Polenta (Bertinoro): differenze tra le versioni
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{{F|centri abitati dell'Emilia-Romagna|dicembre 2020}}
{{Divisione amministrativa
|Nome=Polenta
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|Grado amministrativo=4
|Divisione amm grado 1=Emilia-Romagna
|Divisione amm grado 2=Forlì-Cesena
|Divisione amm grado 3=Bertinoro
<!-- Coordinate del comune di: Bertinoro -->
|Altitudine=270
|Superficie=
|Note superficie=
|Abitanti=48<ref>[http://italia.indettaglio.it/ita/emiliaromagna/forlicesena_bertinoro_polenta.html Italia in dettaglio. Polenta di Bertinoro.]</ref>
|Note abitanti=
|Aggiornamento abitanti=
|Codice postale=47032
|Prefisso=0543
|Codice catastale=
|Nome abitanti=
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}}
==
Il toponimo viene ricordato per la prima volta in un documento datato [[958]], nel quale si trova la citazione ''usque ad fines Pulentae'', cioè "fino ai territori di Polenta". Una seconda citazione è riportata in un documento del 16 aprile [[1047]], un atto di [[Corrado II il Salico|Corrado II]] nel quale si trova scritto ''...unum castellum qui vocatur Pulenta'', "un solo castello che è chiamato Polenta".
Il nome del paese
==Origine nome della famiglia Da Polenta==
Il nome della famiglia Da Polenta deriva dal Castello Polenta, un membro della famiglia [[Geremia (famiglia)|de' Geremei]] di nome Geremia originario della città di [[Bologna]] si stabilì nel territorio di Bertinoro e prese dimora nel Castello nominato Polenta dando origine alla genealogia dei Da Polenta. Jeremias un [[Duca]] franco di [[Colonia (Germania)|Colonia]] verso l'anno 715 d.C. si stabilì in Bologna dando origine alla famiglia dei Geremei da quest'ultima discesero le seguenti famiglie [[Franchi|franche]]: [[Da Polenta]], [[Maffei (famiglia)|Maffei]], Buvatelli, Primadizzi, ec.<ref name="ReferencesA">Conte Berardo Candida Gonzaga,"Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia" Napoli, 1876</ref>
==Geografia fisica==
Il territorio di Polenta si estende per circa {{M|8|u=km²}} lungo il medio percorso del Rio Salso e sul versante sinistro della valle dell'[[Ausa (torrente)|Ausa]], torrenti che confluiscono nel [[Bidente]] e presenta diverse composizioni geologiche, con una base costituita da strati sedimentari di rocce gessose e calcaree, originatesi all'incirca 5 o 6 milioni di anni fa per innalzamento del fondale marino o lagunare. Il territorio a quei tempi costituiva la zona costiera di un'area marina caratterizzata da bacini chiusi, dall'acqua ricca di sali. Le temperature elevate nel corso dei millenni hanno favorito la sedimentazione continua e progressiva dei sali disciolti, portando alla creazione di formazioni rocciose ad elevato contenuto di [[calcare]], [[gesso (minerale)|gesso]], [[salgemma]] e [[zolfo]].
La base calcareo-gessosa affiora non di rado in ampie zone, in particolare sul ''Monte Pennino'' e sul ''Monte della Rocca''.
Più spesso gli strati gessosi sono ricoperti da sezioni terrose ad alto contenuto di argilla e di sabbie che si sono originate circa a partire da 3 milioni di anni fa. Strati costituiti da argille sono evidenti nella valle percorsa dal rio Salso dove le acque piovane hanno originato alcune formazioni [[Calanco|calanchive]], mentre il crinale che si estende tra il rio Salso ed il torrente Ausa prevalgono depositi di sabbie [[molassa|molasse]] che conferiscono alle colline forme arrotondate.
Numerosi resti fossili descrivono fino ad oggi circa 70 specie vegetali, numerose conchiglie e pesci.
La particolare stratificazione geologica ha permesso la formazione di numerose sorgenti d'acqua di varia origine. Quelle di acqua potabile sgorgano circa 50 - 80 metri più in basso della cresta del crinale, lungo entrambi i versanti dei rilievi collinari che si ergono tra l'Ausa ed il rio Salso. Le fonti sono presenti dall'antichità, influenzando così anche la localizzazione degli insediamenti rurali.
==Storia==
[[File:Coa fam ITA Da Polenta.jpg|thumb|upright=0.6|Stemma dei [[da Polenta]]<ref>[http://www.provincia.ra.it/La-Provincia/Bandiera-e-Gonfalone Provincia di Ravenna. Lo scudo.]</ref>]]
Fra il XIV ed il XV secolo il territorio di Polenta doveva essere discretamente popolato, in particolare rispetto alle zone rurali circostanti
La fortuna del borgo è legata alla potente famiglia dei [[da Polenta]], che valorizzò il proprio territorio d'origine. La caduta in disgrazia della famiglia trascinò con sé anche Polenta. Nel [[1443]] furono condannati all'esilio gli ultimi discendenti della famiglia, con la confisca dei loro beni. Nello stesso anno il castello ed il territorio di Polenta furono ceduti in [[enfiteusi]] a [[Domenico Malatesta]] per passare di seguito ai signori di [[Cesena]], [[Roberto Malatesta]] nel [[1466]] e [[Pandolfo Malatesta]] nel [[1482]]. Cominciò così ad entrare in disuso e in rovina l'antico castello.
Nel [[1500]] il territorio entrò a far parte dei domini di [[Cesare Borgia]], ed insieme a Collinello, fu unito al comprensorio di [[Meldola]] che, dal [[1503]] al [[1509]], fu possesso della [[Repubblica di Venezia]]. Nel [[1509]] il territorio entrò definitivamente a far parte dello [[Stato Pontificio]], seguendone per sempre i destini.
