Olocausto: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua||Shoah (disambigua)|Shoah}}
[[File:PikiWiki Israel 12495 hall of names in yad vashem.jpg|min|verticale=1.5|La "sala dei nomi" dello [[Yad Vashem]] a [[Gerusalemme]] con foto e nomi di vittime ebraiche dell'Olocausto.]]
L{{'}}'''Olocausto''' fu il [[genocidio]] di circa 6 milioni di [[ebrei]] tra il [[1941]] ed il [[1945]], di cui furono [[Responsabili dell'Olocausto|responsabili]] le autorità della [[Germania nazista]], i loro alleati e i collaborazionisti. Gli ebrei furono le principali vittime tra i gruppi ritenuti dai nazisti "indesiderabili" o "inferiori" per motivi politici o razziali.<ref>{{Cita web|url=https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/mosaic-of-victims-an-overview|titolo=Chi furono le vittime dell’Olocausto?|sito=encyclopedia.ushmm.org|accesso=2024-01-29|dataarchivio=29 gennaio 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240129112034/https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/mosaic-of-victims-an-overview|urlmorto=sì}}</ref> Per estensione, il termine "olocausto" è a volte riferito a tutte le vittime di persecuzioni sistematiche e omicidi di massa nazisti, incluso lo [[Porrajmos|sterminio dei popoli romaní]], l'[[Persecuzione dei polacchi durante la seconda guerra mondiale|uccisione di civili polacchi]] e di altre popolazioni slave, l'uccisione dei [[Atrocità dei nazisti contro i prigionieri di guerra sovietici|prigionieri di guerra sovietici]], degli oppositori politici, dei dissidenti religiosi come [[Storia dei testimoni di Geova nella Germania nazista e durante l'Olocausto|Testimoni di Geova]] e pentecostali, le uccisioni e le violenze contro [[Storia degli omosessuali nella Germania nazista e durante l'Olocausto|omosessuali]], [[Aktion T4|persone con disabilità mentali o fisiche]]<ref name="Niewyk45">{{cita|Niewyk, Nicosia 2000|pp. 45-52}}.</ref> e i [[Bastardi della Renania|neri europei]].<ref>Serge Bilé, ''Neri nei campi nazisti'', EMI, 2006.</ref>
{| class="wikitable" style="float:right; width:400px; clear:right; font-size:90%"
|+Percentuali e numero delle vittime dell'Olocausto secondo i dati dello [[United States Holocaust Memorial Museum]].<ref>{{Cita web|url=https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/documenting-numbers-of-victims-of-the-holocaust-and-nazi-persecution|titolo=Documenting Numbers of Victims of the Holocaust and Nazi Persecution|sito=encyclopedia.ushmm.org|lingua=en|accesso=2021-12-18}}</ref>
|-
!Vittime
!%
!Numero (approssimativo)
|-
|Ebrei (''Jews'')
| 42%
| 6 milioni
|-
| Polacchi, Ucraini e Bielorussi (''Ethnic Poles, Ukranians & Belarusians'')
| 22%
| 3,5 / 4 milioni
|-
| Prigionieri di guerra sovietici (''Soviet POWs'')
| 20%
| 3 milioni
|-
| Politici (''Politicals'')
| 10%
| 1,5 / 2 milioni
|-
| Jugoslavi (''Jugoslavia'')
| 3%
| {{formatnum:320000}} / {{formatnum:350000}} (serbi); {{formatnum:20000}} / {{formatnum:25000}} (sloveni)
|-
| Rom
| 2%
| {{formatnum:196000}} / {{formatnum:300000}}
|-
|Disabili (''Disabled'')
| 1%
| {{formatnum:250000}} / {{formatnum:270000}}
|-
| Altri (''Other'')
| 1%
| {{formatnum:5000}} / {{formatnum:15000}} (omosessuali); {{formatnum:1900}} (testimoni di Geova); piccoli gruppi di afro-europei; ecc.
|}
La parola "Olocausto" deriva dal [[Lingua greca antica|greco]] ὁλόκαυστος (''holòkaustos'', "bruciato interamente"), a sua volta composta da ὅλος (''hòlos'', "tutto intero") e καίω (''kàiō'', "brucio"),<ref name="olo">{{Cita web|url=https://www.treccani.it/vocabolario/olocausto|titolo=olocàusto in Vocabolario|sito=[[Enciclopedia Treccani|Treccani]]|accesso=15 giugno 2023}}</ref> ed era inizialmente utilizzata ad indicare la più retta forma di [[Olocausto (sacrificio)|sacrificio]] prevista dal [[giudaismo]].<ref>{{cita web|url=http://www.jewishencyclopedia.com/articles/3847-burnt-offering|titolo=Burnt offering |editore=Jewish Encyclopedia|lingua=en|accesso=15 gennaio 2013}}</ref> L'Olocausto inteso come genocidio degli ebrei dovrebbe essere identificato più correttamente col termine '''''Shoah''''' ({{ebraico|שואה}}, {{lett|catastrofe, distruzione}}),<ref>[https://www.treccani.it/enciclopedia/shoah/ Shoah]</ref> che ha trovato ragioni storico-politiche nel diffuso [[antisemitismo]] secolare.
L'eliminazione di circa i due terzi degli ebrei d'Europa<ref>Molte fonti, fra le quali {{Cita testo |autore=Frediano Sessi|wkautore=Frediano Sessi|titolo=Raul Hilberg e la distruzione degli ebrei d’Europa |altri=introduzione alla prima edizione del libro di Raul Hilberg, Einaudi 1995 |url=http://www.fredianosessi.it/documenti/HILBERG.pdf |formato=PDF|urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130626013154/http://www.fredianosessi.it/documenti/HILBERG.pdf |dataarchivio=26 giugno 2013}}</ref> venne organizzata e portata a termine dalla Germania nazista mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo che ebbe inizio nel [[1933]], con la segregazione degli ebrei tedeschi, e che poi proseguì, estendendosi a tutta l'Europa occupata dal Terzo Reich durante la [[seconda guerra mondiale]], con il concentramento e la deportazione, e quindi culminò dal [[1941]] con lo sterminio fisico per mezzo di eccidi di massa sul territorio da parte di reparti speciali e, soprattutto, in strutture di annientamento, appositamente predisposte ([[Campo di sterminio|campi di sterminio]]), in cui attuare quella che i nazisti denominarono ''[[soluzione finale della questione ebraica]]''.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 51-52}}.</ref> L'annientamento degli ebrei nei centri di sterminio non trova nella storia altri esempi a cui possa essere paragonato, per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dalla macchina di distruzione nazista.<ref name="cita-Hilberg-1999-p975">{{cita|Hilberg 1999|p. 975}}.</ref><ref>Caratteristiche della ''unicità'' della Shoah secondo l'accademica e semiologa [[Valentina Pisanty]] in {{Cita libro|titolo=Abusi di memoria. Negare, banalizzare, sacralizzare la Shoah|url=http://books.google.it/books?id=uT7UBjWsrvkC&pg=PT5&lpg=PT5&dq=Shoah+evento+unico&source=bl&ots=SvFXLb_aCd&sig=cKhI9x3t4r4xV9zSS2-jTRX_Nzc&hl=it&sa=X&ei=MPtxVOiVJ-POygPFz4A4&ved=0CDMQ6AEwAw#v=onepage&q=Shoah%20evento%20unico&f=false|editore=Bruno Mondadori Editore|città=Torino|ISBN= 88-6159-652-5|accesso=17 aprile 2024|urlmorto= no|postscript= nessuno}}</ref><ref>[https://www.academia.edu/5017480/Linee_interpretative_nella_storia_della_Shoah "Unicità" della Shoah secondo l'accademico Gadi Luzzatto Voghera] (insegna Modern Italian History al Center for Italian and European Studies della Boston University a Padova e Storia dell'ebraismo moderno e contemporaneo all'Università di Padova e Università di Venezia, {{Cita web|url=http://www.meisweb.it/luzzatto-voghera/|titolo=Gadi Luzzatto Voghera|sito=[[Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah|MEIS Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah]]|accesso=17 aprile 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20140903113019/http://www.meisweb.it/luzzatto-voghera/|urlmorto= sì}} e [https://www.bu.edu/abroad/contact-us/faculty/prof-gadi-luzzatto-voghera/ in ''Linee interpretative nella storia della Shoah'', pag. 33])</ref><ref>"Unica" è definita la Shoah anche dallo storico Michele Sarfatti (direttore del [[Centro di documentazione ebraica contemporanea]] [https://web.archive.org/web/20141203080957/http://eurojewishstudies.org/scholar_shortdisplay.php?idscholar=172 di Milano]) in {{Cita libro|titolo=La Shoah in Italia. La persecuzione degli ebrei sotto il fascismo|url=http://www.einaudi.it/libro/scheda/%28isbn%29/978880617454/|editore=Einaudi|città= Torino|anno=2005|ISBN=978-88-06-17454-5|accesso=17 aprile 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20150519111145/http://www.einaudi.it/libro/scheda/(isbn)/978880617454/|urlmorto=sì|postscript=nessuno}}</ref>
== Terminologia e definizione ==
[[File:Ebrei1939.PNG|
=== Olocausto e Shoah ===
{{vedi anche|Hester Panim|Martirio (ebraismo)|Qiddush haShem}}
Il termine
Nel [[greco antico]] (e, successivamente, nel [[Lingua latina|latino]] come ''holocaustum'') questo termine indicava un tipo di sacrificio religioso in cui il corpo della vittima animale, dopo l'uccisione, veniva
Uno dei primi utilizzi del termine "olocausto" da parte della stampa generalista si ha nella didascalia di una foto pubblicata il 7 maggio 1945 nel periodico ''[[Life (periodico)|Life]]'' all'interno dell'articolo ''German atrocities'', relativa al rinvenimento dei prigionieri uccisi nel campo di [[Gardelegen]].
Dalla seconda metà del Novecento il termine "olocausto" è entrato nel linguaggio comune per descrivere lo sterminio subito dagli ebrei d'Europa e quindi in modo più vasto per indicare l'insieme delle politiche di genocidio messe in atto dalla Germania nazista di [[Adolf Hitler]], e in seguito, in modo ancor più estensivo, anche per indicare altri fenomeni di massacri o genocidi di massa su larga scala.
A causa del significato religioso del termine, alcuni, ebrei ma non solo, trovano inappropriato l'uso di tale termine:<ref>{{cita testo |url=http://www.olokaustos.org/saggi/saggi/shoah.htm |autore=Giovanni De Martis |titolo=Olocausto, Shoah, memoria |sito=olokaustos.org |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090203185403/http://olokaustos.org/saggi/saggi/shoah.htm |dataarchivio=3 febbraio 2009 }}</ref> costoro giudicano offensivo paragonare o associare l'uccisione di milioni di ebrei a una "offerta a Dio". Il termine Shoah, che significa "desolazione, catastrofe, disastro", è stato così adottato più recentemente per descrivere specificamente la tragedia ebraica di quel periodo storico. Questo termine venne usato per la prima volta nel 1940 dalla comunità ebraica in [[Palestina]], in riferimento alla distruzione degli ebrei polacchi.<ref>''Sho'at yehudei polin'' (a cura del Comitato misto di soccorso degli ebrei polacchi), Yerushalaim 1940.</ref> Da allora, definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica d'Europa.
=== L'Olocausto nazista e altri genocidi ===
[[File:Buchenwald Slave Laborers Liberation.jpg|
Infine, il termine "olocausto" viene a volte usato
== Descrizione ==
=== Meccanismo del genocidio ===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-74237-004, KZ Auschwitz-Birkenau, alte Frau und Kinder.jpg|min|sinistra|Una donna anziana e alcuni bambini ad [[Auschwitz]]]]
Lo storico dell'Olocausto [[Raul Hilberg]] ha descritto dettagliatamente il meccanismo dello sterminio, evidenziandone il carattere di gigantesco complesso amministrativo gestito in cooperazione attiva ed efficace dai quattro centri di potere della Germania nazista: la burocrazia ministeriale, la [[Wehrmacht]], l'amministrazione economica e l'apparato del [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori|Partito nazista]]. Secondo Hilberg, ognuna di queste quattro strutture burocratiche eseguì compiti fondamentali in tutte le fasi del processo di distruzione. I funzionari civili definirono il concetto legale di "ebreo", organizzarono espropriazione e concentramento, negoziarono con gli Stati esteri, organizzarono il trasporto ferroviario delle vittime, diressero le varie polizie. La Wehrmacht controllava i territori occupati, collaborò al concentramento e all'annientamento in modo attivo, prese parte alle misure di deportazione. L'amministrazione economica ebbe un ruolo centrale nelle espropriazioni, nel lavoro schiavistico e nelle procedure tecniche dei campi di sterminio; infine, il Partito nazista spinse per una continua radicalizzazione e, con l'apparato delle [[SS]], in collegamento con le polizie civili, gestì concretamente le operazioni di annientamento.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 54-61}}.</ref>
Hilberg evidenzia inoltre le rispettive caratteristiche amministrative delle quattro strutture burocratiche che concorsero a realizzare il processo di distruzione degli ebrei d'Europa: i burocrati ministeriali introdussero nel meccanismo la propria precisione, diligenza e capacità organizzativa; i militari infusero disciplina, meticolosità e imperturbabilità militare; l'apparato economico concorse con l'accurata contabilità, la ricerca dell'economicità e con lo sviluppo delle tecniche "industriali" delle "fabbriche della morte". Il Partito e le SS immisero nella macchina del genocidio la propria carica ideologica, la propria aberrante convinzione millenaristica e la propria impronta di fanatismo.<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 61}}.</ref>
Le eliminazioni di massa erano condotte in modo sistematico: venivano redatte liste dettagliate di vittime presenti, future e potenziali, così come sono state trovate le meticolose registrazioni delle esecuzioni. Oltre a ciò, uno sforzo considerevole fu speso per trovare metodi sempre più efficienti per uccidere persone in massa, passando dalle fucilazioni, all'avvelenamento con [[monossido di carbonio]] dei campi di sterminio di [[Campo di sterminio di Bełżec|Bełżec]], [[Campo di sterminio di Sobibór|Sobibór]] e [[Campo di sterminio di Treblinka|Treblinka]], all'uso dello [[Zyklon B]] di [[Campo di concentramento di Majdanek|Majdanek]] e [[Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]]; speciali autocarri con dispositivi di immissione di gas che utilizzavano monossido di carbonio vennero usati nel [[campo di sterminio di Chełmno]].
[[Adolf Hitler]] scrisse nel suo testamento finale prima di suicidarsi il 30 aprile 1945 che i "criminali ebrei" avevano "espiato" il loro "errore" in "modo umano"; l'assurdo concetto di "umanità" accoppiato al processo di distruzione di milioni di ebrei d'Europa si riferiva alle procedure adottate, non per alleviare le vittime, ma per rendere più agevoli i compiti degli esecutori. In effetti, vennero dispiegati notevoli sforzi da parte dell'apparato di distruzione per evitare eccessi di brutalità ed esplosioni di violenza incontrollata al fine di alleviare il carico psicologico sul personale addetto allo sterminio. Fungevano anche a questo scopo l'adozione di metodi "scientifici" come gli autocarri e le camere a gas, l'impiego di [[Campo di concentramento di Trawniki|ausiliari ucraini e baltici]] per gli incarichi più crudeli, l'utilizzo degli stessi ebrei per le attività più macabre nei campi di sterminio come il prelevamento, il sotterramento e l'incenerimento dei cadaveri.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 1140-1}}.</ref>
===Le malattie===
I detenuti venivano uccisi soprattutto dalla denutrizione a causa delle condizioni disumane che erano costretti ad affrontare, ma in gran parte anche da malattie come la [[scabbia]], la [[scarlattina]], il [[tifo esantematico]], la [[difterite]], la [[dissenteria]] e altre.
