nel [[118 a.C.]], la provincia fu rinominata ''Gallia Narbonensis'', o ''Gallia bracata'', con la nuova [[colonie nell'antichità|colonia]] [[costa|costiera]] come capitale.
 
In età imperiale, la provincia fu affidata a un [[proconsole]] dell'[[ordine senatorio]].
 
Con la [[Tetrarchia|riforma dioclezianea]], la Gallia narbonese perse la sua parte più settentrionale, che assunse il nome di ''[[Gallia Viennense|Gallia Viennensis]]''. Poco dopo la provincia venne ulteriormente divisa, in '''Narbonensis prima''' (ad occidente del [[Rodano (fiume)|Rodano]]), e '''Narbonensis secunda''' (oriente del Rodano). Insieme all<nowiki>'</nowiki>[[Aquitania prima]], all'[[Aquitania seconda|Aquitania secunda]], alla [[NovempopulaniaNovempopulana]] (da ''Novempopuli'' il resto del sud-ovest della Gallia) e alle [[Alpi Marittime (provincia romana)|Alpi Marittime]] andò a formare la [[Diocesi (impero romano)|Diocesi]], denominata ''[[Septem Provinciae]]''.
 
==Storia==
{{vedi anche|Guerre romano-celtiche}}
[[File:Maps of Eduens people-it.svg|left|thumb|200px|La confederazione edua alleata di Roma a fronte di [[Arverni]] e [[Sequani]].]]
{{vedi anche|Guerre romano-celtiche|Conquista della Gallia}}
 
===La Narbonense e la Repubblica romana===
[[File:Maps of Eduens people-it.svg|left|thumb|La confederazione edua alleata di Roma a fronte di [[Arverni]] e [[Sequani]].]]
La prima apparizione delle [[aquila (storia romana)|insegne romane]] in Gallia si avrà intorno al [[150 a.C.]], quando l'[[esercito romano|esercito di Roma]] sarà impegnato nel sud della Gallia ad ingaggiare la prima delle campagne contro le tribù celto-liguri dei [[Salluvi|Salluvii]], spina nel fianco di [[Massalia]],<ref name="Zecchini6">Zecchini, p. 6.</ref> l'odierna [[Marsiglia]], [[colonia greca|colonia]] [[focea]] legata a Roma da amichevoli rapporti risalenti almeno all'inizio del [[IV secolo a.C.]],<ref name="Zecchini7">Zecchini, p. 7.</ref> e meritevole della gratitudine di Roma per l'aiuto prestato nella [[seconda guerra punica]].<ref name=Demandt87>Demandt, p. 87.</ref>
I Salluvi, che gravitavano sulla loro capitale [[Oppidum di Entremont|Entremont]] (presso l'attuale [[Aix-en-Provence]]), furono rapidamente sconfitti e le legioni romane poterono fare immediato ritorno in patria.<ref name=Eluere80>Christiane Eluère, p. 80.</ref> Una generazione dopo, Roma è costretta a intervenire di nuovo: i Salluvi sono definitivamente sconfitti intorno al [[125 a.C.|125]]-[[124 a.C.]] dal [[console romano|console]] [[Marco Fulvio Flacco]].<ref>[[Tito Livio|Livio]], ''Periochae'', [http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae056.html#60 LX, 125]</ref> L'[[oppidum di Entremont]] cade in mano romana mentre i superstiti beneficiano dell'ospitalità dei vicini e temibili [[Allobrogi]]<ref name=Eluere80/> È solo l'inizio di un processo che, in alcuni decenni, porterà alla decadenza politica e al completo assoggettamento della Gallia transalpina al potere di Roma.<ref name=Demandt87/>
 
La prima apparizione delle [[aquila (storia romana)|insegne romane]] in Gallia si avrà intorno al [[150 a.C.]], quando l'[[esercito romano|esercito di Roma]] sarà impegnato nel sud della Gallia ad ingaggiare la prima delle campagne contro le tribù celto-liguri dei [[Salluvi]]i, spina nel fianco di [[Massalia]],<ref name="Zecchini6">{{cita|Zecchini|p. 6}}.</ref> l'odierna [[Marsiglia]], [[colonia greca|colonia]] [[focea]] legata a Roma da amichevoli rapporti risalenti almeno all'inizio del [[IV secolo a.C.]],<ref name="Zecchini7">{{cita|Zecchini|p. 7}}.</ref> e meritevole della gratitudine di Roma per l'aiuto prestato nella [[seconda guerra punica]].<ref name=Demandt87>{{cita|Demandt|p. 87}}.</ref>
L'ingerenza armata nei territori d'oltralpe, potrebbe aver fornito a Roma le prime occasioni per stringere inedite alleanze con popolazioni celtiche: fu probabilmente negli stessi anni dell'intervento contro i celto-liguri che Roma poté intessere i primi benevoli contatti con gli [[Edui]],<ref name="Zecchini7"/> dislocati in Gallia centrale, in un territorio controllato dalla capitale [[oppidum di Bibracte|Bibracte]] (nei pressi dell'odierna [[Autun]]). Queste relazioni sedimentarono, in breve tempo in una vera e propria alleanza, fino al conferimento agli Edui di uno ''status'' privilegiato, quello di «''amici et socii populi Romani''» («amici ed alleati del popolo romano»): quest'alleanza doveva rivelarsi decisiva per le successive mire di Roma nella regione, dagli anni che immediatamente seguirono, fino alle campagne militari di Cesare:<ref name="Zecchini7"/> poco dopo, probabilmente con la fondazione della provincia narbonense, si fecero ancor più stretti i vincoli di amicizia con gli Edui, ora promossi al grado di «''fratres populi Romani''».<ref name="Zecchini10-11">Zecchini, p. 10-11.</ref>
 
I Salluvi, che gravitavano sulla loro capitale [[Oppidum di Entremont|Entremont]] (presso l'attuale [[Aix-en-Provence]]), furono rapidamente sconfitti e le legioni romane poterono fare immediato ritorno in patria.<ref name=Eluere80>{{cita|Christiane Eluère|p. 80}}.</ref> Una generazione dopo, Roma è costretta a intervenire di nuovo: i Salluvi sono definitivamente sconfitti intorno al [[125 a.C.|125]]-[[124 a.C.]] dal [[console romano|console]] [[Marco Fulvio Flacco (console 125 a.C.)|Marco Fulvio Flacco]].<ref>[[Tito Livio|Livio]], ''Periochae'', [http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae056.html#60 LX, 125] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160303165713/http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae056.html#60 |date=3 marzo 2016 }}</ref> L'[[oppidum di Entremont]] cade in mano romana mentre i superstiti beneficiano dell'ospitalità dei vicini e temibili [[Allobrogi]].<ref name=Eluere80/> È solo l'inizio di un processo che, in alcuni decenni, porterà alla decadenza politica e al completo assoggettamento della Gallia transalpina al potere di Roma.<ref name=Demandt87/>
Negli anni immediatamente successivi alla sottomissione dei Salluvii e alla conquista di Entremont, si acuirono le tensioni con i popoli stanziati a est e a ovest del corso del [[Rodano (fiume)|Rodano]], [[Allobrogi]] e [[Arverni]].<ref name=Demandt87/> Roma, forte anche della sua alleanza con gli [[Edui]], si sentì pronta a lanciare una campagna di espansione nelle regioni meridionali della Gallia e a contrastare il risorgente egemonismo arverno portato avanti dal suo leader [[Bituito]]:<ref name="Zecchini7"/><ref name=Demandt87/> questi avrebbe radunato trecentomila uomini, ma i consoli che si avvicendarono in quegli anni, [[Quinto Fabio Massimo Allobrogico|Quinto Fabio Massimo]] e [[Gneo Domizio Enobarbo (console 122 a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo]], portarono a termine l'annessione di territori a sudest e a cavallo del [[Rodano (fiume)|Rodano]]. La vittoria di Enobarbo, presso la confluenza tra il Rodano e l'[[Isère (fiume)|Isère]] decise definitivamente la contesa: nel [[121 a.C.]] venne eretta la [[provincia romana]] della [[Gallia Narbonensis]] e, [[118 a.C.|tre anni dopo]], venne dedotta la [[colonia romana|colonia]] di [[Narbona]], capitale provinciale con il suo porto:<ref name=Demandt88>Demandt, p. 88.</ref><ref name=Eluere80/> le nuove acquisizioni territoriali rendevano possibile la frequentazione di un agevole collegamento con le [[Hispania|province ispaniche]], attraverso la [[Via Domizia|Via Domitia]], costruita da Gneo Domizio Enobarbo negli anni dal [[121 a.C.|121]] al [[117 a.C.]]<ref name=Demandt87/>
 
L'ingerenza armata nei territori d'oltralpe, potrebbe aver fornito a Roma le prime occasioni per stringere inedite alleanze con popolazioni celtiche: fu probabilmente negli stessi anni dell'intervento contro i celto-liguri che Roma poté intessere i primi benevoli contatti con gli [[Edui]],<ref name="Zecchini7"/> dislocati in Gallia centrale, in un territorio controllato dalla capitale [[oppidum di Bibracte|Bibracte]] (nei pressi dell'odierna [[Autun]]). Queste relazioni sedimentarono, in breve tempo in una vera e propria alleanza, fino al conferimento agli Edui di uno ''status'' privilegiato, quello di «''amici et socii populi Romani''» («amici ed alleati del popolo romano»): quest'alleanza doveva rivelarsi decisiva per le successive mire di Roma nella regione, dagli anni che immediatamente seguirono, fino alle campagne militari di Cesare:<ref name="Zecchini7"/> poco dopo, probabilmente con la fondazione della provincia narbonense, si fecero ancor più stretti i vincoli di amicizia con gli Edui, ora promossi al grado di «''fratres populi Romani''».<ref name="Zecchini10-11">{{cita|Zecchini|pp. 10-11}}.</ref>
[[File:Der Frauen der Teutonen verteidigen die Wagenburg by Heinrich Leutemann.jpg|300px|thumb|''Le donne dei [[Teutoni]] difendono la [[fortezza di carri]]'' durante la [[Battaglia di Aquae Sextiae]] (di [[Heinrich Leutemann]], 1882).]]
 
===Dalla conquista romana della Narbonense all'invasione di Cimbri e Teutoni===
Nel [[102 a.C.]] le armate romane di [[Gaio Mario]] vendicarono dieci anni di disastri romani contro i Germani: Mario aveva, infatti, provveduto a riorganizzare nel migliore dei modi la propria armata. I soldati erano stati sottoposti ad un addestramento che mai in precedenza si era visto, ed erano abituati a sopportare senza lamentarsi le fatiche delle lunghe marce di avvicinamento, dell'allestimento degli accampamenti, tanto da meritarsi il soprannome di ''muli di Mario''. Dapprima decise di affrontare i [[Teutoni]], che si trovavano in quel momento nella provincia della ''Gallia Narbonense'' e si stavano dirigendo verso le Alpi. Mario li attirò su di un terreno a lui congeniale nei pressi di ''[[Aquae Sextiae]]'' (l'attuale [[Aix-en-Provence|Aix en Provence]]), dove avvenne la prima delle due battaglie determnanti. Alcuni contingenti di [[Ambroni]], avanguardia dell'esercito dei [[Germani]], si lanciarono avventatamente all'attacco contro le postazioni romane, senza attendere l'arrivo dei rinforzi, e 30.000 di essi rimasero uccisi. Mario schierò poi un contingente di 30.000 uomini per tendere un'imboscata al grosso dell'esercito dei Germani, che presi alle spalle e attaccati frontalmente, [[Battaglia di Aquae Sextiae|furono completamente sterminati]] e persero 100.000 uomini, e quasi altrettanti ne furono catturati.
[[File:Die Frauen der Teutonen verteidigen die Wagenburg by Heinrich Leutemann.jpg|upright=1.4|thumb|''Le donne dei [[Teutoni]] difendono la [[fortezza di carri]]'' durante la [[Battaglia di Aquae Sextiae]] (di [[Heinrich Leutemann]], 1882).]]
{{Vedi anche|Conquista della Gallia Narbonense}}
 
