Seconda Repubblica (Spagna): differenze tra le versioni
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{{Stato storico
|nomeCorrente =
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|nomeUfficiale = {{lista|{{es}}''República Española''
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|paginaBandiera = Bandiera della Seconda Repubblica Spagnola
|linkStemma = Escudo_de_la_Segunda_República_Española.svg
|paginaStemma = Stemma della Spagna
|linkLocalizzazione = Spanish Republic (1936).svg
|linkMappa =
|inno = ''[[Himno de Riego]]''
|motto = <br/>{{la}} ''[[Plus Ultra]]''<br/>{{it}} Più avanti
|lingua = [[Lingua spagnola|spagnolo]] ([[Lingua catalana|catalano]], [[lingua gallega|galiziano]] e [[Lingua basca|basco]], con l’adozione dei rispettivi statuti di autonomia)
|capitale principale = [[Madrid]] (1931-1936)<br>[[Valencia]] (1936-1937)<br>[[Barcellona]] (1937-1939)
|altre capitali =
|dipendenze = {{Bandiera|ESP 1931-1939}} [[Impero spagnolo|Impero coloniale spagnolo]]
|forma di stato = [[Stato democratico]]
|governo = [[Repubblica semipresidenziale]]
|titolo capi di stato =
|elenco capi di stato =
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|elenco capi di governo =
|organi deliberativi =
|inizio =
|primo capo di stato = [[Niceto Alcalá-Zamora]] (1931-1936)
|evento iniziale = Abolizione della monarchia
|fine = ''[[de facto]]'' 1º aprile
|ultimo capo di stato = [[Manuel Azaña]] (1936-1939)
|evento finale = [[Guerra civile spagnola]]
|area geografica =
|territorio originale = Spagna
|superficie massima =
|periodo massima espansione = 1936
|popolazione = 25.514.776<ref>[https://ourworldindata.org/grapher/population-since-1800?tab=table&time=1939..latest&country=CHN~IND~ZAF~NGA~USA~IRN~BRA]</ref>
|periodo popolazione =
|moneta = [[Peseta spagnola]]
|telefono =
|religioni preminenti = [[Cattolicesimo]]
|religione di stato = [[Laicità|Stato laico]]
|altre religioni = [[Islam]]
|stato precedente = {{bandiera|ESP 1785-1931}} [[Restaurazione borbonica in Spagna|Regno di Spagna]]
|stato successivo = {{bandiera|ESP 1939-1945}} [[Spagna franchista]]<br>{{Bandiera|ESP 1931-1939}} [[Esilio repubblicano spagnolo|Seconda Repubblica Spagnola in esilio]]
|stato attuale = {{ESP}}
{{MAR}}|200px
|didascaliaLocalizzazione = La Seconda Repubblica Spagnola nel 1936
}}
La '''Seconda
Le elezioni generali si svolsero tre volte: il == Proclamazione della Repubblica ==
[[File:Bundesarchiv Bild 102-11543, Madrid, Ausrufung der Zweiten Spanischen Republik.jpg|thumb|left
Nel febbraio del
Subito dopo a [[Madrid]] si formò il governo provvisorio, che ebbe il sostegno della [[Guardia Civil]] guidata dal generale [[José Sanjurjo]], con la presenza dei maggiori rappresentanti di tutte le forze politiche: per la destra liberal-repubblicana c'erano Miguel Maura e [[Niceto Alcalá-Zamora y Torres|Alcalá Zamora]]; per i repubblicani di sinistra [[Manuel Azaña]] e Marcelino Domingo; per i radicali [[Alejandro Lerroux|Lerroux]] e [[Diego Martínez Barrio|Martínez Barrio]]; per i socialisti [[Francisco Largo Caballero|Largo Caballero]], [[Indalecio Prieto]] e [[Fernando de los Ríos]]; per i nazionalisti catalani Nicolau d'Olwer e per i galiziani il repubblicano [[Santiago Casares Quiroga]]. Fuori dalla coalizione rimasero la destra monarchica, i nazionalisti baschi e la parte più estrema della sinistra ([[comunismo|comunisti]] e [[anarchismo|anarchici]]).
=== Le violenze contro le chiese ===
La vittoria repubblicana e la partenza del Re, accesero gli animi dei partiti e delle formazioni politiche radicali, socialiste, comuniste e anarchiche che fomentarono la popolazione contro
{{
=== Gli scioperi e i primi provvedimenti ===
In base a ciò che era stato concordato nel [[Patto di
La Repubblica dovette far fronte immediatamente ai conflitti sociali ([[sciopero|scioperi]] proclamati dai sindacati anarchici della ''[[Confederación Nacional del Trabajo]]'' a [[Siviglia]], a [[Barcellona]], e nelle [[Asturie]]), contro cui il governo ricorse con l'utilizzo della [[Guardia Civil]]. Si ebbero in questa fase i primi morti.
Contemporaneamente si decise di adottare una politica riformatrice con carattere di urgenza che precedesse le elezioni. Fu avviata una serie di decreti ministeriali relativi alla riforma agraria in cui si faceva divieto ai proprietari terrieri di poter licenziare i propri coloni e di assumerne da altre municipalità<ref name="Antony Beevor 2006">Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006,
Nel frattempo furono avviati colloqui con i rappresentanti della
==
[[File:C1931.PNG|thumb
Il
Le riforme militari promosse da Azaña già nell'ottobre 1931 gli alienarono le simpatie iniziali di parte dei vertici militari.
=== Fase costituente ===
{{
Le ''Cortes Generales'' nominarono una Commissione costituzionale incaricata di elaborare un progetto di Costituzione, che fu approvato nel dicembre del 1931, dopo tre mesi di
[[File:
La Costituzione spagnola del 1931 stabiliva i seguenti principi:
* a) lo Stato era unitario, ma si
* b) il potere legislativo risiedeva integralmente nelle ''Cortes'', costituite da una sola camera;
* c) il potere esecutivo spettava al Consiglio dei ministri (''Consejo de Ministros'') e al Presidente della Repubblica, eletto dalla Camera dei deputati e da alcuni ''compromisarios'', mentre le sue competenze erano ristrette e sempre sotto il controllo del parlamento;
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* e) era prevista la possibilità di espropriazione forzosa di qualsiasi tipo di proprietà per utilità sociale e pubblica, mediante indennizzo, così come era prevista l'opzione della nazionalizzazione dei servizi pubblici;
* f) presentava un'ampia dichiarazione dei diritti e della libertà, estesa ai temi economici e sociali;
* g) il voto era concesso ai maggiori di
* h) si dichiarava la separazione tra Stato e Chiesa (''estado aconfesional'') e si
* i) si
La costituzione non ottenne il consenso di tutte le forze politiche. Sebbene fosse stata approvata da una larga maggioranza, evidenziava le profonde differenze tra la sinistra e la destra, soprattutto relativamente alla questione religiosa e a quella delle autonomie.
