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{{vedi anche|Wikipedia:Vaglio/Prima guerra mondiale/2}}
{{Infobox conflitto
|Tipo=Guerra
|Nome del conflitto=Prima guerra mondiale
|Immagine=<nowiki>WW1 TitlePicture For Wikipedia Article.jpg</nowiki>
|Didascalia=<nowiki>In senso orario dall'alto: [[Trincea|trincee]] sul [[Fronte occidentale (prima guerra mondiale)|fronte occidentale]]; un [[Mark I (carro armato)|Mark IV]] britannico in azione; la [[Nave da battaglia|corazzata]] HMS ''Irresistible'' della [[Royal Navy]] affonda dopo aver colpito una [[Mina navale|mina]] nei [[Operazioni navali nei Dardanelli (1914-1915)|Dardanelli]]; soldato britannico con una [[Vickers (mitragliatrice)|mitragliatrice Vickers]] e [[maschera antigas]]; [[Biplano|biplani]] tedeschi [[Albatros D.III]]</nowiki>
|Data=[[28 luglio]] [[1914]] - [[11 novembre]] [[1918]]
|Luogo=[[Europa]], [[Africa]], [[Medio Oriente]], [[isole del Pacifico]], [[Oceano Atlantico]] e [[Oceano Indiano|Indiano]]
|Casus=[[Attentato di Sarajevo]]
|Esito=Vittoria degli [[Alleati della prima guerra mondiale|stati Alleati]]
|Mutamenti_territoriali=Crollo degli imperi [[Impero tedesco|tedesco]], [[Impero austro-ungarico|austro-ungarico]], [[Impero ottomano|ottomano]] e [[Impero russo|russo]]<br />
* Nascita di diversi stati in Europa e Medio Oriente conseguente alla spartizione dell'Austria-Ungheria e dell'Impero ottomano<br>
* Spartizione delle colonie tedesche e delle regioni ottomane tra le potenze vincitrici<br>
* Creazione della [[Società delle Nazioni]].
|Schieramento1='''[[Alleati della prima guerra mondiale|Nazioni Alleate]]''': <br />[[File:State Flag of Serbia (1882-1918).svg|20px]] [[Regno di Serbia|Serbia]]</br />{{bandiera|IMP-RUS|nome}} <small>(fino al 1917)</small><br />{{bandiera|FRA}} [[Terza Repubblica francese|Francia]]<br />{{Bandiera|BEL|nome}}<br />{{bandiera|GBR}} [[Impero britannico]]<br />[[File:Flag of Montenegro (1941-1944).svg|20px]] [[Regno del Montenegro|Montenegro]] <small>(fino al 1916)</small><br />{{Bandiera|JPN}} [[Impero giapponese|Giappone]]<br />{{bandiera|ITA 1861-1946|nome}} <small>(dal 1915)</small><br />{{PORPRT}} <small>(dal 1916)</small><br />[[File:Flag of Romania.svg{{Bandiera|20px]]ROU}} [[Regno di Romania|Romania]] <small>(dal 1916)</small><br />{{USA 1912-1959}} <small>(dal 1917)</small><br />[[File: Flag of Greece (1822-1978).svg|20px]] [[Regno di Grecia|Grecia]] <small>(dal 1917)</small>
* [[Alleati della prima guerra mondiale#Dichiarazioni di guerra|'''ed altri''']]
|Schieramento2='''[[Imperi centrali]]''':<br />{{AUT-HUN}}<br />{{DEU 1871-1918}}<br />{{OTT}}<br />{{BGR 1908-1946}} <small>(dal 1915)</small>
|Comandante1={{bandiera|GBR}} [[John French]]<br />{{bandiera|GBR}} [[Douglas Haig]]<br />{{bandiera|FRA}} [[Joseph Joffre]]<br />{{bandiera|FRA}} [[Robert Nivelle]]<br />{{bandiera|FRA}} [[Philippe Pétain]]<br />{{bandiera|FRA}} [[Ferdinand Foch]]<br /> {{bandiera|RUS}} [[Nikolaj Judenič]]<br />{{bandiera|RUS}} [[Nikolai Ivanov]]<br />{{bandiera|RUS}} [[Aleksej Brusilov]]<br />{{bandiera|RUS}} [[Lavr Georgievič Kornilov|Lavr Kornilov]]<br />{{bandiera|ITA 1861-1946}} [[Luigi Cadorna]]<br />{{bandiera|ITA 1861-1946}} [[Armando Diaz]]<br />[[File:State Flag of Serbia (1882-1918).svg|20px]] [[Radomir Putnik]]<br />{{Bandiera|BEL}} [[Alberto I del Belgio|Alberto I]]<br />{{Bandiera|USA 1912-1959}} [[John J. Pershing]]
* <small>[[Alleati della prima guerra mondiale#Leader e comandanti|'''Vedi nel dettaglio i leader e i comandanti''']]</small>
|Comandante2= {{bandiera|DEU 1871-1918}} [[Helmuth Johann Ludwig von Moltke|Helmuth von Moltke]]<br />{{bandiera|DEU 1871-1918}} [[Erich von Falkenhayn]]<br />{{bandiera|DEU 1871-1918}} [[Erich Ludendorff]]<br />{{bandiera|DEU 1871-1918}} [[Paul von Hindenburg]]<br />{{bandiera|AUT-HUN}} [[Conrad von Hötzendorf]]<br />{{bandiera|AUT-HUN}} [[Arthur Arz von Straussenburg|Arz von Straussenburg]]<br />{{bandiera|AUT-HUN}} [[Eugenio Ferdinando Pio d'Asburgo-Teschen|Arciduca Ferdinando]]<br />[[File:Ottoman Flag.svg|20px|border]] [[İsmail Enver]]<br />{{Bandiera|BULBGR}} [[Konstantin Žostov]]<br />
* <small>[[Imperi centrali#Leader e comandanti|'''Vedi nel dettaglio i leader e i comandanti''']]</small>
|Effettivi1=
|Effettivi2=
|Perdite1=<br />
'''Militari morti'''<br />
5.525.000<br />
'''Militari feriti'''<br />
12.990.000<br />
'''Militari dispersi'''<br />
4.121.000<br />
'''Civili morti'''<br />
3.155.000<br />
'''Perdite effettive'''<br />
12.801.000
|Perdite2=<br />
'''Militari morti'''<br />
4.387.000<br />
'''Militari feriti'''<br />
8.390.000<br />
'''Militari dispersi'''<br />
3.629.000<br />
'''Civili morti'''<br />
3.585.000<br />
'''Perdite effettive'''<br />
11.601.000
}}
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Determinante per l'esito finale del conflitto mondiale fu l'ingresso degli [[Stati Uniti d'America]] e di diverse altre nazioni che, pur non entrando militarmente a pieno regime nel conflitto, grazie agli aiuti economici dispensati agli Alleati, si schierarono contro gli Imperi Centrali facendo pendere definitivamente l'ago della bilancia.
 
