Metafisica: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|altri significati|[[Metafisica (disambigua)]]}}
La '''metafisica''' è quella partebranca della [[filosofia]] che, andando oltre gli elementi [[contingenza (filosofia)Contingenza|contingenti]] dell'[[esperienza]] sensibile,<ref>Cfr. [[Battista Mondin]], ''Ontologia, metafisica'', ESD, 1999: «Si dà metafisica ogniqualvolta si realizza un superamento assoluto del mondo dell'esperienza: quando si compie il salto del ''metà''» (pag. 9).</ref> si occupa degli aspetti ritenuti più autentici e fondamentali della [[realtà]], secondo la prospettiva più ampia e universale possibile.<ref>Cfr. [[Achille Varzi (filosofo)|Achille Varzi]], {{cita testo|url=http://www.columbia.edu/~av72/papers/Zanichelli_2006a.pdf|titolo=''Metafisica'', in ''Introduzione alla filosofia'', D'Agostini, Bologna.}}</ref> Essa mira allo studio degli enti «in quanto tali» nella loro interezza,<ref>B. Mondin, ''op. cit.'', pag. 8.</ref> aad differenzaesempio delle[[Aristotele]] scienzela particolaridefiniva che,"scienza generalmente,<ref>Fadell'[[essere]] eccezionein adquanto esempioessere" la(''[[Metafisica cosmologia(Aristotele)|Metafisica]]'', scientifica.</ref>libro siΓ, occupanocap. delleI, loro1003 singole determinazionia, empiriche21-26), secondoa puntiprescindere didalle vistasue edeterminazioni metodologieo specificheattributi.
 
Nel tentativo di superare gli elementi instabili, mutevoli, e accidentali dei [[fenomeno|fenomeni]], la metafisica concentra la propria attenzione su ciò che considera [[eternità|eterno]], stabile, necessario, [[assoluto]], per cercare di cogliere le strutture fondamentali dell'[[essere]]. In quest'ottica, i rapporti tra metafisica e [[ontologia]] sono molto stretti, tanto che sin dall'antichità si è soliti racchiudere il senso della metafisica nell'incessante ricerca di una risposta alla domanda metafisica fondamentale «perché l'essere piuttosto che il nulla?».<ref>[[Martin Heidegger]], cheriprende la domanda posta per la prima volta da Leibniz (nei [https://www.academia.edu/36893661/G_W_Leibniz_Principi_razionali_della_Natura_e_della_Grazia_pdf "Principi razionali della Natura e della Grazia" (1714), § 7.]) e la sviluppa contestavacontestando la ''metafisica'' tradizionale in nome di una "nuova" ontologia più fondamentale, nell<nowiki>{{'</nowiki>}}''incipit'' di ''Introduzione alla metafisica'' del 1953 rifletteva così:
{{quoteCitazione|La domanda: «Perché vi è, in generale, l'essente e non il nulla?» reclama il primo posto anzitutto perché è la più vasta, in secondo luogo perché è la più profonda, infine perché è la più originaria.....per il fatto che questa domanda è la più vasta è anche la più profonda. «Perché in generale vi è l'essente ...?» Chiedere perché è come chiedere: quale ne è la ragione, il fondamento [''Grund'']? Da quale fondamento l'essente proviene? Su quale fondamento si basa? A quale fondamento risale?|Martin Heidegger, ''Introduzione alla metafisica'', Mursia 1966, pag.14}}</ref>
[[File:De metaphysico macrosmi - Metaphysical spheres.jpg|thumb|upright=1.5|Illustrazione dal ''De metaphysico macrocosmi'', di [[Robert Fludd]], che contrappone la perfezione del paesaggio metafisico [[cielo (religione)|celeste]], agli [[quattro elementi|elementi]] del [[mondo sublunare|mondo terreno]].<ref>''De metaphysico macrocosmi, et creaturarum illus ortu et de physico macrocosmi in generatione et corruptione progressu'': prima sezione del primo volume ''De macrocosmi historia'' del trattato ''Utrisque cosmi'' (1617)</ref>]]
 
All'ambito della ricerca metafisica tradizionale appartengono problemi quali la questione dell'[[esistenza di Dio]], dell'immortalità dell'[[anima]], dell'essere "in sé",<ref>Ciò che [[Immanuel Kant|Kant]] chiama [[noumeno]], in opposizione al [[fenomeno]].</ref> dell'origine e il senso del [[cosmo]], nonché la questione dell'eventuale relazione fra la [[trascendenza]] dell'[[Essere]] e l'[[immanenza]] degli enti materiali ([[differenza ontologica]]).
 
== Etimologia ==
[[File:Aristotle Altemps Inv8575.jpg|thumb|upright=0.7|[[Aristotele]], riconosciuto come il padre della «metafisica», sebbene non abbia mai utilizzato questo termine.]]
Il termine ''metafisica'' (in [[lingua greca antica|greco antico]] μετά τα Φυσικά, ''"metá ta Physiká"'') deriva dalla catalogazione dei libri di [[Aristotele]], nell'edizione di [[Andronico da Rodi]] ([[I secolo a.C.]]), nella quale la trattazione dell'essenza della [[realtà]] fu collocata ''dopo'' (in greco μετά, ''"meta"'') quella della natura, che era la [[fisica]]. Il prefisso ''"meta"'' assunse poi il significato di "al di là, sopra, oltre". L'etimologia, in questo caso, può essere fuorviante per una disciplina definita da Aristotele come scienza delle ''"cause prime"''.<ref>Aristotele, ''Metafisica'', I, 983 b.</ref>
Il termine ''metafisica'' (in [[lingua greca antica|greco antico]]: μετὰ τὰ φυσικά, metà tà physikà),<ref>{{Cita web|titolo=Τὰ Μετὰ τὰ Φυσικά - Aristotle - Oxford Scholarly Editions|url= https://www.oxfordscholarlyeditions.com/display/10.1093/actrade/9780198145134.book.1/actrade-9780198145134-work-1|accesso=23 ottobre 2023|lingua=en}}</ref> deriverebbe dalla catalogazione dei libri di Aristotele nell'edizione di [[Andronico di Rodi]] ([[I secolo a.C.]]), nella quale dopo la trattazione della natura, che era la [[fisica aristotelica|fisica]] ({{lang|grc|τὰ φυσικά}}), seguiva quella sulla "filosofia prima" ({{lang|grc|πρώτη φιλοσοφία}}) o teoria dell'"ente in quanto ente".<ref>In greco, {{lang|grc|ὂν ᾗ ὄν}}; in latino, ''ens qua ens''.</ref>
Il termine ente corrisponde, semplicemente, al participio presente del verbo essere.{{#tag:ref|Pertanto, ente (o talora essente) è "ciò che è"<ref>{{Treccani|Ente|Ente}}</ref> e non questa o quell'altra delle dimensioni in cui l'essere appare e si manifesta: dimensione fisica (una persona, un elemento della natura, un oggetto materiale) o dimensione astratta (un pensiero, un evento, un concetto). Da una parte le determinazioni della realtà empiricamente riscontrabili, dall'altra quelle immaginarie o ideali. Pertanto, come spiegato da Emanuele Severino nel video del 2014 "Heidegger e la metafisica"<ref>Disponibile su [[YouTube]].</ref>, le varie scienze trattano gli enti in quanto in un certo modo determinati ovvero "cose" di riferimento dell'area specifica di studio mentre la metafisica li studia in quanto enti: ad esempio la [[psicologia]] indaga la psiche in quanto psiche invece la metafisica indaga la psiche in quanto ente, oppure la [[matematica]] studia i numeri in quanto numeri (particolari oggetti matematici), invece la metafisica li ispeziona perché enti.}}
 
Poiché questi volumi erano stati quindi collocati ''dopo'' (μετά, ''metá'') quelli sulla fisica, sia nel senso dell'ordine di pubblicazione che in quello di importanza, la metafisica sarebbe venuta a significare «le cose che stanno dopo le cose di fisica», cioè i libri successivi a quelli sulla natura.<ref name=treccanidiz>Lemma ''{{cita testo|url=http://www.treccani.it/vocabolario/metafisica/|titolo=metafisica}}'', Vocabolario on line Treccani.</ref>
Il prefisso ''meta-'' assume però anche il significato di "al di là", "sopra", "oltre": in questo senso si attribuì nel pensiero arabo medioevale agli oggetti della "filosofia prima" un valore di trascendenza e di superiorità rispetto agli oggetti della fisica [[sublunare]]. Allora, da titolo che designava i testi collocati dopo quelli di fisica, il termine ''metafisica'' sarebbe divenuto il nome di una parte della filosofia.<ref>Mutò anche genere, da neutro plurale (così, ad esempio, il latino ''metaphysica'' in [[Severino Boezio|Boezio]]) a femminile singolare, come nella versione di [[Averroè]] e nella successiva terminologia [[Scolastica (filosofia)|scolastica]] (voce {{cita testo|url=http://www.treccani.it/vocabolario/metafisica/|titolo=''Metafisica''}} nel ''Vocabolario Treccani'').</ref>
 
Lo storico della filosofia [[Giovanni Reale]] contesta la ricostruzione logica e cronologica dell'etimologia del termine "metafisica" in base al doppio significato del prefisso greco ''meta''.<ref>Come egli scrive: «Da qualche tempo è risultato chiaro che questa tesi non regge, e che il termine metafisica deve essere nato nell'ambito del primo [[Liceo di Aristotele|Peripato]]» con il significato prevalente della natura ultima e assoluta della realtà.</ref> La tesi di Reale è che tra i due significati di ''meta'', quello relativo al concetto di «successione» (o di «dopo») è ininfluente e secondario, poiché non si è tenuto conto che l'intera dottrina aristotelica riguarda quel principio di "unità dell'essere" (o Essere in quanto essere) che va «oltre» (o «al di sopra») la fisica, ed è questo il significato primario unico che per lui deve assumere il termine ''meta''.<ref>Giovanni Reale, ''La filosofia antica'', Jaca Book 1992, pagg. 19-20. A partire da questo presupposto con il termine metafisica si può intendere “ciò che va oltre alla fisica” e perciò “ciò che va oltre alla natura”.</ref>
 
== I fondamenti della metafisica ==
Uno degli intenti di questa disciplina consiste nello studio dei princìpiprincipi primi sotto il profilo [[qualità (filosofia)|qualitativo]], a differenza della [[matematica]] che ne studia la [[quantità (filosofia)|quantità]], o della [[fisica]] che ne studia l'aspetto naturale.<ref>Cfr. Varzi, ''op. cit.''</ref> Lo scopo ultimo è quindi la [[verità]] in se stessa.<ref>«Il fine della scienza teoretica è la verità» (Aristotele, ''Metafisica'', A, 1, 993 b).</ref>
 
=== I limiti dell'esperienza sensibile ===
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Scopo della metafisica, in questo senso, è il tentativo di trovare e spiegare la struttura universale e oggettiva che si ipotizza nascosta dietro l'apparenza dei fenomeni. Sorge pertanto l'interrogativo se una tale struttura, oltre a determinare la realtà, sia in grado di determinare il nostro stesso modo di conoscere, attraverso idee e concetti che trovano corrispondenza nella realtà.
 
