Morano Calabro: differenze tra le versioni
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{{Divisione amministrativa
|Nome = Morano Calabro
|Panorama =
|Didascalia =
|Bandiera = Morano Calabro-Gonfalone.png
|Voce bandiera =
|Stemma = Morano Calabro-Stemma.png
|Voce stemma =
|Stato = ITA
|Grado amministrativo = 3
|Divisione amm grado 1 = Calabria
|Divisione amm grado 2 = Cosenza
|Amministratore locale =
|Partito = [[
|Data elezione =
|Data
|Data istituzione =
|Sottodivisioni = Campotenese
|Divisioni confinanti = [[Castrovillari]], [[Chiaromonte]] (PZ), [[Mormanno]], [[Rotonda (Italia)|Rotonda]] (PZ), [[San Basile]], [[Saracena]], [[Viggianello (Italia)|Viggianello]] (PZ)
|Zona sismica = 2
|Gradi giorno = 2188
|Nome abitanti = moranesi
|Patrono = [[san Bernardino da Siena]]
|Festivo = 20 maggio
|PIL =
|PIL procapite =
|Mappa = Map of comune of Morano Calabro (province of Cosenza, region Calabria, Italy).svg
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Morano Calabro all'interno della provincia di Cosenza
}}
'''Morano Calabro''' {{IPA|[ˌmoˈraːno ˈkaːlabro]}} (''Murènu'' {{IPA|[ˌmuˈrɛːnu]}} in dialetto moranese<ref>Sul dialetto moranese cfr. Gerhard Rohfls, ''Dizionario dialettale delle tre Calabrie''. Milano-[[Halle sul Saale|Halle]], 1932-1939; Id., ''[[Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria]]''. Longo, Ravenna, 1977 ISBN 88-8063-076-8 (sesta ristampa, 2001).</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> situato nella zona settentrionale della [[provincia di Cosenza]] in [[Calabria]]. È uno dei principali centri del [[parco nazionale del Pollino]].
La sua posizione strategica nell'alta valle del fiume [[Coscile]] (antico ''Sybaris'' di epoca magno-greca) alle pendici del [[massiccio del Pollino]], ha contribuito al suo sviluppo in epoca antica ed al suo splendore nei periodi medievale e rinascimentale, in particolare sotto la signoria dei Sanseverino di Bisignano.
{{TOClimit|3}}
== Geografia fisica ==
=== Territorio ===
Morano Calabro si trova in una verde zona collinare della valle del fiume [[Coscile]], nei pressi del confine con la [[Basilicata]]. Il suo territorio è caratterizzato da rilievi in larga parte della sua superficie, particolarmente accentuati nei versanti posti a nord e a nord-ovest. Un'ampia conca semipianeggiante intervallata da colline si situa a partire dalle adiacenze suburbane: essa è fiancheggiata ad ovest dal borgo sul Colle di Morano e dalle pendici del monte Calcinaia a sud; a nord dal Piano di Ruggio (1.550 m.), dal [[Massiccio del Pollino|Monte Pollino]] (2.248 m.), dalla [[Serra Dolcedorme|Serra del Dolcedorme]] (2.267 m.) e dalla [[Serra del Prete]] (2.181 m.); sul versante ionico dai monti Sant'Angelo e Monzone; in quello tirrenico dalla pietrosa scoscesa che conduce al [[#Campotenese|Valico di Campotenese]]. L'altopiano in cui sorge appunto Campotenese, vista la sua altitudine, ha già caratteri prettamente montani e costituisce il naturale sbocco di accesso alla catena del Pollino che si sviluppa orizzontalmente rispetto ai due versanti calabri. Esso, per via della sua posizione intermedia, separa la catena suddetta dai monti di [[Orsomarso]]: il territorio in cui è sito il centro appartiene infatti al complesso montuoso di Orsomarso e [[Verbicaro]], sebbene l'area comunale si espanda come già detto anche a nord, lambendo il crinale della catena del Pollino, e ad ovest costeggiando [[Mormanno]] e il monte Timpone del Vaccaro (1.436 m.). La superficie territoriale del comune è pari complessivamente a 116,25 km² ed è compresa fra i 422 e i 2.226 [[m s.l.m.]] con un'escursione altimetrica pari a 1.804 m.
==== Caratteristiche del suolo ====
La singolare conformazione [[Pedologia|pedologica]] della zona del Pollino, nonché la differenza di altitudine che si riscontra, contribuiscono alla caratterizzazione del territorio. Si evidenzia infatti un suolo di tipo collinare e montano, con formazioni sedimentarie e vulcaniche, spesso con un substrato calcareo e carsico in particolare nelle [[dolina carsica|doline]] d'alta quota dove si alternano a zone brulle o radure, ad aree fitte di vegetazione e riaffioramenti rocciosi, in particolare lungo le gole. Concernentemente all'utilizzo delle risorse del suolo, in linea meramente macroscopica esso è sfruttato per [[Agricoltura|colture agricole]] al 27,02 % della sua estensione totale, mentre le aree boschive e gli ambienti semi-naturali coprono il 72,37 %. Appare evidente che le zone artificiali, ovvero la superficie comunale comprendente l'area urbanizzata e industriale costituisce il restante 0,62 %, pari a 69,64 Ha. L'area boschiva in particolare è piuttosto vasta: oltre al già citato piano di [[Campotenese]] e le sue estese aree limitrofe, ricordiamo il piano di Ruggio, i boschi del ''Monaco'', di ''Pollinello'' e ''della Principessa''.<ref>[http://www.parcopollino.it/comuni/morano%20calabro.htm ''Profilo del comune di Morano Calabro'' Parco nazionale del Pollino] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081011031905/http://www.parcopollino.it/comuni/morano%20calabro.htm |data=11 ottobre 2008 }}</ref> Le [[Bosco|zone boschive]] sono così suddivise: 12 % boschi misti, 9 % boschi di [[Latifoglia|latifoglie]], 27 % di [[conifere]], mentre al pascolo naturale e alle praterie in quota è riservato il 18 % della superficie.<ref>{{Cita web|url=http://www.regione.calabria.it/ambiente/allegati/vas/procedimentiincorso/vas/comune_di_morano_calabro/relazione_tecnica_agro_pedologica___psc_morano.pdf|titolo=Fonte: Comune di Morano Calabro; relazione tecnica Agro-Pedologica a cura di N. Filidoro, 2012 - pag. 36|accesso=16 maggio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924085854/http://www.regione.calabria.it/ambiente/allegati/vas/procedimentiincorso/vas/comune_di_morano_calabro/relazione_tecnica_agro_pedologica___psc_morano.pdf|dataarchivio=24 settembre 2015|urlmorto=sì}}</ref>
===== Colture ed utilizzo del suolo, flora e fauna =====
Lo sfruttamento delle aree agricole è praticato tradizionalmente nel territorio in quanto esso rappresentava e rappresenta una delle principali fonti produttive. Le colture che sopravvivono sono in larga parte quelle tradizionali praticate nelle sedi e nei luoghi caratteristici: ciò si deve in buona parte all'estrema pendenza dei versanti montani e alla presenza di aree boschive e di alta quota che sovente le differenzia anche nelle tipologie, sebbene il rapporto fra la superficie agricola totale e quella realmente utilizzata non sia uguale. Le colture pertanto sono prevalentemente seminative in aree non irrigue (13 %), mentre quelle agrarie con spazi naturali coprono circa il 6 %; le colture promiscue ([[olivo|oliveti]] e [[vigneto|vigneti]]) coprono l'1 % accompagnandosi sovente anche a quelle annuali e stagionali (7 %).<ref>{{Cita web |url=http://www.regione.calabria.it/ambiente/allegati/vas/procedimentiincorso/vas/comune_di_morano_calabro/relazione_tecnica_agro_pedologica___psc_morano.pdf |titolo=Fonte: Comune di Morano Calabro; relazione tecnica Agro-Pedologica a cura di N. Filidoro, 2012 - pag. 37 |accesso=16 maggio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924085854/http://www.regione.calabria.it/ambiente/allegati/vas/procedimentiincorso/vas/comune_di_morano_calabro/relazione_tecnica_agro_pedologica___psc_morano.pdf |dataarchivio=24 settembre 2015 |urlmorto=sì }}</ref>
In ragione del divario di altitudine, sul territorio insiste una certa varietà di flora e fauna, differenziantesi man mano che si ascende verso i punti più in quota. Nella fascia tipica della zona collinare e pedemontana, troviamo varie specie arboree, quali ad esempio l'[[Ulmus laevis|olmo]], il [[Morus alba|gelso bianco]] e il [[Morus nigra|gelso nero]], il [[Quercus cerris|cerro]], l'[[Olea europaea|olivo]], la [[Quercus pubescens|roverella]], il [[Quercus ilex|leccio]], l'[[Alnus|ontano]] e il [[Populus|pioppo]]; alle quote più alte invece, oltre al [[Fagus|faggio]], al [[Pinus nigra|pino nero]], al [[Carpinus betulus|carpino]] e l'[[Acer campestre|acero campestre]], incontriamo l'[[Abies alba|abete bianco]] e soprattutto il [[Pinus heldreichii|pino loricato]], specie rarissima presente sulle più alte pendici. La [[fauna]] si popola di [[Meles meles|tassi]], [[Volpe|volpi]], [[Sus scrofa|cinghiali]], vi è anche il [[Canis lupus italicus|lupo appenninico]], ma negli ambienti acquatici più incontaminati è presente la [[Lutrinae|lontra]]; non mancano fra gli uccelli il [[Milvus milvus|nibbio reale]].<ref>[http://www.prolocomorano.it/morano-calabro.html Profilo dal sito della Pro Loco di Morano Calabro] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130714161254/http://www.prolocomorano.it/morano-calabro.html |data=14 luglio 2013 }}</ref>
===== Idrografia =====
Il profilo idrografico del comune è assai vivace vista la posizione in cui si contestualizza il territorio. Ad un'altezza di 668 m. è situata infatti la sorgente del già citato fiume Coscile alle pendici del Monte Cappellazzo (1210 m), sovente accompagnato da una fitta vegetazione riparia specie in alcuni tratti localizzati nei pressi dell'abitato. L'attività di intervento artificiale volta alla canalizzazione o allo sfruttamento delle acque del Coscile non è stata del tutto marginale, era altresì necessaria per l'attività agricola o per l'alimentazione dei [[mulini]]: l'estensione della rete storica è stimata per una superficie di circa 350 ettari<ref>http://www.cmpollino.it/netwet/Glossario.pdf {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150402120522/http://www.cmpollino.it/netwet/Glossario.pdf |data=2 aprile 2015 }} [Dati consultati dalla pagina della Comunità montana del Pollino</ref>. Lungo gli altopiani circostanti si trovano numerose sorgenti che, come la precedente, hanno carattere prettamente torrentizio, fra queste ricordiamo le sorgenti: Romanie, San Francesco, Pietra del Torno, Del Monaco, Tufarazzo, Serra, Tirone.<ref>[http://www.parcopollino.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&id=83%3Amorano-calabro&catid=42%3Aversante-calabro&Itemid=89&limitstart=4 dati Parco Nazionale del Pollino, profilo di Morano Calabro] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150402144640/http://www.parcopollino.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&id=83%3Amorano-calabro&catid=42%3Aversante-calabro&Itemid=89&limitstart=4 |data=2 aprile 2015 }}</ref>
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* [[Classificazione sismica]]: zona 2 (sismicità medio-alta), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003
=== Clima ===
{{ClimaAnnuale
| nome = Morano Calabro<ref>{{Cita web |url=http://www.regione.calabria.it/ambiente/allegati/vas/procedimentiincorso/vas/comune_di_morano_calabro/relazione_tecnica_agro_pedologica___psc_morano.pdf |titolo=Fonte: Comune di Morano Calabro. Relazione Agro Pedologica (idem supra) pagg. 13-15. Valori calcolati per i giorni di pioggia basandosi sulle rilevazioni della stazione di Campotenese, per le temperature diagramma pag. 15 |accesso=16 maggio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924085854/http://www.regione.calabria.it/ambiente/allegati/vas/procedimentiincorso/vas/comune_di_morano_calabro/relazione_tecnica_agro_pedologica___psc_morano.pdf |dataarchivio=24 settembre 2015 |urlmorto=sì }}</ref>
| tempmedia01 = 8
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}}
Da un punto di vista climatico la zona di Morano Calabro è influenzata dalla sua posizione geografica interna, in particolare dai rilievi che cooperano nello schermare il passaggio dell'aria umida marittima dei versanti ionico e tirrenico; inoltre gli stessi divari di altitudine presenti nel suo territorio, contribuiscono alla differenziazione climatica interna. Notevoli e uniformi le precipitazioni su tutto il territorio, in particolare sulle alture, esse si concentrano nei mesi invernali e tardo autunnali, mentre si alternano nei mesi estivi periodi di scarsi o assenti fenomeni.
