Dioniso: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|il|Dionisio nome proprio|[[Dionigi]](disambigua)|Dionisio}}
{{Personaggio
[[File:Dionysos Louvre Ma87.jpg|thumb|right|190px|Statua di Dioniso del [[II secolo]],
|medium = mitologia
esposta al [[Louvre]].]]
|saga =
{{quote|Che cos'è la sapienza,
|lingua originale = {{nomelingua|grc}}
se non si deve conoscere né praticare
|nome = {{lang|grc|Διόνυσος}}
quel che oltrepassa le leggi?|[[Euripide]], ''[[Le Baccanti (Euripide)|Le Baccanti]]''}}
|nome traslitterato = Diόnysos
|nome italiano = Dioniso
|immagine = MNR 190 - Dioniso in bronzo da ponte Garibaldi P1200159.jpg
|didascalia = Dioniso, statua in bronzo di età adrianea (117-138 d.C.) - [[Palazzo Massimo alle Terme]] ([[Museo Nazionale Romano]]), [[Roma]]
|autore =
|epiteto = Bromio, lysios, Zagreo
|sesso = M
|affiliazione = [[dèi olimpici]]
|prima apparizione =
}}
'''Dioniso''' (<small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/diˈɔnizo/|it}}, alla latina {{IPA|/dioˈnizo/|it}}<ref>{{DOP|id=1019804}}</ref>; {{lang-grc|Διόνυσος}}, [[dialetto attico]]; in greco omerico: {{lang|grc|Διώνυσος}}; in greco eolico: {{lang|grc|Ζόννυσσος}} o {{lang|grc|Ζόννυσος}}) è una divinità della [[religione greca]].
 
Originariamente fu un dio arcaico della vegetazione<ref group="Nota">Il Dioniso originario, legato alla vegetazione, rappresentava quell'energia naturale che, per effetto del calore e dell'umidità, portava i frutti delle piante alla piena maturità. Era dunque visto come una divinità benefica per gli uomini da cui dipendevano i doni che la natura stessa offriva tra questi: l'agiatezza, la cultura, l'ordine sociale e civile. Ma poiché questa energia tendeva a scomparire durante l'inverno, l'immaginazione degli antichi tendeva a concepire talvolta un Dioniso sofferente e perseguitato.</ref>, legato alla [[Linfa (botanica)|linfa]] vitale che scorre nelle piante<ref group="Nota">Linfa che si ritrae nel mondo [[Divinità ctonie|ctonio]] durante i mesi invernali per poi tornare a scorrere vivida in quelli estivi; infatti erano a lui
'''Dioniso''', (in [[lingua greca|greco]]: {{Polytonic|Διόνυσος}} o anche {{Polytonic|Διώνυσος}}) è una divinità della [[religione greca]]. Dio dell'estasi e della liberazione dei sensi, rappresenta l'essenza del creato nel suo perenne e selvaggio fluire, lo spirito divino di una realtà smisurata, l'elemento primigenio del cosmo, l'irruzione spirituale della ''zoé'' greca, ossia l'esistenza intesa in senso assoluto, il frenetico flusso di vita che tutto pervade.<ref>Walter F. Otto, ''Dioniso. Mito e culto''</ref>
cari tutti quei frutti ricchi di succo dolce come l'uva, il melograno o il fico ([[Jacques Brosse]], ''Mitologia delle piante'', Rizzoli, 1991, cap. 4).</ref>. In seguito fu identificato come dio dell'estasi, del [[vino]], dell'ebbrezza e della liberazione dei sensi; venne quindi a rappresentare l'essenza del creato nel suo perenne e selvaggio fluire, lo spirito divino di una realtà smisurata, l'elemento primigenio del cosmo, l'irruzione spirituale della [[Vita (filosofia)|ζωή]] greca, ossia l'esistenza intesa in senso assoluto, la frenetica corrente di vita che tutto pervade<ref name=otto>{{Cita|Otto 2005}}.</ref>.
 
Dio "ibrido" dalla multiforme natura maschile e femminile, animalesca e divina, tragica e comica, Dioniso incarna, nel suo delirio mistico, la scintilla primordiale e istintuale presente in ogni essere vivente; che permane anche nell'uomo civilizzato come sua parte originaria e insopprimibile, e che può riemergere ed esplodere in maniera violenta se repressa e non elaborata correttamente.
Veniva [[Corrispondenza tra divinità greche e romane|identificato]] a [[Antica Roma|Roma]] con [[Bacco]], con il [[Fufluns]] venerato dagli [[Civiltà etrusca|Etruschi]] e con la divinità italica ''[[Liber|Liber Pater]]'', ed era soprannominato ''lysios'', "colui che scioglie" l'uomo dai vincoli dell'identità personale per ricongiungerlo all'originarietà universale.
 
Veniva [[Corrispondenza tra divinità greche e romane|identificato]] a [[Roma (città antica)|Roma]] con il dio [[Bacco]] (simile a Dioniso), con il [[Fufluns]] venerato dagli [[Civiltà etrusca|Etruschi]] e con la divinità italica ''[[Liber|Liber Pater]]'', ed era soprannominato λύσιος ''lýsios'', "colui che scioglie" l'uomo dai vincoli dell'identità personale per ricongiungerlo all'originarietà universale. Nei [[misteri eleusini]] veniva identificato con [[Iacco]].
In senso più generale, Dioniso rappresentava quell'energia naturale che, per effetto del calore e dell'umidità, portava i frutti delle piante alla piena maturità. Era dunque visto come una divinità benefica per gli uomini da cui dipendevano i doni che la natura stessa offriva tra questi: l'agiatezza, la cultura, l'ordine sociale e civile. Ma poiché questa energia tendeva a scomparire durante l'inverno, l'immaginazione degli antichi tendeva a concepire talvolta un Dioniso sofferente e perseguitato.
 
Strettamente legato alle origini del [[teatro]], Dioniso è forse il dio della mitologia greca di maggior fortuna nella cultura contemporanea, in particolare nel Novecento, dopo che il filosofo [[Friedrich Nietzsche]], nella ''Nascita della tragedia'', ha creato la categoria estetica del [[Apollineo e dionisiaco|dionisiaco]] – emblema delle forze naturali, vitalistiche e irrazionali – contrapponendola a quella dell'[[Apollineo e dionisiaco|apollineo]]<ref>{{Cita|Fusillo 2006}}.</ref>.
In particolare Dioniso, quale divinità della vegetazione, era legato soprattutto alla pianta della [[vitis vinifera|vite]] (quindi alla [[vendemmia]] ed al [[vino]]) ed all'[[edera]]. Uno dei suoi attributi era infatti il sacro [[Tirso (bastone)|Tirso]], un bastone con attorcigliati pampini ed edera; altro suo attributo è il [[kantharos]], una coppa per bere caratterizzata da due alte anse che si estendono in altezza oltre l'orlo. Dioniso viene spesso rappresentato nelle arti come vestito di pelle di leopardo, su di un carro di trionfo assieme alla sua compagna [[Arianna (mitologia)|Arianna]], solitamente si accompagna in gioiose processioni con bestie feroci, [[satiri]] e [[sileni]]. Il corteo che accompagnava il dio era detto [[tiaso]]. Le sue sacerdotesse erano le [[menadi]], o [[baccanti]], donne in preda alla frenesia estatica ed invasate dal dio.
 
== Attributi ed epiteti ==
Quale divinità della forza vitale, dell'impulso, dell'ebbrezza e dell'[[estasi]] divenne oggetto dell'analisi del filosofo tedesco [[Friedrich Nietzsche]] che contrappose lo [[Spirito dionisiaco]] allo [[Spirito apollineo]].
[[File:Dionysos on a cheetah, Pella, Greece.jpg|thumb|Dioniso a cavallo di un [[ghepardo]], [[mosaico]] a [[Pella (città antica)|Pella]], [[Grecia]], [[IV secolo a.C.]]]]
Solitamente accompagnato da un corteo chiamato [[tiaso]] e composto dalle sue sacerdotesse (dette [[menadi]] o [[baccanti]], donne in preda a frenesia estatica e sessuale e invasate dal dio), bestie feroci, [[satiri]] e [[sileni]]. Care al dio erano le piante della [[vitis vinifera|vite]] (da cui il legame con il [[vino]] e la [[vendemmia]]<ref>Il vino fu dono di Dioniso all'uomo secondo Esiodo, ''Catalogo delle donne'' fr. 239 Merkelbach-West; v. anche ''Le opere e i giorni'', 614.</ref>) e dell'[[edera]] (in particolare alcune specie di edera, contenenti sostanze [[psicotropo|psicotrope]], e che venivano lasciate macerare nel vino)<ref name="Nota3">L'edera, peraltro, ha una forma che può ricordare quella della vite, e a volte le veniva attribuito l'appellativo poetico di ''oinôps'' o ''oinōpós'' (“color del vino”) che indica appunto la sua appartenenza a Dioniso quale dio del vino. In particolare La corrispondenza fra le due piante è illustrata da [[Walter F. Otto]] in una pagina classica del suo saggio su Dioniso: «L'edera fiorisce in autunno quando per la vite è tempo di vendemmia, e produce frutti in primavera. Tra la sua fioritura e l'epoca dei frutti sta il tempo dell'epifania dionisiaca nei mesi invernali. Così, in certo qual modo l'edera rende omaggio al dio delle inebrianti feste invernali, dopo che i suoi germogli si sono librati in alto, come se recassero una nuova primavera. Ma anche senza tale trasformazione essa è un ornamento dell'inverno. Mentre la vite dionisiaca necessita il più possibile della luce e del calore solare, l'edera dionisiaca ha un bisogno sorprendentemente limitato di luce e di calore, e fa germogliare la sua freschissima verzura anche all'ombra e al freddo. Nel bel mezzo dell'inverno, quando si celebrano strepitanti feste dionisiache, si stende baldanzosa con le sue foglie frastagliate sul terreno dei boschi o si arrampica sui tronchi quasi volesse, al pari delle Menadi, salutare il dio e circondarlo nella danza. La si è paragonata al serpente, e la natura fredda attribuita a entrambi si ritiene sia il motivo per cui essi appartengono a Dioniso. Effettivamente il movimento con cui l'edera striscia sul terreno o si avvolge agli alberi può ricordare i serpenti che le selvagge accompagnatrici di Dioniso intrecciano nei capelli o tengono fra le mani».</ref><ref>{{Cita|Otto 2005|p.&nbsp;162}}.</ref>.
Uno dei suoi attributi era infatti il sacro [[Tirso (bastone)|tirso]], un bastone nodoso avvolto da edera e pampini e sormontato da una pigna: altro suo attributo è il [[kantharos]], una coppa per bere caratterizzata da due alte anse che si estendono in altezza oltre l'orlo.
 
A seguire, alcuni degli [[Epiteto|epiteti]] con cui il Dio era chiamato:
== Mito ==
* '''Bromio''' – da {{lang|grc|βρόμος}}, "fragore", "fremito" e usato anche da [[Euripide]] ne ''[[Le Baccanti]]''<ref>{{Cita libro|titolo=Tutte le tragedie|collana=Il pensiero occidentale|editore=Bompiani|p=2841|ISBN=8845266583}}</ref>, secondo il mito il dio era stato generato in mezzo ai fragori del tuono dalla madre Semele colpita dal fulmine, o perché l'ebbrezza del vino produce fremito e furore;
* '''Lysios''' o '''Lieo''' – "colui che scioglie";<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it//vocabolario/lieo|titolo=lïèo in Vocabolario - Treccani|lingua=it|accesso=4 luglio 2020}}</ref>
* '''[[Bassaride|Bassareo]]''', soprannome di Bacco derivato secondo alcuni da Bassaro, un borgo della [[Lidia]] ove aveva un tempio, secondo altri da una lunga veste chiamata "Bassara" (o "Bassaris") fatta di pelli di volpi originaria della Tracia che Bacco portava, o da un calzare detto "Bassaro". La sacerdotessa di Bacco si chiamava Bassarida<ref name="Villarosa">{{Google books|mZW1_HSkddYC|Dizionario mitologico-storico-poetico|autore=F. S. Villarosa|anno=1841|editore=Tipografia Nicola Vanspandoch e C.|città=Napoli|pagina =56|volume=vol. I}}</ref>;
* '''Cretogeno''' – nato a [[Creta (Grecia)|Creta]];
* '''Ctonio''' – in quanto figlio della regina del mondo sotterraneo;
* '''Zagreo''' ({{lang|grc|Zαγρεύς}}) – in quanto figlio di Zeus e Persefone<ref name="MetVI">[[Ovidio]], ''[[Metamorfosi (Ovidio)|Met.]]'' VI 114.</ref><ref name="Dionisiache" />;
* '''Bacco'''<ref>{{Cita libro|titolo=Tutte le tragedie|collana=Il pensiero occidentale|editore=Bompiani|p=3030|ISBN=8845266583}}</ref>.
 