La guerra si concluse definitivamente l'[[11 novembre]] [[1918]], quando la Germania, ultima degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l'armistizio con le forze nemiche. Alla fine del conflitto, i maggiori imperi esistenti al mondo - Impero tedesco, austro-ungarico, ottomano e russo - cessarono di esistere, e da questi nacquero diversi stati che ridisegnarono completamente la geografia dell'Europa.
 
{{TOClimit|3}}
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La debolezza della Turchia palesata dall'occupazione italiana di [[Tripoli]], incoraggiarono Bulgaria, Serbia e Grecia a rivendicare l'egemonia della [[Macedonia]] come primo passo verso l'estromissione della Turchia dall'Europa. I turchi furono rapidamente sconfitti. la quota di bottino assegnata alla Serbia fu l'Albania settentrionale, ma l'Austria che già temeva ambizioni serbe, mobilità le sue truppe. E la sua minaccia alla Serbia trovò la naturale risposta in analoghe misure della Russia. Fortunatamente la Germania si schierò con Gran Bretagna e Francia per scongiurare pericolosi sviluppi. Quando la crisi cessò, la Serbia fu il paese che ne uscì meglio e la Bulgaria fu il paese uscito più malconcio; questo non piacque all'Austria che nell'estate del 1913 propose di attaccare immediatamente la Serbia. La Germania esercitò un freno ai propositi austriaci, ma allo stesso tempo estese il proprio controllo nell'esercito turco, facendo svanire nei russi la speranza di mettere le mani nei Dardanelli<ref>{{cita|Hart|p. 39}}.</ref>.
 
Negli ultimi anni in tutti i paesi europei si moltiplicarono gli incitamenti alla guerra, discorsi e articoli bellicosi, dicerie, incidenti di frontiera, e la Francia promulgò di tre anni la ferma militare per sopperire all'inferiorità numerica rispetto all'esercito tedesco, cosa che aggravò i rapporti con la Germania. La scintilla fatale scoccò a [[Sarajevo]] il 28 giugno 1914, la cui vittima, [[Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este|Francesco Ferdinando]] erede al trono d'Austria-Ungheria, fu forse l'unico austriaco autorevole che fosse amico dei nazionalisti serbi, perchè sognava un impero unito da un legame federativo e non dall'oppressione<ref>{{cita|Hart|p. 41}}.</ref>.
 