Secondo questa linea interpretativa, solo nel nostro [[intelletto]] è possibile formulare quei criteri di razionalità e [[universale|universalità]] che ci permettono di conoscere il mondo: la semplice «sensazione in atto», infatti, «ha per oggetto cose particolari, la scienza invece ha per oggetto gli universali e questi sono, in un certo senso, nell'anima stessa».<ref>Aristotele, ''Sull'anima'' II, V, 417b.</ref> Ecco dunque la radicale contrapposizione, propria dei grandi filosofi metafisici, da [[Parmenide]], [[Socrate]],<ref>Secondo un'interpretazione risalente a [[Guido Calogero]] e [[Gabriele Giannantoni]], Socrate non può essere annoverato tra questi (vedi ''[[PensieroInterpretazioni del pensiero di Socrate (interpretazioni)]]''), mentre secondo quella di [[Battista Mondin]] Socrate è un metafisico perché «il suo studio sull'uomo si spinge ben oltre il campo della scienza e penetra nelle radici più profonde dell'essere e dell'agire umano» (vedi ''Storia della metafisica'', I, pag. 120, ESD, Bologna 1998).</ref> [[Platone]], [[Aristotele]], fino ad [[Sant'Agostino d'Ippona|Agostino]], [[Tommaso d'Aquino|Tommaso]], [[Nicola Cusano|Cusano]], [[Tommaso Campanella|Campanella]], ecc., tra il sapere acquisito dei sensi, e il sapere proprio dell'intelletto.
 
Secondo questa scuola di pensiero, quindi, non ci può essere vera [[conoscenza]] se questa non scatuiriscescaturisce dall'intelligenza, la quale però, per attivarsi, deve anzitutto prendere coscienza di sé:<ref>«Infatti la [[verità]] è conosciuta dall'intelletto dopo che esso riflette e ritorna sul proprio atto cognitivo, [...] che a sua volta non può essere conosciuto se prima non si conosce la natura del principio attivo che è l'intelletto stesso» (Tommaso d'Aquino, ''De veritate'', q. 1, a. 9).</ref> se l'intelletto fosse incapace di pensare se stesso, non potrebbe neppure prendere coscienza della [[verità]], né coscienza di poterla mai raggiungere.<ref>Cfr. Giorgia Salatiello, ''L'autocoscienza come riflessione originaria del soggetto su di sé in San Tommaso d'Aquino'', Pontificia Università Gregoriana, Roma 1996.</ref> Il [[pensiero]] di sé, pertanto, è stato assunto spesso come base di partenza, a cominciare dalla sua capacità di rendere possibile un sapere immediato, universale e assoluto, perché in esso il soggetto è immediatamente identico all'oggetto, essendo l'io che intuisce se stesso.<ref>«È un'intima e perfetta conoscenza il nostro sapere di vivere», sosteneva [[Agostino d'Ippona]] (''De trinitate'', XV).</ref>
 
Almeno fino a [[Cartesio]], a partire dal quale il tema dell'[[autocoscienza]] sarà ricondotto entro una dimensione più prettamente soggettiva e psicologica, l'[[intuizione]] conoscitiva di sé resterà connessa alla questione [[ontologia|ontologica]] preponderante di un [[Essere]] da porre a fondamento della propria intima essenza.<ref>Cfr. Antonino Stagnitta, ''Laicità nel Medioevo italiano: Tommaso d'Aquino e il pensiero moderno'', pag. 47, Armando editore, 1999 ISBN 88-7144-801-4.</ref> Anche nella [[filosofia moderna]] tuttavia non mancano casi, ad esempio in [[Baruch Spinoza|Spinoza]], [[Leibniz]], [[Fichte]], in cui di volta in volta la soggettività risulta legata a tematiche ontologiche.
 
In generale l'intuizione, o l'[[appercezione]],<ref>Termine scolastico ripreso da Leibniz in ''Monadologia'' (§ 14).</ref> è stata posta come origine e traguardo di ogni metafisica, e considerata superiore sia al pensiero razionale chesia alla conoscenza empirica: il pensiero razionale infatti si basa su una forma ''mediata'' di sapere, nella quale il [[Soggetto (filosofia)|soggetto]] giunge ad apprendere l'[[Oggetto (filosofia)|oggetto]] solo in seguito ada un calcolo o un'analisi razionale, e dove pertanto essi sono separati; analogamente, una conoscenza di tipo empirico risulta mediata dai sensi, e dunque in essa, ancora una volta, soggetto e oggetto risultano separati.
 
In considerazione di ciò si comprende come la maggior parte dei filosofi metafisici postulasse una differenza non solo tra coscienza e percezione sensibile, ma anche tra [[intelletto]] e ragione.<ref>Il termine "intelletto" fu adoperato per la prima volta dalla [[scolastica (filosofia)|scolastica]] medioevale per tradurre l'espressione ''nous'' che i [[lingua greca|greci]] contrapponevano alla ''dianoia'', la ragione. Di ''Nous'' si parla per la prima volta nella filosofia greca antica con [[Anassagora]] che lo riferisce ad un Pensiero, una divinità [[intelletto cosmico|ordinatrice]] che interviene a trasformare il ''caos'' iniziale in ''[[cosmo]]'', l'universo ordinato. Sarà [[Platone]] poi a definire per la prima volta il ''nous'', come [[intuizione]] delle forme [[idea]]li, seguito da Aristotele.</ref> L'intelletto è il luogo in cui propriamente si produce l'intuizione, ed è pertanto superiore alla ragione perché è il principio primo senza il quale non si avrebbe conoscenza di nulla; mentre la [[ragione]] è solo uno strumento, un mezzo che permette di comunicare e di avvicinarsi discorsivamente alla visione intuitiva dell'universale.
 
=== Il rapporto con la teologia ===
Poiché la metafisica «...si propone di individuare la natura ultima e assoluta della realtà, al di là delle sue determinazioni relative...» <ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/tag/{{Treccani|metafisica/ ''Enciclopedia Treccani'']|metafisica}}</ref>, le è stato spesso attribuito un carattere [[mistica|mistico]] e [[religione|religioso]], di tensione verso l'assoluto, [[Dio]] e la [[trascendenza]].<ref>Come fa [[René Guénon]], in ''[{{cita testo|url=http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/reneguenon/caressme.htm |titolo=Caratteri essenziali della metafisica]}}'' riferendola ad un'attività "sovra-razionale".</ref>
 
Già con Aristotele, la metafisica è la scienza dell'essere perfetto, cioè lo studio di Dio: poiché infatti cercava le cause prime della realtà, essa così diveniva anche indagine su Dio. Lo stretto legame con la [[teologia]] resterà valido per quasi tutto il [[Medioevo]]. È fondamentale in questo senso il contributo di [[Tommaso d'Aquino]], che giudicava conciliabileidentificava la metafisica con la ''teologia, efilosofica''<ref>''In pertantoBoethii consideravaDe possibileTrinitate'', unaq. sintesi5, dia. [[ragione]]4. eCitazione: [[fede]]."Sic ergo
theologia sive scientia divina non tamquam subiectum scientiae, set tamquam principia subiecti, et talis est theologia quam philosophi prosequuntur, que alio nomine metaphysica dicitur". Cfr. {{Cita pubblicazione|nome=Jason|cognome=Mitchell|titolo=La fondazione teologica dei trascendentali secondo san Tommaso d&#39;Aquino|accesso=2025-04-01|url=https://www.academia.edu/3108553/La_fondazione_teologica_dei_trascendentali_secondo_san_Tommaso_dAquino?email_work_card=title}}</ref> e pertanto considerava possibile una sintesi di [[ragione]] e [[fede]]. Oltre al ''De Trinitate'' di Boezio, san Tommaso tematizzò lo statuto epistemologico della metafisica nel proemio generale e nel commento al VI e XI libro della ''[[Metafisica (Aristotele)|Metafisica]]''. Nel VI libro della ''Metafisica'' si definisce l'unità della scienza metafisica e la sue specificità di studiare ciò che è separato dalla materia e dal movimento sia secondo l’essere sia secondo l’intelletto.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Rafael|cognome=Pascual|data=2015-12-25|pagina=15|titolo=Lo statuto epistemologico della metafisica in Tommaso d’Aquino|accesso=2025-07-18|url=https://www.academia.edu/19827574/Lo_statuto_epistemologico_della_metafisica_in_Tommaso_d_Aquino}} La metafisica fu oggetto anche del commento al libro XI del trattato omonimo di Aristotele, oltreché nel commento al ''De Trinitate'' di Boezio.</ref>
 
Da alcuni punti di vista il [[Medioevo]] termina quando l'intuizione si separa dalla ragione, quando metafisica e teologia tendono ada essere viste come discipline separate. Alcuni filosofi, tra cui [[Cartesio]] ede [[Hegel]], cercheranno di costruire un'autonomia della ragione, rendendola indipendente dall'intuizione.
 
=== Il rapporto con l'ontologia ===
Anche i rapporti con l'[[ontologia]] sono variabili. Nel corso della storia del pensiero i filosofi hanno attribuito a tale disciplina accezioni, caratteri e funzioni diversi dalla metafisica: ora si è intesa l'ontologia come parte della metafisica, concependo la prima come una sorta di descrizione generale dell'esistente[[essere]], propedeutica alle altre discipline metafisiche; ora le si è fatte sostanzialmente coincidere, negando alla metafisica ogni autonomia; oppure si è opposta alla metafisica tradizionale una nuova ontologia in grado di rivelare le vere strutture dell'[[essere]].
 
