Enrico Teodoro Pigozzi: differenze tra le versioni

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|Cognome = Pigozzi
|Sesso = M
|Immagine = Pigozzi1.jpg
|LuogoNascita = Torino
|GiornoMeseNascita = 26 giugno
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|GiornoMeseMorte = 18 novembre
|AnnoMorte = 1964
|Epoca = 1900
|Attività = imprenditore
|Epoca =
|Nazionalità = italiano
|NazionalitàNaturalizzato = francese
|PostNazionalità = , fondatore della [[caseCase automobilistiche|casa automobilistica]] [[Francia|francese]] [[SIMCA]]
|Immagine = Pigozzi1.jpg
}}
==Biografia==
L'attività imprenditoriale di Pigozzi iniziò quand'egli era ancora ragazzo, trovandosi a dover gestire l'azienda di [[trasporti]] del padre, scomparso prematuramente. Durante il [[servizio militare]] venne assegnato all'[[Aeronautica Militare Italiana|arma aeronautica]], dove ebbe occasione di fare esperienza sui motori a scoppio, comprendendo che il futuro avrebbe rapidamente escluso la trazione animale dalla vita industriale del Paese. Decise, quindi, di cedere la ditta di famiglia ed iniziare a la vendita di [[motocicletta|motociclette]] [[Inghilterra|inglesi]] ed [[Stati Uniti d'America|americane]].
 
== Biografia ==
Coloro che operavano in campo motoristico nella Torino del primo [[XX secolo|novecento]], inevitabilmente venivano a contatto con la [[Fiat]] e così capitò a Pigozzi, cui venne offerto di trasferirsi a [[Parigi]] per coordinare la raccolta di rottami [[ferro]]si, necessari a rifornire le fonderie della casa torinese.
L'attività imprenditoriale di Pigozzi iniziò quand'egli era ancora ragazzo, trovandosi a dover gestire l'azienda di [[trasporti]] del padre, scomparso prematuramente. Durante il [[servizio militare]] venne assegnato all'[[Aeronautica Militare Italiana|arma aeronautica]], dove ebbe occasione di fare esperienza sui motori a scoppio, comprendendo che il futuro avrebbe rapidamente escluso la trazione animale dalla vita industriale del Paese. Decise, quindi, di cedere la ditta di famiglia ed iniziare a la vendita di [[motocicletta|motociclette]] [[Inghilterra|inglesi]] ede [[Stati Uniti d'America|americanestatunitensi]].
 
Coloro che operavano in campo motoristico nella Torino del primo [[XX secolo|novecento]], inevitabilmente venivano a contatto con la [[FiatFIAT]] e così capitò aal ventiseienne Pigozzi, cui venne offerto di trasferirsi a [[Parigi]] per coordinare la raccolta di rottami [[ferro]]si, necessari a rifornire le fonderie della casa torinese.
Pigozzi accettò e dopo due anni di questa attività, divenne concessionario per la vendita di auto sul mercato francese, fino a quando la Fiat, per aggirare l'ostacolo delle [[Dogana|tariffe doganali]], decise di inviare in Francia parti staccate di automobili da [[assemblaggio|assemblare]] e carrozzare in loco. Pigozzi affittò un vecchio capannone e coordinando abilmente l'officina di montaggio e le carrozzerie francesi, in soli venti mesi riuscì a sfornare 29.000 vetture, vendute con il marchio ''Fiat-France''.
 
