Cappella Sassetti: differenze tra le versioni

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{{Edificio religioso
[[Immagine:Santa Trinita Cappella Sassetti2.JPG|thumb|250px|Veduta generale della cappella]]
|DedicatoA = [[Francesco d'Assisi]]
La '''Cappella Sassetti''' è l'ultima cappella del transetto sinistro della [[Chiesa di Santa Trinita (Firenze)|chiesa di Santa Trinita]] a [[Firenze]]. La sua straordinaria importanza è data dal bellissimo ciclo di affreschi con le ''Storie di [[San Francesco d'Assisi]]'' in ottimo stato di conservazione e da molti considerato come il capolavoro di [[Domenico Ghirlandaio]]. Opera di grande raffinatezza, è ricca di simboli e allusioni, nonché di preziosi spaccati sui personaggi e sul mondo dell'epoca.
|Nome =
|Immagine = Santa Trinita 6 Sassetti.jpg
|Didascalia = Veduta generale della cappella
|Larghezza =
|NomeComune = [[Firenze]]
|Regione = [[Toscana]]
|SiglaStato = ITA
|Latitudine =
|Longitudine =
|Ordine = [[Congregazione vallombrosana]]
|AnnoConsacr =
|Architetto =
|Fondatore = [[Francesco Sassetti]]
|StileArchitett = [[architettura gotica|gotico]]
|InizioCostr =
|FineCostr = seconda metà del [[XV secolo]]<br><small>([[1371]] preesistente cappella Ficozzi)</small>
|Sito =
}}
La '''cappella Sassetti''' è l'ultima cappella del transetto destro della [[Chiesa di Santa Trinita (Firenze)|chiesa di Santa Trinita]] a [[Firenze]]. Conserva un importante ciclo di affreschi con le ''Storie di [[san Francesco d'Assisi]]'' (1482-1485), considerato il capolavoro di [[Domenico Ghirlandaio]] e tra le opere più significative dell'Umanesimo colto, elegante e antiquario dell'epoca di [[Lorenzo il Magnifico]]. Opera di grande raffinatezza, è ricca di simboli e allusioni al mondo [[neoplatonismo|neoplatonico]], nonché di preziosi spaccati sui personaggi e sul mondo dell'epoca.
 
==Storia==
[[ImageFile:SantaCappella Trinitasassetti, cappelladonor Sasssetti, Domenico Ghirlandaiofrancesco 10sassetti.JPGjpg|thumb|200px|Francesco Sassetti (in rosso), committente inginocchiato, affreschi di Domenico Ghirlandaio]]
[[File:Ghirlandaio a-pucci-lorenzo-de-medici-f-sassetti 1.jpg|thumb|Francesco Sassetti accanto a Lorenzo de' Medici, affreschi di Domenico Ghirlandaio]]
Francesco Sassetti ([[1421]]-[[1490]]), era un ricco banchiere, uomo di fiducia della [[famiglia Medici]], per i quali dirigeva il Banco Medici. Acquistò nel [[1478]] in Santa Trinita, una delle basiliche preferite dalle ricche famiglie fiorentine, la cappella dedicata a San Francesco, dopo aver ricevuto il rifiuto di ritrarre il suo santo protettore Francesco nella chiesa dei ''rivali'' [[domenicani]] in [[chiesa di Santa Maria Novella|Santa Maria Novella]] dove la sua famiglia aveva una cappella fin dal Trecento.
 
[[Francesco Sassetti]] era un ricco banchiere, uomo di fiducia della [[famiglia Medici]], per i quali dirigeva il [[Banco Medici]]. Acquistò nel 1479, in Santa Trinita (una delle basiliche preferite dalle ricche famiglie fiorentine) la cappella già dei Ficozzi, la cui costruzione risaliva al 1371. Il Sassetti aveva optato per la basilica vallombrosana dopo che aveva ricevuto il rifiuto dei [[Domenicani]] di [[Santa Maria Novella]], dove la sua famiglia possedeva già una cappella fin dal Trecento, di finanziare un ciclo di affreschi sul suo patrono personale [[san Francesco]], poiché santo dei "rivali" [[Francescani]]. All'epoca della decorazione, che fu sicuramente programmata negli ambienti più colti della cerchia medicea, Francesco aveva circa sessantacinque anni, e aveva da poco avuto il figlio Teodoro II, poco dopo la morte di Teodoro I.
Affidò la decorazione all'artista di maggior fama del momento in città, il Ghirlandaio. Il meastro realizzò il ciclo di affreschi tra il [[1483]] e il [[1486]], nonostante gli affreschi siano datati in basso, sotto la figura di Francesco Sassetti e di sua moglie inginocchiati come XXV Decembris MCCCCLXXX, [[25 dicembre]] [[1480]], una data simbolica della sottoscrizione della commissione con il Sassetti, mentre la pala centrale reca come anno il 1585, su un capitello.
 
Sassetti affidò la decorazione all'artista di maggior fama del momento in città, il Ghirlandaio, che realizzò il ciclo di affreschi tra il 1482 e il 1485, come riporta la data sotto le figure dei committenti, XXV Decembris MCCCCLXXXV, 25 dicembre 1485 (il V dell'anno è oggi illeggibile, ma riportato dalle fonti antiche) e anche la pala centrale reca come anno il 1485, su un capitello.
Ghirlandaio fuse il tema religioso con uno più prettamente storico, cioè immortalare i committenti e la società fiorentina dell'epoca con i ritratti personoficati nei vari pessonaggi delle scene. Al centro dipinse l<nowiki>'</nowiki>''Adorazione dei pastori'' su tela, verso la cui rappresentazione sembrano convergere gli affreschi intorno.
 
La cappella è stata restaurata nel 2004.
Gli affreschi e la pala sono anche di centrale importanza per lo studio dell'influenza della [[pittura fiamminga]] su quella italiana in generale e fiorentina in particolare: qui infatti si possono riconoscere i primi influssi del ''Trittico Portinari'', la grande opera di [[Hugo van der Goes]] portata in città nel [[1483]] e ora esposta agli [[Uffizi]].
 
==Architettura==
La cappella è stata restaurata nel [[2004]].
La cappella, con l'arco a sesto acuto e le [[Volta a crociera|volte a crociera]], è in stile tipicamente [[gotico]], come tutta la chiesa di Santa Trinita, ma la decorazione rinascimentale si fuse bene con la struttura più antica.
 
Alle due pareti laterali, sopra uno zoccolo all'altezza dell'altare, si trovano i sarcofagi in [[pietra di paragone]] di Francesco Sassetti e di sua moglie Nera Corsi, sotto un arco in [[pietra serena]] decorato da bassorilievi e dorature, opera di creazione di [[Giuliano da Sangallo]]. Alle due tombe corrispondono i ritratti dei committenti inginocchiati sulla parete centrale attorno all'altare, che sono ritratti mentre pregano rivolti verso la pala centrale con l{{'}}''[[Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)|Adorazione dei pastori]]'', sempre di Ghirlandaio.
==Struttura della Cappella==
[[Image:Santa Trinita, Domenico Ghirlandaio, Cappella Sassetti, parete esterna.JPG|thumb|200px|Le pitture esterne]]
[[Image:Santa Trinita, cappella Sasssetti, Domenico Ghirlandaio 9.JPG|thumb|200px|Sepolcro di Francesco Sassetti di Giuliano da Sangallo]]
La cappella, con l'arco a sesto acuto e le volte a crociera, è in stile tipicamente [[gotico]], come tutta la chiesa di Santa Trinita, ma le aggiunte rinascimentali si fusero bene con la struttura più antica.
 