* [[Classificazione climatica]]: zona E, 2 188 [[Gradi giorno|GG]]
== Storia ==
=== Epoca antica ===
==== Considerazioni sul toponimo "Morano" ====
[[File:Polla via popilia da reggio a capua.jpg|miniatura|[[Lapis Pollae]] (il nome "''Muranum''" appare all'inizio della quinta riga)]]
Sull'origine del [[toponimo]] non si hanno precise concordanze storiche e si sono ipotizzate varie teorie. Fra le tante, la congettura creatasi sull'erronea supposizione che Morano sia stata fondata o abitata dai ''[[Saraceni|mori]]'', giustificata sulla base di una presunta assonanza etimologica. Questa tesi è in realtà del tutto infondata, visto che l'insediamento (accertato dal [[II secolo a.C.]]) era preesistente alle [[Saraceni|incursioni saracene]]. Lo storico Gaetano Scorza, secondo il quale Morano avrebbe origini più remote rispetto a quelle documentabili (forse [[Magna Grecia|magno-greche]]), convalida la sua ricostruzione rifacendosi al verbo greco μερυω (''merùo''), cioè "raccogliere insieme, cumulare",<ref>Mele, Michela, ''Morano Calabro, Passeggiate in luoghi d'arte'', Morano Calabro 1997; pag. 29</ref> chiara allusione alla singolare struttura urbana nella quale gli edifici paiono essere gli uni attaccati agli altri: anche questa proposta però appare poco realistica, perché il borgo ha assunto questo aspetto solo nel lungo corso dei secoli. Da ultimo, lo scrittore [[Vincenzo Padula]] nella ''Protogea'' del [[1871]], immagina che il toponimo derivi dall'ebraico ''Mòren'' adoperato nel [[Talmud]] con il significato di ''castello'', il che proverebbe la fondazione di un fortilizio contemporaneamente allo svilupparsi di un centro urbano, benché sia inverosimile confermare tale esotica etimologia.<ref>(citato in) Salmena, barone Antonio, ''Morano Calabro e le sue case illustri'', Raccolta Daugnon, Milano 1878; pag. 4</ref>
[[File:Morano calabro vue ville.JPG|miniatura|Morano Calabro, scorcio dal centro storico]]
Dunque il ''Muranum'' [[Lingua latina|latino]] storicamente attestato dalle fonti, pone chiara luce sulla sua esistenza in epoca romana e riapre la questione sulle origini, avvalorando un'ipotesi fortemente plausibile, ma non suffragata da risultanze storiche inconfutabili. Poiché il [[suffisso]] latino [[prediale]] ''-anum'' indica in questi casi vasti fondi e proprietà di una data famiglia importante della zona, non appare senza fondamento supporre che si tratterebbe di un [[antroponimo]], derivante di ''Murus'' o ''Murrus'', da cui il nome ''Muranum.''<ref>Biagio Cappelli, ''Profilo di Morano'' in ''Morano Calabro e la sua odonomastica'', Castrovillari, 1989; pag. 21.</ref>
L'appellativo ''Calabro'' venne aggiunto in epoca post-unitaria con un decreto di [[Vittorio Emanuele II]] del giugno [[1863]], per distinguerlo da [[Morano sul Po]].<ref>Regio Decreto N. 1426 del 28/06/1863</ref>
==== Primi insediamenti e la fondazione di ''Muranum'' ====
I più evidenti riscontri sulla esistenza del borgo risalgono al [[II secolo a.C.]], periodo nel quale è possibile collocarla con esattezza, benché ciò non smentisca un'ipotetica preesistenza. A questo proposito, i richiami di alcuni autori dei secoli passati sembrano convalidare la tradizione di un'origine magno-greca o precedente. Ad esempio, Giovan Leonardo Tufarello congettura riguardo ad una remota fondazione degli [[Enotri]], i quali dopo aver lungamente perlustrato i dintorni e trovato il sito dove dimorare, esclamarono «Hic moremur!»,<ref>Espressione del tutto antistorica datosi che gli Enotri non parlavano il latino</ref> da cui si originerebbe fantasiosamente ''Morano'' dal verbo ''mŏror''. Altri come Gabriele Barrio credevano che il paese fosse la ricostruzione della antica Sifeo (o Xifeo) che sorgeva nei paraggi sul crinale dell'attuale colle di Sassòne e che venne distrutta.<ref>Fiore da Cropani, padre Giovanni, ''Della Calabria illustrata'', Napoli, 1691; par. XIV, pag.99</ref> Le fonti degli autori tradizionali, lontane da metodologie di ricerca attendibili, offrono tuttavia una traccia che sembra emergere da recenti ricognizioni archeologiche. I rinvenimenti presso Sassòne, lasciano senz'altro immaginare che sui luoghi ci fossero attività umane già in [[Protostoria|epoca protostorica]], essendo il territorio un crocevia per numerose direttrici di transito, come si confermerà nelle epoche successive.<ref>Renda, Giuseppina, ''Precisazioni sulla via Regio-Capuam nell'altopiano di Campotenese e nel territorio di Morano'' saggio contenuto in ''Campagna e paesaggio nell'Italia antica'', (a cura di Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli), Ed. L'erma di Bretschneider, Roma, 2000; Pagg. 20-28</ref> In merito a un insediamento greco, fra le recenti scoperte si considerano il rinvenimento di [[Monetazione di Sybaris|monete di Thuri]] e di alcune sepolture con [[Forme ceramiche greche|corredo vascolare]] nelle contrade Foce e Santagada a ridosso del fiume Coscile, cosa che attesterebbe la continuazione di vita nella zona fin dall'epoca arcaica.<ref name="Renda, Giuseppina, Op. cit">Renda, Giuseppina, Op. cit.</ref>
Gli storici dunque, pur riscontrando attività antropiche nel territorio in epoche remote tali da far pensare a un proto-insediamento, confermano senza dubbi l'esistenza di ''Muranum'' solo in epoca romana come stazione della [[Via Capua-Rhegium]], strada consolare comunemente denominata ''via Annia-Popilia''. Il toponimo compare per la prima volta in una pietra miliare del [[II secolo a.C.]], la cosiddetta [[Lapis Pollae]] (o ''lapide di Polla''), nella quale sono contrassegnate le distanze fra le antiche città romane: Morano vi compare come tappa già presente ai tempi della sua costruzione, precedente a [[Cosenza|Cosentia]] alla distanza di 49.000 passi, pari a 74 km. Tuttavia, la ''statio ''dell'antica ''Muranum'', sebbene non attesti la contemporanea sussistenza di un centro abitato, lo fa senz'altro supporre visto che proprio la presenza sull'epigrafe pare suggerirne una qualche importanza. A tal proposito si suppone che la fondazione romana possa esser posta cronologicamente in concomitanza alla conquista della vicina [[Nerulum]], occupata dal console [[Quinto Emilio Barbula]] nel [[317 a.C.]].Successivamente, Morano la si ritrova con il nome di ''Summuranum'' nel cosiddetto [[Itinerario antonino|Itinerario di Antonino]] ([[III secolo d.C.]]) e nella [[Tabula Peutingeriana]] (III secolo d.C.). L'importanza strategico-militare del sito apparve subito evidente ai Romani, come in precedente epoca greca lo era stata per ragioni prevalentemente commerciali e di transito.<ref name="Renda, Giuseppina, Op. cit"/>. Da Morano poteva infatti esercitarsi il controllo dell'area della Valle dell'Ospedaletto, la quale a nord-ovest, attraverso l'altopiano di Campotenese, è in comunicazione con la Valle di San Martino sotto l'influenza di Nerulum: così sarebbe stato possibile mettere in comunicazione il territorio di bacino dei rispettivi fiumi, ossia il [[Lao (fiume)|Laos]] (per gli insediamenti di Nerulum e [[Laino Castello|Lainum]]) e il [[Coscile|Sybaris]] (per Muranum e rispettiva area fino a [[Thurii]]).<ref>Cappelli, Biagio, ''Profilo di Morano'', Ed. Pro Loco Morano Calabro, Castrovillari, 1989</ref>
=== Medioevo ===
==== La ''battaglia di Petrafòcu'' ====
La prima significativa notizia storica di epoca [[Alto medioevo|altomedievale]], si fa risalire alle [[incursioni]] saracene del [[X secolo]]. La tradizione attesta che a quell'epoca i moranesi vinsero i [[saraceni]] in un leggendario fatto d'armi ricordato come la ''battaglia di Petrafòcu'', svoltasi nelle adiacenti campagne. Ad essa oggi ci si richiama come simbolo dell'indipendenza cittadina in una annuale azione storica in costume, la [[Festa della bandiera]], oltre che [[iconografia|iconograficamente]] nello [[stemma]] comunale. L'episodio - tra l'altro così rinvenuto in un documento del tardo [[Secolo XVI|seicento]] dallo storico Cappelli<ref>Cappelli, Biagio, Lo stemma di Morano in ''Morano Calabro e la sua odonomastica''; Edizioni Pro Loco, Morano Calabro/Castrovillari, 1989; pag. 27</ref> - pare essersi sedimentato nella memoria civica collettiva, come prova il richiamo simbolico alla testa del ''moro'' già dal [[1561]]. Benché con il tempo la battaglia sia stata assorbita dal mito, ciò non esclude la reale possibilità di uno scontro con l'invasore saraceno; anzi è da ritenersi più che probabile viste le continue incursioni avute fra alterne vicende dal [[Secolo IX|IX]] al [[Secolo XI|XI secolo]]. Tuttavia, essendo stata occupata la vicina [[Cassano all'Ionio|Cassano]] proprio dai saraceni nell'anno [[1031]] durante le successive episodiche invasioni, è facile intuire che, per la sua strategica posizione, anche Morano infine venisse occupata; dunque l'accaduto sarebbe da ritenersi come un glorioso episodio di resistenza al nemico, trasmesso da una tradizione originariamente orale. In quegli anni infatti, le scorribande musulmane da parte del fratello di Abul-Kasem-Ibn-Hasan del [[976]] e del [[986]] si fecero più sanguinose, concentrandosi fra il nord della [[Calabria]], la [[Basilicata|Lucania]] e le [[Puglia|Puglie]], dunque appare poco probabile che Morano ne restasse esclusa.<ref>Moscato, Giovanni Battista, ''Cronaca dei musulmani in Calabria'', Brenner, Cosenza, 1963 - (cit. in) Cappelli, Biagio, op. cit, pag. 30.</ref>
