Umberto Bertozzi: differenze tra le versioni

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{{Infobox militare
|Nome = Umberto Bertozzi
|Immagine =
|Didascalia =
|Soprannome =
|Data_di_nascita = [[5 luglio]] [[1905]]
|Nato_a = [[Colorno]]
|Data_di_morte = 18 ottobre [[1964]]
|Morto_a = [[ParmaPonte dell'Olio]]
|Cause_della_morte = malattia
|Luogo_di_sepoltura =
|Etnia =
|Religione =
|Nazione_servita = [[File:War flag of {{RSI.svg|20px]] [[Repubblica Sociale Italiana]]}}
|Forza_armata = [[File:War flag of RSI.svg|20px]] [[Marina Nazionale Repubblicana]]
|Arma = Marina
|Corpo = [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|Xª Flottiglia MAS (RSI]])
|Specialità = Servizio Informazioni e Intelligence
|Unità = Comando X MAS (1943-1944) - Reparti di terra autonomi (1944-1945)
|Reparto= Ufficio Investigativo (1943-1945) - Compagnia Operativa "O" (1944-1944)
Compagnia Operativa "O" (1944-1944)
Distaccamento Milano (1944-1945)
|Anni_di_servizio = 1943-1945
|Grado = [[SottotenenteTenente di vascello]] (T.V.)
|Ferite =
|Comandanti = [[Junio Valerio Borghese]]
|Guerre = [[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne = [[Guerra civile in Italia (1943-1945)]]
|Battaglie =
|Comandante_di = Compagnia "O"
|Comandante_di = [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|Xª Flottiglia MAS (RSI]])
|Decorazioni =
|Studi_militari =
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|Altro =
|Note =
|Ref = Fonti citate nel corpo della voce
|Ref =
}}
{{Bio
|Titolo =
|Nome = Umberto
|Cognome = Bertozzi
|PostCognome =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Colorno
|GiornoMeseNascita = 5 luglio
|AnnoNascita = 1905
|LuogoMorte = ParmaPonte dell'Olio
|GiornoMeseMorte = 18 ottobre
|AnnoMorte = 1964
|Epoca = 1900
|Attività = militare
|Attività2 = criminale di guerra
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , fu il comandante, col grado di [[Sottotenentetenente di vascello]] (S.T.V.), dell'Ufficio "I" e della ''Compagnia "O"'' della [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)| Xª Flottiglia MAS]]. Riconosciuto colpevole di eccidi e crimini di guerra fu condannato a morte, pena poi condonata
|Immagine =
}}
 
== Biografia ==
Membro di una agiata famiglia [[Borghesia|borghese]] residente a [[Colorno]] ([[provincia di Parma|PR]]), Umberto Bertozzi era figlio dell'imprenditore Abele Bertozzi (1867-1936), che fu tra i pionieri dell'industria [[Conserve di pomodoro|conserviera]] e casearia di Parma, e di Gemma Bilzi (1873-1940).<ref>{{Cita web|url=https://pomodoro.museidelcibo.it/wp-content/uploads/sites/5/2018/02/LIBRO-STAZIONE-SPERIMENTALE-CONSERVE.pdf|titolo=Alla ricerca dl futuro - I novant’anni della Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari|data=4 giugno 2025}}</ref> Settimo di dodici fratelli, nel [[1911]], all'età di 6 anni, lasciò Colorno per trasferirsi con la famiglia a [[Parma]], dove il padre Abele svilupperà la propria impresa. Furono poi i fratelli [[Carlo Bertozzi|Carlo]] e [[Amilcare Bertozzi|Amilcare]] a portare avanti l'azienda di famiglia ed a fondare poi nel 1932 l'azienda [[Althea (azienda)|Althea]].
 