Pigozzi accettò e dopo dueun paio d'anni dila questasua attività, divennefu concessionariotalmente perapprezzata da ottenere la venditadirezione didella autoneonata sul"''Société mercatoAnonyme franceseFrançaise des Automobiles Fiat''", finoazienda aimportatrice quandoe distributrice delle autovetture FIAT sul mercato francese. Quando la FiatFIAT, per aggirare l'ostacolo delle [[Dogana|tariffe doganali]], decise di inviare in Francia parti staccate di automobili da [[assemblaggio|assemblare]] e carrozzare in loco., Pigozzi affittò un vecchio capannone e coordinando abilmente l'officina di montaggio e le carrozzerie francesi, in soli venti mesi riuscì a sfornare 29.000 vetture, vendute con il marchio ''Fiat-France''.
Pigozzi non era però contento del successo e riteneva che la vendita delle auto fosse limitata dal noto nazionalismo francese, poco disposto nei confronti delle marche estere. La crisi economica che scoppiò in Francia nei primi [[anni 1930|anni trenta]], consentì a Pigozzi di acquistare a buon prezzo, nel [[1935]], lo stabilimento [[Donett]], una piccola [[casa automobilistica]] di [[Nanterre]] che aveva chiuso i battenti l'anno precedente. I lavori di aggiornamento furono brevi, dato che lo stabilimento era stato costruito appena dieci anni prima. Una rinfrescata alle pareti, pochi macchinari ed una diligente organizzazione di acquisizione e vendita (che ora si chiama "[[just in time]]"), costituirono le basi del nuovo [[marchio]] francese, denominato SIMCA, acronimo di ''Société Industrielle de Mécanique et Carosserie Automobile''.
 
Pigozzi non era però contento del successo e riteneva che la vendita delle auto fosse limitata dal noto nazionalismo francese, poco disposto nei confronti delle marche estere. La crisi economica che scoppiò in Francia nei primi [[anni 1930|anni trenta]], consentì a Pigozzi di acquistare a buon prezzo, nel [[1935]], lo stabilimento [[DonettDonnet (azienda)|Donnet]], una piccola [[casa automobilistica]] di [[Nanterre]] che aveva chiuso i battenti l'anno precedente. I lavori di aggiornamento furono brevi, dato che lo stabilimento era stato costruito appena dieci anni prima. Una rinfrescata alle pareti, pochi macchinari ed una diligente organizzazione di acquisizione e vendita (che ora si chiama "[[Just in time (produzione)|just in time]]"), costituirono le basi del nuovo [[marchio]] francese, denominato SIMCA, acronimo di ''Société Industrielle de Mécanique et Carosserie Automobile''.
Nell'aprile del [[1936]] venne proposta al mercato francese la [[Simca 5]], copia fedele della [[Fiat 500 "Topolino"]], al costo di soli 9.900 [[franco francese|franchi]]. Fu un successo, bissato dalla [[Simca 8]], [[clonazione (genetica)|clone]] della "[[Fiat 508 Balilla|Balilla 508]]", che verrà venduta in più di duemila esemplari al mese. La produzione venne sospesa durante il periodo bellico e, nel [[1946]], riprese con i medesimi modelli.
 
