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{{Nota disambigua|l'omonimo comune della provincia di Udine|
{{Divisione amministrativa
|Nome=Trivignano
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|Stato=ITA
|Grado amministrativo=4
|Tipo=[[località abitata|località]]
|Divisione amm grado 1=Veneto
|Divisione amm grado 2=Venezia
|Divisione amm grado 3=Venezia
|Latitudine gradi=45
|Latitudine minuti=31
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|Longitudine secondi=33
|Longitudine EW=E
|Superficie=
|Note superficie=
|Abitanti=2812
|Note abitanti=In assenza di dati ufficiali precisi, si è fatto riferimento alla popolazione della parrocchia locale, reperibile nel [http://www.chiesacattolica.it sito della CEI]; nel conteggio non sono compresi gli abitanti della parrocchia del Tarù, che si estende anche nel territorio di Zelarino.
|Aggiornamento abitanti=
|Prefisso=[[041 (prefisso)|041]]
|Raggruppamento = [[Municipalità di Chirignago-Zelarino]]
|Codice catastale=
|Nome abitanti=
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|Festivo=
}}
'''Trivignano''' è una località del [[
== Geografia fisica ==
Si trova all'estremità nord-occidentale della terraferma veneziana, confinando a nord con [[Peseggia]] e [[Gardigiano]], a ovest con [[Martellago]], a sud con l'[[Olmo (Martellago)|Olmo]] e a est con [[Zelarino]]. L'area è compresa grossomodo tra i fiumi [[Dese (fiume)|Dese]] a nord e [[Marzenego]] a sud; degli altri corsi d'acqua, si citano il rio Storto, che confluisce nel Marzenego in prossimità della [[linea dei bivi]], e il canale Bazzera, che lambisce il lato sud di via Gatta.
Il cuore del paese si trova lungo [[Strada statale 245 Castellana|via Castellana]] ([[strada regionale|SR]] 245), ma viene considerata parte di Trivignano anche la località Tarù, zona rurale che si estende più a nord sulle due rive del Dese.
==Storia==▼
L'etimo del toponimo è incerto. Sebbene tutti gli studiosi vi riconoscano la radice ''tri''- ("tre"), non è ancora chiara l'origine della seconda parte del nome. Così l'[[Carlo Agnoletti|Agnoletti]] lo fa derivare da "tre vie", mentre [[Antonio Niero]] da "tre borgate" (ricollegandosi al latino ''vicus''); una spiegazione popolare lo collega a "tre vigne".▼
==Origini del nome==
▲L'etimo del toponimo è incerto. Sebbene tutti gli studiosi vi riconoscano la radice ''tri-''
▲==Storia==
Sotto [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] costituì un comune autonomo. In seguito il municipio venne spostato a Zelarino, divenendone frazione, e ne seguì le sorti quando questo fu soppresso e il suo territorio accorpato al comune di Venezia ([[1926]]).
==Monumenti e luoghi d'interesse==
===
{{Vedi anche|Chiesa di San Pietro Apostolo (Trivignano)}}
L'intitolazione a [[
[[Carlo Agnoletti]] colloca le origini della chiesa all'epoca degli [[dinastia ottoniana|Ottoni]], periodo in cui fu istituita la festa di San Pietro in Vincoli. Il parroco Francesco Fabro, invece, le anticipa addirittura all'
Nel [[1857]] la chiesa assunse l'attuale aspetto e, nel [[1983]], il campanile è stato restaurato<ref>{{Cita web|url=https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=45654&RicPag=4&RicProgetto=ev&RicVM=indice&RicSez=prodenti&RicTipoScheda=pe|titolo=SIUSA {{!}} Ecclesiae Venetae - Parrocchia di San Pietro apostolo di Trivignano, Venezia|sito=siusa-archivi.cultura.gov.it|accesso=2025-01-13}}</ref>.
=== Villa da Mosto ===
Affacciata sul lato nord di via Castellana, si trova nel cuore del centro abitato, in prossimità della chiesa.