Negli anni immediatamente successivi alla sottomissione dei Salluvii e alla conquista di Entremont, si acuirono le tensioni con i popoli stanziati a est e a ovest del corso del [[Rodano]], [[Allobrogi]] e [[Arverni]].<ref name=Demandt87/> Roma, forte anche della sua alleanza con gli [[Edui]], si sentì pronta a lanciare una campagna di espansione nelle regioni meridionali della Gallia e a contrastare il risorgente egemonismo arverno portato avanti dal suo leader [[Bituito]]:<ref name="Zecchini7"/><ref name=Demandt87/> questi avrebbe radunato trecentomila uomini, ma i consoli che si avvicendarono in quegli anni, [[Quinto Fabio Massimo Allobrogico|Quinto Fabio Massimo]] e [[Gneo Domizio Enobarbo (console 122 a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo]], portarono a termine l'annessione di territori a sudest e a cavallo del [[Rodano]]. La vittoria di Enobarbo, presso la confluenza tra il Rodano e l'[[Isère (fiume)|Isère]] decise definitivamente la contesa: nel [[121 a.C.]] venne eretta la [[provincia romana]] della Gallia Narbonensis e, [[118 a.C.|tre anni dopo]], venne dedotta la [[colonia romana|colonia]] di [[Narbona]], capitale provinciale con il suo porto:<ref name=Eluere80/><ref name=Demandt88>{{cita|Demandt|p. 88}}.</ref> le nuove acquisizioni territoriali rendevano possibile la frequentazione di un agevole collegamento con le [[Hispania|province ispaniche]], attraverso la [[Via Domizia|Via Domitia]], costruita da Gneo Domizio Enobarbo negli anni dal [[121 a.C.|121]] al [[117 a.C.]]<ref name=Demandt87/>
Quarant'anni più tardi, durante il suo [[console (storia romana)|consolato]] ([[59 a.C.]]), Cesare, con l'appoggio degli altri [[Primo triumvirato|triumviri]] ([[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] e [[Marco Licinio Crasso|Crasso]]), ottenne con la ''Lex Vatinia'' del [[1º marzo]]<ref>La ''Lex Vatinia'' fu proposta dal [[tribuno della plebe]] [[Publio Vatinio]], che poi sarà luogotenente di Cesare in Gallia</ref> il [[proconsole|proconsolato]] delle [[provincia romana|province]] della [[Gallia Cisalpina]]<ref>La Gallia Cisalpina corrispondeva ai territori della pianura padana compresi tra il fiume [[Oglio]] e le [[Alpi]] piemontesi</ref> e dell'[[Illiricum|Illirico]] per cinque anni e il comando di un [[esercito romano|esercito]] composto da tre [[legione romana|legioni]]<ref>Le tre legioni affidate a Cesare dalla ''Lex Vatinia'' erano la [[Legio VII (Cesare)|VII]], l'[[Legio VIII (Cesare)|VIII]] e la [[Legio VIIII (Cesare)|VIIII]])</ref>. Poco dopo un [[senatoconsulto]] aggiunse anche quella della Gallia Narbonense<ref>La provincia della Gallia Narbonense era stata costituita nel 121 a.C. e comprendeva tutta la fascia costiera e la valle del [[Rodano (fiume)|Rodano]], nelle attuali [[Provenza]] (che proprio da ''provincia'' [[etimologia|deriva il proprio nome]]) e [[Linguadoca (provincia)|Linguadoca]]</ref>, il cui proconsole era morto all'improvviso, e il comando della [[legio X (Cesare)|X legione]].<ref>Lawrence Keppie (in ''The making of the roman army, from Republic to Empire'', Oklahoma 1998, pagg. 80-81) suppone che la X legione fosse posizionata nella capitale della Gallia Narbonense, [[Narbona]].</ref>
 
Nel [[102 a.C.]] le armate romane di [[Gaio Mario]] vendicarono dieci anni di disastri romani contro i Germani: Mario aveva, infatti, provveduto a riorganizzare nel migliore dei modi la propria armata. I soldati erano stati sottoposti ad un addestramento che mai in precedenza si era visto, ed erano abituati a sopportare senza lamentarsi le fatiche delle lunghe marce di avvicinamento, dell'allestimento degli accampamenti, tanto da meritarsi il soprannome di ''muli di Mario''. Dapprima decise di affrontare i [[Teutoni]], che si trovavano in quel momento nella provincia della ''Gallia Narbonense'' e si stavano dirigendo verso le Alpi. Mario li attirò su di un terreno a lui congeniale nei pressi di ''Aquae Sextiae'' (l'attuale [[Aix-en-Provence|Aix en Provence]]), dove avvenne la prima delle due battaglie determinanti. Alcuni contingenti di [[Ambroni]], avanguardia dell'esercito dei [[Germani]], si lanciarono avventatamente all'attacco contro le postazioni romane, senza attendere l'arrivo dei rinforzi, e {{formatnum:30000}} di essi rimasero uccisi. Mario schierò poi un contingente di {{formatnum:30000}} uomini per tendere un'imboscata al grosso dell'esercito dei Germani, che presi alle spalle e attaccati frontalmente, [[Battaglia di Aquae Sextiae|furono completamente sterminati]] e persero {{formatnum:100000}} uomini, e quasi altrettanti ne furono catturati.
A fornire a Cesare il pretesto per [[conquista della Gallia|entrare in armi in Gallia]] fu la migrazione degli [[Elvezi]], stanziati tra il [[Lago di Costanza]], il Rodano, il [[Massiccio del Giura|Giura]], il Reno e le [[Alpi Retiche]]. Nel [[58 a.C.]] Cesare si trovava ancora a [[Roma antica|Roma]] quando venne a sapere che gli Elvezi si stavano preparando a migrare verso le regioni occidentali della Gallia, con l'intento di attraversare il territorio della Gallia Narbonense. Il passaggio di un intero popolo all'interno della provincia romana avrebbe senza dubbio procurato enormi danni e avrebbe potuto spingere gli [[Allobrogi]], che vivevano in quell'area, a ribellarsi contro il dominio romano.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I, 6</ref> Inoltre, i territori abbandonati dagli Elvezi avrebbero potuto essere occupati da popoli germanici, che sarebbero così divenuti pericolosi e bellicosi vicini dei possedimenti romani.
 
===Conquista della Gallia Comata===
Gli Elvezi, pur senza sapere quale sarebbe stata la reazione dei Romani alla loro richiesta di trasferire l'intero popolo sul suolo romano, una volta raggiunto il Rodano indissero un'assemblea lungo la sua riva destra per decidere il da farsi. Era il [[28 marzo]].<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I 6,4.</ref> Cesare, informato delle loro intenzioni, si precipitò da Roma nella Gallia Narbonense, percorrendo fino a 140-150 chilometri al giorno e raggiungendo [[Ginevra]] il [[2 aprile]]. Come prima misura il proconsole romano diede l'ordine di distruggere il ponte sul Rodano presso Ginevra così da rendere più difficoltoso l'attraversamento del fiume.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I, 7.</ref> Nella Narbonense arruolò truppe ausiliarie e reclute, oltre a disporre che le tre legioni di stanza ad Aquileia lo raggiungessero, oltre a predisporre la formazione di due nuove legioni (la [[legio XI (Cesare)|XI]] e la [[legio XII (Cesare)|XII]]) nella Gallia Cisalpina.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I 10.</ref>
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|[[File:Gallia Cesare 58 aC.png|thumb|upright|[[Conquista della Gallia]]: [[58 a.C.]], il primo anno.]]||[[File:Gallia Cesare 55 aC.png|thumb|upright|[[Conquista della Gallia]]: [[55 a.C.]], [[conquista della Britannia|invasione della Britannia]] e [[guerre romano-germaniche|Germania]].]]||[[File:Gallia Cesare 52 aC.png|thumb|upright|[[Conquista della Gallia]]: [[52 a.C.]] l'anno determinante.]]
|}
{{Vedi anche|Conquista della Gallia|Gallia Comata}}
 
Quarant'anni più tardi, durante il suo [[console (storia romana)|consolato]] ([[59 a.C.]]), Cesare, con l'appoggio degli altri [[Primo triumvirato|triumviri]] ([[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] e [[Marco Licinio Crasso|Crasso]]), ottenne con la ''Lex Vatinia'' del 1º marzo<ref>La ''Lex Vatinia'' fu proposta dal [[tribuno della plebe]] [[Publio Vatinio]], che poi sarà luogotenente di Cesare in Gallia</ref> il [[proconsole|proconsolato]] delle [[provincia romana|province]] della [[Gallia Cisalpina]]<ref>La Gallia Cisalpina corrispondeva ai territori della pianura padana compresi tra il fiume [[Oglio]] e le [[Alpi]] piemontesi</ref> e dell'[[Illiricum|Illirico]] per cinque anni e il comando di un [[esercito romano|esercito]] composto da tre [[legione romana|legioni]]<ref>Le tre legioni affidate a Cesare dalla ''Lex Vatinia'' erano la [[Legio VII (Cesare)|VII]], l'[[Legio VIII (Cesare)|VIII]] e la [[Legio VIIII (Cesare)|VIIII]]</ref>. Poco dopo un [[senatoconsulto]] aggiunse anche quella della Gallia Narbonense<ref>La provincia della Gallia Narbonense era stata costituita nel 121 a.C. e comprendeva tutta la fascia costiera e la valle del [[Rodano]], nelle attuali [[Provenza]] (che proprio da ''provincia'' [[etimologia|deriva il proprio nome]]) e [[Linguadoca (provincia)|Linguadoca]]</ref>, il cui proconsole era morto all'improvviso, e il comando della [[legio X (Cesare)|X legione]].<ref>Lawrence Keppie (in ''The making of the roman army, from Republic to Empire'', Oklahoma 1998, pagg. 80-81) suppone che la X legione fosse posizionata nella capitale della Gallia Narbonense, [[Narbona]].</ref>
Riuscito a dissuaderli a non passare attraverso la provincia, Cesare desiderava però la guerra per fama, ricchezze e maggior potere a Roma. Il pretesto fiu che, poiché gli Elvezi volevano stanziarsi nel territorio dei [[Santoni]], non molto distante dal territorio dei [[Tolosati]], [[Tolosa|la cui città]] si trova nella provincia, ciò avrebbe causato un grave pericolo per l'intera provincia Narbonense ed anche della vicina [[Tarraconense]].<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I, 10,2.</ref> Da qui lo scontro inevitabile con gli Elvezi nella [[battaglia del fiume Arar]] ed in [[battaglia di Bibracte|quella di Bibracte]]. La vittoria romana fu completa, determinando l'inizio della [[conquista della Gallia|conquista dell'intera Gallia]] negli otto anni successivi ([[58 a.C.|58]]-[[50 a.C.]]).
 
A fornire a Cesare il pretesto per [[conquista della Gallia|entrare in armi in Gallia]] fu la migrazione degli [[Elvezi]], stanziati tra il [[Lago di Costanza]], il Rodano, il [[Massiccio del Giura|Giura]], il Reno e le [[Alpi Retiche]]. Nel [[58 a.C.]] Cesare si trovava ancora a [[Roma (città antica)|Roma]] quando venne a sapere che gli Elvezi si stavano preparando a migrare verso le regioni occidentali della Gallia, con l'intento di attraversare il territorio della Gallia Narbonense. Il passaggio di un intero popolo all'interno della provincia romana avrebbe senza dubbio procurato enormi danni e avrebbe potuto spingere gli [[Allobrogi]], che vivevano in quell'area, a ribellarsi contro il dominio romano.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I, 6</ref> Inoltre, i territori abbandonati dagli Elvezi avrebbero potuto essere occupati da popoli germanici, che sarebbero così divenuti pericolosi e bellicosi vicini dei possedimenti romani.
La Narbonense fu determinante anche nell'anno in cui Cesare si confrontò con [[Vercingetorige]] nel [[52 a.C.]], quando, venuto a sapere dei piani del capo dei Galli e delle nuove alleanze che Lucterio era riuscito ad ottenere con Ruteni, [[Nitiobrogi]] e [[Gabali]], si affrettò a raggiungere la Narbonense. Qui Cesare arruolò i suoi [[legione romana|legionari]] nel corso degli otto anni di [[conquista della Gallia|guerra gallica]], sia tra i [[Gallia Transpadana|transpadani]] che abitavano a nord del [[Po]] (e godevano di [[diritto latino]]), sia tra i [[Gallia Cispadana|cispadani]] (muniti di [[cittadinanza romana]]) a sud del fiume [[pianura padana|padano]] e della [[Gallia cisalpina]]. Importante fu anche la novità apportata agli inizi del [[52 a.C.]], quando fu costretto ad arruolare una milizia di 22 [[coorte|coorti]] tra la popolazione nativa della [[Gallia Narbonense]], che in seguito costituì la base della ''[[legio V Alaudae]]''<ref>Lawrence Keppie, ''The Making of the roman army, From Republic to Empire'', University of Oklahoma 1998, p. 98</ref>. Dispose quindi presidi armati tra i Ruteni stessi, i [[Volci Arecomici]], i [[Tolosati]] e nei dintorni della capitale, [[Narbona]] (tutti luoghi che confinavano con i territori del nemico). Ordinò, infine, che la parte rimanente delle truppe di stanza nella provincia, unitamente alle coorti dei complementi che aveva arruolato durante l'inverno in Italia e condotto con sé, fossero riuniti nel Paese degli [[Elvi]], che confinavano con gli Arverni.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', VII, 5-7.</ref>
 
Gli Elvezi, pur senza sapere quale sarebbe stata la reazione dei Romani alla loro richiesta di trasferire l'intero popolo sul suolo romano, una volta raggiunto il Rodano indissero un'assemblea lungo la sua riva destra per decidere il da farsi. Era il 28 marzo.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I 6,4.</ref> Cesare, informato delle loro intenzioni, si precipitò da Roma nella Gallia Narbonense, percorrendo fino a 140-150 chilometri al giorno e raggiungendo [[Ginevra]] il 2 aprile. Come prima misura il proconsole romano diede l'ordine di distruggere il ponte sul Rodano presso Ginevra così da rendere più difficoltoso l'attraversamento del fiume.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I, 7.</ref> Nella Narbonense arruolò truppe ausiliarie e reclute, oltre a disporre che le tre legioni di stanza ad Aquileia lo raggiungessero, oltre a predisporre la formazione di due nuove legioni (la [[legio XI (Cesare)|XI]] e la [[legio XII (Cesare)|XII]]) nella Cisalpina.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I 10.</ref>
[[File:GalliaNarbonensis En.jpg|thumb|300px|left|Mappa della Gallia narbonense nel [[20 a.C.]] al tempo di [[Augusto]].]]
 