Nell'aprile del [[1936]] venne proposta al mercato francese la [[Simca 5]], copia fedele della [[Fiat 500 "Topolino"]], al costo di soli 9.900 [[franco francese|franchi]]. Fu un successo, bissato dalla [[Simca 8]], [[clonazione (genetica)|clone]] della "[[Fiat 508 Balilla|508 C Nuova Balilla 5081100]]", che verrà venduta in più di duemila esemplari al mese. La produzione venne sospesa durante il periodo bellico e, nel [[1946]], riprese con i medesimi modelli.
Ma Pigozzi, ormai, accarezzava l'idea di un'auto tutta sua. Il che si verifica nella primavera del [[1951]], quando appare la [[Simca Aronde|Simca 9 Aronde]], una [[autovettura]] di linea tondeggiante, spinta da un [[Motore a combustione interna|motore]] quattro cilindri di 1.221 [[centimetro cubo|cc]] con 45 [[cavallo vapore|CV]]. Pigozzi ormai sapeva che nel nuovo mercato la sostanza è importante, ma meno dell'immagine. Così organizzò una dimostrazione di affidabilità, facendo percorrere alla sua "Aronde" 100.000 [[chilometro|Km]] in quaranta giorni e quaranta notti di moto ininterrotto, ad oltre 100 [[chilometro orario|Km/h]] sulla [[circuito di Montlhéry|pista di Montlhéry]]. Gli ordinativi cominciarono a fioccare e Pigozzi capì d'essere sulla strada giusta. Eseguì un secondo tentativo sulla stessa pista, facendo salire la media a 112 km/h e, per destare maggiore impressione, fece compiere alla "Aronde" un terzo exploit sulle [[strada|strade]] urbane di Parigi. La stampa seguì con interesse le imprese della Simca e del suo fondatore che venne immediatamente ribattezzano "Henry Théodore", aggiungendo pure l'accento sull'ultima [[vocale]] del cognome; com'era già o sarebbe capitato a [[Amedee Gordini|Gordinì]], [[Ettore Bugatti|Bugattì]], [[Giuseppe Figoni|Figonì]], [[Ovidio Falaschi|Falaschì]] e [[Flaminio Bertoni|Bertonì]]. In ogni caso, "monsieur Pigozzì" divenne l'uomo del momento e, nel [[1952]], la SIMCA vendette 70.000 esemplari di "Aronde 9".
{{Quote|''Se è vero che molto acciaio, alluminio, stoffa, vetro, energia sono necessari per la fabbricazione di una automobile, è altrettanto vero che il materiale più necessario rimane l'intelligenza.''|Enrico Teodoro Pigozzi<ref>Enrico Teodoro Pigozzi, ''Perché è nata la Simca 1000'', L'Automobile, n.1 del 1962</ref> }}
{{quote|La vita è una scala infinita. Un gradino è solo una piccola parte del nostro cammino. Fermarsi significa tornare indietro.|Enrico Teodoro Pigozzi}}
Ma Pigozzi, ormai, accarezzava l'idea di un'auto tutta sua. Il che si verifica nella primavera del [[1951]], quando appare la [[Simca Aronde|Simca 9 Aronde]], una [[autovettura]] di linea tondeggiante, spinta da un [[Motore a combustione interna|motore]] quattro cilindri di 1.221 [[centimetro cubo|cc]] con 45 [[cavallo vapore|CV]]. Pigozzi ormai sapeva che nel nuovo mercato la sostanza è importante, ma meno dell'immagine. Così organizzò una dimostrazione di affidabilità, facendo percorrere alla sua "Aronde" 100.000 [[chilometro|Km]] in quaranta giorni e quaranta notti di moto ininterrotto, ad oltre 100 [[chilometro orario|Km/h]] sulla [[circuito di Montlhéry|pista di Montlhéry]]. Gli ordinativi cominciarono a fioccare e Pigozzi capì d'essere sulla strada giusta. Eseguì un secondo tentativo sulla stessa pista, facendo salire la media a 112 &nbsp;km/h e, per destare maggiore impressione, fece compiere alla "Aronde" un terzo exploit sulle [[strada|strade]] urbane di Parigi. La stampa seguì con interesse le imprese della Simca e del suo fondatore che venne immediatamente ribattezzanoribattezzato "Henry Théodore", aggiungendo pure l'accento sull'ultima [[vocale]] del cognome; com'era già o sarebbe capitato a [[AmedeeAmedeo Gordini|Gordinì]], [[Ettore Bugatti|Bugattì]], [[Giuseppe Figoni|Figonì]], [[Ovidio Falaschi|Falaschì]] e [[Flaminio Bertoni|Bertonì]]. In ogni caso, "monsieur Pigozzì" divenne l'uomo del momento e, nel [[1952]], la SIMCA vendette 70.000 esemplari di "Aronde 9".
Il passo successivo sembrava dover essere quello di completare la gamma con un modello di lusso. Venne presa in considerazione la possibilità di rilevare ''Ford-France'' e, per meglio valutare la convenienza dell'operazione, Pigozzi chiese la consulenza di alcuni alti dirigenti della Fiat, quali Montabone e [[Dante Giacosa]]. La storia dell'automobile insegna come sia sostanzialmente impossibile avere successo di mercato con un modello costoso che non abbia un grande prestigio sportivo o una solida tradizione tecnologica; tuttavia, la fortuna che lo ha sempre assistito e le rassicurazioni dei consulenti convinsero Pigozzi ad iniziare la produzione della "[[Simca Vedette|Vedette]]", una [[berlina]] di scuola americana spinta da un [[motore a V|motore V8]] di 2.300 cc, che venne presentato alla stampa nel [[1954]]. L'investimento fu notevole e si rivelerà un fiasco colossale, ma le sostanziose vendite della "Aronde 9" e l'ingresso minoritario (15%) della [[Chrysler]] nel [[capitale sociale]] ripianarono la situazione.
 
