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{{nota disambigua|Istituto americano per le ricerche sul genoma|[[The Institute for Genomic Research]]}}
{{F|guerra|ottobre 2021|Nonostante la larga bibliografia, intere sezioni sono prive di fonti e note a supporto.}}
[[File:TIGR spominska plošca.jpg|thumb|220px|Lapide a Lubjana in memoria di Danilo Zelen, leader del TIGR morto durante una battaglia contro una pattuglia italiana nel maggio 1941.]]
{{gruppo armato
|Nome = Revolucionarna organizacija Julijske krajine T.I.G.R. (TIGR)
|Attiva = 1927 - 1941
|Nazione = {{ITA 1861-1946}}
|Contesto = [[Fascismo]]
|Ideologia = [[Panslavismo]]<br>[[Antifascismo]]
|Componenti principali = [[Vladimir Gortan]], [[Albert Rejec]], [[Danilo Zelen]], Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Zvonimir Miloš
|Affinità pol =[[ORJUNA]]
|Tipo =
|Immagine=TIGR Logo.svg}}
La '''TIGR''', acronimo di '''Trst-Istra-Gorica-Reka''' ([[Trieste]]-[[Istria]]-[[Gorizia]]-[[Fiume (Croazia)|Fiume]]), nome abbreviato di ''Organizzazione Rivoluzionaria della [[Venezia Giulia]] T.I.G.R.'' (in [[lingua slovena|sloveno]] ''Revolucionarna organizacija Julijske krajine T.I.G.R.''), è stata un'organizzazione clandestina [[nazionalismo|nazionalista]], [[irredentismo|irredentista]] e [[antifascismo|antifascista]]<ref>Apollonio Almerigo, ''Venezia Giulia e fascismo 1922-1935. Una società post-asburgica negli anni di consolidamento della dittatura mussoliniana'', Editrice Goriziana, 2004, pp. 218</ref><ref>{{sl}}Milica Kacin-Wohinz, ''Prvi antifašizem v Evropi: Primorska 1925-1935'', Koper, 1990</ref>, che si batteva contro la politica di [[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]] di sloveni e croati perseguita dal [[Storia dell'Italia fascista|regime fascista]] italiano, e per l'annessione al [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]] (in seguito [[Regno di Jugoslavia]]) delle zone nord-orientali del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], annesse a seguito della [[prima guerra mondiale]].
 
L'organizzazione operò tra le due guerre mondiali svolgendo attività di propaganda, diffondendo libri e stampa in lingua slovena e croata, e mettendo in atto azioni violente quali [[attentati]] dinamitardi, [[omicidio|omicidi]], assalti a pattuglie, incendi e [[sabotaggio|sabotaggi]]. Venne definita quale [[terrorismo|organizzazione terroristica]] dal [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943)|Tribunale speciale per la difesa dello Stato]]<ref name = TSdS/>. In seguito al suo disfacimento, alcuni elementi che la costituivano si unirono alla [[Resistenza jugoslava]] che si oppose al [[nazifascismo]], altri collaborarono direttamente coi servizi segreti britannici<ref name=Bajc>Gorazd Bajc, {{collegamento interrotto|1={{cita testo|url=http://www.zrs.upr.si/media/uploads/files/bajc.pdf|titolo=''Annales Historia et Sociologia'' 12, 2002, no. 2, pag. 371}} |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>.
La '''TIGR''' ([[acronimo]] di '''''T'''rst, '''I'''stra, '''G'''orica e '''R'''eka'', nomi [[lingua slovena|sloveni]] di [[Trieste]], [[Istria]], [[Gorizia]] e [[Fiume (Croazia)|Fiume]]) fu un'organizzazione [[antifascista]]<ref>Marco Girardo, ''Sopravvissuti e dimenticati: il dramma delle foibe e l'esodo dei giuliano-dalmati'', Ed. Paoline, 2006.</ref><ref>Glenda Sluga, "Identità nazionale italiana e fascismo", in ''Nazionalismi di frontiera. Identità contrapposte sull'Adriatico nord-orientale 1850-1950'', a cura di Marina Cattaruzza, Rubbettino Editore, 2003.</ref><ref>{{sl}}Milica Kacin-Wohinz, ''Prvi antifašizem v Evropi: Primorska 1925-1935'', Koper, 1990.</ref> e [[nazionalismo|nazionalista]] [[Slovenia|slovena]] che operò tra il [[1927]] e il [[1941]] per annettere l'Istria, il litorale sloveno e Fiume al Regno di Jugoslavia e contro la politica di [[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]] dell'Istria voluta dal [[regime fascista]]. L'organizzazione ricorse ad azioni violente come [[attentati]] dinamitardi (anche in Italia e nel [[Terzo Reich]]), [[omicidio|omicidi]] di membri del [[Partito Nazionale Fascista]] e di civili, assalti a pattuglie, incendi e [[sabotaggio|sabotaggi]]<ref>Apollonio Almerigo, ''Venezia Giulia e fascismo 1922-1935. Una società post-asburgica negli anni di consolidamento della dittatura mussoliniana'', Editrice Goriziana, 2004, pp. 45-156-344-420</ref>. Cercò anche di organizzare un'insurrezione popolare contro il regime, che non fu mai realizzata<ref>{{sl}} Borut Rutar, ''Iz primorske epopeje: Mirko Brovč in narodna vstaja organizacije TIGR, 1938-1941'', Mohorjeva Družba, 2004)</ref>. A causa di queste azioni, era considerata un'associazione terroristica dallo stato fascista<ref name = TSdS>Tribunale speciale per la difesa dello Stato, [http://www.coordinamentoadriatico.it/files/Sentenza%20Bevk%20-1930.pdf Reg. Gen. n.81/1930 Sentenza n.29], su [http://www.coordinamentoadriatico.it/index.php coordinamentoadriatico.it]</ref>.
 
== Contesto storico ==
In seguito al suo disfacimento, alcuni elementi che la costituivano si unirono alla resistenza jugoslava contro il [[nazifascismo]]<ref>http://www.primorske.si/pn/article_wide.aspx?pDesc=19065,1,42</ref>.
[[File:Fascist italianization.jpg|left|thumb|Un volantino del periodo dell'[[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione fascista]] della [[Venezia Giulia]] che proibisce ogni uso pubblico delle "lingue slave" a [[Dignano (Croazia)|Dignano]], Istria sud-occidentale.]]
 
In base al [[Patto di Londra]] del 1915, l'Italia, in cambio del suo intervento nella [[prima guerra mondiale]] al fianco della [[Triplice intesa]] (Francia, Gran Bretagna e Russia) contro gli [[Imperi centrali]] (Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano e Regno di Bulgaria), avrebbe dovuto ottenere, tra le altre cose, le cosiddette "[[Irredentismo italiano|terre irredente]]", cioè il [[Trentino]] e la [[Venezia Giulia]], con l'esclusione di [[Fiume (Croazia)|Fiume]], e parte della [[Dalmazia]]. Alla [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|Conferenza di pace di Parigi del 1919]] l'Italia richiese che venisse applicato alla lettera il Patto di Londra, avanzando inoltre la richiesta della città di Fiume. Il presidente statunitense [[Woodrow Wilson]] tuttavia si oppose all'applicazione integrale del patto. La Francia inoltre non vedeva di buon occhio una Dalmazia italiana poiché avrebbe consentito all'Italia di controllare i traffici provenienti dal Danubio. [[Vittorio Emanuele Orlando]] abbandonò per protesta la conferenza di pace di Parigi. Il 10 settembre 1919, il nuovo presidente del consiglio [[Francesco Saverio Nitti]] sottoscrisse il [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Trattato di Saint-Germain]], che definiva i confini italo-austriaci, ma non quelli orientali, e autorizzava l'Italia e il neo-costituito [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]] a definire i propri confini attraverso una trattativa bilaterale. Immediatamente [[Gabriele D'Annunzio]], alla testa di 2600 "legionari", [[Impresa di Fiume|marciò su Fiume]] e ne proclamò l'annessione all'Italia.
==Contesto storico==
[[File:Narodni dom triest.jpg|250px|left|thumb|La casa di cultura slovena di Trieste, bruciata dalle camicie nere nel giugno 1920, divenne il simbolo della persecuzione fascista contro gli sloveni e i croati della [[Venezia Giulia]].]]
 
