Moschea Gül: differenze tra le versioni

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{{Edificio religioso
{{VdQ - da valutare|arg=Religioni|proponente=[[Utente:Alex2006|Alex2006]] ([[Discussioni utente:Alex2006|msg]]) 15:23, 28 lug 2012 (CEST)|valutatori=--[[Utente:Adert|Adert]] ([[Discussioni utente:Adert|msg]]) 16:32, 9 ago 2012 (CEST)}}
|Nome = Moschea Gül
{{coord|41|01|36.00|N|28|57|23.40|E|type:landmark|display=title}}
{{Infobox edifici religiosi
|NomeEdificio = Moschea Gül
|Immagine = GülMosque20071011 04.jpg
|Larghezza = 280px
|Didascalia = Vista della moschea da sud. Sullo sfondo si intravede il [[minareto]].
|Città NomeComune = [[Istanbul]]
|SiglaStato = TUR
|Stato = [[Turchia]]
|Religione = [[Islam]]
|Architetto =
|StileArchitett = [[Architettura bizantina|Bizantino Comneno]]
|InizioCostr =
|FineCostr = [[XII secolo]]
}}
 
La '''moschea Gül''' (in [[Lingua turca{{Turco|Turco]]: ''Gül Camii''}}, sign. "Moscheamoschea della rosa") è una ex [[chiesa ortodossa]] convertita in [[moschea]] dagli [[impero ottomano|Ottomani]], situata a [[Istanbul]], in [[Turchia]]. L'edificio è importante sia architettonicamente, rappresentando una delle poche chiese [[Impero Bizantino|bizantine]] ancora esistenti ad Istanbul, sia dal punto di vista storico, in quanto teatro dell'ultima preghiera congiunta dell'[[Imperatore bizantino]] [[Costantino XI di BisanzioPaleologo|Costantino XI]] e del [[Patriarca di Costantinopoli]] prima della [[Assedio di Costantinopoli (1453)|presa della città]] da parte degli [[OttomaniImpero ottomano|ottomani]] di [[Maometto II]] nel [[1453]].
 
La dedica della chiesa bizantina è incerta, e non si hanno notizie precise neanche sulla data di costruzione: alcuni studiosi la pongono intorno al [[IX secolo]], altri la stimano intorno al 1100, durante il periodo [[Comneni|Comneno]]. Nel 1490, l'edificio venne convertito in moschea, alla quale alcuni decenni più tardi fu aggiunto un [[minareto]]. In seguito a gravi danni causati da [[incendio|incendi]] e [[terremoto|terremoti]] nel corso del [[Seicento]] e del [[Settecento]], la moschea della rosa fu oggetto di numerosi interventi di restauro, sino all'ultimo, compiuto nella prima metà del [[XIX secolo]] per volere del [[sultano]] [[Mahmud II]]. L'edificio è anche al centro di leggende e tradizioni della vecchia Istanbul, testimoni di una [[società multietnica]] e [[tolleranza religiosa|tollerante]].
 
==Ubicazione==
[[File:Gül Camii from Atatürk Bridge.JPG|thumb|left|upright=1.4|La moschea vista dal [[Ponte di Atatürk]] con il [[Corno d'Oro]] in primo piano. Sullo sfondo, il quartiere del [[Fener]] con la cupola del ''Megàli tou Gènou scholè'', la più grande scuola Rûm (Greca) d'Istanbul]]
L'edificio si trova a Istanbul, nel distretto di [[Fatih]], nel quartiere di Ayakapı (Turco: "[[Mura di Costantinopoli|Porta della Santa]]"),<ref>La porta che dà il nome al quartiere, appartenente alle mura marittime bizantine, è tuttora esistente.</ref> su '' Vakif Mektebi Sokak ''. Esso è situato alla fine della valle che divide la quarta e il quinta collina di [[Costantinopoli]], e dalla sua posizione dominante si affaccia sul [[Corno d'Oro]].<ref>La parola ''Aya'' (Turco per "santo", dal Greco "Haghios", "Haghia") si riferisce qui a S. Eufemia, e non a Santa Teodosia; da {{Cita|Janin|p. 135 |ja}}.</ref>
 