Probabilmente è di origine [[XVIII secolo|settecentesca]] ed è attestata per la prima volta nel catastico redatto da [[Tommaso Scalfarotto]] nel [[1781]], quando era del [[patriziato veneziano|patrizio]] Francesco [[da Mosto]]. Dovrebbe essere lo stesso edificio citato da [[Francesco Scipione Fapanni]] nel [[1853]] come proprietà dell'agronomo Vettore da Mosto. Passata poco dopo ai Bellinato, oggi è della parrocchia che la utilizza per le proprie attività.
È un palazzo dal volume compatto, costituito da tre livelli e organizzato secondo la tradizionale tripartizione veneziana che vede gli ambienti interni distribuirsi attorno a un salone passante centrale. Nonostante un certo sbilanciamento su un lato a causa di rimaneggiamenti operati nel tempo, è ben riconoscibile la simmetria originale con polifore lungo il partito centrale (leggermente sopraelevato ed esaltato da un timpano) e coppie di finestre su quelli laterali.
Il [[piano nobile]] è sottolineato dalle aperture archivoltate e dalla trifora centrale aperta su un poggiolo. Al piano superiore si trova una trifora ad archi ciechi con imposte modanate a filo del cornicione. Le quote dei davanzali, degli architravi al piano terra e dell'imposta degli archi al primo piano sono marcate da fasce leggermente aggettanti e di diverso colore
===Le ville===▼
Il fronte secondario è più sobrio, mancando l'enfatizzazione del partito centrale. Qui la forometria è costituita da semplici finestre disposte regolarmente.
Il [[Marzenego]] ha alimentato per secoli un'intensa attività molitoria, ma attualmente restano gli ex mulini Scabello e Ca' Bianca. Quest'ultimo, in particolare, ha origini antichissime: sembra che esistesse già nel [[1085]], quando era proprietà delle monache di [[Chiesa di Sant'Eufemia (Venezia)|Sant'Eufemia]] a [[Venezia]]. Passato ad un altro convento, nel [[1568]] fu potenziato ma divenne demaniale in seguito alle soppressioni napoleoniche del [[1806]]. L'aspetto originale è stato gravemente danneggiato quando il mulino è stato adattato a cartiera, peraltro attualmente in stato di abbandono.▼
Il complesso comprende anche due [[barchessa|barchesse]]; quella est, mediante una parziale demolizione, è stata separata dal corpo centrale<ref>{{cita web|url=http://irvv.regione.veneto.it/xw/lod/front/file/21018.pdf|titolo=Villa da Mosto|accesso=24 giugno 2017|editore=[[IRVV]]}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.amicidellearti.it/ca'_da_mosto.htm|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060510150927/http://www.amicidellearti.it/ca%27_da_mosto.htm|titolo=Ca' da Mosto|accesso=24 giugno 2017|editore=Associazione Amici delle Arti di Mestre e della Terraferma ONLUS|dataarchivio=10 maggio 2006|urlmorto=no}}</ref>.
[[File:Ca' Lin.jpg|thumb|Villa Lin.]]
Immagine:Ca' Bianca.jpg|Il mulino Ca' Bianca sul Marzenego.▼
Si trova a nord del centro abitato, verso la metà di via Ca' Lin alla quale ha dato il nome.
Innalzata probabilmente nel [[XVIII secolo|Settecento]], come testimoniato dal catastico del [[1781]] redatto da [[Tommaso Scalfarotto]] era proprietà dei [[Lin (famiglia)|Lin]], che nell'allora [[comune rurale|comune]] di Tarù possedevano anche un'altra villa (attestata sino alla metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] e oggi scomparsa). Passata in eredità ai Moro Lin, fu in seguito dei Matteazzi e dei Trevisan. Vincolata nel [[1967]], quando era dei Bottacin, è oggi dei Santon-Boer.
È strutturata internamente secondo la tradizionale ripartizione con salone passante centrale, riconoscibile anche nell'impaginato dei prospetti. L'edificio è sostanzialmente un volume compatto e simmetrico, con la parte centrale a tre piani e quelle laterali di due. Il fronte principale è quello meridionale e si caratterizza per le aperture disposte regolarmente, sia in senso verticale che orizzontale.