Secondo [[Achille Varzi (filosofo)|Varzi]], l'ontologia viene prima della metafisica: «l'ontologia si occuperebbe di stabilire ''che cosa c'è'', ovvero di redigere una sorta di inventario di tutto l'esistente, mentre la metafisica si occuperebbe di stabilire ''che cos'è'' quello che c'è, ovvero di specificare la natura degli articoli inclusi nell'inventario».<ref>[[Achille C. Varzi]], ''Sul confine tra ontologia e metafisica'', in «Giornale di metafisica» n. 29 (2007), pag. 285.</ref> Secondo [[Battista Mondin|Mondin]], la metafisica consiste in una ricerca delle [[causa (filosofia)|cause]] ultime della realtà, ed è quindi essenzialmente [[eziologia]],<ref>Cfr. Battista Mondin, ''op. cit.'', pag. 8.</ref> mentre l'ontologia sarebbe soltanto uno studio della «fenomenologia» dell'essere per come esso si rivela.<ref>''Ivi'', pag. 22.</ref>
 
=== Monismo, dualismo, pluralismo ===
Una delle problematiche classiche della metafisica è la diatriba tra concezione dell'[[essere]] [[monismo|monista]] e concezione [[dualismo|dualista]].
I sostenitori del dualismo, dei quali [[Cartesio]] è un esempio classico, pensano la realtà secondo una dicotomia tra mondo materiale e mondo spirituale (che nell'uomo corrisponderebbe alla radicale distinzione tra [[Corpo (metafisicaesoterismo)|corpo]] ede [[anima]]).
I monisti invece, un esempio ne è [[Baruch Spinoza|Spinoza]], sostengono che la realtà sia riconducibile ada un'unica [[sostanza (filosofia)|sostanza]].
Infine si possono annoverare i sostenitori di una [[pluralismo (filosofia)|pluralità]] dei piani ontologici: un esempio relativamente recente è [[Karl Popper]] con la sua teoria di Mondo 1, Mondo 2 e Mondo 3.<ref>{{Cita libro|titolo=Objective Knowledge: An Evolutionary Approach|titolotradotto=Conoscenza oggettiva: un approccio evoluzionistico|autore=Karl R. Popper|anno=1972|editore=Clarendon Press|p=158|isbn=0198750242|lingua=en}}</ref>
 
==Panoramica storica==
La metafisica si rinviene nelle filosofie di [[Platone]] che fondò le idee del mondo nelle [[eidos|idee]] [[iperuranio|iperuraniche]]; in [[Aristotele]], che fondò il [[divenire]] nel [[Motore immobile]]; in [[Plotino]], che fondò il molteplice nell'[[Uno (filosofia)|Uno]]; in [[Spinoza]], che fondò la ''natura naturata'' nella ''natura naturante'' di Dio ([[Deus sive Natura]]); in [[Leibniz]], che fondò l'infinito numero di monadi finite nell'unica [[Monade]] infinita divina.<ref>Battista Mondin, ''Ontologia e metafisica '', ESD, 2022, p. 17</ref>
 
Secondo [[Schopenhauer]], l'uomo è un ''animal metaphysicum'', naturalmente metafisico. Anche il [[criticismo]] [[kant]]iano concordò che la metafisica è un'esigenza della ragione, innata nell'uomo.<ref>E. Kant, ''Prolegomeni ad ogni metafisica futura'', trad. it. Martinetti, Torino 1913, pp. 130-131. Citato in Mondin, ''Ontologia e metafisica '', ESD, 2022, p. 21</ref>
 
== Cenni storici ==
{{Vedi anche|Lista di filosofi metafisici}}
=== Da Socrate a Plotino ===
Gran parte della metafisica occidentale è derivata, in forme più o meno velate, dal pensiero di [[Socrate]], e in particolare dalla sua convinzione di «[[sapere di non sapere]]». Questa affermazione, pur ammettendo l'impossibilità di approdare a una forma di sapienza vera e certa, scaturiva (secondo l'interpretazione di [[Giovanni Reale]]) dall'intima consapevolezza dell'esistenza di una [[verità]] ultima, rispetto alla quale egli si riconosceva appunto come ignorante.
{{Vedi anche|PensieroInterpretazioni del pensiero di Socrate (interpretazioni)}}
Partendo dal dubbio socratico, i filosofi successivi, [[Platone]] e [[Aristotele]] in primis, arguirannoargomenteranno che non si può affermare l'inconoscibilità di una realtà senza averla con ciò stesso implicitamente ammessa, seppure su un piano puramente [[ontologia|ontologico]], cioè della sola esistenza. Platone identificò la realtà ultima, oggetto dell'indagine di Socrate, col termine di [[idea]], distinguendo nettamente il processo logico conoscitivo attraverso cui approdarvi ([[dialettica]]), dalla dimensione dell'[[essere]], collocata su un piano [[trascendente]]. Elevarsi a questa scienza superiore significa risucireriuscire a cogliere l'intero.<ref>«Chi riesce a vedere l'intero è filosofo, chi no non lo è» (Platone, ''Repubblica'', VII, 537 c).</ref> Aristotele, in seguito, definì più chiaramente la metafisica come ''filosofia prima'', come la [[scienza]] che ha per oggetto l'[[essenza (filosofia)|ente]] in quanto tale, a prescindere dalle sue particolarità sensibili e transitorie.<ref>«Esiste una scienza che studia ''ciò che è'' in quanto è, e le proprietà che gli appartengono per la sua stessa natura. Questa scienza non si identifica con nessuna delle cosiddette scienze particolari, infatti nessuna delle altre ha come suo oggetto di indagine ''ciò che è'' in quanto è universalmente, ma ognuna per proprio conto ne delimita una parte di essere per studiare le caratteristiche di questa» (Aristotele, ''Metafisica'', IV, 1003 a).</ref> Anche secondo Aristotele, inoltre, non è il pensiero logico-deduttivo a dare garanzia di verità, bensì l'[[intuizione]]: essa consente di cogliere l'[[essenza (filosofia)|essenza]] della realtà fornendo dei principi validi e universali, da cui il [[sillogismo]] trarrà soltanto delle conclusioni coerenti con le premesse. Pur rivalutando l'importanza ''[[induzione|induttiva]]'' dei sensi, la conoscenza empirica non ha per Aristotele un valore logicamente necessario, fungendo unicamente da avvio di un processo che culmina con l'intervento di un [[trascendenza|trascendente]] [[intelletto]] attivo. L'intuizione suprema è quindi per lui il "pensiero di pensiero", proprio dell'[[atto puro]].
{{Vedi anche|Metafisica aristotelica}}
 
Nel periodo del tardo [[ellenismo]], [[Plotino]] accentuerà la distinzione tra il piano della realtà metafisica (collocata al di là dell'opera mediatrice della [[ragione]]), e quello della realtà sensibile e terrena. Egli distinse vari gradi dell'essere: quello discorsivo-dialettico, identificato con l'[[Anima]]; quello intuitivo-intellettuale, identificato col ''Nous'' o [[Intelletto]]; e infine quello dell'[[Uno (filosofia)|Uno]], irraggiungibile neppure dal pensiero intuitivo ma solo con l'[[estasi]] mistica, quando la [[coscienza (filosofia)|coscienza]] naufraghi totalmente in [[Dio]]. Plotino formulò in tal modo una [[teologia negativa]], secondo cui la fonte della conoscenza e della razionalità non può essere a sua volta razionalizzata: ada essa ci si può avvicinare solo per progressive approssimazioni, dicendo non cosa essa ''è'', ma semmai cosa ''non'' è, fino a eliminare ogni contenuto dalla coscienza. L'Uno così da un lato risulta totalmente inconoscibile e ignoto, dall'altro però va ammesso come meta e condizione del filosofare stesso. Il pensiero infatti ha un senso solo se esiste una Verità da cui esso emana. Questa sarà la base della successiva [[teologia]] di [[Sant'Agostino d'Ippona|Agostino]], per il quale la verità che «illumina ogni uomo» è la sua stessa essenza.
 
=== Da Alberto Magno a Campanella ===
Nell'ambito della [[scolastica (filosofia)|scolastica]], il filosofo e [[teologia|teologo]] [[Alberto Magno]] si occupò di questi temi nella sua opera ''[[Metafisica (Alberto Magno)|Metafisica]]'', un commento all'opera di Aristotele, del quale cercava di conciliare il pensiero con le verità della fede [[Cristianesimo|cristiana]].<br />
Anche per il suo allievo [[Tommaso d'Aquino]] il contenuto della fede non può contraddire il contenuto della ragione naturale, che anzi è in grado di fornire quei «preamboli» capaci di elevare alla fede. Con la [[ragione]], ad esempio, si può arrivare a conoscere «il fatto che [[Dio]] è» (''"de Deo quia est"''):<ref>Tommaso d'Aquino, citazione in ''Summa contra Gentiles'', I, 3.</ref> senza questa premessa non si potrebbe credere che [[Gesù]] ne sia il [[Figlio di Dio|Figlio]]. Lo stesso Aristotele, che pure ignorava la [[rivelazione cristiana]], aveva sviluppato secondo Tommaso un sapere filosofico in accordo con quella. La grazia della fede quindi non distrugge ma completa la ragione, orientandola verso la meta finale già indicata dalla metafisica aristotelica, che è la conoscenza della [[verità]], contenuto fondamentale della «filosofia prima». La verità è il fine ultimo dell'intero universo, che trova senso e spiegazione nell'intelletto di [[Dio]] che l'ha creato.<ref>Cfr. Tommaso d'Aquino, ''Summa contra gentiles'', I, 1.</ref> Compito del sapiente è dunque quello di rivolgersi alla verità, come del resto la stessa divina Sapienza si è [[Incarnazione|incarnata]] «per rendere testimonianza alla Verità».<ref>''[[Vangelo disecondo Giovanni]]'', XVII, 37.</ref>
 
Ancora [[Nicola Cusano|Cusano]] nel [[XV secolo|Quattrocento]] formulerà una metafisica basata su quella che era stata definita [[teologia negativa]] nelle opere risalenti al [[V secolo]] attribuite a [[Pseudo-Dionigi l'Areopagita]], affermando, e interpretando Socrate secondo la scuola di pensiero risalente a Platone, che vero sapiente è colui che, sapendo di non sapere, possiede perciò una ''dotta ignoranza'': da un lato riconosce che Dio è al di là di tutto, persino del pensiero, ed è perciò irraggiungibile dalla filosofia; dall'altro però Dio va ammesso quantomeno sul piano dell'essere, perché è la meta a cui la ragione aspira. La filosofia deve culminare così nella [[religione]].
 
Quella di Cusano sarà la base della filosofia del [[Rinascimento]], durante il quale si assiste a una fioritura del pensiero platonico, i cui massimi esponenti furono [[Marsilio Ficino]] e [[Giordano Bruno]]. Anche [[Tommaso Campanella]], superando la visione sensistica di [[Bernardino Telesio|Telesio]], elabora una metafisica risalente al [[Neoplatonismo|neoplatonico]] [[Agostino d'Ippona|Sant'Agostino]], che vede nell'uomo il marchio della [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] cristiana. Secondo Campanella l'[[essere]] è strutturato nelle tre essenze primarie: potenza (Padre), sapienza (Spirito), amore (Figlio). Queste possono essere così riassunte:
* ogni ente è tale perché ha la Potenza, cioè la possibilità di essere;
* ma il sapere è costitutivo dell{{'}}''essere'', perché chi non ''sa'' di essere, per se stesso è come se non esistesse;
* il fatto di sapere di essere è provato dall'amore di se stesso, per cui chi non sa, non ama se stesso.
{{Vedi anche|Metafisica (Tommaso Campanella)}}
Avere coscienza di sé, il pensare (il ''cogito'', dirà Cartesio) è dunque per Campanella la condizione prima dell'essere (''ergo sum''). Mentre tuttavia la filosofia campanelliana si limita a indicare le condizioni che dal sapere portano all'essere senza avere la pretesa di produrle da sé, per Cartesio invece la filosofia stessa diventerà arbitra dell'essere. Campanella si mantiene in un ambito metafisico-religioso: per lui, il modo in cui il sapere diventa costitutivo dell'essere non è mediato dalla ragione filosofica, né da alcun metodo.
 