Laureato in scienze chimiche a Padova,<ref>GAZZETTA UFFICIALE DEL REGNO D'ITALIA - Anno 72° Roma - Giovedi, 29 ottobre 1931 - ANNO X Numero 250, Elenco dei candidati che hanno superato l'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di chimico, pagina 5293</ref> dopo l'[[armistizio dell'8 settembre 1943]], [[Junio Valerio Borghese]], suo amico fin dai tempi dell'Università, gli propose una tenenza; si arruolò così nella [[Marina Nazionale Repubblicana]] col grado di tenente nei reparti chimici.<ref>R. Fruzzetti - A. Grossi - M. Michelucci - “Forno 13 giugno 1944 - Storia di un eccidio”, Ceccotti, Massa, 1994, Intervista a Antonietta Luisa Cattaneo</ref>
== Biografia ==
ArruolatosiVenne in Marina Militare solo nel [[1943]], venne impegatoimpiegato come aiutante maggiore e ufficiale di disciplina aalla [[La Spezia|Spezia]], a capo dell’dell{{'}}'ufficio'Ufficio "I"'' (Ufficio investigativo) presso il Comando Generale della [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|Xª Flottiglia MAS]], agli ordini deldello comandantestesso [[Junio Valerio Borghese|Borghese]], amico dello stesso Bertozzi fin dai tempi dell'Università.
 
=== Attività nella RSI (1943-1945) ===
Figlio di Abele Bertozzi e Gemma Bilzi, '''Umberto Bertozzi''' nasce a [[Colorno]] in provincia di [[Parma]] il [[5 luglio]] [[1905]].
Fra le prime azioni guidate da Bertozzi, il 17 marzo 1944 a [[Eccidio di Valmozzola|Valmozzola]] ([[provincia di Parma|PR]]) vennero fucilati per rappresaglia 7 partigiani catturati in uno scontro con i nazifascisti e due disertori russi che si erano uniti alle forze partigiane. La rappresaglia nacque in risposta all’assalto e al successivo scontro a fuoco del 12 marzo 1944 ad un treno lungo la linea verso Parma da parte di un gruppo di partigiani guidati dal piacentino Mario Devoti (nome di battaglia Mario Betti) e dal suo vice, lo spezzino Primo Battistini (Tullio), ove perirono due militi della Xª Mas e lo stesso comandante partigiano [[Brigata Garibaldi "Ugo Muccini"|Mario Betti]] (altre fonti parlano di 4 morti della Xª MAS). L’intento era la liberazione di alcuni renitenti alla leva e il materiale nei vagoni.<ref name="autogenerato22">{{cita|Roberto Roggero|p. 59}}.</ref><ref name="straginazifasciste.it">Gino Parenti, Angelo Trogu, Dino Girini, Ubaldo Chierasco, Giuseppe Tendola ed i due sovietici Vassili Belacoski e Mikhail Tartufian. Vedi http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4655</ref><ref>{{Cita web|url=https://memoranea.it/luoghi/emilia-romagna-pr-mormorola-di-valmozzola-museo-resistenza|titolo=Museo della Resistenza in Valmozzola - Mormorola di Valmozzola - PR - Emilia Romagna|sito=memoranea.it|accesso=6 ottobre 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.isrlaspezia.it/mir-centro-studi/progetti-di-public-history/i-fatti-di-valmozzola/|titolo=I fatti di Valmozzola {{!}}|lingua=it|accesso=6 ottobre 2022}}</ref><ref>Sgt. Umberto Bertuccelli della 631ª Cp. della [[Guardia Nazionale Repubblicana|GNR]], Sgt. Magg. Riziero Biancardi del 1° Deposito Artiglieria Contraerea dell'[[Aeronautica Nazionale Repubblicana]], Capo 1ª Giulio Caniersi del Bn. Lupo della Xª MAS, STV Gastone Armando Carlotti del Bn. Lupo della Xª MAS, Milite Dante Ciardi della 631ª Cp. della GNR, Sgt. Luigi Comelli della 631ª Cp. della GNR, S. Capo Alfredo Marchetto del Bn. Lupo della Xª MAS, Milite Milziade Mariani della 631ª Cp. della GNR, Sgt. Raimondo Parelli del Bn. NP della Xª MAS, Marò Pietro Picconcelli del Bn. Freccia della Xª MAS, GM Domenico Pietropan del Bn. Lupo della Xª MAS, Caporalmaggiore Armando Ranzini della 631ª Cp. della GNR, Sgt. Magg. Umberto Tarantini della VI Legione della GNR Ferroviaria, Sgt. Magg. Tito Venezia della 628ª Cp. della GNR</ref>
 