== Mitologia ==
=== Origini ===
[[File:Wall painting - Dionysos with Helios and Aphrodite - Pompeii (VII 2 16) - Napoli MAN 9449 - 01.jpg|miniatura|Dioniso potrebbe essere la figura centrale dell'affresco ''[[Stibadio dionisiaco]]'' rinvenuto nella [[casa di Gaio Rufo]] a [[Pompei (città antica)|Pompei]] e conservato al [[Museo archeologico nazionale di Napoli]]]]
[[File:Silenus Braccio Nuovo Inv2292.jpg|thumb|right|190px|Satiro tiene in braccio Dioniso bambino, marmo, copia Romana del II secolo a.C. da un originale greco di [[Lisippo]] (ca. 300 a.C.), [[Roma]], [[Musei Vaticani]].]]
L'origine del nome Dioniso è suggerita dal [[genitivo]] {{lang|grc|Διός}} (di Zeus) e da {{lang|grc|νῦσος}}, quindi il ''nysos'' (nuovo, giovane): il "giovane figlio di Zeus"<ref>[[Filippo Càssola]]. ''Inni omerici''. Milano, Mondadori/Fondazione Lorenzo Valla, 2006, pag. 5.</ref>. Per altri studiosi, l'etimologia è invece legata al [[Nisa (monte)|monte Nisa]], dove il dio venne allevato (''theos-Nyses'', il dio di Nisa)<ref>{{Treccani|dioniso_(Enciclopedia-Italiana)||autore=[[Giulio Gianelli]] e [[Giulio Quirino Giglioli]]|anno=1931|accesso=7 aprile 2019}}</ref><ref>R. Gordon Wasson, Albert Hofmann, Carl A. P. Ruck, ''Alla scoperta dei misteri eleusini'', Urrà-Apogeo Edizioni, 1996.</ref>; e c'è anche chi propende per il significato di "dio notturno" (''theos-nykios'')<ref>Umberto Curi, ''Endiadi. Figure della duplicità'', Cortina Raffaello 2015.</ref>. Il poeta [[Apollonio Rodio]] invece propose il significato di "nato due volte" (da ''di-genes'') o "il fanciullo dalla doppia porta"<ref>Apollonio Rodio, IV, 1137.</ref>.
Secondo Detienne Dioniso è il dio straniero per eccellenza, poiché proveniva dalla Tracia.
Le notizie relative alle modalità della nascita di Dioniso sono intricate e contrastanti. Sebbene il nome di suo padre, [[Zeus]], sia indiscusso, quello di sua madre è invece vittima di numerose interpretazioni da parte degli autori mitografi. Alcuni dicono che il dio fosse frutto degli amori del dio con [[Demetra]], sua sorella, oppure di [[Io (mitologia)|Io]], o ancora di [[Lete (mitologia greca)|Lete]]; altri ancora lo fanno figlio di [[Dione (mitologia)|Dione]], oppure di Persefone <ref>Scoli a Pindaro, ''Pitica'' III, 177</ref>.<ref>Plutarco, ''Simposio'' VII, 5</ref>.
 
Secondo Detienne, Dioniso è il dio straniero per eccellenza, poiché proveniva dalla [[Tracia]]. Le ricerche più recenti, in effetti, hanno messo in rilievo l'esistenza di elementi comuni nel culto greco di Dioniso e nei culti della Tracia, con possibilità di rapporti reciproci, uniti forse a influssi dall'Asia Minore (già autori antichi, come [[Euripide]], sostenevano l'origine [[frigia]] di Dioniso, che presenta forti affinità col dio [[Sabazio]])<ref>Tim Unwin, ''Storia del vino'', Donzelli 2002.</ref>. Questa tesi ben si accorda al fatto che diversi elementi attestano l'antichità del culto di Dioniso in terra greca: in particolare la presenza del nome sulle tavolette micenee in [[lineare B]], il carattere orgiastico dei culti della vegetazione della religione minoica, nonché la credenza, diffusa a [[Creta (Grecia)|Creta]], che il toro rappresenti una forma di epifania divina (e Dioniso venne talvolta invocato con l'appellativo di "toro").
Quest'ultima versione, nonostante non sia accettata dalla maggior parte dei mitografi, non è comunque stata scartata del tutto dalla tradizione letteraria. In alcune leggende orfiche, la madre di Dioniso è infatti definita "la regina della morte", il che fa appunto pensare a Persefone. Zeus stesso, innamoratosi di sua figlia, che era stata nascosta in una grotta per volere di Demetra, si tramutò in serpente e la raggiunse mentre era intenta a tessere. La fecondò, e la fanciulla partorì così due bambini, [[Zagreo]]<ref>[[Nonno di Panopoli]], ''Dionisiache'' VI, 269</ref> e lo stesso Dioniso.
 
Le notizie relative alle modalità della nascita di Dioniso sono intricate e contrastanti. Sebbene il nome di suo padre, [[Zeus]], sia indiscusso, quello di sua madre è invece oggetto di numerose interpretazioni da parte degli autori [[Mitografo|mitografi]]. Alcuni dicono che il dio fosse frutto degli amori del dio con [[Demetra]], sua sorella, oppure di [[Io (mitologia)|Io]], o ancora di [[Lete (divinità)|Lete]]; altri ancora lo fanno figlio di [[Dione (mitologia)|Dione]], oppure di [[Persefone]]<ref>Scolii a Pindaro, ''Pitica'' III, 177.</ref><ref>Plutarco, ''Simposio'' VII, 5.</ref>.
Tuttavia, la versione generalmente più conosciuta è quella che vuole come madre [[Semele]], figlia di [[Armonia (mitologia)|Armonia]] e di [[Cadmo]], re di Tebe: d'altra parte il suo nome può significare "la sotterranea", se non si riferisca a [[Selene]], la dea Luna, che ribadisce così all'immagine della Terra intesa come grembo oscuro, ma stranamente fecondo, che sottrae la vita alla luce e l'assorbe per riprodurla, in un eterno ciclo di morti e resurrezioni. Anche sulle versioni del concepimento di Dioniso, le tradizioni non concordano: secondo alcuni, Zeus, dopo aver raccolto ciò che rimaneva del corpicino del diletto figlio Zagreo, generato da Persefone e ucciso dai [[Titano (mitologia)|Titani]], cucinò il [[cuore]] del fanciullo in un brodo che fece bere alla giovane Semele, sua amante. Oppure, il padre degli dei stesso, innamorato perdutamente di Semele, assunse l'aspetto di un mortale per unirsi a lei nel talamo, rendendola incinta di un bambino<ref>[[Biblioteca (Apollodoro)|Pseudo-Apollodoro]] III, 4-3</ref>.
 
Quest'ultima versione, nonostante non sia accettata dalla maggior parte dei mitografi, non è comunque stata scartata del tutto dalla tradizione letteraria. In alcune leggende [[Orfismo|orfiche]] la madre di Dioniso è infatti definita "la regina della morte", il che fa appunto pensare a Persefone. Zeus stesso, innamoratosi di sua figlia, che era stata nascosta in una grotta per volere di Demetra, si tramutò in serpente e la raggiunse mentre era intenta a tessere. La fecondò e la fanciulla partorì così due bambini, [[Zagreo]]<ref name=Dionisiache>[[Nonno di Panopoli]], ''[[Dionysiaca|Dionisiache]]'' VI, 269.</ref> e lo stesso Dioniso.
L'ennesimo tradimento di Zeus con una mortale non restò oscuro ad [[Era (mitologia)|Era]], che si poteva ritenere l'unica moglie legittima del dio. Infuriata, e non potendo vendicarsi sul marito, la dea ispirò nelle tre sorelle di Semele invidia per la sorella, che nonostante fosse in età da nubile, poteva vantare già un amante e anche una gravidanza. La povera Semele subì le crudeli beffe di [[Agave (mitologia)|Agave]], [[Ino]] e [[Autonoe (Cadmo)|Autonoe]], le quali criticavano non solo il fatto che fosse già incinta, ma anche che nonostante il concepimento, il padre del bambino non si fosse ancora deciso a venire allo scoperto e a dichiararsi.
 
=== Genealogia (Esiodo) ===
In [[Antropologia]] Dioniso rappresenta il mito della {{quote|Resurrezione del Dio ucciso.|James G. Frazer, ''[[Il ramo d'oro]]'' (''The Golden Bough''), traduzione di Lauro De Bosis, Giulio Einaudi editore, 1950.}}
Figlio di [[Zeus]]<ref name="Nonno319">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/NonnusDionysiaca7.html|titolo= Nonno di Panopoli, Dionisiaca libro 7.319|lingua=en|accesso=30 agosto 2025}}</ref><ref name="apol3.4.3">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/Apollodorus3.html#4|titolo= Apollodoro, Biblioteca Libro 3.4.3|lingua=en|accesso=30 agosto 2025}}</ref><ref name="Nonno319">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/NonnusDionysiaca7.html|titolo= Nonno di Panopoli, Dionisiaca libro 7.319|lingua=en|accesso=30 agosto 2025}}</ref> e di [[Semele]],<ref name="apol3.4.3"/><ref name="Nonno319"/> sposò [[Arianna (mitologia)|Arianna]]<ref name=" apolE.1.9 ">{{cita web|url= https://www.theoi.com/Text/ApollodorusE.html#1|titolo= Apollodoro, Biblioteca E, 1.9 |lingua=en|accesso= 01 ottobre 2025}}</ref> che lo rese padre di [[Enopione]],<ref name=" apolE.1.9 "/> [[Stafilo]],<ref name=" apolE.1.9 "/> [[Toante (figlio di Dioniso)|Toante]],<ref name=" apolE.1.9 "/> Pepareto,<ref name=" apolE.1.9 "/> Eurimedonte (Igino chiama Dionosio 'Liber')<ref name="Igin14.4">{{cita web|url= https://topostext.org/work/206#14.4|titolo= Igino, Fabulae 14.4|lingua=en|accesso= 01 ottobre 2025}}</ref> ed [[Iacco]] (che potrebbe essere un'identificazione dello stesso Dionisio).
"Il poeta Nonno narra che [[Zeus]] in forma di serpente visita [[Semele]] ed essa gli partorì un FANCIULLO con due corna [[Zagreo]], ossia Dioniso. Il fanciullo era appena nato quando salì al trono di suo padre Zeus e imitò il grande Dio brandendo le folgori nella manina. I [[Titano (mitologia)|Titani]] traditori, con le facce imbiancate di GESSO, lo assalirono con dei pugnali, mentre stava guardandosi allo specchio. Per un certo tempo gli riuscì di sfuggire ai loro assalti prendendo la forma successivamente di ZEUS, CRONO, di un giovane, di un LEONE, di un CAVALLO e di un SERPENTE, alla fine sotto forma di TORO fu fatto a pezzi dai pugnali omicidi dei suoi nemici."
 
{{Genealogia degli Olimpi}}
Dioniso fratello di [[Minerva]] è ucciso perché figlio illegittimo di Zeus, ma in seguito RISUSCITATO dal padre ed entrato nel mito. Varie tradizioni lo IDENTIFICANO come dio delle VITI, da qui la tradizione romana di chiamarlo [[Bacco]], Dio dei PINI e come Dio del [[Vaglio]].
Nella tradizione contadina lo chiamano anche "NATO DA UNA VACCA" "CON FORMA DI TORO", nelle antiche comunità con riti Dionisiaci si sacrificava un TORO facendolo a pezzi e mangiando le sue carni e bevendo il suo sangue.
 