=== Campi di concentramento e di sterminio ===
{{vedi anche|Lager|Campo di sterminio|Gaswagen}}
[[File:Auschwitz-2.jpg|
Nella storiografia
I
La macchina della distruzione raggiunse il suo punto culminante in sei campi di sterminio situati in Polonia su cui convergevano migliaia di trasporti ferroviari provenienti da tutta Europa; furono trasportati e uccisi in questi campi circa 3 milioni di ebrei.<ref
== Storia dell'Olocausto ==
===
==== Antisemitismo, leggi razziali, arianizzazioni ====
{{vedi anche|Politica razziale nella Germania nazista}}
[[File:Bundesarchiv Bild 102-14469, Berlin, Boykott-Posten vor jüdischem Warenhaus.jpg|
Lo storico [[Enzo Collotti]] ha analizzato i caratteri specifici della diffusione dell'[[antisemitismo]] in Europa dopo la [[prima guerra mondiale]]: in primo luogo l'autore interpreta il fenomeno dell'accentuarsi dell'ostilità verso gli ebrei in correlazione con i sentimenti di catastrofe di civiltà dopo la guerra mondiale e con la necessità di individuare facili obiettivi su cui far ricadere le responsabilità delle difficoltà esistenziali e materiali del dopoguerra. In secondo luogo l'antisemitismo si caratterizzò anche come reazione alla presunta "cospirazione giudeo-bolscevica" del comunismo sovietico che sembrava minacciare i valori della società tradizionale cristiana. Elemento che permise di cristallizzare i fermenti antisemiti fu la riscoperta e la divulgazione dei fittizi [[Protocolli dei
L'antisemitismo di Adolf Hitler venne esposto nel suo libro del [[1925]], ''[[Mein Kampf]]'', che, inizialmente ignorato, divenne popolare in Germania quando Hitler acquistò potere politico. Il 1º aprile [[1933]], poco dopo l'elezione di Hitler al [[cancellierato]], il fanatico antisemita [[Julius Streicher]], con la partecipazione delle ''[[Sturmabteilung]]'' e attraverso le colonne della rivista antisemita ''[[Der Stürmer]]'' da lui diretta, organizzò una giornata di [[boicottaggio]] di tutte le attività economiche tedesche gestite da [[ebrei]] (l'ultima impresa gestita da ebrei rimasta in Germania venne chiusa il 6 luglio [[1939]]). Nonostante la fredda accoglienza da parte della popolazione tedesca che fece rientrare il boicottaggio dopo solo un giorno, questa politica servì a introdurre una serie di progressivi atti antisemiti che sarebbero poi culminati nella Shoah. Gran parte della storiografia ritiene peraltro che l'obiettivo dello sterminio fisico non fosse fin dall'inizio il fine ultimo della politica antiebraica nazista e che, almeno fino al 1938, si ritenne possibile, mediante crescenti pressioni, forzare l'emigrazione in massa degli ebrei. Tuttavia è indubbio che i dirigenti nazisti non agirono in modo sistematico e coerente in questo senso, non svilupparono adeguate misure politico-diplomatiche e al contrario protestarono con alcuni paesi per l'accoglienza riservata agli ebrei.<ref>{{cita|Collotti, ''La soluzione finale''|p. 36}}.</ref>
Il processo di distruzione degli ebrei d'Europa richiese in primo luogo una precisa individuazione dell'obiettivo da colpire; la burocrazia ministeriale tedesca elaborò quindi una serie di disposizioni amministrative per identificare "ariani" e "non ariani" che, pur definite propagandisticamente "leggi razziali" (''Rassengesetze''), si basavano invece sul criterio della religione praticata e non su presunte caratteristiche biologico-razziali dell'individuo. Il primo decreto fu il cosiddetto [[Arierparagraph]] del 7 aprile [[1933]] che definiva "non ariani" non solo gli ebrei puri (''Volljuden'', con quattro nonni ebrei) ma anche gli ebrei per tre quarti, per metà e per un quarto.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 63-7}}.</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 102-04062A, Nürnberg, Reichsparteitag, SA- und SS-Appell.jpg|min|sinistra|verticale|[[Adolf Hitler]] durante una cerimonia al [[raduno di Norimberga]] del [[1934]]]]
Le [[leggi di Norimberga]] ("legge per la protezione del sangue e dell'onore tedeschi" e "legge sulla cittadinanza del Reich"), promulgate in fretta e dopo una stesura di pochi giorni il 14 settembre [[1935]], di fatto esclusero le persone definite "ebrei" da ogni aspetto della vita sociale tedesca e furono opera principalmente degli alti funzionari del ministero degli Interni [[Wilhelm Stuckart]] e [[Bernhard Lösener]]. Questi decreti modificarono i criteri di inclusione, codificando l'esistenza accanto agli "ariani" e agli "ebrei" di una "terza razza", quella dei ''[[Mischlinge]]'' di secondo e primo grado (con uno o due nonni ebrei ma non di fede ebraica).<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 67-78}}.</ref> Sulla base di queste leggi fondamentali l'apparato politico-amministrativo del Reich sviluppò una lunga serie di nuove disposizioni e decreti che delinearono la cosiddetta "soluzione economica del problema ebraico". Gli ebrei tedeschi vennero quindi estromessi dalla funzione pubblica con il decreto del 7 aprile 1933 che portò al licenziamento dei dipendenti statali, compresi medici, avvocati e militari.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 82-9}}.</ref>
Il passaggio successivo della "soluzione economica" furono le cosiddette "arianizzazioni" delle attività ebraiche autonome, dei servizi, dell'industria e del commercio: nell'aprile 1938 il ministero dell'Interno stabilì il concetto giuridico di "impresa ebraica" su cui basare i trasferimenti delle attività ebraiche ai nuovi proprietari tedeschi, ma fin dal 1933 erano in corso le "arianizzazioni volontarie" che prevedevano il trasferimento delle imprese su base teoricamente volontaria. Sottoposti a crescenti pressioni per liquidare o vendere le loro attività economiche gli imprenditori ebrei si rassegnarono, si affrettarono a vendere, in alcuni casi fecero resistenza. Nel 1938 cominciò la fase delle "arianizzazioni coatte" (''zwangsarisierung'') in cui il proprietario ebreo era costretto a vendere ed era rappresentato da un "mandatario" tedesco. Infine una nuova serie di decreti proibirono agli ebrei l'esercizio di alcuni tipi di servizi, delle professioni mediche, dell'avvocatura, del commercio al dettaglio; il 3 dicembre 1938 i ministri dell'Economia e dell'Interno, [[Walther Funk]] e [[Wilhelm Frick]], firmarono un decreto che imponeva agli ebrei di vendere tutte le attività industriali, i valori mobili, terre, foreste e altri beni immobiliari.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 92-124}}.</ref><ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 36-37, 49.}}</ref>
==== Violenze ed emigrazione forzata ====
Le politiche antiebraiche della Germania nazista ebbero una svolta con il [[pogrom]] del
[[File:Destroyed Ohel Yaaqov Synagogue.jpeg|
La violenza incontrollata della Notte dei Cristalli provocò accese polemiche nella dirigenza nazista: [[Heinrich Himmler]], il capo delle [[SS]], riteneva inefficaci queste azioni e accusò Goebbels, principale promotore del pogrom, di "sete di potere";<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 37}}.</ref> mentre [[Hermann Göring]] mostrò preoccupazioni economiche legate ai danni provocati ai beni materiali e ai risarcimenti delle compagnie assicurative tedesche, e per possibili ripercussioni internazionali. In discussione non erano le politiche antisemitiche, ma le loro modalità di attuazione, perché avvenissero in modo più ordinato e conveniente. Secondo i diari di Goebbels, Hitler, rapidamente informato delle violenze, in un primo momento decise di "far continuare le manifestazioni" perché "per una volta è bene far sentire agli ebrei la furia della gente";<ref>{{cita|Kershaw 2001|pp. 216-219}}.</ref> in seguito intervenne e, di fronte alle numerose reazioni negative, assegnò, tramite [[Martin Bormann]], a Göring l'incarico di trovare una soluzione coordinata della "questione ebraica".<ref>{{cita|Kershaw 2001|pp. 223-225, 230-231.}}</ref> Il 12 novembre 1938 si tenne una riunione generale presso il ministero dell'Aviazione con la presenza di oltre cento funzionari; Göring valutò il problema ebraico principalmente dal punto di vista della convenienza economica per la Germania, criticò iniziative incontrollate, propose la confisca dei beni e delle attività ebraiche e annunciò la creazione di una "ammenda di riparazione" per i danni del pogrom da far pagare agli ebrei stessi. Goebbels parlò di misure di discriminazione sociale mentre [[Reinhard Heydrich]] propose l'obbligatorietà di un distintivo di riconoscimento (proposta rifiutata da Hitler).<ref>{{cita|Kershaw 2001|p. 224}}.</ref> In quello stesso giorno Göring promulgò una serie di ordinanze con l'imposizione della multa e l'esclusione definitiva degli ebrei dall'economia tedesca a partire dal 1º gennaio [[1939]].<ref>{{cita|Kershaw 2001|p. 225}}.</ref>
Il 24 gennaio 1939 Göring diede l'incarico a Reinhard Heydrich, capo dell'SD, di trovare "una soluzione al problema ebraico, secondo le circostanze del momento";<ref>{{cita|AA.VV. 1994|p. 25}}.</ref> la scelta della dirigenza del Reich, dopo le misure di esclusione dalla vita economica e sociale, si basava sull'incremento massimo delle politiche di emigrazione forzata fino a rendere la Germania "libera da ebrei". Il comandante della [[Gestapo]], [[Heinrich Müller]], divenne il responsabile dell'Agenzia centrale per emigrazione ebraica di [[Berlino]], mentre un ruolo fondamentale nel programma di emigrazione forzata venne assunto dal tenente colonnello SS [[Adolf Eichmann]], già distintosi in precedenza per i suoi successi.<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 118}}.</ref> Eichmann, attivo nella sezione II-112 dell'SD e poi responsabile del "dipartimento giudaico" delle SS (''Judenreferat''), esperto di questioni ebraiche, aveva partecipato dal 1937 al programma di emigrazione degli ebrei tedeschi in [[Palestina]] (attivato fin dal 1933 con l'[[Accordo dell'Haavara]]) e poi, nell'ottobre 1938, aveva diretto con successo la sezione emigrazione costituita a [[Vienna]] dopo l'[[Anschluss]], che aveva forzato la partenza di {{formatnum:50000}} ebrei austriaci in sei mesi.<ref>{{cita|AA.VV. 1994|pp. 26-28}}.</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 152-50-10, Reinhard Heydrich.jpg|min|sinistra|verticale|[[Reinhard Heydrich]], responsabile dal 24 gennaio 1939 del programma di emigrazione forzata degli ebrei]]
La politica di emigrazione forzata, perseguita dal Terzo Reich fin dal 1933, non ottenne risultati decisivi e si trovò di fronte una serie di difficoltà insormontabili mentre al contrario la popolazione ebrea all'interno dell'area di influenza tedesca, in continua crescita con la politica espansionistica di Hitler, aumentava di numero. Dal 1933 al 1938 erano emigrati circa {{formatnum:150000}} ebrei e nel 1939 l'Ufficio di Eichmann, esercitando forti pressioni, riuscì a far emigrare altre {{formatnum:78000}} persone. Tuttavia, il programma di emigrazione in Palestina, favorito da contatti tra [[sionisti]] e agenti tedeschi dell'SD, dovette essere sospeso per i dubbi di Hitler di fronte alla prospettiva della rinascita di una nazione ebraica in [[Terra santa]] e per il rifiuto britannico di accogliere altri ebrei a causa delle tensioni con gli arabi. Inoltre, anche altre nazioni, come la [[Svizzera]] e la [[Svezia]], ridussero fortemente l'accoglienza; in Polonia, Romania e Ungheria si stavano sviluppando correnti antisemitiche, la [[Francia]] rifiutò di accettare altri ebrei tedeschi e anche [[Stati Uniti]] e [[Regno Unito]] inasprirono le leggi sull'immigrazione.<ref>{{cita|AA.VV. 1994|pp. 28-30}}.</ref>
Rimasero attive ancora precarie vie di emigrazione ebraica attraverso [[Lituania]], [[Unione Sovietica]], [[Shanghai]], [[Giappone]] (alcuni ebrei si rifugiarono infatti in estremo Oriente) e attraverso [[Spagna]] e [[Portogallo]]; fino al marzo 1941 altri {{formatnum:13000}} ebrei riuscirono a raggiungere illegalmente la Palestina, attraverso i porti sul [[Danubio]] della Romania, mediate accordi tra l'SD e la struttura sionista dell'[[Aliyah Bet]], l'immigrazione illegale organizzata dalle autorità ebraiche in Palestina.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 123-8}}.</ref>
Nonostante le crescenti difficoltà, tra il 1933 e il 1939 la popolazione ebrea nel vecchio Reich si ridusse, con l'emigrazione e l'espulsione, da {{formatnum:503000}} a {{formatnum:240000}} persone, mentre anche il numero degli ebrei presenti in Austria ({{formatnum:180000}}) e in [[Cecoslovacchia]] ({{formatnum:85000}}) diminuì del 50% grazie all'attività dell'ufficio di Eichmann. Quasi la metà dei circa {{formatnum:400000}} profughi ebrei fuggiti dalla Germania o dai territori dominati dai tedeschi si stabilirono nei paesi europei e sarebbero rimasti esposti alla macchina del genocidio attivata dal Terzo Reich negli anni della [[seconda guerra mondiale]].<ref name="M.Mazower, p. 95">{{cita|Mazower 2010|p. 95}}.</ref>
==== Progetti di deportazione e ghettizzazione ====
{{Vedi anche|Ghetti nazisti}}
[[File:WW2 Holocaust Europe map-it.svg|min|Localizzazione dei principali campi-Lager]]
L'inizio della seconda guerra mondiale e l'[[Campagna di Polonia|invasione della Polonia]] provocarono un radicale cambiamento della "questione ebraica" e l'attivazione da parte del Reich di nuove iniziative sempre più dure; in poche settimane la Germania occupò territori in cui vivevano quasi tre milioni di ebrei, già in precedenza soggetti a forti restrizioni ed esposti a fenomeni di antisemitismo da parte delle autorità polacche.<ref>{{cita|Collotti, ''L'Europa nazista''|p. 152}}.</ref> Nei territori che la Germania annesse direttamente (il cosiddetto ''[[Warthegau]]'') erano presenti {{formatnum:603000}} ebrei, mentre nel costituendo [[Governatorato Generale]] ne vivevano oltre due milioni.<ref>{{cita|Mazower 2010|pp. 85, 95.}}</ref>
Le prime misure contro questa numerosa popolazione ebraica furono immediate: nel corso dell'[[operazione Tannenberg]] sette "gruppi operativi speciali" delle SS (''[[Einsatzgruppen]]'') si incaricarono dell'individuazione e soppressione violenta delle "élite" polacche (potenziali oppositori politici e intellettuali in grado di salvaguardare la cultura polacca) e degli ebrei. In questa fase i polacchi furono particolarmente colpiti e circa
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-134-0771A-38, Polen, Ghetto Warschau, Kind in Lumpen.jpg|
Heydrich distinse tra tempi lunghi e tempi brevi, e tra obiettivi immediati e "meta finale" (''Endziel''); delineò il programma di deportazione degli ebrei, riservò ai comandi subordinati la definizione delle modalità pratiche di attuazione delle misure; identificò il territorio
Elementi caratterizzanti dei ghetti sarebbero divenuti lo straordinario affollamento, la loro "chiusura", decisa quasi subito, secondo la quale le ''enclave'' ebraiche sarebbero state totalmente isolate dal punto di vista sociale, territoriale ed economico dal resto della città, la diffusione di fame, malattia e quindi morte, l'istituzione da parte tedesca di "Consigli ebraici" (''Jüdische Altestenräte'', conosciuti come ''Judenräte''), una mistificazione di tradizionali organi di autogoverno formati dai maggiorenti ebrei della comunità, incaricati di mantenere i rapporti con i tedeschi, di collaborare e di dare pronta esecuzione alle
[[File:
Il primo ghetto ad essere ufficialmente costituito fu quello di [[Łódź]] il
Oltre
Le deportazioni ebbero inizio nell'ottobre 1939
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1989-011-13, Hans Frank.jpg|
La [[Campagna di Francia|vittoria tedesca sul fronte occidentale dell'estate 1940]] sembrò aprire prospettive di potere mondiale per il Terzo Reich
Il
Si discusse di cessione del Madagascar da parte della Francia alla Germania come "mandato" e ci furono colloqui con italiani e rumeni.<ref name="M.Mazower, p. 135">
Fu in un documento del
==== ''Einsatzgruppen'' all'est ====
La fase di pianificazione dell'invasione dell'[[Unione Sovietica]] ([[operazione Barbarossa]]) fu caratterizzata da una serie di riunioni, direttive e decisioni politico-militari che ebbero conseguenze decisive anche per la popolazione ebraica dell'est. Nei territori sovietici che furono occupati dalla [[Wehrmacht]] nei primi mesi dell'invasione risiedevano
Le prime decisioni vennero prese durante due riunioni di Reinhard Heydrich con il generale [[Eduard Wagner]], quartiermastro generale dell'esercito tedesco, e con [[Hermann Göring]] il 26 marzo 1941; con Wagner, Heydrich concordò che le SS avrebbero avuto piena autonomia per salvaguardare la sicurezza dietro il fronte combattente nei territori di cui si prevedeva l'occupazione. Nel successivo incontro con Göring invece Heydrich discusse una nuova "soluzione per la questione ebraica"; la proposta verteva sulla deportazione di tutti gli ebrei europei all'est, probabilmente nell'estremo nord sovietico, dove sarebbero stati tenuti sotto sorveglianza.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 178-179}}.</ref> Anche [[Joseph Goebbels]] nel suo diario fece riferimento il 20 giugno a una riunione con Hitler e [[Hans Frank]] in cui si era parlato di deportare lontano all'est gli ebrei del Governatorato Generale e scrisse di "disintegrazione graduale della popolazione ebrea polacca".<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 179}}.</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 152-11-12, Dachau, Konzentrationslager, Besuch Himmlers.jpg|min|sinistra|[[Heinrich Himmler]] durante una visita al campo di concentramento di [[Dachau]]]]
Dal 12 al 15 giugno [[Heinrich Himmler]] riunì nel suo castello in [[Sassonia]] a [[Wewelsburg]], oltre a Heydrich, i principali generali delle SS, [[Kurt Daluege]], [[Erich von dem Bach-Zelewski]], [[Karl Wolff]], [[Rudolf Brandt]], [[Werner Lorenz]], [[Friedrich Jeckeln]] e [[Hans-Adolf Prützmann]]; illustrò ampiamente le visioni di germanizzazione e rivoluzione razziale e i progetti globali del nazismo. Dopo la conquista dell'URSS tutti gli ebrei del continente sarebbero stati in mano tedesca e sarebbero stati eliminati dall'Europa; gli slavi sarebbero stati decimati, parlò di eliminare 20-30 milioni di persone.<ref name="S.Friedländer, 1945 p. 181">{{cita|Friedländer 2009|p. 181}}.</ref>
Dal punto di vista operativo nell'aprile 1941 furono quindi costituiti, sulla base delle esperienze precedenti in Polonia, quattro gruppi operativi mobili delle SS (''Einsatzgruppen'') incaricati, formalmente alle dipendenze dell'esercito territoriale ma in realtà a disposizione dell'RSHA, di eliminare qualunque opposizione nei territori occupati, di mantenere l'ordine e di sterminare membri del partito comunista, eventuali partigiani ed ebrei.<ref>{{cita|Mazower 2010|pp. 158-159}}.</ref> Inoltre una direttiva di Heydrich del 29 giugno stabilì che, oltre a eliminare tutti i funzionari ebrei, fossero incoraggiati [[pogrom]] antiebraici (definiti ''Selbstbereinigung'', "autoepurazione") sfruttando i diffusi sentimenti antisemiti presenti nelle popolazioni e nelle minoranze nazionaliste dei Paesi Baltici, della Bielorussia e dell'Ucraina.<ref name="S.Friedländer, 1945 p. 181"/>
A partire dal luglio 1941 si scatenò nelle terre dell'est un'ondata di violenze, di massacri e di stermini di massa: in novembre 1941 Himmler poté comunicare a Hitler che erano già stati eliminati, mediante fucilazioni sommarie ed esplosioni di violenza dei nazionalisti locali, {{formatnum:363211}} ebrei, mentre una statistica interna del 1943 calcolò che a opera degli ''Einsatzgruppen'' erano stati "trasferiti all'est" (eufemismo per "sterminati") {{formatnum:633300}} ebrei.<ref>{{cita|Shirer 1990|p. 1462}}.</ref> Fin dal 16 luglio 1941 il Führer aveva parlato delle nuove "possibilità" di eliminare tutti i nemici aperte dalle conquiste all'est e dalla lotta "contro i partigiani". Alla fine di luglio Heinrich Himmler diramò un "ordine esplicito" (''ausdrücklicher Befehl'') in cui prescriveva ad alcune formazioni SS di uccidere "tutti gli ebrei" (''sämtliche Juden''), e in una successiva comunicazione al comandante del ''Einsatzgruppe B'' parlò di fucilare, se ci fosse stato bisogno (''gegenbenefalls''), anche donne e bambini che quindi in futuro non avrebbero potuto trasformarsi in vendicatori.<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 311}}.</ref> Il 15 agosto Himmler si recò personalmente a [[Minsk]] e assistette alle esecuzioni di ebrei da parte degli ''Einsatzgruppen''.<ref name="S.Friedländer, 1945 p. 181"/>
[[File:Bundesarchiv Bild 183-J08517, Otto Ohlendorf.jpg|min|verticale=0.6|[[Otto Ohlendorf]], il comandante del ''Einsatzgruppe D'' in [[Ucraina]]]]
Particolarmente micidiale risultò l'operato del ''Einsatzgruppe A'' guidato da [[Franz Walter Stahlecker|Franz Stahlecker]] nei Paesi Baltici; i nazionalisti locali di [[Lituania]] e [[Lettonia]] scatenarono pogrom sanguinosi, la Wehrmacht collaborò senza difficoltà con le SS per il rastrellamento degli ebrei, esecuzioni di massa pubbliche vennero effettuate a Ljepaja, a Daugavpils, a [[Riga]]. In ottobre l'arrivo del generale SS Friedrich Jeckeln, organizzatore degli eccidi in Ucraina, incrementò ancora lo sterminio, la regione baltica divenne il primo territorio europeo dichiarato ''judenfrei'' ("libero da ebrei"), entro l'inizio del 1942 erano ormai stati uccisi {{formatnum:229052}} ebrei.<ref>{{cita|Mazower 2010|pp. 189-190}}.</ref> Anche gli altri ''Einsatzgruppen'' si impegnarono a fondo negli eccidi: a metà ottobre lo ''Einsatzgruppe B'' di [[Otto Rasch]] riferì l'uccisione di {{formatnum:75000}} ebrei, a novembre lo ''Einsatzgruppe C'', guidato da [[Arthur Nebe]], calcolava {{formatnum:45467}} vittime e il 12 dicembre [[Otto Ohlendorf]], comandante del ''Einsatzgruppe D'' in azione nel settore meridionale del fronte orientale riferì di {{formatnum:54696}} uccisioni.<ref>{{cita|Mazower 2010|p. 191}}.</ref> Massacri di massa ebbero luogo il 29 settembre 1941 a [[Babi Yar]], nei pressi di [[Kiev]], dove furono uccisi dai tedeschi {{formatnum:33700}} ebrei,<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 247}}.</ref> e a [[Kam"janec'-Podil's'kyj]], dove il generale Jeckeln organizzò lo sterminio in agosto di oltre {{formatnum:20000}} ebrei.<ref>{{cita|Mazower 2010|p. 354}}.</ref>
Nel corso della prima fase dei massacri, gli ''Einsatzgruppen'' uccisero circa mille persone al mese: i compiti venivano svolti con precisione burocratica e con un'attenta pianificazione logistica e le tecniche di sterminio erano standardizzate. Le vittime venivano condotte nei pressi di fossati anticarro o crateri di granata o erano costrette a scavare loro stesse delle fosse; quindi, venivano uccise con il fuoco di mitragliatrice o armi leggere. In alcuni reparti era in azione "specialisti nel tiro alla nuca" (''Genickschsspezialisten''), altri impiegavano il tiro di squadra a distanza, un altro metodo impiegato era il cosiddetto "sistema delle sardine" (''Ölsardinenmanier'') che prevedeva di far distendere sul fondo del fossato il primo gruppo e poi di sterminarlo con il fuoco incrociato dall'alto, seguito da altri cinque o sei gruppi successivi che venivano fatti distendere sopra i cadaveri. Queste tecniche combinavano la macabra efficacia con la necessità di mantenere impersonali le esecuzioni per conservare il morale e la solidità nervosa degli esecutori dei massacri.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 335-6}}.</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 183-
A partire dalla fine dell'anno 1941, ebbe inizio la seconda ondata di massacri nelle terre dell'est: i compiti degli ''Einsatzgruppen'' della SD vennero progressivamente affidati all'apparato di repressione organizzato dalla nuova amministrazione dei territori occupati dell'est: entro la metà del 1942, {{formatnum:165000}} uomini (saliti a {{formatnum:300000}} all'inizio del [[1943]]) appartenenti alla ''Ordnungpolizei'' (quindici battaglioni suddivisi tra ''Schutzpolizei'' nelle città e ''Gendarmerie'' nelle campagne), a formazioni di sicurezza dell'esercito (''Feldgendarmerie'' e ''Geheime Feldpolizei'') o per la cosiddetta "lotta contro le bande" (''Bandenkampfverbände'') e a reparti ausiliari baltici, bielorussi e ucraini reclutati sul posto (organizzati in ''Schutzmannschaft'' mobile, ''Ordnungsdienst'' e ''Hilfspolizei'' stanziali) continuarono l'opera di sterminio degli ebrei ancora presenti nei ''Reichkommissar'' e nelle retrovie del fronte.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 383-5}}.</ref>
I ''Reichkommissar'' [[Hinrich Lohse]] (Ostland) e [[Erich Koch]] (Ucraina) diedero il massimo impulso allo sterminio nei loro rispettivi territori; oltre alle fucilazioni, si fece ricorso ad autocarri a gas provenienti da Berlino che fornirono un servizio mobile di gassazione. Gli ebrei scampati alla prima ondata di massacri erano in parte rifugiati nelle foreste, isolati o inseriti in gruppi partigiani sovietici, e in parte concentrati in numerosi ghetti nell'Ostland o in Ucraina (i principali a Riga, Kaunas, Vilnius, Minsk, Pinsk). Nel territorio vennero condotte una serie di operazioni anti-partigiane dei ''Bandenkampfverbände'' che si conclusero con l'uccisione di gran parte degli ebrei; nei ghetti, nonostante alcuni tentativi di resistenza ebraica di scarso successo (principalmente a Vilnius da parte del FPO - ''Fareinike Partisaner Organizzazie''), le formazioni tedesche e ausiliarie sterminarono brutalmente la popolazione entro il 1943.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 391-9}}.</ref> La "liquidazione" dei ghetti dell'est cominciava con lo scavo delle fosse da parte di lavoratori ebrei; la ''Ordnungpolizei'', le SS e le polizie ausiliarie locali stendevano quindi un cordone intorno al ghetto e passavano all'azione generalmente all'alba o di notte alla luce di proiettori o razzi. Gli esecutori penetravano nel ghetto radunando gli ebrei, incendiando le case e annientando i resistenti con granate e armi leggere; ai punti di raccolta quindi gli ebrei venivano trasporti su autocarri accanto alle fosse comuni dove, dopo essersi spogliati, venivano fucilati cominciando da bambini e neonati.<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 400}}.</ref>
Al momento del ritiro definitivo dei tedeschi ([[1944]]) nei vecchi confini del 1941, erano stati uccisi oltre
==== La soluzione finale ====
{{vedi anche|Soluzione finale della questione ebraica}}
[[File:Bundesarchiv Bild 183-45534-0005, Kz Mauthausen, Besuch Heinrich Himmler, Franz Ziereis.jpg|min|verticale=1.3|Aprile 1941: Heinrich Himmler in visita al [[campo di concentramento di Mauthausen]]; si riconoscono a sinistra [[Ernst Kaltenbrunner]] e il comandante del campo [[Franz Ziereis]], a destra, con l'uniforme nera, [[August Eigruber]], [[gauleiter]] dell'[[Ostmark (Austria)|Ostmark]]]]
Il 31 luglio [[1941]] Hermann Göring inviò una lettera di grande importanza a Reinhard Heydrich, incaricandolo di studiare e risolvere i problemi organizzativi e tecnici relativi alla prevista "soluzione totale" (''Gesamtlösung'') della questione ebraica nell'area di dominio nazista in Europa.