Fu proprio nella lotta contro i partigiani che i marò agli ordini di Bertozzi, comandante dell{{'}}''Ufficio "I"'' della Xª MAS, reparto con un organico di 20-30 uomini con compiti investigativi e di raccolta informazioni specificamente indirizzato alla lotta anti-partigiana, si dimostrarono particolarmente spietati<ref>Valeria Galimi, Simone Duranti, Roger Neil Lewis Absalom - Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45: Guida archivistica alla memoria, gli archivi tedeschi, Carocci Editore, Roma, 2003, pag.111-112</ref> e autori di dure rappresaglie nei luoghi dove, a seconda delle vicende belliche, vennero impiegati i reparti di terra della Xª Mas.<ref>{{cita web|url=http://www3.varesenews.it/busto/articolo.php?id=20785|titolo=varesenews.it - Grande successo di pubblico per "Mai Morti"|accesso=2 maggio 2012}}</ref>
Arruolatosi in Marina Militare solo nel [[1943]], venne impegato come aiutante maggiore e ufficiale di disciplina a [[La Spezia]], a capo dell’''ufficio I'' (Ufficio investigativo) presso il Comando Generale della [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|Xª Flottiglia MAS]] agli ordini del comandante [[Junio Valerio Borghese]], amico dello stesso Bertozzi fin dai tempi dell'Università.
 