L'edificio si trova a Istanbul, nel distretto di [[Fatih]], nel quartiere di Ayakapı (Turco: "[[Mura di Costantinopoli|Porta della Santa]]"),<ref>La porta che dà il nome al quartiere, appartenente alle mura marittime bizantine, è tuttora esistente.</ref> su '' Vakif Mektebi Sokak''. Esso è situato alla fine della valle che divide la quarta e la quinta collina di [[Costantinopoli]], e dalla sua posizione dominante si affaccia sul [[Corno d'Oro]].<ref>La parola ''Aya'' (Turco per "santo", dal greco "Haghios", "Haghia") si riferisce qui a S. Eufemia, e non a [[Teodosia da Costantinopoli|Santa Teodosia]]; da {{Cita|Janin|p. 135 |ja}}.</ref> La moschea è aperta giornalmente alle visite, al di fuori delle cinque preghiere quotidiane.
 
==Identificazione==
Si tratta di uno dei più importanti edifici religiosi [[Impero bizantino|bizantini]] di [[Costantinopoli]] ancora esistenti. Tuttavia la data di costruzione e la sua dedica, che per lungo tempo sembravano certe, sono ora oggetto di confronto tra gli studiosi. È stata identificata sia con la chiesa appartenente al convento di [[Teodosia da Costantinopoli|Santa Teodosia]] ({{lang-el|Μονή τής Άγιας Θεοδοσίας εν τοις Δεξιοκράτους|Monē tis Hagias Theodosias en tois Dexiokratous}}) sia con quella del monastero di Cristo Benefattore ({{lang-el|Μονή του Χριστού του Ευεργέτου|Monē tou Christou tou Euergetou}}).<ref name=mw140>{{cita|Müller-Wiener|p. 140|mw}}.</ref>
[[File: Hagia Theodosia.JPG|thumb|right|300px|La moschea in un disegno del 1877, da Paspates, ''Studi topografici bizantini'']]
Si tratta di uno dei più importanti edifici religiosi [[Impero bizantino|bizantini]] di [[Costantinopoli]] ancora esistenti. Tuttavia la sua dedica e la data di costruzione, che per lungo tempo sembravano certe, sono ora oggetto di confronto tra gli studiosi. È stata identificata sia con la chiesa appartenente al convento di Santa Teodosia (in [[lingua greca|Greco]]: Μονή τής Άγιας Θεοδοσίας εν τοις Δεξιοκράτους, ''Mone tis Hagias Theodosias en tois Dexiokratous'') sia con quella del monastero di Cristo Benefattore (in Greco: Μονή του Χριστού του Ευεργέτου, ''Mone tou Christou tou Euergetou'').<ref>{{cita|Müller-Wiener|p. 140|mw}}.</ref>
 
===Il Problemaproblema della dedica===
L'edificio, da quando il [[predicatore]] [[Germania|tedesco]] Stephan Gerlach lo visitò nel tardo [[quindicesimo secolo]], è sempre stato identificato con la chiesa di ''Hagia Theodosia en tois Dexiokratous''. All'inizio del novecento, lo [[storico]] Jules Pargoire propose invece l'identificazione con la chiesa di ''Hagia Euphēmia en tō Petriō'', costruita durante il regno di [[Basilio I]] (867-886), e spiegò brillantemente il mutamento della sua dedica.
 
L'[[archeologo]] tedesco Hartmut Schäfer, dopo alcuni studi da lui effettuati nel 1960 sulla datazione del basamento, ha stimato la data di costruzione dell'edificio tra la fine dell'[[undicesimo secolo|undicesimo]] e la prima metà del [[dodicesimo secolo]], ponendolo così nel periodo [[Comneni|comneno]], ed identificandolo ipoteticamente con la chiesa del monastero di ''Christos Euergetēs''.<ref name=sc84>{{cita|Schäfer|p. 84|sc}}.</ref><ref> Molte fonti affermano che la chiesa di Hagia Theodosia sorgeva nelle immediate vicinanze del monastero di Cristo Evergete; da {{Cita|Janin|p. 151 |ja}}.</ref> Egli esclude la possibilità che la moschea Gül sia l'edificio in cui venne traslato il corpo di Santasanta Teodosia dopo la fine del periodo iconoclasta.<ref name=sc83>{{cita|Schäfer|p. 83|sc}}.</ref> D'altra parte, egli non esclude la possibilità che l'edificio potesse essere stato dedicato a Santasanta Teodosia in un periodo successivo.<ref name=sc89>{{cita|Schäfer|p. 89|sc}}.</ref>
 