=== La ripartizione della metafisica ===
[[Jakob Martini]] (1570-1649)<ref>''Exercitationum metaphysicarum libri duo'', (Leipzig, 1608) Liber Primus, Theorema VII; la suddivisione sarà ripresa da [[Christoph Scheibler]] (1589-1663) nel suo ''Opus metaphysicum'', Giessen, 1617 e da [[Johannes Micraelius]] (1597-1658) nel ''Lexicon philosophicum'', Jena, 1653.</ref> suddivide la metafisica in ''metaphysica generalis'' e ''metaphysica specialis'' (distinzione che si ritrova nella scuola leibniziana, e che fu poi ripresa da Kant ed Heidegger<ref>Heidegger, ad esempio, nel testo ''Kant e il problema della metafisica''.</ref>). La metafisica generale è la scienza che studia l'ente in quanto ente ([[Ontologia]]). La metafisica speciale è l'analisi delle regioni preminenti dell'ente e cioè Mondo, Anima e Dio.
 
=== Cartesio, Spinoza, e Leibniz ===
Con [[Cartesio]] avverrà invece una svolta, nel tentativo di rompere appunto questo legame con la religione. Cartesio cercò di costruire un sistema metafisico autonomo, basato sulla [[ragione]]: presumendo di aver dimostrato logicamente l'[[esistenza di Dio]], egli se ne servì come mezzo anziché come fine, per fondare a sua volta la logica stessa. In tal modo l'[[essere]] risulterà, in virtù del ''[[Cogito ergo sum]]'', sottomesso alla Ragione, la quale si assume (tramite il ''[[Discorso sul metodo|''Metodo'']]'') il compito di distinguere il [[verità|vero]] dal falso. Ne derivò una frattura tra la dimensione [[gnoseologia|gnoseologica]] (cioè della conoscenza) e quella [[ontologia|ontologica]], tra ''[[res cogitans]]'' e ''res extensa''. Il sistema cartesiano subì per questo le critiche di alcuni suoi contemporanei. Successivamente [[Baruch Spinoza]] cercherà di ricomporre il dualismo cartesiano ricollocando l'[[intuizione]] al di sopra del pensiero razionale. Anche [[Gottfried Leibniz]], pur suddividendo l'Essere in un numero infinito di [[monade|monadi]] finite, affermerà che esse sono però tutte coordinate secondo un'[[armonia]] prestabilita da [[Dio]], l'unica Monade infinita a cui si riconducono tutte le altre.
 
[[File:Christian Wolff.jpg|thumb|upright=0.7|Christian Wolff]]
 
=== Wolff ===
Per [[Christian Wolff]] (filosofo1679-1754)|Christian Wolff]] la [[filosofia teoricateoretica]] è costituita anzitutto dall'[[ontologia]], intesa come una metafisica generale, che sisvolge poneun comeruolo preliminare rispetto alla distinzione dellealle tre '''"metafisiche speciali'''": sula [[animapsicologia]], [[mondo]]razionale esul [[Dio]]:tema dell'[[psicologiaanima]] razionale, la [[cosmologia (filosofia)|cosmologia]] razionale sul [[mondo]] e la [[teologia]] razionale su [[Dio]].<ref>Cf.{{cita [testo|url=http://www.simone.it/newdiz/newdiz.php?action=view&dizionario=10&id=134 |titolo=''Dizionari Edizioni Simone'']|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131025193001/http://www.simone.it/newdiz/newdiz.php?action=view&id=134&dizionario=10 }}</ref><ref>Cf.{{cita [httptesto|url=https://www.google.it/search?tbmnum=bks100&tbotbm=1bks&q=%22metafisiche+speciali%22+Wolff&btnG|titolo=Cerca+nei+libri ''ricorrenzeRicorrenze'']}} insu [[Google Libri]].</ref><ref>Cf. [[Enrico Berti]], ''[http{{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=AmeMGQAACAAJ |titolo=''Introduzione alla metafisica]''}}, Torino, Utet, 1993. Nuova ed.:, 2007. ISBN 88-6008-108-4; ISBN 978-88-6008-108-7.</ref> Le tre scienze sono dette razionali in quanto né [[empirismo|empiriche]] né dipendenti dalla [[rivelazione]]. Eppure questo schema, che verrà ripreso da Kant tenendo conto delle obiezioni del [[criticismo]] anglosassone, è il corrispettivo filosofico della triade religiosa creatura, creato e Creatore,<ref>Cf. [[Ignazio Sanna]], ''[http://books.google.it/books?id=vdluPQAACAAJ L'antropologia cristiana tra modernità e postmodernità]'', Brescia, Queriniana, 2001, 2ª ed.: 2002, pp. 254-5. ISBN 88-399-0416-6; ISBN 978-88-399-0416-4.</ref> nonché delle tre [[tentazioni di Gesù]] e delle connesse tre rinunce battesimali.<ref>Cf. [[John Navone]], ''[http://books.google.it/books?id=DNKZZSK0ZTYC Teologia Del Fallimento]'', Roma, Pontificia Università Gregoriana, 1988, [http://books.google.it/books?id=DNKZZSK0ZTYC&pg=PA108&dq=%22Tre+tentazioni%22+%22rinunce+battesimali%22&hl=it&sa=X&ei=uqLFT8zKA5TT4QTtpYD-BQ&ved=0CDkQ6AEwAA#v=onepage&q=%22Tre%20tentazioni%22%20%22rinunce%20battesimali%22&f=false p. 108]. ISBN 88-7652-587-4; ISBN 978-88-7652-587-2.</ref>
 
Le tre "scienze" sono dette "razionali" in quanto né [[empirismo|empiriche]] né dipendenti dalla [[rivelazione]]. Questo schema, che verrà ripreso da [[Kant]] tenendo conto delle obiezioni del [[criticismo]] anglosassone, è il corrispettivo filosofico della triade religiosa: Creatore, creazione, creato.<ref>[[Ignazio Sanna]], {{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=vdluPQAACAAJ|titolo=''L'antropologia cristiana tra modernità e postmodernità''}}, Brescia, Queriniana, 2001, 2ª ed.: 2002, pp. 254-255.</ref>
 
FuWolff fu letto dadal Michaelpadre Pedersendi [[Søren Kierkegaard|Kierkegaard]], Michael Pedersen,<ref>{{en}} [[JoakimCita Garff]], ''httptesto|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=7ZOahuonc3UC&printsec=frontcover|titolo=Joakim Garff, ''Soren Kierkegaard. A Biography]'', tradotto datrad. Bruce H. Kirmmse. Princeton, Princeton University Press, 2004.}}, [http{{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=7ZOahuonc3UC&pg=PA13&dq=%22Michael+Kierkegaard%22%22For22for+long+periods+he+was+engaged+in+the+study+of+the+Germangerman+philosopher+Christian+Wolff%22#v|titolo=onepage&q=%22Michael%20Kierkegaard%22%22For%20long%20periods%20he%20was%20engaged%20in%20the%20study%20of%20the%20German%20philosopher%20Christian%20Wolff%22&f=false p. 13]. ISBN 0-691-09165-X; ISBN 978-06-910-9165-5.}}</ref><ref>{{en}}Cita [[Gary Dorrien]], [httptesto|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=B8JJYOysH9EC&printsec=frontcover|titolo=Gary Dorrien, ''Kantian Reason and Hegelian Spirit. The Idealistic Logic of Modern Theology'', Hoboken (New Jersey), John Wiley & Sons, 5ª ed.: 2012.}}, [http{{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=B8JJYOysH9EC&pg=PA262&dq=%22Michael+Pedersen+Kierkegaard+was+intellectually+gifted,+an+earnest+reader+of+rationalist+philosophy,+especially+Christian+Wolff%22#v|titolo=onepage&q=%22Michael%20Pedersen%20Kierkegaard%20was%20intellectually%20gifted%2C%20an%20earnest%20reader%20of%20rationalist%20philosophy%2C%20especially%20Christian%20Wolff%22&f=false p. 262].}}</ref> ISBNe 0-706-7331-1;il figlio ISBNstesso 978-04-706-7331-7.restò influenzato sia da Wolff</ref>{{Cita padrelibro|lingua=en|nome=Sven diHroar [[Søren|cognome=Klempe Kierkegaard|titolo=Kierkegaard]], eand quest'ultimothe neRise restòof influenzatoModern Psychology |url=https://books.google.it/?id=kTgrDwAAQBAJ&printsec=frontcover |anno=2017 |annooriginale=2014 |editore=Routledge |città=Abingdon-on-Thames |isbn=1-35151022-3 |id= |p=74}}</ref> sia da Kant,<ref>{{en}}cita [[web|lingua=en|autore=Craig Cambell]] (|data=21 dicembre 2011), ''[|url=http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:FeKju8Z1_G0J:kierkegaardschallenge.wordpress.com/2011/12/+%22He%20was%20influenced%20by%22%22Christian%20Wolff%22 |titolo=''Kierkegaard's Challenge. A short introduction to his challenge'',|accesso=30 ''[[[wordpress.com]]''.dicembre <small>Url consultato il2016|dataarchivio=1 9gennaio settembre 20122014|urlarchivio=https://web.<archive.org/small>web/20140101174427/http://kierkegaardschallenge.wordpress.com/2011/12/|urlmorto=sì}}</ref> forse al punto da riciclarneriprenderne la struttura e il contenuto filosofico tripartiti per formulare le proprie "[[Søren Kierkegaard#Le tre modalità esistenziali|tre modalità esistenziali]]".
 
=== Le critiche alla metafisica ===
La metafisica era intanto divenuta oggetto di critica a partire dal [[XVIII secolo]] con l'empirista inglese [[John Locke]]. Come racconta lo stesso filosofo nell'''Epistola al lettore'', posta come premessa al ''[[Saggio sull'intelletto umano]]'', trovandosi a discutere nella sua camera con cinque o sei amici su argomenti di morale e di religione rivelata, «subito dovettero arrestarsi per le difficoltà che emergevano da ogni parte. Dopo esserci un po' tormentati, senza avvicinarci alla soluzione dei dubbi che ci angustiavano, mi venne in mente che avevamo preso una strada sbagliata, e che, prima di accingerci a ricerche di questa natura, era necessario esaminare le nostre capacità, e vedere quali oggetti le nostre [[intelligenza|intelligenze]] erano o non erano adatte a trattare. Proposi questo ai miei compagni, che prontamente furono d'accordo; perciò fu stabilito che questa sarebbe stata la nostra prima ricerca.»
 
È dunque la scoperta dell'impossibilità conoscitiva della metafisica che porta Locke al [[criticismo]] che troveremo alla base della [[filosofia]] kantiana e dell'[[Illuminismo]]: la [[ragione]] instaurerà una sorta di [[tribunale]] e stabilirà quali argomenti rientrano nei suoi limiti e quali vanno esclusi e tra questi ogni ragionamento che riguardi la metafisica.
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Proseguendo sulla strada tracciata da John Locke, [[David Hume]], considerava fallace non solo ogni metafisica ma anche la stessa pretesa delle [[scienza|scienze]] che con la presunta immutabilità delle [[scienza|leggi scientifiche]] credevano di andare oltre i limiti della [[ragione]] che rivelava come non necessariamente causale il rapporto, che sempre tale era stato considerato, tra appunto una causa e un effetto.
 