=== La crisi di luglio ===
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Dopo la rottura delle relazioni diplomatiche fra [[Austria-Ungheria]] e [[Regno di Serbia]], il governo tedesco, in conseguenza alla mobilitazione generale russa, il 31 luglio dichiarò guerra alla Russia e alla Francia, e mobilitò le proprie truppe in oriente ed occidente. Se la Francia avesse riunito tutto il suo potenziale bellico e dichiarato guerra proprio mentre le armate tedesche avanzavano ad oriente, la Germania avrebbe corso il rischio di trovarsi in serie difficoltà. In ottemperanza al [[piano Schlieffen]], la strategia tedesca mirava a sconfiggere con una "guerra lampo" la Francia e, confidando nella lenta e pesante macchina bellica russa, rivolgere poi tutte le proprie forze ad oriente<ref>{{cita|Gilbert|pp. 44-45}}.</ref>.
 
Il piano, ideato dal generale [[Alfred von Schlieffen]] e completato nel 1905, prevedeva che la Francia fosse attaccata da nord attraverso il Belgio e i Paesi Bassi, così da evitare la lunga linea fortificata alla frontiera francese e consentire all'esercito tedesco di calare su [[Parigi]] con un'unica grande offensiva. Schlieffen anche dopo essersi ritirato dall'esercito continuò a lavorare al piano, che aveva sottoposto ad un'ultima revisione nel dicembre 1912, poco prima di morire. Il generale [[Helmuth Johann Ludwig von Moltke|von Moltke]], suo successore come capo di Stato maggiore dell'esercito, poco prima dello scoppio del conflitto accorciò il tratto di fronte su cui effettuare l'offensiva escludendone i Paesi Bassi. Secondo il piano, Parigi sarebbe stata occupata, e la Francia soggiogata nel giro di sei settimane, mentre dieci divisioni avrebbero tenuto in scacco i russi ad oriente confidando nella lentezza della mobilitazione delle armate dello zar<ref>{{cita|Hart|p. 73}}</ref>, fino al momento in cui la Germania avrebbe potuto rivolgere tutte le proprie forze contro la Russia<ref name="Gilbert46">{{cita|Gilbert|p. 46}}.</ref>.
 
==== L'invasione di Belgio e Francia ====
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[[File:French soldiers ditch 1914.jpg|thumb|left|Fanteria francese mentre si appresta a combattere il nemico in avanzata sulla Marna.]]
A nord il [[Lussemburgo]] fu occupato dai tedeschi senza opposizione il 2 agosto, e più a nord, alla frontiera con il Belgio, i tedeschi avanzavano a gran velocità dando corpo all'invasione. La Gran Bretagna non aveva truppe sul continente europeo, e il suo [[British Expeditionary Force|corpo di spedizione]] al comando di Sir [[John French]], doveva ancora essere radunato, armato e inviato al fronte al di là della [[canale della Manica|Manica]].
In ottemperanza al [[piano XVII]], il 14 agosto le truppe francesi sconfinarono in Alsazia e Lorena convinte di riscattare le umiliazioni del passato<ref name="Gilbert46"/>.
 
Quel giorno le forze tedesche iniziarono la [[battaglia di Liegi]] andando all'assalto del primo vero ostacolo sul loro cammino: il campo fortificato di [[Liegi]] con la sua guarnigione di 35.000 soldati. L'attacco durò più del previsto e solo il 7 agosto la fortezza centrale capitolò<ref>{{cita|Gilbert|p. 55}}.</ref>.
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I tedeschi riuscirono comunque a rompere la resistenza delle forze di French e il 23 iniziarono ad avanzare; quello stesso giorno sia i francesi da Charleroi che i belgi da Namur cedettero alla pressione nemica e [[Grande ritirata|iniziarono a ripiegare]].
Il 2 settembre il governo francese si rifugiò a [[Bordeaux]]<ref name="Gilbert90">{{cita|Gilbert|p. 90}}</ref> e le truppe anglo-francesi, avendo appreso che i tedeschi non avrebbero attaccato Parigi puntando verso sud, ma si sarebbero diretti verso sud-ovest contro i britannici, si attestarono sulla Marna, facendone saltare tutti i ponti<ref>{{cita|Gilbert|pp. 83, 89, 91}}.</ref>.
Il giorno dopo l'esercito tedesco era a soli 40 &nbsp;km da Parigi<ref name="Gilbert93">{{cita|Gilbert|p. 93}}</ref>. In questa situazione di panico generale – un milione di parigini aveva abbandonato la città<ref name="Gilbert90"/> - il generale [[Joseph Simon Gallieni|Gallieni]], governatore militare di Parigi approntava le difese, avendo a disposizione una nuova armata appena costituita da schierare nel sistema di trincee e fortificazioni che attorniavano la capitale<ref name="Gilbert93"/>.
Tuttavia il 12 settembre, i francesi, con l'aiuto della British Expeditionary Force, bloccarono l'avanzata nemica ad est di Parigi durante la [[prima battaglia della Marna]]. Gli ultimi giorni di questa battaglia segnarono la fine della guerra di movimento ad occidente a favore di una logorante guerra di trincea lungo solide postazioni<ref>{{cita|Gilbert|p. 97}}.</ref>.
 
