Valentiniano III: differenze tra le versioni
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{{Magistrato romano
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|legenda = Busto in marmo di Valentiniano III conservato nel [[Museo del Louvre]] di [[Parigi]]
|inizio regno =
|fine regno = 16 marzo [[455]]
|predecessore = [[Giovanni Primicerio]]
|successore = [[Petronio Massimo]]
|consorte = [[Licinia Eudossia]]
|figli = [[Eudocia (regina dei Vandali)|Eudocia]]<br />[[Placidia]]
|
|
|data di morte = {{Calcola età3|455|3|16|419|7|2}}
|luogo di morte = [[Roma]]
|dinastia = [[dinastia teodosiana|teodosiana]]
|padre = [[Costanzo III]]
|madre = [[Galla Placidia]]
|consolato = 425, 426, 430, 435, 440, 445, 450, 455
}}
{{Bio
|Nome = Flavio Placido
|Cognome = Valentiniano
|PostCognomeVirgola = meglio noto come '''Valentiniano III'''
|ForzaOrdinamento = Valentiniano 03
|PreData = {{latino|Flavius Placidus Valentinianus}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = Ravenna
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|GiornoMeseMorte = 16 marzo
|AnnoMorte = 455
|Epoca = 400
|Attività = imperatore
|Nazionalità = romano
|PostNazionalità = dal [[425]] fino alla sua morte
}}
Come [[imperatore]] appartenente alla [[dinastia teodosiana]] e a quella [[dinastia valentiniana|valentiniana]], Valentiniano III fu il simbolo dell'unità dell'impero, la figura attorno alla quale si coagula la lealtà dei sudditi; in realtà, però, il potere fu esercitato da [[Flavio Ezio]], il ''[[magister militum]]'' (comandante in capo dell'esercito), al quale va ascritta la [[politica]] che tenne unito l'impero malgrado le forze centrifughe che lo sconquassavano.
== Biografia ==
=== Giovinezza ===
Il padre di Valentiniano, [[Costanzo III]], ''[[patricius]]'' e generale romano, salito al trono dell'[[impero romano d'Occidente]] nel 421, quando Valentiniano aveva due anni, morì dopo pochi mesi di regno. La madre di Valentiniano era [[Galla Placidia]], sorellastra dell'imperatore [[Onorio (imperatore)|Onorio]] (393-423), figlia dell'imperatore [[Teodosio I]] e nipote dell'imperatore [[Valentiniano I]]. Placido Valentiniano era il secondo figlio della coppia, essendo [[Giusta Grata Onoria]] sua sorella maggiore.
Lo zio Onorio, non avendo figli, tentò di risolvere il problema della successione, associando al trono Costanzo III. Quando Valentiniano nacque, fu immediatamente un forte candidato alla successione, come indicato dall'attenta scelta dei nomi, che lo legavano sia alla [[casata di Teodosio]] che alla [[dinastia valentiniana]]. Dietro insistenza della sorella Placidia, Onorio stesso rafforzò la successione al trono di Valentiniano, nominandolo tra il 421 e il 423, ''[[nobilissimus|nobilissimus puer]]'', titolo che non fu riconosciuto dalla corte orientale.<ref>Jones; O'Flynn, p. 67.</ref> Placidia, però, entrò in contrasto con Onorio, e insieme ai figli, si trasferì a [[Costantinopoli]] presso il nipote [[Teodosio II]] (422/423).
=== Ascesa al trono ===
[[File:Solidus Johannes-s4283.jpg|thumb|left|[[Giovanni Primicerio]] assunse la porpora (423-425) contro il volere di [[Teodosio II]], che nominò allora Valentiniano [[augusto (titolo)|augusto]] d'Occidente, inviandolo a riconquistare il trono di Roma.]]