Nitti non riconobbe l'azione di D'Annunzio, e i rapporti tra D'Annunzio e il governo italiano rimasero estremamente tesi per tutto il periodo delle trattative fra Italia e Jugoslavia. Le trattative si conclusero col [[Trattato di Rapallo (1920)|Trattato di Rapallo]] del 12 novembre 1920, siglato per la parte italiana da [[Giovanni Giolitti]], e con lo sgombero ''manu militari'' di D'Annunzio e della sua legione da parte dell'esercito italiano. Vennero assegnate all'Italia [[Trieste]], [[Gorizia]] e l'alto Isonzo, e l'[[Istria]]. Della parte della Dalmazia promessa col patto di Londra, all'Italia andarono la città di [[Zara]] e alcune isole. Il resto della regione fu assegnato al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Venne inoltre istituito lo [[Stato Libero di Fiume]]. Il 3 marzo 1922 un colpo di mano dei fascisti capitanati da [[Francesco Giunta]] esautorò il governo dello Stato Libero di Fiume guidato dall'autonomista [[Riccardo Zanella]]. Nel 1924 lo Stato Libero di Fiume venne annesso all'Italia, in seguito al [[Trattato di Roma (1924)]] tra Regno d'Italia e Regno di Jugoslavia, che risolse il contenzioso sulla delimitazione confinaria tra i due Stati. Col trattato di Rapallo, e successivamente col Trattato di Roma, lo Stato italiano si trovò a inglobare un territorio popolato da circa un milione di abitanti, di cui circa metà di nazionalità slovena o croata.<ref name = Kacin-WohizMinoranze>Milica Kacin-Wohinz, ''Le minoranze sloveno-croate sotto il fascismo'', op. cit.</ref><ref>''Calendario Atlante De Agostini'', Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1920.</ref>
Il [[13 luglio]] [[1920]] la [[Narodni dom|casa di cultura slovena]] di [[Trieste]], punto di riferimento economico e culturale della comunità slovena locale, fu bruciata dalla camicie nere come rappresaglia per gli [[incidenti di Spalato]]. L'atto venne lodato da Mussolini, che lo definì "il capolavoro del fascismo triestino"<ref name="Sestani2012-02">Armando Testani, ''I profughi istriani, dalmati e fiumani a Lucca'', Instituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della Provincia di Lucca, 2012, pp. 12-13.</ref>.
 
Il periodo immediatamente successivo alla guerra, parallelamente alle trattative per la definizione dei confini, vide nella Venezia Giulia la rapida affermazione del ''fascismo di confine''<ref>A. M. Vinci, ''{{collegamento interrotto|1={{cita testo|url=http://www.liceograssi.it/storia%20del%20novecento/didattica/2009-10%20esodo/Erodoto/Erodoto/Erod3.pdf|titolo=Il fascismo di confine|postscript=nessuno}} |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}''.</ref>. Caratteristica peculiare del ''fascismo di confine'' fu la violenza organizzata e sistematica contro le istituzioni culturali e politiche slovene e croate, che si affiancò e talvolta si sovrappose alla violenza contro il movimento operaio e le sue organizzazioni. Nel ''fascismo di confine'' si incontrarono le mire espansionistiche della grande borghesia nazionale e dell'élite politica e militare italiana, le aspirazioni della borghesia locale, desiderosa di riempire il vuoto di potere lasciato dalla [[Dissoluzione dell'Impero austro-ungarico|dissoluzione dell'impero austro-ungarico]] e preoccupata dall'avanzare delle idee socialiste e comuniste, la frustrazione degli ex-combattenti per la cosiddetta "vittoria mutilata" e lo spaesamento prodotto dalla guerra tra i ceti popolari, in un tessuto economico e sociale devastato da anni di economia di guerra, di distruzioni materiali, di occupazione militare, di spostamenti forzati di intere comunità e di immigrazione.<ref name = VinciFascismoOrientale>A. M. Vinci, ''Il fascismo al confine orientale'', op. cit., pag. 16-19.</ref> La data simbolo, il punto di svolta, fu il 13 luglio del 1920: quel giorno a Trieste gli [[squadrismo|squadristi]] capitanati da [[Francesco Giunta]] incendiarono il [[Narodni dom]], nel corso di quello che [[Renzo De Felice]] definì "il vero battesimo dello squadrismo organizzato".<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il rivoluzionario. 1883-1920'', Torino, Einaudi, 1965, p. 624.</ref>
La situazione divenne ancora più violenta dopo l'ascesa del fascismo al potere. Nel [[1923]] fu proibito l'uso dello sloveno e del croato in tutti i luoghi pubblici (compresi i mezzi di trasporto)<ref>Paul N. Hehn, ''A Low Dishonest Decade: The Great Powers, Eastern Europe, and the Economic Origins of World War II, 1930–1941'', Continuum International Publishing Group, 2005, pp. 44–45.</ref>. Nello stesso anno, la [[riforma Gentile]] dichiarò l'italiano l'unica lingua della pubblica istruzione; entro il [[1928]] tutte le scuole slovene e croate (comprese quelle private) vennero chiuse. Nel [[1925]] l'uso dello sloveno e del croato fu proibito nei tribunali Nel [[1927]] ogni uso pubblico dello sloveno e del croato era stato vietato e tutti i [[toponimi]] slavi erano stati italianizzati. Fu proibito dare nomi slavi ai bambini e tutti i cognomi slavi furono italianizzati<ref> Regio Decreto Legge del 10 gennaio 1926, n. 17: Restituzione in forma italiana dei cognomi delle famiglie della provincia di Trento.</ref>.
[[File:P1060561-1.jpg|thumb|Prima pagina del giornale ''Svoboda'', che era la testata di riferimento della TIGR]]
 
Di lì a poco, con l'ascesa del fascismo al potere, la violenza squadrista si trasformò in violenza di Stato, e nella Venezia Giulia prese forma un vero e proprio disegno di cancellazione dell'identità nazionale delle popolazioni slovene e croate, sia in nome di antichi contrasti, sia soprattutto per l'impossibilità di accettare qualsiasi forma di "diversità" all'interno di uno Stato gerarchico e dittatoriale.<ref name = VinciFascismoOrientale/>
Entro il 1927 tutte le associazioni slovene e croate (non solo politiche, ma anche culturali, educative e sportive) furono smantellate come tutte le istituzioni economiche e finanziarie legate alla comunità slava. Dall'anno seguente lo stato iniziò a limitare l'uso dello sloveno e del croato anche nelle chiese, e nel [[1934]] l'uso delle lingue slave fu vietato nelle liturgie cattoliche (compresi canti e omelie).
 