Tra il finire del XV secolo e l'inizio del XVI si costituì un ulteriore accorpamento tra i territori di Meldola, comprendente quindi anche Polenta, e [[Sarsina]] che, sotto il controllo papale, prese il nome di ''Feudo di Meldola'' che sopravvisse fino al [[1797]]. Il Feudo rimase assegnato, per volontà del pontefice, dal [[1518]] al [[1597]] ai Principi di Carpi, di seguito ai Principi Aldobrandini fino al [[1647]] ed ai Pamphili fino al [[1769]] dopoché fu governato direttamente dal pontefice.
Nel 1797, con l'arrivo delle truppe francesi, il feudo contava 25 000 abitanti. Polenta fu assegnata al distretto di Teodorano e, dopo il [[1815]], divenne un appodiato al comune di [[Bertinoro]] e, con l'Unità d'Italia, venne assegnata definitivamente al comune di Bertinoro.
==Monumenti e luoghi d'interesse==
;Pieve di San Donato
Il primo documento che cita la presenza della [[Pieve di San Donato in Polenta|Pieve di San Donato]] è datato 911.
Non esistono documenti certi coevi all'edificazine della Pieve, ma diversi segni ne mostrano l'origine longobarda. La chiesa custodisce ancora molte parti della costruzione originale (colonne, capitelli, cripta) della fine del [[IX secolo]] e fu rimaneggiata alla fine del [[XVIII secolo]] e alla fine del [[XIX secolo]], quando fu costruito il [[campanile]] ([[1898]]). Di particolare interesse all'interno sono i capitelli, che sovrastano le colonne laterali a destra della navata centrale.
La pieve fu resa celebre dalla poesia ''La chiesa di Polenta'' di [[Giosuè Carducci]].
Negli anni [[2009]]-[[2012]]<ref>[http://www.forlitoday.it/cronaca/riapre-la-chiesa-di-polenta.html Riapre la chiesa di Polenta<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> si sono svolti importanti lavori di restauro, guidati dall'architetto forlivese Roberto Pistolesi.<ref>[http://www.forlitoday.it/eventi/la-pieve-di-polenta-torna-a-splendere-come-dante-la-decantava.html La Pieve di Polenta torna a splendere: come Dante la decantava<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
Nella frazione è presente e visitabile una torre con
==Cultura==
===Eventi e ricorrenze===
Sul sagrato della [[Pieve di San Donato in Polenta|Pieve di San Donato]] si celebra annualmente, il primo sabato dopo la Festa dell'Ospitalità, il Raduno Carducciano.
==Economia==
La popolazione si è sempre retta sull'agricoltura, fonte primaria di sussistenza per la piccola comunità rurale sebbene gli affioramenti di rocce ricche di minerali
===
La presenza di formazioni gessose, sia affioranti che a poca profondità dalla superficie, ha da sempre favorito la produzione di [[gesso (minerale)|gesso]] per l'edilizia, fornendo una via di sussistenza per la popolazione. Le ultime cave di gesso, presso ''Palazzo Zaccherini'', rimasero attive fino alla [[seconda guerra mondiale]]. Il minerale estratto veniva trasportato con carri o a dorso di mulo nella località ''Molino del gesso'', presso il quale avveniva la macinazione e la cottura.
Tracce delle cave sono ancora visibili presso alcuni appezzamenti di terreni, come presso ''Monte Pennino''.
===Le miniere di zolfo===
Numerose zone dell'Appennino sono costellate da affioramenti di minerali di [[zolfo]], sfruttati fino dai tempi più antichi, come avvenuto per [[Predappio]] e maggiormente per [[Cesena]]. Anche nel territorio polentano si sono sempre avuti locali affioramenti di zolfo e attività di estrazione.
Un documento datato [[1488]] accenna al ''Fondo Falerna'' chiamato anche ''Brusadeza'', espressione nel dialetto locale che si può tradurre come ''bruciaticcia'', in riferimento al colore del terreno, rosso scuro, che contiene i residui del processo di fusione della pietra solfiera. Ciò fa pensare che già da tempo, in quel fondo, si fosse installato un forno per la lavorazione dello zolfo.
Per molti secoli, e per buona parte dell'Ottocento, l'estrazione dello zolfo avveniva solo per le rocce che si trovavano a pochi metri dalla superficie, mentre era proibitivo addentrarsi nel sottosuolo a profondità maggiori. L'estremo sfruttamento delle miniere causò l'impoverimento delle cave, che finirono in disuso a partire dall'Ottocento.
Nella seconda metà del XIX secolo però la meccanizzazione permise di addentrarsi nel terreno, e venne riaperta un'antica miniera che prese il nome di ''Polenta I'' della quale non rimangono oggi che pochi segni di ''brusadeza''.
A sud del Monte Pennino, ai confini del territorio polentano, si aprì una nuova miniera, rimasta in funzione fino alla seconda guerra mondiale. Di tali attività oggi restano poche tracce e un'imboccatura di aerazione a valle del Rio Salso.
== Note ==
<references />
==Bibliografia==
* Vittorio Bassetti, ''Documenti inediti sulla pieve di Polenta (secoli XII-XIII)'', <<Ravennatensia>>, XIII (1985), pp. 171–182.
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://digilander.libero.it/interactivearchive/carducci_polenta.htm|G. Carducci, la chiesa di Polenta.}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Romagna}}
[[Categoria:Frazioni di Bertinoro]]
[[Categoria:Da Polenta]]
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