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Dal 1932 al 1935 divenne parroco ad [[Arcole]], e poi arciprete di [[Valdagno]] (1935 - 1939)<ref> cfr. A. Pirini, B. Socche, F. D'Amando (a cura di), ''Lettere'', Teramo, 1989 e http://www.dondorinoconte.it/Socche.htm sito su don Conte, consultato il 26 aprile 2012 </ref>.
Nel suo percorso formativo conobbe, tra gli altri, don [[Giovanni Calabria]], proclamato santo nel 1999 da papa [[Giovanni Paolo II]] <ref> vedi http://www.dondorinoconte.it/Socche.htm sito su don Conte, consultato il 26 aprile 2012 </ref>.
===La nomina a Vescovo di Cesena e gli anni della II° Guerra Mondiale.===
Mons. Beniamino Socche venne nominato '''Vescovo di Cesena''' il [[4 febbraio]] [[1939]] da papa Pio XI, succedendo a mons. Alfonso Archi morto il [[4 dicembre]] del [[1938]]. Il [[9 febbraio]] la sua nomina venne pubblicata ufficialmente sull'Osservatore Romano, ma a causa della morte di Pio XI (il [[10 febbraio]]), fu il neo-eletto papa Pio XII a firmare la bolla apostolica di nomina in data [[16 marzo]][[1939]]<ref> v. A.Pirini, B.Socche, F.D'Amando (a cura di), ''Lettere'', Teramo, 1989, nota a pag. 21 e P. Altieri, ''Nella bufera della guerra'', in M. Mengozzi, ''Storia della Chiesa di Cesena'', I/2, 1998, pag.516 </ref>.
Il [[19 marzo]] [[1939]] fu ordinato vescovo di [[Diocesi di Cesena-Sarsina|Cesena]] nella chiesa di Valdagno e fece ingresso a Cesena il 14 maggio dello stesso anno (il giorno in cui - in quell'anno - si ricordava la Madonna del Popolo, patrona della città cesenate)<ref> E. Turci, G. Zamagni, ''I Vescovi di Cesena e i loro stemmi'', Cesena, Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2007. </ref>.
"Mentre mons. Archi amava l'ascetismo e l'isolamento, Socche era cordiale, stava volentieri con la gente, in una paternità affettuosa. Fu un innamorato della Madonna, cui ricorreva con fiducia di bambino; la sua devozione alla Madonna dl Popolo si espresse in forma commovente nei momenti più tragici della guerra" <ref> v. P.Altieri, ''Nella bufera della guerra'', in M.Mengozzi, ''Storia della Chiesa di Cesena'', I/2, 1998, pag. 516</ref>. "[...] Uomo di grande dolcezza e bontà, ma anche [...] personalità forte, decisa, senza tentennamenti e riguardi quando in coscienza ritiene di dover intervenire."<ref> G. Maroni, '' Il secondo dopoguerra'', in M. Mengozzi, ''Storia della Chiesa di Cesena'', I/2, Cesena, 1998, pag. 539. </ref>
Il suo [[stemma]] vescovile rappresentava l'arcobaleno, simbolo biblico della riconciliazione, della pace e della speranza cristiana. Il motto adottato fu "In virtute pax" (pace nella virtù o nella fortezza), e sembrava voler richiamare nella parola "virtute" l'origine greca della parola "socche" (cioé virtus - fortezza)<ref> vedi E. Turci, G. Zamagni, ''I Vescovi di Cesena e i loro stemmi'', Cesena, Il Ponte Vecchio, 2007, pagg. 82-83 </ref>.
A [[Cesena]], mons. Socche promosse la crescita dell'[[Azione Cattolica]], che considerava un punto nevralgico della pastorale diocesana e parrocchiale. Nel luglio del [[1939]] ricostituì l'Unione Diocesana Uomini Cattolici disponendo che ne fosse costituita una sezione in ogni parrocchia; si adoperò per la scuola dirigenti dell'associazione e per una "tre giorni" (dedicata ai più preparati) che si teneva ogni anno in settembre all'Istituto Almerici. Quando fece la visita pastorale dichiarò di voler vedere tutti gli iscritti all'[[Azione Cattolica]] nelle diverse parrocchie <ref> cfr. E. Diaco, ''Angelina Pirini e il suo apostolato nell'Azione Cattolica'', Cesena, 1996. </ref>. Voleva che i catechisti fossero presi dalle fila di questa associazione cristiana, la quale doveva dimostrarsi "al di sopra della politica e dei partiti" ,ma non "al di fuori" di essi. Tra i membri dell'azione cattolica scelse "operai" e "operaie" che portassero avanti campagne per la purezza, contro la bestemmia, e per la moralizzazione del cinema <ref> v. E. Diaco, ''Angelina Pirini e il suo apostolato nell'Azione Cattolica'', Cesena, 1996, pagg. 25- 26 .</ref>.