La lettera di Göring a Heydrich del 31 luglio 1941 diceva:
{{citazione|Ad integrazione dei compiti a Lei già assegnati con decreto del 24 gennaio 1939 di portare la questione ebraica ad una opportuna soluzione in forma di emigrazione o evacuazione il più possibile adeguata alle circostanze attuali, con la presente La incarico di curare tutti i preparativi necessari sotto il profilo organizzativo, pratico e materiale per una soluzione totale [Gesamtlösung] della questione ebraica nei territori sotto l'influenza tedesca. Nella misura in cui vengano toccate le competenze di altre autorità centrali, queste devono essere cointeressate. La incarico inoltre di presentarmi quanto prima un progetto complessivo dei provvedimenti preliminari organizzativi, pratici e materiali per l'attuazione dell'auspicata soluzione finale [Endlösung] della questione ebraica|Hermann Göring<ref>{{cita testo |url=https://andreacarancini.blogspot.it/2013/03/carlo-mattogno-su-barbara-frale-e-lo.html |titolo=Carlo Mattogno su Barbara Frale e lo sterminio degli ebrei}}</ref>|In Ergänzung der Ihnen bereits mit Erlaß vom 24.I.39 übertragenen Aufträge, die Judenfrage in Form Auswanderung oder Evakuierung einer den Zeitverhältnissen entsprechend möglichst günstigen Lösung zuzuführen, beauftragte ich hiermit, alle erforderlichen Vorbereitungen in organisatorischer, sachlicher und materieller Hinsicht zu treffen für eine Gesamtlösung der Judenfrage im deutschen Einflußgebiet. Soferne hierbei die Zuständigkeiten anderer Zentralinstanzen berührt werden, sind diese zu beteiligen.
Ich beauftrage Sie weiter, mir in Bälde einen Gesamtentwurf über die organisatorischen sachlichen und materiellen Vorausmaßnahmen zur Durchführung der angestrebten Endlösung der Judenfrage vorzulegen|lingua=de}}
Göring inoltre incaricava Heydrich di presentargli un piano globale riguardo alle misure da adottare concretamente per l'attuazione della desiderata "[[Soluzione finale della questione ebraica|soluzione finale" (''Endlösung'') del problema ebraico]]. La missiva, in realtà, era stata scritta da Adolf Eichmann<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 438}}.</ref> su richiesta dello stesso Heydrich e sottoposta all'approvazione di Göring per garantirsi il suo consenso e per affermare burocraticamente l'autorità suprema delle SS di [[Heinrich Himmler]] e Heydrich riguardo alle competenze sulla gestione del problema ebraico.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 292-3}}.</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1969-054-16, Reinhard Heydrich.jpg|min|sinistra|verticale=0.6|[[Reinhard Heydrich]], capo dell'SD e responsabile della "soluzione finale"]]
La disponibilità dei vasti territori orientali occupati rendeva teoricamente possibile progettare il trasferimento degli ebrei in queste regioni; i Gauleiter (in particolare Hans Frank) facevano costantemente pressione per essere liberati dai loro ebrei di cui richiedevano la deportazione all'est; venne anche preso in considerazione il trasferimento degli ebrei tedeschi ancora residenti in Germania ({{formatnum:131800}} ebrei nel vecchio Reich, {{formatnum:43700}} in [[Austria]]) al fine di rendere il Reich "libero da ebrei" il prima possibile.<ref>{{cita|Mazower 2010|pp. 386 e 395.}}</ref>
Nei mesi seguenti, tuttavia, Hitler sembrò ancora convinto della necessità di attendere la vittoria finale all'est prima di procedere con le deportazioni in massa; il tenente colonnello SS [[Adolf Eichmann]], capo del ''Zentralstelle für jüdische Auswanderung'' (Ufficio centrale per l'emigrazione ebraica, dipartimento IVB4 del RSHA dipendente dall'ufficio IV – Gestapo – di Heinrich Müller) ai primi di agosto 1941, durante una conferenza di funzionari, affermò che il [[Führer]] aveva respinto la richiesta di Heydrich di cominciare subito la deportazione degli ebrei all'est durante la guerra in corso. Il 18 agosto, durante un colloquio con [[Joseph Goebbels]], Hitler accolse la proposta di contrassegnare con il simbolo identificativo della [[Stella di Davide]] con la parola ''Jude'' gli ebrei del Reich, ma confermò che il trasferimento all'est sarebbe stato attuato quando si sarebbero resi disponibili i mezzi di trasporto, dopo la fine della campagna all'est prevista per il mese di ottobre 1941.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 293-4}}.</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 121-0394, Kurt Daluege.jpg|min|verticale=0.6|[[Kurt Daluege]], capo della [[Ordnungspolizei]]]]
Dopo aver appreso che Stalin stava deportando in [[Siberia]] i tedeschi del [[Volga]], Hitler decise il 17 settembre 1941 di approvare la proposta di Heydrich di cominciare a deportare all'est gli ebrei tedeschi nonostante le enormi difficoltà logistiche create dalla situazione sul fronte orientale. Nella decisione di Hitler può aver influito anche il suo desiderio di esercitare pressioni sul presidente [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]], minacciando la rovina degli ebrei in caso di un suo intervento nella guerra.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 322-4}}.</ref> Heydrich inizialmente decise di trasferire a partire dal 15 ottobre nel ghetto di Łódź {{formatnum:20000}} ebrei delle città tedesche, da [[Vienna]] e dal Protettorato; molti sarebbero morti di fame e di freddo, altri sterminati da gennaio 1942 nel [[Campo di sterminio di Chełmno|campo di Chełmno]], dove dal 6 dicembre cominciarono le gassazioni, mediante speciali autocarri, degli ebrei locali.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 378-380}}.</ref> In autunno Himmler decise di organizzare anche i ghetti di Minsk, Kaunas e Riga per accogliere ebrei del Reich e del Protettorato di Boemia e Moravia.<ref>{{cita|Mazower 2010|pp. 386-7}}.</ref> La deportazione di altri {{formatnum:22000}} ebrei tedeschi ebbe inizio l'8 novembre; per fare spazio ai nuovi arrivati dal Reich, si procedette all'annientamento delle comunità ebraiche di Riga ({{formatnum:30000}} persone), Minsk ({{formatnum:20000}}) e Kaunas ({{formatnum:10000}}).<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 324-5}}.</ref>
Le procedure di deportazioni degli ebrei del Reich prevedevano la collaborazione delle strutture amministrative ebraiche, che compilavano lunghi elenchi di persone destinate al "reinsediamento" che venivano utilizzate dalla Gestapo per organizzare i contingenti da trasportare; i dirigenti ebrei dovevano anche fornire personale ausiliario (''Ausheberdienst'' o ''Jupo'') che collaborava con gli agenti tedeschi nelle irruzioni a domicilio, compilando questionari, aiutando nei preparativi, sorvegliando i deportati nei luoghi di raccolta (''Sammelstelle'' o ''Durchgangslager'') e accompagnandoli ai treni (''Transporthelfer''). Sui convogli per l'est la sorveglianza, generalmente assegnata a poche decine di uomini con armi leggere per ogni carico di circa mille ebrei, spettava agli ''Schupo'' della ''[[Ordnungspolizei]]''.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 488-499}}.</ref>
L'andamento delle operazioni all'est fu molto diverso dalle previsioni dei dirigenti tedeschi e dopo il fallimento della [[battaglia di Mosca]]: la [[Wehrmacht]] fu costretta a combattere durante l'inverno russo un'aspra battaglia difensiva. Di conseguenza, divenne irrealizzabile un progetto di deportazione di massa nell'estremo nord sovietico.<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 348}}.</ref> Negli ultimi tre mesi del 1941 Hitler mostrò qualche incertezza sulle decisioni da prendere; secondo lo storico [[Saul Friedländer]], la decisione di procedere allo sterminio potrebbe essere stata presa in considerazione dal Führer nel mese di ottobre (come sembra di poter dedurre da alcuni documenti e dalle testimonianze di Eichmann e di [[Erhard Wetzel]], il capo dell'Ufficio del Reich per la politica razziale all'est, ''Reichsministerium für die besetzten Ostgebiete'') e resa definitiva e irreversibile a dicembre dopo l'entrata in guerra degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e la controffensiva dell'[[Armata Rossa]] davanti a Mosca.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 345-7}}.</ref>
Sulle motivazioni di questa decisione, presa nel periodo di deterioramento della situazione militare complessiva della Germania, lo storico [[Enzo Collotti]] sottolinea che l'accelerazione della "soluzione finale", in apparenza controproducente ai fini dell'utilizzo di forza lavoro coatta per la macchina bellica del Reich, può essere ricondotta alle difficoltà pratiche di mantenimento di milioni di ebrei nei ghetti con conseguenti problemi sanitari, igienici e di sostentamento e, in modo preminente, a motivazioni ideologiche. La decisione quindi andrebbe ricondotta al fanatismo razziale di Hitler e dei principali dirigenti del Reich, alla necessità di fornire un ammonimento esemplare ad altre popolazioni occupate, e soprattutto alla volontà di esaltare lo spirito di resistenza del popolo tedesco ponendolo di fronte, con la concreta realtà dello sterminio, all'alternativa radicale del suo annientamento o di quello dei suoi nemici mortali.<ref>{{cita|Collotti, ''L'Europa nazista''|p. 58}}.</ref>
Anche lo storico [[John Lukacs]] interpreta la decisione di Hitler di procedere alla "soluzione finale", da questo autore retrodatata al settembre 1941, come un "atto propiziatorio", dimostrando, con l'annientamento del nemico razziale, la sua volontà "fanatica" di combattere fino in fondo, e come un "atto di vendetta" in anticipo nel caso, ritenuto probabile dal Führer già in questa fase della guerra, di una sconfitta della Germania.<ref>{{cita|Lukacs 2000|pp. 289, 295}}; l'autore condivide l'interpretazione dello storico svizzero Philippe Burrin.</ref> Inoltre lo storico tedesco [[Hans Mommsen]] considera il proseguimento del programma di sterminio anche negli ultimi anni di guerra come decisione del regime nazista di "risolvere", malgrado i continui rovesci sui fronti, almeno la "questione ebraica" e come convinzione di poter raggiungere l'invincibilità militare e politica del Reich mediante la totale omogeneità etnico-razziale raggiunta dopo l'annientamento degli ebrei.<ref>{{cita|Mommsen 2003|p. 194}}.</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-027-1476-21A, Marseille, Gare d'Arenc. Deportation von Juden.jpg|min|sinistra|verticale=1.3|Militari della [[Ordnungspolizei]] caricano sui convogli per la deportazione all'est ebrei di [[Marsiglia]].]]
Altri studiosi dell'Olocausto hanno datato in modo diverso il momento della decisione definitiva di procedere allo sterminio e quindi le motivazioni di Hitler: mentre [[Lucy Davidowitz]] e [[Daniel Goldhagen]] fanno discendere la concatenazione dei fatti direttamente dalle concezioni ideologico-razziali di Hitler espresse fin dal 1918-1920, [[Yehuda Bauer]] sostiene che la decisione fu adottata nel marzo 1941, in connessione con la chiara indicazione del Führer sul carattere di "guerra di annientamento" dell'imminente campagna all'est,<ref>Sulle affermazioni di Hitler in questa circostanza vedi: {{cita|Friedländer 2009|p. 238}}.</ref> e [[Richard Breitman]] stabilisce il momento al maggio 1941, collocandolo tra gli obiettivi principali dell'attacco all'URSS. Lo storico tedesco [[Peter Witte]] crede di aver individuato il momento della decisione ai giorni 16-17 settembre 1941, in un momento di euforia per il previsto trionfo della guerra orientale; [[Cristopher Browning]] parla di un Hitler ancora indeciso negli ultimi mesi dell'anno 1941 e propende per una data intorno al 10 ottobre 1941, quando il Führer ritenne di avere la vittoria in pugno.<ref>{{cita|Rosenbaum 2000|pp. 489-497}}.</ref> Infine [[Raul Hilberg]] riferisce che Adolf Eichmann apprese, verso la fine dell'estate 1941, direttamente da Heydrich (che a sua volta era stato informato da Himmler) che Hitler aveva "ordinato lo sterminio fisico degli ebrei" (''der Führer hat nunmehr die physische Vernichtung der Juden angeordnet'').<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 439}}.</ref> Hilberg, sulla base delle dichiarazioni di Eichmann, che durante il suo processo a [[Gerusalemme]] dichiarò che l'ordine di Hitler sarebbe stato comunicato a Himmler "due o tre mesi dopo l'attacco all'URSS", e di quelle di [[Rudolf Höss]] che nelle sue memorie scrisse di essere stato convocato "d'estate" da Himmler per i primi progetti organizzativi dello sterminio, colloca la decisione di Hitler a "prima della fine dell'estate 1941".<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 439, 876}}. Peraltro, nelle sue memorie Eichmann colloca in modo contraddittorio il suo colloquio con Heydrich alla "fine dell'anno".</ref>
Il 12 dicembre 1941 ebbe luogo un'importante riunione nell'appartamento privato del Führer alla presenza dei [[Gauleiter]].<ref>{{cita|Mazower 2010|p. 392}}.</ref> Goebbels, l'unica fonte di questa riunione, riportò nel suo diario i contenuti del discorso di Hitler. Dopo una lunga esortazione alla spietatezza e alla resistenza nella "lotta per la sopravvivenza" del popolo tedesco, e un'ottimistica esposizione delle prospettive globali della guerra, il Führer avrebbe affermato esplicitamente che gli ebrei avrebbero dovuto essere spazzati via (''reinen Tisch zu machen'', "fare piazza pulita"); con riferimento alla sua lugubre "profezia" del 30 gennaio 1939<ref>Durante un discorso al Reichstag il 30 gennaio 1939, Hitler affermò che in caso di nuova guerra mondiale (causata, a suo dire dal "giudaismo della finanza internazionale") il risultato non sarebbe stato "la bolscevizzazione della terra e la vittoria del giudaismo ma l'annientamento della razza ebraica in Europa", in {{cita|Hillgruber 1991|p. 382}}.</ref> Hitler espresse la sua decisione di annientare gli ebrei. Di ritorno dalla riunione anche [[Hans Frank]] riferì queste notizie ai suoi subordinati parlando esplicitamente di eliminazione degli ebrei; riferì inoltre che Hitler aveva parlato di sterminio attivo degli ebrei non solo dell'est ma anche di quelli del [[Governatorato Generale]] (calcolati tra i 2,5 e i 3,5 milioni).<ref>{{cita|Mazower 2010|pp. 392-4}}.</ref> Il diretto coinvolgimento di Hitler nella questione ebraica venne confermato da Adolf Eichmann, interrogato e processato dopo la sua cattura in [[Argentina]]: «Il Führer ha ordinato lo sterminio fisico degli ebrei».<ref name=national>{{Cita web|url=https://www.holocausthistoricalsociety.org.uk/contents/aktionreinhardt/adolfandaktionreinhardteichmann.html|titolo=Adolf Eichmann and Aktion Reinhardt|accesso=25 agosto 2021|lingua=en}}</ref>
[[File:Adolf Eichmann, 1942.jpg|min|verticale=0.5|[[Adolf Eichmann]], capo del dipartimento IV-B-4 del RSHA, il principale pianificatore della deportazione degli ebrei dell'Europa occidentale nei campi di sterminio]]
Dopo essere stata inizialmente fissata per il 9 dicembre 1941, il 20 gennaio 1942 si tenne a Berlino la cosiddetta [[Conferenza di Wannsee]]; presieduta da Heydrich, vide la partecipazione di quattordici persone tra segretari di Stato e alti funzionari, compreso Eichmann con funzioni di segretario, ed esaminò a fondo i dettagli burocratico-amministrativi del progetto di "[[soluzione finale della questione ebraica]]" (''Endlösung der Judenfrage''). Heydrich illustrò l'incarico ricevuto direttamente da Göring e rivendicò la responsabilità e l'autorità suprema delle SS sul progetto, ottenendo la collaborazione di [[Josef Bühler]] (rappresentante di Frank), di [[Alfred Meyer]], rappresentante di [[Alfred Rosenberg]], di [[Wilhelm Stuckart]] e [[Roland Freisler]], segretari di Stato dei ministeri degli Esteri e della Giustizia.<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 406}}.</ref>
Heydrich riferì che Hitler aveva autorizzato l'evacuazione all'est degli ebrei; inoltre, calcolò in circa undici milioni le persone coinvolte nel progetto di soluzione finale ed elencò dettagliatamente le varie comunità ebraiche europee (comprese quelle di Gran Bretagna, URSS, Svizzera). Con termini eufemistici che tuttavia i partecipanti alla riunione mostrarono di aver compreso, parlò di deportazione, di lavori forzati per i fisicamente idonei, di trasferimento al campo di [[Theresienstadt]] di vecchi, invalidi e dei decorati veterani di guerra. La gran massa di ebrei non rientranti in queste categorie sarebbe stata immediatamente sterminata. Durante la discussione venne anche presentato il problema dei sangue misti (''Mischlinge'') e dei matrimoni misti.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 407-9}}.</ref> Il dottor Buhler, segretario di Stato per il Governatorato Generale,<ref>Il Governatorato Generale comprendeva la maggior parte della [[Polonia]], esclusi alcuni distretti al confine occidentale ([[Slesia]], [[Pomerania]]) che erano stati inglobati direttamente nel Reich.</ref> sollecitò inoltre Heydrich ad avviare subito la soluzione finale nel proprio distretto amministrativo dove erano presenti 2,5 milioni di ebrei. La conferenza di Wannsee terminò con un appello di Heydrich alla collaborazione e con il riconoscimento dell'autorità delle SS di Himmler nell'attuazione del progetto di soluzione finale del problema ebraico.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 409-411}}.</ref>
==== Aktion Reinhardt ====
{{vedi anche|Operazione Reinhard}}
[[File:
Nei mesi successivi alla conferenza di Wannsee si sviluppò in modo sistematico il programma di "soluzione finale" con la combinazione delle vecchie procedure di uccisioni incontrollate nei territori orientali con l'avvio a ritmo serrato della politica di deportazione da tutta Europa degli ebrei nei campi di Auschwitz e [[Campo di concentramento di Majdanek|Majdanek]], trasformati in lager contemporaneamente di lavoro e di sterminio, e con la costituzione di una rete di campi segreti nel territorio del Governatorato Generale per lo sterminio diretto e immediato degli ebrei polacchi.<ref>{{cita|Mazower 2010|p. 396}}.</ref> In realtà fin dall'autunno 1941 Himmler aveva già incaricato l'ufficiale SS [[Odilo Globočnik]], responsabile a [[Lublino]], di studiare e organizzare tecnicamente il concentramento e l'annientamento degli ebrei del Governatorato.<ref name=national/> Globocnik, ufficiale dal passato turbolento e dalle forti motivazioni nazionaliste e razziste, lavorò intensamente durante l'inverno sperimentando tecniche di sterminio e selezionando comandanti e personale per i nuovi campi<ref>{{cita|Mazower 2010|pp. 399-400}}.</ref> che, secondo le disposizioni di Himmler, erano svincolati dall'autorità del generale SS [[Richard Glücks]], il responsabile del ''Inspektion der Konzentrationlager'' trasformato il 3 marzo 1942 in sezione D del cosiddetto "Ufficio Centrale SS per la amministrazione economica" (''SS Wirtschaftverwaltungs-Hauptamt'', [[WVHA]]) diretto a sua volta dal generale SS [[Oswald Pohl]], che controllava il sistema dei lager, compreso Auschwitz.<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 414}}.</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 146-2007-0188, Odilo Globocnik.jpg|min|verticale=0.6|[[Odilo Globočnik]], il responsabile dei campi di sterminio dell'[[operazione Reinhard]]]]
Il programma di Globocnik, sviluppato sotto la costante supervisione di Himmler che si incontrò con l'ufficiale SS il 14 marzo 1942, ebbe inizio il 17 marzo 1942 con l'arrivo dei primi treni carichi di ebrei del distretto di Lublino nel [[campo di sterminio di Bełżec]]; altri trasporti seguirono provenienti da [[Leopoli]] e [[Cracovia]].<ref>{{cita|Mazower 2010|p. 403}}.</ref> Altri campi furono organizzati nel Governatorato a [[Campo di sterminio di Sobibór|Sobibór]] in aprile e [[Campo di sterminio di Treblinka|Treblinka]] (luglio 1942). Il responsabile dei tre campi di sterminio era l'ufficiale SS [[Christian Wirth]] (già coinvolto nel programma di [[eutanasia]]), mentre principale collaboratore di Globocnik per il piano di annientamento era il maggiore SS [[Hermann Höfle]].<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 415}}.</ref> Goebbels annotò per la prima volta nel suo diario alla fine di marzo 1942 gli aspetti fondamentali dei programma di sterminio degli ebrei del Governatorato; scrisse di "procedura alquanto barbarica che non andrebbe descritta in ulteriore dettaglio" e di circa il 60% di ebrei da "liquidare" con il 40% utilizzabile per il lavoro.<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 401}}.</ref>
Il
A luglio la Wehrmacht concluse un accordo con il capo delle SS e della polizia del Governatorato, Friedrich-Wilhelm Krüger, per salvare dalla deportazione e dallo sterminio gli operai e i lavoratori ebrei impiegati nelle fabbriche di armamenti (''Rüstungsbetriebe'') ma l'intervento di Himmler, con una direttiva che assegnava direttamente alle SS la responsabilità della produzione di armamenti e di equipaggiamenti all'esercito mediante l'impiego di lavoratori ebrei concentrati in apposti grandi campi annessi alle fabbriche, fu decisivo.<ref>
Secondo lo storico dell'Olocausto Saul Friedländer due avvenimenti possono avere influito sull'accelerazione e sull'ulteriore radicalizzazione del programma di "soluzione finale". Il
[[File:Treblinka's Memorial in Winter.JPG|
Alla metà di giugno 1942 erano già stati uccisi
L'
Nella prima metà del [[1943]] l'operazione Reinhard continuò con la deportazione a Treblinka degli ultimi ebrei del Governatorato presenti nei ghetti di Varsavia e Białystok; a novembre 1943, nel corso della cosiddetta [[Operazione Erntefest]] (''Aktion Erntefest'',
==== La macchina dello sterminio ====
{{
Contemporaneamente all'avvio dell'operazione Reinhard aveva avuto inizio l'ampliamento del
[[File:Hoess8.jpg|min|sinistra|verticale=0.6|[[Rudolf Höss]], il comandante del campo di sterminio di Auschwitz]]
Sotto la direzione tecnica di [[Hans Kammler]], capo costruzioni dell'organizzazione del generale SS Pohl, si procedette a un costante ampliamento degli impianti; il numero di internati passò da {{M|30000}} a 80 000, vennero allestiti campi satelliti, tra cui un campo femminile, un campo per famiglie di zingari e un campo per famiglie per ebrei provenienti da Theresienstadt,<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 588}}.</ref> nella vicina Monowitz venne potenziato lo stabilimento della I.G.Farben servito dai deportati abili al lavoro. Dopo che le prime gassazioni avevano avuto luogo nell'obitorio ristrutturato di Auschwitz I, due camere a gas provvisorie furono installate nel nuovo campo di Auschwitz-Birkenau (Bunker I e II). Vennero quindi allestiti i forni crematori I-V a Birkenau e soprattutto, dopo la chiusura della camera a gas di Auschwitz I, vennero messe in funzione nel corso del 1943 le camere a gas I-IV a Birkenau dove vennero uccisi centinaia di migliaia di ebrei europei nel giro di poche settimane.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 588-9}}.</ref>
Ad Auschwitz per lo sterminio sistematico vennero studiate nuove «soluzioni» che consentissero di eliminare il maggior numero di soggetti nel modo più rapido ed efficiente. Dopo una serie di prove condotte su prigionieri di guerra sovietici e detenuti politici polacchi nell'agosto 1941, il 3 settembre 1941 venne impiegato per le gassazioni per la prima volta su larga scala, su 650 prigionieri sovietici e 250 internati infermi, lo ''[[Zyklon B]]'' ([[acido cianidrico]]).<ref name="E.Collotti, R p. 735">{{cita|Collotti, Sandri, Sessi 2006|p. 735}}.</ref> La sostanza veniva immessa attraverso aperture nel soffitto delle camere, nascoste tra le finte docce: le vittime morivano per asfissia nell'arco di 10-15 minuti.