=== Nascita di Dioniso ===
[[File:Jacques Francois Courtin - Bacchus Delivered to the Nymphs of Nysa.jpg|miniatura|Dioniso consegnato alla ninfa [[Nisa (ninfa)|Nisa]] - [[Jacques Francois Courtin]] ([[Museo delle Belle Arti di Arras]])]]
{{Vedi anche|Semele}}
La versione generalmente più conosciuta è quella che vuole come madre [[Semele]], figlia di [[Armonia (mitologia)|Armonia]] e di [[Cadmo]], re di Tebe: d'altra parte il suo nome può significare "la sotterranea", se non si riferisca a [[Selene]], la dea Luna, che ribadisce così all'immagine della Terra intesa come grembo oscuro, ma stranamente fecondo, che sottrae la vita alla luce e l'assorbe per riprodurla, in un eterno ciclo di morti e resurrezioni. Anche sulle versioni del concepimento di Dioniso le tradizioni non concordano: secondo alcuni Zeus, dopo avere raccolto ciò che rimaneva del corpicino del diletto figlioccio Zagreo, generato dal fratello Ade e dalla nipote Persefone e ucciso dai [[Titano (mitologia)|Titani]], cucinò il [[cuore]] del fanciullo in un brodo che fece bere alla giovane Semele, sua amante. Oppure il padre degli dei stesso, innamorato perdutamente di Semele, assunse l'aspetto di un mortale per unirsi a lei nel talamo, rendendola incinta di un bambino<ref>[[Biblioteca (Apollodoro)|Pseudo-Apollodoro]] III, 4-3.</ref>.
[[File:Sebastiano Ricci - Dionysus (1695).jpg|thumb|right|230px|Zeus e Semele, dipinto di [[Sebastiano Ricci]], 1695 ca, [[Firenze]], [[Uffizi]].]]
Nel frattempo, la regina degli dei, approfittando di questi contrasti, assunse l'aspetto di una vecchia anziana, [[Beroe]], nutrice della fanciulla, la quale era sua assistente sin dalla nascita. La regina degli dei si presentò quindi a Semele, già incinta da sei mesi, che, credendola la nutrice, cominciò a parlare con lei fino a quando il discorso non cadde sul suo amante. La vecchia mise in guardia Semele, consigliandole di fare una singolare richiesta al suo amante, ovvero quella di rivelarle la propria identità, smettendo di ingannarla e nascondersi; altrimenti avrebbe potuto pensare che il suo aspetto fosse in realtà quello di un mostro. Secondo una versione diversa, Semele era a conoscenza dell'identità del suo amante ed Era l'aveva messo in guardia proprio dal fidarsi del dio, esortandola a esigere una prova della sua vera identità. Suggerì quindi di chiedere a Zeus di presentarsi a lei come quando si presentava al cospetto di Era.
 
L'ennesimo tradimento di Zeus con una mortale non restò oscuro a [[Era (mitologia)|Era]], che si poteva ritenere l'unica moglie legittima del dio. Infuriata, e non potendo vendicarsi sul marito, la dea ispirò nelle tre sorelle di Semele invidia per la sorella, che nonostante fosse in età da nubile poteva vantare già un amante e anche una gravidanza. La povera Semele subì le crudeli beffe di [[Agave (figlia di Cadmo)|Agave]], [[Ino]] e [[Autonoe (figlia di Cadmo)|Autonoe]], le quali criticavano non solo il fatto che fosse già incinta, ma anche che nonostante il concepimento il padre del bambino non si fosse ancora deciso a venire allo scoperto e a dichiararsi.
Dopo qualche tempo, quando Zeus tornò nuovamente dalla sua amante per godere le gioie del sesso, Semele, memore delle parole della vecchia, pregò Zeus di rivelargli la sua identità e di smettere di continuare a fingere. Per timore della [[Gelosia (sentimento)|gelosia]] di sua moglie Era, il dio rifiutò, e a questo punto, Semele si oppose al condividere il suo letto con lui. Adirato, Zeus le apparve tra folgori e [[fulmini]] accecanti, tanto che la fanciulla, non potendo sopportare il tremendo bagliore, venne incenerita.
 
Nel frattempo la regina degli dei, approfittando di questi contrasti, assunse l'aspetto di una vecchia anziana, [[Beroe (figlia di Adone)|Beroe]], nutrice della fanciulla, la quale era sua assistente sin dalla nascita. La regina degli dei si presentò quindi a Semele, già incinta da sei mesi, che, credendola la nutrice, cominciò a parlare con lei fino a quando il discorso non cadde sul suo amante. La vecchia mise in guardia Semele, consigliandole di fare una singolare richiesta al suo amante, ovvero quella di rivelarle la propria identità, smettendo di ingannarla e nascondersi; altrimenti avrebbe potuto pensare che il suo aspetto fosse in realtà quello di un mostro. Secondo una versione diversa Semele era a conoscenza dell'identità del suo amante ed Era l'aveva messa in guardia proprio dal fidarsi del dio, esortandola a esigere una prova della sua vera identità. Suggerì quindi di chiedere a Zeus di presentarsi a lei come quando si presentava al cospetto di Era.
Secondo l'altra versione, quando il padre degli dei tornò dalla sua amante, Semele gli chiese di offrirle un regalo ed egli promise di esaudire qualsiasi desiderio della fanciulla. Semele chiese allora al re degli dei di manifestarsi in tutta la sua potenza. Zeus, disperato, fu costretto a realizzare tale richiesta e si recò al cospetto di Semele armato delle sue [[fulmine|folgori]]. Come nella versione precedente, la giovane viene folgorata. Per impedire che il bambino venisse bruciato, [[Gea]], la Terra, fece crescere dell'[[edera]] fresca in corrispondenza del feto del bambino; ma Zeus, che non aveva dimenticato il bambino che ella portava in grembo, incaricò [[Ermes]] (o secondo altri egli stesso), si affrettò a strapparne il [[feto]] dal suo ventre e praticò un'incisione sulla sua coscia, nella quale se lo cucì. Qui vi poté maturare altri tre mesi e, passato il tempo necessario, lo fece uscire fuori, perfettamente vivo e formato. Zeus gli diede il nome di Dioniso che appunto vuol dire il "nato due volte" o anche "il fanciullo della doppia porta"<ref>Apollonio Rodio, IV 1137</ref>.
[[File:Semele, Ludovico Dolce, 1558.jpg|thumb|left|Zeus estrae Dioniso dal ventre di Semele, morta folgorata. dipinto di [[Ludovico Dolce]], 1558.]]
Dopo qualche tempo, quando Zeus tornò nuovamente dalla sua amante per godere le gioie del sesso, Semele, memore delle parole della vecchia, pregò Zeus di rivelarle la sua identità e di smettere di continuare a fingere. Per timore della [[gelosia]] di sua moglie Era il dio rifiutò, e a questo punto Semele si oppose al condividere il suo letto con lui. Adirato, Zeus le apparve tra folgori e [[fulmini]] accecanti, tanto che la fanciulla, non potendo sopportare il tremendo bagliore, venne incenerita.
 
Secondo l'altra versione quando il padre degli dei tornò dalla sua amante Semele gli chiese di offrirle un regalo ed egli promise di esaudire qualsiasi desiderio della fanciulla. Semele chiese allora al re degli dei di manifestarsi in tutta la sua potenza. Zeus, disperato, fu costretto a realizzare la richiesta di Semele, che rimase uccisa. Per impedire che il bambino morisse [[Gea]], la Terra, fece crescere dell'[[edera]] fresca in corrispondenza del feto; ma Zeus incaricò [[Ermes]] (o secondo altri lo fece egli stesso) di strappare il [[feto]] dal ventre materno e se lo fece cucire dentro la coscia.<ref>Nelle ''Baccanti'' Euripide fa dire a Tiresia che il mito di Dioniso cucito nella coscia di Zeus è il frutto di un malinteso linguistico: a causa delle gelosia della moglie Era, Zeus foggiò con l’etere un Dioniso fittizio, che diede in ostaggio alla dea, e liberò il vero Dioniso; l’equivoco nacque perché in greco «méros» significa coscia e «hómeros» ostaggio.</ref> Passati altri tre mesi e finito il periodo di gestazione, il sovrano degli dèi partorì il bambino, perfettamente vivo e formato, dandogli il nome di Dioniso che vuol dire il "nato due volte" o anche "il fanciullo dalla doppia porta"<ref>Apollonio Rodio, IV 1137.</ref><ref group="Nota">Secondo altri il nome è invece da ricollegare alla [[Nisa (monte)|mitica località]] che gli diede i natali. Dioniso era soprannominato anche ''Trigonos'', “il nato tre volte”: dal ventre della madre Semele, dalla coscia di Zeus e dalle sue stesse membra dilaniate dai Titani.</ref><ref group="Nota">Una tradizione [[Laconia|lacone]] narrava diversamente la storia della nascita di Dioniso: il dio era nato normalmente a Tebe, da Semele, ma [[Cadmo]] volle esporre il bambino con la madre in un [[cofano]], in mare. I flutti spinsero il cofano sulla costa della Laconia, dove Semele, che era morta, venne sepolta. Dioniso, invece, rimasto miracolosamente in vita, venne accolto dagli abitanti del posto e allevato ([[Publio Papinio Stazio|Stazio]], ''[[Tebaide (Stazio)|Tebaide]]'' 1, 12).</ref>.
Una tradizione lacone<ref>Publio Papinio Stazio, ''Tebaide'' 1, 12</ref> narrava diversamente la storia della nascita di Dioniso: il dio era nato normalmente a Tebe, da Semele, ma [[Cadmo]] volle esporre il bambino con la madre in un [[cofano]], in mare. I flutti spinsero il cofano sulla costa della [[Laconia]], dove Semele, che era morta, venne sepolta. Dioniso, invece, rimasto miracolosamente in vita, venne accolto dagli abitanti del posto e allevato.
 
=== Infanzia e giovinezza di Dioniso ===
[[File:Dioniso Niño Museo de Málaga.jpg|thumb|Dioniso bambino, Museo di [[Malaga]].]]
Il neonato "nato dalla coscia di Zeus" già dalla sua venuta al mondo possedeva delle piccole corna con dei ricciolini serpentini; Zeus lo affidò immediatamente alle cure di Ermes.
Quando il piccolo Dioniso nacque dalla coscia di Zeus, lui lo affidò alle cure della sorella di Semele, Ino e a suo marito Atamante. Questo però non passò inosservato agli occhi attenti di Era, la quale fece impazzire i due sposi. Atamante, credendo di vedere un cervo nel figlio Learco, lo uccise a colpi di freccia, mentre Ino gettò il piccolo Melicerte in una tinozza di acqua bollente, uccidendolo, e una volta schiarita la mente e resosi conto di quello che aveva fatto si gettò in mare.
 
Dioniso era stato prontamente trasformato in una capra da Zeus, o forse da Ermes, e aveva potuto osservare tutto. Dal quel momento capì la pericolosità della pazzia e della poca chiarezza di mente, e in seguito ne fece uno dei suoi poteri divini. La capra diventò anche uno dei suoi animali sacri.
[[File:Römischer Meister um 20 001.jpg|thumb|left|260px|Leucotea allatta il piccolo Dioniso, affresco, 20 d.C., [[Roma]], [[Museo Nazionale Romano|Palazzo Massimo alle Terme]].]]
Raggiunta la maturità, [[Era (mitologia)|Era]] lo riconobbe come figlio di Zeus, punendolo con la [[follia|pazzia]]. Egli vagò insieme al suo tutore [[Sileno]] e un gruppo di [[satiri]] e [[Menadi|baccanti]] (così erano dette le seguaci del dio) fino in [[Egitto]], dove si batté con i [[Titano (mitologia)|Titani]], restituendo ad [[Amon|Ammone]] lo scettro che questi gli avevano rubato; in seguito si diresse in oriente, verso l'[[India]], sconfiggendo numerosi avversari lungo il suo cammino (tra cui il re di [[Damasco]], che scorticò vivo) e fondando numerose città: dopo aver sconfitto il re indiano [[Deriade]], Dioniso ottenne l'immortalità. Al suo ritorno gli si opposero le [[amazzoni]], che egli aveva già precedentemente respinto fino ad [[Efeso]], ma vennero sbaragliate dal dio e dal suo seguito. Fu allora che decise di tornare in Grecia in tutta la sua gloria divina, come figlio di Zeus; dopo essersi purificato dalla nonna Rea per i delitti commessi durante la pazzia, sbarcò in [[Tracia]], ma venne respinto dal re [[Licurgo]], sicché il dio lo fece impazzire (secondo una variante fu Rea a punirlo). In seguito Dioniso tolse il senno anche al fratellastro di [[Licurgo]], il pirata [[Bute]], che aveva violentato una delle [[Menadi]].
 