La necessità di trovare un fondamento teorico alla conoscenza scientifica (cfr. ''[[Critica della ragion pura]]'') nasceva proprio dalla [[dottrina filosofica|dottrina]] di Hume che aveva dimostrato con la sua [[critica]] al rapporto di [[causa (filosofia)|causa]]-effetto, come fosse impossibile fare affermazioni su ogni [[realtà]] che andasse oltre i limiti dell'[[esperienza]].<ref>Il rapporto causa-effetto infatti si riduceva per Hume ad una serie di constatazioni per cui se ad ogni causa simile seguiva un effetto simile, nasceva in noi un'[[aspettativa]] per la quale, verificandosi ancora una volta una causa simile alle precedenti ci si aspettava che si presentasse necessariamente l'effetto corrispondente.
Ma in effetti nulla ci garantisce che questo debba necessariamente verificarsi.
Il rapporto causa-effetto quindi si riduce ad uno stato d'animo d'attesa, [[soggettivismo|soggettivo]], che nulla ci assicura che debba essere soddisfatto.
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La validità delle [[scienza|leggi scientifiche]], basate sul rapporto causa-effetto non era più quindi garantita per l'[[avvenire]] ma era tale solo per il [[passato]]. Questo accadeva per un'[[dialettica|antitesi]] inconciliabile tra la [[ragione]] umana che aspira a leggi universali e l'osservazione empirica che fornisce solo casi singoli.</ref>
 
Ne ''I sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica'' ([[1764]]) [[Immanuel Kant]] si riconosce debitore di Hume che lo ha fatto uscire dal [[dogma]] metafisico ma rifiuta il suo [[scetticismo filosofico|scetticismo]] secondo il quale gli stessi fatti empirici non sono certi, ma si riducono a semplici impressioni che poi si traducono in [[idea|idee]], copie sbiadite delle sensazioni, che conserviamo solo per l'utilità della vita. Hume quindi concludeva come fosse impossibile un sapere scientifico, un sapere autentico, stabile e sicuro, che Kant invece s'incarica di rifondare proprio nell'''[[Estetica trascendentale]]''.
Hume quindi concludeva come fosse impossibile un sapere scientifico, un sapere autentico, stabile e sicuro, che Kant invece s'incarica di rifondare proprio nell'''[[Estetica trascendentale]]''.
 
La validità della metafisica si ritrova per Kant nei "''postulati della ragion pratica''": quelle che erano le tre [[idea|idee]] della Ragione metafisica - l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima, l'infinito - che non trovavano spiegazione nella ''[[Critica della ragion pura|dialettica trascendentale]]'' e che dimostravano l'illusorietà e l'inganno della metafisica quando pretendeva di presentarsi come scienza, ora quelle stesse idee fallaci sul piano teorico acquistano invece valore sul piano pratico, morale, divengono [[corollario|corollari]] della legge morale che voglia conseguire il "sommo bene" inteso come il bene più completo. (Cfr. ''[[Critica della ragion pratica]]'')
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=== Secolo XIX ===
Se la riflessione kantiana sull'inconoscibilità metafisica della [[noumeno|cosa in sé]] fu dapprima ripresa dalla [[idealismo tedesco|filosofia idealista]] [[Romanticismo|romantica]] di [[Fichte]] e [[Friedrich Schelling|Schelling]], i quali intravedevano tuttavia la possibilità di definire per via negativa l'[[Assoluto]] (accedendovi cioè indirettamente, definendo piuttosto cosa esso ''non'' è, tramite un progressivo avvicinamento secondo il metodo [[neoplatonismo|neoplatonico]] della [[teologia negativa]]), [[Hegel]] si propose invece di rifondare razionalmente la metafisica, credendo di poter racchiudere l'[[infinito (filosofia)|infinito]] in una definizione completa e definitiva:
{{citazione|Metafisica: ecco la parola davanti alla quale ognuno, più o meno, si affretta a fuggire come davanti a un appestato|Hegel, Wer Denkt Abstract? (1807), in Hegel-Studien Vol. 5 (1969), p. 161.|Denn Metaphysik ist das Wort, wie Abstract und beynahe auch Denken, ist das Wort, vor dem, jeder, mehr minder, wie vor einem mit der Pest behaffteten davon laüfft|lingua=de.]}}
 
==== L'idealismo tedesco ====
{{Vedi anche|Idealismo tedesco}}
Il criticismo di Kant, pur negando valore alla metafisica, le aveva riaperto la strada. L<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Io penso]]'' trascendentale come datore di senso, unificatore dell'esperienza fenomenica che in lui era oggetto di ricerca scientifica, divenne per gli Idealisti oggetto di ricerca metafisica. Fichte, che è considerato il fondatore, si interroga sul fondamento della realtà; la risposta prenderà le mosse proprio dall<nowiki>{{'</nowiki>}}''Io penso'' kantiano, trasformato, enfatizzato.
 
Mentre la metafisica tradizionale si basava sulla corrispondenza tra forme dell'essere e forme del pensiero, secondo Kant questa corrispondenza non sussisteva, perché il [[noumeno]] (l'essere in sé), è inconoscibile, essendo del tutto estraneo al soggetto conoscente. Ma il pensiero kantiano si era arenato così nella duplice accezione di noumeno (positiva e negativa) ed è proprio da questa frattura che nacque l'idealismo. [[Friedrich Heinrich Jacobi]] (1743-1819) obiettò che se il noumeno fosse inconoscibile, allora non si potrebbe neppure postularne l'esistenza. [[Karl Leonhard Reinhold]] (1758-1823) allora, nel ''[[Saggio su una nuova teoria della facoltà umana della rappresentazione]]'', propose di unificare [[fenomeno]] e [[noumeno]], materia e forma, vedendoli non più come i termini opposti di una contraddizione, ma originati dalla stessa attività unificatrice del soggetto. Secondo Reinhold, la cosa in sé non è pertanto qualcosa di esterno al soggetto, ma è un puro concetto (limite) appartenente alla sua stessa [[rappresentazione (filosofia)|rappresentazione]], la quale consta contemporaneamente sia di spontaneità (attiva), che di recettività (passività dei sensi).
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[[Johann Gottlieb Fichte]] (1762-1814), partendo dalle posizioni di Reinhold, intuì che, se l'Io non è più limitato dal noumeno nella sua attività conoscitiva, cioè da un limite esterno che lo renda finito, allora è un Io infinito. Fichte propose una visione completamente incentrata sull'[[Io (filosofia)|Io]], concepito non come una realtà di fatto, bensì come un atto, un agire dinamico, come attività pensante. Questa superiore attività (inconscia) costituisce l'unità originaria e immediata sia del soggetto che dell'oggetto, nella quale il noumeno, cioè il non-io, che di una simile attività è il prodotto, viene posto inconsciamente dal soggetto stesso, per rispondere a un'esigenza di natura altamente etica.
 
Seguì questa strada il discepolo, e inizialmente suo ammiratore, [[Friedrich Schelling|Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling]] (1775-1854), personaggio di primo piano dell'idealismo e amico di importanti esponenti del Romanticismo tedesco ([[Goethe]], [[Novalis]], [[Friedrich Schlegel|Schlegel]], [[Friedrich Hölderlin|Hölderlin]], [[Hegel]]). Schelling riprese da Fichte l'idea dell'infinità dell'uomo, ma mostrò interesse anche per la natura e ben presto criticò l'Io fichtiano in quanto pura soggettività, e pose a principio della sua filosofia l'[[Assoluto]], concetto fondamentale della metafisica, quale unione immediata di spirito e materia, [[pensiero]] ed [[Estensione (metafisica)|estensione]], Ragione e Natura. Secondo Schelling, la tensione verso la trascendenza si ricompone nel momento estetico dell'[[arte]], mentre secondo Fichte si ricomponeva invece nell'agire etico.
 
[[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]] (1770-1831) si considerava lui stesso il culmine della corrente, nella quale Fichte rappresenterebbe l'"idealismo soggettivo", Schelling l'"idealismo oggettivo", e quindi Hegel l'"idealismo assoluto", seguendo lo schema di "tesi-antitesi-sintesi" da lui stesso elaborato.
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All'[[pensiero di Hegel|idealismo hegeliano]] si oppose quindi, oltre allo stesso Schelling, anche [[Arthur Schopenhauer]], il quale leggeva nella pratica accademica del tempo la mera affermazione di filosofie statali e oscurantiste, promosse e incentivate dal teismo e dalla religione cristiana.
 
Successivamente la metafisica fu criticata dal [[positivismo]] di [[Auguste Comte]], ed il pensiero filosofico contemporaneo ha criticato ogni filosofia che avesse la pretesa di spiegare in modo definitivo ed universale tutta la realtà. Altre critiche distruttive alla metafisica provengono dal filosofo tedesco [[Friedrich Nietzsche]], seguendo la vena critica più indiretta, ma non meno efficace dei suoi predecessori [[Michel de Montaigne|Montaigne]] e [[Ralph Waldo Emerson|Emerson]]. Egli individuò la genesi di ogni metafisica in [[Platone]], ovvero nel tentativo filosofico di promulgare una duplicazione del reale, sostanziata nella creazione di una prospettiva oltremondana (l'ideale platonico), attraverso cui valutare, o meglio svalutare, la prospettiva mondana, terrena, reale. Nietzsche individua nella metafisica e nella religione, che egli definisce - nella ''Prefazione'' di ''[[Al di là del bene e del male]]'' - "platonismo per il popolo" ("Platonismus für's 'Volk'"),<ref>{{Cita libro|titolo=Jenseits von Gut und Böse|titolotradotto=Al di là del bene e del male|autore=Friedrich Nietzsche|editore=Jazzybee Verlag|anno=2012|isbn=3849616304|lingua=de}} Vorrede (prefazione).</ref> null'altro che la proiezione verso l'esterno di incertezze connaturate al genere umano, quindi una forma di passiva negazione [[nichilismo|nichilistica]] della vita, nonché una reazione fisiologica all'impossibilità di sopportare l'angoscia di un mondo che "danza sui piedi del caos" e obbliga l'uomo a cercare un senso che stia fuori dal mondo, piuttosto che in esso.
Successivamente la metafisica fu criticata dal [[positivismo]] di [[Auguste Comte]], ed il pensiero filosofico contemporaneo ha criticato ogni filosofia che avesse la pretesa di spiegare in modo definitivo ed universale tutta la realtà.
Altre critiche distruttive alla metafisica provengono dal filosofo tedesco [[Friedrich Nietzsche]], seguendo la vena critica più indiretta, ma non meno efficace dei suoi predecessori [[Michel de Montaigne|Montaigne]] e [[Ralph Waldo Emerson|Emerson]]. Egli individuò la genesi di ogni metafisica in [[Platone]], ovvero nel tentativo filosofico di promulgare una duplicazione del reale, sostanziata nella creazione di una prospettiva oltremondana (l'ideale platonico), attraverso cui valutare, o meglio svalutare, la prospettiva mondana, terrena, reale.
Nietzsche individua nella metafisica (e nella religione che egli chiama ''metafisica per il popolo'') null'altro che la proiezione verso l'esterno di incertezze connaturate al genere umano, quindi una forma di opposizione passiva alla vita, nonché una reazione fisiologica all'impossibilità di sopportare l'angoscia di un mondo che "danza sui piedi del caos" e obbliga l'uomo a cercare un senso che stia fuori dal mondo, piuttosto che in esso.
 