==Storia==
=== Periodo bizantino ===
[[File:Hagia Theodosia.JPG|thumb|upright=1.4|La moschea in un disegno del 1877, da Paspates, ''Studi topografici bizantini'']]
[[File:GülMosque20071011 05.jpg |left|300px|thumb|La galleria sud-ovest con la loggia in legno del Sultano]]
 
Il [[19 gennaio]] [[729]], all'inizio delle persecuzioni del [[iconoclastia|periodo iconoclasta]], l'[[imperatore bizantino|imperatore]] [[Leone III Isaurico]] dispose la rimozione di un'immagine di [[Cristo]] che era posta sopra la ''[[Chalke]]'', l'entrata principale del [[Gran Palazzo]] di Costantinopoli.<ref name=ma299>{{cita|Mamboury|p. 299|ma}}.</ref><ref>{{cita|Schäfer|p. 82|sc}}.</ref> Mentre un funzionario stava eseguendo l'ordine, un gruppo di donne si riunì per impedirne l'esecuzione, ed una di loro, una [[suora]] di nome [[Santa Teodosia dida Costantinopoli|Teodosia]], lo fece cadere dalla scala dove si trovava. L'uomo morì e Teodosia fu catturata e condannata a morte. <ref name=vm168>{{cita|Van Millingen|p. 168|vm}}.</ref> La condanna venne eseguita nel ''[[Forum Bovis]]'' perforandole il collo con il corno di un ariete. <ref>{{cita|Van Millingen|p. 168|vm}}.<name=vm168/ref>
 
Dopo la fine dell'iconoclastia, Teodosia venne riconosciuta come [[martire]] e [[Santasanta]], e il suo corpo fu conservato e venerato nella chiesa di ''Hagia Euphemia en tō Petriō'', nel quartiere chiamato ''Dexiokratiana'', così chiamato dalle case di proprietà di un certo Dexiokrates.<ref name=ja151>{{cita|Janin|p. 151|ja}}.</ref> La chiesa e il convento annesso furono eretti dall'imperatore [[Basilio I]] alla fine del [[IX secolo]]. Il monastero ospitò le sue quattro figlie, le quali furono tutte sepolte nella chiesa annessa. La Basilicabasilica di [[Eufemia di Calcedonia|Santa Eufemia]] si trovava nei pressi del Monastero di ''Christos EvergeteEuergetes'', la cui data di fondazione è sconosciuta. Si sa solo che venne restaurato dal ''[[protosebastos]]'' Giovanni Comneno, figlio di [[Andronico I Comneno]] e fratello del co-imperatore Giovanni, che morì combattendo nella [[Battagliabattaglia di Miriocefalo]] nel 1176.<ref>{{cita|Schäfer|p. 84|sc}}.<name="sc84"/ref> Il 12 aprile 1204, durante la [[Quartaquarta crociata]], la flotta latina si riunì di fronte al monastero dell'Euergetes prima di attaccare la città.<ref>{{cita|Schäfer|p. 84|sc}}.<name=sc84/ref> Durante l'[[Impero latino]], la marina imperiale ebbe il suo ancoraggio di fronte al monastero, ed il porto militare fu mantenuto lì da [[Michele VIII Paleologo]] anche dopo la restaurazione dell'impero bizantino. Molte sacre [[reliquie]] custodite nella chiesa vennero saccheggiate dai [[Crociato|Crociati]] e numerose fra queste vennero trasportate nelle chiese di tutta l'Europa occidentale.<ref>{{cita|Schäfer|p. 84|sc}}.<name=sc84/ref>
 