La portata istituzionale di tale disegno appare evidente soprattutto nell'ambito scolastico. Nel 1923 fu varata la [[Riforma Gentile]], che impose la chiusura di tutte le scuole pubbliche con lingua d'insegnamento diversa dall'italiano. Furono così progressivamente chiuse, nella Venezia Giulia, tutte le scuole con lingua di insegnamento slovena o croata<ref>Dal '23 al '41 furono licenziati o trasferiti in altre province del regno 739 insegnanti sloveni e croati (650 tra il '23 e il '31). Pavel Stranj, "La questione scolastica delle minoranze slave nella Venezia Giulia tra le due guerre", in ''Storia contemporanea in Friuli'', a. XVII, n. 18, 1987, p. 125.</ref>, e nel 1930 venne chiusa l'ultima scuola privata con lingua di insegnamento slovena. Nel 1925 l'uso dello sloveno e del croato fu proibito nei tribunali. Nel 1927 ogni uso pubblico dello sloveno e del croato fu vietato, tutti i toponimi sloveni e croati erano stati italianizzati, e il possesso e la diffusione di libri in lingua slovena e croata divenne passibile di pene che andavano dalla semplice sanzione pecuniaria al confino.<ref>"Nell'autunno 1927, libri slavi, presi nel saccheggiato Club sloveno di S. Giovanni di Guardiella e portati in processione per le vie di Trieste, furono bruciati sulle piazze dai fascisti.[...] Nel 1927 e '28, venti casi di diffusione di libri slavi furono portati dinanzi ai tribunali nei distretti sloveni di Tolmino, Comeno, Aidussina e Castelnuovo d'Istria. Gli imputati furono condannati a multe fino a 400 lire, ed uno di essi fu tenuto in prigione per due mesi. Quest'ultimo, Slavko Tuta di Tolmino, era colpevole di detenere numerose copie di ''Prvi koraki'', libretto per la prima elementare, pubblicato due anni prima col consenso delle autorità fasciste. [...] Dopo che egli ebbe scontato la pena, la Corte di Appello lo assolse per mancanza di prove, ma la Commissione provinciale lo confinò per tre anni all'isola di Lipari. [...] Durante il novembre e dicembre del 1928, i carabinieri del distretto di Gorizia perquisirono le case private e confiscarono più di 15.000 libri slavi." Citazione da Gaetano Salvemini, ''Il fascismo e il martirio delle minoranze'', op. cit., pag 40.</ref> Nel 1926 vennero varate le norme per l'italianizzazione dei cognomi e nel 1927 furono soppresse tutte le associazioni politiche, culturali ed economiche slovene e croate.<ref>"Nel primo decennio successivo alla grande guerra gli sloveni e i croati persero in Italia 488 scuole elementari, circa 400 circoli ed altrettante sedi e biblioteche, tre partiti politici, 31 testate periodiche, e gradualmente anche 300 tra cooperative e istituzioni finanziarie. Con l'italianizzazione obbligatoria dei cognomi e dei nomi, imposta a tappeto, la popolazione slovena e croata perse anche il diritto personale e sociale alla propria identità nazionale, mentre la lingua veniva bandita da ogni locale pubblico." Citazione da Milica Kacin-Wohinz e Jože Pirjevec, ''Storia degli Sloveni in Italia'', op. cit., pag. 55.</ref> Il risultato di questi provvedimenti fu la dispersione della borghesia e dei ceti intellettuali sloveni e croati, i cui esponenti scelsero in gran parte la via dell'emigrazione verso la Jugoslavia<ref>L'inserimento nella realtà jugoslava degli emigrati sloveni del litorale, i cosiddetti ''Primorci'', non fu facile. "Lavo Čermelj, una delle figure principali dell'emigrazione politica slovena della Venezia Giulia, professore di fisica e organizzatore delle associazioni di emigranti, [...] spiega nelle sue memorie con ragioni storiche, politiche e culturali l'insofferenza della società slovena nei confronti degli sloveni del Litorale. [...] Il clima di "sgarbatezza", come lo definisce, era diretto inizialmente verso i triestini. Si trattava a suo parere di un atteggiamento ambivalente che un vasto entroterra sloveno nutriva nei confronti della città adriatica - luogo di ascesa sociale, ma anche di perdizione e di assimilazione innanzitutto degli strati più poveri della popolazione slovena. Inoltre per i lubianesi gli sloveni del Litorale in generale erano troppo poco devoti e male veniva tollerata la loro indole mediterranea. Non va dimenticato inoltre l'orientamento politico degli emigranti della Venezia Giulia, profondamente antifascisti e spesso con una militanza socialista o liberale alle spalle: "Quando poco dopo la prima guerra mondiale feci visita a Rudolf Golouh, dirigente dei socialisti triestini, che pochi anni prima si rifugiò in Jugoslavia, e gli chiesi come si sentiva nel nuovo ambiente, mi rispose: ‘Qui tutto è uniforme. I clericali sono clericali, i liberali sono clericali, i socialisti sono clericali. Tutti sono clericali'."" Cit. da: M. Verginella, {{cita testo|url=http://www.ilterritorio.ccm.it/lib/index_boll.php?goto_id=1678|titolo=Storie di emigrati sloveni nella madre patria|postscript=nessuno|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140715215057/http://www.ilterritorio.ccm.it/lib/index_boll.php?goto_id=1678 }}, Il Territorio n. 17, novembre 2002.</ref> e il Sud America, e la generale proletarizzazione<ref>Nel 1929 Livio Ragusin Righi, nel pamphlet ''Politica di confine'', giunse ad affermare che al confine orientale non esisteva alcuna minoranza nazionale, ma soltanto gruppi sparsi di "allogeni", di popolazione "che non ha una propria storia né è legata ad alcuna civiltà, come non ha un proprio sentimento di nazionalità e non ha una cultura nazionale; essa è costituita da raggruppamenti rurali e vi si nota subito l'assenza di una classe intellettuale e della più modesta istruzione. [...] Privi di una propria convinzione e di qualsiasi coscienza nazionale, essi sono sempre guidati o con la forza e l'intimidazione oppure con le lusinghe e le illusioni. E così le cose dovrebbero restare anche in futuro", citato in Milica Kacin-Wohinz, ''Le minoranze sloveno-croate sotto il fascismo'', op. cit.</ref> delle comunità slovene e croate della Venezia Giulia.<ref name = Kacin-WohizMinoranze/><ref>A. M. Vinci, ''Il fascismo al confine orientale'', op. cit.</ref><ref>Gaetano Salvemini, ''Il fascismo e il martirio delle minoranze'', op. cit.</ref>
Questa politica di italianizzazione fu accompagnata dalla repressione violenta da parte dello stato verso tutti gli oppositori del regime. Centinaia di sloveni e croati furono arrestati e imprigionati, e migliaia emigrarono all'estero, principalmente in Jugoslavia e in Sudamerica.
 
Nei primi anni venti, sloveni e croati della Venezia Giulia dividevano la loro militanza politica prevalentemente tra [[Partito Comunista d'Italia|comunisti]] da una parte, e liberalnazionali (a Trieste) e cristiano sociali (a Gorizia), riuniti nella società politica [[Edinost]], dall'altra. L'internazionalismo perse in parte la sua presa, mano a mano che sloveni e croati subivano il processo di [[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]]. Nel 1924 si tennero le [[Elezioni politiche italiane del 1924|elezioni politiche]], che si svolsero in un pesante clima di intimidazioni, e che grazie alla [[legge Acerbo]] videro l'affermazione della [[Lista Nazionale]] (Listone) e, nella Venezia Giulia, il drastico ridimensionamento della rappresentanza parlamentare delle minoranze slovena e croata. I deputati sloveni, in particolare [[Josip Vilfan]] e [[Engelbert Besednjak]], che non parteciparono alla [[Secessione dell'Aventino]], mantennero fino alla fine un atteggiamento dialogante, convinti di poter ottenere per via istituzionale delle garanzie per i diritti delle minoranze slave e tedesche in Italia.<ref>Milica Kacin-Wohinz, ''Le minoranze sloveno-croate sotto il fascismo'', op. cit., pag. 36-37.</ref> Una parte minoritaria degli sloveni e dei croati della Venezia Giulia scelse invece la via dell'assimilazione, e addirittura dell'adesione al regime. Nel '23 nacque un piccolo partito fascista degli sloveni della Venezia Giulia (''Vladna Stranka'', Partito governativo), che poi nel '25 confluì nel [[Partito Nazionale Fascista]], e una certa quantità di giovani sloveni disoccupati entrarono nella milizia fascista. Fu soprattutto contro di questi che si sarebbero poi rivolti gli omicidi mirati del TIGR.<ref>Milica Kacin-Wohinz, ''Le minoranze sloveno-croate sotto il fascismo'', op. cit., pag. 47.</ref> Infine, soprattutto tra i giovani, aveva un certo radicamento l'[[ORJUNA]], organizzazione nazionalista jugoslava, che nella Venezia Giulia perse progressivamente il suo carattere anticomunista per diventare un primo collettore dell'ansia di riscatto nazionale e del risentimento contro lo Stato italiano.<ref>Milica Kacin-Wohinz, ''{{cita testo|url=http://www.savel-hobi.net/leksikon/zgodovina_sl/slovenci.htm|titolo=Slovenci v Italiji med dvema vojnama|postscript=nessuno}}''.</ref><ref>A. Verrocchio, ''Il Tribunale Speciale a Gorizia. Il processo Bregant (1928-1929)'', op. cit., pag. 95.</ref>
 