==Affreschi==
Il ciclo affrescato di dispiega su tre pareti incorniciate da elementi architettonici fittizzi. Anche la pala d'altare è circondata da finge un rivestimento in marmo.
Il ciclo affrescato si dispiega su tre pareti incorniciate da elementi architettonici fittizi. Anche la [[pala d'altare]] su tavola, l{{'}}''[[Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)|Adorazione dei pastori]]'', è circondata da un rivestimento marmoreo.
 
Il tema della decorazione è essenzialmente duplice, ma assimilabile poi, in ultima analisi, a una medesima riflessione sulla vita, la morte e la rinascita. Un primo tema è legato alla ''Vita di san Francesco''; un secondo attraversa trasversalmente le pitture sull'arco esterne alla cappella, la volta con le ''Sibille'', la pala d'altare, i rilievi sui sarcofagi e i piccoli monocromi attorno alle tombe, e riguarda la [[seconda venuta di Cristo]] e la sua profezia in ambito pagano. Il tema francescano ovviamente era legato al nome del committente, mentre quello della venuta di Cristo, pur essendo connesso ad alcuni eventi della vita del Sassetti, si collegava strettamente al clima culturale dell'[[Accademia neoplatonica]] e alla situazione politica di Firenze, come nuova Roma, con una celebrazione della pace e della nuova età dell'oro sotto [[Lorenzo il Magnifico]].
Alle due pareti laterali, sopra uno zoccolo all'altezza dell'altare, furono messe le tombe di Francesco Sassetti e di sua moglie Nera Corsi, sotto un arco decorato e dorato, una creazione di [[Giuliano da Sangallo]]. Davanti allo spettatore poi, ai lati dell'altare, appaiono le figure inginocchiate dei committenti, Nera Corsi a sinistra e Francesco sassetti a destra, mentre pregano verso la pala centrale con l<nowiki>'</nowiki>''Adorazione dei Pastori'', sempre di Ghirlandaio.
 
Ghirlandaio fuse inoltre il tema filosofico-religioso con uno più prettamente storico, cioè immortalare i committenti e la società fiorentina dell'epoca con i ritratti personificati nei vari personaggi delle scene.
Gli affreschi di Ghirlandaio si trovano anche nella parete in alto del transetto, fuori dalla cappella e fino alla parte sopra la cappella successiva a sinistra. Questa zona fu imbiancata nel Settecento e gli affreschi furono riscoperti solo nel [[1895]], per questo sono in condizioni di conservazione peggiori. L'opera esterna è attribuita a tutti e tre i fratelli Ghirlandaio (Domenico, Davide e Benedetto) con aiuti, ed ha una perfetta prosepettiva studiata per essere guardata dal basso. Serve anche per attirare l'attenzione dello spettatore dalla navata verso la cappella che si trova in posizione un pò defilata.
 
Il ciclo affrescato delle ''Storie di san Francesco'' si dispiega su tre pareti incorniciate da elementi architettonici fittizi e si legge su sei scene, a partire dalla parte alta della parete sinistra, fino a quella bassa della parete destra, e sono:
La prima scena dipinta sopra la cappella è ''la Sibilla Tiburtina annuncia la nascita del Signore'', da una leggenda sul tempo dell'[[Imperatore Augusto]], il quale sarebbe venuto a sapere della nascita di un nuovo Redentore grazie alla Sibilla. Due figure, a sinistra la sibilla la quale potrebbe essere un ritratto della figlia di Francesco Sassetti si chiamava proprio Sibilla, guardano e indicano il sole sul quale compare il monogramma di Cristo, vedono quindi in maniera simbolica il sorgere di una nuova era. La scena è dipinta con un perfetto equilibrio tra le figure in primo piano e lo sfondo con il panorama di Roma, comprese le campagne circostanti, una raffigurazione del paesaggio innovativa rispetto ai canonici agglomerati di edifici che spuntano dalle mura.
#''Rinuncia ai beni terreni''
#''Miracolo delle [[stimmate]]''
#''Approvazione della Regola francescana''
#''Miracolo del fanciullo resuscitato'' (un evento legato alla famiglia Sassetti e non all'agiografia tradizionale del santo)
#''Prova del fuoco davanti al sultano''
#''Esequie di san Francesco''.
 
Dal punto di vista dell'iconografia in genere si ritiene che il Ghirlandaio non conoscesse le ''Storie'' della [[Basilica di San Francesco di Assisi]], ma certamente aveva visto quelle della [[Cappella Bardi (Santa Croce)|Cappella Bardi]] in [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]]. Non tutte le scene sono di uguale livello artistico: evidentemente Ghirlandaio curò maggiormente quelle più vicini agli occhi dello spettatore e quelle della parete centrale, maggiormente visibile, facendo un maggiore ricorso agli aiuti nelle scene laterali e superiori<ref>Micheletti, cit. pag. 33.</ref>.
In corrispondenza del pilatro del muro che divide le due cappelle in alto disegnato un preseguimento fittizio dell'architettura, sul quale poggia un ''David'', come statua dipinta con uno scudo con lo stemma Sassetti, anteriore di 20 anni all'opera di [[Michelangelo]], ma successivo di quasi 50 rispetto a quello di [[Donatello]]. Realizzato con la tecnica della [[grisaille]], presenta delle dorature sui sandali, sulla corazza e sull'armatura. La figura del [[Davide (Bibbia)|David]] era molto amata dai fiorentini perché simboleggiava le libertà cittadine, inoltre aveva un importante senso religioso, come antenato del Cristo e profeta (infatti il cartiglio recita "''Saluti patriae et christianae gloriae e[x] s[ententia] s[enatus] p[opulique]).
Nella volta furono affrescate nelle vele le 4 Sibille circondate da aureole fiammeggianti e sedute su nuvole, recano dei cartigli con scritte in latino circa il loro presunto ruolo profetico descritto da [[Virgilio]]. le scritte riportano:
 
===Scene esterne===
Hec teste Virgil Magnus, in ultima autem etate; Invisibile verbum palapabitur germinabit.
[[File:Sassetti chapel august sybil.jpg|thumb|''Augusto e la Sibilla Tiburtina'']]
Sulla parete esterna, sopra l'arco della cappella, si trovano due affreschi facenti parte del ciclo. Le condizioni di conservazione di queste scene è peggiore perché furono scialbate verso il 1740 e riscoperte solo nel 1895. Queste decorazioni, poste al di sopra di uno stemma Sassetti entro una ghirlanda, in [[terracotta policroma invetriata]], avevano anche la funzione di attirare l'attenzione dello spettatore dalla navata verso la cappella, che si trova in posizione un po' defilata.
 
[[File:Domenico Ghirlandaio - David - WGA08793.jpg|thumb|upright|left|''David'']]
La prima sopra l'ingresso è la [[Sibilla Cumana]], che profetizza dell'età dell'oro con la nascita di un bambino (secondo Virgilio IV egloga). Le altre sono quella Eritrea e l'Agrippa, mentre la quarta identificazione è incerta, forse la Cimmeria, priva di cartiglio. Per quanto riguarda la qualità pittorica, solo i volti sembrano di mano di Domenico, mentre i corpi, di proporzioni inesatte, con il disegno delle mani un po' incerto, fanno pensare a un lavoro di bottega.
Sopra la continuazione pittorica del pilastro che separa la cappella da quella contigua, con un'iscrizione latina, si trova una figura a monocromo con dorature del ''David'', realizzato con la tecnica della [[grisaille]] e con dorature sui calzari, sulla corazza e sull'armatura, fatta per assomigliare a una statua. L'eroe biblico è armato di spada e della fionda con una pietra, mentre con la mano sinistra regge uno scudo con lo stemma Sassetti. La posa in contrappunto e ai suoi piedi si trova la testa del gigante Golia decapitato. La sua funzione è triplice: oltre a presentare l'ingresso del mausoleo con lo scudo araldico, annuncia, in quanto profeta, la ''Natività'' della pala d'altare, come evidenzia anche l'iscrizione sul piedistallo ("''Saluti patriae et christianae gloriae e[x] s[ententia] s[enatus] p[opulique]''"), e incarna il ruolo del ''defensor civitatis'', avendo egli protetto il suo popolo dalla minaccia del gigante Golia: infatti ha una lunga tradizione nell'iconografia cittadina di Firenze, in quanto simbolo delle libertà cittadine contro le minacce esterne: celebri sono le versioni scultoree [[David (Donatello, bronzo)|di Donatello]] (1440 circa), [[David (Verrocchio)|di Verrocchio]] (1472-1475) e [[David (Michelangelo)|di Michelangelo]] (1501-1504).
 