La metafisica recupera una collocazione per così dire lecita nel [[Pragmatismo]], secondo cui idee e valori avrebbero una legittimità aprioristica fondata sul loro immediato interesse pragmatico, ovvero concretamente spendibile nell'esperienza. Quindi seppure le concezioni metafisiche non siano passibili di verificabilità empirica, avrebbero comunque il merito pratico di guidare concretamente l'azione dell'uomo, di orientare le sue decisioni.
Quindi seppure le concezioni metafisiche non siano passibili di verificabilità empirica, avrebbero comunque il merito pratico di guidare concretamente l'azione dell'uomo, di orientare le sue decisioni.
 
=== Secolo XX ===
Il [[Novecento]] filosofico porterà, seppur per vie diverse e sulla base di teorizzazioni eterogenee o fra loro incompatibili, altri pesanti attacchi alla metafisica. Tra i più illustri testi antimetafisici va indubbiamente ricordato il ''[[Tractatus logico-philosophicus]]'' di [[Ludwig Wittgenstein]], che, muovendo dall'elaborazione della logica di [[Frege]] e [[Bertrand Russell]], e cercando di sancire definitivamente i limiti del linguaggio, individuò nella prassi metafisica la trascendenza dei limiti di significanza del linguaggio umano; celebre è la sua definizione di metafisica, indicata, nelle ''[[Ricerche filosofiche]]'', come qualcosa che sorge "quando il linguaggio fava in vacanza". Tradotto in termini immediati, Wittgenstein riteneva che le questioni trattate dalla metafisica non potessero avere in nessun modo una soluzione definitiva, in quanto più che problemi filosofici esse concernevano problemi linguistici, sorti sulla base di un fraintendimento logico delle pertinenze del linguaggio stesso. Da cui la convinzione wittgensteiniana che i problemi metafisici non fossero nemmeno problemi, poiché un problema per essere posto, deve essere chiaramente e inequivocabilmente formulato.
 
L'antimetafisica di Wittgenstein verrà raccolta poi dal [[Circolo di Vienna]] e dal [[Positivismo logico]], che ne approfondirà ed integrerà alcuni aspetti impliciti, nel tentativo di edificare una filosofia il più possibile fondata su teorie e pratiche della scienza formale; formulazione che si sostanzia nella teoria del [[principio di verificazione|verificazionismo]].
 
In seguito alcuni filosofi tra cui principalmente [[Karl Popper]], sconfesseranno la stessa teoria verificazionista (fondata sull'assunto che ogni enunciato filosofico dovrebbe essere passibile di verifica empirica), come pura metafisica. La verifica di tutti i casi positivi non può in nessun caso provare alcunché, né può essere praticamente applicata; molto più utile alla metodologia scientifica è la [[Principio di falsificabilità|ricerca di casi falsificanti]], ovvero sconfessanti la teoria originaria. Popper assumerà nei riguardi della metafisica un atteggiamento più moderato rispetto ai neopositivisti logici, sostenendo che essa può trovare cittadinanza presso la pratica filosofica, a patto che dalla speculazione filosofica sia poi possibile desumere teorie scientifiche falsificabili. Le proposizioni metafisiche per Popper hanno tra l'altro perfettamente un senso, nella misura in cui seguono il metodo rigoroso della [[logica formale]], cioè mostrano di essere interiormente coerenti. Non hanno dunque soltanto un mero valore suggestivo o soggettivo. Il loro problema consiste nell'inconfutabilià, cioè l’impossibilità di essere sottoposte a prove empiriche oggettive.
Popper assumerà nei riguardi della metafisica un atteggiamento più moderato rispetto ai neopositivisti logici, sostenendo che essa può trovare cittadinanza presso la pratica filosofica, a patto che dalla speculazione filosofica sia poi possibile desumere teorie scientifiche falsificabili.
Le proposizioni metafisiche per Popper hanno tra l'altro perfettamente un senso, nella misura in cui seguono il metodo rigoroso della [[logica formale]], cioè mostrano di essere interiormente coerenti. Non hanno dunque soltanto un mero valore suggestivo o soggettivo.
 
Da un altro punto di vista muove la critica di [[Heidegger]] alla metafisica, che tuttavia va piuttosto considerata come una prospettiva di interpretazione storico-filosofica, piuttosto che una critica volta a negarne le ragioni e la necessità. È metafisica, secondo Heidegger, "ogni determinazione dell’essenza dell’uomo che già presuppone, sapendolo o non sapendolo, l’interpretazione dell’ente, senza porre il problema della verità dell’Essere”<ref>{{cita web|url=https://www.ilfoglio.it/cultura/2019/11/03/news/contro-heidegger-283989/|titolo=Contro Heidegger|data=2019-11-03|lingua=it|accesso=2025-06-01}}</ref>. In pratica, la metafisica è la "entificazione" dell'essere, avviata da Platone, consolidata da Aristotele e proseguita sino a Nietzsche. In particolare, Heidegger concepisce la storia della metafisica come una manifestazione nel pensiero della storia dell'essere stesso: l'essere si dà, si rivela nel pensiero attraverso le definizioni che di esso hanno via via dato i vari pensatori, le varie forme culturali, concependolo, adper es.esempio come: "[[IdeaPhysis|φύσις]], come Valore[[Logos|λόγος]]…[[Idea|ἰδέα]], come[[Atto Entee supremopotenza|ενέργεια]], come [[MonadeSostanza (filosofia)|sostanzialità]]…volontà, come [[Volontàvolontà di potenza]], finovolontà adi ridurlovolontà",<ref>"φύσις, aλόγος…ἰδέα, Nienteενέργεια, cioèSubstantialität…Wille, letteralmenteWille alzur non-enteMacht, aWille unzum cheWillen“. di{{Cita ignotolibro|titolo=Identität eund inconoscibileDifferenz|autore=Martin ([[nichilismo]])Heidegger|editore=Günther Neske Pfullingen|anno=1957|p=58|lingua=de}}</ref> fino a ridurlo a "Niente". La critica di Heidegger alla metafisica è quindi in realtà un tentativo di ripensare l'Essere nella sua originarietà, riportandosi al di qua di tutta la tradizione filosofica che, da [[Platone]] in poi, elaborando la metafisica ha condotto l'Essere al suo annientamento inteso come oblio:. laLa metafisica diviene così uno dei modi entro cui si è manifestato, storicamente, l'Essere stesso, paradossalmente mediante il suo proprio nascondimento concettuale, poiché l'Essere è un "Ni-ente", cioè "non-ente", non è un semplice ente. L'Essere, però, si può manifestare solo tramite gli enti, i quali, di conseguenza, allo stesso tempo lo rivelano e lo occultano. Si noti che Heidegger accumunò la metafisica alla tecnica proprio per l'analoga visione della realtà "meccanicamente" popolata da enti.
 
Nel proporre, in qualche modo, un ritorno a Parmenide, poi ripreso da [[Emanuele Severino]], egli finì col concepire non più l'essere statico e immobile dei Greci, ma un qualcosa di dinamico e storicizzato, immanente e [[panteismo|panteistico]], ben lontano dall'essere al di là della natura apparente proprio della metafisica tradizionale. Per questi aspetti, l'ontologia di Heidegger si tradusse in un rifiuto della metafisica.<ref>Battista Mondin, ''Ontologia e metafisica'', ESD, Bologna 2022, p. 29. Citazione: "Pertanto, l'ontologia va tenuta distinta dalla metafisica. Questo è quanto ha fatto Heidegger, il quale, 'pur rifiutando la metafisica', ha compiuto un'analisi approfondita dell'ente e dell'essere".</ref>
Una certa pertinenza con il tema delle critiche alla metafisica (e più in generale alla filosofia tradizionale) nate in ambito neopositivista, ha l'articolo di [[Rudolf Carnap]], "''Il superamento della metafisica tramite l'analisi logica del linguaggio'' (1931)".
Carnap sostiene che in un linguaggio deve essere presente un vocabolario ed una sintassi, ovvero un gruppo di parole e delle regole che permettano la costruzione di enunciati e ne legiferino la costruzione stessa; concordemente a ciò egli sostiene che dal linguaggio è anche possibile trarre "pseudo-proposizioni" ovvero enunciati correttamente formati, ma contenenti parole prive di significato, oppure enunciati composti di parole in sé significanti, ma costruiti nella violazione delle regole sintattiche.
Carnap analizza nel suo articolo un paragrafo del libro "Cos'è la metafisica?" del filosofo tedesco [[Martin Heidegger]]:
 
''Ma allora perché ci preoccupiamo di questo niente? La scienza appunto rifiuta il niente e lo abbandona come nullità [...] La scienza non vuol saperne del niente [...] Che ne è del niente? [...] C'è il niente solo perché c'è la negazione? Oppure è vero il contrario, ossia che c'è la negazione e il non solo perché c'è il niente? Il niente è la negazione completa della totalità dell'ente. [...] L'angoscia rivela il niente.''
 
Una certa pertinenza con il tema delle critiche alla metafisica (e più in generale alla filosofia tradizionale) nate in ambito neopositivistico, ha l'articolo di [[Rudolf Carnap]], ''Il superamento della metafisica tramite l'analisi logica del linguaggio'' del 1932. Carnap sostiene che in un linguaggio deve essere presente un vocabolario e una sintassi, ovvero un gruppo di parole e delle regole che permettano la costruzione di enunciati e ne determinino la costruzione stessa; concordemente a ciò egli sostiene che dal linguaggio è anche possibile trarre "pseudo-proposizioni" ovvero enunciati correttamente formati, ma contenenti parole prive di significato, oppure enunciati composti di parole in sé significanti, ma costruiti nella violazione delle regole sintattiche. Carnap analizza nel suo articolo un paragrafo del libro ''[[Che cos'è metafisica|Cos'è la metafisica?]]'' di Heidegger: {{citazione|''Come sta la cosa con questo Nulla? […] Esiste il Nulla solo perché c'è il Non, ossia la Negazione?'' O forse la cosa sta inversamente? ''Esiste la Negazione e il Non esiste solo perché c'è il Nulla?'' […] Noi sosteniamo: ''Il Nulla precede il Non e la Negazione''. […] Dove cerchiamo il Nulla? Dove troviamo il Nulla? […] Noi conosciamo il Nulla. […] ''L'angoscia rivela il Nulla''. […] Ciò di fronte a cui e a cagione del quale noi ci angosciavamo, era 'realmente' — nulla. Infatti: il Nulla stesso — come tale — era presente. […] ''Come sta la cosa con il Nulla? — Il Nulla stesso nulla''.<ref>{{Cita libro|titolo=Neoempirismo ('Il superamento della metafisica mediante l'analisi logica del linguaggio')|autore=Rudolf Carnap|editore=Classici UTET|anno=1978|città=Torino|p=516}}</ref>}}
L'analisi di Carnap sostiene che non è possibile trarre un enunciato osservativo che possa verificare le proposizioni contenute in questo paragrafo. Inoltre Carnap accusa Heidegger di utilizzare la parola "nulla" come se corrispondesse ad un oggetto, essendo invece essa la negazione di una proposizione possibile.
 