===
[[File:
I settori cattolici si opposero alla ''aconfesionalidad'' (neutralità confessionale) dello Stato, mentre la destra più centralista non accettò la riforma della struttura statale che garantiva il diritto all'autogoverno di alcune regioni. Particolarmente invise alla Chiesa erano le norme che disponevano lo scioglimento di tutti gli ordini religiosi, la fine dei sussidi ai religiosi entro due anni (i
L'approvazione degli articoli
Nel gennaio
Il
=== Il sollevamento
Il
Il
=== Lo statuto per la
La vittoria del governo sugli insorti e il prestigio acquisito permisero di
==== I fatti di Casas Viejas ====
Altri tragici avvenimenti vi furono l'
Nell'estate [[Manuel Azaña]] si dimise, fissando le elezioni per il 19 novembre 1933. Si susseguirono ben due crisi di governo e il leader dei radicali [[Alejandro Lerroux]] divenne [[Primi ministri della Spagna|presidente del consiglio]] dal 12 settembre all'8 ottobre 1933, quando lasciò al compagno di partito [[Diego Martínez Barrio]], che governò fino all'8 dicembre 1933.
== Il biennio conservatore (1934-1936) ==
=== Le elezioni ===
[[File:01 eibar.jpg|thumb|Le elezioni del 1933 furono le prime in Spagna cui furono ammesse anche le donne]]
Le elezioni del 19 novembre 1933 alle [[Cortes Generales|Corti Generali]] furono vinte dai conservatori della [[Confederazione Spagnola delle Destre Autonome]] (CEDA), guidata da [[José María Gil-Robles y Quiñones|José María Gil-Robles]], una coalizione di partiti della destra monarchica e [[Nazionalismo spagnolo|nazionalista]]. Oltre ad una perdita di consensi fra gli elettori dalla sinistra, la Ceda ottenne alti consensi soprattutto tra le donne<ref name="ref_E" /><ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 68</ref> che si trovarono per la prima volta a votare. Inoltre tutte le formazioni di destra erano confluite in un unico cartello elettorale, cosa che non era stata fatta a sinistra, che peraltro si era progressivamente "bolscevizzata"<ref name="ref_E" /><ref>Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 72</ref><ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, pp. 68-69</ref>. In parte la frammentazione era dovuta alla volontà di [[Francisco Largo Caballero]] del [[PSOE]] di contendere l'elettorato dei lavoratori ai sindacati anarchici, rompendo con la sinistra moderata,<ref name="ref_Y">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 69</ref> proponendo la [[nazionalizzazione]] delle terre e lo scioglimento di tutti gli [[ordini religiosi]], della [[Guardia Civil]] e dell'[[esercito]] in favore di una milizia "democratica"<ref name="ref_F">Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006, p. 41</ref>. A seguito della sconfitta il PSOE, sotto la guida di Largo Caballero che aveva messo in minoranza il moderato [[Indalecio Prieto]], incominciò ad armarsi in vista di una prossima insurrezione che avrebbe dovuto portare alla [[dittatura del proletariato]],<ref name="ref_F" /> ignorando gli avvertimenti del vecchio leader del sindacato socialista [[Unione Generale dei Lavoratori|Unión General de Trabajadores]] [[Julián Besteiro]], che considerava il tentativo di imporre la "dittatura del proletariato" "''una vana illusione di bambini''"<ref name="ref_F" />. Come la sinistra anche i gruppi di destra incominciarono ad armarsi, i [[carlismo|Carlisti]] in [[Navarra]] e in parte il piccolo [[Falange Española y de las J.O.N.S.|movimento falangista]] a [[Madrid]]<ref name="ref_Z">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 77</ref>.
La ''[[Falange Española de las Juntas de Ofensiva Nacional Sindicalista|Falange Española]]'' si presentò per la prima volta alle elezioni e fece eleggere il proprio leader [[José Antonio Primo de Rivera]]. Il 13 febbraio 1934 si fuse con le ''[[Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista]]'' (JONS) di [[Ramiro Ledesma Ramos]] e [[Onésimo Redondo Ortega]]. A sinistra un'inedita alleanza fatta a [[Malaga]] tra il [[Partito Comunista di Spagna]], il [[Partito Socialista Operaio Spagnolo]] e la [[Sinistra Repubblicana (Spagna)|Sinistra Repubblicana]], elesse [[Cayetano Bolívar]] il primo comunista ad entrare alle Cortes<ref name="ref_Y" />.
Sempre nello stesso periodo i grandi latifondisti e in generale la classe padronale celebrarono la vittoria della destra con aumenti degli affitti e riduzione degli stipendi dei lavoratori<ref name="ref_Z" />. Secondo una logica che il leader della CEDA [[José María Gil-Robles]] più tardi definì di "''egoismo suicida''"<ref name="ref_Z" />.
=== Il governo Lerroux ===
Venne costituita una coalizione governativa tra la [[CEDA]], che aveva trionfato, e i radicali di [[Alejandro Lerroux]], arrivati secondi alle elezioni. I socialisti arrivarono terzi. Contrariamente a quanto si pensava il presidente della Repubblica [[Niceto Alcalá-Zamora y Torres]] incaricò Lerroux<ref>Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 74</ref> di costituire il proprio governo dal quale restarono volontariamente fuori i rappresentanti della [[CEDA]]. L'8 dicembre 1933 scoppiarono in tutta la Spagna insurrezioni guidate dai sindacati anarchici<ref name="ref_YG">Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 75</ref> che videro scioperi particolarmente violenti, assalti alle caserme della Guardia Civil e il procurato deragliamento del treno Barcellona-Siviglia<ref name="ref_Z" /><ref name="ref_YG" />. L'insurrezione riuscì a [[Saragozza]] dove l'esercito impiegò quattro giorni per avere ragione degli insorti<ref name="ref_YG" />. Nel frattempo il Governo aveva dichiarato lo stato di emergenza ed aveva cominciato ad arrestare i capi dei sindacati anarchici della [[Confederación Nacional del Trabajo]] e della sua costola più intransigente della [[Federación Anarquista Ibérica]]<ref name="ref_YG" />. La sinistra socialista, per bocca del suo leader [[Francisco Largo Caballero]], intensificò le proprie minacce rivoluzionarie<ref>Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 76</ref>.
Nel gennaio 1934 fu sospesa la legge che impediva di insegnare ai religiosi, mentre la lottizzazione delle terre fu completamente sospesa. Il 20 aprile 1934, con l'approvazione della "Ley de Amnistía" furono amnistiati tutti i partecipanti al fallito [[colpo di Stato]] del generale [[José Sanjurjo]]. Il decreto di amnistia incontrò l'opposizione del presidente della repubblica [[Niceto Alcalá-Zamora y Torres]] che pure lo firmò. Pochi giorni dopo Lerroux rassegnò le dimissioni in favore del compagno di partito [[Ricardo Samper]], che restò presidente del Consiglio dal 28 aprile al 4 ottobre 1934. Nel maggio 1934 [[José Calvo Sotelo]], uno dei più carismatici leader della destra monarchica, ritornò dal volontario esilio in [[Francia]] e sostituì [[Antonio Goicoechea]] alla guida del piccolo partito di opposizione monarchica ''[[Renovación Española]]''.