L'11 giugno 1942 nel corso di una riunione convocata da Adolf Eichmann nella sede di [[Berlino]] del [[Reichssicherheitshauptamt|RSHA]] vennero stabiliti i piani dettagliati per le deportazioni nei campi di sterminio all'est degli ebrei da [[Francia]], [[Paesi Bassi]] e [[Belgio]]. Alla presenza dei responsabili delle sezioni ebraiche dell'[[Sicherheitsdienst|SD]] di [[Parigi]], [[Bruxelles]] e [[L'Aia]], Eichmann illustrò le richieste di Himmler: il ''Reichsführer'' richiedeva la deportazione di uomini e donne di età compresa tra sedici e quarant'anni da impiegare come lavoratori schiavi nei lager al posto della popolazione ebraica polacca non più idonea al lavoro da inviare subito allo sterminio. I bambini e gli anziani invece avrebbero dovuto essere condotti direttamente alle camere a gas. I piani prevedevano la deportazione di {{M|15000}} ebrei dai Paesi Bassi, {{M|10000}} dal Belgio e {{M|100000}} dalla Francia. Difficoltà organizzative permisero la deportazione di soli {{M|40000}} ebrei francesi nel periodo estivo del 1942 e di conseguenza venne incrementato il quantitativo dai Paesi Bassi che salì da {{M|15000}} a {{M|40000}} ebrei.<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 446}}.</ref>
Nei paesi occupati dell'Europa occidentale (Francia, Belgio, Paesi Bassi, e quindi dopo l'8 settembre 1943 anche l'Italia) la decisione fu di non creare ghetti o campi di sterminio e di evitare il più possibile atti aperti di violenza antiebraica.<ref>{{cita web|https://www.yadvashem.org/holocaust/about/fate-of-jews/western-europe.html#narrative_info|Yad Vashem: Murder of the Jews of Western Europe|lingua=en}}</ref> L'antisemitismo era minore, e si aveva timore di esacerbare un'opinione pubblica già in larga parte ostile. Si istituirono così appositi campi di internamento o di transito lontani dai centri abitati dove la popolazione ebraica potesse essere raccolta prima di essere trasferita nei campi di concentramento o sterminio della Polonia.<ref>{{cita web|https://training.ehri-project.eu/transit-camps-western-europe-during-holocaust|Transit Camps in Western Europe During the Holocaust|lingua=en}}</ref> A fungere come principali campi di partenza per i deportati furono il [[campo di internamento di Drancy]] in Francia, il [[campo di concentramento di Westerbork]] e quello di [[Campo di concentramento di Herzogenbusch|Herzogenbusch]] nei Paesi Bassi, il [[campo di transito di Malines]] in Belgio e quindi il [[campo di Fossoli]] in Italia.
Elemento fondamentale del programma di deportazione verso i campi della morte era il meccanismo del trasporto ferroviario affidato alla ''Reichsbahn'', la grande ed efficiente struttura delle ferrovie tedesche diretta da [[Albert Ganzenmüller]]; gli ebrei, anche se venivano caricati su carri-bestiame, erano considerati, anche ai fini del pagamento delle fatture da parte del RSHA alla ''Reichsbahn'', viaggiatori trasportati su "treni viaggiatori speciali" (''Sonderzüge''), e la richiesta dei mezzi per la deportazione partiva dall'ufficio di Eichmann IVB4 a cura del capo della sezione Trasporti, [[Franz Novak]].<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 447-451}}.</ref> La richiesta veniva inviata alle sezioni 21 (treni viaggiatori) e 211 (treni speciali) della Divisione operativa della ''Reichsbahn''. Otto Stange, responsabile della sezione 211, controllava il trasporto e inviava le direttive al ''Generalbetriebsleitung Ost'' (la direzione generale ferroviaria dell'est, diretta da Ernst Emrich) che aveva a disposizione un ''Sonderzuggruppe'' che, diretto dai funzionari Fahnrich, Klemme e Jacobi, organizzava l'assegnazione dei vagoni, gli orari, gli ordini di percorso e le date di partenza e arrivo. Questo piano di base veniva poi comunicato alle ''Reichsbahndirektion'' territoriali in cui il cosiddetto "ufficio 33" si occupava delle decisioni di dettaglio dei treni viaggiatori.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 451-2}}.</ref>
I ''Sonderzüge'' viaggiavano secondo l'orario dei treni formati su richiesta (''Bedarfsfahrplan'') ma in casi particolari o di sovraccarico delle linee adottavano un ''Sonderfahrplan'' ("orario speciale").<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 451}}.</ref> Nell'Europa nazista la ''Reichsbahn'' controllava direttamente, con direzioni distaccate, le linee ferroviarie nel Governatorato, nei territori occupati dell'est, in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Danimarca, mentre esistevano plenipotenziari della ''Reichsbahn'' nelle reti ferroviarie autonome dei paesi satelliti (Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovacchia) e del Protettorato. Invece in Norvegia, Croazia, Serbia, Grecia e in Italia, dopo il settembre 1943, i trasporti ferroviari dipendevano dalle direzioni dei trasporti militari della Wehrmacht.<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 450}}.</ref> Importantissima era la funzione della ''Generaldirektion der Ostbahn'' (Gedob), diretta da Adolf Gerteis, che controllava, gerarchicamente dipendente dalla ''Generalbetriebsleitung Ost'', la rete ferroviaria del Governatorato; era la Gedob (ufficio 33/treni speciali, diretto da Walter Stier) che organizzava i trasporti verso i campi di sterminio dell{{'}}''Aktion Reinahrdt''; la ''Reichsbahndirektion Oppeln'' dell'[[Provincia dell'Alta Slesia|Alta Slesia]] era invece responsabile di tutti i treni per Auschwitz.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 518-520}}.</ref>
Le deportazioni sistematiche ad Auschwitz degli ebrei europei ebbero inizio nel luglio 1942; sulla banchina ferroviaria di Birkenau, in un'atmosfera di smarrimento, violenza e disperazione, le squadre SS procedevano alla selezione degli internati, circa il 25% delle persone di ogni convoglio (quelli ritenuti fisicamente "adatti al lavoro") veniva temporaneamente trasferito, in media per un periodo di circa tre mesi, nei campi di lavoro del lager per essere sfruttati come manodopera schiava in condizioni di vita estreme. Gli altri venivano immediatamente uccisi nelle camere a gas. I sopravvissuti venivano periodicamente selezionati e poi inviati nelle camere di sterminio mentre alcuni venivano utilizzati dai medici e biologi presenti ad Auschwitz (tra cui i dottori [[Josef Mengele]], Schumann, Weber, Munch, Wirths, Clausberg e Delmotte) per un'ampia varietà di esperimenti medici.<ref name="E.Collotti, R pp. 735-736">{{cita|Collotti, Sandri, Sessi 2006|pp. 735-6}}.</ref> ''Sonderkommandos'' (squadre speciali) dirette dalle SS e costituite da ebrei ai quali veniva imposto il compito, si occupava del funzionamento delle camere a gas e dei crematori: estrazione dei cadaveri, taglio dei capelli, recupero dei beni delle vittime, cremazione dei corpi.<ref name="E.Collotti, R pp. 735-736"/>
[[File:Auschwitz-birkenau-main track.jpg|min|L'entrata della linea ferroviaria al [[Campo di sterminio di Birkenau|campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau]]]]
Entro il 1942 vennero deportati e quindi sterminati ad Auschwitz oltre {{M|175000}} ebrei, provenienti principalmente dalla [[Slovacchia]] ({{formatnum:56691}}), dalla Francia ({{formatnum:41911}}) e dai Paesi Bassi ({{formatnum:38571}}); fin dal 17 luglio Himmler aveva detto al comandante del lager Rudolf Höss che il campo sarebbe stato la destinazione di tutti gli ebrei d'Europa e lo aveva esortato a potenziare gli impianti e intensificare "inflessibilmente" l'attività.<ref>{{cita|Mazower 2010|pp. 409-410, 413.}}</ref> Himmler e Hitler vennero costantemente informati sui progressi del sistema di annientamento degli ebrei d'Europa: il 29 dicembre 1942 Himmler presentò un rapporto al Führer con il consuntivo delle uccisioni di ebrei in Ucraina e Russia meridionale; mentre il 23 marzo 1943 il responsabile statistico delle SS Richard Korherr consegnò a Himmler un documento dettagliato con il calcolo aggiornato delle persone sterminate al 31 dicembre 1942 ({{formatnum:1873539}}) che venne evidentemente mostrato a Hitler visto che Himmler lo restituì all'ufficio di Eichmann con la postilla: "Il Führer ha preso nota. Distruggete. H.H.".<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 563-6}}.</ref>
Il 4 e il 6 ottobre 1943, nel corso di due discorsi tenuti a [[Poznań|Posen]] ai generali SS e ai Gauleiter, Heinrich Himmler parlò in modo esplicito dello "sterminio del popolo ebraico", usando toni pacati e confidenziali, offrendo incoraggiamenti e giustificazioni per il "compito che è diventato il più difficile della mia vita".<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 635}}.</ref> Il ''Reichsführer'' motivò la decisione di uccidere anche donne e bambini parlando di "soluzione chiara" e di "non avere il diritto di uccidere gli uomini e lasciare che i loro figli crescano per poi vendicarsi"; espresse apertamente che si era dovuta prendere la "difficile decisione" di far scomparire dalla terra il popolo ebraico.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 635-6}}.</ref> Con i generali il 4 ottobre presentò lo sterminio come un impegno duro, difficile ma "glorioso" e fondamentale per la sopravvivenza del popolo tedesco, "una pagina di gloria della nostra storia che non è mai stata scritta e mai lo sarà", infine sottolineò la "moralità" degli uomini impegnati nella missione con la frase: "aver superato tutto questo ed essere rimasti persone per bene (a parte le eccezioni dovute alla debolezza umana), questo è ciò che ci ha reso forti". Con queste parole Himmler voleva esaltare l'importanza storica della "missione", da condurre fino alla fine e, non essendo il popolo tedesco ancora maturo per questa, da mantenere segreta.<ref>H.-U.Thamer, ''Il Terzo Reich'', p. 866.</ref>
Dopo la quasi completa distruzione delle comunità ebraiche polacca e dei territori orientali e l'inizio delle deportazioni dall'Europa occidentale, a partire dalla metà del 1942 Adolf Eichmann, responsabile dell'Ufficio centrale dell'emigrazione ebraica, si impegnò costantemente per ottenere la consegna degli ebrei presenti nell'Europa sud-orientale. Impegnato in colloqui con i dirigenti locali e supportato dai rappresentanti del ministero degli Esteri e dallo stesso Hitler durante i suoi incontri con i capi di Stato stranieri, Eichmann si concentrò soprattutto sulle numerose comunità ebraiche presenti in [[Romania]], [[Ungheria]] e [[Bulgaria]].<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 530}}.</ref> Inizialmente sembrò che Eichmann fosse riuscito a convincere i dirigenti rumeni a consegnare i circa {{M|300000}} ebrei che vivevano nel paese, ma poi l'11 ottobre 1942 il dittatore rumeno [[Ion Antonescu]], sottoposto a pressioni dal nunzio papale, da personalità ebraiche, dal ministro svizzero, rifiutò di collaborare e ordinò il rinvio delle deportazioni. Anche in Bulgaria le autorità locali fecero opposizione e vennero consegnati solo {{M|11000}} ebrei, provenienti dai territori recentemente annessi, che vennero uccisi a Treblinka.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 530-3}}.</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 183-N0827-318, KZ Auschwitz, Ankunft ungarischer Juden.jpg|min|sinistra|Ebrei ungheresi al loro arrivo ad [[Auschwitz]] nel maggio [[1944]]]]
La popolazione ebraica ungherese era molto numerosa ({{M|800000}} persone) e nel 1942 i diplomatici tedeschi fecero pressione a favore dell'introduzione di leggi antiebraiche e della deportazione all'est. Nonostante alcuni progetti antiebraici dei militari ungheresi, l'ammiraglio [[Miklós Horthy]] e il capo del governo [[Miklós Kállay]] si opposero a queste iniziative e anche un intervento diretto di Hitler durante un incontro con Horthy nell'aprile 1943 non ottenne risultati decisivi.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 532-3 e 567-8.}}</ref> Il 19 marzo 1944 la [[Wehrmacht]] occupò l'Ungheria e la dirigenza nazista poté quindi imporre un radicale cambiamento della politica ebraica ungherese; Eichmann arrivò subito a Budapest dove diede inizio al rastrellamento degli ebrei; il 14 maggio 1944 ebbero inizio deportazioni ad Auschwitz. Le notizie dei trasporti all'est si diffusero a livello internazionale e la dirigenza ungherese fu sottoposta a pressioni da parte americana, svedese e vaticana per fermare le deportazioni; l'8 luglio Horthy decise la sospensione, risparmiando quindi i {{M|250000}} ebrei di [[Budapest]], ma altri {{M|438000}} ebrei ungheresi erano già stati trasferiti dall'organizzazione di Eichmann ad Auschwitz dove circa {{M|394000}} vennero subito sterminati.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 719-721}}.</ref>
Tra maggio e giugno 1944 con l'annientamento degli ebrei ungheresi il campo di Auschwitz, diretto prima da [[Arthur Liebehenschel]] e poi da [[Richard Baer]] con la supervisione di Rudolf Höss, raggiunse l'apogeo della sua attività di sterminio, le vittime mensili quadruplicarono e la capacità dei nuovi inceneritori venne portata a
==== Liberazione dei campi e "marce della morte" ====
L'interruzione
Fin dal 1943 Himmler aveva incaricato il colonnello SS [[Paul Blobel]] di procedere alla sistematica riesumazione dei cadaveri dei deportati per poi bruciare i resti umani; inoltre si procedette alla ''Sonderaktion 1005'' per occultare i segni del genocidio e distruggere i campi di sterminio. Blobel effettuò le esumazioni e gli incenerimenti in [[Russia]], [[Bielorussia]], [[Ucraina]] e nei [[Paesi Baltici]] poco prima dell'arrivo delle truppe sovietiche; i campi
Nelle ultime settimane della guerra i prigionieri superstiti vennero trasferiti a ovest in campi di detenzione in Germania per evitare che venissero liberati; mentre i deboli e i malati vennero uccisi sommariamente prima dell'evacuazione dei campi, quelli in grado di sopportate il viaggio vennero trasportati in treno a bordo di carri bestiame o costretti a estenuanti "marce della morte" attraverso cittadine di campagna fino a nuovi campi sovraffollati dove furono falcidiati dalla fame e dalle malattie.