Il 9 giugno 1944 i partigiani, ritenendo erroneamente imminente uno sbarco alleato in [[Versilia]], occuparono il paese di [[Forno (Massa)|Forno]]. Il 13 giugno i tedeschi, supportati da reparti della Xª MAS, rioccuparono il paese. Bertozzi e i suoi uomini si distinsero per crudeltà e accanimento:<ref>{{cita web|url=http://www.comune.massa.ms.it/system/files/orazionePezzinoForno.pdf|titolo=La strage di Forno ed il suo contesto storico|accesso=2 maggio 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140222043128/http://www.comune.massa.ms.it/system/files/orazionePezzinoForno.pdf}}</ref><ref>Gianluca Fulvetti, Francesca Pelini, ''La politica del massacro: per un atlante delle stragi naziste in Toscana'', Napoli, L'Ancora del Mediterraneo, 2006, p. 63</ref> unitamente a reparti della ''135ª Festung Brigade'' tedesca, presero parte all'uccisione di 68 persone, in maggioranza civili abitanti del paese, avvenuta il 13 giugno, nota come [[strage di Forno]]. Bertozzi in particolare, secondo alcune testimonianze, si adoperò alla selezione di chi tra i catturati doveva essere giustiziato o deportato in [[campo di concentramento]].<ref name=autogenerato1 /><ref name="Aldo Cazzullo 2010">Aldo Cazzullo, ''Viva l'Italia - Risorgimento e Resistenza: ecco perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione'', Milano, Mondadori Editore,2010, pag.114</ref><ref>{{cita web|url=http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/90000/87178.xml?key=Giorgio+Sgherri&first=501&orderby=1&f=fir|titolo= Sotto processo le stragi naziste. Presto il rinvio a giudizio per Sant'Anna|accesso=28 aprile 2012|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140222011514/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/90000/87178.xml?key=Giorgio+Sgherri&first=501&orderby=1&f=fir}}</ref> 51 civili furono avviati nei campi di concentramento in [[Germania]], 10 morirono bruciati nella locale caserma dei carabinieri, 8 rimasero uccisi durante l'operazione di assalto al [[Forno (Massa)|paese]]; 54 i fucilati, tra i quali il [[maresciallo ordinario]] dei [[Carabinieri]] della locale stazione, [[Ciro Siciliano]], [[Medaglia d'oro al merito civile]],<ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=264933|titolo=quirinale.it - Siciliano Ciro, Medaglia d'oro al merito civile|accesso=28 aprile 2012}}</ref><ref>{{cita web|url=http://memoria.comune.massa.ms.it/71it|titolo=memoria.comune.massa.ms.it - Strage di Forno|accesso=27 aprile 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120827043517/http://memoria.comune.massa.ms.it/71it|urlmorto=sì}}</ref> accusato dallo stesso Bertozzi di collaborazionismo con le bande partigiane<ref name="Aldo Cazzullo 2010"/> per aver permesso il loro ingresso in paese e avervi fraternizzato<ref>{{cita web |url=http://www.comune.massa.ms.it/system/files/orazionePezzinoForno.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=21 aprile 2014 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140222043128/http://www.comune.massa.ms.it/system/files/orazionePezzinoForno.pdf }}</ref>.
Dal mese di [[maggio]] [[1944]], viene posto al comando della neonata della Compagnia "O" (Compagnia operativa) avente un organico di 120 uomini, venne istituita per contrastare le crescenti attività guerriglia partigiana.
In questo periodo, il Bertozzi, è ricordato da diverse fonti come un personaggio sadico e crudele, accusato di [[crimini di guerra]] ai danni di partigiani catturati e della popolazione civile, dimostrando le sue qualità di carnefice, seviziando
prigionieri, strappando unghie ed incidendo la X della Decima, sui petti e sulle schiene di donne e uomini,<ref>{{cita web|url=http://www.studiober.com/cms/ckfinder/userfiles/files/art_attualita/A03%20Decima!,marinai.pdf|titolo=studiober.com - Decima, marinai!|accesso=27-04-2012}}</ref> <ref>{{cita web|url=http://www.consiglio.regione.toscana.it/edizioni/upload/pubblicazioni/pub3969.pdf|titolo=consiglio.regione.toscana.it - Pubblicazioni - Edizioni dell’Assemblea 46|accesso=27-04-2012}}</ref> fatti avvenuti negli stessi luoghi, dove, a seconda delle vicende belliche, vennero impegnati i reparti della Xª MAS.
 
[[File:Foto di gruppo Borghese Bardelli Bertozzi decima mas.jpg|thumb|left|Foto di gruppo: sono riconoscibili [[Junio Valerio Borghese|Borghese]], [[Umberto Bardelli|Bardelli]] e Bertozzi con i militi della [[Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)|Decima MAS]]]]
Il Bertozzi fu tra gli esecutori materiali nell'eccidio di 68 persone avvenuta a [[Forno (Massa)|Forno]] di [[Massa]] il [[13 giugno]], selezionando chi doveva essere deportato in [[campo di concentramento]] e chi giustiziato. <ref>{{cita web|url=http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/90000/87178.xml?key=Giorgio+Sgherri&first=501&orderby=1&f=fir|titolo=cerca.unita.it - Sotto processole stragi nazistePresto il rinvio a giudizio per Sant'Anna|accesso=28-04-2012}}</ref> Tra le sue vittime figura anche il [[Maresciallo ordinario]] dei [[Carabinieri]] della [[Forno (Massa)|locale]] stazione, [[Ciro Siciliano]], [[Medaglia d'oro al valore civile]], <ref>{{cita web|url=http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=264933|titolo=quirinale.it - Siciliano Ciro, Medaglia d'oro al merito civile|accesso=28-04-2012}}</ref> accusato da Bertozzi di complicità con i partigiani; <ref>{{cita web|url=http://memoria.comune.massa.ms.it/71it|titolo=memoria.comune.massa.ms.it - Strage di Forno|accesso=27-04-2012}}</ref> nonchè autore di numerose altre esecuzioni, sevizie e torture perpetrate nei territori di [[La Spezia]], [[Apuania]], l’[[appennino parmense]], le zone di [[Ivrea]] e di [[Cuorgnè]] in [[Piemonte]], le zone di [[Spilimbergo]], a [[Maniago]], a [[Gorizia]] in [[Venezia Giulia]], a [[Conegliano Veneto]] e, infine, nella zona di [[Thiene]] nel [[Provincia di Vicenza|vicentino]].
 