Riuscito a dissuaderli a non passare attraverso la provincia, Cesare desiderava però la guerra per fama, ricchezze e maggior potere a Roma. Il pretesto fu che, poiché gli Elvezi volevano stanziarsi nel territorio dei [[Santoni]], non molto distante dal territorio dei [[Tolosati]], [[Tolosa|la cui città]] si trova nella provincia, ciò avrebbe causato un grave pericolo per l'intera provincia Narbonense ed anche della vicina [[Tarraconense]].<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', I, 10,2.</ref> Da qui lo scontro inevitabile con gli Elvezi nella [[battaglia del fiume Arar]] ed in [[battaglia di Bibracte|quella di Bibracte]]. La vittoria romana fu completa, determinando l'inizio della [[conquista della Gallia|conquista dell'intera Gallia]] negli otto anni successivi ([[58 a.C.|58]]-[[50 a.C.]]).
All'inizio della [[guerra civile romana (49 a.C.)|guerra civile]] c'erano ben tre legioni nella ''Narbonsnese''. La prima si trovava nei pressi della capitale [[Narbona]], la [[Legio VIIII (Cesare)|legio ''IX'']], che poco dopo fu inviata da Cesare in [[Spagna romana|''Hispania'']] sotto il comando del suo legato, [[Gaio Fabio]], prendendo parte alla vittoriosa [[campagna di Lerida]] del [[49 a.C.]]<ref name="BC1.35">Cesare, ''De Bello civili'', I, 35-45.</ref> Rientrata in [[Italia romana|Italia]], si ammutinò a [[Piacenza]] e fu in un primo tempo "sciolta", per essere poi riabilitata dallo stesso Cesare, in seguito alle suppliche dei suoi soldati.<ref>[[Svetonio]], ''Cesare'', 69.</ref> E dopo la [[battaglia di Tapso]] del [[46 a.C.]]<ref>[[Aulo Irzio]], ''[[Bellum Africum]]'', 60 e 62.</ref> sempre la legio ''IX'' fu sciolta ed i suoi [[veterano (storia romana)|veterani]] inviati in [[Africa proconsolare]], [[Illiricum|Illirico]],<ref>{{CIL|5|8197}}.</ref> ''Gallia Narbonense'' a ''[[Fréjus|Forum Iulii]]'',<ref>{{CIL|12|249}}; {{CIL|12|260}}; {{CIL|12|261}}; {{AE|1979|397}}; ILN-1, 125.</ref> [[Regio I Latium et Campania|Campania]] e [[Piceno (territorio)|Piceno]] ad ''[[Ancona]]''. Sembra invece che la seconda legione, la [[legio VIII (Cesare)|legio ''VIII'']], prese parte prima all'[[assedio di Marsiglia]] e poi alla successiva [[campagna di Lerida|campagna in ''Hispania'']] del [[49 a.C.]]<ref>Cesare, ''De Bello civili'', I, 18 e 25.</ref> La terza, la [[Legio XI (Cesare)|legio ''XI'']] si trovava, anc'essa, nei pressi di ''[[Narbona]]''<ref name="Gonzalez308">J.R.Gonzalez, ''Historia del las legiones romanas'', p.308.</ref> e fu inviata da Cesare in [[Spagna romana|''Hispania'']] sotto il comando del suo legato, [[Gaio Fabio]],<ref name="BC1.37">Cesare, ''De Bello civili'', I, 37.</ref> prendendo parte alla vittoriosa [[campagna di Lerida]] del [[49 a.C.]].<ref name="BC1.18-25">Cesare, ''De Bello civili'', I, 18 e 25.</ref>
 
La Narbonense fu determinante anche nell'anno in cui Cesare si confrontò con [[Vercingetorige]] nel [[52 a.C.]], quando, venuto a sapere dei piani del capo dei Galli e delle nuove alleanze che Lucterio era riuscito ad ottenere con Ruteni, [[Nitiobrogi]] e [[Gabali]], si affrettò a raggiungere la Narbonense. Qui Cesare arruolò i suoi [[legione romana|legionari]] nel corso degli otto anni di [[conquista della Gallia|guerra gallica]], sia tra i [[Gallia Transpadana|transpadani]] che abitavano a nord del [[Po]] (e godevano di [[diritto latino]]), sia tra i [[Gallia Cispadana|cispadani]] (muniti di [[cittadinanza romana]]) a sud del fiume [[pianura padana|padano]] e della [[Gallia cisalpina]]. Importante fu anche la novità apportata agli inizi del [[52 a.C.]], quando fu costretto ad arruolare una milizia di 22 [[coorte|coorti]] tra la popolazione nativa della Gallia Narbonense, che in seguito costituì la base della ''[[legio V Alaudae]]''<ref>Lawrence Keppie, ''The Making of the roman army, From Republic to Empire'', University of Oklahoma 1998, p. 98</ref>. Dispose quindi presidi armati tra i Ruteni stessi, i [[Volci Arecomici]], i [[Tolosati]] e nei dintorni della capitale, [[Narbona]] (tutti luoghi che confinavano con i territori del nemico). Ordinò, infine, che la parte rimanente delle truppe di stanza nella provincia, unitamente alle coorti dei complementi che aveva arruolato durante l'inverno in Italia e condotto con sé, fossero riuniti nel Paese degli [[Elvi]], che confinavano con gli Arverni.<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', VII, 5-7.</ref>
 
All'inizio della [[guerra civile romana (49 a.C.)|guerra civile]] c'erano ben tre legioni nella ''Narbonense''. La prima si trovava nei pressi della capitale [[Narbona]], la [[Legio VIIII (Cesare)|legio ''IX'']], che poco dopo fu inviata da Cesare in ''[[Spagna romana|Hispania]]'' sotto il comando del suo legato, [[Gaio Fabio]], prendendo parte alla vittoriosa [[campagna di Lerida]] del [[49 a.C.]]<ref name="BC1.35">Cesare, ''De Bello civili'', I, 35-45.</ref> Rientrata in [[Italia romana|Italia]], si ammutinò a [[Piacenza]] e fu in un primo tempo "sciolta", per essere poi riabilitata dallo stesso Cesare, in seguito alle suppliche dei suoi soldati.<ref>[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Cesare'', 69.</ref> E dopo la [[battaglia di Tapso]] del [[46 a.C.]]<ref>[[Aulo Irzio]], ''[[Bellum Africum]]'', 60 e 62.</ref> sempre la legio ''IX'' fu sciolta ed i suoi [[veterano (storia romana)|veterani]] inviati in [[Africa proconsolare]], [[Illiricum|Illirico]],<ref>{{CIL|5|8197}}.</ref> ''Gallia Narbonense'' a ''[[Fréjus|Forum Iulii]]'',<ref>{{CIL|12|249}}; {{CIL|12|260}}; {{CIL|12|261}}; {{AE|1979|397}}; ILN-1, 125.</ref> [[Regio I Latium et Campania|Campania]] e [[Piceno (territorio)|Piceno]] ad ''[[Ancona]]''. Sembra invece che la seconda legione, la [[legio VIII (Cesare)|legio ''VIII'']], prese parte prima all'[[assedio di Marsiglia]] e poi alla successiva [[campagna di Lerida|campagna in ''Hispania'']] del [[49 a.C.]]<ref name="BC1.18-25"/> La terza, la [[Legio XI (Cesare)|legio ''XI'']] si trovava, anch'essa, nei pressi di ''[[Narbona]]''<ref name="Gonzalez308">J.R.Gonzalez, ''Historia del las legiones romanas'', p.308.</ref> e fu inviata da Cesare in ''[[Spagna romana|Hispania]]'' sotto il comando del suo legato, [[Gaio Fabio]],<ref name="BC1.37">Cesare, ''De Bello civili'', I, 37.</ref> prendendo parte alla vittoriosa [[campagna di Lerida]] del [[49 a.C.]]<ref name="BC1.18-25">Cesare, ''De Bello civili'', I, 18 e 25.</ref>
 
===Al tempo dell'Impero romano===
 
Con la [[riforma augustea dell'esercito romano]], la [[Flottamarina militare romana|flotta]] fu riorganizzata (tra il [[27 a.C.|27]] ed il [[23 a.C.]]) grazie al valido collaboratore di Augusto, [[Marco Vipsanio Agrippa]]. Inizialmente fu dislocata nella Gallia Narbonense a ''[[Fréjus|Forum Iulii]]'',<ref name="LeBohec38">Y.Le Bohec, ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 2008, p. 38.</ref><ref name="Keppie152-153">L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', 1984, pp. 152-153.</ref> in seguito fu divisa in nella due flotte, le cui basi erano a [[Miseno (Bacoli)|Miseno]] (''[[Classis Misenensis]]''), per la difesa del Mediterraneo occidentale, e [[Ravenna]] (''[[Classis Ravennatis]]'') per la difesa di quello orientale;<ref>[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Augustus'', XLIX, 1.</ref> ognuna delle due "squadre navali" era poi sottoposta ad un prefetto, dove il ''[[praefectus classis Misenis]]'' risultava più alto in grado del ''[[praefectus classis Ravennatis]]''.<ref name="Keppie152-153"/>
 
Verso gli inizi del [[III secolo]], governò qui governò come proonsole,proconsole il futuro imperatore, [[Marco Clodio Pupieno Massimo]]. A partire dal [[260]] entrò a far parte dell'[[Impero delle Gallie]], staccandosi dal potere "centrale" di [[Gallieno]]. Tornò nella sfera d'influenza di Roma, quasi dieci anni più tardi, al tempo dell'Imperatore [[Claudio il Gotico]] ([[268]]-[[270]]). L'Imperatore [[Marco Aurelio Caro]] era originario della ''Narbonense''. E ad ''[[Arelate]]'' fu posta una [[Zecca di Arelate|zecca]] che qui batté moneta dal [[313]] al [[475]].
 
=== Fine della provincia: il V secolo ===
Con la [[Tetrarchia|riforma dioclezianea]], la Gallia Narbonense perse la sua parte più settentrionale, che assunse il nome di ''[[Gallia Viennense|Gallia Viennensis]]''. Poco dopo la provincia venne ulteriormente divisa, in '''Narbonensis prima''' (ad occidente del [[Rodano]]), e '''Narbonensis secunda''' (oriente del Rodano). Le due province Narbonensi entrarono a far parte della diocesi delle ''Septem provinciae'', che comprendeva la Gallia a sud della [[Loira]].
[[File:Impero d'Occidente 410.PNG|thumb|upright=1.4|L'Impero romano d'Occidente nel 410.
{{legend|yellow|Impero d'Occidente (Onorio).}}
{{legend|red|Area controllata da [[Costantino III (usurpatore)]].}}
{{legend|green|Aree in rivolta.}}
{{legend|purple|[[Franchi]], [[Alemanni|Alamanni]], [[Burgundi]].}}
{{legend|brown|Area controllata da [[Massimo (usurpatore)]].}}
{{legend|blue|[[Vandali]] [[Silingi]].}}
{{legend|aqua|Vandali [[Asdingi]] e [[Suebi]].}}
{{legend|grey|[[Alani]].}}
{{legend|fuchsia|[[Visigoti]].}}
]]
[[Arelate]], all'inizio del V secolo, divenne capitale della [[prefettura del pretorio delle Gallie]], soppiantando [[Treviri]] (in Gallia settentrionale). Se alcuni studiosi (come ad esempio Halsall) sostengono che ciò avvenne prima dell'[[attraversamento del Reno]] del 406, altri (come Heather) sostengono invece che lo spostamento della sede del prefetto ad Arelate fu conseguenza dell'invasione.<ref>{{cita|Heather 2010|p. 247}}.</ref> Mentre nel 406 [[Vandali]], [[Alani]] e [[Suebi|Svevi]] invasero e devastarono la Gallia, nel medesimo periodo, infatti, si rivoltarono le legioni britanniche, che elessero come usurpatore [[Costantino III (usurpatore)|Costantino III]], che invase la Gallia, sottraendola al controllo di [[Onorio (imperatore)|Onorio]] e ponendo la propria sede ad Arelate. Subito dopo aver preso il controllo della Narbonense, Costantino III dovette fronteggiare la controffensiva dell'Imperatore legittimo Onorio. Nel 407 il generalissimo [[Stilicone]], reggente di Onorio, aveva inviato contro l'usurpatore un'armata sotto il comando del generale [[Saro (generale)|Saro]]. Quest'ultimo, attraversate le Alpi, sconfisse rapidamente nelle province della Narbonense i due generali di Costantino III, [[Giustiniano (generale di Costantino III)|Giustiniano]] e [[Nebiogaste]], e cinse d'assedio la città di ''Valentia'' ([[Valence (Drôme)|Valence]]), dove era riparato Costantino III.<ref name=ZosVI2>Zosimo, VI,2.</ref> Dopo sette giorni dall'inizio dell'assedio, tuttavia, accorsero in soccorso della città e dell'usurpatore i rinforzi condotti da [[Edobico]] e [[Geronzio]], che costrinsero Saro a levare l'assedio e a battere in ritirata verso le Alpi.<ref name=ZosVI2/> L'attraversamento delle Alpi fu ostacolato dai briganti [[Bagaudi]], i quali imposero all'esercito di Saro la cessione di tutto il bottino di guerra in cambio del passaggio.<ref name=ZosVI2/> Sventata la controffensiva delle armate di Onorio, Costantino III tentò di fermare gli invasori del Reno, ma con scarsi risultati. Essi invasero e saccheggiarono la Narbonense nel 408/409, attirando l'attenzione di [[San Girolamo]], che in un'epistola del 409, scrisse che «le province dell'Aquitania e delle Nove Nazioni, di Lione e di Narbona sono, con l'eccezione di alcune città, una scena universale di desolazione».<ref>Girolamo, [http://www.newadvent.org/fathers/3001123.htm Epistola 123].</ref> Nel 409 gli invasori del Reno si spostarono in [[Spagna romana|Spagna]], che conquistarono (a parte la provincia [[Tarraconense]]).<ref>Idazio, ''Cronaca'', s.a. 409-411.</ref>
 