Diede anche un nuovo impulso al catechismo nelle parrocchie e si occupò di morale cattolica (condannando per es. la moda femminile indecorosa). Grande fu la sua devozione per la [[Vergine Maria]] che dimostrò e diffuse in vari modi: promosse gli "Operai del Rosario", curò il culto alla Madonna del Popolo presso la Cappella del Duomo, si recò spesso in preghiera all'[[abbazia di Santa Maria del Monte]] (in cui faceva organizzare annualmente le fiorite dei bambini), fece numerosi pellegrinaggi individuali alla [[Santa Casa di Loreto]]. Soleva dire: "La Madonna é il ponte obbligato fra la terra e il cielo, sul quale ponte passa ogni grazia", "E' sempre la Madonna che dà Gesù. L'ha dato una prima volta al mondo e continua a darlo anche adeso alle anime"<ref> E. Diaco, ''Angelina Pirini e il suo apsotolato nell' Azione Cattolica'', Cesena, 1996, pagg. 26- 27 </ref> .
Inoltre ebbe molto a cuore i sacerdoti, il seminario e confessava in Duomo il sabato pomeriggio per diverse ore <ref> v. E. Turci, G. Zamagni, ''I Vescovi di Cesena e i loro stemmi'', Cesena, 2007, pag. 83 </ref>. Condusse una visita pastorale (incentrata sull'istruzione religiosa agli adulti e ai fanciulli), organizzò in modo sistematico missioni di popolo, ritiri spirituali e giornate di preghiera insieme all'attività caritativa <ref> A. Pirini, B. Socche, F. D'Amando, ''Lettere'', Teramo, 1989, pag. 21 </ref>.
'''Durante la II° guerra mondiale''' i sacerdoti di Cesena rimasero vicini al loro popolo per portare aiuto materiale e conforto religioso<ref> P. Altieri, '' Nella bufera della guerra'', in M. Mengozzi, ''Storia della Chiesa di Cesena'', I/2, Cesena, 1998, pagg. 527 e ss. </ref>. Tra tutti, "due furono le figure del clero cesenate che si distinsero per la loro opera di pietà, di soccorso, di organizzazione: il vescovo Beniamino Socche ed il Canonico" (don [[Cesare Carlo Baronio]], ndr)<ref> D.Pieri, ''Don Baronio'', Cesena, 1987, pag. 130</ref>. Uno storico scriverà in proposito: "Il vescovo che tira il carretto dei viveri e delle candele per le vie di Cesena, per portare soccorso nei rifugi, non é una scena troppo frequente" <ref> G. Maroni, ''Il secondo dopoguerra'', in M. Mengozzi, '' Storia della Chiesa di Cesena'', I/2, Cesena, 1998, pag. 540 </ref>.
Lo stesso Vescovo Socche, nello scritto ''"Ad perpetuam rei memoriam"'' (apparso sul bollettino ufficiale della diocesi di Cesena nel settembre del [[1945]]), ricorda alla popolazione cesenate quanto fatto dal clero e da lui stesso durante la trascorsa tragedia bellica, deprecando le '''violenze anticlericali''', diffuse nel dopoguerra, nel nome di certo comunismo ateo (violenze che sanno di scomunica secondo il diritto canonico, scrive il presule, e che richiamano gli anni del primo dopoguerra con il pericolo di una nuova dittatura reazionaria) e descrive come gli alleati gli abbiano impedito di pubblicare la lettera pastorale sulla dottrina sociale della Chiesa per non accendere gli animi. cit cit altieri
cittadinanza onoraria
===Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla. Morte improvvisa a 74 anni.===
Come a Cesena aveva vissuto gli anni tragici del secondo conflitto mondiale, in particolare il "passaggio del fronte" nel 1944, a Reggio Emilia si
Resta famoso il suo intervento contro gli omicidi di sacerdoti della sua diocesi; memorabile il modo con il quale affrontò l'uccisione di don [[Umberto Pessina]].
Già dal primo giorno
Fino ad arrivare il [[26 marzo]] [[1955]] a dire in occasione dei ferimenti e uccisioni di cattolici:{{Q|... siamo andati a visitare i feriti e le salme degli innocenti e a pregare per loro, e abbiamo sentito molti domandarsi: ma allora, che non sia venuto il tempo di mettere finalmente fuori legge il comunismo?|<ref>[http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=431 Kattolico] - visto 19 febbraio 2009</ref>}}
Impegno per la difesa dei suoi preti che aveva già messo in pratica durante il periodo successivo all'[[Armistizio di Cassibile|8 settembre 1943]] nella diocesi di Cesena, quando interviene per salvare don [[Adamo Carloni]] catturato dai nazifascisti e destinato alla fucilazione<ref>[https://www.comune.cesena.fc.it/applicazioniweb/infovia/mostraFile?codiceVia=8702 Comune di Cesena] - visto 10 febbraio 2009</ref>.
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Pose la prima pietra del nuovo seminario il 12 novembre del 1950 e lo inaugurò il 24 novembre del 1954.
Durante il suo episcopato aveva ordinò 195 nuovi sacerdoti, ebbe cura particolarmente dell'Opera diocesana di assistenza, della mensa dei poveri, dell'azione cattolica, del centro Sacro Cuore.
Volle la fondazione del giornale "La libertà", e istituì due congressi eucaristici e il sinodo diocesano.
Nel suo testamento spirituale lasciò scritto: "Le mie raccomandazioni per tutti si trovano nei libri da me pubblicati"<ref> vedi http://www.dondorinoconte.it/Socche.htm sito su don Dorino Conte, consultato il 16 aprile 2012 </ref>.
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