L'affresco a forma di [[lunetta]] che si trova sulla cappella ha invece come tema ''Augusto e la Sibilla Tiburtina che annunciano la nascita del Messia''. Sullo sfondo di un paesaggio oggi poco leggibile che rappresenta il [[Campidoglio]] a [[Roma]], si trovano due gruppi di personaggi: a sinistra Augusto e due uomini, a destra la [[Sibilla Tiburtina]] (che potrebbe essere un ritratto della figlia di Francesco Sassetti che si chiamava proprio Sibilla) e due donne. Essi fissano e indicano il sole, in cui compare il [[trigramma di Cristo]] descritto da [[Bernardino da Siena|san Bernardino]]. Secondo una leggenda infatti l'Imperatore sarebbe venuto a sapere della nascita di un nuovo Redentore grazie alla Sibilla, quindi il sole rappresenterebbe la nuova era della concordia che essi scorgono sorgere all'orizzonte. Augusto infatti raccolse nei ''[[Libri Sibillini]]'' una serie di profezie e speranze per un nuovo ciclo di vita del genere umano diffuse soprattutto nel mondo orientale, che rilette nell'epoca cristiana ne fecero una sorta di profeta pagano.
==Le ''Storie di San Francesco''==
[[Image:Santa Trinita, cappella Sasssetti, Domenico Ghirlandaio 7.JPG|thumb|200px|Domenico Ghirlandaio, ''San Francesco rinuncia ai beni terreni'']]
Il ciclo affrescato di dispiega su tre pareti incorniciate da elementi architettonici fittizzi e si legge su sei scene a partire dalla parte alta della parete sinistra, fino a quella bassa della parete sinistra che sono:
#''La rinuncia ai beni terreni''
#''Il miracolo delle [[stimmate]]''
#''L'approvazione della Regola Francescana''
#''Il miracolo del fanciullo resuscitato'' (un evento legato alla famiglia Sassetti e non all'agiografia tradizionale del santo)
#''La prova del fuoco''
#''La morte di San Francesco''
 
===Volta===
Dal punto di vista dell'iconografia in genere si ritiene che il Ghirlandaio non conoscesse le ''Storie'' della [[Basilica di San Francesco di Assisi]], ma certamente aveva visto quelle della Cappella Bardi in [[chiesa di Santa Croce|Santa Croce]].
[[File:Ghirlandaio, sibille nella cappella sassetti.jpg|thumb|''Sibille'']]
Il tema profetico prosegue nella volta dove si trovano quattro ''Sibille'', sullo sfondo di un cielo azzurro (oggi in alcuni punti rosso per la caduta del pigmento originario) tra costoloni decorati come festoni di fiori e frutta. Ciascuna è ritratta seduta su un trono ideale di nuvole, davanti a un nimbo luminoso che emette raggi dorati. Esse reggono cartigli con profezie in latino circa il loro ruolo profetico descritto da [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. La prima sibilla sopra l'ingresso è la [[Sibilla Cumana]], la più importante poiché legata alla profezia virgiliana, e le altre sono quella [[Sibilla Eritrea|Eritrea]] e l'[[Sibilla Agrippa|Agrippa]], mentre la quarta identificazione è incerta, forse la [[Sibilla Cimmeria|Cimmeria]], priva di cartiglio.
 
[[File:Sibyl Domenico Ghirlandaio01.jpg|thumb|left|upright|''Sibilla Cimmeria'']]
===La rinuncia ai beni terreni===
Le scritte riportano: "''Hec teste Virgil Magnus, in ultima autem etate; Invisibile verbum palpabitur germinabit''". L'"ultima ètà" è quella dell'oro e il riferimento al "verbo invisibile" rimanda alla venuta di Cristo. La scritta su Virgilio rimanda alla quarta ecloga delle ''[[Bucoliche]]'' in cui si parla, con uno spirito da [[palingenesi]], della venuta di un bambino portatore di un'età di pace e felicità, simile a [[Età dell'oro|quella]] in cui regnò [[Saturno (divinità)|Saturno]], descritta nelle profezie sibilline ispirate alla filosofia greca e alle [[Religione egizia|religioni egizia]] e [[persia]]na. L'interpretazione cristiana della quarta ecloga viene fatta risalire a [[Costantino]] e si rafforzò nel Medioevo (si pensi al ruolo scelto per Virgilio da [[Dante]]), per poi vedere il suo trionfo con la rilettura della cultura pagana di [[Marsilio Ficino]] e [[Cristoforo Landino]], che identificò il ''puer'' con Cristo. Anche se forse in realtà Virgilio intendeva celebrare Augusto, una lettura civile dell'egloga è comunque convincente nella lettura dell'iconografia della cappella, poiché l'imperatore fu colui che, dopo le [[Guerre civili (storia romana)|guerre civili]] restaurò a Roma la pace e le tradizioni, gli ideali e le virtù della [[repubblica romana|Roma repubblicana]], ripresi poi da Lorenzo una volta conclusa la [[pace di Lodi]] ([[1454]]).
In alto nella parete sinistra, raffigura il giovane Francesco che ha rinunciato ai beni terreni spogliandosi delle vesti pubblicamente e mentre viene protetto dal vescovo di [[Perugia]], il padre irato è trattenuto dietro di lui da alcuni individui, alcuni dicono solo sostenuto, come se ormai fosse già rassegnato alla sorte del figlio. La scena si svolge sullo sfondo di una città nordica che è stata riconosciuta come [[Ginevra]] o [[Lione]] dove il Sassetti aveva prestato servizio per i Medici. Le figure di contorno potrebbero essere opera dei fratelli di Domenico e della bottega.
 
Per quanto riguarda la qualità pittorica delle ''Sibille'', solo i volti sembrano di mano di Domenico, mentre i corpi, di proporzioni inesatte, con il disegno delle mani un po' incerto, fanno pensare a un lavoro di bottega. La loro rappresentazione frontale tradisce la mancata conoscenza delle regole della prospettiva da sott'in su, sperimentata pochi anni prima da [[Melozzo da Forlì]] negli [[Angeli musicanti|affreschi di Santi Apostoli]], che Ghirlandaio non ebbe probabilmente modo di studiare nel suo soggiorno romano del 1480-1482. Tale insegnamento a Firenze venne invece recepito, pochi anni dopo, da [[Filippino Lippi]].
===Il miracolo delle stimmate===
[[Image:Santa Trinita, cappella Sasssetti, Domenico Ghirlandaio 6.JPG|thumb|left|200px|Domenico Ghirlandaio, ''Miracolo delle stimmate'']]
in basso sulla parete sinistra rappresenta San Francesco inginocchiato con le braccia aperte a ricevere il segno divino da un gruppo di angeli celesti. Fu eseguito in 10 giornate e pur seguendo l'impostazione di [[Giotto]] in Santa Croce, il Ghirlandaio sembra predilire come modello più il rilievo marmoreo del pulpito, sempre in Santa Croce, opera di [[Benedetto da Maiano]]. Il miracolo avvenne al[[la Verna]], la cui rocca è fedelmente riprodotta al centro dello sfondo, con una mirabile rappresentazione naturalistica forse senza precedenti. A destra si riconosce una città su un lago, una rappresentazione fantasiosa di [[Pisa]] della quale si riconosce abbatsanza chiaramente il Duomo e la [[Torre Pendente]].
 