Nel [[411]] la situazione politico-militare giunse finalmente ad un punto di sblocco. [[Geronzio]], generale di Costantino III, si era rivoltato in Spagna, eleggendo usurpatore [[Massimo (usurpatore)|Massimo]], suo amico intimo secondo [[Sozomeno]], addirittura suo figlio secondo [[Olimpiodoro di Tebe|Olimpiodoro]].<ref name=SozIX13>Sozomeno, IX,13.</ref> Posta la propria sede a Tarragona, Geronzio, una volta fatta pace con i Vandali, gli Alani e gli Svevi che avevano invaso la penisola iberica, avanzò con la sua armata contro Costantino III, invadendo le province Narbonensi e sconfiggendo, catturando e uccidendo a [[Vienne (Francia)|Vienne]] [[Costante II (usurpatore)|Costante II]], figlio di Costantino III, associato al trono dal padre.<ref name=SozIX13/><ref name=Oli16>Olimpiodoro, frammento 16.</ref> Geronzio, raggiunta ben presto Arelate (l'odierna [[Arles]]), l'assediò.<ref name=SozIX13/><ref name=Oli16/><ref name=OroVII42>Orosio, VII,42.</ref> Della situazione approfittò Onorio, inviando sul posto il generale [[Costanzo III|Flavio Costanzo]].<ref name=SozIX13/><ref name=OroVII42/>
 
[[File:Siliqua Jovinus-RSC 0004.jpg|thumb|left|[[Moneta]] dell'[[Usurpatori dell'Impero romano|usurpatore]] [[Giovino (usurpatore)|Giovino]], sconfitto nel [[413]].]]
[[File:Solidus Constantius III-RIC 1325.jpg|thumb|left|Moneta di [[Costanzo III]], [[co-imperatore]] di [[Onorio (imperatore)|Onorio]] nel [[421]].]]
 
Quando l'armata di Costanzo raggiunse Arelate, Geronzio levò precipitosamente l'assedio ritirandosi in Hispania con pochi soldati, mentre la maggior parte delle sue truppe disertava in massa unendosi all'esercito di Costanzo.<ref name=SozIX13/> Geronzio fu poi costretto al suicidio dai suoi stessi soldati, che, intenzionati a ucciderlo, assaltarono la sua casa di notte, costringendolo al suicidio, mentre Massimo [[abdicazione|abdicava]] rifugiandosi tra i barbari.<ref name=SozIX13/><ref name=Oli16/><ref name=OroVII42/> Nel frattempo l'assedio di Arelate ad opera di Costanzo proseguiva: Costantino III oppose strenua resistenza, confidando nell'arrivo del suo generale [[Edobico]] con i suoi ausiliari franchi e alemanni reclutati da oltre Reno.<ref name=SozIX14>Sozomeno, IX,14.</ref> Le truppe di Edobico furono però sconfitte al loro arrivo dall'esercito di Costanzo, coadiuvato nell'operazione da Ulfila;<ref name="SozIX14" /> Costantino III, abbandonata ogni speranza, si levò la porpora e gli altri ornamenti imperiali, riparandosi in chiesa, dove si fece ordinare sacerdote: le guardie a difesa delle mura, avendo ricevuto garanzie che sarebbero stati risparmiati, aprirono le porte a Costanzo, che effettivamente mantenne la promessa data.<ref name=SozIX15>Sozomeno, IX,15.</ref> [[Costantino III (usurpatore)|Costantino III]] e suo figlio Giuliano furono inviati in Italia, ma [[Onorio (imperatore)|Onorio]], ancora pieno di risentimento nei loro confronti per l'esecuzione dei suoi cugini ispanici Vereniano e [[Didimo (parente di Onorio)|Didimo]], li fece decapitare a trenta miglia da Ravenna, violando la promessa che li avrebbe risparmiati.<ref name=Oli16/><ref name=OroVII42/>
 
Gli usurpatori Massimo e Costantino furono però presto sostituiti da due nuovi ribelli. Nel [[412]] il ''comes Africae'' [[Eracliano (usurpatore)|Eracliano]] si proclamò imperatore, tagliando le forniture di grano all'Italia, mentre a nord i [[Burgundi]] e gli [[Alani]] lungo la [[limes renano|frontiera renana]], condotti rispettivamente da [[Gundicaro]] e [[Goar]], sobillarono le legioni di stanza nella regione a proclamare imperatore a [[Magonza]] il generale [[Giovino (usurpatore)|Giovino]], a cui tentarono di unirsi i [[Visigoti]] di [[Ataulfo]].<ref name=OroVII42/><ref name=Oli17>Olimpiodoro, frammento 17.</ref> Ben presto, però, Ataulfo ebbe disaccordi con Giovino, dovuti non solo all'intervento del prefetto del pretorio delle Gallie [[Claudio Postumo Dardano|Dardano]], il quale, fedele a Onorio, cercò di convincere Ataulfo a deporre l'usurpatore, ma anche al fatto che all'esercito di Giovino si era unito anche il suo rivale [[Saro (generale)|Saro]], il quale aveva deciso di disertare al nemico perché Onorio non aveva punito con vigore l'assassinio di Belleride suo domestico; deciso a risolvere il conto in sospeso con Saro, Ataulfo lo attaccò e lo uccise in una battaglia impari (Saro aveva solo una ventina di guerrieri con sé contro circa {{formatnum:10000}} guerrieri dalla parte di Ataulfo).<ref name=Oli17/> I disaccordi si tramutarono in ostilità aperta quando Giovino innalzò al rango di Augusto suo fratello [[Sebastiano (usurpatore)|Sebastiano]] nonostante il mancato assenso del re visigoto, il quale inviò un messaggio ad Onorio promettendogli di inviargli le teste degli usurpatori in cambio della pace.<ref name=Oli19>Olimpiodoro, frammento 19.</ref> In seguito all'assenso di Onorio, Ataulfo si scontrò con Sebastiano, vincendolo e inviando la sua testa a Ravenna; la prossima mossa del re goto fu di assediare Valence, dove si era rifugiato Giovino; ottenuta la resa della città e dell'usurpatore, Ataulfo inviò Giovino al prefetto del pretorio delle Gallie Dardano, che, dopo averlo fatto decapitare a Narbona, inviò la sua testa a Ravenna; essa venne poi esposta, insieme a quelle degli altri usurpatori, a Cartagine.<ref name=OroVII42/><ref name=Oli19/>
 
Le province Narbonensi vennero a questo punto invase dai [[Visigoti]] di re [[Ataulfo]] (412). [[Onorio (imperatore)|Onorio]] chiese a questo punto in cambio della pace la restituzione di [[Galla Placidia]], ostaggio dei Visigoti fin dal 410. [[Ataulfo]], tuttavia, non era disposto a restituire a Onorio sua sorella, se in cambio non veniva rispettata la condizione di fornire ai Visigoti una grossa quantità di grano, una cosa che i Romani avevano promesso ai Visigoti ma che non era stata finora mantenuta.<ref>Olimpiodoro, frammento 20.</ref> Quando i Romani si rifiutarono di fornire ai Visigoti il grano promesso se prima non avveniva la restituzione di Galla Placidia, Ataulfo riprese la guerra contro Roma (413), tentando di impadronirsi di [[Marsiglia]] ma fallendo nella sortita grazie al valore del generale [[Bonifacio (comes)|Bonifacio]], il quale difese strenuamente la città, riuscendo anche nell'impresa di ferire, durante la battaglia, Ataulfo.<ref>Olimpiodoro, frammento 21.</ref>
 
Nel gennaio dell'anno successivo il re dei Visigoti sposò la sorella di Onorio, Galla Placidia, tenuta in ostaggio prima da Alarico e poi da Ataulfo stesso fin dai giorni del sacco di Roma.<ref name=OroVII43>Orosio, VII,43.</ref><ref>Filostorgio, XII,4.</ref><ref>Olimpiodoro, frammento 24.</ref> L'ex-usurpatore [[Prisco Attalo]], che aveva seguito il suo popolo d'adozione fin nelle Gallie, festeggiò l'evento decantando il [[panegirico]] in onore degli sposi. Poco tempo dopo, ai due sposi nacque un figlio, di nome Teodosio.<ref name=Oli26>Olimpiodoro, frammento 26.</ref> Secondo Heather, il matrimonio di Galla Placidia con Ataulfo aveva fini politici: sposando la sorella dell'Imperatore di Roma, Ataulfo sperava di ottenere per sé e per i Visigoti un ruolo di preponderante importanza all'interno dell'Impero, nutrendo forse anche la speranza che una volta deceduto Onorio suo figlio Teodosio, nipote di Onorio, per metà romano e per metà visigoto, sarebbe diventato imperatore d'Occidente in quanto Onorio non aveva avuto figli. Tuttavia, ogni tentativo di negoziazione tra i Visigoti e Roma ad opera di Ataulfo e Placidia fallì a causa dell'opposizione alla pace di Flavio Costanzo, e la morte prematura del figlioletto Teodosio dopo nemmeno un anno di età mandò a monte tutti i piani di Ataulfo.<ref name=Oli26/>
 
A quel punto - era sempre il [[414]] - Ataulfo proclamò nuovamente imperatore Prisco Attalo, nel tentativo di raccogliere attorno a lui l'opposizione a Onorio. Numerosi proprietari terrieri romano-gallici della Narbonense, lasciati indifesi dal governo centrale di Ravenna e non potendo correre il rischio di perdere la loro principale fonte di ricchezza, costituita dalle terre, allentarono i loro legami con l'Impero e acconsentirono a collaborare con i Visigoti, ricevendone in cambio protezione, privilegi e la garanzia di poter conservare le proprie terre.<ref name=Hea307-8>{{cita|Heather 2006|pp. 307-308}}.</ref> Una testimonianza di questo processo è costituita dallo scrittore e proprietario terriero gallico [[Paolino di Pella]], che per la sua collaborazione con il regime visigoto fu ricompensato da Attalo con la nomina a ''comes rerum privatarum'' e con l'esonero dal dover ospitare i Visigoti nelle proprie proprietà terriere. Il suddetto scrittore attesta che altri proprietari terrieri, che furono invece costretti a dover ospitare i Goti, ricevettero da essi in cambio protezione contro eventuali minacce militari.<ref>{{cita|Ravegnani|p. 93}}.</ref> Secondo Paolino di Pella, la cosiddetta ''pace gotica'', ovvero l'accordo di compromesso che i proprietari terrieri gallici avevano raggiunto con gli invasori Visigoti, «resta a tutt'oggi una pace da non deplorare, dal momento che vediamo molti, nel nostro stato, prosperare con il favore dei Goti, mentre prima avevamo dovuto sopportare ogni sventura».<ref>Paolino di Pella, ''Eucharisticos'', vv. 302-310.</ref>
 
L'avanzata delle legioni di Flavio Costanzo costrinse però i Visigoti a ripiegare in Spagna, lasciando Attalo nelle mani di Onorio, che lo fece giustiziare nel [[415]]. In quello stesso anno Ataulfo si spense nei pressi di [[Barcellona]], e il suo successore, Vallia, si riappacificò con l'Impero, accettando di restituire Galla Placidia a Onorio e combattere come federato i Barbari nella Spagna in cambio di un'immensa quantità di grano e dello stanziamento del proprio popolo in Aquitania.<ref name=Hal224-234/> Galla Placidia fece così trionfalmente ritorno in Italia, andando in sposa, nel [[417]], proprio a Flavio Costanzo, che nel frattempo assumeva una posizione sempre più preminente a corte.<ref name=Hal224-234/>
 