====
Seguendo la cronologia dei vari signori di Morano, il primo del quale si abbia notizia pare essere Apollonio Morano, che la tenne in feudo sicuramente dal [[1239]];<ref>Fiore, Giovanni, op. cit.; pag. 100</ref> in seguito fu dei Fasanella, di Antonello Fuscaldo e nel [[Secolo XVI|XIV secolo]] passò quindi ai [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino di Bisignano]]. Tuttavia, in età medievale il borgo fu per un certo tempo libero comune<ref>{{EI||Morano Calabro}}</ref>, ed è opinione dello storico Salmena ritenere che Morano abbia goduto in maniera significativa di numerosi privilegi e immunità, tali da rendersi concorrenti a un pieno [[Dominio (diritto feudale)|dominio feudale]]. A tal proposito, questa posizione può essere giustificata dalla ''Platea'' del [[1546]] compilata da Sebastiano della Valle su [[decreto]] dell'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]]: documento di essenziale importanza nel quale venivano distinti i diritti feudali da quelli spettanti al ''Seggio'' di Morano ed al popolo. Redatta come reintegra di un documento simile del [[1400]], dalla sua lettura si evince una certa emancipazione delle famiglie maggiorenti locali, che sostenevano precedenti libertà e [[Consuetudine|consuetudini]] tali da incidere in maniera più o meno significativa sulla diretta disponibilità del [[feudatario]] stesso.<ref>Salmena, barone Antonio, ''Morano Calabro e le sue case illustri'', Raccolta Daugnon, Milano, 1873; pag. 165, 168, 173</ref> La stratificazione temporale di questo stato di cose, lascia ben immaginare al Salmena l'idea non infondata di una Morano libera ''de facto'' in alcuni periodi, mentre in altri permaneva come feudo avente numerose [[Franchigia (storia)|franchigie]] di natura economica, gestionale, difensiva.<ref>Salmena, barone Antonio, op. cit.; pag. 169</ref> A convalida di questa tesi si riporta: in primo luogo, il fatto che Morano non abbia mai avuto annesso a sé nessun titolo di principe, marchese, duca o conte; secondariamente, la presenza di famiglie di origine locale che godettero di [[Allodio|diritti allodiali]] e [[Trattamento d'onore|trattamenti nobiliari]], fra le quali infatti si distingueranno i De Feulo, De Guaragna, Della Pilosella, Dell'Osso, Tufarelli, Salmena/Salimbeni ed altre.<ref>Salmena, barone Antonio, op. cit., (cfr.) Libro III</ref>
È quindi assai probabile che Morano non fosse ancora infeudata ai [[Normanni]] nel [[1190]], ovvero che mantenesse lo status di [[Città regia (Italia)|città regia]]. Di conseguenza, in quello stesso anno Enrico Kalà, generale dell'imperatore Svevo [[Enrico VI di Svevia|Enrico VI]], decise di potenziarne le fortificazioni per meglio controllare i Normanni asserragliati nelle vicinanze. I soldati di [[Ottone IV di Brunswick|Ottone]] tuttavia distrussero Morano nel [[1208]], e poi fu proprio per intercessione del Kalà presso [[Federico II di Svevia|Federico II]] che il borgo, con alcune città vicine, venne successivamente ricostruito e ripopolato. A questo periodo si suppone risalga il nucleo primigenio di privilegi e immunità che per consuetudine saranno riconfermati secoli dopo sia dalla ''Platea'' del 1400 che da quella del 1546.<ref>Salmena, barone Antonio, op. cit., pag. 165</ref>
=== Dal '400 all'epoca moderna ===
==== Lo scontro della ''scala di Morano'' ====
Nell'ultimo decennio del [[Secolo XV|XV secolo]], Morano fu protagonista di un avvenimento a margine delle prime fasi delle [[Prima guerra d'Italia|guerre d'Italia]], ossia il passaggio del ''Gran Capitano'' [[Gonzalo Fernández de Córdoba|Consalvo de Córdoba]]. L'episodio, da menzionare come ''scontro della Scala di Morano'', avvenne nel [[1496]] durante il transito del condottiero andaluso lungo le Calabrie a capo delle truppe del re [[Ferdinando II di Napoli|Ferdinando]]. Giungendo dalla vicina [[Castrovillari]], Consalvo si trovò a fronteggiare un'inaspettata schermaglia dei moranesi lungo la salita detta ''scala di Morano'', oggi nota come ''il Crocifisso''. Le fonti storiche a questo punto divergono, affermando da un lato, che l'imboscata venisse compiuta da contadini e popolani di Morano; dall'altro, che questi fossero guidati (o istigati) da un manipolo di notabili del borgo avversi alla monarchia aragonese.<ref>Salmena, barone Antonio, op. cit., (cfr.) pagg. 20-21, 152-153 punto 6°</ref> Qualunque siano stati gli oscuri antefatti, il Córdoba fu costretto a ripiegare nuovamente su Castrovillari vista la resistenza degli abitanti. Venuto quindi a conoscenza che nel castello di [[Laino Castello|Laino]] si rifugiarono alcuni nobili ben armati, fra i quali il Conte di Mileto e Alberico Sanseverino, il ''Capitano'' aggirando il blocco, riuscì ad occupare Morano, stanando a sorpresa gli imboscati nel loro rifugio. È possibile che in detto scontro il Sanseverino restasse ucciso, mentre gli altri congiurati furono neutralizzati;<ref>Sinopoli, Cesare - Pagano, Salvatore - Frangipane, Alfonso, ''La Calabria. Storia, geografia e arte'', Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2004; pagg. 69-70</ref> tuttavia, è voce comune che Morano fosse risparmiata dai saccheggi delle truppe. A questo punto si deve rilevare che la vicenda, come storicamente accertabile, si tinge dei colori del mito. Infatti dopo lo ''scontro'', si narra che il ''gran Capitano'' incontrò un [[frate]] francescano lungo la strada verso Morano, il quale cercò di dissuaderlo dal compiere atti di rappresaglia contro i moranesi. Una volta giunto in paese e varcata la soglia della chiesa di [[San Bernardino da Siena|San Bernardino]], Consalvo riconobbe proprio nella statua del Santo le stesse sembianze del monaco nel quale si era imbattuto lungo il cammino. Così, deposta la spada ai suoi piedi, si convinse a non infierire sugli abitanti. Non è chiaro se questo mito sia scaturito da un artificio dello stesso Consalvo, sta di fatto che da tale racconto pare si origini la devozione a San Bernardino, che la tradizione vuole aver assunto il [[Santo patrono|patronato]] di Morano a seguito di questo episodio.<ref>Salmena, barone Antonio, op. cit.; pag. 21</ref>
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La famiglia [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino di Bisignano]], come anticipato, acquisì il feudo di Morano a partire dal [[Secolo XIV|XIV secolo]]. Il legame dei suoi esponenti verso i loro domini fu sempre stretto, ed in particolare testimoniarono il loro [[mecenatismo]] costellando Morano di pregevoli tracce storico-artistiche e di numerose liberalità, inaugurando quello può definirsi un ''periodo aureo'' sia sotto il profilo culturale che economico. Fra i lasciti ''sanseveriniani'' si citano ad esempio la fondazione votiva del Monastero di [[San Bernardino da Siena]] patrono della città ([[1452]]), l'ampliamento del [[castello]] ([[1515]]) e la costruzione del ''Palazzo de lo conte'' coevo, ai piedi dell'abitato.<ref>Cappelli, Biagio, op.cit.; pag. 61</ref> Il principe [[Pietro Antonio Sanseverino]], maggior esponente della famiglia del periodo, accordò inoltre numerose concessioni con il noto [[Documento|atto]] ''Capitoli e Grazie'', [[ratifica]]to in Morano il 1º agosto [[1530]];<ref>Dicitura tratta da ''Capitoli e Grazie'' ''"Datum in nostra terra Morani 1° mensis Augusti 1530, Ind. XIII"''</ref> inoltre suo figlio, [[Sanseverino (famiglia)#Principi di Bisignano|Niccolò Bernardino]] (ricordato per gli ''orti botanici sanseverini'' di [[Napoli]]), vi nacque nel [[1541]] dal suo secondo matrimonio con Erina Kastriota-Skanderbeg: gli venne dato come secondo nome quello del santo patrono locale, a suggellarne il legame. Niccolò Bernardino, fu l'ultimo esponente del ramo, poiché dalle sue nozze con Isabella della Rovere, non nacque che il figlio Francesco Teodoro morto precocemente. Passando in seguito i feudi in mano alla figlia di sua sorella [[Giulia Orsini]], questi vennero progressivamente alienati prima della controversa causa che portò Luigi dei Sanseverino di Saponara come erede legittimo. Anche Morano venne ceduta, passando nel [[1614]] ai Principi [[Spinelli (famiglia)|Spinelli di Scalea]], che lo manterranno fino all'[[Eversione della feudalità|eversione]] dal [[feudalesimo]] durante il periodo napoleonico nel [[1806]].
==== Epoche successive ====
Il borgo seguì successivamente le sorti del [[Regno delle due Sicilie]] e del nascente [[Regno d'Italia]].
Una nota particolare merita il grande flusso migratorio che ha interessato il borgo fra l'ultimo ventennio del [[XIX secolo]] e i primi del [[XX secolo|'900]], così come è attestato da un drastico calo demografico. Gli abitanti censiti nel [[1881]] sfioravano le 10.000 unità, mentre nel [[1901]], dopo vent'anni, erano 6.596. Gran parte di questi flussi erano indirizzati all'estero, in particolar modo verso alcuni paesi dell'[[America Latina]]: Brasile, Colombia, Costa Rica e Guatemala. All'inizio degli [[Anni 1980|anni ottanta]], il [[comune]] di Morano Calabro si è [[gemellaggio|gemellato]] con la città di [[Porto Alegre]], capitale del Rio Grande do Sul, in [[Brasile]], per l'alta concentrazione di moranesi, stimati intorno alle quindicimila persone.