Dioniso rimase solo nella casa abbandonata e chissà cosa gli sarebbe successo se Ermes non lo avesse preso con sé. Lo portò in una lontana montagna dell'Asia minore sulla quale vivevano le, [[Iadi (mitologia)|Iadi]], ninfe dei boschi. Queste crebbero amorevolmente il piccolo Dioniso finché non fu tempo di trovargli un precettore. Chiesero allora a [[Sileno]], un anziano figlio di [[Pan]] e di una ninfa che possedeva una straordinaria saggezza ed il dono della divinazione.
Sottomessa la Tracia, passò in [[Beozia]] e poi alle isole dell'[[Egeo]], dove noleggiò una nave da alcuni marinai diretti a [[Nasso]]; questi ultimi si rivelarono poi essere pirati che intendevano vendere il dio come schiavo in [[Asia]], ma questi si salvò tramutando in vite l'albero maestro della nave e sé stesso in leone, popolando nel contempo la nave di fantasmi di animali feroci che si muovevano al suono di flauti; i marinai, sconvolti, si gettarono in mare ma il dio li salvò trasformandoli in delfini: pur consapevoli che non avrebbero più riacquistato la forma umana, i giovani compresero anche che il dio aveva voluto concedere loro la possibilità di riscattarsi, e così dedicarono il resto della loro vita a salvare naufraghi. Per essersi dimostrato più buono degli altri pirati, [[Acete]], il timoniere, non subì metamorfosi. Egli divenne sacerdote del dio, e fu imprigionato da [[Penteo]], re di Tebe, che era cugino di Dioniso e nonostante ciò avversava il suo culto. Intervenne il dio che salvò Acete e fece sbranare [[Penteo]] dalle [[Menadi]].
 
=== La divinità errante ===
Il dio giunse all'isola di Nasso, dove incontrò [[Arianna (mitologia)|Arianna]] abbandonata da [[Teseo]] e la sposò, dopodiché riprese di nuovo il mare per la Grecia. Sbarcato ad [[Argo (città)|Argo]], [[Perseo (mitologia)|Perseo]] gli eresse un tempio perché placasse le donne di quella città, fatte impazzire dal dio come punizione per l'eccidio dei suoi seguaci, permettendo a Dioniso di entrare nell'[[Olimpo (mitologia)|Olimpo]].
[[File:Michelangelo Bacchus.jpg|thumb|Il [[Bacco]] ebbro in compagnia di [[Pan]], di [[Michelangelo Buonarroti]]. [[Museo del Bargello]], [[Firenze]]]]
Raggiunta la maturità, Era non poté fare a meno di riconoscerlo come figlio di Zeus, punendolo però al contempo con la [[follia|pazzia]]. Egli iniziò allora a vagare insieme al suo tutore [[Sileno]] e a un gruppo di [[satiri]] e [[Menadi|baccanti]] (così erano dette le seguaci del dio) fino in [[Egitto]], dove si batté con i Titani.
 
In seguito si diresse in oriente, verso l'[[India]], sconfiggendo numerosi avversari lungo il suo cammino (tra cui il re di [[Damasco]], che scorticò vivo) e fondando numerose città: dopo aver sconfitto il re indiano [[Deriade]], Dioniso ottenne l'immortalità. Ma al suo ritorno gli si oppose il popolo delle [[Amazzoni]], che egli aveva già precedentemente respinto fino a [[Efeso]]: le donne guerriere vennero nuovamente sbaragliate dal dio e dal suo seguito.
=== Dioniso Zagreo ===
[[Zagreo]] (Zαγρεύς) è il figlio che [[Zeus]], sotto forma di serpente, ebbe dalla figlia [[Persefone]]<ref>Ovidio, Met. VI 114</ref>. Tale nome appare per la prima volta nel poema dal VI secolo ''Alcmenoide'', nel quale si dice: ''Potnia veneranda e Zagreo, tu che sai sopra tutti gli dei''. Secondo [[Diodoro Siculo]]<ref>Diodoro Siculo v. 75</ref>, i [[Cretesi]] consideravano Dioniso figlio di [[Zeus]] e [[Persefone]] e loro conterraneo. Di fatto gli epiteti di Dioniso a [[Creta]] erano Cretogeno, Ctonio, in quanto figlio della regina del mondo sotterraneo, e appunto Zagreo.
 
Fu allora che decise di tornare in Grecia in tutta la sua gloria divina, come figlio di Zeus; dopo essersi purificato dalla nonna [[Rea (divinità)|Rea]] per i delitti commessi durante la pazzia, sbarcò in [[Tracia]], dove regnava [[Licurgo (re di Tracia)|re Licurgo]]. Quando il re della Tracia Licurgo seppe che Dioniso aveva fatto irruzione nei suoi territori, gli si oppose facendo imprigionare tutti i seguaci del dio: questi riuscì però a fuggire rifugiandosi da Teti.
Secondo questo mito, Zeus aveva deciso di fare di Zagreo il suo successore nel dominio del mondo, provocando così l'ira di sua moglie [[Era (mitologia)|Era]]. Zeus aveva affidato Zagreo ai [[Cureti]] affinché lo allevassero. Allora Era si rivolse ai [[Titano (mitologia)|Titani]], i quali attirarono il piccolo Zagreo offrendogli giochi, lo rapirono, lo fecero a pezzi e divorarono le sue carni. Le parti rimanenti del corpo di Zagreo furono raccolte da [[Apollo]], che le seppellì sul monte Parnaso; [[Atena]] invece trovò il cuore ancora palpitante del piccolo e lo portò a Zeus.
 
Adirato contro il re di Tracia, Dioniso inviò una terribile siccità che scatenò una rivolta tra il popolo, e maledisse Licurgo facendolo impazzire: reso folle dal dio, il sovrano uccise a colpi d'ascia il figlio scambiandolo per un ramo d'edera. Un [[oracolo]] nel frattempo, a cui era stato chiesto consiglio, aveva emesso questo verdetto, che tutto il regno sarebbe rimasto secco e sterile fino a quando Licurgo fosse rimasto in vita: il popolo trascinò quindi fuori dal palazzo il proprio sovrano e lo linciò sulla pubblica piazza.
In base alle diverse versioni:
 
Con la morte di Licurgo Dioniso liberò la Tracia dalla maledizione<ref>Omero, l{{'}}''Iliade'' 6 136-7.</ref>. In una versione alternativa della storia Licurgo aveva tentato di uccidere un seguace del dio ma questi, che era stato trasformato immediatamente in un vitigno, si attorcigliò strettamente attorno al re infuriato e lo trattenne tra le sue spire fino a strangolarlo<ref>[[Igino (astronomo)|Igino]], ''Astronomia'' 2,5.</ref>.
1) Zeus avrebbe mangiato il cuore di Zagreo, poi si sarebbe unito a [[Semele]] e questa avrebbe partorito Dioniso.
 
In seguito Dioniso tolse il senno anche al fratellastro di Licurgo, il pirata [[Bute (figlio di Borea)|Bute]], che aveva violentato una delle [[Menadi]].
2) Oppure, Zeus avrebbe fatto mangiare il cuore di Zagreo a Semele che avrebbe dato al dio divorato una seconda vita, generando appunto Dioniso.
 
=== Il ritorno in Grecia ===
Zeus punì i Titani fulminandoli, e dal fumo uscito dai loro corpi in fiamme sarebbero nati gli uomini.
Sottomessa la Tracia, passò in [[Beozia]] e poi alle [[Isole egee|isole dell'Egeo]], dove noleggiò una nave da alcuni giovani marinai diretti a [[Nasso (isola)|Nasso]]; questi si rivelarono poi essere pirati che intendevano vendere il dio come schiavo in [[Asia]], ma Dioniso si salvò tramutando in vite l'albero maestro della nave e sé stesso in leone, popolando nel contempo la nave di fantasmi di animali feroci che si muovevano al suono di flauti.
 
I marinai, sconvolti, si gettarono in mare ma il dio li salvò trasformandoli in delfini: pur consapevoli che non avrebbero più riacquistato la forma umana, i giovani compresero anche che il dio aveva voluto concedere loro la possibilità di riscattarsi, e così dedicarono il resto della loro vita a salvare i naufraghi. Per essersi dimostrato più buono degli altri pirati, [[Acete (pirata)|Acete]], il timoniere, non subì metamorfosi, divenendo sacerdote del dio.
Nei ''[[Canti Orfici]]'', nell'elenco dei sovrani degli dei, Dioniso è il sesto; ''l'ultimo re degli dei, investito da Zeus; il padre lo pone sul trono regale, gli da lo scettro e lo fa re di tutti gli dei''<ref>Kern 107; 208</ref>.
[[File:Pompeii - Casa dei Vettii - Pentheus.jpg|thumb|left|Penteo viene squartato dalle Baccanti. [[Casa dei Vettii]], [[Scavi archeologici di Pompei|Pompei]], Italia, [[I secolo d.C.]]]]
Sempre nei ''Canti Orfici''<ref>Kern 211</ref>, ''Dioniso viene fatto a pezzi dai Titani e ricomposto da Apollo''. E, parlando della nascita di Dioniso: ''La prima è dalla madre, un'altra è dalla coscia, la terza avviene quando, dopo che è stato straziato dai Titani, e dopo che Rea ha rimesso insieme le sue membra, egli ritorna in vita''<ref>Kern 36</ref>.
Quando Dioniso giunse nella sua città natale, [[Tebe (città greca antica)|Tebe]], il sovrano [[Penteo]], suo cugino, si oppose ai nuovi riti introdotti dal dio, facendo arrestare Acete e alcune [[Menadi]]. La vendetta di Dioniso su Tebe e sulla sua famiglia è narrata da [[Euripide]] nella tragedia intitolata ''[[Le Baccanti]]'', composta mentre si trovava alla corte del re [[Archelao I di Macedonia|Archelao di Macedonia]].
 
Nell'opera teatrale, in cui è argomentata la natura più terrifica e distruttiva del dio (al punto da far pensare che si tratti di un'opera critica verso la religione dionisiaca<ref>Vincenzo Di Benedetto, Enrico Medda, ''La tragedia sulla scena'', Einaudi, 2002, pp. 324-325.</ref>) Dioniso fa impazzire le donne della città, colpendo per prime le sue zie ([[Agave (figlia di Cadmo)|Agave]], [[Ino]], [[Autonoe (figlia di Cadmo)|Autonoe]]) le quali a loro tempo non avevano dato fiducia alle affermazioni di Semele che diceva d'esser stata messa incinta dal padre degli dèi.
Un'antica etimologia popolare, farebbe risalire ''di-agreus'' (perfetto cacciatore), il nome Zagreo<ref>P. Chantraine, ''Dictionnaire etymologique de la langue grecque''</ref>.
 