Nel 418 i Visigoti furono stanziati come ''foederati'' in [[Gallia Aquitania]] (fatta eccezione per l'Alvernia).<ref name=Hal224-234/><ref>{{cita|Heather 2006|pp. 297-299}}.</ref> Nello stesso anno, inoltre, per ristabilire un'intesa e una comunanza di interessi con i proprietari terrieri gallici, alcuni dei quali, vista la latitanza del potere centrale romano, avevano mostrato tendenze filo-barbariche o filo-gotiche, il regime di Costanzo ricostituì il consiglio delle sette province della Gallia meridionale.<ref name=Hea307-8/><ref name=Hal224-234/> Il consiglio delle sette province si teneva ogni anno con lo scopo di discutere questioni di interesse generale per i proprietari terrieri della Gallia.<ref name=Hea307-8/><ref name=Hal224-234/> Probabilmente la seduta del 418 riguardò lo stanziamento dei Goti nella valle della Garonna in Aquitania (province di ''Aquitania II'' e ''[[Novempopulana]]'', che comunque per un certo periodo continuarono ad essere governate da governatori romani).<ref name=Hea307-8/><ref name="Hal224-234">{{cita|Halsall|pp. 224-234}}.</ref>
 
[[File:Impero d'Occidente 421.PNG|thumb|upright=1.4|left|L'Impero romano d'Occidente nel 421.
{{legend|yellow|Impero d'Occidente (Onorio).}}
{{legend|green|Aree in rivolta.}}
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{{legend|blue|[[Vandali]] e [[Alani]].}}
{{legend|aqua|[[Suebi]].}}
{{legend|fuchsia|[[Visigoti]].}}
Grazie all'operato di [[Costanzo III|Flavio Costanzo]], rispetto al 410, l'Impero aveva recuperato la Gallia, sconfiggendo usurpatori e ribelli, e una parte della Spagna, annientando, grazie ai Visigoti, gli Alani.]]
 
In quegli anni Costanzo tentò di assumere sempre più il controllo su Onorio, finché l'8 febbraio [[421]] venne proclamato co-imperatore come [[Costanzo III]]. Il suo regno fu però molto breve e Costanzo morì improvvisamente e misteriosamente in quello stesso anno, dopo appena sette mesi dalla sua acclamazione.<ref name=Hal224-234/> Alla sua morte iniziò un periodo di intrighi politici a Ravenna, che minarono la capacità dello stato di fronteggiare le minacce esterne e che terminarono solo nel 433-435. I [[Visigoti]], volendo approfittarne, invasero le province Narbonensi nella seconda metà degli anni 420, assediando Arelate ma fallendo per intervento delle truppe romane condotte da [[Flavio Ezio]] (425/428). Nel 436 assediarono [[Narbona]], tentando di ottenere per motivi strategici uno sbocco sul Mediterraneo,<ref>{{cita|Kelly|p. 94}}.</ref> ma furono costretti a levare l'assedio per il sopraggiungere del generale Litorio con ausiliari unni, che portarono ciascuno un sacco di grano alla popolazione cittadina affamata. La campagna contro i Visigoti proseguì con un certo successo: nel [[438]] Ezio inflisse una pesante sconfitta ai [[Visigoti]] nella [[battaglia di Mons Colubrarius]], celebrata dal poeta [[Merobaude (poeta)|Merobaude]].
 
La scelta di Ezio di impiegare un popolo pagano come gli Unni contro i cristiani (seppur [[arianesimo|ariani]]) Visigoti trovò però l'opposizione di taluni, come il vescovo di [[Marsiglia]] [[Salviano]], autore del ''De gubernatione dei'' ("Il governo di Dio")<ref>{{cita|Kelly|pp. 95-96}}.</ref>, secondo il quale i Romani, adoperando i pagani Unni contro i cristiani Visigoti, non avrebbero fatto altro che perdere la protezione di Dio. Gli autori cristiani furono soprattutto scandalizzati dal fatto che Litorio permettesse agli Unni non solo di compiere sacrifici alle loro divinità pagane e di predire il futuro attraverso la scapulimanzia, ma anche di saccheggiare in talune circostanze lo stesso territorio imperiale. Nel 439 Litorio arrivò alle porte di [[Tolosa]], capitale del [[Regno visigoto]] dove si scontrò con i Visigoti nel tentativo di annientarli definitivamente: nel corso della battaglia, però, fu catturato dal nemico, e ciò generò il panico tra i mercenari Unni, che vennero sconfitti e messi in rotta. Litorio fu giustiziato. La sconfitta e morte di Litorio spinse Ezio a firmare una pace con i Visigoti riconfermante il trattato del 418,<ref>{{cita|Heather 2006|p. 351}}.</ref> dopodiché tornò in Italia,<ref>Sidonio Apollinare, ''Carmina'' VII 297-309; Prospero Tirone, ''s.a.'' 439; Idazio, 117 (''s.a.'' 439); ''Cronaca gallica dell'anno 452'' 123 (''s.a.'' 439).</ref> per l'emergenza dei Vandali, che proprio in quell'anno avevano conquistato [[Cartagine]].
 
[[File:MajorianEmpire.png|thumb|upright=1.4|L'Impero romano d'Occidente sotto [[Maggioriano]]. Si noti come l'[[Illiria|Illirico]] fosse solo nominalmente sotto il dominio dell'imperatore, mentre il potere effettivo era tenuto dal ''comes'' [[Marcellino (generale romano)|Marcellino]]; anche la [[Gallia]] e parte dell'[[Hispania]] erano di fatto, all'inizio del regno di Maggioriano, fuori dal controllo dell'imperatore, in quanto occupate dai [[Visigoti]] e dai [[Burgundi]].]]
 
Nel 455 salì al trono [[Avito]], un gallo-romano di classe senatoria nominato ''magister militum'' da Petronio, acclamato imperatore ad ''Arelate'' con il sostegno militare dei Visigoti e che, entrato a Roma, riuscì ad ottenere il riconoscimento da parte dell'esercito romano d'Italia grazie all'imponente esercito visigoto.<ref>{{cita|Heather 2006|p. 456}}.</ref> Avito era intenzionato a intraprendere un'azione contro gli Svevi, i quali minacciavano la Tarraconense: inviò dunque in Spagna i Visigoti, i quali, però, se riuscirono ad annientare gli Svevi, saccheggiarono il territorio ispanico e se ne impadronirono a scapito dei Romani. Inviso alla classe dirigente romana e all'esercito d'Italia per la sua gallica estraneità, contro Avito si rivoltarono i generali dell'esercito italico [[Ricimero]], nipote del re visigoto [[Vallia]], e [[Maggioriano]], che, approfittando dell'assenza dei Visigoti, partiti per la Spagna per combattere gli Svevi, lo sconfissero presso Piacenza nel [[456]] e lo deposero. Il vuoto di potere creatosi alimentò le tensioni separatiste nei vari regni barbarici che si stavano formando.
 
Venne nominato imperatore, quindi, [[Maggioriano]] che, appoggiato dal Senato, si impegnò per quattro anni in un'attenta e decisa azione di riforma politica, amministrativa e giuridica, cercando di eliminare gli abusi e impedire la distruzione degli antichi monumenti per impiegarne i materiali per l'edificazione di nuovi edifici. Uno dei primi compiti che il nuovo imperatore si trovò ad affrontare fu quello di consolidare il dominio sull'[[Italia]] e riprendere il controllo della [[Gallia]], che gli si era ribellata dopo la morte dell'imperatore gallo-romano [[Avito]]; i tentativi di riconquista della [[Hispania]] e dell'[[Africa (provincia romana)|Africa]] erano progetti in là nel futuro. Dopo aver assicurato la sicurezza dell'Italia sconfiggendo i Vandali, assoldò un forte contingente di mercenari barbari e lo portò<ref>Sidonio Apollinare, Carmina, v.474-477.</ref> in Gallia, scacciando i [[Visigoti]] di [[Teodorico II (Visigoti)|Teodorico II]] da [[Arles|Arelate]], costringendoli a ritornare nella condizione di ''[[Socii e foederati|foederati]]'' e di riconsegnare la [[Spagna (diocesi)|diocesi di Spagna]], che Teodorico aveva conquistato tre anni prima a nome di Avito; l'imperatore mise il proprio ex-commilitone Egidio a capo della provincia, nominandolo ''[[magister militum]] per Gallias'' e inviò dei messi in Hispania ad annunciare la propria vittoria sui Visigoti e l'accordo raggiunto con Teodorico.<ref>Idazio, ''Cronaca'', 197, ''s.a.'' 459; [[Gregorio di Tours]], ''Storia dei Franchi'', ii.11.</ref> Con l'aiuto dei suoi nuovi ''foederati'', Maggioriano penetrò poi nella valle del [[Rodano]], conquistandola sia con la forza che con la diplomazia:<ref name=prisco27>Prisco, frammento 27.</ref> sconfisse infatti i Burgundi e riprese Lione dopo un assedio, condannando la città a pagare una forte indennità di guerra, mentre i [[Bagaudi]] furono convinti a schierarsi con l'impero. L'intenzione di Maggioriano era però quella di riconciliarsi con la Gallia, malgrado la nobiltà gallo-romana avesse preso le parti di Avito: significativo è il fatto che il genero dell'imperatore gallico, il poeta [[Gaio Sollio Sidonio Apollinare|Sidonio Apollinare]], ottenesse di poter declamare un panegirico all'imperatore<ref>Si tratta del ''Carmen'' v.</ref> (inizio di gennaio [[459]]); sicuramente molto più efficace fu la concessione della esenzione dalle tasse alla città di Lione.<ref>Sidonio Apollinare, ''Carmina'', v.574-585.</ref>
 
Maggioriano decise quindi di attaccare l'Africa vandalica, ma la spedizione fallì quando la sua flotta, attraccata a ''Portus Illicitanus'' (vicino ad [[Elche]]), fu distrutta per mano di traditori al soldo dei Vandali.<ref>''[[Chronica gallica|Chronica gallica anno 511]]'', 634; [[Mario di Avenches]], ''s.a.'' 460; [[Idazio]], ''Cronaca'', 200, ''s.a.'' 460.</ref> Maggioriano, privato di quella flotta che gli era necessaria per l'invasione, annullò l'attacco ai Vandali e si mise sulla via del ritorno: quando ricevette gli ambasciatori di Genserico, accettò di stipulare la pace, che probabilmente prevedeva il riconoscimento romano dell'occupazione ''de facto'' della Mauretania da parte vandala. Al suo ritorno in [[Italia]], venne assassinato per ordine di Ricimero nell'agosto [[461]]. La morte di Maggioriano significò la definitiva perdita a favore dei Vandali dell'Africa, Sicilia, Sardegna, Corsica e Baleari.
 
[[File:Reame di Siagrio (486).png|upright=1.4|left|thumb|Area controllata da [[Siagrio]], figlio e successore di Egidio.]]
Con la morte di Maggioriano scomparve l'ultimo vero imperatore dell'Occidente. Ricimero, imparentato con le case reali burgunda e visigota, divenne il vero arbitro di questa parte dell'Impero, e per sei anni nominò e depose augusti sulla base delle più impellenti necessità politiche del momento e del proprio tornaconto personale. Nel 461, Ricimero elesse come Imperatore fantoccio [[Libio Severo]]. Il ''magister militum per Gallias'' [[Egidio (generale romano)|Egidio]] e il ''[[comes]]'' di Dalmazia [[Marcellino (generale romano)|Marcellino]], però, essendo fedeli a Maggioriano, si rifiutarono di riconoscere il nuovo imperatore, un fantoccio di Ricimero; quest'ultimo reagì nominando un nuovo ''magister militum per Gallias'', il suo sostenitore [[Agrippino (magister militum)|Agrippino]]. Agrippino si rivolse ai [[Visigoti]] e col loro aiuto combatté contro Egidio e i suoi alleati [[Franchi]], condotti dal re [[Childerico I]]: per ottenerne il sostegno, nel [[462]] Agrippino diede ai Visigoti l'accesso al [[Mar Mediterraneo]], assegnando loro la città di [[Narbona]]. Egidio si trovò a governare uno [[regno di Soissons|stato romano autonomo nella regione attorno a Soissons]]: la sua indipendenza era accentuata dal fatto che non riconosceva altra autorità che quella, lontana, dell'[[Impero romano d'Oriente]]. Dopo Agrippino, Ricimero nominò ''magister militum per Gallias'' il re burgundo [[Gundioco]], marito di sua sorella (463). Mettendo Burgundi e Visigoti contro Egidio, Ricimero e Severo speravano di ottenere il controllo sull'ancora potente esercito della Gallia, ma Egidio sconfisse i Visigoti ad [[Orléans]], nel [[463]]. Nel 465, però, Egidio morì, forse avvelenato: a succedergli fu prima il ''[[comes]]'' [[Paolo (comes)|Paolo]] e poi il proprio figlio [[Siagrio]]. Il Dominio di Soissons, l'ultimo baluardo romano nella Gallia settentrionale, cadde solo nel 486, allorché fu conquistato dai Franchi.
 