Dal mese di luglio [[1944]]<ref name="autogenerato1">{{cita|Roberto Roggero|p. 60}}.</ref><ref>Lorenzo Bertucelli e Valerio Romitelli, Cominciare con la Resistenza - Saggi di storici esordienti sul 1943-45, Carocci Editore, Roma, 2006, pag.118-119</ref><ref name="autogenerato3">{{cita|Guido Bonvicini|p. 34}}.</ref> Bertozzi assunse il comando della neocostituita ''Compagnia "O"'' (Compagnia operativa), avente un organico di 120 uomini<ref name="autogenerato3" />, autocarrata, estremamente mobile, strutturata su tre plotoni fucilieri ed un plotone comando, destinata in un primo tempo ad operare esclusivamente nell'entroterra spezzino<ref name="autogenerato3" />. Poiché il Bertozzi continuava a comandare anche l{{'}}''Ufficio "I"'', aveva in questo modo il controllo di una parte molto significativa dell'apparato repressivo della Flottiglia.
Nel mese di [[dicembre]] [[1944]], la ''Compagnia operativa'' fu sciolta ed incorporata nel ''Distaccamento Milano'', dove Bertozzi vi resterà in servizio fino alla resa del [[26 aprile]] [[1945]].
 
Dall'autunno del [[1944]] la ''Compagnia "O"'' di Bertozzi fu massicciamente coinvolta nella repressione contro i partigiani italiani; dispiegando tutta la propria forza, si rese autrice di numerosi rastrellamenti, arresti, esecuzioni e torture, eccidi e stragi anche presso la popolazione civile, con modalità giudicate crimini di guerra, nei territori della [[La Spezia|Spezia]], [[Apuania]], in [[Lunigiana]]<ref>Lorenzo Bertucelli e Valerio Romitelli, ''Cominciare con la Resistenza - Saggi di storici esordienti sul 1943-45'', Roma, Carocci Editore, 2006, p. 119</ref>, nell'[[appennino parmense]], nelle zone di [[Ivrea]] e di [[Cuorgnè]] in [[Piemonte]], nella zona di [[Spilimbergo]], a [[Maniago]]<ref>Lorenzo Bertucelli e Valerio Romitelli, ''Cominciare con la Resistenza - Saggi di storici esordienti sul 1943-45'', Roma, Carocci Editore, 2006, p. 121</ref>, a [[Gorizia]] in [[Venezia Giulia]], a [[Conegliano Veneto]] e, infine, nella zona di [[Thiene]] nel [[Provincia di Vicenza|vicentino]],<ref name="istrevi.it">{{cita web|url=http://www.istrevi.it/lab/page/qe_map.php?p=17-LB-QR01-Residori&c=2&s=0&a=0|titolo=istrevi.it - 2. La giustizia offesa|accesso=2 maggio 2012}}</ref> interrogando i prigionieri, strappando unghie e incidendo la X della Decima, sui petti e sulle schiene di donne e uomini catturati.<ref name="Aldo Cazzullo 2010"/>
Processato per [[crimini di guerra]] e [[crimini contro l'umanità|contro l'umanità]] dal [[Tribunale Militare]] di [[Vicenza]], venne condannato a morte, con sentenza del [[4 giugno]] [[1947]], ma la condanna verrà poi commutata in [[ergastolo]] <ref>{{cita web|url=http://static.repubblica.it/iltirreno/PDF/Sant%27Anna/BardineSanTerenzo.pdf|titolo=static.repubblica.it - Documento Tribunale Militare di Vicenza in pdf|accesso=27-04-2012}}</ref>, che negli anni, grazie anche alla concessione di condoni, passarono a 30 anni divenuti poi 19, e definitivamente estinti nel [[1963]] grazie alla concessione dell’amnistia impropria. <ref>{{cita web|url=http://www.consiglio.regione.toscana.it/edizioni/upload/pubblicazioni/pub3969.pdf|titolo=consiglio.regione.toscana.it - Pubblicazioni - Edizioni dell’Assemblea 46|accesso=27-04-2012}}</ref>
 