[[File:Byzantine Constantinople-en.png|left|thumb|Carta di Costantinopoli Bizantina. L'edificio si trova circa a metà della sponda meridionale del Corno d'Oro.]]
Il culto di Teodosia crebbe col tempo fino a che, dopo l'[[XI secolo|undicesimo secolo]], la chiesa prese il suo nome. Poiché la festa di Santa Eufemia cadeva il 30 maggio, e quella di un'altra Teodosia, Santa Teodosia di [[Tiro (città)|Tiro]] cadeva il giorno precedente, alla fine il 29 maggio divenne la festa di ''Hagia Theodosia hē Konstantinoupolitissa'' ("Santa Teodosia da Costantinopoli").<ref>Questa denominazione della chiesa appare per la prima volta nel 1301. Dopo l'undicesimo secolo, la chiesa di Santa Eufemia non è più menzionata; da {{Cita|Janin|p. 151 |ja}}.</ref>
 
Il culto di Teodosia crebbe col tempo fino a che, dopo l'[[XI secolo|undicesimo secolo]], la chiesa prese il suo nome. Poiché la festa di santa Eufemia cadeva il 30 maggio, e quella di un'altra Teodosia, santa Teodosia di [[Tiro (città antica)|Tiro]] cadeva il giorno precedente, alla fine il 29 maggio divenne la festa di ''Hagia Theodosia hē Konstantinoupolitissa'' ("santa Teodosia da Costantinopoli").<ref>Questa denominazione della chiesa appare per la prima volta nel 1301. Dopo l'undicesimo secolo, la chiesa di Santa Eufemia non è più menzionata; da {{Cita|Janin|p. 151 |ja}}.</ref>
Hagia Theodosia divenne uno tra i santi più venerati a Costantinopoli, invocata in particolare dagli infermi. La fama della santa si accrebbe dopo la guarigione di un sordomuto, avvenuta nel 1306.<ref>{{cita|Janin|p. 151|ja}}.</ref> La chiesa è spesso citata dai pellegrini russi che visitarono la città fra il [[XIV secolo]] e l'inizio del [[XV secolo|XV]], ma a volte viene confusa con quella dedicata a Cristo Evergete, che, come già detto, si trovava vicino ad essa.<ref>La confusione sarebbe sorta a causa delle piccole dimensioni della chiesa vera e propria. Questo avrebbe potuto costringere a spostare nella chiesa dell'Evergete le cerimonie a cui prendeva parte una grande folla; da {{cita|Schäfer|p. 84|sc}}.</ref> Due volte la settimana si svolgeva una [[processione]] nelle strade circostanti. In quell'occasione le reliquie ospitate nella chiesa venivano trasportate nel quartiere, seguite da una gran folla di malati che pregavano per la loro guarigione.
 
Hagia Theodosia divenne uno tra i santi più venerati a Costantinopoli, invocata in particolare dagli infermi. La fama della santa si accrebbe dopo la guarigione di un sordomuto, avvenuta nel 1306.<ref name="ja151"/> La chiesa è spesso citata dai pellegrini russi che visitarono la città fra il [[XIV secolo]] e l'inizio del [[XV secolo|XV]], ma a volte viene confusa con quella dedicata a Cristo Evergete, che, come già detto, si trovava vicino ad essa.<ref>La confusione sarebbe sorta a causa delle piccole dimensioni della chiesa vera e propria. Questo avrebbe potuto costringere a spostare nella chiesa dell'Evergete le cerimonie a cui prendeva parte una grande folla; da {{cita|Schäfer|p. 84|sc}}.</ref> Due volte la settimana si svolgeva una [[processione]] nelle strade circostanti. In quell'occasione le reliquie ospitate nella chiesa venivano trasportate nel quartiere, seguite da una gran folla di malati che pregavano per la loro guarigione.
La chiesa è citata per l'ultima volta il [[28 maggio]] [[1453]]. In quel giorno, vigilia sia della festa della Santa che anche della [[Assedio di Costantinopoli (1453)|fine dell'Impero bizantino]], l'imperatore [[Costantino XI Paleologo]] andò a pregare insieme con il [[Patriarcato ecumenico di Costantinopoli|patriarca]] nella chiesa, ornata da ghirlande di rose per l'occasione. Poi Costantino la lasciò per recarsi all'ultima battaglia.<ref>{{cita|Mamboury|p. 299|ma}}.</ref> Molte persone rimasero tutta la notte nell'edificio, pregando per la salvezza della città. La mattina seguente le truppe ottomane, dopo essere entrate in città, raggiunsero la chiesa, ancora adorna di fiori, e catturarono tutte le persone che si erano radunate all'interno, considerandole come prigioniere di guerra.<ref> Secondo la tradizione popolare questo è il motivo per cui l'edificio è stato chiamato in seguito "Moschea della Rosa"; da {{cita|Van Millingen|p. 169|vm}}.</ref> Le reliquie furono distrutte e il corpo della Santa fu dato in pasto ai cani.<ref>{{cita|Van Millingen|p. 169|vm}}.</ref>
 