=== Simboli ===
==== Stemma ====
[[File:Morano Calabro-Stemma.png|sinistra|130px]]
;Descrizione
Sul fondo dell'[[Armi (araldica)|arme]] di colore azzurro campeggia una testa di [[saraceni|moro]] con il [[fez (abbigliamento)|fez]], il quale richiama simbolicamente alla ''battaglia di Petrafòcu'' del [[1076]], nella quale i moranesi sconfissero i saraceni portando in [[patria]] come [[trofeo]] il capo sanguinante di un loro [[soldato]] o capo di [[guarnigione]]. Tale aneddoto è inoltre evocato più esplicitamente dall'aulica scritta [[Classicismo (letteratura)|classicheggiante]] ''Vivat sub umbra'' (che stia sotto l'ombra [il moro]). Alla base, sono rappresentati tre monti che sono: Morano, Sant'Angelo di Colloreto e Pietrafoco.
;Note storiche<ref>Cappelli, Biagio (1989), "Lo stemma di Morano" in ''Morano Calabro e la sua odonomastica'', pp. 27-32</ref>
Le origini dello stemma di Morano Calabro risalgono al [[1561]], anno in cui venne scolpito su una lastra marmorea posta sull'antica [[fontana]] di piazza [[San Nicola di Bari|san Nicola]] ai tempi del sindacato di Decio Feulo. Alla composizione più antica dello [[stemma]] si sono aggiunti alcuni arricchimenti nei periodi successivi, fino all'attuale aspetto che ne rappresenta un definitivo compendio. Infatti, nella forma più risalente nel tempo, la testa di moro veniva rappresentata con barba e cappello conico senza i tre colli sottostanti, in maniera assai simile alla effigie del sigillo dell{{'}}''[[Università del Regno|Universitas]] Morani'' con le due varianti ad oggi pervenuteci: la prima, nel motto ''Vivat sub Umbra'' a cui era aggiunto il sostantivo ''morus'' (il moro) e la scritta ''Arma Morani''; la seconda, di tipo iconografico, nella quale la testa del moro era presentata su un piatto o una coppa.
Dal principio del [[XVII secolo]] a seguire, lo stemma venne riprodotto oltre che su altri monumenti cittadini, quali la fontana di piazza Maddalena del [[1604]], anche sul frontespizio dell'opera a stampa dell'erudito Giovan Leonardo Tufarello, il ''trattato della Sagnìa'' del [[1599]], consistente in uno scudo con tre monti sormontati dalla testa del moro.
Dal [[1982]], negli atti ufficiali del comune, spesso si affianca lo stemma della città di [[Porto Alegre]], capitale del [[Rio Grande do Sul]] in [[Brasile]], con cui la cittadina di Morano Calabro è gemellata.
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Architetture religiose ===
==== Chiesa arcipretale dei Santi Pietro e Paolo ====
[[File:Morano chiesa madre int.jpg|miniatura|L'interno della chiesa]]
Situata sulla sommità dell'abitato nei pressi del Castello, la fondazione risale intorno all'[[1000|anno mille]], probabilmente al [[1007]]. Sulle attuali architetture hanno inciso una serie di interventi successivi, ad eccezione del campanile in pianta quadrangolare di epoca medievale, che dell'impianto originario mantiene la posizione visivamente arretrata rispetto alla chiesa. La [[facciata]] a falde laterali ribassate ''a capanna'', ammodernata in [[Barocco|epoca barocca]], è sormontata nel [[Timpano (architettura)|timpano]] da una nicchia con la statua di San Pietro attestabile al [[Carlo I d'Angiò|periodo angioino]]. L'interno in tre navate a pianta basilicale è decorato da delicati stucchi in [[Rococò|stile rococò]] (seconda metà del [[XVIII secolo|secolo XVIII]]).<ref>Mele, Michela, Op. cit.; Cfr. § ''La collegiata dei santi Pietro e Paolo''</ref>
Le numerose opere custodite sono testimoni di un arco temporale che comincia dal [[XV secolo]] ai primi decenni dell'[[XIX secolo|'800]]. Si segnalano: un [[sarcofago]] in [[bassorilievo]] appartenente alla famiglia feudale Fasanella, un [[affresco]] raffigurante la ''Vergine delle Grazie'' proveniente dall'omonima cappella e una ''Croce Processionale'' in argento di Antonello de Saxonia del [[1445]]. Risalgono al [[XVI secolo]] quattro statue in [[marmo di Carrara]] eseguite da [[Pietro Bernini]] scultore toscano attivo a [[Napoli]], nonché padre del celebre [[Gian Lorenzo Bernini|Gian Lorenzo]], raffiguranti: ''[[Santa Caterina d'Alessandria]]'' e ''[[Santa Lucia da Siracusa|Santa Lucia]]'' del [[1592]], ''[[Pietro apostolo|San Pietro]]'' e ''[[Paolo di Tarso|San Paolo]]'' del [[1602]]. Del medesimo periodo sono una ''Candelora'', statua appartenente probabilmente alla bottega di Giovan Pietro Cerchiaro, un ''[[San Carlo Borromeo]]'' di Ignoto di [[Pittura napoletana|scuola napoletana]] ([[1654]]) su un altare policromo del periodo, un ''Compianto sul Cristo morto'' e due tele raffiguranti i ''Santi Pietro e Paolo'' del [[Cristoforo Roncalli|Pomarancio]], parti di un [[trittico]] appositamente commissionato dall'[[Università del Regno|Università di Morano]] per la congregazione di Santa Maria della Pietà.<ref>Tozzi, Silvia, ''La collegiata dei Santi Pietro e Paolo a Morano Calabro'', Florence Art Edizioni, Firenze, 1996</ref> Importante è la presenza di due [[Pala d'altare|pale d'altare]] del [[XVII secolo|seicento]]: ''l'adorazione dei pastori'' e la ''Madonna in trono col Bambinello e quattro Santi'', attribuite al calabrese [[Giovan Battista Colimodio]] ([[1666]]).<ref>Cfr. Panarello, Mario, ''La pittura del Seicento in Calabria, tra naturalismo, manierismo e classicismo'' saggio contenuto in ''AA. VV. La Calabria del viceregno spagnolo: storia, arte e urbanistica'', Gangemi Editore, Roma, 2016; pag. 456</ref> Della seconda metà del [[XVIII secolo]] è il [[Coro (architettura)|Coro]] realizzato fra il [[1792]] e il [[1805]], capolavoro d'intaglio di Mario ed Agostino Fusco. Sul lato sinistro della balaustra, è un pregevole organo portatile del [[XVIII secolo]].<ref>Mele, Michela, op. cit.</ref>
==== Collegiata di Santa Maria Maddalena ====
[[File:Morano Calabro S.MariaMaddalena di notte.JPG|sinistra|miniatura|Collegiata di S. Maria Maddalena (facciata)]]
<div style="float:right; font-size:90%; width:390px; border:0px; padding:0px; margin-left:1em; margin-right:5px;margin-bottom:0px; text-align:left">
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[[
Vi si trovano raffigurati: sul [[Icona (arte)|pilastro]] laterale sinistro, [[San Giovanni Battista]], [[San Nicola di Bari]] e [[Santa Caterina d'Alessandria]]; sul destro, [[San Gerolamo]], [[Sant'Ambrogio]] e [[Santa Chiara|Santa Chiara d'Assisi]]. Al centro è collocata in trono la [[Vergine Maria]] con il [[Bambino Gesù|Bambinello]], ai lati della quale troviamo [[San Francesco d'Assisi]] (a sinistra) e [[San Bernardino da Siena]] (a destra). In alto è raffigurato il [[Passione di Gesù|Cristo Passo]], fra [[Sant'Antonio di Padova]] (a sinistra) e [[San Ludovico da Tolosa]] (a destra). La [[predella]], forma una base sulla quale sono rappresentati il [[Gesù di Nazareth|Cristo benedicente]] che fa ala ai dodici [[apostoli]].
}}
</div>
Fondata nel [[1097]] al di fuori della cinta muraria come piccola cappella, l'accresciuto numero di fedeli rese necessario ampliarla nella seconda metà del [[XVI secolo]] per mandato del [[parroco|prevosto]] don Giuseppe La Pilosella. Assunto il titolo di ''collegiata'' il 3 febbraio [[1737]] con [[Bolla pontificia|bolla]] di [[papa Clemente XII]], nel [[1732]] venne ristrutturata un'ultima volta in [[Pianta (architettura)|pianta]] basilicale a croce latina a tre [[Navata|navate]], mentre l'apparato decorativo commissionato a Donato Sarnicola, le conferì la sua attuale veste tardo barocca ritenuta fra gli esempi più ispirati dell'arte del tempo in Calabria. Il [[campanile]] ([[1817]]) e la [[cupola]] ([[1794]]) furono rivestiti successivamente di [[Maiolica|maioliche]] in stile campano di colore giallo e verde nel [[1862]]. La [[facciata]], completata negli [[Anni 1840|anni '40 del XIX secolo]] in stile [[Neoclassicismo|neoclassico]], è ripartita in due livelli divisi da una [[cornice marcapiano]] costituita da [[Triglifo|triglifi]] e [[Metopa|metope]] con simbologie classicheggianti con [[Parasta|paraste]] [[Ordine ionico|doriche]] e [[Ordine ionico|ioniche]] contornate negli spazi da ghirlande.<ref>Mainieri, Barbara, ''La gran donna di Maddalo; L'architettura'', saggio contenuto in ''(AA. VV.) Memorie riscoperte'', Ed. Amm. comunale di Morano Calabro, Castrovillari, 1995; pagg. 76-89</ref>
Fra le numerose opere d'arte, appartengono alla scuola di [[Pietro Bernini]] un [[ciborio]] e due ''angeli oranti'' facenti parte del corredo sacro; mentre è del celebre scultore del [[rinascimento]] meridionale [[Antonello Gagini]] la ''Madonna degl'Angioli'' ([[1505]]) proveniente dal monastero di San Bernardino e posta su un altare del [[transetto]] destro. In chiesa è anche una ''Adorazione dei Magi'' che riporta una firma frammentaria, ma riconducibile al pittore locale Francesco Schifino, a lungo attivo anche a Firenze. La pala non è databile con certezza e non è possibile sapere se sia stata eseguita prima o dopo il soggiorno toscano.<ref name=":0">Alessandro Nesi, ''Don Giuseppe Schifino (1580-1640), un prete pittore calabrese alla corte dei Medici'', in "Arte Cristiana", n. 881, CII, Milano, 2014, pag. 127.</ref>
La [[Pittura napoletana|scuola napoletana]] del [[XVIII secolo|Settecento]] è ben rappresentata da alcune [[Pala d'altare|pale d'altare]]. Fra gli autori e le opere più significative si citano: [[Francesco Lopez]], autore de ''[[Immacolata Concezione|L'immacolata]]'' ([[1747]]), ''L'Addolorata, [[san Giovanni Battista]] e alcuni santi'' ([[1748]]); famiglia Sarnelli, ''Miracolo di [[San Francesco di Sales]]'' (1747), ''L'incoronazione della Vergine'' (1747) e la ''Madonna del Rosario e alcuni Santi''; Giuseppe Tomajoli, ''Morte di [[San Giuseppe]]'' ([[1742]]) e la [[cimasa]] di ''San Giovannino'' dello stesso periodo; ed infine, del pittore moranese [[Lo Tufo]], ''La Vergine fra i santi Silvestro e Giovanni Battista'' ([[1763]]) e ''Le anime del Purgatorio.''<ref>AA. VV. ''Memorie riscoperte'', Ed. Amm. comunale di Morano Calabro, Castrovillari, 1995; Cfr. Parte II ''le opere''</ref>
Fra i manufatti lignei sono assai pregevoli il coro ([[1792]]), il [[pulpito]] ed alcuni stipi sacri realizzati fra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento da Mario ed Agostino Fusco. Sul fondo dell'[[abside]], proveniente dal monastero di Colloreto, è un fastigio in marmi [[Policromia|policromi]] dei primi del secolo XVII completato dalle statue di [[Agostino da Ippona|Sant'Agostino]] e [[Santa Monica]] con al centro [[Maria Maddalena|Maria Maddalena orante]], attribuita a [[Cosimo Fanzago]] o al [[Michelangelo Naccherino|Naccherino]], cui fanno ala due [[Putto|puttini]] dello stesso periodo.
