Polenta (Bertinoro): differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
L'ho messa a posto
Nessun oggetto della modifica
 
(67 versioni intermedie di 43 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{F|centri abitati dell'Emilia-Romagna|dicembre 2020}}
{{Divisione amministrativa
|Nome=Polenta
Riga 8 ⟶ 9:
|Grado amministrativo=4
|Divisione amm grado 1=Emilia-Romagna
|Divisione amm grado 1-2=
|Divisione amm grado 2=Forlì-Cesena
|Divisione amm grado 2-2=
|Divisione amm grado 3=Bertinoro
|Divisione amm grado 3-2=
|Divisione amm grado 3-3=
|Divisione amm grado 3-4=
|Divisione amm grado 3-5=
<!-- Coordinate del comune di: Bertinoro -->
|Altitudine=270
|Latitudine gradi = 44
|Latitudine minuti = 9
|Latitudine secondi = 0
|Latitudine NS = N
|Longitudine gradi = 12
|Longitudine minuti = 8
|Longitudine secondi = 0
|Longitudine EW = E
|Altitudine=
|Superficie=
|Note superficie=
|Abitanti=48<ref>[http://italia.indettaglio.it/ita/emiliaromagna/forlicesena_bertinoro_polenta.html Italia in dettaglio. Polenta di Bertinoro.]</ref>
|Abitanti=
|Note abitanti=
|Aggiornamento abitanti=
|Codice postale=47032
|Prefisso=0543
|Fuso orario=+1
|Codice catastale=
|Nome abitanti=
Riga 40 ⟶ 26:
}}
 
La località di '''Polenta''' è una [[frazione comunale|frazione]] del comune di [[Bertinoro]] nelle prime colline [[Forlì|forlivesicesena]]ti che si affacciano sulla pianura. La frazione sorge a sud di Bertinoro, a circa 3,40&nbsp;km dala centrosud del comunecapoluogo, sul crinale che da ''Monte Cavallo'' digrada lentamente fino a ''Monte Casale'', ad una altezzaun'altitudine di 270 metri sul [[livello del mare]].
 
==L'origineOrigini del toponimonome==
Il toponimo viene ricordato per la prima volta in un documento datato [[958]], nel quale si trova la citazione ''usque ad fines Pulentae'', cioè "fino ai territori di Polenta". Una seconda citazione è riportata in un documento del 16 aprile [[1047]], un atto di [[Corrado II il Salico|Corrado II]] nel quale si trova scritto ''...unum castellum qui vocatur Pulenta'', "un solo castello che è chiamato Polenta".
 
Il nome del paese è d'incerta origine. Derivaderiva probabilmente da ''polentia'', vocabolo latino, o ''pollens'', di origine longobarda.
 
==Origine nome della famiglia Da Polenta==
Il nome di Polenta viene ricordato per la prima volta in un documento datato [[958]], nel quale si trova la citazione ''usque ad fines Pulentae'', cioè "fino ai territori di Polenta". Una seconda citazione del luogo è riportata in un documento del [[16 aprile]] [[1047]], un atto di [[Corrado II]] nel quale si trova scritto ''...unum castellum qui vocatur Pulenta'', "un solo castello che è chiamato Polenta".
Il nome della famiglia Da Polenta deriva dal Castello Polenta, un membro della famiglia [[Geremia (famiglia)|de' Geremei]] di nome Geremia originario della città di [[Bologna]] si stabilì nel territorio di Bertinoro e prese dimora nel Castello nominato Polenta dando origine alla genealogia dei Da Polenta. Jeremias un [[Duca]] franco di [[Colonia (Germania)|Colonia]] verso l'anno 715 d.C. si stabilì in Bologna dando origine alla famiglia dei Geremei da quest'ultima discesero le seguenti famiglie [[Franchi|franche]]: [[Da Polenta]], [[Maffei (famiglia)|Maffei]], Buvatelli, Primadizzi, ec.<ref name="ReferencesA">Conte Berardo Candida Gonzaga,"Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia" Napoli, 1876</ref>
 