La chiesa è citata per l'ultima volta il 28 maggio [[1453]]. In quel giorno, vigilia sia della festa della Santa che anche della [[Assedio di Costantinopoli (1453)|fine dell'Impero bizantino]], l'imperatore [[Costantino XI Paleologo]] andò a pregare insieme con il [[Patriarcato ecumenico di Costantinopoli|patriarca]] nella chiesa, ornata da ghirlande di rose per l'occasione. Poi Costantino la lasciò per recarsi all'ultima battaglia.<ref name=ma299/> Molte persone rimasero tutta la notte nell'edificio, pregando per la salvezza della città. La mattina seguente le truppe ottomane, dopo essere entrate in città, raggiunsero la chiesa, ancora adorna di fiori, e catturarono tutte le persone che si erano radunate all'interno, considerandole come prigioniere di guerra. Secondo la tradizione popolare questo è il motivo per cui l'edificio è stato chiamato in seguito "moschea della Rosa".<ref name=vm169>{{cita|Van Millingen|p. 169|vm}}.</ref> Le reliquie furono distrutte e il corpo della santa fu dato in pasto ai cani.<ref name=vm169/>
 
===Periodo ottomano===
[[File:GülMosque20071011 05.jpg|upright=1.4|thumb|La galleria sud-ovest con la loggia in legno del Sultano]]
 
Dopo la conquista ottomana, il basamento dell'edificio, che nel frattempo era caduto in rovina,<ref> Non è noto se questo sia accaduto come conseguenza della conquista della città o di un terremoto; da {{cita|Schäfer|p. 86|sc}}.</ref> venne usato come [[cantiere navale]]. Vicino al palazzo, [[SheikhSheykh ul-Islamislâm|Seyhülislam]] Molla Husrev Mehmet Effendi (morto nel 1480) istituì un ''[[Waqf]]'' (fondazione pia) e nelle vicinanze eresse una piccola moschea (''Küçük Mustafa Pasa Mescidi'') ed un [[Hammam|bagno turco]] ('' Küçük Mustafa Pasa Hamami''), ancora oggi esistente.<ref name=mw141>{{cita|Müller-Wiener|p. 141|mw}}.</ref>
 
Alcuni anni più tardi, nel 1490, l'edificio in rovina fu riparato e trasformato in una moschea.<ref>{{cita|Müller-Wiener|p. 141|mw}}.<name=mw141/ref> Un [[minareto]] fu eretto tra il 1566 e il 1574, sotto [[Selim II]],<ref>{{cita|Müller-Wiener|p. 141|mw}}.<name=mw141/ref> da Hassam [[Pascià]], un fornitore della [[Osmanlı Donanması|Marina da guerra Ottomana]]. Da questo momento, la moschea viene spesso associata al suo nome.<ref name=vm172>{{cita|Van Millingen|p. 172|vm}}.</ref> Tra il 1573 e il 1578, durante il suo soggiorno a Istanbul, il predicatore Stephan Gerlach visitò la moschea, identificandola con la chiesa di Hagia Theodosia. Durante questo secolo, la moschea vide la predicazione del locale sant'uomo Gül Baba, che sarebbe stato poi sepolto nell'edificio.<ref>Egli nonNon deve essere confuso con [[Gül Baba]], l'omonimo [[derviscio]], poeta e sant'uomo, [[Gül Baba]], che morì durante l'[[Assedio di Buda (1541)|assedio di [[Buda]] nel 1541; da {{cita|Schäfer|p. 30|sc}}.</ref> È anche possibile che la moschea abbia preso il nome da lui.
 