In linea generale la critica rivolta da Carnap alla metafisica è dunque quella di esprimersi per "pseudo-proposizioni", ovvero proposizioni solo apparentemente dotate di significato. La svalutazione della metafisica non viene tuttavia generalizzata da Carnap, il quale le riconosce un grande ruolo ad esempio nelle varie arti, ciòcome una specie di musica. Tuttavia, egli afferma sarcasticamente: "I metafisici non sono che dei musicisti senza capacità musicale".<ref>R. Carnap, op. cit. 1978, p. 531.</ref> Ciò che le nega è la possibilità di avere una funzione conoscitiva.
 
Ancora, nel [[Storia della filosofia russa|Novecento russo]], la metafisica venne interpretata secondo i termini di una originale ''metafisica concreta'' dal pensatore e mistico [[Pavel Aleksandrovič Florenskij]].
 
== Rapporti tra scienza e metafisica ==
Sin dalle origini la metafisica è stata sostanzialmente identificata con l{{'}}''episteme'', termine [[lingua greca|greco]] che oggi traduciamo con [[scienza]].
Per [[Platone]] tuttavia la metafisica riguardava un tipo di riflessione umana che precede la speculazione scientifica stessa, tenendo egli in scarsa considerazione la ricerca naturalistica in quanto "volgare" e inessenziale, mirando piuttosto a vedere l'invisibile.
 
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=== Popper ===
[[Karl Popper]] intravedeva nella [[falsificabilità]], cioè nella possibilità di essere contraddetta dall'[[esperienza]] [[organi di senso|sensibile]], il criterio di demarcazione tra scienza e metafisica. Egli tuttavia, nel suo itinerario filosofico, andò sempre più rivalutando il ruolo della metafisica, attribuendole kantianamente una funzione di stimolo al progresso della [[scienza]] stessa <ref>«Non penso più come un tempo che ci sia una differenza fra scienza e metafisica, e ritengo che una teoria scientifica sia simile a una metafisica; ... nella misura in cui una teoria metafisica può essere razionalmente criticata sarei disposto a prendere sul serio la sua rivendicazione ad essere considerata vera», tratto da: [[Karl Popper]], ''CongetturePoscritto ealla confutazionilogica della scoperta scientifica'', IlMilano, !l MulinoSaggiatore, Bologna1984, 1972p. 203.</ref>.

Tutte le [[teoria|teorie]], scientifiche e non, partono secondo Popper da assunti metafisici: non scaturiscono cioè da procedimenti [[induzione|induttivi]] originati dalla sperimentazione della [[realtà]], ma nascono da processi mentali intuitivi espressi in forma [[deduzione|deduttiva]]. Il controllo empirico, che per Popper resta comunque fondamentale, ha valore non in quanto ''conferma'' la teoria, ma viceversa per la possibilità di smentirla. La sperimentazione svolge dunque una funzione importante, ma unicamente ''negativa'': non costruisce, bensì demolisce. Il compito di costruire è affidato invece al [[pensiero]], all'immaginazione, ovvero alla metafisica. <br />
 
Popper giunse a queste conclusioni soprattutto dopo essere stato impressionato dalla formulazione della [[teoria della relatività]] da parte di [[Albert Einstein]]: questi l'aveva elaborata non a seguito di [[esperimento|esperimenti]] pratici, ma sulla base di calcoli fatti unicamente a tavolino, i quali successivamente non furono smentiti dagli eventi.
 
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Ferma restando l'importanza dei controlli sperimentali, scienza e metafisica sono in un certo senso per Lakatos un tutt'uno poiché la scienza non si limiterebbe a recepire l'evidenza fisica dei [[fenomeno|fenomeni]], ma tenderebbe a ricercarne la [[causa (filosofia)|causa]] prima in un tentativo che l'accosterebbe alla ricerca metafisica.
 
Quanto sostiene Lakatos nell'assimilare la scienza alla metafisica può essere interpretato secondo l'insegnamento [[Immanuel Kant|kantiano]], ripreso anche da Popper, nel senso che quando la ricerca scientifica si propone di raggiungere obiettivi finali "metafisici", si serve di essi come stimolo per spingere sempre più lontano l'obiettivo di ottenere conoscenze via via più approfondite. Ciò è possibile solo se siamo guidati dalla convinzione di poter veramente conseguire una corrispondenza tra teoria e realtà,<ref>Qui Popper non condivide l'assunto kantiano che la verità oggettiva noumenica sia irraggiungibile. Egli la paragona alla vetta di una montagna: lo scienziato può essere benissimo capace di approdarvi, pur non avendone certezza: {{quoteCitazione|Lo status della verità intesa in senso oggettivo, come corrispondenza ai fatti, con il suo ruolo di principio regolativo, può paragonarsi a quello di una cima montuosa, normalmente avvolta fra le nuvole. Uno scalatore può, non solo avere difficoltà a raggiungerla, ma anche non accorgersene quando vi giunge, poiché può non riuscire a distinguere, nelle nuvole, fra la vetta principale e un picco secondario. Questo tuttavia non mette in discussione l'esistenza oggettiva della vetta; e se lo scalatore dice «dubito di aver raggiunto la vera vetta», egli riconosce, implicitamente, l'esistenza oggettiva di questa.|Popper, ''Congetture e confutazioni'', Il Mulino, Bologna 1972, p. 338}} La verità quindi può essere raggiunta e descritta esaurientemente, pur non avendone noi alcuna consapevolezza. <br />Ad esempio le scoperte di Einstein potrebbero effettivamente corrispondere in tutto e per tutto al vero, solo che non potremo mai esserne sicuri.</ref> anticipando la sperimentazione e non lasciandoci guidare da essa.
 
== La metafisica contemporanea ==
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=== Metafisica e neo-scolastica ===
Ma non mancano casi, soprattutto all'interno della [[Chiesa Cattolicacattolica]], in cui ancora oggi la metafisica (intesa nel senso tradizionale) non è vista del tutto come negativa, e ciò soprattutto a seguito della nascita, agli inizi del Novecento, di un movimento di pensiero [[Neotomismo|neoscolastico]] volto a riscoprirla e rivalutarla.<ref>[http://www.forma-mentis.net/Filosofia/Teologiamoderna.htm#3 Forma-mentis.net] I principali pensatori neoscolastici che si proposero di rivalutare la metafisica tomista sono stati [[Jacques Maritain]], e[[Cornelio Fabro]], [[Sofia Vanni Rovighi]], [[Gustavo Bontadini]] e [[Battista Mondin]], S.X..</ref> Anche recentemente, [[papa Giovanni Paolo II]] con l'enciclica ''[[Fides et Ratio]]'' ha invitato il mondo cattolico a riscoprire il valore della filosofia in generale, e in particolare quella di [[San Tommaso d'Aquino]]. Esempi di tale ripresa sono [[Jean-Louis Bruguès]], Olivier-Thomas Venard, [[Giuseppe Barzaghi]]<ref>La sua filosofia è chiamata [[tomismo]] [[anagogia|anagogico]]: cfr. Antonino Postorino, ''La scienza di Dio - Il tomismo anagogico di Giuseppe Barzaghi o.p. come testa di ponte verso una teologia per il terzo millennio'', in: "Sacra Doctrina" 2018/2.</ref><ref>[[Giuseppe Barzaghi]], ''Lo sguardo di Dio. Saggi di teologia anagogica'', Bologna, ESD, 2003/2012 (introduzione del card. [[Giacomo Biffi]]).</ref> e Antonio Olmi.<ref name="salvioli">{{cita testo|url=https://www.academia.edu/16472343/TOMISMO_CREATIVO._Letture_contemporanee_del_Doctor_communis|titolo=Marco Salvioli, ''Tomismo creativo. Letture contemporanee del Doctor communis'', Sacra Doctrina, 2015}}</ref> Anche il teologo anglicano John Milbank può essere fatto rientrare in questa rivitalizzazione del pensiero di [[Tommaso d'Aquino|Tommaso]].<ref name="salvioli" /> [[Papa Benedetto XVI]], inoltre, ha più volte messo in guardia dai pericoli dello [[scientismo]], cioè di un abito culturale che rifiuta a priori tutto ciò che non sia sperimentabile o razionalizzabile positivamente. E ha esortato quindi a non smettere di indagare il [[mistero]], e a tenere verso di esso un atteggiamento che non sia di semplice indifferenza o di banale [[riduzionismo (filosofia)|riduzionismo]].<ref>[{{cita testo|url=http://www.atma-o-jibon.org/italiano4/rit_facchini1.htm |titolo=''Avvenire'', art. di [[Fiorenzo Facchini]] sul discorso di Benedetto XVI all'Università Lateranense del 21/10/2006]}}</ref>
 
=== La ripresa della metafisica nella filosofia analitica ===
Da notare che, specialmente in ambito anglo-sassone, vi è stata negli ultimi decenni una ripresa significativa della metafisica su basi [[filosofia analitica|analitiche]], tanto da far configurare questa tradizione filosofica come la più "metafisica" (sebbene in un'accezione assai differente da quella tradizionale, e questo è un punto decisivo) oggi presente sulla scena filosofica.
 
===La classificazione di Enrico Berti===
Il filosofo [[Enrico Berti]], esperto di Aristotele, ha proposto una differenziazione fra metafisica [[immanenza|immanentistiche]] e metafisiche [[trascendenza|trascendentistiche]].
 
Le metafisiche immanentistiche si suddividono a loro volta in metafisiche [[Naturalismo (filosofia)|naturalistiche]], [[materialismo|materialistiche]] e [[idealismo|idealistiche]]. Le metafisiche naturalistiche sono quelle dei [[Presocratici]], di [[Eraclito]] e le metafisiche [[Rinascimento|rinascimentali]] di [[Telesio]] e [[Giordano Bruno]]. Le metafisiche materialistiche sono quelle di [[Leucippo]] e [[Democrito]] e, nella filosofia moderna, [[La Mettrie]], [[Helvetius]], [[Marx]] e [[Engels]]. Le metafisiche idealistiche sono quelle secondo cui "tutto deriva dall'Idea, dalla [[Coscienza]], dalla Ragione, dal [[Pensiero]], dall'Io puro, dallo Spirito Assoluto" e sono quelle di [[Fichte]], [[Schelling]], [[Hegel]] e [[Giovanni Gentile]].
 