== Gli inizi ==
[[ImageFile:TigrTIGR sign inspominska Ocizlaplošca.jpg|thumb|220px|left|Lapide a [[Lubiana]] in memoria deidi militantiDanilo Zelen, leader del TIGR dimorto Occisla,durante attiviuno sull'altopianoscontro delcon una pattuglia di Carsocarabinieri neglinel annimaggio trenta1941.]]
 
Le prime organizzazioni clandestine armate slovene e croate si formarono, col sostegno della Jugoslavia, verso la metà degli anni 1920. Nel 1924 nacque un'organizzazione clandestina, denominata TIGR (acronimo di Trst, Istra, Gorica, Reka) o TIGER (Trst, Istra, Gorica, edini, Reka) o TIGOR (Trst, Istra, Gorica, organizacija, Reka), che svolgeva attività di tipo propagandistico e spionistico a favore della Jugoslavia. Dell'attività di questa organizzazione non resta quasi traccia, ed entro il 1926 tutti i suoi membri erano ormai emigrati in Jugoslavia. Nello stesso periodo, un'organizzazione senza nome, che raccoglieva un gruppo di nazionalisti sloveni della zona di [[San Pietro del Carso]] (oggi Pivka), cominciò a collaborare con alcuni militanti dell'organizzazione fascista [[ORJUNA]], per compiere azioni di sabotaggio lungo il confine.<ref name = Kacin-WohinzZgodovine>Milica Kacin-Wohinz, ''Iz zgodovine podtalnega protifašističnega odpora na Primorskem'', op.cit., pag. 83.</ref>
Le prima attività organizzate contro il fascismo iniziarono nei territori orientali della [[Venezia Giulia]] a metà degli anni venti quando, in seguito al concordato del [[1924]] tra Regno d'Italia e [[Regno di Jugoslavia]], viene data una soluzione al contenzioso sulla delimitazione confinaria tra i due Stati. Gli attivisti locali stabilirono dei contatti con l'organizzazione nazionalista jugoslava Orjuna e lanciarono i primi attacchi contro il personale militare italiano. Si trattava comunque di azioni spontanee e prive di una struttura organizzativa di supporto. L'intento di questi gruppi era di opporsi con violenza alla sistematica politica di assimilamento e snazionalizzazione delle [[minoranze]] slave della [[Venezia Giulia]] e alla persecuzione politica che ne conseguiva. I legami tra gli attivisti antifascisti sloveni e l'Orjuna si ruppero nel [[1927]] a causa di differenze ideologiche.
 
Nel settembre del 1927 il [[regime fascista]] sciolse tutte le associazioni politiche, culturali, sportive e ricreative slovene e croate. Pochi giorni dopo, alcuni giovani provenienti dagli ambienti liberalnazionali sloveni di Trieste e del goriziano, insofferenti verso la linea "istituzionale" tenuta fino ad allora dai due deputati e principali leader politici sloveni Josip Vilfan e Engelbert Besednjak, si incontrarono segretamente sul [[Nanos]] per pianificare modalità più radicali di opposizione alla politica di Italianizzazione portata avanti dal regime. Del gruppo facevano parte [[Albert Rejec]] e [[Zorko Jelinčič]] di Gorizia, [[Dorče Sardoč]], [[Jože Dekleva]] e [[Andrej Šavli]] di Trieste, e [[Jože Vadnjal]] di Pivka. Non fu stilato nessun verbale della riunione, ma dalle memorie autobiografiche di alcuni dei partecipanti sappiamo che sul Nanos venne deciso di dare vita ad un'organizzazione segreta, che avrebbe dovuto mettere in atto azioni dimostrative anche violente ed estreme, come ad esempio incendi a strutture scolastiche, individuate quali strumenti di italianizzazione delle comunità slovene e croate. Secondo Zorko Jelinčič lo scopo di tali azioni sarebbe stato quello di "richiamare l'attenzione del mondo sulla Italianizzazione degli sloveni e dei croati della Venezia Giulia", e di combattere contro la "fascistizzazione e i rinnegati".<ref name = Kacin-WohinzZgodovine/>
Nel settembre 1927 un gruppo di liberali nazionalisti sloveni si incontrarono sull'altopiano di Nanos, sulla valle Vipava, e fondarono un'organizzazione rivoluzionaria chiamata ''TIGR'', acronimo dei nomi Trieste, Istria, Gorizia e Rijeka. Alcuni mesi dopo, a Trieste ebbe luogo un altro incontro, durante il quale un gruppo di militanti del TIGR fondò un'altra organizzazione, ''Borba'' ("Lotta"), che comprendeva anche attivisti croati dell'Istria. Sin dall'inizio le due organizzazioni operarono in alleanza.
 
Secondo Jelinčič, Sardoč e Vadnjal, durante la riunione sul Nanos si stabilì di chiamare la nuova organizzazione TIGR, richiamandosi al vecchio TIGR del '24-'26. Šavli sostiene che il nome TIGR fu ispirato dal giornale degli studenti istriani che usciva a Karlovac con il nome di TIMOR (acronimo di "Tužnu Istru Moraju Osloboditi Rodjaci", ovvero "La triste Istria deve essere liberata dai compatrioti"). Drago Žerjal invece sostiene che inizialmente l'organizzazione non aveva nome, e che veniva chiamata semplicemente "organizacija", o "naša organizacija"<ref>Milica Kacin-Wohinz, ''Iz zgodovine podtalnega protifašističnega odpora na Primorskem'', op.cit., pag. 85.</ref>.
I due gruppi erano costituiti in prevalenza da giovani liberali nazionalisti da Trieste, dal Carso, dalla [[Carniola]] e dal distretto di [[Tolmin]]. Tra il [[1927]] e il [[1930]] il TIGR organizzò numerosi attacchi contro esponenti e simpatizzanti (sia italiani che sloveni) del Partito Nazionale Fascista e uccise numerosi membri delle forze di repressione (carabinieri, guardie di frontiera, personale militare). Molte scuole elementari, costruite nei villaggi sloveni per italianizzare i bambini locali, furono bruciate.
 