Nel corso del [[XVII secolo|seicento]] e del [[XVIII secolo|settecento]], l'edificio fu gravemente danneggiato nelle sue parti superiori da [[terremoto|terremoti]]. Il [[Sultano]] [[Murad IV]] lo fece restaurare, ricostruendo la cupola con i pennacchi, quasi tutto il lato ovest, le volte agli angoli sud-ovest e nord-ovest ed il minareto.<ref name=mw142>{{cita|Müller-Wiener|p. 142|mw}}.</ref>
 
La moschea venne risparmiata dal grande incendio che devastò il quartiere nel [[1782]], e fu nuovamente restaurata dal Sultanosultano [[Mahmud II]] (1808-1839), che aggiunse una [[loggia]] sultanale in legno.<ref>{{cita|Müller-Wiener|p. 142|mw}}.<name=mw142/ref>
 
==Architettura==
===Esterno===
[[File:GülMosque20071011 03.jpg|rightleft|300pxupright=1.4|thumb|Particolare delle absidi viste da sud-est. ÉÈ evidente la differenza fra la muratura delle parti superstiti bizantine (in basso) e quella dei successivi restauri ottomani (in alto).]]
 
L'edificio poggia su di un alto basamento a [[volta (architettura)|volta]], che fu utilizzato anche durante il periodo bizantino, ma solo per scopi profani. La [[muratura]] del piano interrato è stata realizzata adottando la tecnica del "mattone incassato", tipica dell'architettura bizantina del periodo centrale. In questa tecnica, file alternate di [[mattone|mattoni]] sono montate dietro la linea del muro: i mattoni sono immersi in un letto di [[Malta (materiale)|malta]], il cicui spessore è di circa tre volte superiore a quella degli strati di mattoni.<ref>Un altro esempio di edificio di Costantinopoli dove è stata utilizzata questa tecnica è la moschea di [[Moschea Eski Imaret]]; da {{cita|Krautheimer |p. 400|kr}}.</ref>
 
La moschea ha una pianta a [[croce inscritta]], ed è orientata in direzione nord-ovest - sud-est. Essa è lunga 26 metri e larga 20 metri, ed è sormontata da cinque [[cupola|cupole]], una sopra la [[navata]] centrale e le altre, più piccole, poste ai quattro lati.<ref>{{cita|Van Millingen|p. 172|vm}}.<name=vm172/ref> La cupola centrale, che ha un [[Tamburo (architettura)|tamburo]] esterno basso e senza finestre poggiante su quattro pilastri, è ottomana, così come le ampie arcate ogivali che la sorreggono. <ref>{{cita|Müller-Wiener|p. 142|mw}}.<name=mw142/ref>
 
La cupola originale, simile a quella della [[moschea Kalenderhane]], poggiava originariamente su di un alto tamburo forato da finestre.<ref>{{cita|Schäfer|p. 86|sc}}.</ref> L'esterno dell'edificio è abbastanza imponente. Lungo la facciata sud-est, l'[[abside]] centrale, con sette lati, e quelle laterali, con tre lati, sono fortemente aggettanti. L'abside centrale sembra essere una ricostruzione bizantina tarda. Infatti essa, a differenza delle absidi laterali, non possiede i quattro ordini di cinque nicchie adornate da motivi ornamentali ricavati dalla disposizione dei mattoni.<ref>{{cita|Van Millingen|p. 172|vm}}.<name=vm172/ref> Sopra le nicchie corre un cornicione.
 
Lo stile delle absidi laterali assomiglia fortemente a quello della [[moschea di Zeyrek|Chiesachiesa di Cristo Pantocratore]], ed è un ulteriore elemento a favore della datazione dell'edificio nel periodo comneno.
 