==Geografia fisica==
Sebbene le citazioni riguardo Polenta siano ormai millenarie, l'origine del toponimo rimane incerta e discussa. Attualmente sono tre le ipotesi principali:
Il territorio di Polenta si estende per circa {{M|8|u=km²}} lungo il medio percorso del Rio Salso e sul versante sinistro della valle dell'[[Ausa (torrente)|Ausa]], torrenti che confluiscono nel [[Bidente]] e presenta diverse composizioni geologiche, con una base costituita da strati sedimentari di rocce gessose e calcaree, originatesi all'incirca 5 o 6 milioni di anni fa per innalzamento del fondale marino o lagunare. Il territorio a quei tempi costituiva la zona costiera di un'area marina caratterizzata da bacini chiusi, dall'acqua ricca di sali. Le temperature elevate nel corso dei millenni hanno favorito la sedimentazione continua e progressiva dei sali disciolti, portando alla creazione di formazioni rocciose ad elevato contenuto di [[calcare]], [[gesso (minerale)|gesso]], [[salgemma]] e [[zolfo]].
 
La base calcareo-gessosa affiora non di rado in ampie zone, in particolare sul ''Monte Pennino'' e sul ''Monte della Rocca''.
*La supposizione maggiormente accreditata riconduce l'origine del termine alla parola latina ''polenta'', che era la farina d'orzo abbrustolita. Il toponimo quindi avrebbe origine rurale, legata al cibo delle popolazioni contadine che abitavano la zona.
 
Più spesso gli strati gessosi sono ricoperti da sezioni terrose ad alto contenuto di argilla e di sabbie che si sono originate circa a partire da 3 milioni di anni fa. Strati costituiti da argille sono evidenti nella valle percorsa dal rio Salso dove le acque piovane hanno originato alcune formazioni [[Calanco|calanchive]], mentre il crinale che si estende tra il rio Salso ed il torrente Ausa prevalgono depositi di sabbie [[molassa|molasse]] che conferiscono alle colline forme arrotondate.
*Non è possibile escludere invece che il termine derivi dal latino ''Pollentius'', che indicava un uomo nobile, potente. Altre località italiane riportano questa origine, come [[Pollenza]], [[Pollenzo]] e [[Pollensa]] nelle [[baleari]].
 
Numerosi resti fossili descrivono fino ad oggi circa 70 specie vegetali, numerose conchiglie e pesci.
*Una terza ipotesi, oramai scarsamente considerata, sostiene che Polenta derivi il proprio nome dalla famiglia ''da Polenta'' che a sua volta deriverebbe il nome dal luogo di origine, in [[Germania]]. L'unica prova ad avvalorare la tesi è la presenza di un villaggio che prende il nome dal fiume [[Polenz]], affluente dell'[[Elba (fiume)|Elba]], in [[Sassonia]].
 
La particolare stratificazione geologica ha permesso la formazione di numerose sorgenti d'acqua di varia origine. Quelle di acqua potabile sgorgano circa 50 - 80 metri più in basso della cresta del crinale, lungo entrambi i versanti dei rilievi collinari che si ergono tra l'Ausa ed il rio Salso. Le fonti sono presenti dall'antichità, influenzando così anche la localizzazione degli insediamenti rurali.
==Geografia e geologia==
 
Il territorio di Polenta, che ricopre su un'area di circa 800 ettari, si estende nella media valle del [[Rio Salso]] e sul versante sinistro della valle dell'[[Ausa]], entrambe torrenti che confluiscono nel [[Bidente]].
 
Sebbene il territorio su cui la frazione si estende ricopre un'area limitata, le colline e valli circostanti presentano diverse composizioni geologiche che rendono varia la composizione di rocce del polentano.
 
La base geologica del territorio di Polenta è costituita da strati sedimentari comprendente rocce gessose e calcaree, originatesi all'incirca 5 o 6 milioni di anni fa per innalzamento del fondale marino o lagunare. Il territorio di Polenta a quei tempi costituiva la zona costiera di un'area marina caratterizzata da bacini chiusi dall'acqua ricca di sali. Le temperature elevate nei corsi dei millenni hanno favorito la sedimentazione continua e progressiva dei sali disciolti nelle acque, portando alla creazione di formazioni rocciose ad elevato contenuto di [[calcare]], [[gesso]], [[salgemma]] e [[zolfo]].
 