===Pala d'altare e committenti===
La realizzazione pittorica è eccellente, anche nelle parti più difficili come i volti, le mani sottili del Santo e il panneggio, con una pennellata rapida ed esperta peculiare del maestro. La luce divina dell'apparizione porta alcuni magici riflessi sul volto del santo e sul saio. Da notare anche l'abilità nel rappresentare un cervo in [[scorcio]].
[[File:Cappella Sassetti Adoration of the Shepherds.jpg|thumb|''[[Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)|Adorazione dei pastori]]'']]
{{vedi anche|Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)}}
Il tema dell'avvento di Cristo si conclude poi nella pala d'altare, dedicata all{{'}}''[[Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)|Adorazione dei pastori]]'' e datata [[1485]]. Il sarcofago-mangiatoia, l'arco di trionfo sotto cui passa il corte dei Magi e i pilastri che reggono la capanna sono precisi riferimenti alla nascita del Cristianesimo in ambito pagano. Ad esempio l'iscrizione sul sarcofago "<small>ENSE CADENS SOLYMO POMPEI FVLV/IVS/ AVGVR NVMEN AIT QUAE ME CONTEG/IT/ VRNA DABIT</small>" si rifà alla leggenda dell'[[augure]] [[Fulvio]], che sul punto di morire durante l'[[assedio di Gerusalemme (70)|assedio di Gerusalemme]] di [[Pompeo]] predisse che il suo sepolcro sarebbe stato usato da un Dio. Rimanda a Gerusalemme e Pompeo anche l'iscrizione sull'arco "<small>GN. POMPIO MAGNO HIRCANVS PONT. P.</small>", cioè "eretto in onore di Gneo Pompeo Magno per volere di [[Giovanni Ircano II|Ircano]], sacerdote del Tempio".
 
Queste colte citazioni classiche furono probabilmente suggerite dal [[Bartolomeo Fonzio|Fonzio]], rappresentando, con altri elementi simbolici, il passaggio dalle religioni giudaica (di Ircano) e pagana (di Pompeo) al cristianesimo, sorto sulle rovine delle altre confessioni, come ricordano i due pilastri scanalati. Anche il paesaggio lontano, con le vedute di Gerusalemme e di Roma, simboleggia questa allegoria. Nelle figure dei pastori, che citano il ''[[Trittico Portinari]]'' di [[Hugo van der Goes]], Ghirlandaio inserì il proprio autoritratto, il primo di una lunga serie, nell'uomo che indica stupefatto il Bambino.
===La conferma della regola===
[[Image:Santa Trinita, cappella Sasssetti, Domenico Ghirlandaio 2.JPG|thumb|200px|Domenico Ghirlandaio, ''La conferma della regola'']]
Nella parete centrale in alto, rappresenta San Francesco che viene ricevuto da [[Papa Onorio III]]. La scena si inquadra con grande perizia ed originalità, all'interno di una cattedrale, facendo sì che l'arco della cappella sembri un arco della chiesa sulla quale si apre la scena. La scena è ambientata a [[Firenze]] anziché a [[Roma]], con una chiara rappresentazione di [[Piazza della Signoria]] sullo sfondo (senza ancora la [[Fonatana del Nettuno]]), con la [[Loggia della Signoria]] (ancora senza statue) al centro e [[Palazzo Vecchio]] di fianco, dietro al quale si intravede l'aspetto della [[chiesa di San Pier Scheraggio]], prima che fosse distrutta per far spazio agli [[Uffizi]]. La scelta di ambientare la scena a Firenze denota l'importanza data alla città, che nei circoli umanisti venivà considerata come la nuova Roma o la nuova [[Gerusalemme]].
 
Ai lati della pala si trovano i due committenti inginocchiati: Francesco, a destra, e sua moglie Nera Corsi, a sinistra. I due ritratti sono caratterizzati da linee severe e un po' rigide, diverse dalla sciolta narrazione delle scene, rifacendosi piuttosto al gusto fiammingo che riaffiora costantemente nell'arte di Ghirlandaio. Francesco è vestito di rosso, a mani giunte, con il volto severamente assorto, le carni un po' molli e segnate dai solchi dell'età, la testa rasata. Sua moglie invece ha tratti affilati, col capo coperto da un semplice panno bianco e il vestito nero, come usava per le donne non più giovani. Alla base delle loro figure si legge la data A.D. MCCCCLXXX XV decembris, cioè il [[Natale]] del [[1480]], una data simbolica legata forse alla commissione dell'opera o all'inizio dei lavori.
Un disegno ora a [[Berlino]] mostra come il Ghirlandaio avesse inizialmente pensato la scena in maniera più tradizionale, seguendo l'iconografia di Giotto in Santa Croce, senza i ritratti. Nell'elaborazione definitiva però creò i tre pianbi della scena, cioè la scalinata verso il basso, con alcune teste che emergono, la chiesa con la scena principale e lo sfondo. L'occhio dello spettatore veniva così guidato dalla serie di personaggi che compongono la scena. A destra in primo piano compaiono il Gonfaloniere di Giustizia Antonio Pucci, cognato di Francesco Sassetti, [[Lorenzo il Magnifico]], Francesco Sassetti stesso e il figlio Federigo. Lorenzo è quello che tende la mano ad [[Agnolo Poliziano]], in testa si figli del Magnifico che stanno salendo le scale dietro di lui: [[Giuliano di Lorenzo de' Medici|Giuliano futuro Duca di Nemours]], [[Piero il Fatuo]] e [[Papa Leone X|Giovanni futuo Papa Leone X]]; chiudono il corteo gli altri educatori dei rampolli di casa [[Medici]], [[Luigi Pulci]] e [[Matteo Franco]].
 
===Rinuncia ai beni terreni===
Il Sassetti invece con un gesto della mano indica i suoi figli, dall'altra parte della scala a sinistra, Galeazzo, Teodoro e Cosimo.
[[File:Cappella Sassetti Renunciation of Worldly Goods.jpg|thumb|''Rinuncia dei beni terreni'']]
Il ciclo delle ''Storie di san Francesco'' avvia in alto nella parete sinistra, con l'episodio della ''Rinuncia dei beni''. Raffigura il giovane Francesco che ha abbandonato i beni terreni spogliandosi delle vesti pubblicamente e mentre viene protetto dal [[vescovo di Assisi]] Guido, il padre Pietro Bernardone è irato e trattenuto dietro di lui da alcuni individui. Sembra anche solo sostenuto, come se ormai fosse già rassegnato alla sorte del figlio, o forse è la solita mancanza di drammaticità nell'opera del Ghirlandaio, soprattutto in queste scene in cui il contributo degli assistenti è più marcato: rispetto all'omonimo affresco di Giotto nella [[Cappella Bardi (Santa Croce)|Cappella Bardi]] scarseggiano infatti il movimento e il pathos. Vari personaggi di contorno affollano la lunetta, senza però prendere parte all'azione, forse opera dei fratelli di Domenico e della bottega.
 