Le metafisiche trascendentistiche si suddividono a loro volta in metafisiche della partecipazione e metafisiche dell'esperienza. Secondo le metafisiche della partecipazione gli enti possiedono un carattere e una perfezione del principio primo in forma imperfetta e parziale, in quanto derivata. Ne sono un esempio le metafisiche di [[Platone]], dei [[Neoplatonici]], di [[Agostino d'Ippona|sant'Agostino]], di San Tommaso per alcuni aspetti (la distinzione centrale fra ''ens per essentiam'' di Dio Creatore ed ''ens per partecipationem'' delle creature; v. [[Tomismo#L'essere e gli enti|tomismo]]), dell'ultimo Fichte e dell'ultimo Schelling, di [[Antonio Rosmini]] e di [[Vincenzo Gioberti]].
 
Nelle metafisiche dell'esperienza la filosofia si assume il compito di dimostrare col maggior rigore possibile la [[necessità]] di un principio trascendente, considerandola in sé non evidente. Appartengono a questo paradigma la filosofia di [[Aristotele]], San [[Tommaso d'Aquino]] (nelle [[Cinque vie (Tommaso d'Aquino)|Cinque Vie]]) e di Gustavo Bontadini, autore del volume ''Saggio di una metafisica dell'esperienza''.<ref>Enrico Berti, ''Introduzione alla metafisica '', p. 27. Citato in Mondin, ''Ontologia e Metafisica '', ESD, 2022, pp. 30-31</ref>
 
Secondo [[Étienne Gilson|Gilson]], le metafisiche si distinguono in essenzialistiche e [[esistenza|esistenzialistiche]]. Nelle prime I filosofi pervengono al principio primo partendo dalla [[contingenza]] delle essenze, sostanze e [[forma (filosofia)|forme]]. Appartengono a questa tipologia tutte le metafisiche dell'antichità sia platoniche che aristoteliche, fino ad arrivare a quelle del medioevo dell'età moderna, eccetto la metafisica di San Tommaso d'Aquino.
Le metafisiche dell'esistenza, invece, derivano il principio primo a partire dalla contingenza dell'[[Actus essendi|Atto di essere]]. La metafisica tomistica è quindi unica sia per il fatto di porse a metà strada fra la metafisica della partecipazione e quella dell'esperienza, sia per il fatto di essere l'unica metafisica esistenzialistica, caratterizzata dalla nozione di ''Actus essendi''e da una concezione unica nel suo essere del principio primo come luogo di ogni perfezione, di ogni atto e di ogni forma.
 
===Emanuele Severino===
[[Emanuele Severino]] ha dedicato buona parte del suo pensiero e delle sue opere ai classici temi metafisici (essere, enti, necessità, causa, tempo, divenire, verità, intero, potenza-atto, qualità-quantità, esistenza, essenza, sostanza, eternità, determinismo vs libertà, scienza vs verità, l'uomo e la trascendenza, ecc.). I testi, densi di speculazione metafisica, sono, soprattutto, ''La struttura originaria'' (1958) e ''Ritornare a Parmenide'' (1964). Sebbene egli abbia classificata la metafisica tradizionale (quella classica-storica) come uno degli strumenti del [[nichilismo]] occidentale (insieme, sulla scorta di [[Martin Heidegger]], alla [[tecnica]]), quindi giudicandola negativamente, è indubbio che il suo lavoro ricada nel sapere metafisico<ref>{{cita web|url=https://www.avvenire.it/agora/pagine/severino-quale-metafisica |titolo=Severino, quale metafisica?|data=2012-05-30|lingua=it|accesso=2023-12-24}}</ref>. Per il filosofo bresciano "se ''la metafisica'' è il linguaggio che esprime il rapporto degli enti con la ''totalità'' dell'ente (…) allora questo libro [''La struttura originaria''] è ''metafisica'' (unitamente a tutti gli altri miei scritti)".<ref>{{Cita libro|titolo=La struttura originaria|autore=Emanuele Severino|editore=Adelphi|città=Milano|anno=1981|annooriginale=1958|p=22}} L'edizione originale è del 1958, mentre nel 1981 è stata pubblicata un'edizione ampliata.</ref>
 
=== Massimo Cacciari ===
A conclusione del ciclo di testi dedicati a questa branca della filosofia, nel 2023 [[Massimo Cacciari]] pubblica per [[Adelphi]] ''Metafisica concreta''<ref>{{Cita libro|titolo=Metafisica concreta|autore=Massimo Cacciari|editore=Adelphi|anno=2023}}</ref>, opera nella quale egli sostiene che le scienze, la fisica teoretica soprattutto, e la metafisica sono strettamente connesse, le une la continuazione dell'altra e viceversa, in un rapporto sinergico e non antitetico. Anzi: l'autore, nella prima parte del libro, smonta l’equivoco della Scolastica Medioevale sull'asserito dualismo "fisica - metafisica". Sottolinea inoltre che l'ente è, prima di tutto, un qualcosa di "osservabile" e questo deriva direttamente dal fatto che sia un participio, a differenza dell'essere che è molto meno afferrabile, visibile e dominabile di quello che ha sostenuto la metafisica classica (antica e moderna). Questo conduce al fatto che la metafisica contemporanea va vista essenzialmente per quello che è: un linguaggio diverso della fisica ma appartenente alla fisica (come è stato per Aristotele, Leibniz, Cartesio che erano scienziati e filosofi contemporaneamente).
 
Rifiutando con forza la classica interpretazione della metafisica come dottrina astratta e oscura, meramente impegnata a indagare gli aspetti trascendenti della realtà, Cacciari afferma che la metafisica è concreta proprio perché non abbandona mai l'ente nella sua singolarità ma ragiona di esso in chiave di fenomeno che fa parte di una rete infinita di connessioni, arrivando a coincidere con la libertà<ref>{{cita web|url=https://ritirifilosofici.it/metafisica-concreta-cacciari|titolo=La concretezza della metafisica|data=2024-02-25|lingua=it|accesso=2024-04-04}}</ref>.
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Francesco Barone ''et al.'', ''|titolo=Metafisica: Ilil mondo nascosto'', |anno=1997|editore=Laterza, Roma-Bari, [[1997]].|ISBN=9788842051466}}
*{{Cita libro|autore=Giuseppe Barzaghi|titolo=Diario di metafisica. Concetti e digressioni sul senso dell'essere|ed=2|anno=2016|editore=Edizioni Studio Domenicano|città=Bologna|ISBN=9788870949254}}
* Enrico Berti, ''Introduzione alla metafisica'', Utet, Torino, [[1993]].
* {{Cita libro|autore=Enrico Berti|titolo=Introduzione alla metafisica|anno=2017|editore=UTET università|città=Torino|ISBN=9788860085016}}
* Simona Chiodo e Paolo Valore (a cura di), ''Questioni di metafisica contemporanea'', Il Castoro, Milano, [[2007]].
* {{Cita libro|curatore=Simona Chiodo e Paolo Valore|titolo=Questioni di metafisica contemporanea|anno=2007|editore=Il castoro|città=Milano|ISBN=9788880333944}}
* Michael Dummett, ''Le basi logiche della metafisica'', Il Mulino, Bologna, [[1996]].
* {{Cita libro|autore=Michael Dummett|titolo=Le basi logiche della metafisica|anno=1996|editore=Il Mulino|città=Bologna|ISBN=9788815056696}}
* Hans J. Kraemer, ''Platone e i fondamenti della metafisica. Saggio sulla teoria dei principi e sulle dottrine non scritte di Platone'', con una raccolta dei documenti fondamentali in edizione bilingue e bibliografia, introduzione e traduzione di G. Reale (1982; 5.a 1994).
* {{Cita libro|autore=Hans Joachim Kramer|traduttore=G. Reale|titolo=Platone e i fondamenti della metafisica. Saggio sulla teoria dei principi e sulle dottrine non scritte di Platone|dataoriginale=1982|anno=2001|editore=Vita e Pensiero|ISBN=9788834307311}}
* Battista Mondin, ''[http://books.google.it/books?id=5UYJiAVHHvIC&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false Storia della metafisica]'', E.S.D., 1998, ISBN 978-88-7094-313-9
* [[Battista Mondin]], ''{{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=5UYJiAVHHvIC&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false|titolo=Storia della metafisica}}'', E.S.D., 1998, ISBN 978-88-7094-313-9
* Karl Popper, ''Logica della scoperta scientifica'', Einaudi, Torino [[1970]].
*{{Cita libro|curatore=Giancarlo Movia|titolo=Metafisica e antimetafisica|anno=2003|editore=Vita e Pensiero|ISBN=9788834310403}}
* Peter F. Strawson, ''Individui. Saggio di metafisica descrittiva'', Feltrinelli-Bocca, Milano [[1978]].
* Paolo[[Karl ValorePopper]], ''L'inventarioLogica deldella mondo.scoperta Guida allo studio dell'ontologiascientifica'', UTETEinaudi, Torino, [[2008]]1970.
* [[Peter Frederick Strawson|Peter F. Strawson]], ''Individui. Saggio di metafisica descrittiva'', Feltrinelli-Bocca, Milano 1978.
* Achille C. Varzi (a cura di), ''Metafisica. Classici contemporanei'', Laterza, Roma-Bari, [[2008]].
* [[Paolo Valore]], ''L'inventario del mondo. Guida allo studio dell'ontologia'', UTET Università, Torino, 2008, ISBN 978-88-6008-214-5
* Achille C. Varzi, ''Ontologia'', Laterza, Roma-Bari, [[2005]] (disponibile anche in forma elettronica).
*{{Cita libro|curatore=Achille C. Varzi|titolo=Metafisica. Classici contemporanei|data=9 marzo 2018|editore=Laterza|ISBN=9788858131381}}
* Achille C. Varzi, ''Parole, oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica'', Carocci, Roma [[2001]].
*{{Cita libro|autore=Achille C. Varzi|titolo=Ontologia|data=3 ottobre 2019|editore=Editori Laterza|ISBN=9788858140161}}
*{{Cita libro|autore=Achille C. Varzi|titolo=Parole, oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica|anno=2001|editore=Carrocci|ISBN=9788843019892}}
 
== Voci correlate ==
* [[Essenza (filosofia)|Essenza]]
* [[Metafisica (Alberto Magno)|''"Metafisica"'' di Alberto Magno]]
* [[Metafisica (Aristotele)|''"Metafisica"'' di Aristotele]]
* [[La Metafisica (Tommaso Campanella)|''"Metafisica"'' di Tommaso Campanella]]
* [[Monismo]] e [[Dualismo]]
* [[Nichilismo]]
Riga 215 ⟶ 251:
* [[Teologia]]
* [[Episteme]]
* [[FilosofiaProblematicismo]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.columbia.edu/~av72/papers/Einaudi_2002.pdf Achille Varzi, Ontologia e metafisica]
* {{cita web|url=http://www.columbia.edu/~av72/papers/Einaudi_2002.pdf|titolo=Achille Varzi, Ontologia e metafisica}}
 
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