===Interno===
[[File:StTheodosia FirstFloor.JPG|left|thumb|Pianta del piano terra della moschea<ref>{{cita|Van Millingen||vm}}.</ref>]]
 
L'interno dell'edificio è stato [[intonaco|intonacato]] e decorato nel diciottesimo secolo. Vi si entra attraverso un [[portico]] in legno, che conduce ad un basso [[nartece]] sormontato da una [[volta a botte]]. Da qui una tripla arcata conduce all'alta navata, fiancheggiata da gallerie che formano i bracci laterali della croce. Le gallerie poggiano su triplici arcate sostenute da [[pilastro|pilastri]] quadrati. La navata termina a sudest con il [[Bema (architettura)|bema]],<ref>Nell'architettura sacra ortodossa il [[Bema (architettura)|bema]], analogo al presbiterio, è l'area della chiesa riservata al clero ed è separata dal resto della navata (Naos) dall'[[iconostasi]].</ref> concluso dall'abside e separato tramite i due pilastri orientali dalla ''[[prothesis]]'' e dal ''[[diaconicon|diakonicon]]'', piccole cappelle laterali tipiche dell'architettura religiosa bizantina a partire dal periodo di mezzo. Queste ultime sono anch'esse concluse da due piccole absidi. L'orientamento dell'abside a sudest, all'incirca la direzione della [[la Mecca|Mecca]], ha permesso la costruzione del [[mihrabmiḥrāb]] al suo interno.
 
Al piano superiore (riservato alle donne), le due gallerie laterali terminano anch'esse con due piccole cappelle, situate rispettivamente sopra la prothesis ed il diakonicon. Entrambe le cappelle sono sormontate da cupole emisferiche costruite direttamente sopra i [[Pennacchio (architettura)|pennacchi]].<ref>{{cita|Van Millingen|p. 172|vm}}.<name=vm172/ref>
La luce entra nell'edificio attraverso cinque ordini di finestre, tre dei quali appartenenti alle gallerie. Alcune delle finestre risalgono all'epoca ottomana.
 
All'interno di ciascuno dei due pilastri orientali della cupola è ricavato un piccolo ambiente. Quello a sud-est contiene la presunta tomba del Santo ottomano Gül Baba. Sopra il suo ingresso si trova la seguente iscrizione in [[lingua turca ottomana|turco-ottomano]]:
 
{{QuoteCitazione|(Qui è la) Tomba dell'Apostolo, discepolo di Gesù, la pace sia con lui}}
 
che testimonia il [[sincretismo]] religioso esistente ad Istanbul nel sedicesimo secolo.<ref>{{cita|Van Millingen|p. 170|vm}}.</ref> La camera, in origine, era forse la tomba di Santasanta Teodosia. Una tradizione che vuole che uno dei pilastri nasconda il luogo di sepoltura dell'ultimo imperatore bizantino, nacque solo nell'ottocentoOttocento ed è priva di fondamento.<ref>{{cita|Müller-Wiener|p. 143|mw}}.<name=mw142/ref>
 
Insieme alle Moscheemoschee di [[Moschea Eski Imaret|Eski Imaret]] e [[Chiesa Moschea di Vefa|Vefa]], l'edificio è considerato una delle più importanti chiese bizantine con pianta a croce iscritta di Istanbul.<ref>{{cita|Schäfer|ppp. 67-69|sc}}.</ref>
 