La scena si svolge sullo sfondo di una città nordica che è stata riconosciuta come [[Ginevra]] o [[Lione]] dove il Sassetti aveva prestato servizio per i Medici. Un'analoga veduta si trova infatti, come notato da Borsook e Offenhaus, nel ''[[Ritratto di Francesco Sassetti con il figlio Teodoro]]'' oggi al [[Metropolitan Museum]] di [[New York]].
La composizione, così originale e perfettamente armoniosa è uno dei vertici più alti dell'arte del Ghirlandaio.
 
===Miracolo delle stimmate===
===Il miracolo del fanciullo resuscitato===
[[File:Cappella Sassetti Miracle of the Stigmata.jpg|thumb|left|''Miracolo delle stimmate'']]
[[Image:Santa Trinita, cappella Sasssetti, Domenico Ghirlandaio 1.JPG|thumb|left|200px|Domenico Ghirlandaio, ''Il miracolo del fanciullo resuscitato'']]
In basso sulla parete sinistra è rappresentato san Francesco inginocchiato con le braccia aperte a ricevere il segno divino delle [[stimmate]] dal Crocifisso apparso in un nimbo tra un gruppo di [[serafino|serafini]]. Fu eseguito in dieci giornate e pur seguendo l'impostazione di [[Giotto]] in [[Santa Croce (Firenze)|Santa Croce]], il Ghirlandaio sembra prediligere come modello il rilievo marmoreo del pulpito, sempre in Santa Croce, opera di [[Benedetto da Maiano]]. Il miracolo avvenne al[[la Verna]], la cui rocca è fedelmente riprodotta al centro dello sfondo, con una mirabile rappresentazione naturalistica forse senza precedenti. A destra si riconosce una città su un lago, una rappresentazione fantasiosa di [[Pisa]] della quale si riconosce abbastanza chiaramente il [[duomo di Pisa|Duomo]] e la [[Torre di Pisa]]. Si tratta forse di un riferimento a una ipotesi di provenienza della famiglia Sassetti dal castello di [[Sassetta (Italia)|Sassetta]] nel territorio pisano.
Detto anche il ''Fanciullo di Casa Spini resuscitato, si tratta della rappresentazione di un miracolo postumo di San Francesco, legato alla famiglia Sassetti e non a caso raffigurato nel punto centrale del ciclo di affreschi, nel quale fu attribuita al Santo un miracoloso intervento che resuscitò un bambino caduto da una finestra di [[Palazzo Spini Feroni|Palazzo Spini]], proprio nell'antistante [[Piazza Santa Trinita]]. Sebbene la scena sia cronologicamente l'ultima pare essere una continuazione delle storie vicine, fra le quali quella della morte è quella che sembra chiudere il ciclo. Come modello si dice che il Ghirlandaio si ispirò alla scena del ''Pagamento del Tributo'' di [[Masaccio]] nella [[Cappella Brancacci]].
 
La realizzazione pittorica è eccellente, anche nelle parti più difficili come i volti, le mani sottili del santo e il panneggio, con una pennellata rapida ed esperta peculiare del maestro. La luce divina dell'apparizione porta alcuni magici riflessi sul volto del santo e sul saio. Da notare anche l'abilità nel rappresentare un cervo in [[scorcio]], mentre gli uccelli che si congiungono in volo sono legati al tema dell'armonia dei cicli naturali, presenti anche in numerose altre opere rinascimentali. Il Cristo tra i serafini appare molto simile a quello di un frammento delle ''[[Stimmate di san Francesco (Paolo Uccello)|Stimmate di san Francesco]]'' di [[Paolo Uccello]] presente nella stessa chiesa, un tempo facente parte di un ciclo più ampio a cui il Ghirlandaio dovette inevitabilmente guardare.
Il bambino risorto sta al centro del dipinto seduto con le mani giunte su un letto coperto da tessuti orientaleggianti. San Francesco apper in cielo e lo benedice, mentre ai due lati due gruppi di individui (uomini a destra, soprattutto donne a sinistra) assistono alla scena. In questi gruppi si concentrano un gran numero di ritratti di personaggi contemporanei, fra i quali si riconoscono innanzitutto i componenti della famiglia Sassetti. Le cinque donne a sinistra dovrebbero essere le figlie di Francesco sassetti, mentre gli uomini davantia destra i rispettivi mariti o fidanzati. L'ultimo uomo della prima fila a sinistra è lo stesso pittore che qui si autoritrasse in una fiera posizione con una mano sui fianchi. Curiosa è la presenza di una serva di colore, con il naso schiacciato e con le labbra tumide. Sulla destra si riconoscono i ritratti poi di alcuni ricchi personaggi fiorentini, come [[Maso degli Albizi]], [[Agnolo Acciaiuoli]] e [[Palla Strozzi]], mentre l'uomo in primo piano quasi girato di spalle è [[Neri di Gino Capponi]]. Le due ultime figure a destra rappresentano forse il [[Poliziano]] e il [[Fonzio]].
 
===Conferma della Regola===
La scena è ambientata in Piazza Santa Trinita ed è un eccezionale testimonianza che rappresenta con precisione l'aspetto della piazza nel '400, con la facciata della chiesa ancora romanica, con il severo [[Palazzo Spini Feroni]] ancora caratterizzato da un aspetto a fortezza e con il [[Ponte Santa Trinita]] allora spoglio e disadorno. Le tre figure dietro la bara potrebbero essere di aiuto, forse di [[Sebastiano Mainardi]].
[[File:Cappella Sassetti Confirmation of the Franciscan Rule 2.jpg|thumb|''Conferma della regola'']]
[[File:Ghirlandaio - Papst Honorius III. bestätigt die Ordensregeln des heiligen Franziskus, KdZ 4519.jpg|thumb|[[Studio per la Conferma dell'ordine francescano]] (Berlino)]]
La ''Conferma della Regola'', con il ''Miracolo del fanciullo resuscitato'', occupano la parete centrale e sono le più rappresentative dell'intero ciclo. Entrambe sono ambientate in un precisissimo scorcio fiorentino.
 
Nella parete centrale in alto, rappresenta san Francesco che viene ricevuto da [[papa Onorio III]]. La scena si inquadra con grande perizia ed originalità, all'interno di un portico aperto, facendo sì che l'arco della cappella sembri un arco della chiesa sulla quale si apre la scena. La scena è ambientata a [[Firenze]] anziché a [[Roma]], con una chiara rappresentazione di [[piazza della Signoria]] sullo sfondo, il [[Campidoglio]] cittadino, con la [[Loggia della Signoria]] (ancora senza statue) al centro e [[Palazzo Vecchio]] di fianco, dietro al quale si intravede l'aspetto della [[chiesa di San Pier Scheraggio]], prima che fosse distrutta per far spazio agli [[Uffizi]]. Il Leone del [[Marzocco]] si presenta qui dorato e in bella mostra sull'Arengario del palazzo. Una serie di figurette, riprese nelle loro attività quotidiane dà alla veduta l'aspetto di un palpitante squarcio reale. La scelta di ambientare la scena a Firenze denota l'importanza data alla città, che nei circoli umanisti veniva considerata come la nuova Roma o la nuova [[Gerusalemme]]. La presenza del papa e dei cardinali conferma infatti il ruolo di Firenze come centro di rinnovamento spirituale e politico in cui l'esempio di san Francesco era rivissuto dai personaggi più importanti, quali i Medici e i Sassetti. Questo "nuovo cristianesimo" riformato è quello che irradia dalle teorie di [[Marsilio Ficino]], le cui conquiste intellettuali e morali dell'Umanesimo permettono il ritorno dei mitici "saturnia regna", a cui alludono altre pitture della cappella. Non è improbabile che la scena mescoli ricordi della corte papale a Roma, vista in prima persona dal Ghirlandaio quando andò a decorare le pareti della [[cappella Sistina]], oppure di soggiorni papali in città, come quello di [[Eugenio IV]] durante il [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|concilio di Firenze]] di cinquant'anni prima.
===La prova del fuoco===
[[Image:Santa Trinita, cappella Sasssetti, Domenico Ghirlandaio 5.JPG|thumb|200px|Domenico Ghirlandaio, ''La prova del fuoco'']]
In alto nella parete destra, rapresenta San Francesco che va a predicare dal [[sultano]] e questi lo incita a passare sopra al fuoco per dimostrare la sua santità e a sua volta San Francesco sfida i consiglieri del sultano. Lo schema compositivo ricalca abbastanza fedelmente la struttura dell'analogo affresco di Giotto in Santa Croce: il Sultano al centro, a destra San Francesco con i suoi confratelli e a sinistra i consiglieri del sultano, con l'innovazione però di mettere una figura di spalle in primo piano, che fa convergere l'attenzione sul centro della scena. Particolarmente dello è il manto cangiante di uno dei consiglieri, ma tutta la scena è di altissima qualità pittorica, con i volti dipinti con quella sicurezza di un grande maestro.
 