Il 26 settembre la CEDA tolse il suo sostegno al governo aprendo la crisi<ref name="ref_CQ">Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 85</ref>. [[Ricardo Samper]] si dimise e al suo posto fu nuovamente incaricato [[Alejandro Lerroux]]. Il nuovo governo incluse anche tre rappresentanti della CEDA. Tutta la sinistra, guidata da Azaña, attaccò il governo e, dopo aver preavvertito le autorità, indisse lo sciopero a [[Madrid]].
=== Lo sciopero generale contro i tre ministri della CEDA ===
[[File:Lluis_Companys.jpg|thumb|upright=0.7|[[Lluís Companys i Jover]], leader della [[Sinistra Repubblicana di Catalogna|"''Esquerra Republicana de Catalunya''"]]]]
L'inclusione di tre ministri della [[CEDA]] nel governo guidato da [[Ricardo Samper]], avvenuta il 1º ottobre 1934, innescò il 5 ottobre lo [[sciopero generale]] voluto dai sindacati di sinistra. A Madrid vi fu il tentativo di occupare il ministero dell'Interno<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Torino, Edizioni Einaudi, 1963, p. 80</ref>, il Parlamento e la Banca di stato,<ref name="Bernard Michal 1971">A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 69</ref> ma fu sventato dalle forze di sicurezza. Tra gli arrestati anche [[Francisco Largo Caballero]].<ref name="Bernard Michal 1971"/>
In Catalogna lo sciopero ebbe maggior successo, nonostante l'assenza dei sindacati anarchici della CNT<ref name="ref_CQ" />. [[Lluís Companys i Jover]], che era succeduto a [[Francesc Macià]], ne approfittò per proclamare l'indipendenza dello Stato Catalano il 6 ottobre 1934 dal balcone del palazzo della Generalitat de Catalunya.
{{Citazione|Gli ambienti monarchici e fascisti che hanno da qualche tempo tentato di tradire la repubblica sono riusciti a raggiungere il loro obiettivo. In quest'ora solenne, in nome del popolo e del parlamento, il governo che presiedo si assume tutte le cariche del potere e proclama lo stato catalano della repubblica federale spagnola e, serrando i ranghi di coloro che sono uniti nella comune protesta contro il fascismo, li invita a sostenere il governo provvisorio della [[repubblica catalana]].|[[Lluís Companys i Jover]], all'epoca presidente della [[Generalitat de Catalunya]]<ref>A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 68</ref>}}
Ci fu qualche scontro tra le milizie catalane e le forze dell'esercito che provocò una ventina di morti<ref name="ref_L">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Torino, Edizioni Einaudi, 1963, p. 81</ref>, poi il nuovo primo ministro spagnolo Lerroux ordinò lo "stato di guerra" e diede disposizioni al generale [[Domingo Batet]] di far terminare la sommossa. Batet fece schierare alcuni cannoni caricati a salve e, quando il mattino del 7 ottobre [[Lluís Companys i Jover]] gli propose di schierarsi dalla parte dei ribelli, rispose "''Io sono per la Spagna''"<ref name="ref_L" /> e procedette al suo arresto<ref name="ref_G">Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006, p. 43</ref>. Furono arrestati [[Lluís Companys i Jover]] e diversi membri del governo. Tra gli arrestati vi fu anche [[Manuel Azaña]], che si trovava a Barcellona casualmente come fu poi appurato<ref name="ref_G" />.
=== La rivoluzione delle Asturie ===
{{Vedi anche|Rivoluzione delle Asturie (1934)}}
Nel nord l'insurrezione ebbe un violento sviluppo [[Rivoluzione delle Asturie (1934)|nella rivoluzione nelle Asturie]] capeggiata dagli anarchici e dai socialisti. I leader della rivolta furono i deputati del [[PSOE]] [[Ramón González Peña]], [[Teodomiro Menéndez]] e [[Belarmino Tomás]]. I minatori delle Asturie autonomisti e sobillati da deputati del [[Partito Socialista Operaio Spagnolo]], insorsero e occuparono [[Oviedo]]. Molte chiese e conventi furono incendiati, [[Martiri di Turón|a Turón numerosi religiosi furono fucilati]]<ref name="ref_M">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Torino, Edizioni Einaudi, p. 83</ref>. A [[Sama (Spagna)|Sama]] la caserma resistette per un giorno e mezzo, ma quando si arrese sia i soldati della [[Guardia Civil]] sia gli [[Asaltos]] furono tutti passati per le armi<ref name="ref_M" />. Inoltre molte donne della borghesia furono stuprate<ref name="ref_M" /><ref>A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 70</ref>. L'insurrezione durò due settimane e fu necessario l'intervento del [[Tercio de Extranjeros]], comandato da Madrid dal generale [[Francisco Franco]]. La repressione fu altrettanto violenta.
Tutti i leader della rivolta furono processati dai tribunali militari e vi furono venti condanne a morte, ma solo due di queste furono realmente eseguite. Una riguardava la condanna di un criminale comune che aveva approfittato dei disordini di Barcellona e l'altra un sergente dell'esercito che aveva disertato nelle Asturie<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Torino, Edizioni Einaudi, 1963, p. 90</ref>. Le altre condanne furono commutate per l'intervento dei radicali di Lerroux, poi il governo entrò in crisi e fu riformato un nuovo gabinetto Lerroux in cui i ministri della CEDA salirono a cinque, tra cui anche Gil-Robles come ministro della Guerra.
=== Lo scandalo "straperlo" ===
Nell'autunno Lerroux fu sostituito alla guida del governo dal [[Uomo d'affari|finanziere]] [[Joaquín Chapaprieta|Joaquín Chapaprieta Torregrosa]]. Nello stesso periodo il partito radicale fu travolto dallo scandalo "''estraperlo''". Due imprenditori olandesi, [[Daniel Strauss]] e Perl avevano pagato tangenti<ref name="ref_H">Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006, p. 501</ref> ad alcuni ministri del partito di Lerroux al fine di ottenere la licenza ad introdurre le macchinette "Straperlo" per il gioco d'azzardo in [[Spagna]]. Il gioco d'azzardo era stato vietato durante la dittatura di [[Miguel Primo de Rivera]]<ref name="ref_H" />. Quando scoppiò lo scandalo furono coinvolti numerosi politici del partito radicale e lo stesso figlio adottivo<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Torino, Edizioni Einaudi, 1963, p. 91</ref> di Lerroux che fu costretto a dimettersi tra i fischi dei deputati delle [[Corti Generali|Cortes Generales]].