La compagnia "O", mal tollerata dallo stesso Borghese<ref name=autogenerato1 />, fu da lui stesso sciolta nel mese di dicembre [[1944]] e i suoi membri incorporati nel ''Distaccamento Milano'' acquartierato nella caserma di via Fiume (oggi piazza della Repubblica), dove continuarono la loro attività di repressione con la stessa violenza e brutalità, ormai fuori controllo, con continue scorrerie in tutta la Lombardia e nel Nord-Italia, fino alla resa avvenuta il 26 aprile [[1945]].<ref>{{Cita web|url=http://www.nonsolocarnia.info/storia-della-collaborazionista-x-mas-con-i-nazisti-occupanti-dopo-l8-settembre-1943-per-conoscere-e-non-ripetere-errori/|titolo=Storia della collaborazionista X Mas con i nazisti occupanti, dopo l’8 settembre 1943. Per conoscere e non ripetere errori.|autore=Laura Matelda Puppini|sito=Non solo Carnia|data=2 gennaio 2018|lingua=it|accesso=6 ottobre 2022}}</ref>
Morirà a [[Parma]] nel [[1964]] di cancro al cervello.
 
Nel dicembre 1944 il comando della Xª MAS venne trasferito dalla Spezia a Milano, e con esso anche l'Ufficio "I". Anche a Milano le azioni di Bertozzi risultarono ancora più violente e crudeli e tristemente famose e i suoi metodi di investigazione, interrogatorio e repressione sempre più brutali, tanto da essere definiti anche dai commilitoni veri "scatti di furore".<ref>Dagli atti del processo di Vicenza</ref> Nella seconda metà di marzo 1945, perfino lo stesso comandante Borghese fu costretto a intervenire disciplinarmente, perché troppe erano le denunce che piovevano sul suo tavolo (e su quello del comandante della Divisione Decima, generale di Brigata Giuseppe Corrado) circa i crimini compiuti da Bertozzi. Alcune di queste denunce erano firmate da amministratori fascisti e dagli stessi colleghi di Bertozzi.
 
La brutalità di Bertozzi si rivolse anche contro i suoi commilitoni, ragion per cui, ritenuto pericoloso e inaffidabile perfino nei confronti del suo schieramento, fu arrestato alla fine di marzo [[1945]] su ordine dell'autorità giudiziaria militare repubblicana, dopo le denunce di Alietto Randi e dal sottotenente della Xª Lorenzo Scardovi, addetto al servizio amministrativo dell'ufficio I.
Randi era stato arrestato a Maniago da elementi della Xª Mas comandati da Bertozzi: quando Randi fece presente di aver prestato servizio in [[Albania]] alle dipendenze del fratello di Bertozzi, il tenente Lino Bertozzi<ref>caduto a Malj Trebescines ([[Albania]]) il 14 aprile 1941</ref>, Bertozzi, risentito del fatto che Randi non accettasse di arruolarsi nella Xª, lo fece torturare da un sergente mantovano, dandogli del traditore. Non essendoci prove della sua appartenenza al movimento partigiano, Randi non fu giustiziato. Il tenente Scardovi, venuto a conoscenza dei fatti e di altri abusi nei metodi repressivi usati dal Bertozzi, nell'inverno 1944-45 si recò con altri ufficiali presso il generale di brigata Giuseppe Corrado, nuovo comandante della X Mas, e denunciò Bertozzi.<ref name="ref_A">[[Tribunale militare|Tribunale Militare di Vicenza]], R.S.P.C.A.S., n.20/47, 13/47 contro [[Banchieri Franco]], Bertozzi Umberto, [[Benedetti Rinunzio]] del 4 giugno [[1947]].</ref> Nella relazione redatta dal generale Giuseppe Corrado, che porterà all'arresto di Bertozzi, si apprende che questi venne denunciato dallo Stato Maggiore della Xª MAS al Tribunale militare per «atti di violenza e di sadismo nonché di vergognose accuse di natura morale». Inoltre il reparto da lui comandato, l{{'}}''Ufficio I'', veniva descritto nella relazione come un «reparto autonomo con tutti i caratteri di una banda irregolare».
 