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==== L'Italia entra in guerra ====
{{vedi anche|fronte italiano (prima guerra mondiale)|guerraGuerra bianca in AdamelloBianca}}
Dopo l’attentato di Sarajevo, Austria-Ungheria e Germania decisero di tenere all'oscuro delle loro decisioni l'Italia. Ciò in considerazione del fatto che l'[[Trattati della Triplice alleanza (1882-1912)#I compensi nei Balcani|articolo 7]] della Triplice alleanza avrebbe previsto, in caso di attacco dell'Austria-Ungheria alla Serbia, compensi per l'Italia<ref>{{cita|Ferraioli|p. 814}}.</ref>.
Il 24 luglio, [[Antonino di San Giuliano]], ministro degli esteri italiano, prese visione dei particolari dell'ultimatum e protestò con l'ambasciatore tedesco a Roma, dichiarando che se fosse scoppiata la guerra austro-serba sarebbe derivata da un premeditato atto aggressivo di Vienna<ref>{{cita|Ferraioli|pp. 815, 816}}.</ref>.
La decisione ufficiale e definitiva della neutralità italiana fu presa nel Consiglio dei ministri del 2 agosto 1914 e fu diramata il 3 mattina<ref>{{cita|Albertini|Vol.III p. 305}}.</ref>.
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Il 7 giugno cadde fort Vaux, ma quest'ultimo tentativo tedesco di conquistare Verdun fallì con perdite elevate, e da lì a pochi giorni [[Erich von Falkenhayn]] dovette fronteggiare l'imponente [[battaglia della Somme|offensiva anglo-francese]] sulla Somme<ref>{{cita|Horne|p. 272}}.</ref>.
 
Alle 7:30 del [[1°º luglio]], dopo una settimana di bombardamento preliminare, le truppe anglo-francesi uscirono dalle trincee sulla [[Somme (fiume)|Somme]] attaccando su un fronte di 40 chilometri. Il 12 luglio, per conseguenza dei combattimenti in Francia e dell'[[offensiva Brusilov]] ad oriente, Falkenhayn interruppe le operazioni offensive a Verdun e trasferì da quel settore alla Somme due divisioni e sessanta pezzi d'artiglieria pesante. Sebbene i combattimenti vi sarebbero continuati sino a dicembre, sarebbero stati i francesi a dettare il corso della battaglia sulle rive della Mosa e lo stato maggiore tedesco avrebbe perso ogni velleità sul fronte di Verdun<ref>{{cita|Gualtieri|p. 88}}.</ref>.
 
Nelle prime due settimane di luglio la battaglia della Somme fu condotta con una serie di azioni su scala ridotta preparatorie per una spallata di maggiore rilievo, ma per l'inizio di agosto, Haig accettò l'idea che la possibilità di effettuare uno sfondamento era del tutto tramontata; i tedeschi «avevano posto rimedio in grande misura alla disorganizzazione» di luglio. Il 29 agosto il capo di stato maggiore tedesco, Erich von Falkenhayn, fu sostituito da [[Paul von Hindenburg]] ed [[Erich Ludendorff]], che immediatamente introdussero una nuova dottrina difensiva. Il 23 settembre i tedeschi iniziarono la costruzione della [[linea Hindenburg]]. Impegnati in due teatri di scontro, i tedeschi oramai risentivano pesantemente della tattica logorante e caparbia dei britannici sulla Somme e dei contrattacchi di [[Robert Nivelle]] a Verdun<ref name="Gualtieri73">{{cita|Gualtieri|p. 73}}.</ref>.
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{{vedi anche|trattato di Brest-Litovsk}}
Lo zar fu costretto ad abdicare il 15 marzo 1917 e il [[Governo Provvisorio Russo|governo provvisorio]] di tendenze moderate si mise alla guida del paese, ma senza successo. A maggio gli succedette un altro governo di tendenze più socialiste capeggiato da [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerensky]] che nonostante le sempre maggiori richieste di pace non ritirò le truppe dal fronte.
Dopo la partenza di Hindenburg e Ludendorff, il comando del fronte orientale passò a Hoffmann, che, con contemperando stretegia militare e politica, paralizzò le forze russe rendendo disponibili truppe tedesche sul fronte occidentale e in minima parte sul fronte italiano<ref name="Har393">{{cita|Hart|p. 393}}.</ref>.
 