Poche settimane dopo [[Joaquín Chapaprieta]] venne in urto con la CEDA e i ministri cedisti si dimisero causando l'ennesima crisi di governo. Alcalá Zamora, dopo aver verificato l'impossibilità di costituire una nuova maggioranza sciolse le Cortes, e il 7 gennaio furono fissate le nuove elezioni per il 16 febbraio 1936. Allo storico [[Manuel Portela Valladares]] fu assegnato l'incarico di portare il paese alle urne.
== Il Fronte Popolare ==
=== Le elezioni del febbraio 1936 ===
[[File:Francisco Largo Caballero 1927 (cropped).jpg|thumb|upright=0.7|[[Francisco Largo Caballero]], leader del [[Partito Socialista Operaio Spagnolo|"''Partido Socialista Obrero Español''"]], vincitore delle elezioni]]
Nonostante le forti rivalità a sinistra, il [[Partito Socialista Operaio Spagnolo]] di [[Francisco Largo Caballero]] e [[Indalecio Prieto]], il [[Partito Comunista di Spagna]] di [[José Diaz]] e [[Dolores Ibárruri]], la [[Sinistra Repubblicana (Spagna)|Sinistra Repubblicana]] di [[Manuel Azaña]], la [[Sinistra Repubblicana di Catalogna]] di [[Lluís Companys]], il [[Trotskismo|trotskista]] [[Partito Operaio di Unificazione Marxista]] e l'[[Unione Repubblicana (Spagna 1934)|Unione Repubblicana]] di [[Diego Martínez Barrio]] costituirono il cartello unico del [[Fronte Popolare (Spagna)|Fronte Popolare]], secondo una denominazione suggerita dai comunisti<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 92</ref>.
La [[Confederazione Spagnola delle Destre Autonome]] di Gil Robles si presentò da sola e solo successivamente allargò la coalizione a tutte le altre forze di destra presenti nel paese che si riunirono nel ''[[Fronte Nazionale Controrivoluzionario|"''Frente Nacional Contrarrevolucionario''"]]''. In questo cartello confluirono i monarchici di "''[[Renovación Española]]''" di [[José Calvo Sotelo]], il [[Partito Agrario Spagnolo|"''Partido Agrario Español''"]] di [[José Martínez de Velasco]], i [[Carlismo|carlisti]] della "''[[Comunión Tradicionalista]]''" e il ''"[[Partido Nacionalista Español]]"'' di [[José María Albiñana]]. La ''"[[Falange Española y de las JONS]]"'' di [[José Antonio Primo de Rivera]] corse invece da sola.
Più variegato il fronte centrista con il "''[[Partido del Centro Democrático]]''" di [[Manuel Portela Valladares]], i radicali di [[Alejandro Lerroux]], i baschi e i catalani della "''[[Lliga Catalana]]''" di [[Francesc Cambó]].
Le elezioni del 16 febbraio furono caratterizzate da un clima abbastanza tranquillo e furono vinte dal "[[Fronte Popolare (Spagna)|Fronte Popolare]]" con 4.176.156 voti e 276 deputati contro i 3.783.601 voti del Fronte Nazionale con 132 deputati.<ref>A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 76</ref><ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 96</ref>. I centristi di Lerroux sparirono dalla scena politica.
Fin dai primi giorni dopo la vittoria del Fronte Popolare i contadini iniziarono ad occupare le terre dei proprietari<ref>A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 77</ref> e nelle città gli attivisti di sinistra cominciarono a richiedere l'amnistia per i detenuti. A [[Oviedo]] le carceri furono aperte e i detenuti posti in libertà<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 98</ref>.
===
Il nuovo governo fu costituito in poco tempo ed al vertice fu nominato [[Manuel Azaña]], curiosamente non furono inclusi membri del [[Partito Socialista Operaio Spagnolo|"''Partido Socialista Obrero Español''"]], partito che aveva ottenuto un terzo dei voti della sinistra<ref name="ref_A">A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 78</ref>. Ciò è da imputare all'antagonismo tra [[Francisco Largo Caballero]] e [[Indalecio Prieto]]. Il primo, sempre più vicino al [[Partito Comunista di Spagna]], i cui militanti lo avevano soprannominato "''il Lenin spagnolo''"<ref name="ref_O">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 101</ref>, puntava all'instaurazione di una dittatura del proletariato protetta dalle forze di una "Armata Rossa spagnola" mentre Prieto, più moderato, riteneva che invocare la rivoluzione potesse solo spaventare la classe media e alla lunga provocare un intervento dei militari<ref name="ref_A" />. Largo Caballero aveva deciso che a portare avanti il programma di governo fossero solo gli uomini di Azaña che avrebbero operato fin dove era loro possibile<ref>Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006, p. 53</ref>, per poi sostituirsi a loro con un governo dominato dai socialisti<ref name="ref_YP">Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, pp. 91-92</ref>, invece Prieto era convinto della necessità di partecipare direttamente al governo<ref name="ref_YP" />.
[[File:JoseAntonioFEJONS.jpg|thumb|upright=0.7|[[José Antonio Primo de Rivera]], leader della "[[Falange Española y de las JONS]]"]]
Nuove violenze si scatenarono nel paese, in parte dovute alle sinistre che in preda all'euforia della vittoria assaltarono le chiese, le proprietà private dei benestanti<ref>Arrigo Petacco, ''Viva la muerte!'', collana Le Scie, Arnoldo Mondadori Editore, 2006, p. 16: "Secondo un resoconto delle Cortes, dal 16 febbraio al 17 giugno 1936 si registrarono 269 morti, 1287 feriti, 160 chiese distrutte e 251 saccheggiate"</ref><ref name="ref_GZ">Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 92</ref> e aggredirono i militanti della "''Falange Española''"<ref>Arrigo Petacco, ''Viva la muerte!'', collana Le Scie, Arnoldo Mondadori Editore, 2006, p. 15</ref>. In parte dagli operai che frustrati dalle lunghe attese per le riforme proclamarono scioperi che iniziarono a susseguirsi con maggiore violenza<ref>A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 80</ref><ref name="ref_I">Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006, p. 54</ref> così come le richieste esagerate di aumenti salariali<ref name="ref_I" />. Di suo la "''Falange Española''", temendo la repressione del governo, su ispirazione di [[José Antonio Primo de Rivera]] aveva provveduto ad "''organizzare l'apparato illegale del Movimento''"<ref>José Antonio Primo de Rivera, ''Scritti e discorsi di battaglia'' a cura di Primo Siena, Roma, Giovanni Volpe Editore, 1967, p. 73: "''Bisogna saper prevedere i giorni duri e prepararsi per affrontare la tempesta. Se Azaña prende il potere, come tutto lascia supporre, ci daranno la caccia come ai cani. È necessario quindi organizzare l'apparato illegale del Movimento e approntare per la lotta armata una prima linea efficace, con i meravigliosi ragazzi che abbiamo nella Falange''"</ref>. Scontri di piazza e attentati contro singole personalità politiche si susseguirono<ref>Indro Montanelli e Mario Cervi, ''L'Italia dell'Asse'', Milano, Edizioni Einaudi, 1980, p. 12</ref><ref>A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 81</ref> e non furono infrequenti scontri tra falangisti e anarchici del [[Federazione anarchica iberica|FAI]], o tra anarchici e socialisti<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 105</ref> quando non si scontrarono direttamente le due opposte fazioni sindacali della [[Federazione anarchica iberica]] e della socialista [[Unión General de Trabajadores]]<ref name="ref_N">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 100</ref>. Inoltre vetture guidate da falangisti cominciarono a mostrarsi con le armi ostentate<ref name="ref_N" />, molto spesso però si trattava in realtà di militanti anarchici dei sindacati della [[Federazione anarchica iberica]] o della [[Confederación Nacional del Trabajo]] passati alla Falange e interessati ad aumentare il caos<ref name="ref_N" /><ref>Gerald Brenan, ''Storia della Spagna 1874-1936'', Torino, Einaudi, 1970, p. 295</ref> costoro erano spregiativamente chiamati dai socialisti "FAI-lange"<ref name="ref_N" />.