Nel 466 ascese al trono visigoto [[Eurico]], il quale, desideroso di formare un regno completamente indipendente da Roma, a partire dal 469 invase i territori imperiali nella Gallia, su incitazione del prefetto del pretorio delle Gallie [[Arvando]], il quale gli scrisse, tradendo l'Impero, incitandolo ad invadere i territori dell'Imperatore "greco" ([[Antemio]], imposto da Bisanzio) e a spartirsi la Gallia meridionale con i [[Burgundi]].<ref name=Hea500-4>{{cita|Heather 2006|pp. 500-504}}.</ref> Tra il 469 al 476 espanse i domini dei Visigoti in Gallia fino alla Loira, mentre nel 471 riportò una netta vittoria sull'esercito imperiale nei pressi del Rodano.<ref name=Hea500-4/> In questo scontro perse la vita anche uno dei figli di Antemio, [[Antemiolo]].<ref name=Hea500-4/> Negli anni successivi i Visigoti conquistarono anche l'[[Alvernia]], oltre ad espugnare Arles e Marsiglia (entrambe nel 476).<ref name=Hea500-4/> Il nuovo re ottenne significativi successi anche in Hispania, dove occupò Terragona e la costa mediterranea della penisola iberica (473), che già nel 476 apparteneva interamente ai Visigoti, se si esclude una piccola enclave sveva.<ref name=Hea500-4/> Nel 476, anno della [[Caduta dell'Impero romano d'Occidente|caduta dell'Impero]], la Narbonense era caduta completamente in mani visigote, i quali, nel 475, avevano ottenuto il riconoscimento della loro completa indipendenza dell'Impero da [[Giulio Nepote]].
 
== Geografia politica ed economica ==
[[File:NimesGaule mcNarbonnaise 1.jpg|thumb|300pxupright=1.4|LaMappa della Gallia narbonense nel [[Maison20 Carréea.C.]], tempioal tempo di I[[Augusto]], secolocon d.C.i amaggiori centri e vie di Nemasuscomunicazione.]]
 
La ''Gallia Narbonensis'' ricoprì, fin dalla sua costituzione, un ruolo di primo piano nella struttura [[economia|economica]] e militare della [[Repubblica Romanaromana|Repubblica]], sia a protezione delle comunicazioni via [[terra]] con le [[Hispania|province iberiche]], conquistate dopo la [[seconda guerra punica]], sia come presidio contro le incursioni dei [[Galli]].
 
Vi fu realizzata, ancora nel [[II secolo a.C.|secondo secolo a.C.]], la ''[[via Domizia]]'', una grande [[strada]] costiera tra l'[[Italia]] e l'''[[Hispania]]''. Nel [[118 a.C.]] fu la volta della ''[[Via Aquitania]]'', che congiungeva dopo 400 km, la colonia romana di ''Narbo Martius'' ([[Narbona]]) con l'Oceano Atlantico passando per [[Tolosa]] e ''Burdigala'' ([[Bordeaux]]).
 
Nel territorio della provincia, inoltre, scorreva il tratto terminale del [[fiume]] Rodano, importante via di [[commercio]] fluviale da tutto l'interno della [[Gallia]] fino al [[Mar Mediterraneo]], con il porto di ''[[Massilia]]'', l'attuale città di [[Marsiglia]]. Al termine della conquista della [[Gallia]] le merci trasportate erano, principalmente, vetro e ceramica da ''Ledosus'' ([[Lezoux]]), ''Vienna'' ([[Vienne (Isère)|Vienne]]) e ''Lugdunum'' ([[Lione]]) a cui si aggiungono, nel [[Impero romano|periodo imperiale]], metalli quali [[argento]], [[piombo]], [[Bronzo|bronzi]] dal nord della Gallia e dalla [[Renania]]. Le produzioni della provincia stessa vennero anch'esse esportate verso [[Roma (città antica)|Roma]] (soprattutto [[cuoio]] e [[frumento]]).
 
===Maggiori centri provinciali===
I maggiori centri della provincia erano:
 
* ''Agathe'' ([[Agde]])
* ''Aginum[[Agathe]]'' ([[AgenAgde]]),
* ''[[Aginum]]'' ([[Agen]]), città gallo-romana che si estendeva per 80 [[ettari]] e di cui rimangono i resti di un teatro, un anfiteatro (databile al 215, cosa insolita per una cittadina di medie dimensioni) che poteva ospitare {{formatnum:10000}}-{{formatnum:15000}} persone. La sua prosperità era legata ad attività di transito come emporio commerciale.
* ''Aquae Sextiae'' ([[Aix-en-Provence]])
* ''[[Aquae Sextiae]]'' ([[Aix-en-Provence]]), fondata nel 123 a.C. dal console romano [[Gaio Sextio Calvino]], da cui prende il nome, dopo la presa dell'[[oppidum di Entremont]] (capitale dei [[Salluvi]]). Nel 102 a.C. nelle sue vicinanze si svolse la [[battaglia di Aquae Sextiae]], in cui i [[Roma (città antica)|Romani]], sotto la guida di [[Gaio Mario]], sconfissero i [[Teutoni]] che, con i [[Cimbri]], erano in procinto di scavalcare le [[Alpi]] per giungere in Italia. Nel IV secolo fu capitale della [[provincia romana]] di [[Narbonense Seconda]] (''Narbonensis Secunda''). Fu occupata dai [[Visigoti]] nel 477.
* ''Arausio'' ([[Orange (Francia)|Orange]]), [[colonia romana|colonia]] della [[Legio II Augusta|seconda legione augustea]]
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* ''Arelate'' ([[Arles]]), colonia della [[Legio VI Ferrata|sesta legione ferrata]]
File:Cardo catédrale Aix.JPG|Il [[cardine (storia romana)|cardo maximus]] rinvenuto sotto la cattedrale di [[Aix-en-Provence]].
* ''Baeterrae'' ([[Béziers]]), colonia della [[Legio VII Claudia|settima legione Claudia]]
File:Plan Aquae Sextiae.svg|Mappa di ''Aquae Sextiae''.
* ''Carcaso'' ([[Carcassonne]])
File:Villa Grassi Aix by Malost.JPG|Villa romana "Grassi".
* ''Forum Iulii'' ([[Fréjus]]), colonia dell'[[Legio VIII Augusta|ottava legione augustea]]
File:Fouilles ville des Tours by Malost.JPG|Città romana nei pressi di Aix-en-Provence (''città delle torri'')
* ''Massilia'' ([[Marsiglia]])
File:Grassie 1 by Malost.JPG|Santuario di Grassie.
* ''Narbo (Martius)'' ([[Narbona]]), colonia della [[Legio X Gemina|decima legione gemella]] e capitale fino al regno di [[Ottaviano Augusto]]
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* ''Nemausus'' ([[Nîmes]]), fu resa capitale della Narbona stessa da Ottaviano Augusto
 
* ''[[Ruscino]]''
* ''[[Orange (Francia)|Arausio]]'' ([[Orange (Francia)|Orange]]; [[colonia romana|colonia]] della [[Legio II Augusta|seconda legione augustea]]), in seguito alla [[battaglia di Arausio|sconfitta romana]] subita durante l'[[guerre cimbriche|invasione germanica]] di [[Cimbri]] e [[Teutoni]], provenienti da nord, un accampamento militare romano fu creato sulla stessa collina di Sant'Eutropia, per controllare la via costituita dalla valle del Rodano. La colonia romana, con il nome di ''Colonia Iulia Firma Secundanorum Aurasio'', fu fondata da [[Augusto|Ottaviano]] nel [[36 a.C.|36]]-[[35 a.C.]], avendo ottenuto il territorio da assegnare ai coloni dalla tribù dei Tricastini. La colonia ebbe un'ulteriore deduzione di coloni all'epoca di [[Vespasiano]]. Vi passava la strada costruita da [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]] tra [[Arles]] e [[Lione]]; un'altra strada romana conduceva a [[Vaison-la-Romaine|Vaison]]. La cinta muraria racchiudeva la città ormai sviluppatasi su 70 ettari circa. All'epoca delle [[invasioni barbariche|grandi invasioni]] fu saccheggiata prima dagli [[Alemanni|Alamanni]] e poi dai [[Visigoti]] (nel 412).
* ''[[Tolosa]]''
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* ''Valentia'' ([[Valence (Drôme)|Valence]])
File:TrBogen Orange.jpg|Arco di ''Arausio''.
* ''Vienna'' ([[Vienne (Francia)|Vienne]])
File:Orange Arc est.jpg|Particolare dell'arco (lato est)
File:Orange ArcDeTriomphe Détail2 (pixinn.net).jpg|Rilievo dell'Arco di ''Arausio''.
File:3755 DSC 0425.JPG|[[Teatro romano di Orange|Teatro romano di ''Arausio'']].
File:967 ORG2006.jpg|L'antico teatro oggi utilizzato per rappresentazioni moderne.
File:FR-84-Orange18.JPG|Rovine di ''Arausio''.
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* ''[[Arelate]]'' ([[Arles]]), nei cui pressi [[Gaio Mario|Mario]] fece scavare il canale detto "''Fossae mariana''", che facilitava la navigazione. Durante la [[guerra civile romana (49-45 a.C.)|guerra civile]] tra [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] e [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] si schierò dalla parte di Cesare e dopo la vittoria di quest'ultimo ottenne buona parte del territorio della "pompeiana" ''[[Massilia]]''. Nel [[46 a.C.]] divenne [[colonia romana]]<ref>{{AE|1991|1193}}; {{AE|2002|921}}; CIL XII, 689 (p 818); {{CIL|12|694}}; CIL XII, 696 (p 818); {{CIL|12|700}}; {{CIL|12|702}}; {{CIL|12|704}}; {{AE|1959|137}}; {{CIL|12|719}}; {{CIL|12|731}}; {{CIL|12|738}}.</ref> accogliendo i veterani della [[Legio VI Ferrata]] e il suo porto fluviale si sviluppò, insieme allo sfruttamento del suo fertile territorio. Nel [[IV secolo]] fu una delle residenze preferite dell'imperatore [[Costantino I]], e capoluogo della [[prefettura del pretorio delle Gallie]]; vi si tenne anche il [[concilio di Arles (314)|concilio di Arles]] nel [[314]]. Ebbe il nome ufficiale di ''Constantina'' tra il [[328]], anno in cui Costantino I le cambiò il nome in onore del proprio figlio [[Costantino II]] che proprio qui era nato, e il [[340]], anno in cui quest'ultimo morì e fu colpito da ''[[damnatio memoriae]]''; in seguito l'altro figlio di Costantino I, [[Costanzo II]], mutò il nome della città in ''Constantia'', dopo il [[353]]. Qui fu posta poi una [[zecca di Arelate|zecca imperiale]] che coniò moneta fino al [[423]].<ref>R.W. Burgess, Witold Witakowski, ''Studies in Eusebian and Post-Eusebian Chronography'', Franz Steiner Verlag, 1999, ISBN 3-515-07530-5, pp. 278-279.</ref> A partire dal 328, la città, sostituendosi a [[Nîmes]] come centro più popoloso e più importante delle Gallie meridionali, conservò una fondamentale funzione politica, economica e militare fino alla [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]].
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File:Arlesarena.jpg|L'anfiteatro di ''Arelate''.
File:Arènes d'Arles 1.jpg|L'anfiteatro romano, parte della facciata esterna.
File:Arles Hotel und Forum 20040828-255.jpg|Resti del Foro romano di ''Arelate'' in ''place du Forum''.
File:ArlesCriptoporticiForo.jpg|Una delle gallerie dei criptoportici di ''Arelate''.
File:ArlesEsedraForo.JPG|Resti dell'esedra annessa al Foro romano, nel cortile del ''Muséon Arlaten'' (Hôtel Lavan-Castellane).
File:L'amphithéâtre d'Arles - 3.jpg|Teatro romano, gradinate e resti della scena.
File:ArlesTeatro.JPG|Teatro romano, facciata esterna.
File:ArlesTermeCostantino.jpg|Terme di Costantino, facciata verso il fiume con grande abside.
File:MaquetteThermesArles1.jpg|Ricostruzione ideale delle terme di Costantino.
File:Aqueduc Romain près de Fontvieille 2.JPG|Acquedotto romano.
File:Arles Ruines du pont romain IMG 0418.JPG|Rovine del ponte romano.
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* ''[[Avenio]]'' ([[Avignone]]), città citata sotto [[Augusto]] tra le città della Gallia. Fu colonia latina sotto [[Claudio]] e ottenne la cittadinanza romana sotto [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]].
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File:DominorumSaxumAvennioneI.jpg|Antiche mura di ''Avenio''.
File:Vestiges romains du Forum d'Avignon.jpg|Rovine del ''forum'' di ''Avenio''.
File:Ruines des arcades romaines - Avignon.jpg|Vestigia romane presso la piazza Amirande di [[Avignone]].
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* ''[[Béziers|Baeterrae]]'' ([[Béziers]]; colonia della [[Legio VII Claudia|settima legione Claudia]]), ''civitas'' costruita dai Romani sopra un precedente sito dei [[Celtiberi]], a pochi chilometri dal mare, lungo la ''[[via Domitia]]''. Fu centro prosperoso almeno fino al [[III secolo]].
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File:Beziers Arenes.jpg|Il sito dove era posta l'arena di ''Baeterrae''.
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* ''[[Carcasum]]'' ([[Carcassonne]]), divenne strategicamente importante quando i [[Impero romano|Romani]] fortificarono la cima della collina attorno all'anno [[100 a.C.]] e resero il centro capitale della colonia di ''Julia Carcaso'', in seguito ''Carcasum''. La parte principale delle mura settentrionali risale a quell'epoca.
* ''Forum Iulii'' ([[Fréjus]]): il sito della città era posizionato nei pressi del mare, vicino a tutta una serie di canali navigabili che conducevano al [[mar Mediterraneo]]. Era anche crocevia tra due importanti "arterie stradali" come la [[via Julia Augusta]] (che portava dall'Italia al [[Rodano]]) e la ''[[Via Domizia]]'' (che collegava l'Italia alla [[Spagna romana]]). Fu ''civitas'' fondata da [[Giulio Cesare]], in sostituzione della vicina ''[[Massalia]]'', attorno al [[49 a.C.]] Fu porto militare della [[marina militare romana|flotta romana]], l'unico della ''Gallia Narbonense''. Tra il [[29 a.C.|29]] ed il [[27 a.C.]], ''Forum Julii'' divenne [[colonia romana]] con il nome di ''Colonia Octaviorum'' con i [[veterano (storia romana)|veterani]] della [[legio VIII Augusta]]. Divenne importante mercato per la produzione artigianale e di beni agricoli. Aveva una cinta muraria di 3.700 metri, a protezione di un'area di 35 ettari e dei suoi {{formatnum:6000}} abitanti. Più tardi, durante il regno di Tiberio, qui furono costruite tutte le strutture principali come l'anfiteatro, l'acquedotto, le terme ed il teatro. Qui nacque, nel [[40]], il generale [[Gneo Giulio Agricola]], suocero di [[Tacito]]. A partire dal [[IV secolo]] vide l'istituzione della diocesi di [[Fréjus]], la seconda più grande in Francia dopo quella di Lione.
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File:Frejus-aqueduc-arches2.jpg|Acquedotto romano a ''Forum Iulii''.
File:Frejus-aqueduc-romain-piliers-de-sainte-croix.jpg|Acquedotto romano (2).
 