Il 15 agosto 423 [[Onorio (imperatore)|Onorio]] morì; [[Teodosio II]] ritardò la scelta del successore. Nel frattempo, uno dei ''[[patricius|patricii]]'' di Onorio, [[Flavio Castino|Castino]], ottenne dal [[Senato romano]] la proclamazione del ''[[primicerius notariorum]]'' (decano dei funzionari civili) [[Giovanni Primicerio]]. Il nuovo imperatore cercò il riconoscimento della corte orientale, ma il tentativo fallì quando Teodosio, dietro pressione della zia [[Galla Placidia]], decise di porre Valentiniano sul trono d'Occidente.
Dopo essere stato fidanzato alla figlia di Teodosio, [[Licinia Eudossia]], Valentiniano fu inviato in Occidente con un forte esercito, al comando del ''[[magister militum]]'' [[Ardaburio]] e di suo figlio [[Ardaburio Aspare|Aspare]], e sotto la tutela della madre Placidia, che agiva da reggente per il figlio di cinque anni;<ref>Durante il viaggio, la [[nave]] che portava Galla Placidia, Valentiniano e Onoria fu colta da una [[tempesta]]: la principessa fece voto a [[Giovanni (evangelista)|san Giovanni Evangelista]] di costruire una chiesa se avessero avuto salva la vita e, giunta poi a [[Ravenna romana|Ravenna]], sciolse questo voto costruendo la [[Chiesa di San Giovanni Evangelista (Ravenna)|chiesa di San Giovanni Evangelista]], dove un'iscrizione raccontava l'accaduto (Liz James, ''Women, Men and Eunuchs: Gender in Byzantium'', Routledge, 1997, ISBN 0415146852, pp. 53-54).</ref> mentre era in viaggio, a [[Tessalonica]], fu nominato [[cesare (titolo)|cesare]] da [[Elione (politico)|Elione]],<ref>Teodosio era ammalato e non poté viaggiare con il nipote (Tony Honoré, ''Law in the Crisis of Empire, 379-455'', Oxford University Press, 1998, ISBN 0198260784, p. 248).</ref> il 23 ottobre 424.<ref>Jones.</ref> Dopo avere svernato acquartierandosi ad [[Aquileia romana|Aquileia]], l'esercito romano d'Oriente si mosse verso [[Ravenna romana|Ravenna]], dove si trovava Giovanni; la città cadde dopo quattro mesi di assedio, per il tradimento della guarnigione, e Giovanni fu catturato, deposto e ucciso (giugno o luglio 425).
Tre giorni dopo la morte di Giovanni, il suo generale [[Flavio Ezio]], allontanatosi a cercare rinforzi, arrivò con un grosso contingente di 60.000 [[Unni]]. Dopo alcune schermaglie, Galla Placidia ed Ezio giunsero a un accordo: gli Unni avrebbero ricevuto la propria paga e sarebbero tornati ai propri territori, e in cambio Ezio avrebbe ricevuto il titolo di ''magister militum per Gallias'' ("comandante dell'esercito delle Gallie"). Questo accordo segnò l'intero regno di Valentiniano, influenzando la scena politica dell'impero d'Occidente per i successivi trenta anni.