Un disegno ora a [[Berlino]] mostra come il Ghirlandaio avesse inizialmente pensato la scena in maniera più tradizionale, seguendo l'iconografia di Giotto in Santa Croce, senza i ritratti. Nell'elaborazione definitiva però creò i tre piani della scena, cioè la scalinata verso il basso, con alcune teste che emergono, la chiesa con la scena principale e lo sfondo. L'occhio dello spettatore veniva così guidato dalla serie di personaggi che compongono la scena.
===La morte di San Francesco===
[[Image:Santa Trinita, cappella Sasssetti, Domenico Ghirlandaio 4.JPG|thumb|left|200px|Domenico Ghirlandaio, ''Morte di san Francesco'']]
Chiude la serie la scena in basso a destra, eseguita in 28 giornate, dove il santo giace morto disteso su un catafalco al centro di una grande chiesa rinascimentale, con svariate figure attorno. Chiara è la derivazione dal Giotto di Santa Croce (gli stessi gesti dei monaci per esempio), anche se il Ghirlandaio se ne distacca in diversi elementi, come l'impianto monumentale dello sfondo, e il diverso grado di emozioni che pervadono i presenti.
 
A destra in primo piano compaiono il [[Gonfaloniere di Giustizia (Firenze)|Gonfaloniere di Giustizia]] [[Antonio Pucci (gonfaloniere)|Antonio Pucci]], cognato di Francesco Sassetti, [[Lorenzo il Magnifico]], Francesco Sassetti stesso e il figlio Federigo, destinato alla carriera religiosa. Lorenzo è quello che tende la mano ad [[Agnolo Poliziano]], in testa ai figli del Magnifico che stanno salendo le scale dietro di lui: [[Giuliano di Lorenzo de' Medici]] futuro [[Duca di Nemours]], [[Piero il Fatuo]] e Giovanni de' Medici futuro [[papa Leone X]]; chiudono il corteo gli altri educatori dei rampolli di casa [[Medici]], [[Luigi Pulci]], l'autore del ''[[Morgante (poema)|Morgante]]'', e [[Matteo Franco]], maestro elementare di casa Medici nonché canonico della cattedrale. La loro presenza è un omaggio del committente alla famiglia grazie al cui appoggio aveva potuto fare carriera, superando anche i momenti difficili.
Le tre persone a destra sono padre, figlio e nipote non identificabili, forse legati alla famiglia Sassetti. A destra di nuovo il Poliziano e il Fonzio.
 
Il Sassetti invece con un gesto della mano indica i suoi figli dall'altra parte della scala a sinistra, Galeazzo, Teodoro I e Cosimo. Precisa è la resa della loro dignità e del loro abbigliamento che testimonia l'appartenenza alla ricca borghesia fiorentina. I due gruppi laterali guidano l'occhio dello spettatore verso il centro come quinte teatrali, verso la scena religiosa. La composizione, così originale e perfettamente armoniosa, ne fa uno dei vertici più alti dell'arte del Ghirlandaio.
== La pala dell' "Adorazione dei Pastori" ==
[[Image:Domenico Ghirlandaio 001.jpg|thumb|300px|Domenico Ghirlandaio, ''Adorazione dei Pastori'', Santa Trinita, Firenze]]
Realizzata nel [[1485]], la tavola di forma quadrata (167x167 cm) completa il ciclo con la rappresentazione sacra della Natività, o meglio, vista la presenza delle tre figure in primo piano, l'''Adorazione dei pastori''.
 
===Miracolo del fanciullo resuscitato===
Si tratta di uno dei capolavori di Domenico e della pittura fiorentina in generale, dove per la prima volta sono chiari i segni dell'influenza della pittura fiamminga su quella fiorentina, dopo lo studio e la graduale assimilazione del celebre ''[[Trittico Portinari]]'', la grande tavola fiamminga della natività, opera di [[Hugo van der Goes]] portata a [[Firenze]] nel [[1483]] dalla famiglia Portinari per la [[chiesa di Sant'Egidio]], che arrivò come una meteora fulgida nella scena artistica fiorentina, influenzando profondamente i pittori rinascimentali che cercarono comprenderne le diversità e carpirne i segreti soprattutto nella resa della luce e nel naturalismo spettacolare. In particolare il Ghrilandaio fu il primo a riproporre il soggetto di Van der Goes, copiando abbastanza fedelmente il gruppo dei pastori sulla destra, fra i quali pose un suo autoritratto nel primo uomo a sinistra. La cornice riporta infatti la scritta ''"Ipsum quem genuit adoravit Maria"'' ("colui che adorava inginocchiato Maria"), forse un riferimento proprio all'autore stesso.
[[File:Cappella Sassetti Resurrection of the Boy.jpg|thumb|left|''Miracolo del fanciullo resuscitato'']]
Il ''Miracolo del fanciullo di Casa Spini resuscitato'', al centro della parete sopra la pala d'altare, riproduce un miracolo postumo di san Francesco, legato alla famiglia Sassetti e non a caso raffigurato nel punto centrale del ciclo di affreschi. Al santo fu attribuito il miracoloso intervento che resuscitò un bambino caduto da una finestra di [[Palazzo Spini Feroni|Palazzo Spini]], proprio nell'antistante [[piazza Santa Trinita]]. Sostituì la scena consueto dell{{'}}''Apparizione al capitolo di Arles'', citata nel contratto originario, e conclude le storie del ciclo. Si riconoscono nella veduta cittadina la chiesa con la primitiva facciata romanica, il palazzo Spini, ancora oggi alla testa di ponte, i [[palazzi Gianfigliazzi]], un angolo di [[palazzo Minerbetti]] e il [[ponte Santa Trinita]], nella redazione originaria che veniva fatta risalire a [[Taddeo Gaddi]]. Le figure dello sfondo partecipano alla scena: c'è chi corre, chi cavalca con sussiego, chi sembra vedere l'apparizione del santo in cielo.
 