Dioniso vuole anche punire l'intera città che continua a negare la sua divinità e si rifiuta pertanto di adorarlo. Le cittadine tebane lasciano la città per andare nei boschi del [[monte Citerone]] a celebrare le orge sacre a Dioniso.
=== I Misteri Dionisiaci ===
Elemento tipico del culto di Dioniso è la partecipazione essenzialmente femminile alle cerimonie che si celebravano in svariate zone della Grecia: le baccanti (chiamante anche [[menadi]], lene, tiadi o bassaridi) ne invocavano e cantavano la presenza e, anche per mezzo di maschere (importanti nel culto di Dioniso, che si suppone legato alla nascita della [[tragedia greca]]), riproducevano ritualmente il mitico corteo dionisiaco di sileni, satiri e ninfe. Le baccanti si identificavano con il dio e ne acquisivano il "furore", inteso come stato d'invasamento divino: scopo del rito era quello di ricordare le vicende mitologiche di Dioniso; erano incoronate da frasche di alloro, tralci di vite e pampini, e cinte da pelli di animali selvatici, e reggevano il tirso, una verga appesantita a un'estremità da una pigna che ne rendeva instabili i movimenti; gli uomini erano invece camuffati da satiri (vi partecipavano anche gli schiavi). Ebbro di vino, il corteo, chiamato [[tiaso]], si abbandonava alla vorticosa suggestione musicale del [[ditirambo]], lirica corale e danza ritmica ossessiva ed estatica. Nei rituali dionisiaci venivano stravolte le strutture logiche, morali e sociali del mondo abituale. Il filosofo [[Friedrich Nietzsche]], ne [[La nascita della tragedia]], affermò che la potenza dionisiaca induceva in uno stato di estasi ed ebbrezza infrangendo il cosiddetto "principio di individuazione", ossia il rivestimento soggettivo di ciascun individuo, e riconciliava l'essere umano con la natura in uno stato superiore di armonia universale che abbatteva convenzioni e divisioni sociali stabilite arbitrariamente dall'uomo. Nietzsche sosteneva che la vita stessa, come principio che anima i viventi, è istinto, sensualità, caos e irrazionalità, e per questo non potè che vedere in Dioniso la perfetta metafora dell'esistenza: ciò che infonde vita nelle arterie del mondo è infatti una fonte primeva e misteriosa che fluttua caotica nel corpo e nello spirito, è la tempesta primigenia del cosmo in eterno mutamento.<ref>Friedrich Nietzsche, ''La nascita della tragedia''</ref> [[Hegel]], da parte sua, nella prefazione alla [[Fenomenologia dello spirito]], raffigurò in un'immagine dionisiaca la conoscenza del Vero, quando la paragonò al "vacillare della baccante, in cui non v'è membro che non sia ebbro".
Il culto di Dioniso, diffuso in tutta la Grecia, era particolarmente vivo in [[Beozia]] e in [[Attica]]. Ad [[Atene]] erano importanti le dionisie rustiche e quelle cittadine. Nelle prime, celebrate nei vari borghi dell'Attica, è elemento tipico la falloforia, o processione del fallo, che fa riferimento alle connotazioni agricole e di fecondità del dio; nelle dionisie urbane sono elemento centrale le rappresentezioni teatrali, presenti anche in un'altra festa dionisiaca ateniese, le [[lenee]]. Il ciclo delle celebrazioni ufficiali in onore del dio ad Atene era chiuso dai tre giorni delle [[antesterie]], all'inizio della primavera: vi si riscontra la relazione con la vegetazione e il legame col regno dei morti (il terzo giorno si pensava che i morti ritornassero fra i vivi per essere poi, al termine della festa, ritualmente allontanati). A [[Delfi]] i tre mesi invernali erano sacri a Dioniso, e l'immagine del dio e del suo corteo era raffigurata su una delle due facciate del tempio. Il culto di Dioniso venne introdotto in Italia dalle colonie greche e fu oggetto anche di provvedimenti repressivi, come il senatoconsulto del 186 a.C. che vietava i baccanali. Nella tarda antichità il culto di Dioniso assurse a religione cosmica e si espanse capillarmente in maniera del tutto spontanea: solo le vicende storiche posero fine alla sua influenza.<ref>Karl Kerényi, ''Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile''</ref>
 
Infine il dio spinge lentamente alla pazzia anche re Penteo, convincendolo a travestirsi da donna per andare a spiare le menadi mentre celebrano nei tiasi i riti sacri al dio. Attirato sul monte Citerone, lo fa uccidere dalle donne tebane, che invasate dalla divinità, scambiano Penteo per un animale selvatico; il sovrano viene letteralmente fatto a pezzi.
== Galleria ==
 
<gallery>
La prima ad avventarsi su di lui è proprio Agave, sua madre, posta a capo di un gruppo di baccanti. La donna torna a Tebe con la testa del figlio su una picca e non riconosce il proprio figlio se non quando oramai è troppo tardi e non può far altro che versare amarissime lacrime. Dioniso infine condanna all'esilio da Tebe i suoi parenti, garantendo così la sua totale vendetta.
File:Dioniso Niño Museo de Málaga.jpg|Dioniso bambino, Museo di [[Malaga]].
 
File:GiorcesBardo27.jpg|[[Museo del Bardo|Dioniso]] bambino.
Una volta riconosciuto come dio, secondo la volontà di Zeus, Dioniso ascende all'Olimpo.
 
=== Le relazioni amorose ===
==== Chirone ====
Viene anche detto che il giovane Dioniso sia stato uno dei tanti allievi illustri del [[centauro]] [[Chirone]]: secondo Toloneo Chennus (testimonianza raccolta da [[Fozio di Costantinopoli|Fozio]] nella sua ''[[Biblioteca (Fozio)|Biblioteca]]'') «il giovinetto Dioniso era amato da Chirone, dal quale apprende le arti del canto e della danza, oltre alle regole iniziatiche dei futuri riti bacchici».
==== Ampelo ====
Il primo amore [[pederastia|pederastico]] di Dioniso fu quello espresso nei confronti del giovanissimo [[satiro]] di nome [[Ampelo]]<ref>Ovidio, ''[[Fasti (Ovidio)|Fasti]]'' 3. 407: La costellazione del Vendemmiatore (Vindemitor)... la sua origine sembra derivi da Ampelo, figlio di una ninfa e di satiro, amato da Dioniso sulle colline di Ismarian in Tracia; n.d.r. {{cita web |url=http://www.theoi.com/Olympios/DionysosLoves.html |titolo=Dionysos loves |sito=Theoi.com}}</ref>: l'adolescente con i piedi da capretto rimase ucciso cadendo dalla groppa di un [[Bos taurus|toro]] impazzito per essere stato punto da un [[tafano]] inviatogli da [[Ate]], la dea della malizia. Le [[Moire]] a seguito della supplica inviata loro dallo stesso dio che voleva intercedere a favore dell'amante, concessero ad Ampelo una seconda vita in forma di tralcio di vite<ref>Nonno di Panopoli, ''Dionisiache'' (X.175-430; XI; XII.1-117); {{cita|Dalby|pp. 55-62|2005}}.</ref>.
 
==== Prosimno ====
Una tra le storie più note riguardanti la discesa del giovane semidio nel regno dei morti per riportare in vita la madre è quella che racconta anche del rapporto omosessuale avuto con [[Prosimno]]. Guidato dall'uomo lungo il viaggio che lo condusse fin alle porte di [[Ade (regno)|Ade]], sulla costa dell'[[Argolide]] nei pressi di [[Lerna]] (e considerato da tutti un pozzo infinito senza possibilità alcuna d'uscita) gli venne chiesta come ricompensa di farsi amare come una donna: Dioniso accettò, gli chiese solo di aspettare che avesse portato in salvo Semele dalle grinfie della morte. Al suo ritorno dagli inferi però Dioniso scoprì che il pastore era morto prima ch'egli potesse onorare il suo impegno.
Direttosi al tumulo che conteneva le spoglie mortali di Prosimno, Dioniso s'impegnò a soddisfarne almeno l'ombra: da un ramo di [[Olea europaea|ulivo]] (o di [[ficus carica|fico]]) creò un [[simbolismo fallico|Phallos]] di legno e vi si sedette sopra<ref>[[Clemente di Alessandria]], ''Protreptikos'', II-30 3-5.</ref>. Infine pose la figura dell'amante tra le stelle del cielo<ref>Igino, ''Astronomia'' 2,5.</ref>.
 
Questo racconto è sopravvissuto solamente grazie a fonti cristiane, il cui obiettivo primario era quello di screditare moralmente tutta la religione pagana precedente: è servita tuttavia come spiegazione parziale per spiegare alcuni tra gli oggetti segreti che venivano rivelati durante i [[misteri dionisiaci]]<ref>[[Arnobio]], ''[[Adversus nationes|Contro i pagani]]'' 5.28; {{cita|Dalby|pp. 108-117|2005}}.</ref>.
 
==== Il matrimonio con Arianna ====
Il dio giunse all'isola di [[Nasso (isola)|Nasso]], dove incontrò [[Arianna (mitologia)|Arianna]] abbandonata da [[Teseo]] e la sposò, dopodiché riprese di nuovo il mare per la Grecia. Sbarcato ad [[Argo (città)|Argo]], [[Perseo]] gli eresse un tempio perché placasse le donne di quella città, fatte impazzire dal dio come punizione per l'eccidio dei suoi seguaci, permettendo a Dioniso di entrare nell'[[Olimpo (mitologia)|Olimpo]].
 
== Amanti e figli di Dioniso ==
{{div col|2}}
# [[Afrodite]]
## [[Cariti]]
## [[Priapo]]
## [[Imene (mitologia)|Imene]]
## [[Iacco]]<ref>''Inni Orfici'', 57.</ref>
# [[Alessiroe]]
## [[Carmanore]]
# [[Alfesibea (ninfa)|Alfesibea]]
## [[Mede (mitologia)|Mede]]
# [[Altea (mitologia)|Altea]]
## [[Deianira]]
# [[Arianna (mitologia)|Arianna]]
## [[Ceramo]]
## [[Enieo]]
## [[Enopione]]
## [[Evante]]
## [[Eurimedonte (figlio di Dioniso)|Eurimedonte]]
## [[Fano (mitologia)|Fano]]
## [[Latramis]]
## [[Marone (mitologia)|Marone]]
## [[Pepareto]]
## [[Stafilo]]
## [[Tauropoli]]
## [[Toante (figlio di Dioniso)|Toante]]
# Arianna, [[Ctonofila]] o [[Aretirea (mitologia)|Aretirea]]
## [[Flias]]
# [[Aura (mitologia)|Aura]]
## [[Iacco]]<ref name="nonno">[[Nonno di Panopoli]], ''[[Dionisiache]]'', XLVIII, 887.</ref>
# [[Circe]]
## [[Comus (divinità)|Comus]]
# [[Fiscoa]]
## [[Narceo]]
# [[Nicea (mitologia)|Nicea]]
## [[Telete (mitologia)|Telete]]
# da madre sconosciuta
## [[Mete (divinità)|Mete]]
## [[Sabazio]]
## [[Tisa (mitologia)|Tisa]]
{{div col end}}
 
== Dioniso Zagreo e la tradizione orfica ==
{{Vedi anche|Zagreo|Orfismo}}
In [[antropologia]] Dioniso rappresenta il mito della "resurrezione del Dio ucciso"<ref>{{Cita libro|autore=[[James George Frazer|James G. Frazer]]|titolo=[[Il ramo d'oro]]|anno=1915}}</ref>. La versione religiosa orfica della venuta al mondo di Dioniso ribattezza il dio col nome di Zagreo. Zagreo ({{lang|grc|Zαγρεύς}}) è il figlio che Ade, sotto forma di serpente, ebbe dalla moglie [[Persefone]] (o, secondo altre versioni, nato da Persefone e il padre Zeus)<ref name=MetVI/>. Tale nome appare per la prima volta nel poema dal VI secolo ''Alcmenoide'', nel quale si dice: ''Potnia veneranda e Zagreo, tu che sei sopra tutti gli dei''. Secondo [[Diodoro Siculo]]<ref>Diodoro Siculo v. 75.</ref>, i [[Cretesi]] consideravano Dioniso figlio di Ade, o Zeus, e Persefone e loro conterraneo. Di fatto gli epiteti di Dioniso a Creta erano Cretogeno, Ctonio, in quanto figlio della regina del mondo sotterraneo, e appunto Zagreo.
 
Secondo questo mito, Zeus aveva deciso di fare di Zagreo il suo successore nel dominio del mondo, provocando così l'ira di sua moglie [[Era (mitologia)|Era]]. Zeus aveva affidato Zagreo ai [[Cureti]] affinché lo allevassero. Allora Era si rivolse ai Titani, i quali attirarono il piccolo Zagreo offrendogli giochi, lo rapirono, lo fecero a pezzi e divorarono le sue carni. Le parti rimanenti del corpo di Zagreo furono raccolte da [[Apollo]], che le seppellì sul monte Parnaso; [[Atena]] invece trovò il cuore ancora palpitante del piccolo e lo portò a Zeus.
 
In base alle diverse versioni:
* Zeus avrebbe mangiato il cuore di Zagreo, poi si sarebbe unito a [[Semele]] e questa avrebbe partorito Dioniso.
* Zeus avrebbe fatto mangiare il cuore di Zagreo a Semele che avrebbe dato al dio divorato una seconda vita, generando appunto Dioniso.
 