Il
=== Regno ===
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}}
I primi anni di regno di Valentiniano si svolsero sotto la tutela della madre, a causa della giovane età; lo stesso Teodosio mantenne una posizione di dominio sul giovanissimo collega, sebbene formalmente i due augusti
Nel 439, Teodosio e Valentiniano promulgarono il [[Codice teodosiano|Codice Teodosiano]]: il codice, composto da sedici libri, contiene una raccolta delle leggi dell'Impero emanate nel corso di oltre un secolo e in buona parte costituì la base per la redazione del [[codice giustinianeo]] che vide la luce un secolo dopo. Esercitò un grande influsso sulla legislazione dei popoli germani che allora si andavano affermando. Per esempio la ''[[Lex Romana Visigothorum]]'' o ''Breviarium alaricianum'' (promulgada dal re visigoto [[Alarico II]] nel 506) che divenne la fonte principale del diritto romano in Occidente, sostanzialmente non è che un compendio del [[Codice Teodosiano]] integrato da altre raccolte. Valentiniano, a differenza di Teodosio, decise però di mantenere le restrizioni al divorzio unilaterale (''repudium'') introdotte da [[Onorio]] e [[Costanzo III]] nel 421.<ref>{{Cita libro|nome=Ulrico|cognome=Agnati|titolo=Profili giuridici del repudium nei secoli IV e V|url=https://www.google.it/books/edition/Profili_giuridici_del_repudium_nei_secol/Wi0AtAEACAAJ?hl=it|accesso=|data=2017|editore=[[Edizioni Scientifiche Italiane]]|lingua=it|p=346|ISBN=978-88-495-3318-7}}</ref>
==== Lotta intestina per il potere ====
Tra il 427 e il 433 i tre maggiori esponenti dell'[[esercito romano]] – [[Costanzo Felice]], ''[[magister militum]] praesentialis senior'' e comandante delle truppe italiane, [[Bonifacio (comes)|Bonifacio]], ''[[comes]] [[Africa (provincia romana)|Africae]]'', e [[Flavio Ezio|Ezio]], ''magister militum per [[Gallia]]s'', poi elevato al rango di ''magister militum praesentialis iunior'' in Italia – si scontrarono per determinare chi dovesse detenere il potere in Occidente: alla fine prevalse Ezio, che eliminò i propri avversari, si fece nominare ''magister militum praesentialis senior'' (il massimo grado dell'esercito) e, nel 435, assunse il rango di ''[[patricius]]''. In tutto questo periodo Valentiniano rimase equidistante dalle parti, sebbene la madre, [[Galla Placidia]], sostenesse prima Ezio, per poi avversarlo.<ref>Bury, pp. 5-6.</ref>
Valentiniano rimase sotto la reggenza della madre fino al
All'inizio del regno di Valentiniano, l'[[Impero romano d'Occidente]] era sottoposto a forze che ne minavano l'unità: dall'esterno, alcune popolazioni barbare premevano sulla frontiera (gli [[Unni]] in [[Pannonia]], i [[Burgundi]] e gli [[Alemanni]] sull'alto corso del [[Reno]], i [[Franchi]] e i [[Sassoni]] sul basso corso del Reno); altre popolazioni si erano insediate, più o meno
[[File:Vandals Migration it.PNG|
Secondo alcuni studiosi, i dissidi interni tra i tre generali più importanti dell'Impero - Bonifacio, Felice ed Ezio - per ottenere il comando supremo dell'esercito d'Occidente e il controllo sul piccolo Valentiniano, agevolarono nel periodo 423-434 un ulteriore deterioramento della situazione a tutto vantaggio per i gruppi migranti barbari.<ref>{{cita|Heather
I conflitti interni terminarono solo nel 433-435
Mentre però Ezio otteneva questi successi in [[Gallia]], nel
[[File:Europe map 450.PNG|thumb|
Un problema fondamentale che si acuì in questo periodo fu quello fiscale. Le finanze dell'Impero si basavano sulle rendite delle grandi proprietà terriere, cui era fornita, in cambio, la protezione garantita dall'esercito. La perdita di grosse porzioni di territorio, prima fra tutte la fertile provincia d'[[Africa]], riduceva la base imponibile, obbligando lo
La perdita del Nord Africa aveva causato una forte contrazione del gettito fiscale. Infatti, non solo l'Impero aveva perso le più floride province del Nord Africa, ma le province restituite ai Romani secondo il trattato del 442, cioè le Mauritanie e una parte della Numidia, erano divenute estremamente improduttive a causa dei saccheggi dei Vandali: infatti, secondo l'editto fiscale del 21 giugno 445, il gettito di Numidia e di Mauritania Sitifense si era ridotto a
{{
Nonostante il tentativo di massimalizzare le entrate attuato con questi provvedimenti, non fu più possibile, a causa della riduzione delle entrate conseguente alla perdita del Nord Africa, mantenere un grosso esercito. Nel 444 un decreto imperiale, introducente una nuova [[tassa]], ammise:
{{
Lo
{{
... Il risultato è che quelli che non si sono rifugiati presso i barbari sono ora costretti
6. Devo ora parlare dei Bagaudi, che, spogliati, afflitti, e assassinati da magistrati malvagi e assetati di sangue, dopo
Come belve selvagge, invece di governare coloro posti sotto la loro autorità, gli ufficiali li hanno divorati, nutrendosi non solo dei loro possedimenti come farebbero ordinari briganti, ma persino della loro carne e del loro sangue...