Uno dei primi provvedimenti di [[Manuel Azaña]] fu l'amnistia per i detenuti politici<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 99</ref>, già richiesta a gran voce subito dopo la vittoria elettorale. Tra questi fu liberato [[Lluís Companys]] ed altri leader catalani. Quasi tutti i governatori civili furono sostituiti con uomini dell'[[Sinistra Repubblicana (Spagna)|"''Izquierda Republicana''"]] di Azaña e i generali [[Francisco Franco]] e [[Manuel Goded Llopis]] che avevano debellato la [[Rivoluzione delle Asturie (1934)|rivolta nelle Asturie]] furono esonerati ed inviati uno alla guarnigione delle [[Isole Canarie]] e l'altro a quella delle [[Isole Baleari]]. Il 23 febbraio fu ricostituita la [[Generalitat de Catalunya]] che era stata sospesa dopo la proclamazione di Companys.
====La messa fuorilegge della Falange====
Il 27 febbraio la sede centrale di Madrid della "[[Falange Española y de las JONS]]" fu chiusa dal Governo. Con decreto del 29 febbraio i datori di lavoro furono costretti a riassumere tutti gli operai che avevano licenziato nel 1934 a seguito degli scioperi, indennizzarli e a mantenere anche i nuovi operai assunti<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, pp. 99-100</ref>. La sconfitta nel frattempo unì le destre rimaste all'opposizione che furono affiancate anche dai pochi deputati eletti nel partito di Lerroux<ref name="ref_O" />. La [[CEDA]] rimase il principale partito d'opposizione ma la leadership fu assunta da [[José Calvo Sotelo]] alla guida della monarchica "''Renovación Española''".
L'11 marzo lo studente falangista Juan José Olano fu ucciso per strada a pistolettate<ref>[http://hemeroteca.abc.es/nav/Navigate.exe/hemeroteca/madrid/abc/1936/04/17/039.html ABC (Madrid) - 17/04/1936, p. 39 - ABC.es Hemeroteca]</ref> e il giorno seguente tre esponenti della "[[Falange Española de las Juntas de Ofensiva Nacional Sindicalista|Falange spagnola]]" per rappresaglia tentarono di uccidere [[Luis Jiménez de Asúa]], padre della costituzione repubblicana<ref name="ref_GZ" /> che rimase illeso e il 16 marzo esplosero dei colpi d'arma da fuoco contro la casa di [[Francisco Largo Caballero]]<ref name="ref_GZ" />. Il 14 marzo 1936 la ''"[[Falange Española y de las JONS]]"'' fu messa fuori legge e [[José Antonio Primo de Rivera]] fu arrestato insieme al fratello Miguel con l'accusa di aver rotto i sigilli posti dalla polizia il 27 febbraio alla sede madrilena della Falange<ref>José Antonio Primo de Rivera, ''Scritti e discorsi di battaglia'' a cura di Primo Siena, Roma, Giovanni Volpe Editore, 1967, p. 74</ref> e di detenzione abusiva di armi<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 104</ref>. Il 19 marzo fu arrestato anche [[Onésimo Redondo Ortega]], fondatore delle [[Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista]] e dirigente della Falange. Sebbene la "''Falange Española''" avesse preso meno dell'1% per cento dei voti, poteva contare su almeno trentamila membri grazie anche all'adesione di gran parte del movimento giovanile della [[CEDA]]<ref name="ref_Q">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 107</ref>. Nei mesi successivi si radicalizzarono ancor di più gli scontri armati tra gruppi politici di destra e di sinistra.
Il governo represse duramente solo i movimenti di destra ma tollerò i reati quando questi erano commessi dalla sinistra<ref>Arrigo Petacco, ''Viva la muerte!'', collana Le Scie, Arnoldo Mondadori Editore, 2006, p. 16</ref>, come denunciato dal deputato [[Miguel Maura]], "''I cittadini pacifici, dalle simpatie politiche più diverse, credono che ormai la costituzione sia lettera morta e che insulti, violenze, incendi, omicidi, distruzioni di proprietà non contino più per il codice penale se coloro che li commettono si pongono sotto l'egida stellata della falce e del martello''"<ref>Arrigo Petacco, ''Viva la muerte!'', collana Le Scie, Arnoldo Mondadori Editore, 2006, p. 18</ref> o scritto in seguito dalla ''Radicale'' [[Clara Campoamor]] nel suo "''Storia della Rivoluzione spagnola''"<ref>Citato in: A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 83: "''Gli operai consumavano i pasti nei migliori ristoranti, nei più lussuosi alberghi, frequentavano i caffè rifiutando sistematicamente di pagare il conto e minacciando i proprietari e gli esercenti allorché questi manifestavano l'intenzione di chiamare la polizia. Le mogli dei lavoratori riempivano la borsa della spesa nei negozi senza pagare un soldo e questo per il fatto che erano accompagnate da qualcuno armato di pistola. Inoltre anche in pieno giorno, dai quartieri periferici al centro della città, si faceva incetta di generi alimentari, sempre agitando la canna della pistola sotto il naso dei negozianti''".</ref>.