La scintilla scoppiò il 7 novembre quando sopo poco le 22 l'[[incrociatore]] {{nave||Aurora|incrociatore|2}}, alla fonda nella [[Neva]] annunciò che avrebbe fatto fuoco sul [[palazzo d'Inverno]], e sparò alcuni colpi a salve per dimostrare che non scherzava. All'una di notte il palazzo era occupato dai bolscevichi, Lenin fu eletto presidente del consiglio dei commissari del popolo e governava la capitale russa<ref>{{cita|Gilbert|p. 454}}.</ref>. Il loquace governo di Kerensky fu spazzato via, i bolscevichi imposero al popolo russo un [[Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa|regime comunista]] e in dicembre conclusero l'armistizio con la Germania<ref name="Har393"/>.
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Con la linea di fronte austro-ungarica intorno a Gorizia a rischio di collasso a seguito dell'undicesima battaglia dell'Isonzo, i tedeschi decisero di intervenire in aiuto dei loro alleati in modo da alleggerire la pressione italiana. Hindenburg e Ludendorff, comandanti della 3ª armata tedesca, si accordarono con [[Arthur Arz von Straussenburg]] per l'organizzazione dell'offensiva combinata<ref>{{cita web|url= http://www.lagrandeguerra.net/ggcaporettoriflettere.html|titolo=Novant'anni fa la battaglia di Caporetto - ottobre 1917. Un'occasione per riflettere|accesso= 11 ottobre 2011|editore=lagrandeguerra.net}}</ref>.
Alle 2:00 in punto del 24 ottobre 1917 le artiglierie austro-germaniche iniziarono a colpire le posizioni italiane dal [[monte Rombon]] all'alta Bainsizza alternando lanci di gas a granate convenzionali, colpendo in particolare tra [[Plezzo]] e l'[[Isonzo]]<ref>{{cita|Silvestri 2006|p. 178}}.</ref>.
Da lì gli austriaci avanzarono per 150 &nbsp;km in direzione sud-ovest raggiungendo [[Udine]] in soli quattro giorni, con l'esercito italiano in preda ad una ritirata caotica, caratterizzata da diserzioni e fughe. Cadorna, venuto a sapere della caduta di [[Cornino]] il 2 novembre e di [[Codroipo]] il 4, ordinò all'intero esercito di ripiegare sul [[fiume Piave]], sul quale nel frattempo si erano fatti significativi passi avanti nell'impostazione di una linea difensiva grazie agli episodi di resistenza sul [[Tagliamento]].
La disfatta di Caporetto provocò il crollo del fronte italiano sull'Isonzo con la conseguente ritirata delle armate schierate dall'[[Mar Adriatico|Adriatico]] fino alla [[Valsugana]], oltre alle perdite umane e di materiale; in due settimane andarono perduti 350.000 soldati fra morti, feriti, dispersi e prigionieri, ed altri 400.000 si sbandarono verso l'interno del paese<ref>{{cita|Silvestri 2006|p. 3}}.</ref>.
 
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Sul fronte italiano l'impero asburgico era ormai a un passo dal baratro, assillato dall'impossibilità di continuare a sostenere lo sforzo bellico sul piano economico e soprattutto su quello morale, data l'incapacità della monarchia di farsi garante dell'integrità dello stato multinazionale asburgico, e con i popoli dell'impero asburgico sull'orlo della rivoluzione. L'Italia anticipò ad ottobre l'offensiva prevista per il 1919, impedendo la prosecuzione dell'offensiva<ref>{{cita|Silvestri 2006|pp. 262, 263}}.</ref>.
Da [[Vittorio Veneto]] il 23 ottobre partì l'[[Battaglia di Vittorio Veneto|omonima offensiva]] in condizioni climatiche pessime. Gli italiani avanzarono rapidamente in Veneto, Friuli e [[Cadore]] e il 29 ottobre l'Austria-Ungheria si arrese. Il 3 novembre, a [[Villa Giusti (Padova)|Villa Giusti]], presso [[Padova]] l'esercito dell'Impero [[Armistizio di Villa Giusti|firmò l'armistizio]]; i soldati italiani entrarono a Trento mentre i [[bersaglieri]] sbarcarono a Trieste, chiamati dal locale comitato di salute pubblica, che però aveva richiesto lo sbarco di truppe dell'Intesa<ref>{{cita|Gilbert|p. 595}}.<name="Gilbert595"/ref>.
 