File:Frejus-amphitheatre-01.jpg|Anfiteatro romano.
File:Frejus-amphitheatre-03.jpg|Arena dell'anfiteatro romano.
File:Frejus-amphitheatre-05.jpg|Entrate dell'anfiteatro.
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* ''[[Glanum]]'' ([[Saint-Rémy-de-Provence]]), di fondazione romana, conserva nei pressi il [[Mausoleo di Glanum|Mausoleo dei Giulii]], monumento funebre romano eretto tra il [[30 a.C.]] e il [[20 a.C.]], durante il principato di [[Augusto]]. È molto ben conservato sia per quanto riguarda la struttura sia per le decorazioni. L'iscrizione presente sul monumento recita<blockquote>SEX(tus) M(arcus) L(ucius) IVLIEI C(aii) •F(ilii) PARENTIBVS SVEIS (<small>Sesto, Marco e Lucio Giulio, figli di Gaio, per i loro parenti.</small>)</blockquote> Il ''[[nomen]]'' Giulio indica che i defunti sono Galli i cui antenati avevano ottenuto la cittadinanza romana combattendo nell'esercito romano, ai tempi di [[Giulio Cesare]] o di Augusto. Come di consueto questi antenati presero il cognome di coloro che li aveva liberati concedendogli la cittadinanza.
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File:Glanum from uphill, 2010-07-12.jpg|Vista dall'alto della città di ''[[Glanum]]''.
File:2005-09-17 10-01 Provence 647 St Rémy-de-Provence - Glanum.jpg|Rovine della città di ''Glanum''.
File:Glanum Roman Road.JPG|Strada romana a ''Glanum''.
File:2005-09-17 10-01 Provence 636 St Rémy-de-Provence - Glanum.jpg|I resti romani del ''foro'' di ''Glanum'', con le colonne di uno dei due templi "gemelli".
File:Ancient Glanum 05.jpg|Colonne di uno dei due tmpli "gemelli".
File:2005-09-17 10-01 Provence 634 St Rémy-de-Provence - Glanum.jpg|La [[Basilica civile|basilica romana]] di ''Glanum''.
File:2005-09-17 10-01 Provence 640 St Rémy-de-Provence - Glanum.jpg|Altro tempio.
File:Glanum-mausolee.jpg|[[Mausoleo di Glanum|Mausoleo di St. Remy]]
File:Glanum-mausoleu-2.jpg|Rilievo sul [[Mausoleo di Glanum|monumento dei Giulii]] a [[Glanum]] ([[Saint-Rémy-de-Provence|St. Remy]]).
File:Les antiques 1.jpg|Arco di ''Glanum'' a fianco del mausoleo.
File:Bouleuterion in Glanum, 20101-07-12.jpg|[[Bouleuterion]] di ''Glanum''.
File:2005-09-17 10-01 Provence 632 St Rémy-de-Provence - Glanum.jpg|La curia.
File:2005-09-17 10-01 Provence 631 St Rémy-de-Provence - Glanum.jpg|Abitazione privata.
File:Ancient Glanum 03.jpg|Altra Abitazione privata.
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* ''[[Massilia]]'' ([[Marsiglia]]), fondata da coloni greci di [[Focea]] nel [[600 a.C.]], fu un fedele alleato di Roma a partire dalla seconda metà del [[VI secolo a.C.]] Durante le [[Guerra civile romana (49-45 a.C.)|Guerre civili tra Cesare e Pompeo]], si schierò con quest'ultimo. Cesare inviò, quindi, un esercito al comando di [[Decimo Giunio Bruto Albino|Decimo Giunio Bruto]] che [[assedio di Marsiglia|assediò e conquistò la città]] nel [[49 a.C.]] Massilia rimase una ''libera civitas'' ("città libera"), autonoma rispetto al [[Proconsole|governatore]] provinciale, con proprie leggi ma facente parte dell'[[Impero romano]]. In [[età augustea]] la città conosce una grande fase costruttiva: dal grande ''[[forum (luogo)|forum]]'', al [[teatro (architettura)|teatro]], al porto ed alle [[terme romane|terme]]. Nel [[2|2 d.C.]] vi morì di malattia [[Lucio Cesare]], erede di [[Augusto]] assieme al fratello [[Gaio Cesare|Gaio]].<ref>[[Cassio Dione]], [[Storia Romana (Cassio Dione)|Storia Romana]], 50, 10a, 9</ref> Durante l'[[alto Impero romano]] Massilia prosperò grazie alle attività portuali. Tuttavia perse gradualmente la sua importanza commerciale a favore di [[Arelate]], iniziando poi la fase del declino nel corso del [[tardo Impero romano|tardo impero]]. Nel [[313]] l'[[Editto di Milano]] concesse la libertà di culto in tutto l'impero. Finalmente i cristiani di Massilia poterono uscire allo scoperto e professare pubblicamente la propria fede. In questo modo nel [[314]] Orosio, primo vescovo di Marsiglia di cui si abbia notizia, può partecipare al [[concilio di Arles (314)|Concilio di Arles]]. Nel [[476]], infine, Massilia fu conquistata dai [[Visigoti]] di [[Eurico]].
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File:Bateau romain.jpg|ricostruzione di nave romana, ora al museo di Marsiglia.
File:Musée des docks romains vue générale.jpg|Banchine romane di ''Massilia''.
File:Baigneuse mosaïque polychrome.jpg|Mosaico delle terme romane.
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* ''[[Narbo Martius]]'' ([[Narbona]]; colonia della [[Legio X Gemina|decima legione gemella]] e capitale fino al principato di [[Ottaviano Augusto]]), fu fondata dai nel [[118 a.C.]] come [[colonia romana]], con il nome di ''Colonia Narbo Martius''. Il nome di origine celtica o iberica significa "''casa vicino al mare''" con l'aggiunta del dio della guerra romano di "''[[Marte (divinità)|Marte]]''", a protezione della nuova città. Questo nome non ha nulla a che vedere con il console dell'anno, [[Quinto Marzio Re]]. La città sorgeva lungo la ''[[via Domitia]]'', prima via di comunicazione della [[Gallia]] romana, che collegava i territori dell'[[Italia romana]] con la [[Spagna romana]]. Prima di questi fatti, Narbo era una località commerciale, collegata al vicino al ''[[oppidum]]'' [[celti]]co di [[Montlaurès]], a quattro chilometri a nord della città. ''Narbo Martius'' divenne la capitale della nuova provincia romana della ''Gallia Narbonense'', da cui prese il nome. Durante i primi due secoli, rappresentò una delle più importanti città dell'intera Gallia, raggiungendo un'estensione di circa 100 ettari, con una popolazione di circa {{formatnum:35000}} abitanti. Fu distrutta da un grosso incendio nel [[145]], e ricostruita su ordine di [[Antonino Pio]] nel [[160]]. Nel [[462]] fu inglobata, infine, nel [[regno dei Visigoti]].
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File:Via Domitia (Narbonne).jpg|La ''[[via Domitia]]'' nei pressi di ''[[Narbo Martius]]''.
File:Toulouse - Musée Saint-Raymond - Inscription dédiée à Lucius Vercius Priscus (1).jpg|Iscrizione della ''Colonia'' di ''Narbo Martius''.
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* ''[[Nîmes|Nemausus]]'' ([[Nîmes]]; fu resa capitale della Narbonense stessa da Ottaviano Augusto), aveva il nome del figlio di Ercole, eroe eponimo di Nimes. Il seguito alla vittoria sugli [[Arverni]] da parte [[Gneo Domizio Enobarbo (console 122 a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo]] e [[Quinto Fabio Massimo Allobrogico]] nel 121 a.C., la città si mise sotto la protezione dei Romani, ma non riuscì a sottrarsi alla devastazione causata dall'[[guerre cimbriche|invasione di Cimbri e Teutoni]]. La colonia fu fondata da Ottaviano grazie al suo collaboratore [[Marco Vipsanio Agrippa]] nel [[27 a.C.]] La città aveva una cinta muraria di 6&nbsp;km, e racchiudendo la terza area urbana della Gallia, pari a 220 ettari. Verso la fine del III secolo, il cristianesimo entrò a far parte della vita quotidiana di Nimes. All'inizio del V secolo ([[407]]-[[408]]) i [[Vandali]] invasero i territori imperiali e portarono grande devastazione fino alla colonia di ''Nemasus''.
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File:Nimes mc.jpg|La [[Maison Carrée]], tempio di I secolo d.C. a ''Nemasus''.
File:Temple de Diane Nîmes.JPG|I resti del Tempio di Diana a ''Nemasus''.
File:Nimes arena3.jpg|Gradinate dell'anfiteatro di ''Nemasus''.
File:Nîmes - amphiteatrum PS01.jpg|Esterno dell'anfiteatro di ''Nemasus''.
File:Amphitheater von Nîmes HDR.jpg|Gallerie dell'anfiteatro.
File:Castellum PS01.JPG|Forte romano a ''Nemasus''.
File:Portedefrance.JPG|Porta romana.
File:Nîmes-Tour Magne.jpg|Antica torre romana.
File:Roman Temple - Nîmes.JPG|Tempio romano a ''Nemasus''.
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* ''[[Ruscino]]'' ([[Château-Roussillon]]), nel [[121 a.C.]] fu romanizzato. La costruzione della [[Via Domizia]], che attraversava la città collegandola con i centri vicini di ''Narbo Martius'' ([[Narbona]]), ''Baetiris'' ([[Béziers]]) e le città costiere di ''Portus Veneris'' ([[Port-Vendres]]) e [[Banyuls-sur-Mer|Banyuls]], favorì gli scambi commerciali e lo sviluppo della città che conobbe il suo apice nel [[I secolo]] sotto il principato di [[Ottaviano Augusto]] con la costruzione del Foro. Verso la fine dell'[[Impero romano]], nel [[462]], la zona di Ruscino passò sotto i [[Visigoti]] che mantennero il controllo della regione, detta allora ''[[Settimania]]''.
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File:Ruscino Forum 02.jpg|Il ''forum'' di ''[[Ruscino]]''.
File:Ruscino Forum 01.jpg|Altra visione del ''forum'' di ''Ruscino''.
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* ''[[Tolosa]]'' ([[Tolosa]]), città dei [[Volci Tectosagi]], fu prima della conquista, alleata di Roma. Ribellatisi ai Romani furono sconfitti nel [[107 a.C.]] e la città divenne parte della [[Repubblica romana]]. Sotto Augusto (verso la fine del [[I secolo a.C.]]), fu creato il nuovo centro di ''Tolosa'', non molto distante da quello attuale. Qui i Romani costruirono acquedotti, come in altre grandi città, oltre ad un teatro, un anfiteatro da {{formatnum:14000}} posti ancora visibili nel quartiere Purpan-Ancely, le terme e diversi templi. A partire dal [[30]] fu eretta una cinta muraria tutta intorno alla città. Nel [[250]], Tolosa viene ricordata per il martirio cristiano di [[Saturnino di Tolosa]]. Nel [[III secolo|III]] e [[IV secolo]] la città continua a crescere ed è fiorente. La prima basilica cristiana fu iniziata nel [[403]]. Nel [[413]], i Visigoti invasero la città e scelsero ''Tolosa'' come capitale del loro regno. Seppure avessero una cultura e una religione diversa, i gallo-romani ed i Visigoti riuscirono a coesistere a Tolosa, fino a quando nel [[508]], il re dei [[Franchi]], [[Clodoveo I|Clodoveo]], dopo aver sconfitto i Visigoti nella battaglia di Vouillé (nel [[507]]), occupò la città.
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File:Amphithéâtre romain de Toulouse-Purpan gradins.jpg|Anfiteatro romano di ''Tolosa''.
File:Bain-romain-Toulouse 01.JPG|Resti delle terme romane di ''Tolosa''.
File:RempartGRToulouse1.jpg|Mura romane e fossato a ''Tolosa''.
File:Enceinte gallo-romaine - Toulouse - PA00094679.jpg|Mura romane a ''Tolosa''.
(Toulouse) Musée Saint-Raymond, galerie des portraits.jpg|Sala dei busti romani rinvenuti a ''Tolosa'' (oggi al Museo Saint-Raymond).
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* ''Valentia'' ([[Valence (Drôme)|Valence]]), fu una città a pianta ortogonale, come tante altre. Il ''[[cardo maximus]]'' cittadino si trovava lungo la [[via Agrippa]], che tagliava la città da nord a sud e lungo la quale si trovava anche il ''Foro'' (costruito tra il [[15 a.C.]] ed il [[15|15 d.C.]]), con annessa una basilica civile, la curia, un tempio, ecc. Vi era poi un teatro, delle terme, ed un acquedotto. Vi era poi anche un circo, un anfiteatro (probabilmente lungo il [[Rodano|fiume Rodano]], al di fuori delle mura), un teatro ed un Odeon (?). Vi era poi un porto, che si trovava forse nel territorio della città attuale di [[Bourg-lès-Valence]]. A partire però dal [[IV secolo]] dovette affrontare numerose [[invasioni barbariche]].<ref>[[Ammiano Marcellino]], ''Storie'', XV, 11 e 14.</ref> La città cadde nelle mani dei Visigoti nel [[413]].
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File:Evocation de la porte Sud de Valentia.jpg|Ricostruzione ideale della porta sud di ''Valentia'' nel [[tardo Impero romano]].
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* ''Vienna'' ([[Vienne (Francia)|Vienne]]), fu inizialmente capitale degli [[Allobrogi]]. Poi [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] vi fondò una [[Colonia romana|colonia]] di diritto latino, chiamata ''Colonia Julia Viennensis''. Ancor oggi si possono ammirare in città, e nei suoi immediati dintorni, alcuni importanti monumenti ed edifici di età romana come il [[tempio di Augusto e Livia (Vienne)|Tempio di Augusto e Livia]], il santuario di [[Cibele]] e il teatro romano. Molti dei manufatti sono esposti nel ''Musée gallo-romain'' nel sito archeologico del limitrofo comune di [[Saint-Romain-en-Gal]], una riserva archeologica ultimata nel [[1967]], estesa per circa sette ettari sulla sponda del fiume, dove era presente anche un [[Circo romano di Vienne|grande circo]]. Vienne fu posta poi al centro di una [[Septem Provinciae|diocesi]] del [[tardo Impero romano]], sotto il comando della [[prefettura del pretorio delle Gallie]]. Essa comprendeva l'Aquitania e parte della Narbonense, ovvero la Francia a sud e a ovest della Loira, compresa la Provenza, vale a dire le province di: [[Aquitania prima]], [[Aquitania seconda]], [[Novempopulana]] (o Aquitanica Tertia), [[Narbonensis prima]], [[Narbonensis secunda]], [[Gallia Viennense]] e [[Alpi Marittime (provincia romana)|Alpi Marittime]]. Questa diocesi fu creata in seguito alla [[tetrarchia|riforma tetrarchica]] di [[Diocleziano]], da parte di [[Costantino I]] attorno al [[314]]. Nel [[407]] [[Vandali]], [[Alani]] e [[Suebi]] invasero la Gallia, devastandola, per poi passare in Spagna nel 409. Successivamente la diocesi subì il passaggio dei Visigoti di Ataulfo che nel 411 si stabilirono nella Gallia meridionale, ma furono poi costretti dal generale Flavio Costanzo dapprima a spostarsi in Spagna e successivamente a negoziare con l'Impero.
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File:TempleVienne.2.jpg|Il Tempio di Augusto.
File:Pyramide.nuit.jpg|Obelisco del [[circo romano di Vienne]].
File:Enceinte Romaine de Vienne. 002.JPG|Resti della cinta muraria di ''Vienna''.
File:Voie et borne Miliaire - Jardin public de Vienne 02.JPG|Miliario lungo una via popo fuori ''Vienna''.
File:Roman excavations in Vienne (Isère).JPG|Villa romana a ''Vienna''.
File:Jardin archéologique de Cybèle. 009.JPG|Giardini archeologici del santuario di Cibele.
File:Jardin archéologique de Cybèle. 004.JPG|Santuario di Cibele (2)
File:Odéon de Vienne.jpg|Rovine dell'Odeon a ''Vienna''.
File:Vi ant téa.JPG|Antico teatro romano di ''Vienna''.
File:Hylas Saint-Romain-en Gal 07 2011.jpg|Mosaico dal Museo gallo-romano di [[Saint-Romain-en-Gal]].
File:Site archéologique de Saint-Romain-en-Gal. 009.JPG|Sito romano di [[Saint-Romain-en-Gal]].
File:Site archéologique de Saint-Romain-en-Gal. 004.JPG|Sito romano di [[Saint-Romain-en-Gal]] (2).
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===Principali vie di comunicazione===
{{Vedi anche|Strade romane|Vie romane in Gallia}}
 