=== L'incriminazione di Alcalá-Zamora ===
Il 7 aprile 1936 [[Indalecio Prieto]] e [[Manuel Azaña]]<ref name="ref_XN">Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 93</ref> proposero di [[Impeachment|incriminare il presidente della Repubblica]] [[Niceto Alcalá-Zamora y Torres]] per aver sciolto il Parlamento<ref>Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006, p. 60</ref> in quanto si sarebbe arrogato un potere di cui non disponeva<ref name="ref_XN" /> (la Costituzione prevedeva che se il presidente della Repubblica scioglieva due volte il Parlamento poteva essere deposto)<ref name="ref_P">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 106</ref>. Alcalá-Zamora che era sempre stato inviso alla sinistra<ref name="ref_XN" /> fu destituito e dopo un mese sostituito da [[Manuel Azaña]]. L'operazione era volta a vincere le incertezze del PSOE nominando presidente della Repubblica Azaña che avrebbe a sua volta lasciato il posto di presidente del Consiglio a Prieto<ref name="ref_XN" />. Prieto fu incaricato di formare il nuovo governo ma l'opposizione di [[Francisco Largo Caballero]] fece sfumare tutto<ref name="ref_XN" /> e fu quindi nominato il leader autonomista galiziano [[Santiago Casares Quiroga]].
=== Il governo Quiroga ===
==== La scia di sangue ====
Il 13 aprile fu ucciso un giudice che aveva condannato a trent'anni un falangista<ref name="ref_P" />. Il 14 aprile 1936 una bomba fu gettata contro la tribuna presidenziale nel corso di un corteo e un tenente della [[Guardia Civil]] fu ucciso per errore dalla milizia dagli "Asaltos"<ref name="ref_P" />. Il 16 aprile, il [[corteo funebre]] del tenente della Guardia Civil, vide la partecipazione di tutti i falangisti di [[Madrid]] e fu seguito a breve distanza dai socialisti che di tanto in tanto sparavano in aria e lanciavano slogan. Giunti al cimitero si arrivò allo scontro tra falangisti e "Asaltos". Morirono negli scontri circa una dozzina di persone e tra queste il marchese falangista [[Andrés Saenz de Heredia]], cugino germano dello stesso [[José Antonio Primo de Rivera]]. Il responsabile della morte di Andrés Saenz fu individuato nel tenente degli "Asaltos" [[José del Castillo Sáenz de Tejada|José del Castillo]]<ref name="ref_Q" />.
Il 1º maggio un imponente corteo di lavoratori attraversò [[Madrid]] innalzando bandiere rosse e ritratti di Lenin e Stalin affiancati da quelli di Largo Caballero<ref>Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006, p. 61</ref>. Il 9 maggio i falangisti uccisero Carlos Faraudo<ref>Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 106</ref>, membro dell'"[[Unión Militar Republicana Antifascista]]".
[[Francisco Largo Caballero]] il 24 maggio in un comizio tenuto a [[Cadice]] non tenne nascosta la propria volontà di arrivare alla "dittatura del proletariato":
{{Citazione|Quando il Fronte Popolare si romperà, perché si romperà, il trionfo del proletariato sarà sicuro. Instaureremo allora la dittatura del proletariato, che significherà repressione, non del proletariato, ma delle classi capitaliste e borghesi!.|[[Francisco Largo Caballero]], durante un comizio tenuto a [[Cadice]] il 24 maggio 1936<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Torino, Edizioni Einaudi, 1963, p. 110</ref><ref>Indro Montanelli e Mario Cervi, ''L'Italia dell'Asse'', Milano, Edizioni Einaudi, 1980, p. 13</ref>}}
Il 1º giugno fu proclamato un imponente sciopero che vide la partecipazione di circa 70.000 persone. I picchetti furono attaccati dai falangisti<ref name="ref_J">Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006, p. 63</ref> e molti scioperanti invece saccheggiarono i negozi del centro<ref name="ref_J" /> provocando l'intervento delle forze dell'ordine. Il 16 giugno 1936, nel corso di una seduta alle [[Cortes Generales]], [[José Calvo Sotelo]] che era diventato uno dei leader della destra monarchica denunciò le violenze fatte dai miliziani comunisti, Nel corso del suo intervento il presidente del consiglio [[Santiago Casares Quiroga]] si lasciò sfuggire una minaccia nei suoi confronti: "''La violenza contro il capo del partito monarchico non sarebbe un crimine''",<ref>A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 85</ref> cui Sotelo replicò piccato<ref>
{{Cita libro
|titolo = La guerra di Spagna
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|curatore = Bernard Michal
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|citazione = Ho le spalle larghe, signor Casares Quiroga. Voi siete altra tempra d'uomo, pronto alla sfida o alle minacce. Ho sentito due o tre vostri discorsi in vita mia, tutti pronunciati dallo stesso banco nel quale vi trovate ora e sempre ugualmente violenti. Prendo quindi atto delle vostre minacce. Voi mi ritenete responsabile non soltanto delle mie azioni, ma anche di quelle che potrebbero verificarsi. Ebbene accetto ogni mia responsabilità e anche quella di azioni nelle quali non ho avuto parte, purché siano state compiute per il bene della Spagna. E adesso ascolto queste vostre parole: non ci mancava che questo. Ebbene, vi ripeterò quello che disse san Domenico di Silos al re di Castiglia: "Sire, potete privarmi della vita, ma niente più". Ed è meglio morire con onore che vivere indegnamente
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}}</ref>.
==== La morte di Calvo Sotelo ====
{{vedi anche|José Calvo Sotelo}}
[[José del Castillo Sáenz de Tejada|José del Castillo]], responsabile dell'uccisione del falangista [[Andrés Saenz de Heredia]]<ref name="ref_U">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 123</ref><ref>Indro Montanelli e Mario Cervi, ''L'Italia dell'Asse'', Milano, Edizioni Einaudi, 1980, p. 14</ref>, nel frattempo era diventato un membro importante dell'organizzazione [[Unión Militar Republicana Antifascista]] e fu ucciso dai Falangisti il 12 luglio.
Nella notte tra il 12 e 13 luglio 1936 il leader monarchico [[José Calvo Sotelo]] fu rapito e assassinato da militanti socialisti. Il rapimento fu pianificato da [[Fernando Condés]] della [[Guardia Civil]], noto per le sue idee di sinistra<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 124</ref> che nel 1934 era stato allontanato dall'esercito per complicità con i [[Rivoluzione delle Asturie (1934)|ribelli delle Asturie]], ma poi recentemente reintegrato da [[Santiago Casares Quiroga]]<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Torino, Edizioni Einaudi, 1963, p. 124</ref>. I monarchici esortarono l'esercito a intervenire.