La sagrestia, è ricoperta da un raro [[Cassettone|soffitto a cassettoni]] di manifattura locale [[Anni 1590|tardo cinquecentesco]] appartenente all'antico apparato, contemporaneo ad un fonte per oli sacri in marmo; qui è inoltre esposto il c.d. ''[[Polittico Sanseverino]]'' di [[Bartolomeo Vivarini]] del [[1477]]. Sono custodite inoltre numerose [[Reliquia|reliquie]] di santi, fra cui una pietra del [[Santo Sepolcro (biblico)|Santo Sepolcro]] e un'orma del sandalo di [[S. Francesco da Paola]] lasciata su una roccia del monte Sant'Angelo nell'atto di benedire la [[Calabria]] prima di recarsi in [[Francia]].<ref>Mele, Michela, op. cit. §''Santa Maria Maddalena, una chiesa museo''</ref>
==== Chiesa e Monastero di San Bernardino da Siena ====
[[
Il complesso monastico in stile [[tardo gotico]] è un esempio paradigmatico di architettura francescana del [[XV secolo|'400]], fra i migliori rintracciabili in [[Calabria]]; inoltre, un accurato restauro in anni recenti, ha consentito il recupero di quasi tutti gli elementi strutturali originari.<ref>Mainieri, Barbara, ''San Bernardino a Morano: La chiesa e il monastero'', saggio contenuto in ''Contrade'', CISIT, Morano Calabro, 1994; pag. 14</ref> Fondato dal conte Antonio Sanseverino di Tricarico, se ne autorizzarono i lavori con bolla di [[Papa Niccolò V|Niccolò V]] del 31 maggio [[1452]]. L'edificazione risale principalmente a due motivi concorrenti: al mecenatismo dei Sanseverino che volevano dotare di un'opera prestigiosa uno dei principali centri dei loro possedimenti, infine a ragioni di consonanza politica originata dallo stretto legame emerso in quegli anni fra la [[Corona d'Aragona|monarchia aragonese]] e l'[[Ordine dei Frati Minori|Ordine dei minori osservanti]]. I lavori, protratti per oltre un trentennio, si conclusero con la consacrazione del 23 aprile [[1485]] dal [[vescovo]] di [[San Marco Argentano]] Rutilio Zenone.<ref>Cappelli, Biagio, ''I conventi francescani di Morano Calabro'', Castrovillari, 1926; pagg. 7 e ss.</ref>
L'esterno è in linea alla sobrietà delle architetture ispirate agli ideali francescani. La chiesa occupa l'intero fianco destro e il suo ingresso è aperto da un [[portico]] sulla cui parete di fondo appaiono tracce di affreschi risalenti agli inizi del [[XVI secolo]]. Al disotto è il portale d'accesso alla chiesa in [[Tufo|pietra tufacea]] a sesto acuto, ed un secondo di minori dimensioni con arco ribassato che immette nel chiostro del monastero.<ref>Mainieri, Barbara, ''L'architettura e l'arte; l'identità architettonica'' saggio contenuto in ''Contrade'', CISIT, Morano Calabro, 1994; pp. 34-47</ref> L'interno è costituito da una navata centrale divisa sul fondo dal [[presbiterio]] attraverso un grande [[Arco (architettura)|arco a sesto acuto]]; lungo l'intero lato destro di questa, ulteriori tre arcate a sesto acuto conducono in una piccola navatella laterale ripartita in due ambienti. Ventiquattro colonne di forma ottagonale in tufo sorreggono il [[chiostro]], nel quale insistono tracce di affreschi in [[lunetta|lunette]] realizzati fra il [[1538]] ed il [[1738]] e rappresentanti la vita di [[Francesco d'Assisi|san Francesco d'Assisi]].
L'edificio fu protagonista di una storia travagliata dovuta a numerosi atti di rimaneggiamento d'epoca barocca ([[1717]]) e all'abbandono nel [[1811]] a seguito dello scioglimento degli ordini monastici durante il [[Età napoleonica|periodo napoleonico]]. Destinato nel [[1843]] a [[seminario]] estivo, ospitò in seguito i locali delle scuole pubbliche, i cui interventi architettonici come la muratura del portico, lo compromisero gravemente. Alcuni locali furono adibiti a deposito di legname e nel [[1898]] un incendio distrusse buona parte dell'ala est, rimasta diruta fino ai primi [[anni 2000]]. Un grande intervento di restauro attuato negli [[Anni 1950|anni cinquanta]] a cura del professor Gisberto Martelli ripristinò la chiesa ed il portico allo stato originario, mentre il monastero fu recuperato nei decenni successivi, ed è oggi divenuto un complesso polifunzionale.<ref>Mainieri, Francesco, op. cit.; pagg. 16-19</ref> Nell'antica sala del [[refettorio]] si tengono le sedute del Consiglio Comunale.
Il [[soffitto]] della navata centrale della chiesa è in legno lavorato a quadri carenato alla veneziana. Sotto l'arco principale è posizionato un [[crocefisso]] del [[XV secolo]] ad opera di Ignoto meridionale dai connotati fortemente drammatico-realistici; ai suoi piedi era posizionato il già citato ''[[Polittico Sanseverino]]'', ed in alto a sinistra domina uno splendido pulpito con [[baldacchino]] del [[1611]] con decorazioni di gusto classicheggiante e raffigurazioni in [[bassorilievo]] di alcuni santi. Appartiene al corredo sacro un coro ligneo datato [[1656]] ed un leggio del [[1538]] posti nell'[[abside]].<ref>AA.VV. in ''Contrade'', CISIT, Morano Calabro, 1994; pagg.68-77</ref>
==== Chiesa di San Nicola di Bari ====
Situata nel cuore del centro storico, l'ingresso si apre sulla piazzatta da cui prende il nome fra i vicoli del ''quartiere Giudea'', nei pressi della più antica fontana moranese e dell'antico seggio cittadino dell'[[Università del Regno|Universitas]] di cui teneva il patronato. La facciata è semplice, con un portale a [[Arco a sesto acuto|sesto acuto]] con [[archivolto]] in muratura sul quale si trova rappresentato un affresco raffigurante [[San Nicola di Bari|San Nicola]].
La chiesa si sviluppa su due piani sovrapposti. La [[cripta]] sottostante di epoca altomedievale, è dedicata a ''Santa Maria delle Grazie'' ed è considerata fra le costruzioni più antiche del borgo.<ref>Salmena, barone Antonio, op.cit. Libro III</ref> Fra le opere custodite si annoverano: un ''giudizio universale'' in [[Pittura ad olio|olio su tela]] di Angelo Galtieri ([[1737]]), alcune statue lignee e tele del [[XVII secolo|Seicento]], e nella sagrestia un [[Espositorio]] in argento fuso [[Sbalzo (arte)|sbalzato]] e [[Cesello|cesellato]] del [[XVIII secolo]], corone di santi della seconda metà del secolo XVIII e del terzo decennio del [[Anni 1830|XIX secolo]], calici in argento fuso del [[XVII secolo]], un [[reliquiario]] del [[XVI secolo]], oltre ad una piccola scultura in [[alabastro]] dorato del [[XVI secolo|secolo XVI]] raffigurante la ''Madonna del Buon Consiglio''.
Il piano superiore, in navata unica, è stato edificato negli anni intorno al 1450, ma rimaneggiato invasivamente in epoca barocca. Oggi delle architetture quattrocentesche non rimane traccia se non nel portale d'ingresso, ma si ha ragione di credere che l'interno fosse simile a quello del monastero di San Bernardino, con soffitto in legno ed arco a sesto acuto che dominava l'altar maggiore, così come ritenuto dallo storico Salmena. Fra le opere, meritano particolare attenzione un dipinto di Pedro Torres del 1598 con la ''Madonna tra Santa Lucia e Santa Caterina d'Alessandria'', una ''Circoncisione'' risalente alla prima metà del XVII secolo ed attribuibile al pittore locale [[Francesco Schifino]], per diverso tempo attivo anche a Firenze, purtroppo ridotta ai lati per essere adattata alla cornice settecentesca,<ref name=":0" /> un ''C[[crocifisso|rocifisso]]'' ligneo di Ignoto del [[secolo XVI]], uno splendido [[confessionale]] del Frunzi (1795), una ''Annunciazione'' del 1735 di [[Angelo Galtieri]], altre pale d'altare coeve ed un coro di [[Agostino Fusco]] del [[1779]].<ref>Mele, Michela, op. cit.; Cfr. § ''chiesa di San Nicola di Bari''</ref>
==== Convento dei Padri Cappuccini ====
Costruito fra il [[1590]] ed il [[1606]], il monastero dei Cappuccini è una struttura semplice, tipicamente [[Ordine francescano|francescana]]. La presenza dei frati minori si attesta già nel [[1598]]: in questi anni infatti venne ceduto il fondo su cui sorge il complesso dal notabile Giovan Maria Rizzo per tramite del canonico moranese Don Ambrogio Cozza che col sostegno dalla popolazione si attivò per la sua edificazione, come atto votivo nei riguardi di [[Francesco d'Assisi|San Francesco]] per una grazia ricevuta.<ref>http://cifis.it/marano-calabro/ Il convento dei Frati Minori Francescani, in CIFIS Collaborazione Interprovinciale Formazione Italia Sudpeninsulare</ref> Soppresso in [[Età napoleonica|epoca napoleonica]] il 7 agosto [[1809]] durante il ''decennio francese'', fu concesso in [[enfiteusi]] dal governo di [[Gioacchino Murat|Murat]] al moranese Giuseppe Aronna, colonnello dell'esercito francese. La riapertura al culto avvenne solo dopo la restaurazione borbonica il 16 settembre [[1855]] su sollecitazione dei cittadini e per interessamento del re [[Ferdinando II delle Due Sicilie|Ferdinando II]] che destinò ai lavori di restauro la somma di mille [[Ducato (moneta)|ducati]] napoletani durante la sua visita per le [[Regno delle Due Sicilie|Due Sicilie]] del [[1852]].<ref>Cappelli, Biagio, ''I conventi francescani in Morano Calabro'', Castrovillari 1926, pp. 34 e ss.</ref> A seguito di una seconda soppressione attuata dal nuovo governo unitario, venne nuovamente abbandonato dal 7 luglio [[1866]], e quindi definitivamente riaperto ai religiosi dal 6 giugno [[1877]] sino ai giorni nostri.