Coloro che non avevano già prima raggiunto i Bagaudi sono ora costretti a raggiungerli. Le incredibili disgrazie che cadono sui poveri li spingono a diventare Bagaudi, ma la loro debolezza glielo impedisce...|Salviano, ''Il governo di Dio'', [http://www.tertullian.org/fathers/salvian_gov_05_book5.htm V, 5-6].}}
[[File:Galla Placidia (rechts) und ihre Kinder.jpg|
Intorno al 450 Valentiniano aveva scoperto che sua sorella, [[Giusta Grata Onoria]], aveva una relazione segreta con Eugenio, l'amministratore responsabile dei propri beni, allorché Onoria era rimasta incinta. Furioso, l'Imperatore fece giustiziare Eugenio e inviò la sorella a Costantinopoli, affinché ella terminasse in quel luogo l'inopportuna gravidanza.<ref>Kelly, pp. 194-195.</ref> Nato il piccolo, fu dato via in quanto illegittimo, e la madre non poté mai vederlo. Valentiniano III costrinse poi la sorella a sposare un senatore di nome [[Flavio Basso Ercolano]], ma Onoria, volendo sfuggire a un matrimonio imposto e non desiderato, inviò un eunuco di sua fiducia, Giacinto, come ambasciatore presso la corte di Attila, chiedendogli di intervenire in suo favore.<ref>Kelly, pp. 191-192.</ref> [[Attila]] interpretò la richiesta di Onoria come una proposta di matrimonio e richiese all'Imperatore d'Occidente, come dote per il matrimonio, metà dell'Impero d'Occidente. All'ovvio rifiuto di Valentiniano III, Attila ebbe il pretesto per invadere l'Impero d'Occidente, anche se chiaramente i motivi che lo spinsero realmente all'invasione erano ben altri dalla volontà di sposarsi con Onoria.<ref>{{cita|Heather|p. 406}}.</ref> Nel frattempo, Onoria fu punita dal fratello per avere scritto ad Attila affidandola alla custodia della madre.
[[File:Leoattila-Raphael cropped.jpg|upright=1.4|thumb|left|''Incontro tra Attila e Papa Leone Magno'', affresco di Raffaello. Secondo la leggenda, Attila fu spinto al ritiro per intervento del [[papa Leone I]]. Più verosimilmente le ragioni furono diverse, di carattere logistico.]]
Nel 451 Attila invase la Gallia, distruggendo diverse città. L'invasione fu però fermata dall'intervento dei Romani di Ezio e dei loro alleati barbari (Visigoti, Burgundi) che lo affrontarono e riportarono una grande vittoria su di essi nella [[battaglia dei Campi Catalaunici]] (451). Per nulla demoralizzati dall'insuccesso dell'anno precedente, l'anno successivo gli Unni invasero l'Italia: dopo avere distrutto [[Aquileia romana|Aquileia]] ed espugnato diverse città dell'Italia transpadana, tra cui [[Milano]], gli [[Unni]] decisero però di ritirarsi poco prima di un incontro presso il fiume [[Mincio]] con un'ambasceria imperiale costituita dal [[papa Leone I]], [[Gennadio Avieno]] e [[Trigezio]], presumibilmente per negoziare il rilascio di ostaggi. A differenza di quanto narrato dalla tradizione cristiana, il ritiro non fu causa l'incontro con il pontefice: infatti, essendo avvenuto presso il Mincio, l'esercito unno aveva già lasciato Milano e stava tornando verso Aquileia.<ref>[https://pca.st/episode/012d7329-6489-44f8-be05-aa4b663a223c?t=1409 La caduta di un Impero (451-455) - Episodio 35], Storia d'Italia (dal minuto 23)</ref> La storiografia moderna indica che le ragioni vanno semmai ricercate nelle decimazioni che subì l'esercito unno dalle pestilenze e carestie, nonché dall'attacco dei territori unni nell'Illirico a opera delle truppe dell'Imperatore d'Oriente [[Marciano (imperatore)|Marciano]], che non aveva mancato di inviare rinforzi a Ezio, per cui Attila ebbe buone ragioni per ritirarsi.<ref>{{cita|Heather|pp. 412-413}}.</ref> Poco tempo dopo l'invasione fallita dell'Italia Attila perì e il suo impero, disintegrandosi entro poco tempo, smise di essere una minaccia per Roma, che però si trovò privata anche di un possibile valido alleato (non va dimenticato infatti il decisivo contributo degli Unni nelle campagne di Ezio in Gallia negli anni 430).