Le principali vie di comunicazioni provinciali erano:
* la [[via Domitia]], costruita a partire dal [[118 a.C.]] per collegare l'[[Italia romana]] con la [[Spagna romana]], ed attraversava l'intera provincia della ''Narbonense''.
* la [[via Agrippa]] che costruì [[Marco Vipsanio Agrippa]], dietro le indicazioni di [[Augusto|Ottaviano]], collegava le città di ''[[Arelate]]'', ''[[Avenio]]'' ([[Avignone]]), ''[[Orange (Francia)|Arausio]]'', ''[[Valence (Drôme)|Valentia Julia]]'', ''[[Vienne (Francia)|Vienna]]'' e ''[[Lugdunum]]''.
* la [[via Aquitania]], costruita a partire dal [[14]] per collegare ''[[Narbo Martius]]'' (capitale della Gallia Narbonense) con ''[[Tolosa]]'' e ''[[Burdigala]]''.
* la [[via Julia Augusta]]-[[via Aurelia]] (che giungeva fino a [[Roma (città antica)|Roma]]), costruita a partire dal [[13 a.C.]], per collegare l'Italia lungo la costa, passando attraverso ''[[Cemenelum]]'', ''[[Fréjus|Forum Iulii]]'', ''[[Aquae Sextiae]]'' fino ad ''[[Arelate]]''.
 
===Arte e architettura provinciale===
{{Vedi anche|Arte provinciale romana}}
[[File:Glanum-mausoleu-2.jpg|thumb|Rilievo sul [[Mausoleo di Glanum|monumento dei Giulii]] a [[Glanum]] ([[Saint-Rémy-de-Provence|St. Remy]])]]
 
Singolari sono le caratteristiche della produzione artistica della ''Gallia Narbonensis'' (a [[Saint-Rémy-de-Provence|St. Remy de Provence]], [[Carpentras]] ed [[Orange (Francia)|Orange]]). I monumenti di questa provincia, sulla cui datazione si è a lungo discusso, presentano uno stile ricco, dotato di libertà spaziale superiore perfino ai coevi monumenti di Roma, con elementi stilistici (quali il contorno delle figure evidenziato a con una linea scavata dal trapano corrente) che a [[Roma (città antica)|Roma]] compaiono solo dal II secolo. Scartata l'ipotesi di una datazione più tarda (II-III secolo) grazie a precise datazioni archeologiche<ref>Il [[Mausoleo di Glanum|monumento dei Giulii]] a [[Saint-Rémy-de-Provence|St. Remy]] è stato datato tra il [[30 a.C.|30]] e il [[25 a.C.]], mentre l'[[arco di Orange]] al [[26]]-[[27]] d.C., sotto [[Tiberio]]. Allo stesso periodo risale la famosa statua funeraria del [[Museo di Arles]], probabilmente una [[Medea]].</ref>, la spiegazione più plausibile di questa fioritura è che si abbia avuto in questa zona una più diretta discendenza dall'[[arte ellenistica]] sia in pittura che scultura<ref>Bianchi Bandinelli, 1939.</ref>. Alcune conferme hanno rafforzato questa convinzione, come il rinvenimento a [[Glanum]] di uno strato di epoca ellenistica con sculture in stile [[pergamo|pergameneo]], legato probabilmente alla remota ascendenza greca di quegli insediamenti.
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File:Glanum-mausolee.jpg|[[Mausoleo di Glanum|Mausoleo di St. Remy]]
File:TrBogen Orange.jpg|Arco di Orange
File:Orange ArcDeTriomphe Détail2 (pixinn.net).jpg|Rilievo dell'Arco di Orange
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Risalgono invece all'epoca di Traiano i più cospicui resti di decorazioni pittoriche nelle province europee dell'Impero: [[Vienne (Francia)|Vienne]].
 
==Note==
{{<references|2}}/>
 
== Bibliografia ==
* Helga Botermann: ''Wie aus Galliern Römer wurden. Leben im Römischen Reich''. Klett-Cotta, Stuttgart 2005. ISBN 3-608-94048-0
* Raymond Chevallier: ''Römische Provence. Die Provinz Gallia Narbonensis''. Atlantis-Verl., Luzern u.a. 1985 (Edition Antike Welt, 2) ISBN 3-7611-0568-1
* {{cita libro| Alexander | Demandt| wkautore= Alexander Demandt| I Celti| 2003| [[Il Mulino]]| Bologna|isbn= 88-15-09306-0 | cid=Demandt }}
* {{Cita libro|autore=J.F. Drinkwater|titolo=Roman Gaul. The Three Gauls, 58 BC-260 AD|editore=Routledge|anno=1984|città=New York|cid=Drinkwater 1984|lingua=inglese|isbn=978-0-415-74865-0}}
* {{cita libro| Christiane | Eluère| I Celti "barbari" d'Occidente|1994| Electa/[[Gallimard]]|Milano|isbn=88-445-0053-1|cid=Christiane Eluère}}
* Bert Freyberger|Bert Freyberger: ''Südgallien im 1. Jahrhundert v. Chr. Phasen, Konsequenzen und Grenzen römischer Eroberung (125–27/22 v. Chr.)''. Steiner, Stuttgart 1999 (Geographica historica, 11) ISBN 3-515-07330-2
* {{cita libro | cognome=Halsall | nome=Guy | titolo=Barbarian Migrations and the Roman West, 376–568 | editore=Cambridge Universitary Press |città=New York | anno=2007 | ISBN=978-0-521-43491-1 | cid=Halsall}}
* {{cita libro | cognome=Heather | nome=Peter | titolo=La caduta dell'Impero romano: una nuova storia | editore=Garzanti |città=Milano | anno=2006 | ISBN=978-88-11-68090-1 | cid=Heather 2006}}
* {{cita libro | cognome=Heather | nome=Peter | titolo=L'Impero e i barbari: le grandi migrazioni e la nascita dell'Europa | editore=Garzanti |città=Milano | anno=2010 | ISBN=978-88-11-74089-6 | cid=Heather 2010}}
* {{cita libro| cognome=Kelly | nome=Christopher | titolo=Attila e la caduta di Roma | editore=Bruno Mondadori | città=Milano | anno=2009 | ISBN=9788861593633 | cid=Kelly}}
* {{cita libro | cognome=Ravegnani | nome=Giorgio | titolo=La caduta dell'Impero romano | editore=Il Mulino |città=Bologna | anno=2012 | ISBN=978-88-15-23940-2 | cid=Ravegnani }}
* Albert L. F. Rivet: ''Gallia Narbonensis. Southern France in Roman Times''. London 1988.
* {{cita libro| Giuseppe| Zecchini|Vercingetorige|2002| Laterza|Roma-Bari|isbn=88-420-6698-2 | cid=Zecchini }}
 
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