La chiesa –dedicata a santa Maria degli Angeli – presenta una navata con cappelle sul fianco destro adornate da ricchi altari lignei [[Intarsio|intarsiati]] alla cappuccina e risalenti al secolo XVIII, da un crocefisso monumentale in ceramica del '600, dalla statua della Vergine dei sette dolori di [[Giacomo Colombo (artista)|Giacomo Colombo]] ([[1704]]), tele e pregevoli statue coeve. L'altar maggiore, anch'esso ligneo e finemente intagliato (con ricco [[ciborio]] in tarsie di [[madreperla]] e paliotto in [[scagliola]] policroma di scuola cappuccina), è sovrastato da una [[Pala d'altare|pala]] di gusto [[Manierismo|tardo-manierista]] di [[Ippolito Borghese]] e raffigurante ''S. Francesco d'Assisi, la Vergine in trono ed alcuni santi''.
Il monastero si sviluppa intorno ad un ampio chiostro in pietra del seicento, contornato da un austero porticato e cisterna centrale; all'interno è fornito di un'antica [[biblioteca]] con più di settemila volumi, fra i quali si annoverano pregevoli manoscritti e stampe preziose.
Dal [[1884]] al [[1889]] e nuovamente a partire dal [[1990]], è Comunità di formazione per i [[Noviziato|novizi]] dei [[Frati Minori Cappuccini]] dell'Italia Sudpeninsulare<ref>{{Cita news|url=http://www.cifis.it|titolo=HomePage|pubblicazione=Cifis.it|accesso=13 novembre 2016}}</ref> e di alcuni Paesi esteri che vi trascorrono l'anno canonico di formazione prima di emettere i [[voti temporanei]].
==== Chiesa del Carmine ====
[[File:Morano calabro Chiesa della Beata Vergine del Carmelo.JPG|miniatura|verticale|Chiesa del Carmine]]
Posta nelle adiacenze della Collegiata della Maddalena, venne fondata per opera dell'ordine dei [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|Padri Carmelitani]] nel [[1568]], i quali avevano allestito in quello che è l'attuale attiguo palazzo municipale un ospedale in soccorso dei viandanti in [[terrasanta]].
La chiesa è allietata da preziose opere del secolo XVIII tra cui sono esposti all'interno due paliotti su cuoio con decorazioni floreali attribuiti al pittore [[Francesco Guardi]] (rispettivamente del S.S. Sacramento e di S. Felice), una tela raffigurante ''la Vergine del Carmelo fra i santi Lucia e Francesco di Paola'' di Pedro Torres ([[Altare|altar maggiore]]) ed una [[cimasa]] pittorica di Cristoforo Santanna, raffigurante ''l'assunzione di Maria''. Un piccolo [[Organo (strumento musicale)|organo]] positivo del 700' di anonimo dipinto da Gennaro Cociniello adorna la cantoria.<ref>Cfr. AA.VV. ''Memorie riscoperte'', Ed. Amm. comunale di Morano Calabro, Castrovillari, 1995</ref>
==== Monastero di Colloreto ====
Sorge a qualche chilometro dal centro abitato, immerso nella boscaglia su un altopiano che sovrasta la campagna circostante lo svincolo [[Autostrada A2 (Italia)|autostradale]] di Morano. Oggi le strutture sono dirute, ma nei secoli scorsi il monastero godette di grande prestigio, soprattutto a seguito delle munifiche elargizioni tributate dai fedeli e dalla nobiltà locale, fra i quali ricordiamo la principessa Erina Kastriota-Skanderbeg, moglie del feudatario Pietrantonio Sanseverino.<ref>Cappelli, Biagio, ''Bernardo da Rogliano e il monastero di Colloreto'', saggio contenuto in ''Morano Calabro e la sua odonomastica'', Ed. Pro Loco, Castrovillari, 1989; Appendice</ref>
Il monastero di Colloreto, (la cui etimologia appare incerta, probabilmente da ''Colle Loreto'' in onore della [[Santuario della Santa Casa|Vergine di Loreto]], o da ''colorìto'', termine che ne designerebbe la ridente e pacifica posizione), fu fondato dal Beato Frate [[Ordine di Sant'Agostino|Agostiniano]] Bernardo da Rogliano nel [[1546]], il quale sceltone il luogo, iniziò la sua esperienza di [[eremita]]. Successivamente, lo seguirono altri uomini pii che costruirono il monastero grazie a numerosi atti di beneficenza.<ref>Tufarello, Giovan Leonardo, ''Vita del Beato Frà Bernardo da Rogliano'', Ed. Gio. Riccio, Cosenza, 1610; Cfr. Capo terzo, pagg. 29 e ss.</ref> L'edificio, così come ancora visibile, appare fortificato con un torrione, e fino ai primi dell'[[XIX secolo|Ottocento]] anche i suoi interni dovevano apparire sontuosi e ricchi di opere artistiche, ora disseminate nelle chiese cittadine.
Il monastero, accrescendo il suo patrimonio e la sua influenza, subì numerosi attacchi alla sua sopravvivenza, soprattutto a causa delle ingenti proprietà fondiarie che andò cumulando nel corso degli anni. Una prima soppressione avvenne nel [[1751]] per volere di [[Carlo III di Spagna|Carlo III di Borbone]] per il finanziamento del [[Real Albergo dei Poveri]] in [[Napoli]]; una seconda e definitiva avvenne nel [[1809]] con l'avvento francese.<ref>Cappelli, Biagio, ''Bernardo da Rogliano e il monastero di Colloreto'' in op. cit.</ref>
Oggi è divenuto una meta di [[Escursionismo|escursioni]] sulle falde del Pollino.
===Architetture civili===
====Fontane monumentali====
;Fontana di Piazza San Nicola
Sorge nel cuore del centro storico occupando il fianco sinistro della piazzetta di San Nicola, verosimilmente ai piedi dell'antica costruzione del ''seggio'' cittadino, che la realizzò nel [[1590]] al tempo del ''[[Universitas#Ordinamento|syndicus]]'' Decio De Feulo. Sorta da un primo ampliamento dell'[[acquedotto]] pubblico i cui lavori si conclusero nello stesso periodo, rappresentò un iniziale risanamento [[XVI secolo|tardo cinquecentesco]] delle condizioni idriche del centro abitato.<ref>Salmena, barone Antonio, op. cit.; Cfr. pagg. 91-92.</ref> Opera pubblica fra le più antiche del borgo, la fonte a tre cannelle con vasca in pietra del periodo è sormontata da una lastra marmorea rappresentante lo stemma civico con il ''moro'' in una delle sue più arcaiche figurazioni e da un cartiglio con motto classicheggiante.<ref>Testo dell'epigrafe: “HVC MEA NYMPHA VENI / DETIO NAM CONSVLE FEVLO / MARMORE DE SOLIDO / TE MANET AMPLA DOMVS / ANNO DOMI(NI) MDLXI”</ref><ref>Cappelli, Biagio, op. cit. pag. 75</ref>
;Fontana di Piazza Maddalena
Situata nella piazza principale alla destra della Collegiata omonima, rappresenta uno degli interventi pubblici seicenteschi più interessanti. Costruita ai tempi del sindaco Petronella nel [[1604]] - come riportato nell'epigrafe latina alla base<ref>Testo dell'epigrafe: “HEC PRO OMNIBUS UNDIQUE SCATET. SYNDICATUS TEMPORE PRESTANTIS P ETRONELLA. A.D. 1604”</ref> - è sormontata dallo stemma civico modellato in stucco in una delle sue versioni storiche più note. Sorta da un secondo ampliamento dell'acquedotto nell'allora nascente quartiere della Maddalena, la fontana è stata in seguito oggetto di restauri, come l'ampliamento del [[1794]] durante il sindacato Rescia<ref>Testo dell'epigrafe in riquadro lapideo su lato sinistro della fontana: “D. PSISICUS PETRUS RESCIA SUNDACUS HUNC POPULUS APPLAUSU CONSTRUERE FECIT A.D. MDCCXCIV”</ref> e quello più recente del [[1960]] che ha visto una riduzione della portata d'acqua a tre cannelle e il rifacimento della vasca in marmo su progetto originale di Aldo Mainieri.<ref>Cfr. Cappelli, ''lo stemma di Morano'' op. cit. pag. 56</ref>
=== Architetture militari ===
==== Il Castello Normanno-Svevo ====
[[File:MoranoCalabro Castello.JPG|miniatura|Castello Normanno-Svevo]]
[[File:NormanFort.jpg|miniatura|Castello Normanno-Svevo, prospettiva laterale]]
Appare in ruderi sulla sommità dell'abitato in posizione strategica e dominante tutta la valle dell'antico ''Sybaris''. Le origini risalgono verosimilmente all'[[Civiltà romana|epoca romana]] quando fu eretto un [[fortilizio]], o probabilmente un [[Torre d'avvistamento|torrione di avvistamento]], il cui basamento in ''[[opus incertum]]'' rappresentò il nucleo originario sul quale si edificarono i rimaneggiamenti d'epoca normanno-sveva e rinascimentali.