Il bambino risorto sta al centro del dipinto, seduto con le mani giunte su un cataletto coperto da tessuti orientaleggianti. San Francesco appare in cielo e lo benedice, mentre ai due lati due gruppi di individui (uomini a destra, soprattutto donne a sinistra) assistono alla scena. In questi gruppi, che si distinguono per le vesti sontuose e il portamento tipico della classe mercantile fiorentina, si concentrano un gran numero di ritratti di personaggi contemporanei, fra i quali si riconoscono innanzitutto i componenti della famiglia Sassetti. Le cinque donne a sinistra dovrebbero essere le figlie di Francesco Sassetti (quella che guarda lo spettatore si rivedrà anche, cresciuta, negli affreschi della [[Cappella Tornabuoni]]), mentre gli uomini davanti a destra i rispettivi mariti o fidanzati. Tra gli amici di casa Sassetti dovrebbero essere rappresentati [[Maso degli Albizi (1426-1491)|Maso degli Albizi]] e forse [[Angelo Acciaiuoli di Cassano|Angelo Acciaiuoli]] e [[Filippo Strozzi il Vecchio]].
Inoltre tipicamente fiamminga è l'attenzione al dettaglio, dove però ogni oggetto ha un preciso ruolo simbolico, e la fine prospettiva aerea, con il paesaggio che sfuma in lontananza verso una minuta rappresentazione di colline e città. La città più lontana a destra è un riferimento a [[Gerusalemme]] con l'edificio a [[cupola]], davanti alla quale sorge un albero secco con un ramo spezzato, simbolo della conquista della medesima. La città di sinistra invece è un'elaborazione di [[Roma]], nella quale si riconoscono i sepolcri di due imperatori ''profetici'', [[Augusto]], con il [[mausoleo di augusto|mausoleo]] e [[Adriano]], che si pensava sepolto sotto la [[Torre delle milizie]], ma si intravede anche quella che sembra [[Santa Maria del Fiore]], a ribadire il ruolo di Firenze come nuova Roma.
 
L'ultimo uomo della prima fila a sinistra è lo stesso pittore che qui si autoritrasse in una fiera posizione con una mano sui fianchi. Accanto a lui, di profilo, il cognato [[Sebastiano Mainardi]]. Curiosa è la presenza di una serva di colore, con il naso schiacciato e con le labbra tumide. Sulla destra si riconoscono i ritratti poi di alcuni ricchi personaggi fiorentini, come [[Maso degli Albizi (1426-1491)|Maso degli Albizi]], [[Agnolo Acciaiuoli]] e [[Palla Strozzi]], mentre l'uomo in primo piano quasi girato di spalle è [[Neri di Gino Capponi (1452-1519)|Neri di Gino Capponi]]. Le due ultime figure a destra rappresentano forse il [[Poliziano]] e il [[Fonzio]]. In primo piano si trovano due frati inginocchiati e due monache, probabilmente legati ai [[Vallombrosani]] di Santa Trinita, stanno invece ai lati del cataletto; un'altra donna si protende verso il fanciullo, forse la madre.
La pala è affiancata dagli affreschi dei due committenti inginocchiati, che si uniscono così alla sacra adorazione, formando così una specie di trittico a tecnica mista.
 
Le tre figure dietro la bara sono di aiuto, forse di [[Sebastiano Mainardi]]. Vi si vedono anche due falegnami al lavoro: dopotutto quel tratto di strada si chiamava anticamente "via dei Legnaiuoli", e la menzione crea un vivo accento realistico.
La scena si svolge su un prato fiorito, sul quale spicca a sinistra la figura di Maria in primo piano inginocchiata davanti al bambino che è appoggiato sul suo largo manto ed è separato da resto della scena da una quinta rappresentata da un sarcofago romano antico, sul quale compare un iscrizione: ("''Ense cadens soly mo Pompei Fulvi[us] augur Numen aitquae me conteg[it] urna dabit''") che allude alla venuta di un salvatore attraverso la profezia dell'augure Fulvio, ucciso con la spada da [[Pompeo]] durante la presa di [[Gerusalemme]]. Secondo questa infatti dal sarcofago che custodisce le sue spoglie sorgerà un dio, un riferimento alla vittoria di Cristo sul paganesimo, ma un esempio dello ''sdoganamento'' tipicamente rinascimentale degli antich (almeno fino alla presa di potere del [[Savonarola]]), dei quali si sottolinea ora il ruolo profetico nel passaggio verso l'era cristiana.
 
===Prova del fuoco===
Vicino a Maria sta [[San Giuseppe]] che scruta il cielo, mentre dietro al sarcofago appaiono il bue e l'asinello (che secondo la [[patristica]] rappresentano rispettivamente gli ebrei e i pagani), infine a destra i tre pastori. Sullo sfondo si vedono i pastori con le greggi ai quali l'angelo sta annunciando la nascita del Signore, mentre sulla sinistra sta pervenendo il meastoso coreto dei [[magi]], mentre sta passando sotto un arco di trionfo. Sull'arco è scritto "''Gn[eo] Pompeo Magno Hircanus Pont[ifex] P[osuit]''" ([[Pompeo]] infatti aveva conquistato [[Gerusalemme]]) e il passaggio al di sotto di esso ha anche un senso simbolico, inteso come il lasciarsi alle spalle l'era pagana. A sinistra i primi due magi sono già vicini e guardano una luce che si intravede sul tetto della capanna, la cometa, che brilla sul tetto di paglia sorretto da monumentali pilasti romani, uno dei quali reca sul capiotello la data MCCCCLXXXV ([[1485]]). Tutti questi elementi architettonici antichi simbolizzano, come il sarcofago, la nascita di Cristo come adempimento delle profezie dei testi sacri e la fine dell'attesa del Messia.
[[File:Cappella Sassetti Test of Fire.jpg|thumb|''Prova del fuoco'']]
In alto nella parete destra, viene rappresentato san Francesco che va a predicare dal [[sultano]] durante la [[Settima crociata]]: questi lo incita a passare sopra al fuoco per dimostrare la sua santità e a sua volta san Francesco sfida i consiglieri del sultano.
 
Lo schema compositivo ricalca abbastanza fedelmente la struttura dell'analogo affresco di Giotto [[Cappella Bardi (Santa Croce)|in Santa Croce]]: il sultano al centro, a destra san Francesco con i suoi confratelli e a sinistra i consiglieri del sultano, con l'innovazione però di mettere una figura di spalle in primo piano, che fa convergere l'attenzione sul centro della scena. Particolarmente bello è il manto cangiante di uno dei consiglieri. Non si conoscono però i ritratti dei due personaggi in costume rinascimentale, mentre lo sfondo sembra un generico paesaggio di vallata montana.
I tre sassi in primissimo piano, roccia naturale, pietra lavorata e mattone, sono un riferimento alla famiglia "Sassetti" e all'attività dell'uomo. Sopra di essi sta un [[cardellino]], simbolo della passione e resurrezione di Cristo.
 
===Esequie di san Francesco===
{{Firenze}}
[[File:Cappella Sassetti Death of St Francis.jpg|thumb|''Morte di san Francesco'']]
{{pittura}}
Chiude la serie la scena in basso a destra con le ''Esequie di san Francesco'', eseguita in 28 giornate, dove il santo giace morto disteso su un catafalco al centro di una grande chiesa rinascimentale, con svariate figure attorno. Chiara è la derivazione dal Giotto di Santa Croce (gli stessi gesti dei monaci per esempio), anche se il Ghirlandaio se ne distacca in diversi elementi, come l'impianto monumentale dello sfondo, e il diverso grado di emozioni che pervadono i presenti. Infatti è ben vivo il ricordo delle ''[[Esequie di santa Fina]]'', dipinte dal Ghirlandaio non molti anni prima, nel [[1475]].
 
I personaggi sono disposti sullo sfondo di un'imponente architettura classica, affollati attorno al catafalco del defunto. Alcuni preti recitano preghiere, tre giovani chierici portano una croce e due ceri processionali, mentre i frati, raccolti attorno al corpo del santo, danno sfogo al loro dolore. Un uomo vestito di rosso, messer Girolamo, cerca con incredulità la ferita nel costato. Probabilmente nel dare un volto ai frati della scena Ghirlandaio attinse tra i religiosi di santa Trinita e del vicino convento francescano di [[Ognissanti (Firenze)|Ognissanti]].
 