Si diffuse forte la sensazione che il Governo presieduto da [[Santiago Casares Quiroga]] non fosse in grado di controllare la propria polizia<ref name="ref_V">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 128</ref> e l'evento, che causò sgomento in tutta la Spagna. Lo stesso giorno dell'omicidio alcuni degli Asaltos furono arrestati dalla polizia mentre Condés e Cuenca, coperti dal partito e dal corpo degli Asaltos riuscirono a nascondersi<ref name="ref_V" />. Nel frattempo il Governo dispose la chiusura di tutte le sedi politiche madrilene della [[Confederazione Spagnola delle Destre Autonome|CEDA]], dei [[Carlismo|carlisti]] e degli anarchici<ref name="ref_B">A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 89</ref>. Mentre l'[[Unión General de Trabajadores|UGT]] e [[Partito Comunista di Spagna]] espressero solidarietà al Governo. [[Indalecio Prieto]] si recò in delegazione, accompagnato da rappresentanti del partito socialista e comunista, da Quiroga reclamando armi<ref name="ref_W">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, pp. 128-129</ref>, ma avuta risposta negativa i miliziani di sinistra consegnarono ai propri militanti tutte le armi che avevano nei propri arsenali. In occasione dei funerali di Castillo e di Sotelo, avvenuti lo stesso giorno e nel medesimo cimitero, ci fu uno scontro a fuoco tra i due gruppi contrapposti<ref name="ref_B" />.
==La guerra civile spagnola==
=== Il colpo di Stato ===
{{Vedi anche|Colpo di Stato spagnolo del luglio 1936}}
Già subito dopo la proclamazione della repubblica ambienti monarchici e militari avevano iniziato a cospirare per rovesciare il governo repubblicano. L'avvenimento più importante fu il fallito golpe del generale [[José Sanjurjo]] del 1932.
La vittoria del ''[[Fronte Popolare (Spagna)|Frente popular]]'' nelle elezioni del febbraio 1936 fece nuovamente prendere consistenza alle ipotesi golpiste. Già subito dopo le elezioni il nuovo governo presieduto da [[Manuel Azaña]] aveva provveduto ad allontanare dalla capitale i generali che non erano di sentimenti repubblicani, così Manuel Goded Llopis era stato inviato alle [[isole Baleari]], [[Francisco Franco]] alle [[Isole Canarie]] e [[Emilio Mola]] a [[Pamplona]]<ref name="ref_K">Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006, p. 65</ref>. Prima di lasciare Madrid i tre generali si erano già incontrati con [[Luis Orgaz]] e [[José Enrique Varela]].<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 102</ref><br />Mola, che era stato durante la monarchia a capo dei servizi segreti spagnoli, con il nome in codice di "''Director''"<ref name="ref_K" /> divenne l'anima organizzativa pur non essendo mai stato coinvolto con precedenti "pronunciamenti". Giunto a [[Pamplona]], Mola prese rapidamente contatti con Sanjurjo che si trovava a [[Lisbona]] in esilio e con i responsabili del movimento carlista. In aprile Mola diffuse un documento riservato, in cui si ipotizzava che immediatamente dopo la rivolta in ogni provincia si sarebbe dovuto provvedere alla creazione di un organismo civile e uno militare. Le operazioni in ciascuna provincia erano delegate alle sezioni provinciali che avrebbero dovuto occupare tutti gli edifici pubblici.<br />Il golpe che era stato progettato per aprile fu rimandato a causa della defezione del generale [[Ángel Rodríguez del Barrio]]<ref name="ref_R">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 108</ref>. Inoltre in aprile non erano stati ancora coinvolti nella rivolta né i carlisti, né i falangisti<ref name="ref_R" />. La discussione con i Carlisti si trascinava su problematiche inerenti al futuro ordinamento dello Stato<ref>A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 95</ref>. Nel giugno Mola ottenne l'appoggio dei generali [[Gonzalo Queipo de Llano]] e [[Miguel Cabanellas Ferrer]], che erano stati entrambi di sentimenti repubblicani. L'accordo con i Carlisti fu raggiunto solo ai primi di luglio e con la ''"[[Falange Española y de las JONS]]"'' ufficialmente il 29 giugno quando [[José Antonio Primo de Rivera]] riuscì far uscire dal carcere Modello una lettera con l'adesione ufficiale del movimento<ref>Antony Beevor, ''La guerra civile spagnola'', Milano, BUR, 2006, p. 67</ref>.
Il 23 giugno dalle [[Isole Canarie]] il generale Franco inviò al presidente del consiglio [[Santiago Casares Quiroga]] una lettera protestando per il trattamento tenuto nei confronti degli ufficiali dell'esercito considerati di destra che erano stati sostituiti<ref name="ref_S">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 119</ref> con altri di tendenza repubblicana<ref name="ref_D">A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 97</ref>. La lettera non ottenne risposta da Quiroga che semplicemente la ignorò<ref>Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 104</ref>. Secondo quanto poi detto dallo stesso Franco la lettera aveva come obiettivo di portare ad un accomodamento in modo da scongiurare il "pronunciamento"<ref name="ref_S" />. Franco, che fino a quel momento aveva tentennato, si schierò decisamente con i futuri insorti<ref name="ref_S" /><ref name="ref_D" />.
Intanto la situazione generale degenerava sempre più e non passò giorno senza che avvenisse un omicidio politico che colpiva o l'una o l'altra parte<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 120</ref>. L'11 luglio un gruppo di falangisti occupò momentaneamente la radio di [[Valencia]] annunciando la prossima ''"Rivoluzione nazional-sindacalista"''<ref name="ref_T">Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, p. 122</ref>. Il 12 luglio nel [[Marocco spagnolo]] avvenne un'imponente parata militare alla presenza dei generali Romerales e Gómez Morato che erano molto vicini al governo. Al termine della parata telegrafarono a Madrid che tutto andava bene, ma la sera stessa numerosi ufficiali ribelli tennero alcune riunioni per fare il punto della situazione. Durante la cena che seguì, alla presenza dei due generali si sentì gridare "''CAFE''!" che presso i ribelli significava ''"Camaradas! Arriba Falange española !"''<ref name="ref_U" /><ref>Arrigo Petacco, ''Viva la muerte!'', collana Le Scie, Arnoldo Mondadori Editore, 2006, p. 23</ref>. Lo stesso giorno da Londra partì un aereo pilotato dal capitano Bebb inviato dal giornalista Luis Bolin con lo scopo di trasportare il generale Franco dalle Canarie al Marocco<ref>Hugh Thomas, ''Storia della guerra civile spagnola'', Giulio Einaudi Editore, 1963, pp. 121-122</ref>. Bebb, ignaro della reale missione, doveva portare alcuni passeggeri alle Canarie, ma, per motivi non noti<ref>Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 107</ref>, dovette atterrare a [[Las Palmas de Gran Canaria]] e non a [[Tenerife]] e lì attendere nuove istruzioni fino al 31 luglio e in mancanza di queste alla scadenza rientrare in [[Gran Bretagna]].<ref name="ref_T" />
La data dell'insurrezione fu fissata per il 25 luglio anniversario del patrono di Spagna<ref>{{cita web|url=http://www.lunario.com/docs/mesepermese/Mesi/celebrazioni_luglio.html|titolo=Celebrazioni di Luglio <!--creato automaticamente, da ricontrollare manualmente -->|lingua=|data=|accesso=|dataarchivio=27 agosto 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110827153745/http://www.lunario.com/docs/mesepermese/Mesi/celebrazioni_luglio.html|urlmorto=sì}}</ref> [[Giacomo il Maggiore|san Giacomo]]<ref name="ref_C">A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 96</ref>, nonostante il fatto che molte persone, Mola in primis, preferissero che fosse anticipata almeno al 12, onde prevenire un'analoga insurrezione della sinistra data per certa<ref name="ref_C" />.