Lungo l'asse principale della facciata è disposta una trifora per ciascuno dei tre piani: un portone d'ingresso con coppia di finestre al piano terra, tutti architravati e inquadrati da semicolonne doriche; una [[serliana]] affiancata da due aperture laterali al secondo piano, affacciate su uno stretto balcone; tre finestre architravate (di cui quella centrale è oggi cieca) all'ultimo livello. Il partito centrale è esaltato da un timpano a profilo triangolare con [[acroterio|acroteri]]. I corpi laterali presentano una tripla fila di coppie di aperture: finestre architravate al piano terra, centinate con stipiti a pilastro e arco cieco al primo piano, piccoli fori ovali al secondo. Il prospetto secondario è analogo, anche se i profili e gli elementi architettonici sono di gran lunga più semplici; ben evidenti due canne fumarie che emergono dalla parete.
Per quanto riguarda gli interni, degni di nota sono i resti di affreschi settecenteschi nel salone del piano terra, restaurati a partire dal 1967.
Delle due [[barchessa|barchesse]] resta solo un tratto di quella ovest, caratterizzato da arcate a tutto sesto<ref>{{cita web|url=http://irvv.regione.veneto.it/xw/lod/front/file/88466.pdf|titolo=Villa Lin, Bottacin|accesso=23 giugno 2017|editore=[[IRVV]]}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.amicidellearti.it/ca'_lin.htm|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060507072157/http://www.amicidellearti.it/ca%27_lin.htm|titolo=Ca' Lin Santon Boer|accesso=23 giugno 2017|editore=Associazione Amici delle Arti di Mestre e della Terraferma ONLUS|dataarchivio=7 maggio 2006|urlmorto=no}}</ref>.
=== Casino Lisso ===
Sorge lungo via Ca' Lin, in prossimità del confine con Martellago e Peseggia.
Assieme al vicino oratorio della Madonna del Rosario (donato dall'ultima proprietaria alla parrocchia di Trivignano), faceva parte di un complesso domenicale attestato nel catastico del [[1781]] come proprietà della famiglia Rubbi. Versano oggi cattive condizioni perché da tempo abbandonati.
È costituito da un volume compatto a due livelli, orientato in direzione nord-sud; poggia su uno zoccolo delimitato da un cordolo in pietra ed è coronato per tutto il suo perimetro da una cornice dentellata.
Il fronte principale si volge a sud e presenta cinque assi verticali su cui si dispongono le aperture. In corrispondenza di quello centrale si apre il portale d'ingresso ad arco a tutto sesto con stipiti a pilastro, accessibile mediante una breve scalinata. La fascia centrale dell'edificio è conclusa da un timpano triangolare poggiante sulla cornice di gronda. Le rimanenti aperture sono tutte rettangolari e architravate<ref>{{cita web|url=http://irvv.regione.veneto.it/xw/lod/front/file/60101.pdf|titolo=Casino Lisso|accesso=23 giugno 2017|editore=[[IRVV]]}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.amicidellearti.it/casino_lisso.htm|urlarchivio =https://web.archive.org/web/20060510151045/http://www.amicidellearti.it/casino_lisso.htm|titolo=Casino Lisso|accesso=23 giugno 2017|editore=Associazione Amici delle Arti di Mestre e della Terraferma ONLUS|dataarchivio = 10 maggio 2006}}</ref>.
Il [[Marzenego]] e il [[Dese (fiume)|Dese]] hanno alimentato per secoli un'intensa attività molitoria, ma attualmente restano gli ex mulini Scabello, Ca' Bianca, Tarù e Cellere.
▲Il
Anche il mulino Scabello appartenne a vari ordini monastici femminili, ma ora versa in un grave stato di degrado. L'edificio fu costruito nel 1614 ed era l'unico mulino della zona che macinava sia [[zolfo]] che granaglie.
Il mulino Tarù (o Marcello, dalla famiglia che ne fu proprietaria), edificato nell'omonima località lungo il Dese, a fine Ottocento era uno dei mulini con maggior lavoro del comune di Zelarino, favorito da un bel salto d'acqua e dalla maggiore portata del Dese rispetto al Marzenego. Poco più a monte si trova il mulino Cellere (o Cagnin). Entrambi sono oggi convertiti ad abitazioni.
==Note==
<references/>
== Altri progetti ==
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[[Categoria:Comuni del Veneto soppressi]]
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