Zeus punì i Titani fulminandoli, e dal fumo uscito dai loro corpi in fiamme sarebbero nati gli uomini. Questa versione è narrata anche da Nonno di Panopoli nelle ''[[Dionysiaca|Dionisiache]]''.
 
Negli ''[[Inni orfici]]'', che presentano una diversa [[Teogonia (mitologia)|teogonia]] rispetto a [[Teogonia (Esiodo)|quella più famosa di Esiodo]], nell'elenco dei sovrani degli dei, Dioniso è il sesto (dopo [[Phanes|Fanes]], [[Notte (mitologia)|Notte]], [[Urano (mitologia)|Urano]], [[Crono|Kronos]] e Zeus); «l'ultimo re degli dei, investito da Zeus; il padre lo pone sul trono regale, gli dà lo scettro e lo fa re di tutti gli dei»<ref>Kern 107; 208.</ref>. Sempre negli ''Inni Orfici''<ref>Kern 211.</ref>, Dioniso viene fatto a pezzi dai Titani e ricomposto da Apollo. E, parlando della nascita di Dioniso: «La prima è dalla madre, un'altra è dalla coscia, la terza avviene quando, dopo che è stato straziato dai Titani, e dopo che Rea ha rimesso insieme le sue membra, egli ritorna in vita»<ref>Otto Kern, ''Orfici. Testimonianze e frammenti nell'edizione di Otto Kern. Testi originali a fronte'', Bompiani, Milano 2011, p. 36.</ref>.
 
Un'antica etimologia popolare, farebbe risalire ''di-agreus'' (perfetto cacciatore), il nome Zagreo<ref>P. Chantraine, ''Dictionnaire etymologique de la langue grecque''.</ref>.
 
== Il simbolo della maschera ==
[[File:Dionysos mask Louvre Myr347.jpg|sinistra|miniatura|Maschera teatrale di Dioniso]]
L'impetuoso avvento di Dioniso e la sua misteriosa presenza sono simboleggiate da un'immagine da cui traspare l'enigma perturbante della sua duplicità e con esso la sua frenesia: la [[maschera]]. Nella festa della [[vendemmia]], ad esempio, Dioniso era presente in figura d'una maschera. La maschera, invero, ricorre anche in altri culti greci, ma solo quelle dionisiache rappresentavano il dio nella sua [[epifania]]<ref group="Nota">Una di queste, in marmo, dalle proporzioni superiori al normale, con rami d'edera, risale alla seconda metà del VI secolo e appartiene al sacrario dionisiaco di [[Icaria]] nell'[[Attica]], che ancora oggi s'intitola al dio; questa maschera serviva evidentemente a usi cultuali che ci sono noti dalle immagini vascolari.</ref>. A causa delle notevoli dimensioni, tali maschere dunque non venivano indossate ma erano concepite come le immagini stesse del dio. La materia è ancora controversa, ma le diverse ipotesi confluiscono sul concetto della maschera come "epifania" ed essenza del dio, e non semplice simbolo.
[[File:Kleitias e vasaio ergotimos, cratere françois, 570 ac ca. nozze di peleo e teti 2.JPG|miniatura|Dioniso che guarda frontalmente nel vaso François|alt=|300x300px]]
Sul [[vaso François]], Dioniso, nel corteo degli dei, si presenta diversamente dagli altri: mentre quelli si mostrano di profilo, solo lui volge direttamente all'osservatore il suo gigantesco volto dagli occhi immensi. Questa particolarità viene generalmente spiegata col fatto che fino dall'antichità Dioniso sarebbe stato rappresentato di preferenza con la maschera, ma lo si rappresentava così perché era “il contemplante”, il dio della più immediata presenza. Dal vaso François ci guarda in modo così penetrante proprio perché è sua caratteristica apparire improvvisamente, e con tanta potenza agli occhi degli uomini che la maschera - tipica delle divinità naturalistiche e degli spiriti primigeni - gli serve da simbolo e da personificazione nel culto.
 
Il volto dagli occhi scrutatori è stato da tempi immemorabili considerato come la più caratteristica manifestazione delle nature di tipo umano o ferino, e questa manifestazione viene riaffermata efficacemente dalla maschera, in quanto essa è la più forte immagine della presenza, della frontalità, di ciò “che viene incontro”: i suoi occhi sbarrati davanti a sé sono tali che non si può fuggire, il suo volto è intenso, vibrante e ambiguo, simbolo contraddittorio di immediata presenza e assoluta assenza, di realtà e illusione, ragione e follia.
 
La maschera di Dioniso si distingue da quella delle altre divinità perché è più penetrante e immediatamente sensibile, ed è collegata con l'infinito enigma della duplicità e della contraddizione: i misteri ultimi dell'essere e del non-essere fissano l'uomo con occhi smisurati in un'esperienza totalizzante, che investe la dimensione dell'assoluto. Questo spirito della duplicità che contraddistingue Dioniso e il suo regno ricorre in tutte le forme del suo operare, è la causa di quello stravolgimento che ogni elemento dionisiaco non manca mai di suscitare perché è lo spirito di una natura selvaggia e universale<ref name=otto/>.
 
== I Misteri Dionisiaci ==
[[File:Bacchanal.jpg|thumb|left|[[Baccanale]], rito dionisiaco.]]
In onore di Dioniso si svolgevano [[riti misterici]], riservati cioè ai soli [[iniziati]], corrispondenti a quelli romani in onore di [[Bacco]].
Elemento tipico del culto di Dioniso è la partecipazione essenzialmente femminile alle cerimonie che si celebravano in svariate zone della Grecia: le baccanti (chiamate anche [[menadi]], lene, tiadi o bassaridi) ne invocavano e cantavano la presenza [[soprannaturale]] e, anche per mezzo di maschere (importanti nel culto di Dioniso, che si suppone legato alla nascita della [[tragedia greca]]), riproducevano ritualmente il mitico corteo dionisiaco di [[sileni]], [[satiri]] e [[Ninfa (mitologia)|ninfe]]. Si identificavano con il dio e ne acquisivano il "furore", inteso come stato d'invasamento divino: scopo del rito era quello di ricordare le vicende mitologiche di Dioniso; erano incoronate da frasche di alloro, tralci di vite e pampini, e cinte da pelli di animali selvatici, e reggevano il tirso, una verga appesantita a un'estremità da una pigna che ne rendeva instabili i movimenti; gli uomini erano invece camuffati da satiri (vi partecipavano anche gli schiavi). Ebbro di vino, il corteo, chiamato [[tiaso]], si abbandonava alla vorticosa suggestione musicale del [[ditirambo]], lirica corale e danza ritmica ossessiva ed estatica. Un rito particolarmente violento e brutale era lo ''[[Sparagmòs]]'' ({{lang|grc|σπαραγμός}}) che consisteva nel dilaniare a mani nude degli animali allo scopo di mangiarne le carni crude. Tale rito è persino descritto ne ''[[Le Baccanti]]'' di [[Euripide]].
 
Nei rituali dionisiaci venivano stravolte le strutture logiche, morali e sociali del mondo abituale. Il filosofo [[Friedrich Nietzsche]], ne ''[[La nascita della tragedia]]'', affermò che la potenza dionisiaca induceva in uno stato di estasi ed ebbrezza infrangendo il cosiddetto "principio di individuazione", ossia il rivestimento soggettivo di ciascun individuo, e riconciliava l'essere umano con la natura in uno stato superiore di armonia universale che abbatteva convenzioni e divisioni sociali stabilite arbitrariamente dall'uomo. Nietzsche sosteneva che la vita stessa, come principio che anima i viventi, è istinto, sensualità, caos e irrazionalità, e per questo non poté che vedere in Dioniso la perfetta metafora dell'esistenza: ciò che infonde vita nelle arterie del mondo è infatti una fonte primeva e misteriosa che fluttua caotica nel corpo e nello spirito, è la tempesta primigenia del cosmo in eterno mutamento<ref>Friedrich Nietzsche, ''La nascita della tragedia'', Adelphi, 1978.</ref>. [[Hegel]], da parte sua, nella prefazione alla ''[[Fenomenologia dello spirito]]'', raffigurò in un'immagine dionisiaca la conoscenza del Vero, quando la paragonò al «vacillare della baccante, in cui non v'è membro che non sia ebbro».
[[File:Dionysos kantharos BM B589.jpg|thumb|Dioniso raffigurato su un vaso greco, da notare in particolare l'edera che porta intorno al capo (uno dei simboli del dio), la coppa (''[[kantharos]]'') colma di vino e simbolo dell'ebbrezza, la lunga barba spesso prerogativa del dio.]]
[[Mircea Eliade]] scrive: «Il Mistero era costituito dalla partecipazione delle [[baccanti]] all'[[epifania]] totale di Dioniso. I riti vengono celebrati di notte, lontano dalla città, sui monti e nelle foreste. Attraverso il sacrificio della vittima per squartamento (''sparagmós'') e la consumazione della carne cruda ([[omofagia]]) si realizza la comunione con il dio, perché gli animali fatti a brani e divorati sono epifanie, o incarnazioni, di Dioniso. Tutte le altre esperienze - la forza fisica eccezionale, l'invulnerabilità al fuoco e alle armi, i "prodigi" (l'acqua, il vino, il latte che scaturiscono dal suolo), la "dimestichezza" con i serpenti e i piccoli delle bestie feroci - sono resi possibili dall'[[entusiasmo]]<ref>Dal greco {{lang|grc|ἐνθουσιασμός}} (''enthousiasmós'' = "ispirazione"), derivato di {{lang|grc|ἔνθεος}} (''éntheos'' = "pieno di divino furore"). Da: [[Aldo Gabrielli]], ''Dizionario della lingua italiana''; [[Lorenzo Rocci]], ''[[Vocabolario Greco-Italiano]]''.</ref>, dall'identificazione con il dio. L'[[estasi]] dionisiaca significa anzitutto il superamento della condizione umana, la scoperta della liberazione totale, il raggiungimento di una libertà e di una spontaneità inaccessibili ai mortali»<ref>{{Cita libro |titolo=Storia delle credenze e delle idee religiose |volume=1 |editore=BUR |anno=2008 |pagina=395}}</ref>.
 
=== La natura di Dioniso ===
Divinità enigmatica e ammaliante, Dioniso si faceva beffe di ogni ordinamento e convenzione, sconvolgeva le coscienze, sgretolava regole e inibizioni riconducendo gli uomini, in un vortice delirante, al loro stato di purezza primordiale. Per il filologo [[Walter Friedrich Otto|Walter Otto]] rappresenta «lo spirito divino di una realtà smisurata» che si manifesta in un eterno deflagrare di forze opposte: estasi e terrore, vita e morte, creazione e distruzione, fragore e silenzio; è una pulsione vitale dirompente e selvaggia, che affascina e inquieta: la sinfonia inebriante dell'universale realtà del cosmo.
 
Per [[Karl Kerenyi]] «dove regna Dioniso la vita si rivela irriducibile e senza confini». Per [[Roberto Calasso]], il dio ubriaco era «intensità allo stato puro» che «travolgeva nell'ebbrezza e usava il sarcasmo verso chiunque gli si opponesse». Per [[Giorgio Colli]] è «il dio della contraddizione, di tutte le contraddizioni [...] è l'assurdo che si dimostra vero con la sua presenza»<ref>Giorgio Colli, ''La sapienza greca'' vol. I, Milano, Adelphi 1990.</ref>.
 
E ancora: è il dio della potenza provvidenziale e distruttiva per [[Jeanne Roux]]; è «il dio dell'ambiguità», «il differente», che unisce le polarità contraddittorie dell'umano per [[H.S. Versnel]]; è il dio di una ''no man's land'' in cui gli opposti della saggezza e della follia si uniscono per [[Claude Calame]]; è il dio che rappresenta quell'elemento di alterità che ogni essere umano porta dentro di sé per [[Jean-Pierre Vernant]]; non è una divinità greca come le altre per [[Dabdab Trabulsi]]; è «un'arborescenza illimitata di doppie tensioni» per [[Charles Segal]]; è un paradosso, «la somma di innumerevoli contraddizioni», tanto da presentarsi come «abisso ed enigma», per [[Albert Henrichs]]<ref>[[Franco Rella]], ''Confini. La visibilità del mondo e l'enigma dell'autorappresentazione'', Pendragon, 1996.</ref>. È l'unico, vero dio, secondo [[Osho Rajneesh]], «tutti gli altri dei sono falsi».<ref>Osho, ''Fingers pointing to the moon'', Darshan diary inedito, marzo 1980.</ref>
 
== Le Dionisie urbane e campestri ==
{{vedi anche|Dionisie}}
Il culto di Dioniso, diffuso in tutta la Grecia, era particolarmente vivo in [[Beozia]] e in [[Attica]]. Ad [[Atene]] erano importanti le [[dionisie]] rurali (o ''Piccole Dionisie'') e quelle urbane (o ''Grandi Dionisie''). Nelle prime, celebrate nei vari borghi dell'Attica, è elemento tipico la [[falloforia]], o processione del fallo, che fa riferimento alle connotazioni agricole e di fecondità del dio; nelle dionisie urbane sono elemento centrale le rappresentazioni teatrali, presenti anche in un'altra festa dionisiaca ateniese, le [[lenee]].
 