==== La sorte degli ebrei italiani ====
{{Vedi anche|Olocausto in Italia}}
L'[[operazione Achse|occupazione tedesca dell'Italia]] ebbe conseguenze decisive anche per la sorte dei circa {{M|44000}} ebrei presenti; Adolf Eichmann e [[Heinrich Müller]] previdero di potere estendere rapidamente le misure di deportazione all'est anche a questa comunità ebraica. Nonostante alcune momentanee difficoltà frapposte dal consigliere d'ambasciata [[Eitel Friedrich Moellhausen]], dal generale [[Rainer Stahel]] e dal feldmaresciallo [[Albert Kesselring]], il 16 ottobre 1943 il colonnello delle SS [[Herbert Kappler]] e il capitano delle SS Dannecker (dell'ufficio di Eichmann) eseguirono il [[rastrellamento del ghetto di Roma]] e arrestarono {{formatnum:1259}} persone. La situazione ebbe una svolta nel mese di novembre 1943 quando il [[Repubblica Sociale Italiana|governo fascista repubblicano]] decise di aderire alla campagna antiebraica: il 30 novembre il ministro [[Guido Buffarini Guidi]] ordinò l'internamento in campi di concentramento predisposti di tutti gli ebrei in Italia; la misura, diretta dalle prefetture con la partecipazione di reparti speciali fascisti tra cui la [[Legione Autonoma Mobile Ettore Muti|Muti]], gli Uffici politici investigativi e il gruppo Koch, rappresentò la premessa organizzativa per la successiva deportazione all'est.<ref>{{cita|Klinkhammer 2007|pp. 400-8}}.</ref>
L'internamento procedette nei mesi seguenti e subito gli organi di polizia tedeschi, guidati dal tenente colonnello delle SS Bosshammer, richiesero la consegna degli ebrei per la deportazione. Nel corso della primavera 1944 gli organi di polizia e delle SS tedesche presero possesso dei campi di raccolta, tra cui il
== Le vittime ==
{|class="wikitable sortable" style="float:right; clear:right; text-align:right; margin-left:1.5em; font-size:90%"
!Paese
!Ebrei morti<ref>"Estimate of Jews killed in the Holocaust, by country of residence at the time of deportation or death" (''Stima degli ebrei morti nell'Olocausto per Paese di residenza al momento della deportazione o della morte''), dati da [[Harvey Schulweis]], «Foreword», in Peter Hayes (ed.), ''How Was It Possible?: A Holocaust Reader'', Lincoln, NE: University of Nebraska Press, 2015, p=xii; [[Wolfgang Benz]], ''Dimension des Völkermords. Die Zahl der jüdischen Opfer des Artistes Nationalsozialismus'', Monaco di Baviera, 1991, R. Oldenburg Verlag, ISBN 3-486-54631-7., 15–16, 229–230, 238, 330, 351, 379; [[Jean Ancel]], ''The History of the Holocaust in Romania'', Lincoln and Jerusalem: University of Nebraska and Yad Vashem, ISBN 978-0-8032-2064-5, p= 558; [[Yitzak Arad]], ''The Holocaust in the Soviet Union'', Lincoln, NE: University of Nebraska Press, 2009, ISBN 978-0-8032-4519-8, pp= 521–525</ref>
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|align="left"|[[Albania]]||{{formatnum:591}}
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|align="left"|[[Regno di Bulgaria]]||{{formatnum:11393}}
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|align="left"|[[Stato Indipendente di Croazia|Croazia]]|| {{formatnum:32000}}
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|align="left"|[[Terzo Reich|Germania]]||{{formatnum:165000}}
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|align="left"|[[Grecia]]||{{formatnum:59195}}
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|align="left"|[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]]||{{formatnum:6513}}
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|align="left"|[[Unione Sovietica]]||{{formatnum:2100000}}
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[[File:Buchenwald corpse trailer ww2-181.jpg|min|Corpi rinvenuti a [[Buchenwald]]]]
{{Vedi anche|Vittime dell'Olocausto}}
I calcoli delle vittime durante il genocidio degli ebrei d'Europa sono ancora oggi oggetto di dibattito nelle fonti. Adolf Eichmann, principale organizzatore della deportazione per lo sterminio, avrebbe indicato, secondo due deposizioni di membri delle SS al [[processo di Norimberga]], una cifra oscillante tra i cinque e i sei milioni di ebrei uccisi. Durante il processo si stabilì in via ufficiale il numero di {{M|5700000}} morti, numero che concorda con i dati del Consiglio Mondiale Ebraico. Lo storico [[Gerard Reitlinger]] ha calcolato invece una cifra tra i {{M|4194200}} e i {{M|4581200}}.<ref>{{cita|Shirer 1990|p. 1484}}.</ref> [[Raul Hilberg]] presenta la cifra di 5,1 milioni di vittime, di cui fino a 1 milione ad Auschwitz;<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 1377, 1379.}}</ref> Saul Friedländer scrive di 5-6 milioni di vittime ebree, di cui quasi 1,5 milioni avevano meno di quattordici anni.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 767, 770, 875.}}</ref>
La fase del vero e proprio sterminio ebbe inizio nel 1941, quando vennero uccisi 1,1 milioni di ebrei prevalentemente all'est dagli ''Einsatzkommandos'' (una cifra dieci volte più alta di quella del 1940), mentre l'anno con il maggior numero di morti fu il 1942, il periodo dell'operazione Reinhard, con 2,7 milioni di ebrei uccisi. Il numero delle vittime discese invece nel 1943, con {{M|500000}} morti, e nel 1944, con {{M|600000}} ebrei sterminati, principalmente ad Auschwitz.<ref>{{cita|Mazower 2010|p. 432}}.</ref>
Le condizioni di abbrutimento e annichilimento della persona nei campi del genocidio sono state illustrate con grande efficacia da numerosi scrittori e diaristi; tra le opere più significative è ''[[Se questo è un uomo]]'', dello scrittore italiano [[Primo Levi]], deportato ad Auschwitz e fortunatamente sopravvissuto alla prigionia nel campo di sterminio, fino alla liberazione a opera dei soldati sovietici.
Lo storico Raul Hilberg ha descritto accuratamente il tipo di reazioni degli ebrei d'Europa di fronte alle misure di discriminazione, persecuzione, deportazione e annientamento perpetrate dal regime nazista; gli ebrei ripeterono il tipo di comportamento che storicamente avevano sempre adottato di fronte alle persecuzioni. Mentre furono quasi totalmente assenti reazioni di resistenza armata, di opposizione violenta e vendetta nei confronti dei persecutori e carnefici, le comunità ebraiche cercarono di attenuare le sofferenze con la sottomissione anticipata, con la collaborazione; tentando di corrompere, organizzando i soccorsi e il salvataggio di persone e beni.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 19-22}}.</ref> Altre reazioni successive furono, in minor misura, la fuga e l'emigrazione, e soprattutto una condizione di paralisi di fronte all'incredibile violenza del nemico e infine la sottomissione. Importante fu anche, nel comportamento delle comunità ebraiche, la convinzione dell'importanza del loro ruolo nella vita sociale ed economica, e quindi la convinzione dell'impossibilità pratica e della scarsa convenienza economica del meccanismo burocratico dello sterminio.<ref>{{cita|Hilberg 1999|pp. 23-5}}.</ref> Secondo Hilberg, adottando i consueti comportamenti di sopravvivenza basati su "attenuazione" e "sottomissione", le comunità ebraiche d'Europa si trovarono impotenti e paralizzati di fronte alla macchina dell'annientamento e in pratica accelerarono la propria distruzione.<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 25}}.</ref>
Il numero degli ebrei uccisi sarebbe stato ancora maggiore se in alcuni paesi le operazioni di arresto e deportazione non fossero state rallentate dalla resistenza delle popolazioni locali e se oltre la metà dei {{M|3000000}} di ebrei che alla fine del 1939 si trovavano entro i confini dell'Unione Sovietica non fosse vissuta (o non si fosse rifugiata) nei territori che sfuggirono all'occupazione nazista avviata nel maggio 1941 con l'[[Operazione Barbarossa]].<ref>Già nel 1943 si stimava che circa {{M|1750000}} ebrei avessero trovato scampo nell'Unione Sovietica, di cui {{M|1600000}} vivendo più ad est nei territori non occupati dalla Germania, mentre in {{M|150000}} riuscirono a raggiungere la [[Palestina]] e gli [[Stati Uniti]]. Cf. {{cita web |url=https://www.jta.org/1943/07/02/archive/russia-helped-1750000-jews-to-escape-nazis-says-james-n-rosenberg|titolo=Russia Helped 1,750,000 Jews to Escape Nazis, Says James N. Rosenberg|accesso=5 febbraio 2019}}. I numeri sono grosso modo confermati nelle stime moderne che valutano in {{formatnum:3028500}} il numero complessivo degli ebrei che vivevano entro i confini dell'Unione Sovietica e i territori della [[Invasione sovietica della Polonia|Polonia Orientale occupata]] prima dell'inizio dell'[[Operazione Barbarossa]] nel maggio 1941. Di essi le vittime saranno {{M|1340000}} e circa {{M|1700000}} i sopravvissuti. Cf. {{cita web|https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/jewish-losses-during-the-holocaust-by-country|Holocaust Encyclopedia: Jewish Losses during the Holocaust by Country|lingua=en}}</ref>
=== I "Giusti tra le nazioni" ===
Nella pagina tetra dell'Olocausto, brillano le storie di quei non-[[ebreo|ebrei]] che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare la vita di chi era ingiustamente perseguitato. Oggi sono conosciuti come [[Giusti tra le nazioni]].
Nel 1962, una commissione guidata dalla Suprema corte israeliana ha ricevuto l'incarico di conferire il titolo onorifico di ''Giusto tra le nazioni''. La Commissione – di 35 membri – è formata da personalità pubbliche volontarie, professionisti e storici, molti dei quali sono essi stessi dei sopravvissuti. La Commissione è presieduta da un ex giudice della Corte Suprema: Moshe Landau (dal 1962 al 1970), Moshe Bejski (dal 1970 al 1995), Jakov Maltz (dal 1995) ed è costantemente monitorata da [[Yad Vashem]].
Per svolgere il proprio compito la Commissione segue criteri meticolosi ricercando documentazione e testimonianze che possano avvalorare il coraggio ed il rischio affrontato per salvare gli ebrei dalla Shoah.
Al 1º gennaio 2017,<ref>{{cita web|url=http://www.yadvashem.org/righteous/statistics|titolo=Names and Numbers of Righteous Among the Nations - per Country & Ethnic Origin, as of January 1, 2017|accesso=20 giugno 2017|dataarchivio=16 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171116101208/http://www.yadvashem.org/righteous/statistics|urlmorto=sì}}</ref> sono stati riconosciuti {{formatnum:26513}} ''Giusti tra le nazioni''.
== Il segreto e la scoperta dei campi ==
=== Il segreto sullo sterminio e le prime diffusioni di notizie ===
La macchina dello sterminio venne costantemente mantenuta nella massima segretezza; nessuna indicazione veniva fornita sulla destinazione dei lunghi convogli ferroviari che da tutta Europa trasferivano gli ebrei, per tranquillizzare le vittime si diffondevano voci su nuovi insediamenti confortevoli creati appositamente per i deportati, ai reparti tedeschi incaricati dell'annientamento nei campi vennero fornite notizie sul rischio di contagio proveniente da ebrei infetti da malattie epidemiche o sulla minaccia di una loro resistenza armata. Apparentemente l'apparato nazista ritenne anche i suoi esecutori non in grado di sostenere il peso delle loro azioni diretta conseguenza dell'aberrante ideologia.<ref>{{cita|Fest 1999|p. 832}}.</ref> Nel gergo burocratico dell'organizzazione SS preposta allo sterminio si usarono sempre espressioni eufemistiche ed edulcorate per indicare il genocidio, come: ''Auswanderung'' (emigrazione), ''Sonderbehandlung'' (trattamento speciale), ''Säuberung'' (bonifica), ''Wohnsitzverlegung'' (trasferimento di residenza), ''natürliche Verminderung'' (decremento naturale),<ref>{{cita|Fest 1999|p. 833}}.</ref> ''Sonderaktionen'' (azioni speciali), ''Aussiedlung'' (reinsediamento), ''Executivmaßnahme'' (provvedimenti esecutivi).<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 345}}.</ref>
[[File:WW2-Holocaust-Europe.png|min|verticale=1.2|Carta dell'Europa occupata con l'indicazione dei [[campi di concentramento]] e transito, dei [[ghetto|ghetti]] e dei [[Campo di sterminio|campi di sterminio]] con indicazioni delle direzioni di trasporto dei deportati]]
Naturalmente, tutte le operazioni venivano tenute in segreto, sebbene nello stesso territorio del Reich fossero evidenti i segni dei misteriosi avvenimenti in corso: nelle strade si assisteva alle retate, gli ebrei scomparivano dalle loro case, voci si diffondevano tra la popolazione tedesca. Il 9 ottobre 1942 la Cancelleria del Partito nazista diffuse un documento ufficiale per dare spiegazione degli eventi: si parlava di ebrei "diretti verso est" (''nach dem Osten'') per essere impiegati nei campi di lavoro; in alcuni casi essi venivano trasferiti "ancora più a est" (''weiter nach dem Osten''), gli ebrei anziani e i decorati di guerra erano "reinsediati" nel campo di Theresienstadt.<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 503}}.</ref> Anche i dirigenti delle comunità ebraiche del Reich vennero tenute all'oscuro; nel gennaio 1943 il capo della Gestapo di Vienna, Franz Josef Huber, rassicurò, dopo un colloquio telefonico con Heinrich Müller in persona, il capo della comunità ebraica cittadina, Josef Löwenherz, sulla inconsistenza delle voci di "ebrei gasati e mandati a morire".<ref>{{cita|Hilberg 1999|p. 492}}.</ref>
Nonostante il segreto che avvolgeva i tragici avvenimenti in corso nelle zone controllate dai nazisti, è però inesatto affermare che di tali fatti non si ebbe conoscenza se non dopo la fine della guerra. Di ciò che accadeva in Polonia, giungevano al ''[[governo polacco in esilio]]'' a Londra allarmanti rapporti della resistenza interna, soprattutto durante il progressivo svuotamento dei ghetti ebraici (in particolare quello di Varsavia, sgomberato nell'estate 1942). Già nel giugno 1942, il resistente polacco [[Szmul Zygielbojm]], era riuscito far pubblicare a Londra, dal Daily Telegraph, prove e microfilm provenienti dal [[Campo di sterminio di Chełmno]].<ref>{{Cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/history/world-war-two/11370972/Holocaust-Memorial-Day-Telegraph-revealed-Nazi-gas-chambers-three-years-before-liberation-of-Auschwitz.html|titolo=Holocaust Memorial Day: Telegraph revealed Nazi gas chambers three years before liberation of Auschwitz|autore=David Blair|sito=[[The Daily Telegraph|The Telegraph]]|data=26 gennaio 2015|lingua=en|accesso=17 aprile 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150308181331/https://www.telegraph.co.uk/history/world-war-two/11370972/Holocaust-Memorial-Day-Telegraph-revealed-Nazi-gas-chambers-three-years-before-liberation-of-Auschwitz.html|urlmorto=sì}}</ref>
{{Approfondimento
|allineamento = sinistra
|larghezza = 300px
|titolo = La fonte svizzera
|contenuto = Nell'agosto [[1942]] Gerhart Riegner, direttore dell'ufficio in [[Svizzera]] del ''World Jewish Congress'', ebbe informazioni a Ginevra, tramite l'addetto stampa Benjamin Sagalowitz: questi era a sua volta in contatto con un uomo d'affari ebreo che aveva ricevuto notizie da Eduard Schulte,<ref name="S.Friedländer, 1945 p. 542">{{cita|Friedländer 2009|p. 542}}.</ref> un uomo d'affari tedesco legato a Fritz Bracht, il ''Gauleiter'' dell'Alta Slesia che aveva visitato Auschwitz ed era al corrente degli avvenimenti. Grazie alle informazioni di Schulte, Riegner poté inviare un telegramma da Ginevra a importanti personalità ebraiche americane, in cui scriveva di "allarmanti notizie" provenienti dal quartier generale di Hitler, di "sterminio in un colpo solo" di 3,5-4 milioni di ebrei nei paesi controllati dalla Germania, e che, sulle modalità di esecuzione, si era parlato di "acido prussico".<ref>{{cita|Mazower 2010|p. 406}}.</ref> Il cablogramma contenente queste notizie provenienti dalla Svizzera fu fermato a [[Washington]], ma venne comunque trasmesso dalla sede britannica di Londra del ''World Jewish Congress'' a [[Stephen Wise]], il rappresentante del congresso ebraico negli Stati uniti. Tuttavia il sottosegretario di Stato [[Sumner Welles]] riuscì a bloccarne la divulgazione pubblica da parte di Wise, in attesa di conferme da fonti indipendenti.<ref name="S.Friedländer, 1945 p. 542"/>
In ogni caso, il massacro di {{M|11000}} ebrei sterminati in Polonia con l'[[acido prussico]] venne reso noto dal [https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k874091w/f1.image.r=%22j'accuse%22 giornale clandestino ''J'accuse'' (n. 2, ottobre 1942)]: esso non dovette apparire inverosimile neppure ai governi amici del [[Terzo Reich]],<ref>Michael Curtis, ''La Francia ambigua'', Corbaccio, 2004, p. 216.</ref> se è vero che il capo di gabinetto di [[Pierre Laval]] chiese a Robert Kiefe, segretario generale del Concistoro centrale nella [[Governo di Vichy|Francia di Vichy]], maggiori dettagli in merito.<ref>Pierre Assouline, ''Une éminence grise – Jean Jardin (1904-1976)'', Balland, 1986.</ref>
}}
Inizialmente, gli [[Stati Uniti]] e la [[Gran Bretagna]] mostrarono scetticismo di fronte a queste informazioni, ma numerose altre voci e testimonianze di rifugiati nei paesi nemici o neutrali davano ulteriore sostegno al terrificante scenario che andava emergendo.
Data la gravità e la consistenza delle informazioni, il ministro degli Esteri del governo polacco, il conte [[Edward Raczyński]], allertò il governo inglese,<ref>Martin Gilbert, ''Auschwitz and the allies'', Pimlico edition, 1981, p. 96</ref> quindi compilò un rapporto ufficiale che il 10 dicembre 1942 fu presentato a tutti i “Governi delle Nazioni Unite” alleate e alle rappresentanze diplomatiche neutrali. Il ''[[Rapporto Raczyński]]'',<ref>{{Cita libro|titolo=The mass extermination of jews in German occupied Poland|altri= Published on behalf of Polish Ministry Foreign Affairs|url=https://www.msz.gov.pl/resource/e7497fea-f446-4f82-80b1-169d609d697a:JCR|editore= Hutchinson & co|città=London : New York : Melbourne|lingua= en|accesso=17 aprile 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20170828011145/https://www.msz.gov.pl/resource/e7497fea-f446-4f82-80b1-169d609d697a:JCR|urlmorto=sì|postscript=nessuno}}</ref> parlava espressamente di uccisioni di massa e dell'uso di gas, indicando i campi di sterminio di [[Belzec]], [[Treblinka]], [[Sobibor]], e stimando a circa un milione il numero degli ebrei polacchi uccisi sino a quel momento dall'inizio della guerra (un terzo dei {{M|3130000}} ebrei polacchi).
Ad ogni modo, soprattutto dopo l'arrivo a Londra (novembre 1942) dell'emissario della resistenza polacca [[Jan Karski]], che consegnò al ministro polacco [[Edward Raczyński]] ulteriori e decisive conferme sullo sterminio,<ref>{{cita|Collotti, ''La soluzione finale''|p. 88}}.</ref> i governi alleati dovettero prenderne atto. Lo stesso Sottosegretario di Stato americano, [[Sumner Welles]], dopo l'acquisizione di altre informazioni, disse a Wise che le sue notizie erano confermate totalmente.<ref name="S.Friedländer, 1945 p. 542"/> L'8 dicembre 1942 il presidente [[Franklin Delano Roosevelt]] incontrò una delegazione di personalità ebraiche e affermò che «''il governo degli Stati Uniti è perfettamente al corrente dei fatti… purtroppo ne abbiamo avuto conferma da numerose fonti''»; il 14 dicembre 1942 il ministro degli Esteri britannico [[Anthony Eden]] mise a conoscenza il governo degli eventi in corso.