Alcuni giorni dopo la riunione sul Nanos, Sardoč, Dekleva e Šavli convocarono a Trieste i rappresentanti delle disciolte associazioni culturali e politiche slovene, per discutere della situazione e delle possibilità di mantenere in vita la comunità. Nel corso della riunione non si parlò di organizzazioni segrete, e la maggioranza dei presenti si espresse a favore di forme di resistenza non violenta, quali incontri sociali segreti di giovani, organizzazione di corsi di lingua slovena nelle case e nelle parrocchie, e distribuzione di libri in lingua slovena e di giornali clandestini fatti entrare di contrabbando dalla Jugoslavia. Alcuni giovani di tendenze più radicali tuttavia non accettarono questa posizione, e decisero autonomamente di fondare un'organizzazione segreta, disposta a reagire utilizzando anche mezzi violenti. Pochi giorni dopo l'assemblea, si riunirono a Trieste [[Fran Marušič]], [[Vekoslav Španger]], [[Zvonimir Miloš]] e [[Drago Žerjal]]. Nella riunione, a cui avrebbero dovuto partecipare anche Dekleva e Šavli, fu definito lo statuto della nuova organizzazione segreta. Successivamente Marušič e Španger si incontrarono con Šavli e stabilirono un legame col TIGR. L'organizzazione triestina prese il nome di [[Borba (organizzazione)|Borba]] ("Lotta" in [[Lingua slovena|sloveno]]), dal nome di uno dei giornali clandestini fondati in seguito alla riunione sul Nanos (l'altro si chiamava Svoboda, "Libertà"). Secondo Španger, l'obiettivo dell'organizzazione Borba era la "lotta senza compromessi contro il fascismo e per l'annessione del Litorale e dell'Istria alla Jugoslavia. La lotta doveva essere condotta contro il fascismo e le sue istituzioni con tutti i mezzi possibili, fino al rovesciamento finale del fascismo."<ref>Milica Kacin-Wohinz, ''Iz zgodovine podtalnega protifašističnega odpora na Primorskem'', op.cit., pag. 87.</ref>
Nella regione di [[Gorizia]] membri del TIGR uccisero lo studente Antonio Coghelli, che voleva abbandonare l'organizzazione, e il soldato Giuseppe Ventin, intervenuto cercando di impedire l'attentato contro Coghelli. Nel complesso i militanti goriziani del TIGR ricorsero raramente ad azioni apertamente violente e preferirono iniziative di propaganda e attività culturali, educative e politiche, come l'organizzazione di adunanze e la distribuzione di pubblicazioni in lingua slovena (tra le quali le raccolte di poesie di Ciril Drekonja). La sezione goriziana del TIGR stabilì alcuni legami con una rete clandestina di socialisti cattolici guidata da dall'avvocato Janko Kralj e dal prete Virgil Šček.
 
Ambedue le organizzazioni agivano secondo la formula della "trojka": si conoscevano tra loro solo i membri della trojka di appartenenza, mentre il capo di ognuna aveva contatti solo con il capo di un'altra e con la direzione centrale. Le trojke venivano poi raggruppate in cellule, settori e comunità. I membri delle trojke di azione si riconoscevano con un documento di identità sul quale, in posizione esattamente predefinita, era collocato il numero 4 che stava per le quattro lettere di TIGR.<ref>Milica Kacin-Wohinz, ''Iz zgodovine podtalnega protifašističnega odpora na Primorskem'', op.cit., pag. 84-85 e pag. 89.</ref>
La cellula istriana del TIGR era guidata dall'attivista sloveno Vladimir Gortan che, a differenza delle altre cellule, preferì svolgere azioni dimostrative, come attacchi ai convogli della polizia. Il [[24 marzo]] 1929, durante il plebiscito fascista, Gortan guidò l'assalto al seggio di [[Pisino]] riuscendo a impedire lo svolgimento delle attività e uccidendo il contadino Francesco Tuchtan. Fu arrestato dalle autorità italiane quattro giorni dopo, mentre tentava di fuggire in Jugoslavia, e condannato a morte. Venne fucilato il 18 ottobre 1929, mentre quattro suoi compagni di Pisino vennero condannati a 25 anni di carcere ciascuno.
 
== Attività di propaganda ==
Le azioni della cellula triestina furono più violente. Il [[3 agosto]] [[1928]] venne assassinato a [[San Canziano]] il [[polizia municipale|vigile urbano]] Giuseppe Cerquenik, e nel novembre successivo fu rapinato l'ufficio postale di [[Ranziano]]. Il [[10 febbraio]] [[1930]] membri del TIGR fecero esplodere una bomba nella redazione del quotidiano fascista locale ''Il Popolo di Trieste'', uccidendo il direttore Guido Neri<ref name = TSdS>Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, [http://www.coordinamentoadriatico.it/files/Sentenza Bevk-January 1930.pdf Reg. no.81/1930, n. 29], [http://www.coordinamentoadriatico.it/index.php coordinamentoadriatico.it].</ref>. L'attentato suscitò clamore in tutta italia e spinse le autorità fascista a un'immediata reazione. Nello stesso anno la polizia italiana scoprì alcune cellule del TIGR. Numerosi membri dell'organizzazione furono giudicati nel "primo processo di Trieste" ([[1 settembre|1]]-[[5 settembre]] 1930). Quattro di loro (Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Zvonimir Miloš e Alojzij Valenčič), accusati di omicidio, furono condannati a morte e giustiziati a [[Basovizza]]. Altri dodici imputati furono condannati a pene detentive<ref name = TSdS/>.
Il ramo goriziano del TIGR almeno inizialmente si limitò ad azioni per la conservazione della [[lingua slovena]], nonostante lo scioglimento ufficiale di tutte le organizzazioni culturali slave nel 1927. Tra le azioni si menzionano l'organizzazione di adunanze in lingua slovena, dove si passavano informazioni sul loro operato, e la distribuzione di pubblicazioni quali [[Ciril Drekonja]], che compilò un'antologia intitolata ''Sotto il tetto di casa''. I militanti del TIGR pubblicavano e diffondevano [[stampa illegale]], per lo più realizzata a [[Lubiana]] e finanziata dagli emigranti [[Venezia Giulia|giuliani]] nel [[Regno di Jugoslavia]], che fu il mezzo con cui si cercò di propagandare, nel marzo del 1929, l'[[astensione]] di massa dalle elezioni. Molto materiale fu però distrutto o perso.
 
== RiorganizzazioneAttività terroristica ==
[[File:Tigr sign in Ocizla.jpg|thumb|left|Placca commemorativa degli attivisti del TIGR a [[Erpelle-Cosina|Ocizla]], nell'[[altopiano del Carso]] sloveno.]]
[[File:Grobovi bazoviških žrtev pri sv. Ani v Trstu.jpg|thumb|Fotografia delle tombe dei quattro militanti del TIGR e del militante comunista condannati a morte dopo il "secondo processo di Trieste".]]
Tra il 1927 e il 1932 vennero attribuiti al terrorismo sloveno del TIGR/Borba e quello fascista dell'[[ORJUNA]] vari omicidi, attentati dinamitardi, distruzioni di numerosi depositi di armi dell'[[esercito italiano]] e l'incendio di scuole e asili, questi ultimi ritenuti "strumenti per l'italianizzazione"<ref>Almerigo Apollonio, ''Venezia Giulia e fascismo 1922-1935'', Libreria Editrice Goriziana, Gorizia, 2004, pp. 191-192.</ref>.
 