Il ciclo delle celebrazioni ufficiali in onore del dio ad Atene era chiuso dai tre giorni delle [[antesterie]], all'inizio della primavera: vi si riscontra la relazione con la vegetazione e il legame col regno dei morti (il terzo giorno si pensava che i morti ritornassero fra i vivi per essere poi, al termine della festa, ritualmente allontanati). A [[Delfi (città antica)|Delfi]] i tre mesi invernali erano sacri a Dioniso, e l'immagine del dio e del suo corteo era raffigurata su una delle due facciate del tempio.
 
Il culto di Dioniso venne introdotto in Italia dalle colonie greche e fu oggetto anche di provvedimenti repressivi, come il [[Senatus consultum de Bacchanalibus|senatoconsulto del 186 a.C.]] che vietava i baccanali, ma nella religione mistica ebbe sempre grande importanza fino all'età imperiale. Nella tarda antichità il culto di Dioniso assurse a religione cosmica e si espanse capillarmente in maniera del tutto spontanea: solo le vicende storiche posero fine alla sua influenza<ref>Karl Kerényi, ''Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile'', Adelphi, 1992.</ref>.
 
== Dioniso e le origini del teatro ==
La [[Tragedia greca|tragedia]] è una creazione del mondo greco, ma riguardo alle sue origini le fonti sono scarse e frammentarie. Tutti gli studiosi concordano tuttavia sull'iniziale matrice religiosa del teatro greco che andrebbe rintracciata nei riti celebrati in onore di Dioniso, di cui la danza e la musica erano parte integrante. [[Aristotele]] collega la tragedia con il [[ditirambo]], un canto corale in onore di Dioniso che veniva intonato da un corteo di satiri danzanti, guidato da un corifeo, in occasione di feste legate al culto del dio, e con un elemento satiresco; fornendo anche l'etimologia del termine come "canto dei capri",(''trágos'', capro; ''ōdē'', canto), dalle maschere dei partecipanti. Interpretazioni successive parlano invece di "canto in onore del capro" o di "canto per ottenere il premio di un capro".
 
Secondo la tradizione il ditirambo, sorto nel [[VII secolo a.C.]] nella regione di [[Corinto (città antica)|Corinto]], sarebbe stato introdotto in Attica da [[Tespi]], un personaggio quasi leggendario che non solo avrebbe conferito forma letteraria al genere ma avrebbe anche creato per primo la figura dell'attore, introducendo la presenza di un interlocutore (l{{'}}''hypokrités'') che dialogava con il [[corifeo]], e dando così una dimensione drammatica al canto primitivo. Da qui sarebbe scaturita la rappresentazione teatrale vera e propria, accolta nel contesto sociale come parte di un ciclo di festeggiamenti che si svolgeva periodicamente ad Atene due volte l'anno. Un'origine analoga avrebbe dato vita alla [[commedia]], derivata da una processione spontanea a carattere buffonesco in onore di Dioniso conclusa da un canto fallico<ref>I. Innamorati, S. Sinisi, ''Storia del teatro. Lo spazio scenico dai greci alle avanguardie'', Mondadori Bruno 2006.</ref>.
 
== Dioniso e la psicologia ==
 
=== Dioniso nell'interpretazione della scuola junghiana ===
 
[[James Hillman]] (1926-2011), fra i principali successori di [[Carl Gustav Jung|Jung]] nella scuola della [[psicologia analitica]], ha sviluppato profonde riflessioni sulla figura e sull'archetipo di Dioniso. Nel suo saggio breve ''Dioniso negli scritti di Jung'', primo capitolo di ''Figure del mito'', sintetizza quanto Jung aveva scritto a proposito di Dioniso e del dionisiaco per poi fornire una personale interpretazione.
 
Dioniso non è stato un tema centrale per Jung: secondo Hillman, ciò è causato da un lato dagli originali studi di [[Erwin Rohde]] e di Nietzsche che lasciavano ben poco spazio a un’ulteriore esplorazione dal tema, dall’altro dall’interesse prevalente di Jung verso la [[schizofrenia]] e la figura archetipica di [[Ermes|Ermes-Mercurio]] piuttosto che verso l’isteria e l’archetipo dionisiaco; non a caso Freud, che iniziò la costruzione della sua teoria a partire proprio dall’[[isteria]], fece al contrario più volte uso di metafore dionisiache (la ''zoé'', il bambino e la bisessualità rappresentate da Dioniso) nel parlare delle zone erogene e dell’infante come perverso polimorfo. Nondimeno in diverse occasioni Jung analizza il dio classico e l’archetipo a cui egli dà il nome. Negli scritti [[alchemici]] di Jung, Dioniso è associato alla scimmia e alla Messa nera, a “Sua Maestà il Diavolo”<ref>{{Cita|Hillman|pag. 16-17, 24}}.</ref>. In altri scritti Jung evidenzia le affinità fra Dioniso e [[Odino|Wotan]], analizzando la figura di Nietzsche e la pazzia che caratterizzò l’ultima parte della sua vita in riferimento allo smembramento di Zagreo. Lo smembramento di Dioniso è tuttavia la dimostrazione della sua divisibilità in parti: da un lato lo smembramento rimanda alla disgregazione e alla scomposizione del corpo dell’individuo e della sua stessa vita, ed è in qualche modo replicato dai processi che stanno alla base dei sintomi psicosomatici, dell’isteria, nelle fantasie-fobie sul cancro; dall’altro lato l’esperienza dello smembramento del controllo centrale rappresenta la “resurrezione della luce naturale della coscienza archetipica distribuita in ciascun organo del corpo”, la stessa “distribuzione della coscienza nelle membra, negli organi e nelle zone del corpo” che si evince dal simbolismo dell{{'}}''[[Ulisse (Joyce)|Ulisse]]'' di [[James Joyce|Joyce]]<ref>{{Cita|Hillman|pag. 19, 23-24}}.</ref>.
 
Hillman sviluppa la riflessione del suo maestro sul dionisiaco affermando che la coscienza della psicologia analitica “è sempre stata governata da una struttura archetipica che privilegia i principi della luce, dell’ordine e del distanziamento rispetto al coinvolgimento emotivo, ovvero, più brevemente, il principio apollineo rispetto al dionisiaco”: pertanto sia la psichiatria di impianto tradizionale che gli studi classici avrebbero impedito la consapevolezza del dionisiaco e la risoluzione di problemi analitici fondamentali relativi a questo archetipo, provocando anzi una rimozione e una distorsione di tutti i fenomeni ad esso connessi bollati come “isterici, femminei, incontrollabili e pericolosi”<ref>{{Cita|Hillman|pag. 15}}.</ref>:
 
{{Citazione|Per la psicoterapia, un fraintendimento di Dioniso sarebbe una follia senza pari. Dopotutto, questo dio svolge un ruolo centrale nella tragedia, nei misteri trasformativi di Eleusi, nei livelli istintuale e comunitario dell’animo e nello sviluppo del tipo di cultura legata al vino. Inoltre, c'è la profonda importanza di Dioniso per la psiche femminile. Quarto, se, come hanno detto alcuni commentatori, questo dio è la dominante archetipica esprimente la vita stessa, allora il fraintenderne le manifestazioni potrebbe deviare seriamente i processi stessi della guarigione. Con tutto ciò, finché non avremo pacificato il fantasma di Nietzsche, qualsiasi fenomeno dionisiaco si presenti nella terapia tenderà a essere visto come foriero di esplosione wotanica<ref>{{Cita|Hillman|pag. 21}}.</ref>.|James Hillman}}
 
== Galleria d'immagini ==
{{vedi anche|Dioniso nelle arti}}
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File:GiorcesBardo27.jpg|Dioniso bambino ([[Museo nazionale del Bardo]], [[Tunisi]]).
File:10 2023 - Terme (Baths of) Caracalla, Arte Romana, Viale Guido Baccelli, Rome, Roma, Lazio, 00154, Italy - Photo Paolo Villa - FO232114 correzioni gimp - Domus Arte Romana - pitture parietali.jpg|Dioniso da un affresco del soffitto della sala del triclinio dalla Domus nelle [[terme di Caracalla]] ([[Roma]])
File:Dionysos pediment Parthenon BM.jpg|Scultura di Dioniso dell'ateniese [[Fidia]], dal frontone orientale del [[Partenone]], ca 447–433 a.C., [[Londra]], [[British Museum]].
File:Dionysos Ariadne Louvre CA929.jpg|Dioniso e Arianna, particolare del lato A di un cratere Attico a figure rosse, ca 400-375 a.C., da [[Tebe (città greca antica)|Tebe]], [[Parigi]], [[Louvre]].
File:Dionysos kantharos BM B589.jpg|Dioniso raffigurato su un vaso greco, da notare in particolare l'edera che porta intorno al capo (uno dei simboli del dio, la brocca (''[[kantharos]]'') colma di vino e simbolo dell'ebbrezza, la lunga barba spesso prerogativa del dio.
[[File:DionysosBacchus AriadneRichelieu, Louvre, MR CA9291110.jpg|thumb|right|250pxJPG|Il Dioniso edetto Arianna"Cavaliere", particolarecopia del lato Aromana di un cratereoriginale Attico a figure rosse, cadel 400-375300 a.C. circa, daattribuito a [[TebePrassitele]], o all'ambiente prassitelico ([[Parigi]], [[Museo del Louvre]].]] )
</gallery>
 
== Note ==
=== Approfondimento ===
{{references|2}}
<references group="Nota" />
=== Fonti ===
<references/>
 
