Procolo di Pozzuoli: differenze tra le versioni

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{{Santo
|nome = San Procolo di Pozzuoli
|immagine = The Martyrdom of St Januarius in the Amphitheatre at Pozzuoli.jpg
|nato= [[III secolo]]
|didascalia = San Procolo (in basso a sinistra) e [[San Gennaro]], dipinti da [[Artemisia Gentileschi]]
|morto= [[305]]
|note= Diacono e martire
|venerato dalla= Chiesa cattolica
|nato = [[Pozzuoli]], [[273]] circa
|beatificazione=
|morto = [[Pozzuoli]], 19 settembre [[305]]
|canonizzazione=
|venerato da = Chiesa cattolica
|santuario principale= Cattedrale di Pozzuoli
|beatificazione =
([[Rione Terra]])
|canonizzazione =
|ricorrenza= [[16 novembre]]
|santuario principale =[[cattedrale di Pozzuoli]]
|attributi= palma,bibbia e abito diaconale
|patronoricorrenza di= [[18 ottobre]]<br/>([[16 novembre]] a [[Pozzuoli]])
|attributi = palma, bibbia e dalmatica
|patrono di = [[Pozzuoli]]
}}
{{Bio
|TitoloNome = SanProcolo
|Cognome =
|Nome = Procolo di Pozzuoli
|Sesso = M
|LuogoNascita = Pozzuoli
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = III secolo
|AnnoNascita = [[273]] circa
|LuogoMorte = Pozzuoli
|GiornoMeseMorte = 19 settembre
|AnnoMorte = 305
|Epoca = 200
|Epoca2 = 300
|Attività = santo
|Nazionalità = romano
|FineIncipit = è stato un [[diacono]] cristiano che subì il [[Martirio (Cristianesimo)|martirio]] sotto l'impero di [[Diocleziano]] ed è venerato come [[santo]] dalla [[Chiesa cattolica]] che lo ricorda il 18 ottobre; a [[Pozzuoli]] è ricordato il 16 novembre
|Categorie= no
|FineIncipit = fu un [[martire]] sotto l'impero di [[Diocleziano]] ed è venerato come [[santo]] dalla [[Chiesa cattolica]]
}}
 
Procolo è uno dei "sette cosiddetti ''[[Martire|martiri]] puteolani'' - assieme ai santi Acuzio, [[PozzuoliDesiderio (religioso)|puteolaniDesiderio]]", [[Eutiche]], Festo, [[San Gennaro|Gennaro]] e [[Sossio di Miseno|Sossio]] - che furono decapitati nel [[305 d.C.]] durante l'epocale delle[[Persecuzione ferocidei cristiani sotto Diocleziano|persecuzioni nei confronti dei cristiani]] messevolute indall'[[Imperatore pratica daromano|imperatore]] [[Diocleziano]]. Tra i sette martiri puteolaniloro va ricordato il [[vescovo]] di [[Benevento]] Gennaro, [[Sansanto Gennaro|Gennaropatrono]] di [[Napoli]], che comeinsieme gliagli altri sei "compagni di sventura"fede fu condannato alla [[decapitazione]] presso il ''forumForum vulcaniVulcani'', nei pressi dellala [[Solfatara]] di [[Pozzuoli]].
 
== Storia ==
=== Fonti documentarie e nascita ===
I nomi dei sette martiri, compaiono in almeno sette antichi ''Acta'', ''Passiones'' o ''Vitae''. Tutti questi racconti pongono in primo piano la figura di san Gennaro, del miracolo della liquefazione del suo sangue e poi delle varie traslazioni delle reliquie dei martiri, con destinazioni diverse e del loro culto in varie località. Comunque si va sempre a pensare che il martire sia nato a Pozzuoli nel 273 circa. Gli ''Atti Puteolani'' o ''Acta sancti Proculi'', che illustrano il martirio di san Procolo, furono trovati nell'Archivio della Curia di Pozzuoli e pubblicati per la prima volta dal [[Compagnia di Gesù|gesuita]] padre Joannes Stilting nel [[1757]] ad [[Anversa]]<ref>J. Stilting (1703-1762), ''Acta ss. Januari episcopi, Sosii, Festi et Proculi diaconorum, Desiderii lectoris, Eutychis vel Eutychetis et Acutii martyrum Puteolis in Campania felice, commentario e notationibus illustrata a Joanne Stiltingo'', Antuerpiae, apud Bernardum Albert Vander Plassche, 1757.</ref>. Agli ''Atti Puteolani'' si aggiungono gli ''Atti Bolognesi'' composti alla fine del VI o agli inizi del VII secolo. Prendono tale nome perché sono conservati in un codice del [[1180]], esattamente nel codice membranaceo n. 1473 , fogli 223-225, di proprietà del [[monastero]] di Santo Stefano dei padri Celestini a [[Bologna]].
[[File:Menologion of Basil 066.jpg|thumb|left|''Morte di san Gennaro e dei martiri puteolani'', nel menologio di Basilio]]
 