Tra il 1927 e il 1928 vengono appiccati alcuni incendi dolosi, ad asili o scuole di [[Prosecco (Trieste)|Prosecco]], [[Storie (Sesana)|Storie]] e [[Cattinara]]<ref>Almerigo Apollonio, ''Venezia Giulia e fascismo 1922-1935. Una società post-asburgica negli anni di consolidamento della dittatura mussoliniana'', Libreria Editrice Goriziana, Gorizia, 2004, p. 192.</ref>. Il 3 agosto 1928 a San Canziano viene ucciso a colpi di pistola il messo comunale del comune di [[Divaccia]] Giuseppe Cerkvenik, membro della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] che aveva provocato l'arresto di sei oltraggiatori della bandiera italiana<ref>Almerigo Apollonio, ''Venezia Giulia e fascismo 1922-1945. Una società post-asburgica negli anni di consolidamento della dittatura mussoliniana'', Libreria Editrice Goriziana, Gorizia, 2004, p. 192.</ref><ref>Lino Felician, Fabio Forti, Vittorio Leschi, Stelio Spadaro, ''La resistenza patriottica a Trieste 1943-1945'', Libreria Editrice Goriziana, Gorizia, 2009, p. 243.</ref>.
Dopo il processo del [[1930]], il TIGR si riorganizzò rapidamente sotto la guida di Albert Rejec e Danilo Zelen, aumentando il numero dei membri e cambiando tattica: invece di azioni dimostrative contro figure simboliche e istituzioni della repressione fascista, si preferirono attacchi alle infrastrutture e al personale militare e di polizia di alto rango. La propaganda ideologica si rafforzò e fu organizzata anche una rete spionistica in contatto con i servizi segreti britannici e jugoslavi.
 
Il 24 marzo 1929, durante il [[Elezioni politiche italiane del 1929|plebiscito]], un gruppo di militanti del TIGR della zona di [[Pisino]], capeggiati da [[Vladimir Gortan]], mise in atto un'azione armata di boicottaggio delle operazioni di voto. Si formarono due gruppi di fuoco, uno composto dal solo Gortan, e l'altro da Bacchiaz e dai due fratelli Ladavaz. I due gruppi, appostati l'uno sul Monte Camus e l'altro nei pressi di Villa Padova, avrebbero dovuto sparare in aria per spaventare gli elettori che, in colonna, si recavano ai seggi attraverso la campagna. Secondo le risultanze processuali, Bacchiaz e i fratelli Ladavaz avrebbero invece aperto il fuoco ad altezza uomo: uno sparo colpì il contadino Giovanni Tuchtan (Ivan Tuhtan), che morì alcuni giorni dopo, ferendone un secondo, di nome Matteo Braicovich (Matej Brajković).<ref>A. Apollonio, Venezia Giulia e Fascismo 1922-35, pag. 206</ref><ref>Il regime trasformò il morto in un "martire per la causa fascista", inaugurando nel 1932 un cippo a suo nome nel luogo ove avvenne l'attentato (Claudio Schwarzenberg, ''Diritto e giustizia nell'Italia fascista'', Mursia, Roma, 1977, pp. 90-92), mentre secondo altre fonti lo stesso Tuchtan avrebbe fatto parte del gruppo di Gortan, trovandosi alla testa della colonna col compito di dare il segnale della fuga ai contadini (Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia dissidente e antifascista: le ordinanze, le sentenze istruttorie e le sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943'', La Pietra, Milano-Roma, 1980, vol. III, p. 347; Celso Ghini, Adriano Dal Pont, ''Gli antifascisti al confino 1926-1943'', Editori Riuniti, Roma, 1971, p. 131).</ref> Vladimir Gortan, che a Villa Padova aveva sparato senza causare vittime, venne individuato quale organizzatore dell'azione armata, e fu condannato a morte dal [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943)|Tribunale speciale]], trasferitosi per l'occasione da Roma a Pola. Fu fucilato il 18 ottobre 1929 vicino a [[Pola]]. Quattro suoi compagni (Vittorio Bacchiaz, Dušan Ladavaz, Luigi Ladavaz e Vitale Gortan) vennero condannati a 25 anni di carcere ciascuno<ref>Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, ''Un percorso tra le violenze del 900 nella Provincia di Trieste'', Tipografia Adriatica, Trieste, 2006, p. 41.</ref><ref>Franco Stefani, ''Senza pace. L'incerto confine orientale italiano in trent'anni di storia. 1915-1945'', Cooperativa Editoriale Il Campo, Trieste, 1988, p. 178.</ref>.
Se nei tardi anni Venti l'organizzazione aveva agito insieme a gruppi nazionalisti jugoslavi come l'Orjuna, dopo la riorganizzazione del 1930 la sua ideologia si spostò a sinistra. Si rafforzarono quindi i legami con i gruppi antifascisti italiani (tra i quali [[Giustizia e Libertà]]), e nel [[1936]] venne firmato a Parigi un accordo di cooperazione con il [[Partito Comunista d'Italia]]. Il TIGR cercò comunque di rimanere al di sopra delle ideologie e mantenne sempre buone relazioni con il basso clero cattolico sloveno e croato e con altre organizzazioni spontanee dell'Istria e del litorale sloveno.
 
Il 7 febbraio del 1930 viene assassinato a [[Crenovizza]] il messo comunale e membro della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]],<ref>{{collegamento interrotto|1={{cita testo|url=http://www.zrs.upr.si/media/uploads/files/klabjan.pdf|titolo=Borut Klabjan, SLOVANSKI TERORISTI: FAŠISTIČNA RETORIKA IN PROCES V TRSTU LETA 1930, ACTA HISTRIAE 15 (2007) n. 1|postscript=nessuno}} |data=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}, pag.254</ref> lo sloveno Bogomir Blažina. Le autorità tendevano a non distinguere tra i gruppi terroristici Tigr e Orjuna e il prefetto all'epoca attribuì l'omicidio al secondo. I reali esecutori dell'omicidio non sono mai stati individuati<ref>Almerigo Apollonio, ''Venezia Giulia e fascismo 1922-1935'', Libreria Editrice Goriziana, Gorizia, 2004, p. 192.</ref>.
Tra le azioni organizzate dal TIGR negli anni trenta, la più rischiosa fu probabilmente l'attentato a Mussolini del [[1938]]. L'attentato, previsto durante la visita del dittatore a [[Caporetto]], fu annullato all'ultimo minuto, probabilmente a causa delle pressioni dei servizi segreti britannici, contrari all'assassinio di Mussolini nel momento in cui egli stava svolgendo un ruolo attivo nelle negoziazioni che avrebbero portato al [[trattato di Monaco]].
 
Il 10 febbraio 1930 una cellula del Borba fece esplodere una bomba nella sede del quotidiano fascista ''Il Popolo di Trieste''. Nell'attentato morì il redattore Guido Neri e rimasero feriti tre impiegati.<ref name=TSdS>Tribunale speciale per la difesa dello Stato, {{cita testo|url=http://www.coordinamentoadriatico.it/files/Sentenza%20Bevk%20-1930.pdf|titolo=Reg. Gen. n.81/1930 Sentenza n.29|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140909064454/http://www.coordinamentoadriatico.it/files/Sentenza%20Bevk%20-1930.pdf }}, su {{cita testo|url=http://www.coordinamentoadriatico.it/index.php|titolo=coordinamentoadriatico.it|postscript=nessuno|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120323155202/http://www.coordinamentoadriatico.it/index.php }}</ref>
Tra gli anni [[1938]] e [[1939]] il TIGR diede vita ad un'attività di [[contrabbando]] di [[armi]] dai depositi militari jugoslavi attraverso le zone di [[Villa del Nevoso]] e di [[Pivka]] (San Pietro del Carso), con l'intento di frenare le milizie italiane in caso di aggressione alla Jugoslavia.
 
L'organizzazione cercò inoltre di organizzare un'insurrezione popolare contro il regime, che non fu mai realizzata<ref>{{sl}}Borut Rutar, ''Iz primorske epopeje: Mirko Brovč in narodna vstaja organizacije TIGR, 1938-1941'', Klagenfurt, Mohorjeva družba, 2004.</ref>
Dopo l'''[[Anschluss]]'' del 1938, il TIGR estese le sue attività al vicino [[Terzo Reich]] con attentati dinamitardi a infrastrutture strategiche (ferrovie e linee elettriche). Le azioni scatenarono le reazioni della polizia fascista, che dopo un'imponente indagine scoprì gran parte delle cellule segrete tra il [[1940]] e il [[1941]].
 