La base calcareo-gessosa affiora non di rado in ampie zone del territorio, in particolare sul ''Monte Pennino'' e sul ''Monte della Rocca''.
 
Più spesso gli strati gessosi sono ricoperti da sezioni terrose di natura ad alto contenuto di argilla e di sabbie che si sono originate circa a partire da3 milioni di anni fa. Gli starti costituiti da argille sono particolarmente presenti ed evidenti nella valle percorsa dal rio Salso dove le acque piovane hanno originato alcune formazioni [[Calanco|calanchive]], mentre il crinale che si estende tra il rio Salso ed il torrente Ausa vede il prevalere di depositi di sabbie [[molassa|molasse]] che conferiscono alle colline forme arrotondate.
 
Numerosi sono i resti fossili che, rinvenibili nel territorio polentano, descrivono fino ad oggi circa 70 specie vegetali, numerose conchiglie e pesci.
 
La particolare stratificazione geologica ha permesso la formazione di numerose sorgenti d'acqua di varia origine. Le sorgenti adi acqua potabile sgorgano circa 50 - 80 metri più in basso della cresta del crinale, lungo entrambe i versanti dei rilievi collinari che si ergono tra l'Ausa ed il rio Salso. Le fonti d'acqua sono esistenti fin dall'antichità, fornendo acqua alle popolazioni rurali, influenzando così anche la localizzazione degli insediamenti rurali.
 
Verso il fondovalle prevalgono invece le sorgenti d'acqua ad altra concentrazione di minerali, in particolare nei tratti finali del rio Salso e nei suoi minuscoli affluenti, il ''Rio dell'acqua salata'', del ''Rio Lama'' e del ''Torrente Zaccherini'', si hanno affioramenti di acqua sulfurea, ferrosa e salata. Tali sorgenti d'acqua minerale non sono altro che fenomeni di [[acqua fossile]], di acqua del mare rimasta intrappolata negli strati rocciosi al momento dell'emersione delle terre, e che lentamente filtra verso al superficie dagli strati terrosi. Le sorgenti d'acqua, oltre a determinare il nome dei torrenti, ha permesso anche, nell'Ottocento, la produzione industriale di acque minerali e la creazione di uno stabilimento termale nella vicina [[Fratta Terme]].
 
==Storia==
[[File:Coa fam ITA Da Polenta.jpg|thumb|upright=0.6|Stemma dei [[da Polenta]]<ref>[http://www.provincia.ra.it/La-Provincia/Bandiera-e-Gonfalone Provincia di Ravenna. Lo scudo.]</ref>]]
 
L'insediamentoIl umanoterritorio neiera territorigià di Polenta appare consolidato fin da epoca preromana quando la zona fu scelta, causa le numerose fonti che sgorgano nelle sue colline, siaabitato da popolazioni [[Etruschi|etrusche]] che, [[Umbri|umbre]] seguito,e neiin secoli successiviseguito dai [[Galli]]. PochiNe sono itestimonianza alcuni ritrovamenti archeologici che testimoniano il passaggio di questi popoli, mentre poco più numerosi sono i resti di qualche toponimo, come il nome ''Ausa'' che tradisce origini ''Osco-Umbre''.
 
Molto piùPiù numerose sono invece le testimonianze lasciate dal mondo romano, come resti di abitazioni, pavimenti mosaicati, tracce di laterizi e cocci di anfore. Attraverso i secoli sonoSono giunti fino ai nostri giorni i nomi di dieci prediali romani che testimoniano come la zona fosse ampiamente abitata e l'agricoltura fosse radicata.
 