=== Vicende del santo ===
==Agiografia==
Durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano (284-305), il vescovo Gennaro si trovava a Pozzuoli, in incognito, per non essere riconosciuto dai [[Paganesimo|pagani]], che allora accorrevano numerosi nella zona per consultare la [[Sibilla Cumana]]. I cristiani della zona, però, erano a conoscenza della presenza del vescovo, tanto che il [[diacono]] [[Sossio di Miseno|Sossio]], il diacono Festo e il [[Lettorato (liturgia)|lettore]] Desiderio, si recarono più volte a fargli visita. I pagani scoperto che [[Sossio di Miseno|Sossio]] era cristiano, lo denunciarono al giudice Dragonzio. Sossio venne catturato e condannato ad essere sbranato dalle belve nell'[[anfiteatro Flavio (Pozzuoli)|anfiteatro Flavio di Pozzuoli]].
I nomi dei sette martiri, compaiono in almeno sette antichi ''Acta'', ''Passiones'' o ''Vitae''. Tutti questi racconti pongono in primo piano la figura di san Gennaro, del miracolo della liquefazione del suo sangue e poi delle varie traslazioni delle reliquie dei martiri, con destinazioni diverse e del loro culto in varie località. Gli ''Atti Puteolani'' o ''Acta sancti Proculi'', che illustrano il martirio di san Procolo, furono trovati nell’Archivio della Curia di Pozzuoli e pubblicati per la prima volta, dal [[Compagnia di Gesù|gesuita]] padre Joannes Stilting, nel [[1757]] ad [[Anversa]]<ref>J. Stilting (1703-1762), ''Acta ss. Januari episcopi, Sosii, Festi et Proculi diaconorum, Desiderii lectoris, Eutychis vel Eutychetis et Acutii martyrum Puteolis in Campania felice, commentario e notationibus illustrata a Joanne Stiltingo'', Antuerpiae, apud Bernardum Albert Vander Plassche, 1757.</ref>. Agli ''Atti Puteolani'' si aggiungono gli ''Atti Bolognesi''. Prendono tale nome perché sono conservati in un codice del [[1180]], di proprietà del [[monastero]] di Santo Stefano dei padri Celestini in [[Bologna]].
 
Gennaro, Festo e Desiderio, saputo del suo arresto, vollero far visita a Sossio; furono scoperti, confessarono di essere cristiani e furono condotti dal giudice Draconzio, che li condannò alla stessa pena di Sossio. A questo punto del racconto compaiono i tre puteolani, il diacono Procolo ed i [[Laico|laici]] cristiani Eutiche ed Acuzio, i quali protestarono vivacemente contro la condanna mentre i martiri venivano condotti al supplizio; con la facilità e il fanatismo di allora, furono presi anche loro e condannati alla stessa pena degli altri. Il giorno dopo, tuttavia, per l'assenza del governatore stesso, impegnato altrove o, secondo altri, perché si era accorto che il popolo dimostrava simpatia verso i condannati e quindi per evitare disordini, il supplizio fu sospeso. Secondo la tradizione invece, il supplizio fu mutato per l'avvenimento di un miracolo, infatti, le fiere si inginocchiarono al cospetto dei condannati, dopo una [[benedizione]] fatta da Gennaro. Perciò furono trasferiti nel Foro dove il Magistrato giudicante li condannò alla decapitazione, che ebbe luogo, secondo la tradizione, il 19 settembre del 305 nei pressi della [[Solfatara di Pozzuoli]].
Durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano (284-305), il vescovo Gennaro si trovava a Pozzuoli, in incognito per non essere riconosciuto dai [[Paganesimo|pagani]], che allora correvano numerosi a consultare la [[Sibilla Cumana]]. I cristiani della zona, però, erano a conoscenza della presenza del vescovo, tanto che il [[diacono]] Sossio, il diacono Festo e il [[Lettorato (liturgia)|lettore]] Desiderio, si recarono più volte a fargli visita. I pagani scoperto che [[Sossio]] era cristiano, lo denunziarono al giudice Dragonzio. Sossio venne catturato e condannato ad essere sbranato dagli orsi, nell’anfiteatro di Pozzuoli.
 