Alla fine del 1942 i governi alleati erano quindi sufficientemente informati sugli eventi in corso in Europa e sul destino degli ebrei. Perciò, dopo la pubblicazione del ''[[Rapporto Raczyński]]'', avvenuta il 10 dicembre 1942, seguì la ''[[Dichiarazione congiunta interalleata del 17 dicembre 1942]]'', nella quale i governi di [[Stati Uniti]], [[Gran Bretagna]] e [[Unione Sovietica]] condannavano apertamente lo sterminio ebraico<ref>{{Cita web|url=https://www.nytimes.com/1942/12/18/archives/11-allies-condemn-nazi-war-on-jews-united-nations-issue-joint.html|titolo=11 ALLIES CONDEMN NAZI WAR ON JEWS; United Nations Issue Joint Declaration of Protest on 'Cold-Blooded Extermination'|sito=[[The New York Times]]|accesso=17 aprile 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180619163904/https://www.nytimes.com/1942/12/18/archives/11-allies-condemn-nazi-war-on-jews-united-nations-issue-joint.html|urlmorto=no}}</ref> e assicuravano che i responsabili sarebbero stati inesorabilmente ricercati, catturati e puniti alla fine della guerra.<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 544}}.</ref> Per l'Inghilterra la dichiarazione fu in quel giorno letta alla [[Camera dei Comuni]] dal Segretario del [[Foreign Office]] britannico [[Anthony Eden]].<ref>{{Cita web|url=http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/december/17/newsid_3547000/3547151.stm|titolo=1942: Britain condemns massacre of Jews|sito=BBC ON THIS DAY|lingua=en|accesso=17 aprile 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20040731153203/http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/december/17/newsid_3547000/3547151.stm|urlmorto=no}}</ref>
Sempre al dicembre del 1942 risale uno dei più completi rapporti sulla Shoah pubblicati prima della fine della guerra, dal titolo ''Lo Sterminio degli Ebrei'', redatto dal Comitato d'Informazioni Interalleato di [[Londra]] e tradotto in poche copie anche in italiano. La prefazione riportava la data del 18 dicembre. In esso venne dato conto delle informazioni disponibili per i seguenti paesi: [[Belgio]], [[Cecoslovacchia]] (con approfondimenti su [[Boemia]] e [[Moravia]] da un lato e [[Slovacchia]] dall'altro), [[Francia]], [[Grecia]], [[Jugoslavia]] (sia in generale che distinguendo tra [[Croazia]], [[Serbia]] e [[Bosnia]]), [[Lussemburgo]], [[Norvegia]], [[Paesi Bassi|Olanda]], [[Polonia]] e [[Unione Sovietica]] <ref>F. La Fauci, Dentro la Shoah, lo sterminio in atto. Il rapporto alleato del 1942", 2023</ref>. Ulteriori dettagli e conferme emersero anche in seguito nel corso della guerra, ad esempio dopo la fuga da Auschwitz il 7 aprile 1944 di due ebrei slovacchi, Rudolf Vrba e Alfred Wetzler, che riuscirono a raggiungere la [[Slovacchia]] il 21 aprile e a fornire un dettagliato resoconto dei fatti in corso nel campo di sterminio. I cosiddetti "protocolli di Auschwitz" vennero presto divulgati, attraverso la Svizzera, dalla stampa americana.<ref>{{cita|Friedländer 2009|p. 716}}.</ref> Oppure, nel novembre 1944 il giurista e ricercatore polacco [[Raphael Lemkin]] nel suo lavoro ''Axis Rule in Occupied Europe: Laws of Occupation – Analysis of Government – Proposals for Redress'' riportava le uccisioni di massa naziste fatte contro le popolazioni polacche, russe, indicando fra liquidati nel ghetto e morti in luoghi sconosciuti, dopo deportazioni ferroviarie, la cifra di {{formatnum:1702500}} uccisi, secondo un dato fornito dallo "Institute of Jewish Affairs of the American Jewish Congress in New York".<ref>{{cita|Lemkin 1944|[http://www.preventgenocide.org/lemkin/AxisRule1944-2.htm pp. 79-95]}}.</ref> Persino in Italia, nel dicembre 1944 [[Giacomo Debenedetti]] pubblica nella rivista romana Mercurio "16 ottobre 1943" un testo che descrive la tranquilla vigilia e la successiva giornata del rastrellamento del ghetto ebraico di Roma.
=== Tentativi di salvataggio ===
[[File:Birkenau Extermination Camp - Oswiecim, Poland - NARA - 305900.tif|min|Fotografia aerea alleata del campo di Birkenau eseguita il 25 agosto 1944]]
Nella fase finale della guerra si svilupparono anche due controversi progetti internazionali per salvare gli ebrei superstiti e in particolare quelli ungheresi di cui era in corso l'annientamento ad Auschwitz. Due ebrei del ''Vaadah'', il Comitato ebraico per l'assistenza e il salvataggio, contrattarono tra marzo e aprile 1944 con un inviato di Eichmann un'offerta in denaro di due milioni di dollari per evitare la deportazione degli ebrei ungheresi; successivamente l'offerta divenne di {{M|10000}} autocarri americani in cambio di {{M|800000}} vite di ebrei. L'offerta di Eichmann, discussa anche da Hitler e Ribbentrop, rientrava nel tentativo nazista di seminare discordia tra gli alleati e di scaricare le responsabilità su un eventuale rifiuto alleato a trattare. Dopo una serie di confuse trattative tra intermediari a [[Istanbul]] e [[Aleppo]], il 15 luglio Churchill ed Eden rifiutarono l'offerta considerata una provocazione tedesca.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 723-6}}.</ref>
Nello stesso periodo si sviluppò, a partire da una richiesta presentata da Isaac Sternbuch, il rappresentante in Svizzera dell'Unione americana rabbini ortodossi, a Roswell McClelland, il funzionario a [[Berna]] del War Refugee Board statunitense, il progetto di impiegare i bombardieri pesanti alleati per colpire le linee ferroviarie dirette ad Auschwitz o anche per bombardare lo stesso centro di sterminio di Birkenau. Dopo l'arrivo della proposta a Washington e accesi contrasti con i responsabili del ministero della Guerra americano sulla fattibilità di una simile operazione, il 4 luglio 1944 John J. McCloy, sottosegretario del ministero, respinse la richiesta sulla base di una impraticabilità tecnica e anche per l'inutilità strategica del bombardamento che avrebbe potuto distogliere preziose forze di bombardieri da altri compiti. Alla metà di luglio anche Londra si dichiarò non favorevole alla proposta, nonostante un primo interessamento di Churchill.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 728-731}}.</ref>
Riguardo alle organizzazioni internazionali di soccorso e assistenza, la [[Croce Rossa Internazionale]], che era informata sugli avvenimenti, non riuscì ad agire in modo attivo ed efficace per limitare le sofferenze degli ebrei; i funzionari dell'organizzazione ginevrina si limitarono a visitare sotto controllo nazista pochi "campi modello", ma non intervennero per migliorare la condizione dei deportati né rivolsero appelli o proteste di pubblica condanna. Verosimilmente la Croce Rossa Internazionale preferì evitare di intervenire in problemi senza precedenti difficilmente risolvibili con i metodi tradizionali e con importanti implicazioni politico-diplomatiche.<ref>{{cita|Collotti, ''La soluzione finale''|pp. 90-1}}.</ref>
Anche il comportamento del [[Vaticano]] e di [[papa Pio XII]] rimane oggetto di opinioni ampiamente discordanti; aspramente criticato è stata l'atteggiamento di stretto riserbo del Papa che durante la guerra non formulò mai una chiara dichiarazione pubblica di condanna dello sterminio ebraico di cui fin dall'inizio del 1942 era dettagliatamente informato.<ref>{{cita|Friedländer 2009|pp. 545-9}}.</ref> La Chiesa cattolica si impegnò in un continuo, efficace e silenzioso sforzo per alleviare le sofferenze e aiutare materialmente gli ebrei, tuttavia mancò una posizione ufficiale di condanna. Sulle motivazioni di questo comportamento del Vaticano e del Papa, alcuni studiosi hanno evidenziato come una tale dichiarazione sarebbe stata inutile e avrebbe potuto anche essere dannosa per gli ebrei stessi, favorendo inoltre rappresaglie naziste contro i cattolici. I critici hanno invece sottolineato che una presa di posizione del Papa avrebbe potuto avere un'influenza positiva (come nel caso della condanna del vescovo [[Clemens August von Galen|von Galen]] contro il programma di [[Aktion T4|eutanasia nazista]]) e in ogni caso non avrebbe potuto influire negativamente sulla situazione degli ebrei che era già la peggiore possibile.<ref>{{cita|Collotti, ''La soluzione finale''|pp. 88-9}}.</ref> Gli storici [[Enzo Collotti]] hanno interpretato il riserbo del Papa come dettato da considerazioni di politica internazionale e dalla sua volontà di non indebolire la Germania nazista, considerata un baluardo insostituibile in Europa contro la minaccia da est dell'Unione Sovietica comunista.<ref>{{cita|Collotti, ''La soluzione finale''|pp. 89-90}}.</ref> La storica Susan Zuccotti ritiene invece che la paura del comunismo non sia un motivo sufficiente per spiegare il silenzio del pontefice.<ref>{{Cita libro|autore=Susan Zuccotti|titolo=l'Olocausto in Italia|data=200|pp=151-152}}</ref>
Sul problema della scarsa efficacia, o della mancanza, di iniziative concrete delle potenze alleate per frenare o bloccare il processo di annientamento sistematico degli ebrei perpetrato dal regime nazista, lo storico Enzo Collotti ha proposto una serie di spiegazioni legate alla insufficiente comprensione della vera natura del Terzo Reich, alla volontà di non scatenare un'ondata di odio antitedesco con eccessi propagandistici per non ripetere gli errori della [[prima guerra mondiale]]; soprattutto alla preoccupazione degli Alleati di doversi impegnare in un compito (il salvataggio degli ebrei superstiti) di grande difficoltà, considerato sostanzialmente marginale e secondario rispetto alla condotta globale della guerra mondiale. Enzo Collotti evidenzia anche il possibile concorso di altri fattori nella mancanza di reazioni contro lo sterminio, legati alla presenza di residui elementi di antisemitismo, inconsci o consapevoli, presenti anche nei paesi dell'alleanza antinazista.<ref>{{cita|Collotti, ''La soluzione finale''|pp. 93-4}}.</ref>
=== Il segreto di Adolf Hitler ===
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-808-1238-05, Berlin, Reichstagssitzung, Rede Adolf Hitler.jpg|min|[[Adolf Hitler]] parla al [[Reichstag (Germania nazista)|Reichstag]] nel 1941: in numerose occasioni il [[Führer]] minacciò pubblicamente di distruggere il popolo ebraico]]
Adolf Hitler non diramò alcuna direttiva scritta per l'attuazione del genocidio; il 26 maggio 1944 durante un discorso a ufficiali parlò di "dovere eliminare (''entfernen'') gli ebrei", ma la "soluzione finale" rimase un segreto di Stato, un "capolavoro di occultamento" (secondo le parole del generale [[Alfred Jodl]] al [[Processo di Norimberga]]). Hitler decretò che "la Cancelleria del Führer non deve in nessuna circostanza risultare parte attiva in questa materia", mentre l'11 luglio 1943 Martin Bormann ricevette una direttiva confidenziale dalla Cancelleria che imponeva di non usare le espressioni "soluzione finale" o "trattamento speciale" ma solo di "ebrei mandati a lavorare" all'est.<ref>{{cita|Lukacs 2000|p. 292}}.</ref> Hitler quindi continuò a parlare negli incontri con visitatori stranieri o persone a lui vicine di deportazione e lavori forzati, insistette sulla necessità di trattare il "problema ebraico" in modo "freddo, scientifico" e si mostrò sempre riluttante ad apprendere particolari e a leggere descrizioni o rendiconti degli eventi in corso all'est.<ref>{{cita|Lukacs 2000|pp. 291-5}}.</ref>
Hitler mantenne sempre uno stretto riserbo sugli avvenimenti, sia nei discorsi pubblici, sia nelle conversazioni conviviali a tavola, sia nei colloqui con suoi collaboratori. Non risultano testimonianze sulle sue reazioni, i suoi commenti o le sue valutazioni riguardo allo sterminio. Sulle motivazioni di questo silenzio su un evento cruciale, lo storico tedesco [[Joachim Fest]] ha proposto alcune interpretazioni fondate sulla "mania di segretezza" del Führer, su un residuo moralismo borghese, sull'intenzione di mantenere questi terribili avvenimenti "in una sfera astratta", infine sul timore di manifestare in modo troppo esteriore il proprio odio verso gli ebrei.<ref>{{cita|Fest 1999|pp. 832-3}}.</ref>
=== La scoperta ===
[[File:VolarydeadJews.jpg|min|Dopo il loro arrivo, le forze alleate obbligarono i civili che vivevano nei dintorni dei lager a visitarli e prendere coscienza degli orrori che vi erano stati commessi.<ref>{{cita web|titolo=German civilians tour Buchenwald Camp|data=10 ottobre 2009|sito=Scrapbookpages.com|url=http://www.scrapbookpages.com/Buchenwald/Exhibits.html|lingua=en|accesso=23 novembre 2014}}</ref> Nell'immagine, civili tedeschi costretti a passare accanto ai cadaveri di 30 donne ebree, a [[Volary]], nei [[Sudeti]].<ref>{{cita libro|titolo=Foot Soldier for Patton: The Story of a Red Diamond Infantryman with the U. S. Third Army|autore=Michael Bilder|coautori=James G. Bilder|editore=Casemate Publishers|anno=2008|isbn=978-1-935149-62-0|p=237}}</ref>]]
La consapevolezza dell'enormità delle uccisioni e delle condizioni disumane in cui vennero detenuti i deportati venne alla luce con l'ingresso nei campi, abbandonati dai nazisti in fuga, delle truppe russe e alleate sul finire della guerra. Di fronte all'avanzata sovietica i tedeschi fecero di tutto per cancellare le tracce del genocidio. I campi di sterminio di [[campo di sterminio di Chełmno|Chełmno]], [[Campo di sterminio di Bełżec|Bełżec]], [[Campo di sterminio di Sobibór|Sobibór]] e [[Campo di sterminio di Treblinka|Treblinka]] furono completamente smantellati. I corpi delle vittime, inizialmente sepolti in fosse comuni, furono esumati, bruciati e le ossa triturate. Si cercò di evacuare e distruggere anche gli altri campi ancora in funzione, uccidendo i prigionieri rimastivi o trasferendoli nei campi in Germania con le marce della morte.<ref>{{Cita web|url=https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/killing-centers-an-overview|titolo=Killing Centers: An Overview|sito=Holocaust Encyclopedia|lingua=en|accesso=28 giugno 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240314013358/https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/killing-centers-an-overview |dataarchivio= |urlmorto=no}}</ref>
Sorpresi dalla rapida avanzata sovietica, i nazisti però non fecero in tempo a demolire il [[campo di concentramento di Majdanek]] vicino a [[Lublino]], in [[Polonia]]. Il personale del campo dette fuoco al grande crematorio, ma a causa della rapida evacuazione le camere a gas rimasero in piedi. Il 23 luglio 1944 [[campo di concentramento di Majdanek|Majdanek]] fu così il primo grande campo di concentramento nazista ad essere liberato dalla truppe sovietiche, pressoché intatto nelle sue strutture.<ref name="encyclopedia.ushmm.org">{{Cita web|url=https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/liberation|titolo=Liberation|sito=Holocaust Encyclopedia|lingua=en|accesso=28 giugno 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230703033712/https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/liberation|urlmorto=no}}</ref>
Analoga situazione si ripeté il 27 gennaio 1945 ad [[Auschwitz]], dove i sovietici vi trovarono migliaia di prigionieri malati e sfiniti, e ancora a Gross-Rosen (febbraio 1945), Sachsenhausen (aprile 1945), Ravensbrueck (aprile 1945) e Stutthof (maggio 1945). Nei territori liberati si misero al lavoro anche le prime commissioni di inchiesta e si tennero i primi processi. Le prove degli eccidi, documentate da filmati e deposizioni di testimoni, erano ormai inconfutabili.<ref>{{Cita web|url=https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/war-crimes-trials|titolo=War Crimes Trials|sito=Holocaust Encyclopedia|lingua=en|accesso=28 giugno 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240512003345/https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/war-crimes-trials|urlmorto=no}}</ref>
L'11 aprile 1945 le truppe americane entrano nel [[campo di concentramento di Buchenwald]]. Il giorno precedente, la resistenza interna aveva preso il controllo totale del campo, delle sue strutture e degli oltre {{M|20000}} prigionieri. Una descrizione radiofonica del [[Campo di concentramento di Buchenwald|lager di Buchenwald]] venne fatta dal giornalista [[Edward R. Murrow]] entrato nel campo assieme alle truppe americane il 12 aprile 1945, che concluse il suo reportage con queste parole:
{{Citazione|Vi prego di credere a ciò che ho detto a proposito di Buchenwald. Ho riferito quello che ho visto e sentito, ma solo una parte di ciò. Per la maggior parte di esso io non ho parole… Se vi ho sconvolto con questa cronaca piuttosto edulcorata di Buchenwald, non me ne scuso.
|Estratto da {{cita testo |url=https://www.youtube.com/watch?v=d3SCSouI8WE |autore=Edward R. Murrow |titolo=Liberation of Buchenwald |sito=YouTube |data=15 aprile 1945}}
|I pray you to believe what I have said about Buchenwald. I have reported what I saw and heard, but only part of it. For most of it I ''have'' no words… If I've offended you by this rather mild account of Buchenwald, I'm not in the least sorry.
|lingua=en
|lingua2=it}}
Il 15 aprile 1945 le forze britanniche liberano il [[campo di concentramento di Bergen-Belsen]] vicino a Celle, in Germania. Ci trovano circa {{M|60000}} prigionieri, la maggior parte in condizioni critiche a causa di un'epidemia di tifo. Nonostante le cure ricevute, più di {{M|10000}} di loro muoiono per malnutrizione o malattia entro poche settimane.<ref name="encyclopedia.ushmm.org" />
Le forze britanniche liberano altri campi nel nord della Germania, tra cui Neuengamme (aprile 1945), mentre gli americani giungono a Dora-Mittelbau (aprile 1945), Flossenbuerg (aprile 1945), Dachau (aprile 1945) e Mauthausen (maggio 1945).
Il numero del 7 maggio 1945 della rivista Life pubblica un servizio di sei pagine intitolato ''Atrocities – Capture of the German concentration camps pile up evidences of barbarism that reaches the low point of human degradation'',<ref>"Atrocità – La cattura dei campi di concentramento tedeschi accumula le prove di barbarie che raggiungono il più basso punto della degradazione umana. {{cita testo |url=http://life.time.com/history/buchenwald-photos-from-the-liberation-of-the-camp-april-1945/attachment/18_mbw_buchenwald_spread2/ |autore=William Vandivert |titolo=The Liberation of Buchenwald, April 1945 |pubblicazione=LIFE Magazine |data=7 maggio 1945 |pp=34-5 |lingua=en |accesso=10 maggio 2013 |dataarchivio=13 agosto 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140813005337/http://life.time.com/history/buchenwald-photos-from-the-liberation-of-the-camp-april-1945/attachment/18_mbw_buchenwald_spread2/ |urlmorto=sì }}</ref> con sei pagine di fotografie, scattate da quattro fotografi nei campi di Belsen, Buchenwald, Gardelegen<ref>Campo di lavoratori schiavi, dove il 13 aprile 1945, 1062 prigionieri, in parte provenienti dal campo di [[Campo di concentramento di Dora-Mittelbau]] furono rinchiusi in un edificio e bruciati vivi prima dell'arrivo delle truppe alleate. Vedi {{cita testo |url=http://www.gardelegen.info/uk/geschichte_gedenkstaette.htm Gardelegen History / |titolo=Memorial Place |sito=Hansestadt Gardelegen |lingua=en |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110928175203/http://www.gardelegen.info/uk/geschichte_gedenkstaette.htm |dataarchivio=28 settembre 2011 }}</ref> e Nordhausen. A commento del valore di testimonianza delle immagini, nel testo è scritto:
{{Citazione|Per 12 anni, da quando i Nazisti presero il potere, gli Americani hanno sentito di accuse di brutalità tedesca. Rese scettiche dalla "propaganda di atrocità" della prima guerra mondiale, molte persone rifiutarono di prestare davvero fede ai racconti degli inumani trattamenti nazisti verso i prigionieri. Dalla scorsa settimana gli Americani non possono più dubitare delle storie della crudeltà nazista. Per la prima volta c'è evidenza irrefutabile, dal momento che le armate alleate, avanzando, hanno liberato campi riempiti di prigionieri politici e schiavi lavoratori, vivi e morti.
|Life Magazine, p. 33, 7 maggio 1945.
|For 12 years when the nazis seized the power, Americans have heard charges of German brutality. Made skeptical by World Wide I "atrocity propaganda" many people refused to put much faith in stories about the inhuman Nazi treatment of prisoniers. Last week Americans could no longer doubt stories of Nazis cruelty. For the first time there was irrefutable evidence as the advancing Allied Army captured camps filled with politicals prisoners and slave laborers, living and dead.
|lingua=en}}
Poco dopo la sua liberazione dal [[campo di concentramento di Wöbbelin]] il francese [[David Rousset]] pubblicò la sua testimonianza inizialmente in una serie di articoli nella rivista ''Revue internationale'' pubblicata da [[Maurice Nadeau]],<ref>{{cita testo |url=http://penseelibre.danslamarge.com/l-univers-concentrationnaire-David.html |autore=David Rousset |titolo=l'univers concentrationnaire|sito=Dans la marge|lingua=fr}}</ref> che vennero quindi riuniti nel libro ''[[L'Univers concentrationnaire]]'', questo testo, pubblicato nel 1946, viene considerato come una delle prime testimonianze dirette da parte di un sopravvissuto delle condizioni di vita e di morte nei lager e ricevette lo stesso anno il [[Premio Renaudot]].<ref>{{cita testo |url=http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/Italiani%20nei%20Lager%20cos%20fu%20rotto%20il%20silenzio.aspx |autore=Alessandro Zaccuri|titolo=Italiani nei Lager, così fu rotto il silenzio|sito=Avvenire.it|data=20 aprile 2013 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130730041628/http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/Italiani%20nei%20Lager%20cos%20fu%20rotto%20il%20silenzio.aspx|dataarchivio=30 luglio 2013 }}</ref>
== Altri programmi di annientamento ==
=== Omosessuali ===
{{Vedi anche|Storia degli omosessuali nella Germania nazista e durante l'Olocausto|Paragrafo 175}}
Gli [[omosessuali]] erano un altro dei gruppi presi di mira durante l'olocausto. Ad ogni modo il partito nazista non fece mai nessun tentativo di sterminare tutti gli omosessuali; in base alle prime leggi naziste, essere omosessuali in sé non era un motivo sufficiente per l'arresto, occorreva avere compiuto qualche atto omosessuale, punibile in base al [[paragrafo 175]]. Dopo la fine delle SA e il trionfo delle SS, però, la persecuzione si aggravò, anche se rimase sempre limitata
Alcuni membri eminenti dei vertici nazisti, come [[Ernst Röhm]], erano conosciuti dai loro stessi compagni di partito come omosessuali, il che può rendere conto del fatto che la dirigenza nazista diede segnali contrastanti su come trattare con gli omosessuali. Alcuni dei leader volevano chiaramente il loro sterminio, mentre altri si limitavano a chiedere un rafforzamento delle leggi contro gli atti omosessuali, ma per il resto permisero agli omosessuali di vivere come gli altri cittadini.