== La scoperta e i processi di Trieste ==
[[File:Grobovi bazoviških žrtev pri sv. Ani v Trstu.jpg|thumb|[[Fotografia aerea]] delle tombe dei quattro militanti del TIGR e del militante comunista condannati a morte dopo il "secondo processo di Trieste".]]
Le Autorità italiane scoprirono l'organizzazione TIGR solo dopo l'attentato alla redazione del giornale fascista triestino [[Il Popolo di Trieste]]. Gli accusati vennero processati dal [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943)|Tribunale speciale per la difesa dello Stato]] a Trieste (Primo Processo di Trieste); il processo durò dal 1º al 5 settembre 1930 e vi furono condannati a morte [[Ferdo Bidovec]], [[Fran Marušič]], [[Zvonimir Miloš]] e [[Alojz Valenčič]], fucilati a [[Basovizza]] il 6 settembre 1930, mentre ad altri dodici imputati vennero comminate pene detentive per un totale di 147 anni e 6 mesi di carcere.<ref name = TSdS/>
 
{{Senza fonte|La persona chiave che permise di scoprire l'esistenza di un'associazione terroristica fu Korze Sofia Franceskin, un'appartenente al gruppo che insieme al marito gestiva un negozio di noleggio biciclette a Gorizia.}}
 
{{Senza fonte|Il processo convinse gli appartenenti alla TIGR ad agire con più prudenza, ma anche con maggiore organizzazione ed ampliando la rete dei collegamenti. Si strinsero contatti con alcuni gruppi [[antifascismo|antifascisti]] italiani, fra i quali [[Giustizia e Libertà]] e successivamente il [[Partito Comunista d'Italia]] (PCd'I), che furono caratterizzati da notevoli oscillazioni da parte dei quadri dirigenti italiani. (in realtà i primi contatti col PCd'I risalgono al 1928 e quelli con GeL al 1929)}}
 
{{Senza fonte|Nel luglio del 1936 venne firmato a [[Parigi]] un patto tra il PCI ed il TIGR, con il quale il primo assicurava, in caso di salita al potere, il diritto all'autodeterminazione per gli sloveni e i croati della Venezia Giulia, compreso il diritto alla secessione dallo Stato italiano.}}
 
Tra gli anni 1938 e 1939 il TIGR diede vita ad un'attività di [[contrabbando]] di [[armi]] dai depositi militari jugoslavi attraverso le zone di [[Villa del Nevoso]] e di [[San Pietro del Carso|Pivka]] (San Pietro del Carso), con l'intento di frenare le milizie italiane in caso di aggressione alla Jugoslavia. In questi anni l'organizzazione si collegò anche con lo [[spionaggio]] britannico, la [[British Intelligence]], a cui forniva dati sugli armamenti degli italiani, sulla loro effettiva forza bellica e preparazione<ref name=Bajc/>.
 
Nel dicembre del 1941 60 esponenti dell'antifascismo sloveno, tra cui numerosi membri del TIGR, oltre a diversi liberali, comunisti, cristiano-sociali, e a un gruppo di intellettuali attivi nelle associazioni culturali degli emigrati, alcuni dei quali arrestati a Lubiana dopo l'invasione italiana della Jugoslavia, vennero processati per accuse che andavano dalla diffusione di stampa clandestina, al sabotaggio, allo spionaggio, alla cospirazione ai danni dello Stato (Secondo Processo di Trieste). Furono pronunciate nove condanne a morte, di cui cinque eseguite: [[Pinko Tomažič]], [[Viktor Bobek]], [[Ivan Ivančič]], [[Simon Kos]] e [[Ivan Vadnal]] furono giustiziati a [[Opicina]] il 14 dicembre 1941. Gli altri imputati vennero condannati complessivamente a 666 anni e 6 mesi di carcere.<ref>M. Verginella, Il Processo Tomažič, op. cit.</ref> L'organizzazione fu così definitivamente smantellata, e i suoi membri superstiti entrarono nella resistenza jugoslava oppure continuarono la lotta contro il fascismo collaborando coi servizi segreti britannici.
 
== La seconda guerra mondiale ==
Dopo l'[[Operazione 25|invasione della Jugoslavia]] da parte dell'Italia e della Germania nel 1941, alcuni appartenenti al TIGR (tra cui Zorko Jelinčič e Jože Dekleva) si unirono ai [[Resistenza jugoslava|partigiani]]. Altri invece (incluso [[Albert Rejec]], considerato la massima autorità politica e morale dell'organizzazione tra il 1931 e il 1941) scelsero di non aderire ad una lotta antifascista guidata da comunisti e di collaborare coi servizi segreti britannici. Il 13 maggio 1941 sulla Mala Gora presso [[Ribnica]] un gruppo di ex-membri del TIGR ([[Anton Majnik]], [[Danilo Zelen]], [[Ferdo Kravanja]]) si scontrò con una formazione militare italiana.
[[File:Ferdo Kravanja.jpg|thumb|left|Ferdo Kravanja.]]
Durante il "secondo processo di Trieste" del [[1941]] nove membri del TIGR vennero accusati di terrorismo e spionaggio in periodo bellico: la condanna a morte di quattro di loro (Viktor Bobek, Ivan Ivančič, Simon Kos e Ivan Vadnal) insieme al militante comunista Pinko Tomažič segnò la fine dell'organizzazione.
 
== Dopo la guerra ==
Dopo la [[Operazione 25|capitolazione del Regno di Jugoslavia]] nel [[1941]], alcuni ex membri del TIGR si unirono ai [[Resistenza jugoslava|partigiani]], anche se l'organizzazione nazionalista non fu invitata a unirsi al Fronte di Liberazione del Popolo Sloveno, di ispirazione comunista. Altri militanti (tra i quali Albert Rejec, considerato la massima autorità politica e morale dell'organizzazione tra il [[1931]] e il [[1941]]) scelsero autonomamente di non aderire a una lotta antifascista guidata da comunisti. Il [[13 maggio]] [[1941]] sulla Mala Gora presso [[Ribnica]] un gruppo del TIGR (composto da Anton Majnik, Danilo Zelen, Ferdo Kravanja) si scontrò con una formazione militare italiana.
[[File:Commemoration of the 80th anniversary of the Martyrs of Basovizza in Basovizza.jpg|thumb|Membri dell'Associazione Patriottica TIGR alla commemorazione dell'ottantesimo anniversario delle vittime di Basovizza.]]
{{Senza fonte|Alla fine del conflitto gli ex membri dell'organizzazione furono soggetti ad una marginalizzazione politica e sociale a causa della loro militanza nel TIGR. Ciò sarebbe dovuto al fatto che, sin dall'inizio, pur avendo il TIGR avversato uno Stato fascista, aveva tra le sue file anche persone che si battevano soprattutto per obiettivi di carattere nazionale e sostenendo tesi [[nazionalismo|nazionalistiche]]. Inoltre, il loro primato di lotta antifascista, come anche il loro diretto coinvolgimento con i servizi segreti britannici e quelli della Jugoslavia monarchica avrebbero potuto rappresentare un pericolo all'egemonia comunista. }} {{Senza fonte|Nessun riconoscimento fu loro accordato nell'ambito dell'OF, mentre molti dei suoi ex membri furono messi sotto la stretta sorveglianza dalla polizia segreta jugoslava.}}
 
Nei tardi anni 1970 cominciarono ad apparire i primi studi storici sull'attività del TIGR, anche se il ruolo dell'organizzazione nella Resistenza fu riconosciuto solo nel decennio successivo. Milica Kacin-Wohinz fu tra i primi a dedicarsi all'argomento, con la monografia dal titolo ''Il primo antifascismo in Europa'' (''Prvi antifašizem v Evropi'', 1990).
== Dopoguerra ==
Dopo la proclamazione della [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia]] nel [[1945]], molti ex membri del TIGR non parteciparono alla vita politica. La polizia segreta jugoslava continuò a sorvegliare alcuni ex militanti fino agli anni settanta, e le loro attività in tempo di guerra non trovarono spazio nelle ricostruzioni storiche ufficiali.
 