Durante il [[medioevo]] la sua posizione soprelevata lungo l'asse viario della antica ''via Popilia'' attirò l'attenzione della milizia sveva; fu da allora sede feudale a cominciare da Apollonio Morano, primo feudatario di cui si abbia notizia. Nel [[Secolo XIII|XIII secolo]] l'antica torre romana venne probabilmente ampliata con l'aggiunta di una cinta muraria e di alcune sale, così da conferire all'edificio un primigenio aspetto di castello.<ref>Condino, Vincenzo ''I castelli della provincia di Cosenza'', Pellegrini Editore, Cosenza, 1996; pag. 96</ref> Teatro di numerosi episodi d'arme, si ricorda fra i tanti, durante la fase della [[Guerra del Vespro]], l'incursione dei mercenari [[Almogàver|Almogavari]] che, assoldati dagli [[Corona d'Aragona|Aragonesi]], conquistarono Morano difensivamente impreparata e ne espugnarono il castello facendo prigioniera Benvenuta, detta la ''Signora di Morano'', moglie del feudatario Tancredi Fasanella. Questa, nel seguente anno [[1286]], essendo Morano con [[Castrovillari]] e [[Taranto]] passata alla fedeltà di [[Carlo II di Napoli|Carlo d'Angiò]], da prigioniera divenne carceriera di Manfredi di Chiaromonte, suo congiunto di parte aragonese.<ref>Cappelli, Biagio (1988) op. cit. pp.43-44</ref>
Determinante è però un più radicale e ambizioso restauro del primo quarantennio del [[XVI secolo|Cinquecento]], nel periodo compreso fra il [[1514]] e il [[1545]]. Avviato per volere del [[feudatario]] Pietrantonio Sanseverino, il progetto si ispirò al modello più noto del [[Maschio Angioino]] di [[Napoli]] e per questa fabbrica vennero chiamate alcune fra le più abili maestranze del tempo. Il Castello fu dunque la residenza del [[feudatario]] a Morano in maniera più o meno continua fino ai primordi del [[Secolo XVIII|'700]] insieme al ''Palazzo dei Prìncipi'' che sorge all'ingresso del borgo accanto alla porta sita sull'accesso dell'antica ''via delle Calabrie''. L'ampliamento del Sanseverino conferì al maniero l'aspetto architettonico e difensivo di cui oggi restano le vestigia. Non se ne ebbero in seguito notizie fino al [[1648]], quando il feudo passò a Don Ettore dei Principi Spinelli di Scalea, i cui discendenti lo mantennero fino al [[1811]].<ref>Condino, Vincenzo, op. cit.; pag. 96</ref>
Le ragioni del suo abbandono e deterioramento sono fra le più varie. Nel [[1733]] la struttura fu gravemente compromessa per ragioni non del tutto chiare, quindi venne duramente bombardato dall'[[Grande Armata|esercito francese]] durante il [[periodo napoleonico]] nel [[1806]]. La sorte fu segnata inoltre da sequenziali spoliazioni, che durante il feudo della famiglia Spinelli, videro l'asportazione di elementi murari e materiali lignei per un loro riutilizzo,<ref>[http://www.prolocomorano.it/il-castello-normanno.html Il Castello di Morano, Pro Loco di Morano Calabro, scheda] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150402122752/http://www.prolocomorano.it/il-castello-normanno.html |data=2 aprile 2015 }}</ref> condannando la struttura alla sua inevitabile decadenza fino ai recenti restauri degli [[anni 2000]] che hanno consentito il recupero di alcuni locali, dei torrioni frontali, delle mura perimetrali e della spianata retrostante.
L'aspetto contemporaneo suggerisce ancora la conformazione del primo decennio del XVIII secolo: in pianta quadrata, contornato da sei torrioni cilindrici (di cui sopravvivono integralmente solo quello centrale e quello sinistro del fronte), era inoltre circondato da [[Rivellino|rivellini]] e [[fossato]], aveva [[Baluardo|baluardi]] trimura saettine e [[ponte levatoio]]; si elevava per tre piani d'altezza ed era composto da ampie stanze divise in più appartamenti e, nel complesso, si stima avesse la capacità di una [[guarnigione]] di mille uomini e fosse predisposto a sopportare lunghi periodi di assedio.<ref>{{Cita web |url=http://atlante.beniculturalicalabria.it/luoghi_della_cultura.php?id=25595%7CIl |titolo=Castello di Morano, MIBAC - Atlante dei Beni Culturali della Calabria |accesso=30 marzo 2015 |dataarchivio=4 marzo 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304235322/http://atlante.beniculturalicalabria.it/luoghi_della_cultura.php?id=25595%7CIl |urlmorto=sì }}</ref>
=== Aree naturali e siti archeologici ===
==== Villa Comunale ====
[[File:MoranoCalabro VillaComunale.JPG|miniatura|Villa Comunale]]
Giardino pubblico del Comune di Morano, l'ingresso principale si apre sul fronte del portico di San Bernardino e si situa in un'ansa di viale Gaetano Scorza, alle pendici del centro storico del quale rappresenta il naturale confine con il più recente centro urbano. Dai tre accessi, il parco si dipana in numerosi viottoli in piano e in pendenza cinti da basse [[Siepe|siepi]] che convergono in una piazza centrale dominata da un'ampia [[Peschiera (architettura)|peschiera]] con getto d'acqua. Raccoglie diversi esemplari arborei, alcuni secolari, perlopiù di [[Pinus|pini]], [[Ulmus minor|olmi]] e [[Fagus|faggi]], piante da giardino, [[Rosa (botanica)|roseti]] e qualche scultura in siepe.<ref>Cappelli, Biagio (1989), Op. cit. pp. 65-66</ref>
Il luogo assolve alla medesima funzione di giardino pubblico da secoli, dapprima come "verziere" pertinente al [[Fondo (urbanistica)|fondo]] del monastero di San Bernardino, successivamente come parco civico riqualificato nell'attuale assetto a cominciare dagli [[Anni 1970|anni settanta]] fino ai [[Anni 1990|novanta]]. Citato nella ''Monomachia'' di Giovan Leonardo Tufarello del [[1622]], in quegli anni appariva già come "bellissimo giardino, adorno e cinto di verdi alberi, funebri cipressi, alti pini ed antiche querce ed altri alberi fruttiferi e belle pergole con freschissime acque che lo irrigano".<ref>Severini, Vincenzo (1901), ''Gio: Leonardo Tufarello e le antichità di Morano Calabro''</ref><ref>Tufarello, Giovan Leonardo, Napoli (1622), ''La Monomachia, o Certame fra il Legista ed il Medico''</ref>
==== Grotte di San Paolo ====
Sorgono a pochi chilometri dal centro abitato nella contrada omonima. Esplorate dall'ottobre [[1980]], la loro conformazione è assai articolata ed interessante sotto un profilo [[Speleologia|speleologico]]. Sono infatti ricche di concrezioni calcaree, [[stalattiti]] e da esili filamenti coralliformi. Si sviluppano per 245 metri con un dislivello di 41; sorgono sul versante meridionale del monte Cappellazzo a circa 682 m s.l.m. con tre ingressi, stratificati nei calcari [[mesozoico|mesozoici]], i quali sboccano in un pozzo franoso dalla profondità di circa 20 m dai quali si accede ad una serie di caverne ed una grande sala centrale. Praticabili solo da esperti speleologi, non sono valicabili nella totalità della loro estensione per via di un torrente sotterraneo che le attraversa.<ref>[http://www.boegan.it/lattivita/italia/calabria/morano-calabro/ Grotte di San Paolo - Commissione Grotte Eugenio Boegan]</ref>
====
Si trova a circa 4 km dal centro abitato sulla [[strada provinciale]] che conduce al borgo di [[San Basile]].
Potrebbe trattarsi dell'antica ''Xiféo'', o secondo quanto afferma lo storico romano [[Tito Livio]], della antica cittadella di ''Lymphaeum'', coinvolta durante alcune fasi delle [[guerre puniche]]. Sull'antico monte, più simile ad un piccolo altopiano che cade a strapiombo sulla gola sottostante, vi sono ancora le tracce di due muraglioni al suo ingresso, su un piccolo sentiero che si apre dalla strada per San Basile: questi, sono i resti di una porta che faceva breccia sull'antica [[Mura (fortificazione)|cinta muraria]]. Essa si estendeva per circa 1.500 metri e con probabilità fu eretta dai [[Longobardi]]. Non si hanno molte notizie circa la scomparsa degli insediamenti di Sassone, talora ascritta al corso del [[XIV secolo]].
Nel [[1860]] nella gola alle falde del monte è stata scoperta la cosiddetta ''grotta di Donna Marsilia'', usata come [[necropoli]] durante il [[Neolitico]] fino all'[[età del bronzo]]. Sono state rinvenute numerose reliquie, frammenti litici ed uno [[scheletro (anatomia umana)|scheletro]]: gran parte dei reperti sono custoditi al [[Museo nazionale della Magna Grecia|Museo Archeologico di Reggio Calabria]].<ref>[http://www.castrovillari.info/Sassone%20e%20la%20grotta%20di%20donna%20marsilia.htm ''Le mura di Sassòne e la grotta di donna Marsilia'']</ref>
==
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Morano Calabro}}
'''Dati statistici generali'''
Secondo i dati dell'ultimo [[censimento]] nazionale dell'[[Istat]], al 31 dicembre [[2011]] la popolazione del comune di Morano Calabro era composta da 4.623 abitanti di cui 2.299 maschi e 2.324 femmine; gli abitanti totali nel precedente censimento del [[2001]] erano 4.966, il che evidenzia un decremento totale pari al -7,1 %, il più drastico dal censimento del [[1931]] quando era calcolato al -12,1 %. Il numero massimo di abitanti residenti si riscontra invece nel terzo censimento generale, nel quale risultavano al 31 dicembre [[1881]] 9.974 abitanti; al successivo del [[1901]], la popolazione subì il più drastico calo della sua storia mai riscontrato dall'inizio della serie statistica, esso era pari al -33,9 % per un totale di 6.596 abitanti, causato da una forte ondata migratoria.<ref>{{Cita web|url=https://www.tuttitalia.it/calabria/79-morano-calabro/|titolo=Morano Calabro (CS)|sito=Tuttitalia.it|lingua=it|accesso=2024-08-08}}</ref>
===
Al 31 dicembre 2018 erano presenti 149 residenti di origine straniera, in prevalenza provenienti dalla [[Romania]], che costituivano il 3,4% della popolazione complessiva del comune.<ref>{{cita web|url=http://demo.istat.it/str2018/query.php?lingua=ita&Rip=S4&Reg=R18&Pro=P078&Com=83&paese=A9999&submit=Tavola|titolo=Cittadini Stranieri. Popolazione residente e bilancio demografico al 31 dicembre 2018 - Comune di Morano Calabro}}</ref>
== Cultura ==
=== Istruzione ===
==== Scuole ====
Nel comune di Morano Calabro si trovano una Scuola Materna dell'infanzia, una Scuola Elementare e una Scuola Media Statale.
===
* [[Museo di Storia dell'Agricoltura e della Pastorizia]], ideato e realizzato da Francesco Mainieri (1930-2015), allestito nel centro storico di Morano, nei locali di palazzo Salmena. Custodisce antichi oggetti agricoli con riferimento ai vari passaggi della storia contadina<ref>[https://musap.it/ Sito web del Museo di Storia dell'Agricoltura e della Pastorizia]</ref>.
* Museo e centro studi naturalistici "Il Nibbio", custodisce reperti sulla [[flora]] e sulla [[fauna]] del [[Parco nazionale del Pollino|Parco del Pollino]].
===
[[File:Morano Calabro FestadelCarmine.JPG|miniatura|verticale|Festa del Carmine]]
* Nel mese di maggio in occasione della festa patronale, viene annualmente svolta in più giorni la [[festa della bandiera]], rievocazione storica della battaglia fra moranesi e saraceni con ricco corteo storico in costume rinascimentale, con sbandieratori e cavalieri.