Le stime sul numero di omosessuali internati con il [[triangolo rosa]] e uccisi variano molto. Si va da un minimo di
===
{{vedi anche|Porajmos}}
[[File:Bundesarchiv R 165 Bild-244-52, Asperg, Deportation von Sinti und Roma.jpg|
La campagna
{{
Come risultato, nonostante le misure discriminatorie, alcuni gruppi di
=== Testimoni di Geova ===
{{Vedi anche|
I [[
Nel [[1933]]
Mentre gli altri erano condannati senza alcuna possibilità di salvezza per motivi razziali, politici o morali, solo per i testimoni di Geova era prevista l'opzione della liberazione dal campo di concentramento attraverso una semplice firma di abiura. Pochi però la firmarono, infatti la maggior parte decise di non scendere a compromessi.
=== Altre confessioni cristiane ===
Nel settembre 1943, nel [[Campo di concentramento di Dachau|campo di sterminio di Dachau]] erano registrati {{formatnum:2644}} sacerdoti cattolici di 24 nazionalità (
=== ''Generalplan Ost'' ===
{{vedi anche|Generalplan Ost|Crimini nazisti contro i prigionieri di guerra sovietici}}
Le popolazioni slave erano tra gli obiettivi dei nazisti, soprattutto per quanto riguarda gli intellettuali e le persone eminenti, anche se ci furono alcune esecuzioni di massa e istanze di genocidio (gli [[
=== ''Aktion T4'' ===
{{Vedi anche|Aktion T4}}
Il 24 agosto [[1941]], Adolf Hitler ordinò la fine del [[Aktion T4|Programma T4]] sull'[[eugenetica nazista]]. Tale programma comportava l'uccisione sistematica, definita dai nazionalsocialisti «[[eutanasia]]», dei malati di mente e i portatori di [[handicap (medicina)|disabilità]] a causa di proteste da parte della popolazione tedesca.
=== Dissidenti ===
{{vedi anche|Gleichschaltung}}
L'eliminazione dei dissidenti politici iniziò già nel [[1933]] con l'apertura del [[campo di concentramento di Dachau]], ed ebbe il suo culmine nel [[1944]], con l'annientamento quasi completo della [[resistenza tedesca]] in seguito al fallito [[attentato a Hitler del 20 luglio 1944]].
== Estensione dell'Olocausto ==
Il calcolo del numero delle vittime dipende anche dal modo in cui la definizione di "Olocausto" è utilizzata. Donald Niewyk e Francis Nicosia scrivono in ''The Columbia Guide to the Holocaust'' che il termine è comunemente inteso<ref name=Niewyk45/> come l'assassinio di massa e il tentativo di cancellare l'ebraismo europeo, il che porterebbe il numero totale delle vittime quasi a sei milioni, ovvero a circa il 78 % dei 7,3 milioni di ebrei nell'Europa occupata dell'epoca.<ref name="Gilbert242">
La più ampia definizione che include i [[Rom (popolo)|Rom]] e [[Sinti]], disabili e malati di mente, gli oppositori o dissidenti politici e religiosi, i prigionieri di guerra e i civili sovietici, gli omosessuali, i Polacchi e gli Slavi porta il totale di morti addirittura a 17 milioni.<ref name=Niewyk45/>
Il numero esatto di persone uccise dal regime nazista è ancora soggetto a ulteriori ricerche
[[File:Rows of bodies of dead inmates fill the yard of Lager Nordhausen, a Gestapo concentration camp.jpg|
[[File:Helga deen.jpg|
{|border=1
Riga 300 ⟶ 463:
|-
| Ebrei
| align="right"|5,9 milioni || style="text-align: center"|<ref name="autogenerated2">
|-
| Prigionieri di guerra sovietici
| align="right"|2–3 milioni || style="text-align: center"|<ref name="Berenbaum125">{{cita|Berenbaum
|-
| Polacchi non Ebrei
| align="right"|1,8–2 milioni || style="text-align: center"|<ref name="autogenerated1">Circa 1
|-
| Rom e Sinti
| align="right"|
|-
| Disabili e Pentecostali
| align="right"|
|-
| Massoni
| align="right"|
|-
| Omosessuali
|align="right"|
|-
| Testimoni di Geova
| align="right"|
|-
| Dissidenti politici
| align="right"|1-1,5 milioni || style="text-align: center"|{{
|-
| Slavi
| align="right"|1-2,5 milioni || style="text-align: center"|<ref name="autogenerated2"/><ref>Czesław Madajczyk,
|-
| Totale
| align="right"|12,25
|}
== I triangoli ==
{{vedi anche|Simboli dei campi di concentramento nazisti}}
[[File:Bundesarchiv Bild 183-B04490, Mann mit Judenstern.jpg|
I prigionieri, al loro arrivo, erano obbligati
* '''Giallo
* '''Rosso
* '''Verde''': criminali comuni
* '''
* '''Blu''': emigrati, ossia gli oppositori fuoriusciti
* '''
* '''Nero''': i cosiddetti "asociali", ossia lesbiche, prostitute, malati di mente, eccetera
* '''Rosa''': uomini omosessuali, o ritenuti tali
== Interpretazioni storiche ==
Come per ogni altro evento della storia, gli studiosi continuano a dibattere su cosa
* Quante persone vennero uccise nell'Olocausto?
* Chi fu coinvolto direttamente nelle uccisioni?
Riga 355 ⟶ 517:
* Perché la gente partecipò direttamente, autorizzò o accettò tacitamente le uccisioni?
=== Funzionalismo
{{vedi anche|Funzionalismo
Una questione
=== L'Olocausto
Un'altra controversia è stata avviata dallo storico [[Daniel Goldhagen]], il quale sostiene che la gente comune tedesca conosceva ed era una partecipante volontaria dell'Olocausto, il quale affonderebbe le sue radici in un profondo e antico antisemitismo eliminazionista tedesco. Altri sostengono che mentre l'antisemitismo era innegabilmente presente in Germania, lo sterminio era sconosciuto ai più e dovette essere rafforzato dall'apparato dittatoriale nazista. Lo scrittore ebreo italiano [[Primo Levi]], deportato ad [[Auschwitz]], sostenne che gran parte della popolazione tedesca ignorasse i dettagli dello sterminio, ma che era impossibile che non sapesse che qualcosa di grave stesse accadendo, e che, nel caso davvero non lo sapesse, era perché preferiva non vedere, spesso per garantirsi l'incolumità.<ref>{{cita|Levi 1976|Appendice}}.</ref>
=== Il negazionismo dell'Olocausto ===
{{vedi anche|Negazionismo dell'Olocausto}}
[[File:Lapide sulla facciata della Sinagoga di Alessandria - Fotografia di Tony Frisina.JPG|min|Lapide a memoria dell'Olocausto, collocata sulla facciata della [[sinagoga di Alessandria]] ([[Italia]])]]
Alcuni autori, spesso vicini a movimenti politici [[antisemitismo|antisemiti]] e di estrema destra, hanno cercato di mettere in discussione la veridicità storica dell'Olocausto. In particolare, sono state contestate le stime internazionalmente accettate sul numero di ebrei morti (reputate irrealistiche per eccesso), la presenza delle camere a gas nei lager nazisti e la deliberata volontà genocida della Germania. Essi sono chiamati ''negazionisti'', poiché negano lo sterminio ebraico, ma preferiscono autodefinirsi ''revisionisti'', cercando deliberatamente di apparire degli storici "neutrali". Le loro posizioni sono ritenute ideologicamente prevenute, minoritarie e non supportate da dati affidabili (o addirittura in netto contrasto con gli stessi) da parte della comunità storica e accademica internazionale.<ref name="Lipstadt">{{cita|Lipstadt 1994|}}.</ref>
La maggior parte dei negazionisti ritiene che ai tempi di Hitler fosse in atto una sorta di enorme [[Teoria del complotto|complotto]] ebraico-capitalista contro la Germania. Essi negano veridicità anche agli stessi rapporti degli [[Einsatzgruppen]], i reparti speciali inviati dai tedeschi a "ripulire" da ebrei e altre categorie indesiderate le zone conquistate durante le campagne di Polonia e Russia. Allo stesso modo, ritengono che le decine di confessioni degli stessi tedeschi nelle quali si descrivono dettagliatamente i processi dello sterminio siano in realtà false o estorte, così come false sarebbero tutte le testimonianze in merito. I negazionisti considerano inoltre falsi i documenti che i membri del [[Sonderkommando (lager)|Sonderkommando]] di Auschwitz (così viene in genere definito il gruppo di ebrei incaricati del funzionamento delle camere e gas e dei forni crematori) lasciarono a futura memoria in diari di fortuna, nascosti in vari contenitori nel terreno del campo di sterminio e ritrovati fra gli anni quaranta e gli anni ottanta del XX secolo. Infine, i negazionisti si sono concentrati anche su questioni apparentemente minori, quali la veridicità del [[diario di Anna Frank]], definito un abile falso, nonostante il manoscritto sia stato sottoposto ad approfondite perizie chimico/fisiche e calligrafiche.
Le affermazioni negazioniste si basano su cosiddette "prove" riconosciute come false e indimostrate dalla ricerca storica internazionale.<ref name="Lipstadt"/>
Fra i negazionisti vi sono coloro i quali, mossi da motivazioni ideologico-politiche di vario tipo e da dichiarate simpatie neonaziste, negano radicalmente le sofferenze specifiche del popolo ebraico durante il Terzo Reich. Una parte dei negazionisti invece non nega le sofferenze degli [[Ebrei]] d'[[Europa]] né i crimini di guerra nazisti, ma li ridimensiona enormemente. Secondo i negazionisti una capillare propaganda bellica sarebbe stata imposta al mondo, in modo particolare mediante il [[Processo di Norimberga]], tenuta in vita negli ultimi decenni perché strumentale agli interessi d'alcuni soggetti ([[Stati Uniti d'America|USA]], [[URSS]] e [[Israele]] su tutti). Questa particolare interpretazione politico-storiografica ha fatto sorgere anche – a fianco di una ben più nutrita schiera di negazionisti di estrema destra – un filone negazionista di sinistra, particolarmente nutrito in Francia e legato alla casa editrice ''La Vielle Taupe''.<ref>{{Cita web|url=http://www.plusloin.org/Projet/taupe.html|titolo=Un lieu mythique et problématique La Vielle Taupe|lingua=fr|accesso=17 aprile 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20010605104758/http://www.plusloin.org/Projet/taupe.html|urlmorto=sì}}</ref>
La pubblica esposizione di tesi negazioniste è attualmente un crimine in molti paesi europei: Francia, Spagna, Polonia, Austria, Svizzera, Belgio, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Germania, Cipro e Lussemburgo.
Fra i più noti autori di testi negazionisti vi sono: [[Jürgen Graf]] (condannato nel [[1998]] a 15 mesi di prigione da una corte [[Svizzera|elvetica]], fuggì prima in [[Iran]] e poi in [[Russia]]); [[David Irving]] (soccombente in una causa da lui intentata contro [[Deborah Lipstadt]], venne descritto nella sentenza come ''"antisemita e razzista, associato con l'estremismo di destra che promuove il neonazismo")'';<ref>
=== Gli archivi sull'Olocausto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite alla Wiener Library ===
{{citazione|Si tratta di risorse immense che ci permetteranno in via definitiva di combattere il negazionismo, sono documenti e testimonianze che non erano mai state rese pubbliche prima d'ora tramite le quali sarà possibile offrire nuove prospettive storiche, non solo sui fatti relativi alla seconda guerra mondiale, ma anche al dopoguerra ed al modo in cui l'Occidente ha trasmesso le conoscenze sullo sterminio perpetrato dai nazisti| Dan Plesch<ref>{{cita web|url=https://www.theguardian.com/profile/danplesch|titolo=Dan Plesch, director of the Centre for International Studies and Diplomacy|accesso=25 giugno 2017}}</ref>}}
Moltissimi documenti «classificati "top secret"»<ref name="agi.it">{{cita web|url=http://www.agi.it/estero/2017/04/19/news/archivio_onu_crimini_guerra_online-1695830/|titolo=Cosa c'è nell'archivio dell'Onu sui crimini di guerra rimasto segreto per 70 anni|accesso=25 giugno 2017}}</ref> sull'olocausto e sui crimini di guerra sono stati resi pubblici dalla ''commissione crimini di guerra''<ref>{{cita web|url=http://wiener.soutron.net/Portal/Default/en-GB/RecordView/Index/92681|titolo=United Nations War Crimes Commission: records|accesso=25 giugno 2017}}</ref> delle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]] che ha aperto i suoi archivi il 21 Aprile [[2017]],<ref>{{cita web|url=http://www.wienerlibrary.co.uk/News?item=56 |titolo=Opening of the United Nations War Crimes Commission Archive at The Wiener Library|accesso=25 giugno 2017}}</ref> affidando la documentazione e la [[digitalizzazione]] alla ''Wiener Library for the Study of the Holocaust and Genocide''<ref>{{cita web|url=https://www.wienerlibrary.co.uk/domains/wienerlibrary.co.uk/local/media/images/medium/Our_History_Italian.pdf|titolo=La nostra storia|accesso=25 giugno 2017|dataarchivio=2 gennaio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170102044627/http://wienerlibrary.co.uk/domains/wienerlibrary.co.uk/local/media/images/medium/Our_History_Italian.pdf|urlmorto=sì}}</ref> di [[Londra]] per la consultazione pubblica.
La notizia che permetterà di riscrivere alcune pagine della storia della Shoah<ref name="theguardian.com">{{cita web|url=https://www.theguardian.com/law/2017/apr/18/opening-un-holocaust-files-archive-war-crimes-commission|titolo=Opening of UN files on Holocaust will 'rewrite chapters of history'|accesso=25 giugno 2017}}</ref> ha avuto un'eco internazionale suscitando soprattutto l'interesse degli storici dell'Olocausto. Gli archivi comprendono un periodo che abbraccia avvenimenti che vanno dal [[1943]] al [[1949]], ovvero il periodo in cui la commissione dell'ONU operò con l'identificazione di {{M|37000}} criminali di guerra, ma l'accesso ai documenti fu «limitato per motivi politici nei primi giorni della guerra fredda».<ref name="independent.co.uk">{{cita web|url=https://www.independent.co.uk/news/uk/home-news/wiener-library-un-holocaust-archives-public-online-war-crimes-commission-cold-war-a7694631.html|titolo=Library to make UN Holocaust archives available to public online|accesso=25 giugno 2017}}</ref>
Secondo quanto riportato dal giornale britannico [[The Independent]], lo studioso Dan Plesch è convinto che proprio per le prove contenute, quei documenti rappresentano "la bara" del [[Negazionismo dell'Olocausto|negazionismo]].<ref name="independent.co.uk" />
I documenti saranno per ora solo consultabili via online o presso i terminali della sede della biblioteca Wiener a Londra o presso quelli dell'[[United States Holocaust Memorial Museum]] di [[Washington]].
Diverse ed inedite le notizie contenute nei documenti degli archivi ONU, alcune fra le più eclatanti citate da importanti quotidiani o da [[agenzia di stampa|agenzie di stampa]] sono:
* Gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]] sapevano delle atrocità e crimini perpetrati nei campi di concentramento già durante la guerra e non dopo che li liberarono<ref name="agi.it" /> e precisamente due anni prima della loro scoperta.<ref name="independent.co.uk_A">{{cita web|url=https://www.independent.co.uk/news/world/world-history/holocaust-allied-forces-knew-before-concentration-camp-discovery-us-uk-soviets-secret-documents-a7688036.html|titolo=Allied forces knew about Holocaust two years before discovery of concentration camps, secret documents reveal|accesso=25 giugno 2017}}</ref>
* Che furono [[Polonia]] e [[Cina]] per prime a richiedere giustizia e non [[Gran Bretagna]], [[Stati Uniti]] e [[Russia]] che poi istituirono il [[processo di Norimberga]].<ref name="agi.it" /><ref name="theguardian.com" />
* Del ruolo avuto dalla [[Germania Ovest]] (o meglio dagli [[Stati Uniti]]) nella secretazione degli archivi.<ref name="theguardian.com" />
* Adolf Hitler coordinò direttamente i massacri effettuati da unità naziste in Cecoslovacchia; esistono a tal proposito circa 300 pagine con dettagli dei suoi ordini e delle sue dirette responsabilità, tanto da essere incriminato già dal [[1944]] come criminale di guerra.<ref name="theguardian.com" /><ref name="independent.co.uk_A" />
== Teologia dell'Olocausto ==
{{vedi anche|Teologia dell'Olocausto|Hester Panim}}
Alla luce dell'enormità di ciò che accadde durante l'Olocausto, vi sono persone che hanno riesaminato la visione teologica classica della bontà divina e dell'intervento divino sul mondo.<ref>
== Conseguenze politiche ==
L'Olocausto ha una serie di ramificazioni politiche e sociali che arrivano fino al presente. Il bisogno di una patria per molti rifugiati ebrei portò una parte di loro a emigrare in [[Palestina]], gran parte della quale sarebbe ben presto diventata il moderno Stato di [[Israele]]. Questa immigrazione ha avuto un effetto diretto sugli Arabi della regione, che è discusso negli articoli sul [[conflitto arabo-israeliano]], il [[conflitto israelo-palestinese]] e quelli
== Etica e memoria ==
[[File:Holocaust monument Berlijn.jpg|
Su questo argomento, è significativa la riflessione di autori quali [[Theodor Adorno]], [[Jean Améry]], [[Hannah Arendt]], [[Zygmunt Bauman]], [[Dietrich Bonhoeffer]], [[Paul Celan]], [[Emmanuel Lévinas]], [[Primo Levi]], [[Friedrich Kellner]], [[Elie Wiesel]].
Nota vittima dell'Olocausto fu anche [[Anna Frank]], una ragazzina ebrea tedesca rifugiatasi in [[Olanda Settentrionale]] con la famiglia, che morì nel [[1945]]; ha scritto un diario pubblicato in seguito alla sua morte dal padre, che ha rappresentato una delle più note testimonianze, a livello internazionale, delle persecuzioni naziste.
Emblematica fu anche la figura della filosofa ebrea tedesca [[Edith Stein]], scomparsa ad Auschwitz il 9 agosto 1942. Edith Stein, convertitasi al cattolicesimo e santificata negli anni finali del pontificato di [[papa Giovanni Paolo II]], incarna infatti la figura dell'ebrea convertitasi al cattolicesimo che la follia nazista non esita Diverse associazioni ricordano ancora oggi ai giovani le disastrose conseguenze di quanto accaduto in quel periodo, anche con premi come l'[[Austrian Holocaust Memorial Award]].
Il
La memoria dell'Olocausto è preservata oggi in primo luogo attraverso le molte testimonianze delle [[vittime dell'Olocausto|vittime]] e dei [[superstiti dell'Olocausto]]. Numerosi sono i [[Diari dell'Olocausto]], scritti nel periodo delle persecuzioni e pubblicati, a cominciare dal diario di [[Mary Berg]] già nel febbraio 1945 al celeberrimo [[Diario di Anna Frank]] nel 1947. Ad essi si aggiungono gli innumerevoli [[Libri di memorie sull'Olocausto|libri di memorie]] e romanzi sull'Olocausto, tra i quali spiccano a livello internazionale gli scritti di [[Primo Levi]] e [[Elie Wiesel]].