Nel frattempo il 13 luglio fu assassinato il deputato monarchico [[José Calvo Sotelo]] da una squadra della polizia degli "Asaltos". Il giorno dopo la morte di Calvo Sotelo il Governo chiuse tutte le sedi anarchiche, carliste e monarchiche<ref name="ref_V" /> Mentre l'[[Unión General de Trabajadores|UGT]] e [[Partito Comunista di Spagna]] espressero solidarietà al Governo. I militari pressati dal crescente clima violento videro nell'omicidio di Calvo Sotelo il segnale che l'insurrezione non poteva essere procrastinata oltre<ref>A cura di Bernard Michal, ''La guerra di Spagna I'', Ginevra, Edizioni di Cremille, 1971, p. 98</ref> e fissarono l'insurrezione per il 18 luglio<ref name="Arrigo Petacco 2006">Arrigo Petacco, ''Viva la muerte!'', collana Le Scie, Arnoldo Mondadori Editore, 2006, p. 22</ref>. Ricevuta la parola d'ordine "''Sin novedad''" (''nessuna novità'') tutte le unità militari si sarebbero dovute sollevare contemporaneamente e occupare le città<ref name="Arrigo Petacco 2006"/>. L'armata d'Africa, dopo aver preso il controllo del [[Marocco spagnolo]] si sarebbe trasferita in [[Andalusia]], dove si supponeva vi sarebbero state maggiori resistenze<ref name="Arrigo Petacco 2006"/>.
[[Indalecio Prieto]] si recò in delegazione, accompagnato da rappresentanti del partito socialista e comunista, presso Casares Quiroga reclamando armi<ref name="ref_W" />, ma avuta risposta negativa i miliziani di sinistra consegnarono ai propri militanti tutte le armi che avevano nei propri arsenali. In occasione dei funerali di Castillo e di Sotelo avvenuti lo stesso giorno nel medesimo cimitero e tra i due gruppi contrapposti ci fu uno scontro a fuoco<ref name="ref_B"/>. Conscio dell'imminente sollevazione il governo fece arrestare Varela a [[Cadice]] e spostò alcune navi presso Gibilterra.
Per pura combinazione in quei giorni morì per un incidente il generale [[Amadeo Balmes]] a [[Las Palmas de Gran Canaria]] fornendo a Franco la scusa di partecipare ai funerali<ref>Paul Preston, ''La guerra civile spagnola'', Cles (TN), Oscar, 2011, p. 108</ref> lasciando così [[Tenerife]] il 17 luglio, dove lo attendeva l'aereo del capitano Bebb.
=== Lo scoppio della guerra civile ===
{{Vedi anche|Guerra civile spagnola}}
Il
===La fine della Repubblica===
Con l'occupazione di [[Madrid]] il 28 marzo da parte delle [[Bando nacional|forze nazionaliste]] fu immediatamente costituito un [[Esilio repubblicano spagnolo in Messico|governo repubblicano in esilio]] a [[Città del Messico]], dagli esuli del [[Fronte Popolare (Spagna)|Fronte Popolare]] e nel 1946 si trasferì a [[Parigi]]. La Repubblica venne formalmente soppressa, tuttavia la monarchia in Spagna venne restaurata ufficialmente dal regime franchista solo col [[Referendum in Spagna del 1947|plebiscito del 1947]].
Nel 1953, con l'ingresso della Spagna nell'ONU, molti stati, che ancora non avevano riconosciuto la [[Spagna franchista]], disconobbero il [[Esilio repubblicano spagnolo|governo repubblicano in esilio]] che si sciolse formalmente solo il 15 luglio 1977, in occasione delle prime elezioni libere.
== Presidenti ==
{| class="wikitable" style="text-align:center"
|- style="background:#cccccc"
! N °
! Nome
! Ritratto
! Insediamento
! Dimissioni
! Partito politico
! Note
|- style="background:#F7F7F7"
| '''1''' || '''[[Niceto Alcalá Zamora|Niceto Alcalá-Zamora y Torres]]'''|| [[File:Niceto Alcalá-Zamora cropped (2).jpg|130px]] || 14 aprile 1931 || 14 ottobre 1931 || Destra Repubblicana Liberale, Partito Repubblicano Progressista || ''Presidente del Governo Provvisorio della Repubblica''
|-
| '''2''' || '''[[Manuel Azaña|Manuel Azaña Diaz]]'''|| [[File:Manuel Azaña, 1933.jpg|130px]] || 14 ottobre 1931 || 10 dicembre 1931 || Azione Repubblicana || ''Presidente del Governo della Repubblica''
|-
| '''3''' || '''[[Niceto Alcalá Zamora|Niceto Alcalá-Zamora y Torres]]'''|| [[File:Niceto Alcalá-Zamora cropped (2).jpg|130px]] || 10 dicembre 1931 || 7 aprile 1936 || Partito Repubblicano Progressista || ''Presidente della Repubblica''
|-
| '''4''' || '''[[Manuel Azaña|Manuel Azaña Diaz]]''' || [[File:Manuel Azaña, 1933.jpg|130px]] || 11 maggio 1936 || 13 marzo 1939 || [[Sinistra Repubblicana (Spagna)|Sinistra Repubblicana]] || ''Presidente della Repubblica''. Solo in alcune parti della Spagna dal 3 ottobre 1936
|-
| '''5''' || '''[[José Miaja Menant]]''' || [[File:General José Miaja.jpg|130px]] || 13 marzo 1939 ||25 marzo 1939|| ''militare'' || ''Presidente del Consiglio di Difesa Nazionale''. Solo in alcune parti della Spagna
|}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
*
== Voci correlate ==
*[[José Calvo Sotelo]]
*
*[[Prima Repubblica Spagnola]]
*[[Restaurazione borbonica in Spagna]]
*[[Rivoluzione delle Asturie (1934)]]
*[[Repubblicanesimo in Spagna]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
*{{Collegamenti esterni}}
*{{es}} [http://www.terra.es/personal/mothman/spain3.htm Gobiernos de España 1931-2007] {{Webarchive|url=https://archive.is/20120629144018/www.terra.es/personal/mothman/spain3.htm |data=29 giugno 2012 }}
{{Ministri del governo provvisorio spagnolo}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Spagna|storia}}
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[[Categoria:
| |||