* Fra il 15 e il 16 luglio, viene celebrata la festività in onore della [[Beata Vergine Maria del Monte Carmelo]]. {{senza fonte|Nota anche come "festa dell'emigrante", questa manifestazione religiosa è divenuta nel corso degli anni un simbolo del legame fra i moranesi residenti in Italia e all'estero. A questo proposito si svolge nel pomeriggio del 15 luglio una cerimonia con offerte votive recitate in molte lingue del mondo da parte degli emigranti.}}
==
La gastronomia moranese, permeata dai sapori della cucina povera, si avvale delle colture del territorio come legumi, cereali, ortaggi e privilegia i sapori naturali, il “fatto in casa”, le classiche tecniche di preparazione retaggio del mondo contadino. I tanti prodotti locali, frutto delle lavorazioni artigianali tradizionali (formaggi, salumi, conserve alimentari con olio o aceto), si uniscono alle pietanze popolari come la pasta fresca, le minestre, le zuppe preparate secondo le usanze domestiche all'insegna della genuinità e del rispetto del passato.
Tra le ricette, sono caratteristici i maccheroni al ferretto, gli involtini di carne, lo stoccafisso con le patate, il soffritto di interiora di agnello e i piatti della cultura agricolo-pastorale quali i peperoni, uova e salsiccia ''(cancarèddrə gova e savuzìzza''), la frittata di cipolla (''frittètə ’i cipuddrə'') e le patate e peperoni (''patènə e cancarèddrə''), preparati un tempo in occasione delle attività lavorative stagionali. I dolci tipici (''cicirèta, cannarìtulə, giurgiulèa'') a base di miele, i cui nomi e forme particolari rimandano ad antiche credenze popolari, sono caratteristici delle festività invernali.
== Geografia antropica ==
=== Urbanistica storica ===
[[File:Morano calabro palazzo rocco porte.JPG|sinistra|miniatura|Portale di Palazzo Rocco in via Ferrante, centro storico]]
L'antico nucleo del [[Urbanizzazione|centro urbano]] si trova arroccato su un [[collina|colle]] di forma conica alto 694 metri s.l.m. alla cui sommità si trovano i ruderi di un antico maniero di epoca [[Normanni|Normanno-Sveva]]. L'abitato si sviluppa degradando dalla sommità alla base del colle e creando una suggestiva illusione prospettica per cui le abitazioni paiono essere attaccate le une alle altre. Tale [[Piano Regolatore Generale|assetto urbano]] si fa risalire prevalentemente all'epoca medievale: è tuttavia accertato che l'odierno castello, potrebbe ricalcare un più antico [[Fortezza|fortilizio]] difensivo di epoca romana, dal che non appare inverosimile ipotizzare un assetto urbanistico originario già caratterizzato in forma embrionale in tale periodo.
Nelle epoche successive, l'abitato si è esteso modellandosi sulla struttura del colle fino a sfociare verso i primi del Settecento, nel quartiere di ''via vigna della Signora'', anticamente definito ''lo burgo'', fuori dalla cinta muraria.
A seguito delle varie mutazioni socio-economiche del secolo scorso, nella seconda metà degli [[Anni 1960|anni sessanta]] ebbe inizio una fase di ampliamento verso il pianoro prospiciente l'antico nucleo cittadino, dove oggi sorgono nuovi moderni edifici.
=== Frazioni ===
==== Campotenese ====
[[File:MoranoCalabro Campotenese.jpg|miniatura|Panorama di Campotenese]]
La frazione di Campotenese, è situata a 1015 {{mslm}} e a una distanza di 12 km dal nucleo abitativo centrale del comune.
Durante il [[XIX secolo]] vi fu eretto un [[fortezza|forte]] (ora distrutto) da parte dell'esercito [[Regno delle Due Sicilie|napoletano]], nei pressi del quale avvenne nel [[1806]] la [[battaglia di Campotenese]] fra il generale borbonico [[Roger de Damas|Damas]] e il generale napoleonico [[Jean Reynier|Reynier]], che vide vittorioso quest'ultimo.
Vi si trovano alcune aziende agricole per la produzione di latticini e carni ed un consorzio per la produzione di funghi. Rappresenta la porta naturale per il Parco nazionale del Pollino, grazie allo svincolo della [[Autostrada A2 (Italia)|Autostrada A2]].
=== Quartieri e Contrade ===
* Centro Storico: suddiviso nei seguenti rioni:<ref>Le denominazioni dei quartieri in parentesi indicano i rispettivi rioni del centro storico comparse a partire dal 1996 a seguito della prima riedizione d'epoca contemporanea delle manifestazioni legate alla [[Festa della bandiera]]. Dette denominazioni si affiancano pertanto a quelle tradizionali di uso corrente non comprese in parentesi: queste ultime corrispondono ai quartieri storici, i quali ricalcano esattamente le rispettive suddivisioni territoriali competenti a ciascuna delle tre Parrocchie</ref> San Pietro (o ''Castello''); San Nicola (o ''Giudea''); Maddalena (o ''Olmi'').
* Contrade e zone limitrofe: Matinàzza; Fiume; Stazione; Cerasali; Uliveto; Piana; Foce; Mazzicanìno; Don Stefano; Cutura; Pigne; Terra Rossa; Santa Margherita; San Paolo; Gonéa; Calcinaia; San Marco; San Rocco; San Giacomo; San Nicola; Sassone; Crocefisso; Campotenese; Pavone; Povelli; Campizzo; Rosole; Campolongo;
==
L'economia si basa essenzialmente sulle attività turistiche, dal [[2003]] il comune è associato al circuito dei [[borghi più belli d'Italia]]<ref>[https://borghipiubelliditalia.it/borgo/morano-calabro/ I borghi più belli d'Italia (sito ufficiale) - Morano Calabro]</ref> è inoltre insignito della [[Bandiera arancione]] del [[Touring Club Italiano]].<ref>[https://www.bandierearancioni.it/borgo/morano-calabro Touring Club Italiano, Bandiere Arancioni (sito ufficiale): Morano Calabro]</ref>
== Infrastrutture e trasporti ==
Morano Calabro è raggiungibile grazie al proprio svincolo sull’[[Autostrada A2 (Italia)|Autostrada A2 del Mediterraneo]] al km 187, a quello di Campotenese al km 177, e dalla ''[[Strada statale 19 delle Calabrie|ex strada statale 19 delle Calabrie]]'' (ora [[Strada Provinciale|S.P.]] 241) nel tratto [[Mormanno]]-[[Castrovillari]].
==
[[File:Morano calabro mairie.JPG|miniatura|Municipio]]
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec
|1994
|2002
|Francesco Di Leone
|[[centrosinistra]]
|[[Sindaco (Italia)|sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|2002
|2006
|Pio Paternostro
|[[centrosinistra]]
|[[Sindaco (Italia)|sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|2006
|2008
|Nicolò De Bartolo
|[[lista civica]]
|[[Sindaco (Italia)|sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|2008
|2009
|Giuseppe Di Martino
|
|[[commissario prefettizio]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|2009
|2014
|Francesco Di Leone
|[[lista civica]]
|[[Sindaco (Italia)|sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|2014
|2024
|Nicolò De Bartolo
|[[lista civica]]
|[[Sindaco (Italia)|sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|2024
|in carica
|Mario Donadio |[[lista civica]]
|[[Sindaco (Italia)|sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
=== Gemellaggi ===
[[File:Morano Calabro mural em Porto Alegre.JPG|miniatura|Porto Alegre, Brasile. Murale con panorama di Morano in ricordo del gemellaggio]]
* {{gemellaggio|Brasile|Porto Alegre|1982}}
== Sport ==
Nel 1980 la frazione di Campotenese è stata sede di arrivo della 11ª tappa del [[Giro d'Italia 1980|Giro d'Italia]] partita da [[Palinuro (Centola)|Palinuro]] e vinta da [[Gianbattista Baronchelli]].
Nell'ambito [[speleologia|speleologico]] nel borgo ha sede il Gruppo Speleo del Pollino, fondato nel 1987. Riconosciuto a livello nazionale per le sue attività di ricerca [[orografia|orografica]] e di studio del sottosuolo, ed in particolare del circondario del Parco nazionale del Pollino, è iscritto dal 1997 fra le [[volontariato|associazioni di volontariato]] e di [[protezione civile]] italiane.<ref>{{Cita web |url=http://www.gruppospeleodelpollino.it/programma.html |titolo=''Informazioni, Gruppo Speleo del Pollino'' |accesso=15 giugno 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150402175707/http://www.gruppospeleodelpollino.it/programma.html |dataarchivio=2 aprile 2015 |urlmorto=sì }}</ref>
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{cita libro|Gaetano|Scorza|titolo= Notizie storiche sulla città di Morano Calabro in Calabria Citra| anno= Napoli, 1876}}
* {{cita libro|Antonio|Salmena|titolo= Morano Calabro e le sue case illustri| anno= Milano, Raccolta Daugnon 1878}}
* {{cita libro|Biagio|Cappelli|titolo= I conventi francescani di Morano Calabro| anno= Castrovillari 1926}}
* {{cita libro|Biagio|Cappelli|titolo= Morano Calabro|editore= ed. Amministrazione comunale di Morano Calabro|anno= 1980}}
* {{cita libro|Fedele|Mastroscusa|titolo= Lo calascione scordato di Domenico Bartolo (ristampa anastatica della prima edizione)|editore= Ciao Lucania Editore, coll. itinerari meridionali|anno= Milano, 1987}}
* {{cita libro|Biagio|Cappelli|titolo= Morano Calabro e la sua odonomastica |editore= edizioni Pro loco Morano Calabro|anno= 1989}}
* {{cita libro|AA.|VV.|titolo= Morano, la sua storia, la sua arte, la sua vita|editore= Scuola media "G. Scorza" (a cura di)|anno= Castrovillari, 1989}}
* {{cita libro|Francesco|Mainieri|titolo= Agricoltura e pastorizia nella memoria di un paese del sud|editore=Teda|anno= Castrovillari, 1989}}
* {{cita libro|AA.| VV.|titolo= Contrade|editore= CISIT,Centro interdisciplinare di Studi ed Interventi sul Territorio, Morano Calabro|anno= 1993}}
* {{cita libro|AA.|VV.|titolo= Memorie riscoperte|editore= Amministrazione comunale di Morano Calabro|anno= Castrovillari, 1995}}
* {{cita libro|Silvia|Tozzi|titolo= La collegiata dei Santi Pietro e Paolo a Morano Calabro|editore= Florence Art Edizioni, Firenze|anno= 1996}}
* {{cita libro|Michela|Mele|titolo= Morano Calabro (''passeggiate in luoghi d'arte'')|editore= ed. Amministrazione comunale di Morano Calabro|anno= 1997}}
== Voci correlate ==
* [[Via Capua-Regium]] (Via Popilia)
* [[Lapis Pollae]]
* [[Festa della bandiera]] - Rievocazione storica di Morano Calabro
* [[Battaglia di Campotenese]]
* [[Parco nazionale del Pollino]]
* [[Comunità montana del Pollino]]
* [[Ferrovia Lagonegro-Castrovillari-Spezzano Albanese]]
* [[Terremoto del Pollino del 26 ottobre 2012]]
== Altri progetti ==
{{Interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Comuni del Parco Nazionale del Pollino}}
{{
{{Via Capua-Regium}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Calabria}}
[[Categoria:
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