== Culto ==
Gennaro, Festo e Desiderio, saputo del suo arresto, vollero far visita a Sossio; furono scoperti, confessarono di essere cristiani e furono condotti dal giudice [[Dragonzio]], che li condannò alla stessa pena di Sossio.A questo punto del racconto compaiono i tre puteolani, il diacono Procolo ed i [[Laico|laici]] cristiani Eutiche ed Acuzio, i quali protestarono vivacemente contro la condanna. Secondo la tradizione popolare i sette martiri furono prima rinchiusi nelle celle dell'anfiteatro Flavio. Qui, però, avvenne il miracolo, per cui gli animali si inginocchiarono al cospetto dei sette condannati. Perciò furono trasferiti nel Foro dove il Magistrato giudicante li condannò alla decapitazione, che ebbe luogo, secondo la tradizione, il 19 settembre del 305. Il corpo del martire Procolo fu sepolto, stando alle fonti, nel pretorio di Falcidio che dovrebbe trovarsi nei pressi della necropoli di via Celle.
Il gruppo dei sette martiri campani fu ben presto venerato dai Cristiani della zona, come testimonia la loro raffigurazione nelle [[Catacomba|catacombe]] dette di San Gennaro, di San Severo e di San Gaudioso a [[Napoli]]. San Procolo, in particolare, ottenne, insieme a San Gennaro, il patronato di [[Pozzuoli]].
Il nome Proculus è molto ricorrente nella lingua latina, ed è riferito al figlio nato mentre il padre era lontano.
La festività di san Procolo veniva celebrata il 18 ottobre ma, fu poi spostata, con decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 10 dicembre 1718, al 16 novembre in quanto ad ottobre, molti puteolani erano impegnati nei lavori dei campi.
 
La [[Chiesa cattolica]] ricorda Procolo come [[santo]] il [[18 ottobre]] assieme Eutiche e Acuzio, come riporta il [[Martirologio Romano]]:
Il gruppo dei sette martiri campani si ritrova venerati anche nelle [[Catacomba|catacombe]] dette di San Gennaro, di San Severo e di San Gaudioso a [[Napoli]].
{{Citazione|18 ottobre - A Pozzuoli in Campania, santi martiri Procolo, diacono, Eutiche e Acuzio.}}
A [[Pozzuoli]] è però solennemente ricordato il [[16 novembre]] a seguito del decreto della [[Sacra Congregazione dei Riti]] del 10 dicembre 1718 in quanto ad ottobre molti puteolani erano impegnati nei lavori dei campi.
 
Durante questa celebrazione e quella al termine della processione della seconda domenica di maggio al santo patrono viene cantato questo inno con la sua semplice melodia:
==Le reliquie==
La storia delle reliquie è altrettanto complessa. Le spoglie di san Procolo, patrono principale della città di Pozzuoli, avrebbero trovato una definitiva collocazione nel [[tempio]] Calpurniano, trasformato nella nuova [[cattedrale]] puteolana. Secondo un documento del [[IX secolo]], nell’871, i corpi di Gennaro, Procolo, Eutiche ed Acuzio, sarebbero stati portati da un cavaliere [[Svevia|svevo]] nell'abbazia di "Angia Dives" o Reichenau, sul [[Lago di Costanza]] in [[Svizzera]].
Nel [[1780]] nell'abbazia si rinvennero delle ossa. Una parte delle reliquie del martire puteolano furono riconosciute e recuperate grazie alle ricerche di Monsignore Antonio Gutler, confessore della regina di Napoli Maria Carolina. Le reliquie di san Procolo furono riportate a Pozzuoli il 13 maggio[[1781]]. Da allora la città di Pozzuoli e la Diocesi, con solenni festeggiamenti rievocano il ritorno dei resti mortali di san Procolo nella città natale. Nella seconda domenica di maggio, le reliquie e il busto argenteo del Santo martire vengono portate in solenne processione per le vie della città, insieme al busto marmoreo di san Gennaro e a quello ligneo di san Celso, antico vescovo di Pozzuoli. Alcuni studi, condotti nel [[1964]] a Napoli, confermerebbero che le reliquie svizzere corrisponderebbero alle parti mancanti alle reliquie napoletane e puteolane.
 