=== Morte di Ezio e Valentiniano ===
Con la fine della minaccia degli [[Unni]] la posizione di [[Flavio Ezio|Ezio]] si indebolì, in quanto l'Impero, e soprattutto Valentiniano, non aveva più bisogno di un uomo forte. Probabilmente il ''[[magister militum]]'' si rese conto della situazione e, nel 454, cercò di convincere Valentiniano a concedere la mano di [[Placidia]] a suo figlio Gaudenzio: considerato il fatto che Valentiniano non aveva figli maschi che gli potessero succedere, Gaudenzio sarebbe divenuto, con le nozze, il più forte candidato alla successione imperiale, rafforzando la posizione di Ezio. Il lungo e totale predominio politico di Ezio, però, gli aveva procurato molti nemici a corte, oltre a Valentiniano; fondamentali per la sua caduta furono il senatore [[Petronio Massimo]] e il ''primicerius sacri cubiculi'' [[Eraclio (primicerius sacri cubiculi)|Eraclio]].<ref>Bury, p. 18.</ref>
Secondo lo storico [[Giovanni di Antiochia (cronista)|Giovanni di Antiochia]],<ref>Giovanni di Antiochia, frammenti 200-201.</ref> Valentiniano vinse al gioco una somma che Massimo non aveva, e ottenne come pegno l'anello di questi, che l'imperatore utilizzò per convocare a corte la moglie di Massimo; la donna si recò a corte credendo di essere stata chiamata dal marito, in quanto un inserviente dell'imperatore le aveva mostrato l'anello di Massimo, ma si ritrovò a cena con Valentiniano, che la sedusse. Tornata a casa e incontrando Massimo, lo accusò di averla tradita e consegnata all'imperatore, e così Massimo venne a sapere dell'inganno, decidendo di vendicarsi contro Valentiniano: secondo Giovanni, però, Massimo era cosciente che non avrebbe potuto nuocere all'imperatore se prima non si fosse sbarazzato di Ezio. Si accordò allora con un [[eunuco]] di Valentiniano, il ''primicerius sacri cubiculi'' [[Eraclio (primicerius sacri cubiculi)|Eraclio]], che osteggiava il generale sperando di poterne ottenere il potere: i due convinsero Valentiniano che Ezio lo voleva uccidere, così l'imperatore decise di uccidere il proprio ''magister militum''.<ref name="mathisen_massimo">{{Cita web | cognome = Mathisen | nome = Ralph | titolo = Petronius Maximus (17 March 455 - 22 May 455) | opera = De Imperatoribus Romanis | data = 2 agosto 1997 | url = http://www.roman-emperors.org/petmax.htm | accesso = 4 aprile 2008 }}</ref>
Il
A seguito della caduta di Ezio, Valentiniano fece uccidere anche il suo amico [[Manlio Boezio]] e, secondo [[Idazio]], anche altri notabili; fece poi esporre i cadaveri nel foro, e accusò i [[senatore|senatori]] di tramare un tradimento: tutto ciò lo fece per scongiurare una rivolta dopo la morte di Ezio. Petronio Massimo chiese a Valentiniano di prenderne il posto come ''[[magister militum]]'', forse la vera molla che lo aveva spinto a complottare per la caduta di Ezio, ma l'imperatore rifiutò: Eraclio, infatti, consigliò all'imperatore di non rimettere nuovamente nelle mani di un sol uomo il potere che era riuscito a recuperare uccidendo Ezio.<ref>[[Arnold Hugh Martin Jones|Jones, Arnold Hugh Martin]], John Robert Martindale, [[John Morris (storico)|John Morris]], "Petronius Maximus", ''[[The Prosopography of the Later Roman Empire]]'', volume 2, Cambridge University Press, 1992, ISBN ISBN 0521201594, pp. 749-751.</ref> Sempre secondo Giovanni di Antiochia, Massimo fu così irritato dal rifiuto di Valentiniano da decidere di farlo assassinare. Come complici scelse Optila e