Le tre persone a destra sono padre, figlio e nipote non identificabili, forse legati alla famiglia Sassetti. A destra di nuovo il [[Poliziano]] e il [[Bartolomeo Fonzio|Fonzio]], i suggeritori dei soggetti e dei temi dell'intero ciclo.
 
==Stile==
Il ciclo affrescato della cappella Sassetti fa suo l'impianto compositivo della [[cappella Brancacci]], con le diverse scene suddivise in due piani sovrapposti e delimitate da pilastri scanalati, con un'applicazione rigorosa della prospettiva. Lo spazio, razionale e civile, mostra spesso squarci di vita quotidiana fiorentina, armonizzate con le scene sacre in primo piano. I personaggi contemporanei, ritratti con precisione nella loro dignità e raffinatezza, arrivano ad essere protagonisti del vivace racconto. Tra le varie influenze si possono cogliere le citazioni archeologiche e della tradizione fiorentina da [[Giotto]] in poi, oltre a una minuzia nei dettagli di stampo fiammingo.
 
La vena narrativa è ricca e feconda e, seppure sia quasi estranea al ''pathos'' concitato, privilegia l'armonia lineare, l'uso di colori luminosi e sereni, l'atmosfera serena.
 
==Le tombe==
[[File:Santa trinita, cappella sassetti, giuliano da sangallo, sepolcro 01.JPG|thumb|Tomba di Francesco Sassetti]]
[[File:Santa trinita, cappella sassetti, giuliano da sangallo, sepolcro2.JPG|thumb|Tomba di Nera Corsi]]
[[File:Giuliano da maiano, decorazione della tomba di francesco sassetti, sacrificio di eroti.jpg|thumb|upright=1.6|''Sacrificio di Eroti'', dalla tomba di Francesco Sassetti]]
Le due tombe sono collocate sotto a due archi nel registro all'altezza dell'altare sulle pareti laterali e sono opera di [[Giuliano da Sangallo]], architetto di fiducia del Magnifico. A destra si trova quello di Francesco Sassetti e a sinistra quello della moglie Nora Corsi. Entrambi i sarcofagi sono nella scura [[pietra di paragone]] e sono adornati da sobrie decorazioni a bassorilievo e asciutte iscrizioni in [[scrittura capitale libraria|scrittura capitale]] in [[lingua latina|latino]]. Gli [[arcosolio|arcosoli]] sono invece in [[pietra serena]] e sono pure decorati da bassorilievi dorati, oltre che contornati da figurine classicheggianti affrescate a monocromo di ispirazione antiquaria: riprese forse da monete romane nelle collezioni Sassetti, non sono ancora state interpretate con esattezza; a destra ci sono ad esempio gli imperatori e una scena di ''[[Adlocutio]]'', celebrando magari il committente come ''vir activus''.
 
Nelle decorazioni delle tombe si percepisce un maggiore senso archeologico, derivato dall'ostentazione delle teorie e dell'iconografia della [[accademia neoplatonica|cerchia neoplatonica]] medicea. Le figurette tratte dall'arte greco-romana, magari filtrate dai fregi dei pulpiti di San Lorenzo ([[pulpito della Passione]] e [[pulpito della Resurrezione]]) di [[Donatello]]. Sul sarcofago di Francesco si trovano due [[bucranio|bucrani]] tra festoni con al centro una targa biansata; sulla base dell'arco si trovano due rilievi con una scena di esequie (forse del Sassetti stesso) tra centauri un sacrificio di Eroti, il tutto tra due stemmi Sassetti entro riquadri. Anche nella tomba di Nera Corsi si vedono due riquadri con centauri che reggono scudi araldici Sassetti-[[Corsi (famiglia)|Corsi]], armati di fionde e sassi (richiamo al nome Sassetti). Il centauro potrebbe essere [[Chirone]], tutore di numerosi eroi greci e simbolo di saggezza e di arte pratica, in cui l'uomo del Rinascimento si poteva identificare. Non a caso un centauro compare anche in un manoscritto della [[Biblioteca Medicea Laurenziana]] dell{{'}}''[[Etica Nicomachea]]'' di [[Aristotele]] tradotta dell'[[Argiropulo]], opera fondamentale che indica all'uomo come realizzarsi individualmente, sia attraverso l'attività manuale che quella del pensiero. La danza di Eroti nella cerimonia funebre ricordano poi la rinascita del defunto, infatti essi stanno per aprire il cratere con le ceneri del defunto al centro.
 
Sulla tomba di Nera Corsi si trovano anche alcune [[Nereidi]]: oltre che rimandare al suo nome Nera, sono anche allegorie del tenero amore coniugale, nelle loro pose che le ritraggono in due casi in atteggiamenti amorosi con un centauro-tritone. inoltre esse accompagnano l'anima nel viaggio verso il paradiso degli antichi, cioè le [[Isole dei Beati]]. Una figura in piedi su una nave simboleggia poi la Fortuna che guida nelle difficoltà e le tempeste della sorte, attraverso le doti dell'individuo.
 
Il messaggio complessivo è quello dell'esaltazione della vita attiva dell'individuo, confortato dalle virtù dell'animo e dell'intelletto e dagli affetti, rispetto agli aiuti o alle difficoltà della Fortuna, fino al momento della morte che, secondo la visione cristiana, è l'inizio di una nuova vita: non a caso le figure inginocchiate dei due committenti sulla parete centrale guardano intensamente alla ''Natività'' al centro. Le tonalità scure delle tombe dopotutto contrastano con la luminosità degli affreschi e richiamano il tema della morte, esaltata però in senso di rinascita.
 
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File:Giuliano da maiano, decorazione della tomba di francesco sassetti, morte del sassetti.jpg|''Morte di Francesco Sassetti''
File:Giuliano da maiano, decorazione della tomba di francesco sassetti, stemma sassetti 01.jpg|Stemma Sassetti, tomba di Francesco Sassetti
File:Giuliano da maiano, decorazione della tomba di nera corsi, centauro 01.jpg|''Centauro'', tomba di Nera Corsi
File:Giuliano da maiano, decorazione della tomba di nera corsi, centauro 02.jpg|''Centauro'', tomba di Nera Corsi
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==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
*Siro Innocenti, ''La Cappella Sassetti a Santa Trinita a Firenze'', in AA.VV., ''Cappelle del Rinascimento a Firenze'', Editrice Giusti, Firenze 1998. ISBN 88-8200-017-6
*Andreas Quermann, ''Ghirlandaio'', serie dei ''Maestri dell'arte italiana'', Könemann, Köln 1998.
*Emma Micheletti, ''Domenico Ghirlandaio'', in ''Pittori del Rinascimento'', Scala, Firenze 2004. ISBN 88-8117-099-X
*AA.VV., ''Guida d'Italia, Firenze e Provincia'' ("Guida Rossa"), Edizioni Touring Club Italiano, Milano 2007.
*Aby Warburg, ''Arte del ritratto e borghesia fiorentina - Le ultime volontà di Francesco Sassetti'', Abscondita, Milano 2015. ISBN 88-8416-411-7
*Mario Gesù Fantacci, ''La prima Qabbalà cristiana nella Cappella Sassetti a Firenze. Le corrispondenze di Giovanni Pico della Mirandola'', Pontecorboli Editore, Firenze 2023. ISBN 978-88-3384-162-5
 
==Voci correlate==
*[[Cappella Tornabuoni]]
*''[[Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)|Adorazione dei pastori]]''
 
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== Collegamenti esterni ==
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