{{citazione|Oh San Procolo protettore,<br />
beato martire del Signore,<br />
alla Vostra gran potenza<br />
ricorriamo con confidenza,<br />
impetrate a questa città<br />
viva fede, ferma speranza e perfetta carità.|}}
=== Le reliquie e la processione ===
Il corpo di san Procolo fu probabilmente sepolto dapprima presso il pretorio di Falcidio che dovrebbe trovarsi nei pressi della necropoli di via Celle, alla periferia di Pozzuoli per poi trovare una definitiva collocazione nel [[cattedrale di Pozzuoli|duomo della città]].
 
Secondo un documento del [[IX secolo]] dalla dubbia autenticità, nell'871, il corpo del martire sarebbe stato portato da un cavaliere [[Svevia|svevo]] nell'abbazia di "Angia Dives" o Reichenau, in un'isoletta sul [[Lago di Costanza]] nella [[Svizzera]] renana.
 
Nel [[1780]] nell'abbazia si rinvennero delle ossa, tra le quali una parte delle reliquie del martire puteolano che furono riconosciute e recuperate grazie alle ricerche di Monsignore Antonio Gutler, confessore della regina di Napoli Maria Carolina e furono riportate a Pozzuoli il 13 maggio [[1781]].
==Il tempio - duomo==
 
In ricordo di questo avvenimento dal [[1845]], come stabilito dal vescovo [[Raffaele Purpo]],<ref>http://www.archeoflegrei.it/due-puteolani-diventati-santi/</ref> nella seconda domenica di maggio vengono portati in solenne processione per le vie della città le reliquie e il busto argenteo del Santo martire, insieme a [[Santuario di San Gennaro alla Solfatara|quello marmoreo di san Gennaro]] e a quello ligneo di san Celso<ref>Ritenuto in passato secondo vescovo di Pozzuoli, ed ancora venerato nonostante probabilmente non sia mai esistito e di conseguenza sia stato depennato dalle liste dei santi sotto il pontificato di [[papa Giovanni XXIII]] [http://www.ulixesnews.it/?p=70 UlixesNews]</ref>.
Tra la fine del V e gli inizi del VI secolo, al santo fu dedicato, come chiesa, lo splendido edificio marmoreo pseudoperiptero esastilo, di ordine corinzio con due rampe laterali che ascendono al basamento del pronao, che il ricco mercante Lucio Calpurnio aveva fatto erigere a Pozzuoli in onore dell'imperatore [[Ottaviano Augusto]].Questo tempio fu costruito dall'architetto [[Lucio Cocceio Aucto]] sui resti di un precedente tempio di età repubblicana risalente al 194 a.C,già ristrutturato da [[Silla]] nel 78 a.C. Le prime notizie della chiesa di San Procolo nel castro risalgono al 1027;qualche tempo dopo si ha notizia di un'altra chiesa dedicata a San Procolo nei pressi della sepoltura del Santo nel pretorio di Falcidio. Nel 1538 questo edificio di epoca augustea subì gravi danni a seguito dello sprofondamento di Tripergole e della conseguente nascita del [[Monte Nuovo]].Il vescovo Castaldo lo restaurò, e per far fronte alla spesa occorrente ottenne con decreto 16 giugno 1544, dal pontefice [[Paolo III]] la facoltà di vendere beni stabili della mensa vescovile fino al prezzo di 200 ducati d'oro di Camera. Nel [[1632]] il vescovo [[Martin de Leon y Cardenas]], poi arcivescovo di Palermo, arricchì e trasformò questa costruzione, inglobando nelle strutture barocche le precedenti vestigia del tempio romano. Grazie all'intervento degli architetti Bartolomeo Picchiati e [[Cosimo Fanzago]],fece aggiungere il coro, con annessa la sala Capitolare, arricchita con splendidi affreschi raffiguranti tutti i vescovi di Pozzuoli fino al 1732 e il campanile, oggi andato perduto ad eccezione di tre delle sue quattro antiche campane. Inoltre costruì nella nuova cattedrale un'apposita cappella per il culto dell'Eucarestia, provvedendola di un magnifico altare cesellato in marmi policromi e di ciborio ornato di bronzo dorato e di lapislazzuli. Qualche tempo dopo, il vescovo Zezza mise in collegamento con il Duomo l'ex chiesa della SS Trinità, esistente già nel [[XII secolo]], adibendola a sagrestia. Nel 1817 venne annessa anche l'adiacente capppella del SS. Corpo di Cristo, edificata nel 1354 con il nome di S. Giacomo degli Apostoli dal principe [[Luigi di Taranto]], marito della [[regina Giovanna I]], la quale nel 1363 la donò al Capitolo dei Canonici di Pozzuoli, perché pregassero per lei e la sua famiglia. Per distinguerla, forse, dall'altra chiesa di San Giacomo (l'attuale chiesa del Carmine) fu chiamata nel 1500 San Giacomo Reale, e verso il 1587,appunto, chiesa del Corpo di Cristo. A seguito di recenti restauri, ha riasssunto la sua precedente autonomia. Il duomo, dichiarato monumento nazionale con regio decreto n.1746 del 21 novembre 1940, divenne basilica minore pontificia con bolla di [[Pio XII]] del 25 novembre 1959.La navata centrale della Cattedrale venne completamente distrutta da un incendio, nella notte tra il 16 e il 17 maggio 1964 e da allora, la chiesa del Carmine svolge le funzioni di Cattedrale e dal 1995 la moderna chiesa di [[San Paolo]], nel quartiere di [[Monterusciello]], quelle di concattedrale. Successivi restauri,iniziati nel 1968 e attualmente in fase di svolgimento, hanno riportato alla luce le antiche strutture romane.
== Quadri superstiti all'incendio del 1964 ==
 