Fra il XIV ed il XV secolo il territorio di Polenta doveva essere discretamente popolato, in particolare rispetto alle zone rurali circostanti., Questoanche fuper dovuto alil prestigio e alla fama assunti dalladella pieve e dal castello, proprietà della famiglia ''[[da Polenta''. Secondo le antiche cronache infatti]]. siSi sa infatti che in un'azione militare del [[1296]] i Cesenati riuscirono a catturare e a rinchiudere nel castello ben 120 prigionieri. Dalla [[Descriptio provinciæ Romandiolæ]] del cardinale [[Anglico de Grimoard]] risulta che le zone rurali di Polenta, nel [[1371]], contano 41 focolari, a cui devono aggiungersi diverse decine, se non forse più di un centinaio, di persone che abitavano nel castello, mentre Tessello, nei pressi, contava 31 focolari, Collinello 14, [[Fratta Terme|Fratta]] 8 e Casticciano 15.
 
La fortuna del borgo è legata alla potente famiglia dei [[da Polenta]], che valorizzò il proprio territorio d'origine. La caduta in disgrazia della famiglia trascinò con sé anche Polenta. Nel [[1443]] furono condannati all'esilio gli ultimi discendenti della famiglia, con la confisca dei loro beni. Nello stesso anno il castello ed il territorio di Polenta furono ceduti in [[enfiteusi]] a [[Domenico Malatesta]] per passare di seguito ai signori di [[Cesena]], [[Roberto Malatesta]] nel [[1466]] e [[Pandolfo Malatesta]] nel [[1482]]. Cominciò così ad entrare in disuso e in rovina l'antico castello.
Nel [[1324]] un altro documento elenca il nome di ben 52 capifamiglia di Polenta, mentre il castello vicino di [[Collinello]] governava solo su 17 capifamiglia.
 
Nel [[1500]] il territorio entrò a far parte dei domini di [[Cesare Borgia]], ed insieme a Collinello, fu unito al comprensorio di [[Meldola]] che, dal [[1503]] al [[1509]], fu possesso della [[Repubblica di Venezia]]. Nel [[1509]] il territorio entrò definitivamente a far parte dello [[Stato Pontificio]], seguendone per sempre i destini.
La prova dell'elevato popolamento dei territori polentani viene fornita anche dalla [[Descriptio provinciae Romandiolae]] del cardianle [[Anglico de Grimoard]] che descrisse minuziosamente la [[Romagna]] del XIV secolo. Le zone rurali di Polenta, nel [[1371]], contano 41 focolari, all'incirca 200 persone, a cui devono aggiungersi diverse decine, se non forse più di un centinaio, di persone che abitavano nel castello. Il numero di persone che la frazione possedeva era considerevole, considerando che [[Tessello]], nei pressi di Polenta, contava 31 focolari, [[Collinello]] 14, [[Fratta Terme|Fratta]] solo 8 e [[Casticciano]] 15.
 
La fortuna di Polenta è legata alla famosa famiglia dei ''da Polenta'' che donarono prestigio al loro territorio d'origine. La caduta in disgrazia della famiglia trascinò con sé anche Polenta. Nel [[1443]] furono condannati all'esilio gli ultimi discendenti dei da Polenta, a cui seguì la confisca dei loro beni. Nello stesso anno il castello ed il territorio di Polenta furono ceduti in [[enfiteusi]] a [[Domenico Malatesta]] per passare di seguito ai signori di [[Cesena]], [[Roberto Malatesta]] nel [[1466]] e [[Pandolfo Malatestra]] nel [[1482]]. Oramai l'antico prestigio di Polenta era sparito per sempre, e con esso cominciò ad entrare in disuso ed in rovina l'antico castello.
 
Nel [[1500]] il territorio polentano entrò a far parte dei domini di [[Cesare Borgia]], ed insieme a Collinello, fu unito al comprensorio di [[Meldola]] che, dal [[1503]] al [[1509]], fu possesso della [[Repubblica di Venezia]]. Nel [[1509]] Polenta entrò definitivamente a far parte dello [[Stato Pontificio]], seguendone per sempre i destini.
 