==== Il collasso degli Imperi centrali ====
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==== La fine ad occidente ====
{{vedi anche|armistizio di Compiègne}}
La Germania aveva visto il proprio potenziale umano gravemente compromesso da quattro anni di guerra trovandosi poi in gravi difficoltà dal punto di vista economico e sociale. Il 1º ottobre i britannici si apprestavano a [[battaglia del canale di St. Quentin|superare la Hindenburg lungo il canale di St. Quentin]] e gli statunitensi a sfondare nelle [[Argonne]]; Ludendorff si recò direttamente dal Kaiser per chiedergli di avanzare immediatamente una proposta di pace, dando grossa parte della colpa alle «idee spartachiste e socialiste che avvelenavano l'esercito tedesco»<ref>{{cita|Gilbert|p. 569}}.</ref>. Le battaglie infuriavano ancora quando il 2 ottobre la [[Repubblica di Weimar#Rivoluzione controllata: la fondazione della Repubblica (1918-1919)|prima rivoluzione tedesca]] scoppiò. Il 4 ottobre il principe [[Max von Baden]] telegrafò a Washington per richiedere l'armistizio<ref>{{cita|M. Gilbert|p. 572}}.</ref>. La Germania pur essendo nello scompiglio non era precipitata nell'anarchia né aveva deciso di arrendersi: l'8 ottobre Wilson respinse la proposta, e l'11 i tedeschi iniziarono a ritirarsi su tutto il fronte senza però rinunciare a combattere<ref>{{cita|Gilbert|pp. 575, 578}}.</ref>.
 
Ludendorff confidava nel continuare la lotta nella speranza che un'efficace difesa della frontiera tedesca potesse alla lunga smorzare la determinazione degli Alleati. Ma la situazione era oramai sfuggita di mano; il 3 novembre l'alleato austriaco capitolò rendendo vulnerabile il fronte sud-orientale della Germania, la rivoluzione dilagava, alimentata dalla riluttanza del Kaiser ad abdicare. La sola via d'uscita poteva essere raggiunta con un accordo con i rivoluzionari, così il 9 novembre il [[Maximilian di Baden|principe Max]] lasciò il posto a [[Friedrich Ebert (padre)|Ebert]], rispondendo implicitamente alle richieste del popolo ed esplicitamente a [[Woodrow Wilson]], di far cadere i capi che avevano portato la Germania alla rovina a favore della Repubblica<ref>{{cita|Hart|pp. 491, 492}}.</ref>.
 
L'[[offensiva dei cento giorni]] diede il colpo finale, e dopo questa serie di sconfitte le truppe tedesche iniziarono ad arrendersi in numero sempre crescente. Quando finalmente gli Alleati ruppero il fronte tedesco, la monarchia imperiale tedesca giunse al collasso, e i due comandanti dell'esercito, Hindenburg e Ludendorff, dopo aver tentato invano di convincere il Kaiser a combattere ad oltranza, si fecero da parte<ref>{{cita|Griess|p. 163}}.</ref>.
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== L'avanzamento tecnologico ==
[[File:Messenger pigionpigeon released from British tank 1918 IWM Q 9247.jpg|thumb|Paradossale immagine in cui si accosta la innovativa tecnologia del [[carro armato]] all'uso del piccione quale mezzo di comunicazione con le retrovie, [[Albert (Francia)|Albert]], agosto 1918.]]
{{vedi anche|evoluzione tecnologica nella prima guerra mondiale}}
Gli anni della prima guerra mondiale furono quelli che videro la più rapida accelerazione del progresso tecnologico della storia; se si eccettua l'invenzione della [[bomba atomica]], durante il [[secondo conflitto mondiale]] le invenzioni tecnologiche si succedettero con ritmo molto più lento. Nel periodo 1939-1945 gli armamenti, le tattiche e l'organizzazione delle unità militari statunitensi, britanniche, tedesche e sovietiche non subirono sostanziali cambiamenti.
Durante la prima guerra mondiale accadde invece che le compagnie di fanteria francesi, tedesche e britanniche nel 1918 fossero completamente diverse da quelle del 1914, sia per quanto riguarda la struttura [[Organica militare|organica]], che per le tattiche e gli armamenti<ref>{{cita|Corum|p. 64}}.</ref>.
Nel 1918 i soldati indossavano [[elmetto|elmetti]] d'acciaio, erano dotati di [[maschere antigas]], combattevano muniti di una vasta gamma di armi, e potevano contare nel supporto dei [[carri armati]] e delle [[aeronautica militare|forze aeree]], cose del tutto impensabili solo quattro anni prima.
Nel 1914 nessun esercito intuiva ancora che la [[mitragliatrice leggera]] sarebbe diventata la principale arma della fanteria, gli aerei lenti e fragili, utilizzati esclusivamente per l'osservazione aerea, sarebbero diventati mezzi veloci, fortemente armati in grado di fornire appoggio tattico alle forze di terra. I soldati anglo-francesi nel 1918 avrebbero poi compiuto le loro più sensazionali avanzate dietro ad un'ondata di carri armati<ref name="Corum65">{{cita|Corum|p. 65}}.</ref>.
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=== La guerra aerea ===
{{vedi anche|aviazione nella prima guerra mondiale}}
Benché l'idea di impiegare gli aeroplani per fini bellici, oltre ai primi tentativi di mettere in pratica questa idea, risalissero a ben prima dello scoppio della prima guerra mondiale, fu in quel conflitto che l'aereo conobbe per la prima volta un impiego significativo, nonostante l'iniziale scetticismo dei comandanti e i limiti tecnici degli apparecchi in servizio all'inizio del conflitto<ref>{{cita libro|cognome=Grant |nome=R.G. |coautori=(ed. italiana a cura di R. Niccoli) |titolo=Il volo – 100 anni di aviazione |anno=2003 |editore=DeAgostini |città=Novara |lingua= |id=ISBN 8841809515 |pagine=pp.= 33,59, 67-68 |cid=Grant}}</ref>.
 