== Bibliografia ==
* (a{{Cita cura di) [[testo|curatore=Fede Berti]] e [[|curatore2=Carlo Gasparri]], ''|titolo=Dionysos: mito e mistero'',|editore= Nuova Alfa, |città=Bologna, |anno=1989 (|tipo=catalogo della mostra)}}
* (a{{Cita cura di) [[testo|curatore=Fede Berti]], ''|titolo=Dionysos: mito e mistero'', |editore=Liberty house, |città=Ferrara,|anno= 1991 (|tipo=atti del convegno)|lingua=en}}
* {{Cita libro|autore=[[Walter Burkert]], ''|titolo=Homo necans: antropologia del sacrificio cruento nella Grecia antica'', |editore=Boringhieri, |città=Torino, |anno=1981}}
* [[{{Cita libro|autore=Walter Burkert]], ''|titolo=I Greci'', vol. |volume=8° della ''|collana=Storia delle religioni'', |editore=Jaca Book, |città=Milano, |anno=1984;}} nuovaNuova ediz. aggiornata e ampliata con il titolo ''La religione greca di epoca arcaica e classica'', 2003 (di questa vedi soprattutto i cap. III al paragr.paragrafo 2.10, V e VI).
* [[{{Cita libro|autore=Walter Burkert]], ''|titolo=Antichi culti misterici'', |editore=Laterza, |città=Bari-Roma-Bari, |anno=1991|annooriginale=1987; rist. 1991}}
* [[{{Cita libro|autore=Walter Burkert]],|capitolo=La ''tragedia greca e il rito del sacrificio|titolo=Origini selvagge: sacrificio e mito nella Grecia arcaica'',|editore= Laterza, |città=Bari-Roma-Bari, |anno=1991 e successive rist. (vedi il cap. I: ''La tragedia greca e il rito del sacrificio'')}}
* [[{{Cita libro|autore=Giovanni Casadio]], ''|titolo=Storia del culto di Dioniso in Argolide'', |editore=GEI, |città=Roma, |anno=1994 |ISBN =88-8011-026-8}}
* [[{{Cita libro|autore=Giovanni Casadio]], ''|titolo=Il vino dell'anima. Storia del culto di Dioniso a Corinto, Sicione, Trezene'', |editore=Il calamo, |città=Roma, |anno=1999}}
* [[{{cita libro|autore=Andrew Dalby]], ''|titolo=The Story of Bacchus'', |url=https://archive.org/details/storyofbacchus0000dalb|editore=British Museum Press, |città=Londra, |anno=2005 |ISBN= 0-7141-2255-6|cid=Dalby}}
* {{Cita testo|autore=[[Marcel Detienne]], ''|titolo=Dioniso e la pantera profumata'', |editore=Laterza, |città=Bari-Roma-Bari, |anno=2007|annooriginale=1981; rist. 1983, 1987, 2007}}
* [[{{Cita testo|autore=Marcel Detienne]], ''|titolo=Dioniso a cielo aperto'',|editore= Laterza, |città=Bari-Roma-Bari, 1987; rist. |anno=2000|annooriginale=1988, 2000}}
* {{Cita testo|autore=[[Eric R. Dodds]]|titolo=I Greci e l'Irrazionale|editore= Rizzoli|città=Milano|anno=2009}}
* [[Françoise Dunand]], ''Sincretismi e forme della vita religiosa'' in: (a cura di) [[Salvatore Settis]], ''I Greci: storia, cultura, arte, società'', Einaudi, Torino, 1998 (vol. II, tomo 3); ripubblicata anche come AA.VV. ''Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 7°)
* {{Cita testo|autore=[[Françoise Frontisi-DucrouxDunand]], ''Dioniso|capitolo=Sincretismi e ilforme suodella culto'' in: (a cura di)vita religiosa|curatore=[[Salvatore Settis]], ''|titolo=I Greci: storia, cultura, arte, società'', |editore=Einaudi, |città=Torino, 1997 (|anno=1998|volume=vol. II, tomo 2);3}} ripubblicataRipubblicata anche come AA.VV.{{cita ''testo|titolo=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', Ediz. de |edizione="Il Sole 24 Ore", |città=Milano, |anno=2008 (vedi il vol. 5°)|volume=7}}
* [[Fritz{{Cita Graf]],testo|autore=Françoise ''IFrontisi-Ducroux|capitolo=Dioniso cultie misterici'' in: (a curail di)suo [[culto|curatore=Salvatore Settis]], ''|titolo=I Greci: storia, cultura, arte, società'', |editore=Einaudi, |città=Torino, |anno=1997 (|volume=vol. II, tomo 2);}} ripubblicataRipubblicata anche come AA.VV.{{Cita ''testo|titolo=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', Ediz. de |edizione="Il Sole 24 Ore", |città=Milano, |anno=2008 (vedi il vol. |volume=5°)}}
* {{Cita testo|autore=Massimo Fusillo|titolo=Il dio ibrido. Dioniso e le "Baccanti" nel Novecento|editore=Il Mulino|anno=2006|cid=Fusillo 2006}}
* [[Robert Graves]], ''I miti greci'', Longanesi, Milano, 1955 e successive riediz. (ultima: 2008; vedi in partic. i cap. 14 e 27)
* {{Cita libro |autore=Timothy Gantz |titolo=Early Greek myth: a guide to literary and artistic sources |url=https://archive.org/details/earlygreekmythgu0001gant |editore=Johns Hopkins University Press |città=Baltimora |anno=1993 |cid=Gantz}}
* [[Cornelia Isler-Kerenyi]], ''Mitologie del moderno: «apollineo» e «dionisiaco»'' in: (a cura di) [[Salvatore Settis]], ''I Greci: storia, cultura, arte, società'', Einaudi, Torino, 2001 (vol. III); ripubblicata anche come AA.VV. ''Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 10°)
* C. Gasparri - A. Veneri, 'Dionysos', Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae (LIMC) III 1/2, Zuerich - Muenchen 1986, pp. 414-514.
* [[Henri Jeanmaire]], ''Dioniso: religione e cultura in Grecia'', Einaudi, Torino, 1972; rist. 1975
* {{Cita testo|autore=[[Fritz Graf]]|capitolo=I culti misterici|curatore=Salvatore Settis|titolo=I Greci: storia, cultura, arte, società|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1997|volume=vol. II, tomo 2}} Ripubblicata anche come {{Cita testo|titolo=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani|edizione="Il Sole 24 Ore"|città=Milano|anno=2008|volume=5}}
* [[Karl Kerenyi]], ''Gli dei e gli eroi della Grecia'', Il Saggiatore, Milano, 1963 e successive riediz. (ultima: 2009); Garzanti, Milano, 1976 e successive rist.
* {{Cita testo|autore=[[Robert Graves]]|titolo=I miti greci|editore=Longanesi|città=Milano|anno=2008|annooriginale=1955|capitolo=cap. 14 e 27}}
* [[Karl Kerenyi]], ''Dioniso: archetipo della vita indistruttibile'', Adelphi, Milano, 1992 e successive rist.
* {{Cita pubblicazione|autore=Albert Henrichs|anno=1984|titolo=Loss of self, Suffering, Violence: The Modern View of Dionysus from Nietzsche to Girard|rivista=[[Harvard Studies in Classical Philology]]|volume=88|pp=205-240|lingua=inglese}}
* [[Reinhold Merkelbach]], ''I misteri di Dioniso: il dionisismo in età imperiale romana e il romanzo pastorale di Longo'', ECIG, Genova, 1991; rist. 2003
* {{Cita testo|autore=[[James Hillman]]|titolo=Figure del mito|editore=Adelphi|città=Milano|anno=2014|annooriginale=2007|capitolo=cap. 1|cid=Hillman}}
* [[Walter F. Otto|Walter Friedrich Otto]], ''Dioniso: mito e culto'', Il Melangolo, Genova, 1990 e successive rist.
* {{Cita testo|autore=Cornelia Isler-Kerenyi|capitolo=Mitologie del moderno: «apollineo» e «dionisiaco»|curatore=Salvatore Settis|titolo=I Greci: storia, cultura, arte, società|editore= Einaudi|città= Torino|anno= 2001|volume=III vol.}} Ripubblicata anche come {{Cita testo|titolo=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani|edizione="Il Sole 24 Ore"|città=Milano|anno=2008|volume=10}}
* [[Jean-Marie Pailler]], ''Bacchanalia: la répression de 186 av. J.-C. à Rome et en Italie. Vestiges, images, tradition'', École française de Rome, Roma, 1988
* {{Cita testo|autore=Henri Jeanmaire|titolo=Dioniso: religione e cultura in Grecia|editore= Einaudi|città= Torino|anno=1975|annooriginale=1972}}
* [[Giulia Sissa]] - [[Marcel Detienne]], ''La vita quotidiana degli dei greci'', Laterza, Roma-Bari, 1989 e successive rist.; altre ediz.: CDE-Euroclub, Milano, 1991; Mondadori, Milano, 1994
* {{Cita testo|autore=[[Karl Kerenyi]]|titolo=Gli dei e gli eroi della Grecia|editore= Il Saggiatore|città=Milano|anno=2009|annooriginale=1963}}
* [[Paul Veyne]] (con [[François Lissarrague]] e [[Françoise Frontisi-Ducroux]]), ''I misteri del gineceo'', Laterza, Roma-Bari, 2000; rist. 2003
* {{Cita testo|autore=Karl Kerenyi|titolo=Dioniso: archetipo della vita indistruttibile|editore= Adelphi|città= Milano|anno=1992}}
* [[Paul Zanker]], ''Un'arte per i sensi. Il mondo figurativo di Dioniso e Afrodite'', in: (a cura di) [[Salvatore Settis]], ''I Greci: storia, cultura, arte, società'', Einaudi, Torino, 1998 (vol. II, tomo 3); ripubblicata anche come AA.VV. ''Storia Einaudi dei Greci e dei Romani'', Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 7°)
* {{Cita testo|autore=Reinhold Merkelbach|titolo=I misteri di Dioniso: il dionisismo in età imperiale romana e il romanzo pastorale di Longo|editore= ECIG|città=Genova|anno=2003|annooriginale=1991}}
* {{Cita libro|autore=|altri=|titolo=[[L'Amore di Narciso e altri racconti...|L'Amore di Narciso e altri racconti... Il libro dell'archetipo dedicato ai genitori e ai ragazzi]]|anno=[[2009]]|editore=[[Il Sirente]], [[Fagnano Alto]]|edizione=[[Collana editoriale|collana]] Fuori|pagine=|id=ISBN 978-88-87847-26-0}}
* {{Cita testo|autore=[[Walter F. Otto|Walter Friedrich Otto]]|titolo=Dioniso: mito e culto|editore= Il Melangolo|città= Genova|anno=2005|cid=Otto 2005}}
* {{Cita testo|autore=Jean-Marie Pailler|titolo=Bacchanalia: la répression de 186 av. J.-C. à Rome et en Italie. Vestiges, images, tradition|editore= École française de Rome|città=Roma|anno=1988}}
* {{Cita testo|autore=[[Giulia Sissa]]|autore2=Marcel Detienne|titolo=La vita quotidiana degli dei greci|editore= Laterza|città=Bari-Roma|anno=1989}}
* <span lang="en" dir="ltr">(EN)</span> Sophie Strand, ''The Flowering Wand,'' Inner Traditions, 2022.
* {{Cita testo|autore=[[Paul Veyne]]|autore2=François Lissarrague|autore3=Françoise Frontisi-Ducroux|titolo=I misteri del gineceo|editore= Laterza|città=Bari-Roma|anno=2003|annooriginale=2000}}
* {{Cita testo|autore=[[Paul Zanker]]|capitolo=Un'arte per i sensi. Il mondo figurativo di Dioniso e Afrodite||curatore=Salvatore Settis|titolo=I Greci: storia, cultura, arte, società|editore=Einaudi|città=Torino|anno= 1998|volume=vol. II, tomo 3}} Ripubblicata anche come {{Cita testo|titolo=Storia Einaudi dei Greci e dei Romani|edizione="Il Sole 24 Ore"|città=Milano|anno=2008|volume=7}}
*[[Rick Riordan]], ''[[Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo|Percy Jackson e gli dèi dell'Olimpo]],'' 2005-2009
* Simona Modeo, ''Dioniso in Sicilia. Mythos, Symposion, Hades, Theatron, Mysteria'', Caltanissetta 2018.
 
== Voci correlate ==
* [[DionisieAlpo (mitologia)]]
* [[Ampelo]]
* [[Apollineo e dionisiaco]] ([[Friedrich Nietzsche]])
* [[Baccanale]]
* [[Bacco]]
* [[ZagreoBassaride]]
* [[Oscoforie]]
* ''[[Le Baccanti (Euripide)|Le Baccanti]]'' - Tragedia di [[Euripide]]
* ''[[Le Baccanti (Stagnelius)|Le Baccanti]]'' - Dramma di [[Erik Johann Stagnelius]]
* [[Alpo (mitologia)|Alpo]]
* [[Bromie]]
* [[Dionisie]]
* ''[[Le Baccanti]]'' - Tragedia di [[Euripide]]
* ''[[Le Baccanti (Stagnelius)|Le Baccanti]]'' - Dramma di [[Erik Johan Stagnelius]]
* [[Orfismo]]
* [[Oscoforie]]
* [[Religioni misteriche]]
* [[Zagreo]]
* [[Shadrafa]]
* [[Mosaico di Dioniso]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|q_preposizione=su|commonsb=Category:DionysosLa religione greca/Le religioni dei misteri/Il Dionisismo}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://warburg.sas.ac.uk/vpc/VPC_search/subcats.php?cat_1=5&cat_2=89 Database Iconografico del Warburg Institute con più di 2000 immagini di Dioniso/Bacco]
* {{cita web|url=https://iconographic.warburg.sas.ac.uk/vpc/VPC_search/subcats.php?cat_1=5&cat_2=89|titolo=Database Iconografico del Warburg Institute con più di 2000 immagini di Dioniso/Bacco}}
* [https://web.archive.org/web/20160915085346/http://baccodioniso.oneminutesite.it/ ''Dioniso. L'ebbra danza dell'universo'']. Documenti, testi, approfondimenti e bibliografia su Dioniso.
 
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