Tra il finire del XV secolo e l'inizio del XVI si costituì un ulteriore accorpamento tra i territori di Meldola, comprendente quindi anche Polenta, e [[Sarsina]] che, sotto il controllo papale, prese il nome di ''Feudo di Meldola'' che sopravvisse fino al [[1797]]. Il Feudo rimase assegnato, per volontà del pontefice, dal [[1518]] al [[1597]] ai Principi di Carpi, di seguito ai Principi Aldobrandini fino al [[1647]] ed ai Pamphili fino al [[1769]] dopoché fu governato direttamente dal pontefice.
Nel 1797, con l'arrivo delle truppe francesi, il feudo contava 25&nbsp;000 abitanti. Polenta fu assegnato al distretto di Teodorano e, dopo il [[1815]], divenne un appodiato al comune di [[Bertinoro]] e, a seguito dell'unità d'Italia, venne assegnato definitivamente al comune di Bertinoro, del quale costituì una frazione.
 
Nel 1797, con l'arrivo delle truppe francesi, il feudo contava 25&nbsp;000 abitanti. Polenta fu assegnata al distretto di Teodorano e, dopo il [[1815]], divenne un appodiato al comune di [[Bertinoro]] e, con l'Unità d'Italia, venne assegnata definitivamente al comune di Bertinoro.
==Monumenti==
 
==Monumenti e luoghi d'interesse==
*'''Pieve di San Donato'''
Il primo documento che cita la presenza della Pieve è datato 911.
 
;Pieve di San Donato
Non esistono documenti certi coevi all'edificazine della Pieve, ma diversi segni ne mostrano l'origine longobarda. La chiesa custodisce ancora molte parti della costruzione originale (colonne, capitelli, cripta) della fine del [[IX secolo]] e fu rimaneggiata alla fine del [[XVIII secolo]] e alla fine del [[XIX secolo]], quando fu costruito il [[campanile]] ([[1898]]). Di particolare interesse all'interno della Pieve sono i capitelli, che sovrastano le colonne laterali a destra della navata centrale.
Il primo documento che cita la presenza della [[Pieve di San Donato in Polenta|Pieve di San Donato]] è datato 911.
 
Non esistono documenti certi coevi all'edificazine della Pieve, ma diversi segni ne mostrano l'origine longobarda. La chiesa custodisce ancora molte parti della costruzione originale (colonne, capitelli, cripta) della fine del [[IX secolo]] e fu rimaneggiata alla fine del [[XVIII secolo]] e alla fine del [[XIX secolo]], quando fu costruito il [[campanile]] ([[1898]]). Di particolare interesse all'interno sono i capitelli, che sovrastano le colonne laterali a destra della navata centrale.
La pieve fu resa celebre dalla poesia ''La chiesa di Polenta'' di [[Giosuè Carducci]]. La domanda che Carducci si pose nei versi, "forse qui Dante inginocchiossi?" fece sì che il piccolo paese venisse ribattezzato col nome di "Polenta di Dante".<br/>
 
La pieve fu resa celebre dalla poesia ''La chiesa di Polenta'' di [[Giosuè Carducci]].
Negli anni [[2009]]-[[2012]][http://www.forlitoday.it/cronaca/riapre-la-chiesa-di-polenta.html] si sono svolti importanti lavori di restauro, guidati dall'architetto forlivese [[Roberto Pistolesi]]. Tra i sostenitori dell'iniziativa vi è anche il noto imprenditore [[Giorgio Squinzi]] [http://www.forlitoday.it/eventi/la-pieve-di-polenta-torna-a-splendere-come-dante-la-decantava.html].
Negli anni [[2009]]-[[2012]]<ref>[http://www.forlitoday.it/cronaca/riapre-la-chiesa-di-polenta.html Riapre la chiesa di Polenta<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> si sono svolti importanti lavori di restauro, guidati dall'architetto forlivese Roberto Pistolesi.<ref>[http://www.forlitoday.it/eventi/la-pieve-di-polenta-torna-a-splendere-come-dante-la-decantava.html La Pieve di Polenta torna a splendere: come Dante la decantava<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
*''';La torre'''
Nella frazione è presente e visitabile una torre con annessoannessa parte del castello dei "signori [[Da Polenta"]], il cui primo documento, che ne cita la presenza, è del 1031.
 