Nelle prime fasi dei combattimenti il ruolo dell'aeroplano consisté essenzialmente nell'osservare i movimenti delle forze nemiche e nel prendere appunti per fare rapporto agli alti comandi dei vari eserciti. Già in questo ruolo, però, l'impiego dell'aviazione fu proficuo. Durante la statica e logorante fase della [[guerra di trincea]], gli aerei continuarono a fornire agli alti comandi preziose informazioni tattiche, specialmente dopo l'introduzione delle [[Fotocamera|macchine fotografiche]] a bordo a partire dal 1915; tuttavia, l'aereo cominciò ben presto a essere impiegato anche per colpire soldati e mezzi nemici con attacchi al suolo e [[Bombardamento tattico|bombardamenti tattici]], dapprima in via sperimentale con aerei adattati al meglio, poi con sempre maggiore efficacia grazie a sistemi d'arma progettati apposta<ref>{{cita|Grant|p. 72.}}</ref>. Gradualmente il conseguimento della [[Superiorità aerea|superiorità nello spazio aereo]] sopra il campo di battaglia divenne un presupposto tattico per la riuscita dell'attacco<ref>{{cita|Corum|p. 58}}</ref>.
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[[File:PC405, SC405. Submarine chaser. Starboard side, at Brest, France, 12-13-1918 - NARA - 530780.jpg|thumb|Il cacciasommergibile statunitense ''SC405'' al largo di [[Brest]] vicino ad un convoglio il 13 dicembre 1918; sullo sfondo una corazzata statunitense, probabilmente della [[classe Nevada]].]]
 
I cambiamenti tecnologici in atto stavano mutando anche il modo di combattere la guerra in mare: i miglioramenti delle tecniche [[Siderurgia|siderurgiche]] portarono alla produzione di migliori leghe di [[acciaio]], aumentando la qualità e lo spessore delle corazze al punto che l'artiglieria secondaria risultava non più efficace contro di esse. Questo portò a miglioramenti nelle bocche da fuoco nella frequenza di tiro e nel calibro, dando una maggiore prevalenza sull'armamento secondario<ref>Sergio Masini, ''Le battaglie che cambiarono il mondo'', Mondadori, 2005, pp. 328-329. ISBN 88-044-9579-0.</ref>. Fu introdotto il [[giroscopio]] e sistemi centralizzati per il controllo del tiro, che portarono ad ulteriori miglioramenti nell'efficacia delle artiglierie: la [[gittata]] utile dei proiettili, fino ad allora limitata a meno di 2.000 metri, passò a 7.000 - 10.000 metri<ref name=Valzania-pp18-19>{{cita|Valzania|pp. 18-19}}.</ref>. Ulteriori sviluppi come l'inglese [[BL 15 inch Mk I]], un cannone navale da 15 pollici (381 &nbsp;mm) sviluppato per la [[Classe Queen Elizabeth (nave da battaglia)|classe Queen Elizabeth di navi da battaglia]], arrivarono inizialmente ad una gittata utile di 17.900 m a 20° di elevazione, che verrà ancora migliorata solo nel dopoguerra<ref>{{cita web | http://www.navweaps.com/Weapons/WNBR_15-42_mk1.htm | Britain 15"/42 (38.1 cm) Mark I | 3 settembre 2012 }}</ref>. Anche i tedeschi fecero enormi progressi, ed il loro cannone [[Langer Max]] (''Max il lungo''), che verrà montato sulle loro navi da battaglia della [[classe Bayern]] e quindi apparve solo dopo la battaglia dello Jutland, aveva una gittata di 20.400 m con alzo di 16°, limite autoimposto per scelta progettuale ma presto portata a 23.200 m con alzo a 20°<ref>{{cita web | http://www.navweaps.com/Weapons/WNGER_15-45_skc13.htm | Germany 38 cm/45 (14.96") SK L/45 | 3 settembre 2012 }}</ref>.
 