Agli atti risulta anche che il comandante Junio Valerio Borghese tentò di coprire le azioni di Bertozzi e sottrarlo alle indagini, affidandolo ad incarichi politici, ma la manovra fu stroncata, per ordine del Ministero della marina, in seguito a espresso comando partito da [[Benito Mussolini]].<ref name="ref_A" />
 
===Il dopoguerra===
Nel primo dopoguerra Bertozzi venne processato dalla [[Corte d'assise]], sezione speciale di [[Vicenza]], assieme ai suoi collaboratori Franco Banchieri e Ranunzio Benedetti, e ritenuto colpevole di oltre cento «omicidi volontari, fra cui il concorso nella [[strage di Forno]] di Massa e di numerose sevizie e atrocità particolarmente efferate perpetrate tra il 1944-1945 con episodi di violenza (rastrellamenti, stragi, torture)<ref>{{Cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0041_01_1947_0108_0001_24632853/|titolo=Tre della X Mas a giudizio Tre della X Mas a giudizio I 92 omicidi del capobanda - Rastrellamenti, sevizie, delazioni - Patrioti bruciati vivi - I fucilati di Castellamonte|data=4 giugno 2025}}</ref>, venendo condannato con sentenza del 4 giugno [[1947]] alla pena di morte con fucilazione alla schiena per collaborazionismo e omicidio volontario continuato aggravato per crudeltà per tutti i capi d’imputazione (11 episodi di omicidio, del quali Forno ne rappresentava uno)<ref>{{Cita pubblicazione|autore=ISTITUTO STORIA DELLA RESISTENZA E DELL’ETÀ CONTEMPORANEA DELLA PROVINCIA DI VICENZA|titolo=Estratto della sentenza della corte d'assise|url=https://www.istrevi.it/lab/doc/RESIDORI-giustizia-violenza-guerra-civile.pdf}}</ref>, oltre ad una condanna all'ergastolo assorbita dalla pena capitale.<ref>{{cita web|url=http://static.repubblica.it/iltirreno/PDF/Sant%27Anna/BardineSanTerenzo.pdf|titolo=static.repubblica.it - Documento Tribunale Militare della Spezia in pdf|accesso=27 aprile 2012}} pagina 3 foglio 19</ref>. La condanna verrà poi commutata in [[ergastolo]] dalla [[Corte di cassazione]] in data 9/04/1948, pena ridotta sempre dalla cassazione a 30 anni in data 21/07/1950 e successivamente a 19 anni, in applicazione di condoni nel frattempo intervenuti. In data 25/01/1952 la cassazione decise la revisione del processo con rinvio alla Corte d’Assise d’Appello di [[Venezia]] e la scarcerazione del condannato in attesa del nuovo processo. Al nuovo processo Bertozzi, presente all’udienza, chiese l’applicazione del beneficio dell’amnistia impropria, che gli fu accordata. Con sentenza del 25/02/1963 la corte di Venezia dichiarò estinti i reati ai sensi dell'[[amnistia Togliatti]] e cessata l’esecuzione della sentenza del 1947.<ref name="istrevi.it" /><ref name="ref_A" /><ref>http://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=4636</ref>
 