==Cultura==
===Eventi e ricorrenze===
Sul sagrato della [[Pieve di San Donato in Polenta|Pieve di San Donato]] si celebra annualmente, il primo sabato dopo la Festa dell'Ospitalità, il Raduno Carducciano.
 
==Società==
===Associazioni===
Dal 2001 è attiva l'"Associazione Culturale Amici di Polenta", con lo scopo di ricercare, promuovere e divulgare la storia di Polenta.
 
==Economia==
 
La popolazione si è sempre retta sull'agricoltura, fonte primaria di sussistenza per la piccola comunità rurale sebbene gli affioramenti di rocce ricche di minerali abbiaabbiano fornito utili alternative per lavoratori del territorio di Polenta.
 
===L'acquaLe Loretacave di gesso===
La presenza di formazioni gessose, sia affioranti che a poca profondità dalla superficie, ha da sempre favorito la produzione di [[gesso (minerale)|gesso]] per l'edilizia, fornendo una via di sussistenza per la popolazione. Le ultime cave di gesso, presso ''Palazzo Zaccherini'', rimasero attive fino alla [[seconda guerra mondiale]]. Il minerale estratto veniva trasportato con carri o a dorso di mulo nella località ''Molino del gesso'', presso il quale avveniva la macinazione e la cottura.
 
Tracce delle cave sono ancora visibili presso alcuni appezzamenti di terreni, come presso ''Monte Pennino''.
Presso l'antico podere Loreta, situato a valle rispetto al ''Palazzo Zaccarini'', sgorgavano sorgenti d'acqua ricca di minerali, in particolar modo acque sulfuree e ferruginose, utilizzate fin dai tempi più antichi dalle popolazioni locali per scopi terapeutici e per la produzione di sale.
 
===Le miniere di zolfo===
Fu nel [[1852]] che i proprietari del podere decisero di sfruttare la sorgente d'acque minerali che, a seguito delle analisi chimiche, risultarono di ottima qualità, tanto che ben presto se ne decise lo sfruttamento industriale. Le diverse fonti furono unite fra loro per alimentare un'unica sorgente. Fu tracciata anche una strada che potesse condurre in manier più comoda alla fonte. L'acqua Loreta cominciò ad essere venduta ed imbottigliata infiaschi di 6 libbre al prezzo di 16 baiocchi al fiasco. A fine ottocento si arrivò al massimo dello sfruttamento, riuscendo a vendere 16&nbsp;000 fiaschi all'anno. Causa i continui smottamenti del terreno le sorgenti andarono progressivamente interrandosi tanto che nel [[1928]] le fonti erano andate completamente perse.
 
Numerose zone dell'Appennino sono costellate da affioramenti di minerali di [[zolfo]], sfruttati fino dai tempi più antichi, come avvenuto per [[Predappio]] e maggiormente per [[Cesena]]. Anche nel territorio polentano si sono sempre avuti locali affioramenti di zolfo e attività di estrazione.
===Le cave di gesso===
 
Un documento datato [[1488]] accenna al ''Fondo Falerna'' chiamato anche ''Brusadeza'', espressione nel dialetto locale che si può tradurre come ''bruciaticcia'', in riferimento al colore del terreno, rosso scuro, che contiene i residui del processo di fusione della pietra solfiera. Ciò fa pensare che già da tempo, in quel fondo, si fosse installato un forno per la lavorazione dello zolfo.
La presenza di formazioni gessose, sia affioranti che a poca profondità dalla superficie, ha da sempre favorito la produzione di [[gesso]], la sua utilizzazione nell'edilizia, fornendo una via di sussistenza per la popolazione.
 