Il passo successivo sembrava dover essere quello di completare la gamma con un modello di lusso. Venne presa in considerazione la possibilità di rilevare ''Ford-France'' e, per meglio valutare la convenienza dell'operazione, Pigozzi chiese la consulenza di alcuni alti dirigenti della Fiat, quali Montabone e [[Dante Giacosa]]. La storia dell'automobile insegna come sia sostanzialmente impossibile avere successo di mercato con un modello costoso che non abbia un grande prestigio sportivo o una solida tradizione tecnologica; tuttavia, la fortuna che lo ha sempre assistito e le rassicurazioni dei consulenti convinsero Pigozzi ad iniziare la produzione della "[[Simca Vedette|Vedette]]", una [[berlina]] di scuola americana spinta da un [[motore a V|motore V8]] di 2.300 cc&nbsp;cm³, che venne presentato alla stampa nel [[1954]]. L'investimento fu notevole e si rivelerà un fiasco colossale, ma le sostanziose vendite della "Aronde 9" e l'ingresso minoritario (15%) della [[Chrysler]] nel [[capitale sociale (economia)|capitale sociale]] ripianaronoappianarono la situazione.
Imparata la lezione, Pigozzi tornò al vecchio metodo e si rimise all'opera per progettare un nuovo modello: la [[Simca 1000|Simca "1000"]], una berlina di piccola [[cilindrata]] dalle mediocri caratteristiche tecniche, ma dal prezzo convenientissimo. Presentata nel [[1961]], in pochi mesi otterrà un enorme e duraturo successo commerciale, anche in Italia.
 
Imparata la lezione, Pigozzi tornò al vecchio metodo e si rimise all'opera per progettare un nuovo modello: la [[Simca 1000|Simca "1000"]], una berlina di piccola [[cilindrata]] dalle mediocrimodeste caratteristiche tecniche, poi migliorate, ma dal prezzo convenientissimomolto conveniente. Presentata nel [[1961]], in pochi mesi otterrà un enorme e duraturo successo commerciale, anche in Italia.
Nell'autunno del 1964, Pigozzi venne a mancare. La Chrysler iniziò la scalata al pacchetto azionario fino ad assumere il pieno controllo della Simca nel [[1970]].
 
Nel tentativo di penetrare maggiormente nel capitale della Simca, la Chrysler rilevò nel dicembre del 1962 una grossa parte della restante quota detenuta dalla Fiat divenendo così azionista di maggioranza con un 63% del pacchetto azionario. Chrysler era convinta in questo modo di poter controllare l'intero gruppo Simca. In realtà, quando alcuni mesi dopo (in pieno 1963) si accorse che avrebbe potuto controllare solo la Simca Automobiles e non la Simca Industries, in qualità di azionista dominante licenziò in tronco Pigozzi, il quale ripiegò sulla gestione di Simca Industries, ma in realtà non si riprese mai più dalla triste notizia e dal provvedimento sommario preso dai nuovi padroni americani, che iniziarono la scalata al pacchetto azionario fino ad assumere il pieno controllo della Simca nel [[1970]].
 
Pigozzi, turbato dall'estromissione, morirà di lì a poco, nell'autunno del 1964, per una crisi cardiaca, all'età di 66 anni.
 
==Note==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Livio Gatti Bottoglia, ''Un Italiano a Parigi'', mensile ''La Civetta'', settembre 1999
 
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