{{clear}}
 
==Note==
{{<references|2}}/>
 
==Bibliografia==
*{{Cita libro|cognome=Van Millingen|wkautore=Alexander van Millingen|nome=Alexander|titolo=Byzantine Churches of Constantinople|url=https://archive.org/details/byzantinechurche014623mbp|editore=MacMillan & Co|città=Londra|anno=1912|cid=vm|lingua=en}} {{NoISBN}}
*{{Cita libro
*{{Cita libro| cognome=Mamboury| nome= Ernest|wkautore=Ernest Mamboury| titolo=The Tourists' Istanbul| editore=Çituri Biraderler Basımevi| città=Istanbul| anno=1953| cid=ma| lingua=en}} {{NoISBN}}
| cognome=Van Millingen
*{{Cita libro| cognome=Janin| nome= Raymond| wkautore = Raymond Janin| titolo=La Géographie Ecclésiastique de l'Empire Byzantin. 1. Part: Le Siège de Constantinople et le Patriarcat Oecuménique. 3rd Vol. : Les Églises et les Monastères| editore=Institut Français d'Etudes Byzantines| città=Parigi| anno=1953| cid=ja| lingua=fr}} {{NoISBN}}
| nome= Alexander
*{{Cita libro| cognome=Schäfer| nome= Hartmut| titolo=Die Gül Camii in Istanbul| editore=Wasmuth| città=Tubinga| anno=1973| ISBN=978-3-8030-1706-2| cid=sc| lingua=de}}
| titolo=Byzantine Churches of Constantinople
*{{Cita libro| cognome=Müller-Wiener| nome= Wolfgang| wkautore= Wolfgang Müller-Wiener| titolo=Bildlexikon zur Topographie Istanbuls: Byzantion, Konstantinupolis, Istanbul bis zum Beginn d. 17 Jh| editore=Wasmuth| città=Tubinga| anno=1977| ISBN=978-3-8030-1022-3| cid=mw
| editore=MacMillan & Co
| lingua=de}}
| città = Londra
*{{Cita libro | autore= [[Richard Krautheimer]] | titolo=Architettura paleocristiana e bizantina | editore=Einaudi | città=Torino | anno=1986 | isbn=88-06-59261-0 | cid=kr}}
| anno=1912
| lingua=Inglese
| cid=vm
}} {{NoISBN}}
*{{Cita libro
| cognome=Mamboury
| nome= Ernest
| titolo=The Tourists' Istanbul
| editore=Çituri Biraderler Basımevi
| città=Istanbul
| anno=1953
| lingua=Inglese
| cid=ma
}} {{NoISBN}}
*{{Cita libro
| cognome=Janin
| nome= Raymond
| titolo=La Géographie Ecclésiastique de l'Empire Byzantin. 1. Part: Le Siège de Constantinople et le Patriarcat Oecuménique. 3rd Vol. : Les Églises et les Monastères
| editore=Institut Français d'Etudes Byzantines
| città=Parigi
| anno=1953
| lingua=Francese
| cid=ja
}} {{NoISBN}}
*{{Cita libro
| cognome=Schäfer
| nome= Hartmut
| titolo=Die Gül Camii in Istanbul
| editore=Wasmuth
| città=Tubinga
| anno=1973
| lingua=Tedesco
| id=ISBN 9783803017062
| cid=sc
}}
*{{Cita libro
| cognome=Müller-Wiener
| nome= Wolfgang
| titolo=Bildlexikon zur Topographie Istanbuls: Byzantion, Konstantinupolis, Istanbul bis zum Beginn d. 17 Jh
| editore=Wasmuth
| città=Tubinga
| anno=1977
| id=ISBN 9783803010223
| lingua=Tedesco
| cid=mw
}}
*{{Cita libro
| cognome=Krautheimer
| nome= Richard
| titolo=Architettura paleocristiana e bizantina
| editore=Einaudi
| città=Torino
| anno=1986
| id=ISBN 88-06-59261-0
}}
 
==Collegamenti esterni==
* [http://www.byzantium1200.com/gul.html Byzantium 1200 - Moschea Gül]
* [http://archnet.org/library/sites/one-site.jsp?site_id=7172 Archnet]
 
==Voci correlate==
* [[Moschee di Istanbul]]
 
== Altri progetti ==
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==Collegamenti esterni==
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* {{cita web|http://www.byzantium1200.com/gul.html|Byzantium 1200 - Moschea Gül}}
* {{cita web|url=http://archnet.org/library/sites/one-site.jsp?site_id=7172|titolo=Archnet|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080624072059/http://archnet.org/library/sites/one-site.jsp?site_id=7172|dataarchivio=24 giugno 2008}}
 
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[[Categoria:Moschee di Istanbul|Gü]]
[[Categoria:Architetture bizantineChiese di Costantinopoli]]
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