Per molti secoli, e per buona parte dell'Ottocento, l'estrazione dello zolfo avveniva solo per le rocce che si trovavano a pochi metri dalla superficie, mentre era proibitivo addentrarsi nel sottosuolo a profondità maggiori. L'estremo sfruttamento delle miniere causò l'impoverimento delle cave, che finirono in disuso a partire dall'Ottocento.
Le ultime cave di gesso, presenti presso ''Palazzo Zaccherini'', rimasero attive fino alla [[seconda guerra mondiale]]. Il gesso estratto veniva trasportato con carri o a dorso di mulo nella località ''Molino del gesso'', presso il quale avveniva la macinaione e la cottura del minerale. A seguito della sua raffinazione, il materiale prodotto veniva trasportato a Forlì.
 
Nella seconda metà del XIX secolo però la meccanizzazione permise di addentrarsi nel terreno, e venne riaperta un'antica miniera che prese il nome di ''Polenta I'' della quale non rimangono oggi che pochi segni di ''brusadeza''.
L'attività estrattiva a segnato il paesaggio polentano, tanto che tracce visibili delle cave sono ancora visibili presso alcuni appezzamenti di terreni, come presso ''Monte Pennino''.
 
A sud del Monte Pennino, ai confini del territorio polentano, si aprì una nuova miniera, rimasta in funzione fino alla seconda guerra mondiale. Di tali attività oggi restano poche tracce e un'imboccatura di aerazione a valle del Rio Salso.
===Le miniere di zolfo===
 
== Note ==
Numerose zone dell'Appennino sono costellate da affioramenti di minerali di [[zolfo]], sfruttati fino dai tempi più antichi, come avvenuto per [[Predappio]] e maggiormente per [[Cesena]]. Anche nel territorio polentano si sono sempre avuti locali affioramenti di zolfo, la cui estrazione, realizzata con metodi artigianali, ha permesso di dare lavoro alla popolazione locale che fin da tempi antichi ha sfruttato questi minerali.
<references />
 
==Bibliografia==
Un documento datao [[1488]] accenna al ''Fondo Falerna'' chiamato anche ''Brusadeza'', espressione nel dialetto locale che si può tradurre come ''bruciaticcia'', in riferimento al colore del terreno, rosso scuro, che contiene i residui del processo di fusione della pietra solfiera. La presenza di un terreno di colore così scuro fa pensare che già da tempo, in quel fondo, si fosse installato un forno per la lavorazione dello zolfo.
* Vittorio Bassetti, ''Documenti inediti sulla pieve di Polenta (secoli XII-XIII)'', <<Ravennatensia>>, XIII (1985), pp.&nbsp;171–182.
 
== Altri progetti ==
Per molti secoli, e per buona parte dell'Ottocento, l'estrazione dello zolfo avveniva solo per le rocce che si trovavano a pochi metri dalla superficie, mentre era proibitivo addentrarsi nel sottosuolo a profondità maggiori. L'estremo sfruttamento delle miniere causò l'impoverimento delle cave, che finirono in disuso a partire dall'Ottocento.
{{interprogetto|wikt=Polenta (Bertinoro)|q}}
 
== Collegamenti esterni ==
Nella seconda metà del XIX secolo però le tecniche estrattive si affinarono e si arricchirono di nuove tecniche e tecnologie permettendo all'attività estrattiva di riprendere vigore. La meccanizzazione permise di addentrarsi nel terreno, permettendo di riaprire una antica miniera che prese il nome di ''Polenta I'' della quale non rimangono oggi che pochi segni della ''brusadeza''.
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://digilander.libero.it/interactivearchive/carducci_polenta.htm|G. Carducci, la chiesa di Polenta.}}
 
{{Controllo di autorità}}
A sud del Monte Pennino, ai confini del territorio polentano, si aprì una nuova miniera, rimasta in funzione fino alla seconda guerra mondiale a seguito della quale le strutture vennero completamente smontate.
{{Portale|Romagna}}
 
Oggigiorno rimangono scarsissime tracce di una attività che per secoli ha proliferato nella zona, come tracce della lavorazione ed una imboccatura di aerazione a valle del Rio Salso.
 
==Collegamenti esterni==
http://digilander.libero.it/interactivearchive/carducci_polenta.htm
 
[[Categoria:Frazioni di Bertinoro]]
[[Categoria:Da Polenta]]
 
[[nl:Polenta di Bertinoro]]