Il
Valentiniano morì a quasi trentasei anni, dopo ventinove anni e mezzo di regno: con lui si estinse la dinastia imperiale
== Nella cultura di massa ==
Il drammaturgo inglese [[John Fletcher]] (1579–1625) compose nel 1610-1614 la tragedia ''[[Valentinian]]'', che rende in forma teatrale il racconto della vita di Valentiniano fatto da [[Procopio di Cesarea]]: Valentiniano è un tiranno alle prese con un impero decadente e delle guardie ribelli; stupra Lucina, che si suicida e il cui marito, Massimo, decide di uccidere Valentiniano, malgrado l'opposizione di Ezio; Valentiniano muore avvelenato da Massimo, proclamato imperatore dal [[Senato]], che però muore a sua volta poco dopo.
== Antenati ==
<div align="center">
{{Ascendenza
| 1 = Valentiniano III, imperatore d'Occidente
| 2 = [[Costanzo III|Costanzo III, imperatore romano]]
| 3 = [[Galla Placidia]]
| 6 = [[Teodosio I|Teodosio I, imperatore romano]]
|12 = [[Flavio Teodosio|Conte Flavio Teodosio]]
|13 = Termanzia
| 7 = [[Galla (imperatrice)|Galla]]
|14 = [[Valentiniano I|Valentiniano I, imperatore romano]]
|15 = [[Giustina (imperatrice)|Giustina]]
|26 = Onorio
|28 = [[Graziano il Vecchio]]
|30 = Giusto
}}
</div>
== Note ==
== Bibliografia ==
Riga 134 ⟶ 157:
;Fonti secondarie
* Bury, John Bagnell, ''A History of the Later Roman Empire from Arcadius to Irene'', Adamant Media Corporation, 2005, ISBN 1402183690.
* [[Arnold Hugh Martin Jones|Jones, Arnold Hugh Martin]], John Robert Martindale, [[John Morris (storico)|John Morris]], "Placidus Valentinianus 4", ''[[The Prosopography of the Later Roman Empire]]'', volume 1, Cambridge University Press, 1992, ISBN 0521072336, pp.
* Mathisen, Ralph, [http://www.roman-emperors.org/valenIII.htm "Valentinian III (425-455 A.D)"], ''De Imperatoribus Romanis''
* O'Flynn, John Michael, ''Generalissimos of the Western Roman Empire'', University of Alberta, 1983, ISBN 0888640315
* Elia,
*
* C. Kelly, ''Attila e la caduta di Roma'', Bruno Mondadori, 2009.
* Francesco Giunta, ''Civiltà siciliana - Sicilia barbarica'', 1962.
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
* Monetazione di Valentiniano
**
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{{Box successione
|tipologia = magistrato romano
|immagine= Project Rome logo Clear.png
|periodo = 23 ottobre 425 – 16 marzo 455 (con [[Onorio (imperatore)|Onorio]])
|precedente = [[Onorio (imperatore)|Onorio]]<br />[[Giovanni Primicerio]]
|successivo = [[Petronio Massimo]]
}}
{{Imperatori romani}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Roma|biografie}}
[[Categoria:Dinastia teodosiana]]
[[Categoria:Dinastia valentiniana]]
[[Categoria:Capi di Stato assassinati]]
[[
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