Negli anni 1990, con la diffusione di sentimenti nazionalisti nelle repubbliche jugoslave, la storia del TIGR ricevette notevole pubblicità e cominciò a essere nominata nei discorsi pubblici. Numerosi monumenti e targhe celebrative sono stati eretti in Slovenia per commemorare gli attivisti del TIGR e le loro attività. Nel 1994 fu fondata a Postumia l'''Associazione per la Salvaguardia delle Tradizioni Patriottiche del Litorale Sloveno - Organizzazione TIGR'' (nota comunemente come ''Associazione TIGR'' o ''Associazione Patriottica TIGR''), oggi molto attiva nella riscoperta dell'eredità del TIGR.
Nella seconda metà degli anni settanta cominciarono ad apparire i primi saggi storici dedicati al TIGR, ma fu sono negli anni ottanta che le azioni antifasciste del gruppo furono rivalutate, con la pubblicazione di numerosi libri in materia. Per tutti gli anni novanta la storia del gruppo ricevette notevole pubblicità e fu frequentemente citata nei discorsi pubblici.
 
Nel [[1997]], in occasione del cinquantesimo anniversario dell'annessione del litorale sloveno alla [[Repubblica Socialista Federale di JugoslaviaSlovenia]], l'allora presidente [[Milan Kučan]] ha simbolicamente insignitoconferito l'organizzazioneal TIGR con la Medaglia d'Orooro per la Libertà della Repubblica (''Zlati častni znak svobode Republike Slovenije''), la più alta decorazioneonorificenza didel stato della Sloveniapaese.
 
== Membri di spicco del TIGR ==
==Polemiche==
*[[Albert Rejec]]
Nel [[1997]], in occasione dell'anniversario dell'annessione del Litorale alla [[Slovenia]], [[Milan Kučan]], allora [[Presidenti della Slovenia|Presidente della Repubblica slovena]], ha conferito al TIGR la più alta onorificenza dello Stato, la Medaglia d'oro per la Libertà della Repubblica. {{cn|Questa riabilitazione dei membri del TIGR quali eroi della resistenza è stata molto criticata da tutte le associazioni dei partigiani delle repubbliche ex jugoslave ed a livello internazionale}}.
*[[Zorko Jelinčič]]
*[[Danilo Zelen]]
*[[Ferdo Kravanja]]
*[[Fran Marušič]]
*[[Dorče Sardoč]]
*[[Zvonimir Miloš]]
*[[Just Godnič]]
*[[Tone Černač]]
*[[Ferdo Bidovec]]
*[[Alojz Valenčič]]
*[[Ivan Ivančič]]
*[[Andrej Manfreda]]
*Vekoslav Španger
*Drago Žerjal
*[[Vladimir Gortan]]
*Jože Dekleva
*Jože Vadnjal
*Mirko Brovč
*[[Franc Kavs]]
*Anton Majnik
*Maks Rejec
*Rudolf Uršič
*Viktor Bobek
 
=== Persone collegate con il TIGR ===
*[[Ciril Kosmač]], scrittore
*[[Vladimir Bartol]], scrittore
*[[Stanko Vuk]], autore e attivista
*[[Pinko Tomažič]], attivista
*[[Ivan Marija Čok]], politico
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
{{W|storia|settembre 2025}}
* Tribunale speciale per la difesa dello Stato, [http://www.coordinamentoadriatico.it/files/Sentenza%20Bevk%20-1930.pdf Reg. Gen. n.81/1930 Sentenza n.29], su [http://www.coordinamentoadriatico.it/index.php coordinamentoadriatico.it]
* {{it}} Apollonio, A. ''Venezia Giulia e fascismo 1922-1935. Una società post-asburgica negli anni di consolidamento della dittatura mussoliniana'' Editrice Goriziana, Gorizia, 2004.
* Rodolfo Ursini Uršič, ''Attraverso Trieste. Un rivoluzionario pacifista in una città di frontiera'', Roma, Studio i, 1996
* {{it}} Apollonio, A. ''Dagli Asburgo a Mussolini. Venezia Giulia 1918-1922'', Editrice Gorizia, Gorizia, 2001.
* Enrico Cernigoi, ''Scelte politiche e identità nazionale ai confini orientali d'Italia dalla resistenza alla guerra fredda'', Udine, Gaspari, 2006. ISBN 88-7541-048-8
* Dorce Sardoc, ''L'orma del TIGR. Testimonianza di un antifascista sloveno'', Centro Isontino di Ricerca e Documentazione Storica e Sociale "Leopoldo Gasparini", Gradisca (GO)
* Aldo Rupel, ''Il fronte di liberazione a Gorizia : dalle strutture del TIGR al Quarto cittadino - unità territoriale di base'', in ''Studi goriziani'' vol. 91-92, 2000
* Samuel Frederick J. ''Assassini nella storia'', Editgroup S.R.L, 1994 Udine (UD)
* Apollonio Almerigo, ''Venezia Giulia e fascismo 1922-1935. Una società post-asburgica negli anni di consolidamento della dittatura mussoliniana'' Editrice Goriziana, Gorizia, 2004
* Apollonio Almerigo, ''Dagli Asburgo a Mussolini. Venezia Giulia 1918-1922'', Editrice Gorizia, Gorizia, 2001
* Montanelli Indro; Cervi Mario; ''L' Italia del Novecento'', Rizzoli, Milano, 1998
 
* {{sl}} Kacin-Wohinz, M. (1990). Prvi antifašizem v Evropi: Primorska 1925-1935. Koper.
* {{sl}} Rejec, T. (ur., 1995). Pričevanja o TIGR-u. Ljubljana.
* {{sl}} Rejec, T. (2006). Partija in tigrovci: medvojna in povojna usoda nekaterih vodilnih tigrovcev. Ljubljana.
* {{sl}} Zidar, A. (1995). TIGR v boju za domovino. Koper, Nova Gorica.
* {{sl}} Rutar, B. (1996). Andrej Šavli, član vodstva organizacije TIGR, pedagoški in kulturni delavec. Tolmin, Koper.
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== Voci correlate ==
*[[Antifascismo]]
*[[Venezia Giulia]]
*[[Storia di Trieste]]
*[[Terrorismo]]
*[[Rivolta di Maresego]]
*[[Italianizzazione (fascismo)]]
*[[Regime fascista]]
*[[Storia di Trieste]]
*[[Terrorismo]]
*[[Venezia Giulia]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web | url = http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4243/1/50/ | titolo = 60mo della liberazione: la Slovenia divisa, di Franco Juri | accesso = 12 febbraio 2007 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20061126121314/http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4243/1/50 | urlmorto = sì }}
* {{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=nRVokJJ-KIg|titolo=I fucilati di Basovizza, 1930 - Le vie della memoria}}
* {{cita web | url = http://www.slomedia.it/video-bazovica-2010-slavnostni-govor-v-italijanscini-raoul-pupo | titolo = 80º anniversario della fucilazione di Basovizza: Prolusione dello storico Raoul Pupo | accesso = 21 marzo 2015 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150402162444/http://www.slomedia.it/video-bazovica-2010-slavnostni-govor-v-italijanscini-raoul-pupo | urlmorto = sì }}
* {{cita web|url=http://www.skladsardoc.it/page.php?code=storia&lang=ita|titolo=Sklad Dorče Sardoč-Fondazione Dorče Sardoč}}
 
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