Durante il processo, il teste Gino Signori, medico di [[Mareno di Piave]] che fu arrestato nel suo ambulatorio il 19 novembre [[1944]] da uomini della ''Compagnia "O"'' perché accusato di appartenere al movimento partigiano e successivamente liberato per l'intercessione di un amico di vecchia data già maggiore delle [[Brigate Nere]], riferì che già dal settembre del 1944 tutte le formazioni partigiane avevano avuto l'ordine di uccidere Bertozzi, perché condannato a morte da tutti i tribunali partigiani.<ref name="ref_A" />
 
Ferruccio Buonaprole, un ex ufficiale del battaglione "Freccia" della Decima MAS, dichiarò non aver mai capito il perchè i partigiani che lo prelevarono dal carcere a Liberazione avvenuta non lo avessero fucilato nei giorni della "resa dei conti".<ref name="ref_A" />
 
Nel [[1964]] si sposò a [[Milano]] con Antonietta Luisa Cattaneo e pochi mesi dopo, il 18 ottobre, morì a [[Ponte dell'Olio]], a 59 anni, di [[tumore del cervello|cancro al cervello]].
 
== Note ==
<references/>
 
==Bibliografia==
{{Portale|Biografie|Storia|Fascismo|Seconda guerra mondiale}}
* {{Cita libro | autore = Jack Greene, Alessandro Massignani| titolo = Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS | anno = 2008 | editore = Oscar Mondadori}}
* {{Cita libro | autore = [[Ricciotti Lazzero]] | titolo = La Decima Mas | anno = 1984| editore = Rizzoli Editore}}
* {{Cita libro | autore = Giorgio Cavalleri| titolo = La Gladio del lago: il gruppo Vega fra Junio Valerio Borghese, RSI, servizi segreti americani e l'Italia del dopoguerra | anno = 2006| editore = Edizioni Arterigere}}
* {{Cita libro | autore = Aldo Cazzullo| titolo = Viva l'Italia | anno = 2010| editore = Mondadori}}
* {{Cita libro | autore = Andrea Rossi| titolo = Fascisti toscani nella Repubblica di Salò, 1943-1945 | anno = 2006| editore = BFS}}
* {{Cita libro | autore = Lorenzo Bertuccelli, Valerio Romitelli| titolo = Cominciare con la Resistenza: saggi di storici esordienti sul 1943-45 | anno = 2006| editore = Carocci}}
* {{Cita libro | autore = Valeria Galimi, Simone Duranti, Roger Neil Lewis Absalom , Valerio Romitelli| titolo = Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45: Guida archivistica alla memoria, gli archivi tedeschi | anno = 2003| editore = Carocci}}
* {{Cita libro | autore = Gianluca Fulvetti, Francesca Pelini| titolo = La politica del massacro: per un atlante delle stragi naziste in Toscana | anno = 2006| editore = L'Ancora del Mediterraneo}}
* {{Cita libro | autore = Roberto Roggero| titolo = X MAS, gli assaltatori del mare | anno = 2014|mese=febbraio| editore = Delta editrice}}
* {{Cita libro | autore = Guido Bonvicini| titolo = Decima marinai! Decima comandante! | anno = 1988| editore = Mursia}}
* Massimiliano Capra Casadio, Storia della Xª Flottiglia MAS 1943-1945, Mursia, Milano, 2016
* {{Cita libro | autore = R. Fruzzetti - A. Grossi - M. Michelucci| titolo = Forno 13 giugno 1944 - Storia di un eccidio | anno = 1994| editore = Ceccotti}}
* {{Cita libro | autore = Federico Maistrello| titolo = La X Mas e l'Ufficio «I». Violenza tra le province di Treviso e Pordenone (1944-1945) | anno = 2018| editore = ISTRESCO}}
 
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