Nel 1979 l'organizzazione culturale tedesca [[Gesellschaft für deutsche Sprache]] elesse ''Holocaust'' ("Olocausto") [[parola dell'anno]].<ref>{{cita web|url=https://gfds.de/aktionen/wort-des-jahres/#|titolo=Wort des Jahres|accesso=3 febbraio 2023|lingua=de}}</ref>
Gli studi sull'Olocausto sono divenuti un importante campo della ricerca contemporanea, sostenuti da centri specializzati come l'Istituto [[Yad Vashem]] di Gerusalemme e il [[United States Holocaust Memorial Museum|Museo dell'Olocausto di Washington]].
Fin dall'inizio anche le arti hanno dato un contributo fondamentale alla preservazione della memoria dell'Olocausto: la [[musica dell'Olocausto|musica]] (con opere di [[Kurt Weill]], [[Hans Krása]], [[Arnold Schönberg]], [[Luigi Nono (compositore)|Luigi Nono]]), le [[Arte dell'Olocausto|arti visive]] (con artisti come [[Felix Nussbaum]], [[Aldo Carpi]], [[Peter Eisenman]]), e soprattutto il [[Film sull'Olocausto|cinema]] (con documentari di grande impatto come ''[[Notte e nebbia]]'' di [[Alain Resnais]] e ''[[Shoah (film)|Shoah]]'' di [[Claude Lanzmann]]; e film famosi come ''[[Il grande dittatore]]'' di [[Charles Chaplin]], ''[[Odissea tragica]]'' di [[Fred Zinnemann]], ''[[Il giardino dei Finzi Contini (film)|Il giardino dei Finzi Contini]]'' di [[Vittorio De Sica]], ''[[Arrivederci ragazzi (film)|Arrivederci ragazzi]]'' di [[Louis Malle]], ''[[Schindler's List - La lista di Schindler]]'' di [[Steven Spielberg]], ''[[La vita è bella]]'' di [[Roberto Benigni]] e ''[[Il pianista (film)|Il pianista]]'' di [[Roman Polański]]).
Dal 2012 ''[[Miss Holocaust Survivor]]'' è un concorso di bellezza che si tiene in Israele per onorare le donne sopravvissute all'Olocausto. L'evento si propone di portare gioia e un momento di celebrazione a queste donne, le cui vite sono state segnate dalla tragedia e dalla perdita durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nel 2013 è iniziato un progetto teatrale di testimonianza, chiamato [[Gli ultimi testimoni]] (titolo originale in tedesco: ''Die letzten Zeugen'') elaborato per il [[Burgtheater]] di Vienna da [[Doron Rabinovici]] e [[Matthias Hartmann]], con la lettura da parte di attori del Burgtheater delle memorie di sei sopravvissuti all'Olocausto. Verso il termine dello spettacolo gli stessi anziani testimoni, presenti in teatro prendono la parola.
== Note ==
{{
== Bibliografia ==
{{vedi anche|
* {{cita libro |nome=[[Alessandro Portelli]]| titolo=Fonti orali e Olocausto:alcune riflessioni di metodo, in Storia della Shoah – Eredità e rappresentazioni della Shoah, 8° volume, pp. 101-128 | anno=2019 |pubblicazione = Corriere della Sera inchieste | editore=UTET e Corsera | città=Milano |ISSN=2038-0852}}
* Hanna Serkowska, ''La Shoah ha un genere? Il caso di alcune scrittrici ebree di lingua italiana'', Igitur, Utrecht Publishing & Archiving Services, 2007, ISBN 978-90-6701-017-7, pp. 201‐216.
* {{cita libro |nome=[[Marcello Flores]], [[Enzo Traverso]], [[Marina Cattaruzza]], Simon Levis Sullam| titolo= Storia della Shoah – 10 volumi | anno=2019 | editore= UTET su progetto del Corriere della Sera | città= Milano}}
* Klaus P. Fischer, ''Storia dell'Olocausto – Le radici dell'ossessione nazista verso il popolo ebreo'', traduzione di Francesca Ricci, Newton Compton Editori, Roma, 2015, ISBN 978-88-541-7275-3.
*
* {{cita testo |autore=AA.VV. |titolo=Il Terzo Reich. Macchina di morte |città=Cinisello Balsamo |editore=Hobby&Work |anno=1994 |isbn=88-7133-183-4 |cid=AA.VV. 1994}}
* {{cita testo |autore=Eddy Bauer |titolo=Storia controversa della seconda guerra mondiale |volume=vol. VII |città=Novara |editore=De Agostini |anno=1971 |cid=Bauer 1971}}
* {{cita testo |autore=Chris Bellamy |traduttore=Santina Mobiglia |titolo=Guerra assoluta |città=Torino |editore=Giulio Einaudi |anno=2010 |isbn=978-88-06-19560-1 |cid=Bellamy 2010}}
* {{cita testo |autore=Michael Berenbaum |titolo=The World Must Know: The History of the Holocaust as Told in the United States Holocaust Memorial Museum |editore=Hopkins Fulfillment Service |anno=2006 |lingua=en |isbn=978-0-8018-8358-3 |cid=Berenbaum 2006}}
* [[
* {{cita testo |autore=Enzo Collotti |wkautore=Enzo Collotti |titolo=L'Europa nazista |città=Firenze |editore=Giunti |anno=2002 |isbn=88-09-01873-7 |cid=Collotti, ''L'Europa nazista''}}
* {{cita testo |autore=Enzo Collotti |titolo=La soluzione finale: lo sterminio degli ebrei |città=Roma |editore=Newton & Compton |anno=2005 |isbn=88-541-0493-0 |cid=Collotti, ''La soluzione finale''}}
* {{cita testo |curatore=Enzo Collotti, [[Renato Sandri]], Frediano Sessi |titolo=Dizionario della Resistenza |città=Torino |editore=Einaudi |anno=2006 |isbn=88-06-18247-1 |cid=Collotti, Sandri, Sessi 2006}}
* Liliana D'Angelo, ''Il profumo delle viole''. Medusa Editrice, Milano, 2005, ISBN 978-88-87655-41-4.
* {{cita testo |autore=Lucy S. Dawidowicz |titolo=The War Against the Jews |editore=Bantam Books |anno=1986 |isbn=0-553-34532-X |lingua=en |cid=Dawidowicz 1986}}
* [[Enrico Deaglio]], ''La banalità del bene – Storia di [[Giorgio Perlasca]]'', Feltrinelli, Milano 1993 ISBN 88-07-81233-9
* {{cita testo |altri=Introduzione e commento di Giovanni Deiana |titolo=Levitico |editore=Paoline |anno=2005 |isbn=978-88-315-2818-4 |cid=Deiana 2005}}
*
* {{cita testo |autore=John Erickson |wkautore=John Erickson |titolo=The Road to Berlin (Stalin's War with Germany Volume II) |editore=Cassell |anno=2004 |lingua=en |isbn=978-0-304-36540-1 |cid=Erickson 2004}}
* {{cita testo |autore=Joachim Fest |wkautore=Joachim Fest |titolo=Hitler. Una biografia |città=Milano |editore=Garzanti |anno=1999 |isbn=88-11-69289-X |cid=Fest 1999}}
* {{cita testo |autore=Saul Friedländer |wkautore=Saul Friedländer |titolo=La Germania nazista e gli ebrei |volume=vol. 2. Gli anni dello sterminio, 1939-1945 |città=Milano |editore=Garzanti |anno=2009, (2007 in inglese) |isbn=978-88-11-68054-3 |cid=Friedländer 2009}}
* {{cita testo |autore=Martin Gilbert |titolo=Atlas of the Holocaust |editore=Pergamon Press |anno=1988 |lingua=en |cid=Gilbert 1988}}
* Israel Gutman, Liliana Picciotto, Bracha Rivlin, ''I Giusti d'Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei. 1943-1945'', Mondadori, ISBN 88-04-55127-5.
* {{cita testo |autore=Raul Hilberg |wkautore=Raul Hilberg |titolo=La distruzione degli ebrei d'Europa |città=Torino |editore=Einaudi |anno=1999 |isbn=88-06-15191-6 |cid=Hilberg 1999}}
* {{cita testo |autore=Andreas Hillgruber |wkautore=Andreas Hillgruber |titolo=La distruzione dell'Europa |città=Bologna |editore=il Mulino |anno=1991 |isbn=88-15-03206-1 |cid=Hillgruber 1991}}
* {{cita testo |autore=Christopher Hodapp |titolo=Freemasons for Dummies |editore=For Dummies |anno=2005 |lingua=en |isbn=978-1-118-41208-4 |cid=Hodapp 2005}}
* {{cita testo |autore=Hans Jonas |wkautore=Hans Jonas |traduttore=C. Angelino |titolo=Il concetto di Dio dopo Auschwitz |città=Genova |editore=Il Melangolo |anno=1991 |cid=Jonas 1991}}
* {{cita testo |autore=Ian Kershaw |wkautore=Ian Kershaw |titolo=Hitler |volume=vol. 2 1936-1945 |città=Milano |editore=Bompiani |anno=2001 |isbn=88-452-4969-7 |cid=Kershaw 2001}}
* {{cita testo |autore=Lutz Klinkhammer |wkautore=Lutz Klinkhammer |traduttore=Giuseppina Saija Panzieri |titolo=L'occupazione tedesca in Italia. 1943-1945 |città=Torino |editore=Bollati Boringhieri |anno=2007 |isbn=978-88-339-1782-5 |cid=Klinkhammer 2007}}
* {{cita testo |autore=Bogoljub Kočović, Desimir Tošić |titolo=Žrtve Drugog svetskog rata u Jugoslaviji |anno=1990 |isbn=978-86-01-01928-7 |cid=Kočović, Tošić 1990}}
* {{cita testo |autore=Raphael Lemkin |wkautore=Raphael Lemkin |titolo=Axis Rule in Occupied Europe: Laws of Occupation -Analysis of Government -Proposals for Redress |città=Washington, D.C. |editore=Carnegie Endowment for International Peace |anno=1944 |lingua=en |cid=Lemkin 1944}}
* {{cita testo |autore=Primo Levi |wkautore=Primo Levi |titolo=[[Se questo è un uomo]] |città=Milano |editore=Einaudi |anno=1976 |cid=Levi 1976}}
* {{cita testo |autore=Deborah E. Lipstadt |titolo=Denying the Holocaust: the growing assault on truth and memory |città=New York |editore=Plume |anno=1994 |lingua=en |isbn=0-452-27274-2 |cid=Lipstadt 1994}}
* {{cita testo |autore=John Lukacs |titolo=Dossier Hitler |città=Milano |editore=TEA |anno=2000 |isbn=88-7818-772-0 |cid=Lukacs 2000}}
* {{cita testo |autore=Mark Mazower |wkautore=Mark Mazower |titolo=L'impero di Hitler. Come i nazisti governavano l'Europa occupata |città=Milano |editore=Mondadori |anno=2010 |isbn=978-88-04-60467-9 |cid=Mazower 2010}}
* {{cita testo |autore=Hans Mommsen |wkautore=Hans Mommsen |titolo=La soluzione finale. Come si è giunti allo sterminio degli ebrei |città=Bologna |editore=il Mulino |anno=2003 |isbn=88-15-09613-2 |cid=Mommsen 2003}}
* {{cita testo |autore=Rolf-Dieter Müller, Gerd R. Ueberschär, Bibliothek für Zeitgeschichte|titolo=Hitler's War in the East, 1941-1945: A Critical Assessment |editore=Berghahn Books |anno=2002 |lingua=en |isbn=978-1-57181-293-3 |cid=Müller et al. 2002}}
* {{cita testo |autore=Donald L. Niewyk, Francis R. Nicosia |titolo=The Columbia Guide to the Holocaust |editore=Columbia University Press |anno=2000 |p=473 |lingua=en |url=http://books.google.ca/books?id=lpDTIUklB2MC&pg=PP1&dq=Niewyk,+Donald+L.+The+Columbia+Guide+to+the+Holocaust&sig=4igufxQHRCNrkjwRuMt1if_mf5M#PPA45,M1 |isbn=978-0-231-11200-0 |cid=Niewyk, Nicosia 2000}}
* Ugo G. Pacifici Noja e Silvia Pacifici Noja, ''Il cacciatore di giusti: storie di non ebrei che salvarono i figli di Israele dalla Shoah'', Cantalupa Torinese, Effatà, 2010, ISBN 978-88-7402-568-8.
* Matteo Pierro, ''Fra Martirio e Resistenza. La persecuzione nazista e fascista dei Testimoni di Geova'', Actac, Como 2002
* [[Provincia di Milano]] con la collaborazione di Andrea Jarach e Roberta Patruno, ''Milano Centrale, binario 21- Destinazione Auschwitz'', Proedi Editore, Milano 2004.
* {{cita testo |curatore=Publications International |titolo=The Holocaust Chronicle |editore=Publications International |anno=2007 |lingua=en |isbn=978-1-4127-1976-6 |cid=The Holocaust Chronicle 2007}}
* Giuseppe Pulina, ''L'angelo di Husserl. Introduzione a Edith Stein'', Zona Editrice, Civitella in Val di Chiana 2008, ISBN 978-88-95514-47-5.
* {{cita testo |autore=Giorgio Rochat |wkautore=Giorgio Rochat |titolo=Regime fascista e chiese evangeliche |città=Firenze |editore=[[Claudiana]] |anno=1990 |isbn=978-88-7016-130-4 |cid=Rochat 1990}}
* {{cita testo |autore=Ron Rosenbaum |titolo=Il mistero Hitler |città=Milano |editore=Mondadori |anno=2000 |isbn=88-04-47750-4 |cid=Rosenbaum 2000}}
* {{cita testo |curatore=Donna F. Ryan, John S. Schuchman |titolo=Deaf People in Hitler's Europe |editore=Gallaudet University Press |anno=2002 |lingua=en |isbn=978-1-56368-132-5 |url=http://books.google.ca/books?id=8d56MtJWQ7sC&pg=PA62&dq=Action+T4+250,000&ie=ISO-8859-1&sig=YnkS6udw8SIoYZGMX2nLsEUjdrI&redir_esc=y#v=onepage&q=Action%20T4%20250%2C000&f=false |cid=Ryan, Schuchman 2002}}
* {{cita testo |autore=William L. Shirer |wkautore=William L. Shirer |titolo=Storia del Terzo Reich |città=Torino |editore= Einaudi |anno=1990 |isbn=88-06-11698-3 |cid=Shirer 1990}}
* {{cita testo |autore=William L. Shulman |titolo=A State of Terror: Germany 1933–1939 |città=Bayside, US-NY |editore=Holocaust Resource Center and Archives |anno=1997 |p=28 |lingua=en |cid=Shulman 1997}}
* Hans-Ulrich Thamer, ''Il Terzo Reich'', il Mulino, Bologna, 1993, ISBN 88-15-04171-0.
* Aldo M. Valli e R. Lorenzoni, ''La tradizione tradita, La Chiesa, gli ebrei, e il negazionismo'', Paoline Ed. Libri, Milano, 2009, ISBN 978-88-315-3666-0.
* {{cita testo |autore=Vladimir Žerjavić |titolo=Yugoslavia manipulations with the number Second World War victims |città=Zagreb |editore=Croatian Information center |anno=1993 |lingua=en |isbn=0-919817-32-7 |cid=Žerjavić 1993}}
* {{cita libro |nome=[[Patrick Desbois]] | titolo=In Broad Daylight – The secret procedures behind the Holocaust by bullets| anno=2015 | editore=Arcade Publishing |città=New York|isbn=978-1-62872-857-6| lingua=en}}
* {{cita libro |nome=[[Guenter Lewy]]| titolo=Perpetrators – The world of the Holocaust killers |url=https://archive.org/details/perpetratorsworl0000lewy| anno=2017 | editore=Oxford University Press |città=Oxford|isbn=978-0-19-066113-7| lingua=en}}
== Voci correlate ==
{{Div col|cols=2|small=no}}
* [[Collaborazionismo]]
* [[Bibliografia sull'Olocausto]]
* [[
* [[Fotografie dell'Olocausto]]
* [[Libri di memorie sull'Olocausto]]
* [[Responsabili dell'Olocausto]]
* [[Vittime dell'Olocausto]]
* [[Superstiti dell'Olocausto]]
* [[Bambini dell'Olocausto]]
* [[Olocausto in Italia]]
* [[Campo di sterminio]]
* [[Yad Vashem]]
* [[Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea]]
* [[Fondazione Memoria della Deportazione]]
* [[Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti]]
* [[Comandanti dei campi di concentramento e sterminio nazisti]]
* [[Giorno della Memoria]]
* [[Historikerstreit]]
* [[I Testimoni di Geova e l'olocausto]]
* [[
* [[
* [[Leggi razziali fasciste]]
* [[
* [[
* [[Soluzione finale della questione ebraica]]
* [[Teologia dell'Olocausto]]
* [[Soccorso agli ebrei durante l'Olocausto]]
{{Div col end}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto|
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Cita web|url=http://www.ushmm.org/museum/exhibit/focus/italian/ |titolo=Enciclopedia dell'Olocausto|accesso=28 giugno 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110120044335/http://www.ushmm.org/museum/exhibit/focus/italian/ |urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.deportati.it/aned/default.html|titolo=ANED – Associazione Nazionale ex Deportati nei campi nazisti – Triangolo rosso|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140320203956/http://www.deportati.it/aned/default.html|dataarchivio=20 marzo 2014}}
* {{cita web|url=http://www.museoshoah.it/home.asp|titolo=La persecuzione degli ebrei in Italia dal 1848 al 1938<!-- titolo generato automaticamente -->|Sito della Mostra sulla Shoah}}
* [http://arte2.tiscali.it/fumetto/flash/2004/shoa/shoa.html Shoah] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080503090757/http://arte2.tiscali.it/fumetto/flash/2004/shoa/shoa.html |data=3 maggio 2008}} ''[[Cartoon]]'' di [[Giuliano Parodi]]
* {{Cita web|url=http://www.shoahnet.info/|titolo=27 gennaio 1945-2009: Giorno della Memoria della Shoah|autore=A cura di Diego Brugnoni|sito=Shoah.net|accesso=17 aprile 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080403033105/http://www.shoahnet.info/|urlmorto=sì}} Per un primo approccio alla Shoah: tutte le informazioni essenziali
* [http://www.olokaustos.it Olokaustos.it] Sito dedicato all'Olocausto
* [http://www.triangoloviola.it/ Triangolo viola] Sulla deportazione dei Testimoni di Geova
* [http://www.e-guernica.net/kl/ Auschwitz] Auschwitz: galleria fotografica degli orrori
* {{cita web|http://www.cdec.it/|Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea}}
* [https://web.archive.org/web/20071009124856/http://aerieel.org/ Lingua e memoria] scrittori ebrei di lingua italiana (convegno)
* [https://www.yadvashem.org/education/educational-videos/video-toolbox/hevt-whatis.html What is the Holocaust?], L'Olocausto spiegato in sette video, a cura di [[David Silberklang]] ([[Yad Vashem]])
* {{cita web | 1 = http://www.yadvashem.org/ | 2 = Yad Vashem World Center for Holocaust Research, Documentation, Education and Commemoration | accesso = 27 gennaio 2013 | dataarchivio = 4 febbraio 2016 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160204081835/http://www.yadvashem.org/ | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.ushmm.org/|United States Holocaust Memorial Museum}}
* {{cita web|1=http://www.landsberger-zeitgeschichte.de/Gedenkstaette.htm|2=Memoriale dell'Olocausto europeo|lingua=de, en, he|accesso=24 agosto 2016|dataarchivio=1 aprile 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160401162048/http://www.landsberger-zeitgeschichte.de/Gedenkstaette.htm|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http://fcit.coedu.usf.edu/Holocaust/|A Teacher's Guide to the Holocaust|lingua=en}}
* {{cita web|http://www.crt-ii.org/|Claims Resolution Tribunal of the Holocaust Victim Assets Litigation against Swiss Banks and other Swiss Entities|lingua=de, en, es, fr, he, hu}}
* [https://web.archive.org/web/20090125111552/http://www.educational.rai.it/mat/ri/rimemor.asp Testimonianze su] [[Rai Educational]]
* [http://www.nomidellashoah.it Data-base con i nomi] delle vittime
* {{Cita web|url=https://www.amnesty.ch/it/scuole/da-scaricare/Amnesty_Antisemitismo_Guida_ins.pdf|titolo=La persecuzione degli Ebrei|autore=Renata Toninato, Chiara Magoga, Maria Teresa De Riz, Flavia Citton, Ornella Fabretti|sito= Amnesty International – Sezione Italiana|data= 2011|accesso=28 giugno 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20140104205344/https://www.amnesty.ch/it/scuole/da-scaricare/Amnesty_Antisemitismo_Guida_ins.pdf|urlmorto=sì}}
{{Adolf Hitler}}
{{Storia antisemitismo}}
{{Olocausto}}
{{Seconda guerra mondiale}}
{{Genocidio}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|ebraismo|nazismo|seconda guerra mondiale}}
[[Categoria:Olocausto| ]]
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