Io, l'erede: differenze tra le versioni
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{{Dramma
|Titoloitaliano = Io, l'erede
|Nome = Eduardo
|Cognome = De Filippo
|Dramma = Commedia
|PostDramma = in tre atti
|Titolooriginale =
|Linguaoriginale = [[lingua napoletana]]
|Immagine =
|ImmagineDimensione = <!-- (facoltativo, default: 280px) -->
|Didascalia =
|Genere = [[Teatro napoletano]], [[commedia]]
|Scena =
|Epocacomposizione = [[1942]]
|Primarappresentazione =
|Teatro = [[Teatro La Pergola]] di [[Firenze]]
|Primaitaliana =
|Teatroprimaitaliana =
|Premi =
|Versionisuccessive =
* [[remake|rifacimento]] del 1980 diretto e interpretato da [[Enrico Maria Salerno]].
|Personaggi = *Ludovico Ribera, quarantacinque anni
*Amedeo Selciano, trentotto anni
*Margherita, sua moglie, circa trent'anni
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*Prima e seconda signora
*Altre quattro signore
|Opera =
|Cinema =
}}
'''''Io, l'erede''''' è una [[commedia]] scritta ed interpretata da [[Eduardo De Filippo]] nel [[1942]],
==Storia==
Nel [[1972]] ne fu realizzata la messa in scena televisiva, curata dallo stesso Eduardo, oggi andata perduta.
==Trama==
La
Prospero Ribera aveva un figlio, Ludovico, il quale, come suo legittimo [[eredità|erede]] pretende ora, così come era stato per il padre, di essere accolto dalla facoltosa famiglia Selciano. Di fronte al rifiuto dei Selciano Ludovico prima li accusa di aver reso il padre, con la loro ostentata magnanimità, un [[parassita]], e poi riesce
Egli però sarà, come il padre, oggetto di scherno e derisioni, quasi fosse un buffone di [[corte (seguito)|corte]], ma in cambio
Bice viene convinta da Ludovico a pretendere di più dalla famiglia Selciano, perché la loro non è carità cristiana ma generosità autocelebrativa. Ciò determina la cacciata di casa della giovane, che riceve l'incoraggiamento di Ludovico a costruirsi la propria strada in autonomia, mentre Ludovico resterà in quella casa a sopportarne le umiliazioni, perché quella è l'eredità del padre.
==Analisi della commedia==▼
Eduardo si misura in questa commedia con le tematiche [[Luigi Pirandello|pirandelliane]]
▲Il fratello Peppino molto sensibile ai gusti del [[pubblico]] avrebbe voluto che la commedia non fosse rappresentata ed infatti l'accoglienza degli spettatori fiorentini del [[Teatro La Pergola]] fu piuttosto tiepida. Eduardo tradusse in italiano e rivide profondamente il testo nel [[1972]] che in questa nuova versione ebbe successo ma egli non recitò più alcun ruolo nella commedia.
Il tema apparentemente stravagante della commedia che cioè la [[beneficenza]] è qualcosa di vantaggioso sia per chi la fa, soddisfacendo il proprio spirito di [[altruismo]], sia per chi la riceve è qui mescolato alla [[critica]] di una certa [[Società (sociologia)|società]] [[Borghesia|borghese]] che per sentirsi a posto con la coscienza dona ipocritamente solo gli avanzi della propria ricchezza.
==Note==
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== Bibliografia ==
*Eduardo De Filippo, ''Teatro <small>(Volume primo)</small> - Cantata dei giorni pari'', Mondadori, Milano 2000, pagg. 1371-1457 (con una ''Nota storico-teatrale'' di Paola Quarenghi e una ''Nota filologico-linguistica'' di Nicola De Blasi)
*''Uno scrittore tra dialetto e italiano'', di Nicola De Blasi
*Giovanni Antonucci, ''Eduardo De Filippo: introduzione e guida allo studio dell'opera eduardiana - storia e antologia della critica'', Firenze 1981
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{{portale|letteratura|teatro}}
[[Categoria:Opere teatrali italiane]]▼
[[Categoria:Opere teatrali in napoletano]]
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