Alcuni studi, condotti nel [[1964]] a Napoli, confermerebbero che le reliquie svizzere corrisponderebbero alle parti mancanti alle reliquie napoletane e puteolane.
* Decollazione di San Gennaro di Agostino Beltrano
* Gesù lava i piedi ai discepoli di Giacinto Diano
* Addio di Gesù alla Madre di Giacinto Diano
* Martirio dei Santi Onesimo, Alfio e Filadelfo della Scuola del Lanfranco
* San Procolo e Nicea di Artemisia Gentileschi
* Martirio di Sant'Artema di Giovanni Lanfranco
* Adorazione dei pastori di Cesare Fracanzano
* Martirio di Sant'Alessandro di Agostino Beltrano
* San Gennaro nell'anfiteatro di Artemisia Gentileschi
* Arrivo di San Paolo a Pozzuoli di Giovanni Lanfranco
 
Nel maggio [[1964]] a seguito dell'incendio della [[cattedrale di Pozzuoli|cattedrale]] le reliquie furono portate via e messe al sicuro. Cinquant'anni dopo, l'11 maggio 2014 in concomitanza con la già nominata processione, le reliquie hanno fatto ritorno nella basilica riaperta al culto e sono state poste all'interno del nuovo altare maggiore e sono visibili grazie alla sua fenestella confessionis. Per l'occasione hanno rifatto il loro ingresso in cattedrale anche i tre busti<ref>[http://www.cronacaflegrea.it/rione-terra-san-procolo-ritorna-nel-duomo-guarda-le-foto/ RIONE TERRA/ San Procolo ritorna nel Duomo – GUARDA LE FOTO | Cronaca Flegrea<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
== L'inno a San Procolo ==
Un'antica tradizione vuole che questo testo con la sua semplice melodia fosse cantato al termine di ogni celebrazione nella cattedrale dedicata al santo patrono:
 
"'''O'''h San Procolo protettore,/
beato martire del Signore,/
alla Vostra gran potenza/
ricorriamo con confidenza/
impetrate a questa città/
viva fede, ferma speranza/
e perfetta carità"
 
== Note ==
<references />
==Voci correlate==
*[[Diocesi di Pozzuoli]]
*[[Cattedrale di Pozzuoli]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{santiebeati|91924|Santi Procolo, Eutiche e Acuzio}}
* http://www.diocesipozzuoli.org/?areasez=55
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Biografie|Cattolicesimo}}
 
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