Nell'ambito degli apparati propulsivi, l'invenzione della [[turbina a vapore]] nel 1884 e il nuovo massiccio utilizzo del [[petrolio]] al posto del [[carbone]] come propellente, aumentò notevolmente l'autonomia delle navi e le rese meno visibili al nemico, in quanto il petrolio produceva una minor quantità di fumi di scarico, fecero compiere un notevole balzo in avanti. Le grosse corazzate erano ora capaci di muoversi a velocità ben superiori ai 20 nodi, con le unità minori capaci di superare anche i 25 nodi; le dimensioni delle unità navali iniziarono a crescere notevolmente<ref name=Valzania-pp18-19/>. L'incremento della velocità ridusse la minaccia per le navi maggiori rappresentata dai [[sommergibili]], un'arma di recente introduzione nell'arsenale navale, molto lenti in immersione e dotati di scarsa autonomia<ref>{{cita|Valzania|p. 56}}.</ref>; ciò contribuì anche ad orientare tale arma alla caccia del più lento traffico mercantile, per proteggere i quali si ricorse alla tecnica dei convogli ed ad una massiccia cantierizzazione di unità di scorta e vedette anti sommergibili, appartenenti per esempio alla categoria dei ''Submarine chasers'' da 110 piedi (34 m) statunitensi<ref>{{cita web|http://www.subchaser.org/home | The History of U.S. Submarine Chasers in the Great War| 7 ottobre 2012}}</ref>, o alle versioni più grandi come i ''Patrol coastal'' da 174 piedi (pattugliatori costieri da 53 m).
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Il [[diritto internazionale umanitario]] e la [[convenzione dell'Aia (1907)|convenzione dell'Aia]] del 1907 furono ripetutamente violate durante il conflitto, e solo la ridotta estensione delle regioni occupate da una potenza avversaria pose un freno alle stragi<ref>{{Cita|Silvestri 2002|p. 414}}.</ref>.
 
I dettami di [[Carl von Clausewitz]], che consigliava una certa pressione sulle popolazioni invase affinché il governo nemico fosse portato ad arrendersi, vennero applicati dall'esercito tedesco quando questo irruppe nel Belgio e nella Francia settentrionale nel primo anno di guerra. Il 22 agosto 1914 il generale [[Karl von Bülow]] ammonì gli abitanti di Liegi di non ribellarsi per evitare di subire la stessa sorte dei 110 rivoltosi fucilati ad Andenne, che venne anche data alle fiamme. Casi simili con parecchie centinaia di civili uccisi, presto identificati dalla propaganda franco-belga come lo "[[stupro del Belgio]]", si verificarono in altre località belghe come Sambreville, Seilles, Dinant e Lovanio, oltre che nei distretti francesi nord-orientali. I soldati tedeschi, terrorizzati dai [[Franco tiratore|franchi tiratori]] che già li avevano infastiditi durante la [[guerra franco-prussiana]] del 1870, e animati da presunte storie di loro commilitoni accoltellati alle spalle o torturati mentre erano feriti e inermi, si ostinarono a combattere con ferocia ogni atto da loro giudicato "illegale". In quasi un mese, vale a dire il tempo che durò l'avanzata in Belgio, i soldati del Reich fecero oltre cinquemila vittime tra i civili. A differenza della seconda guerra mondiale in cui le stragi vennero commesse da appositi reparti, in questo caso i massacri vennero compiuti da unità qualsiasi sparpagliate in tutto l'esercito imperiale<ref>{{Cita|Silvestri 2002|p. 415}}.</ref>. Alle città invase venne spiegato che la Germania non era in grado di fornire adeguate scorte alimentari per via del blocco navale attuato dall'Intesa, e vennero salvate solo dai cibi statunitensi distribuiti dalla [[Committee for Relief in Belgium|Commissione di soccorso]] guidata dal futuro presidente [[Herbert Hoover]], che si occupò anche dell'oltre mezzo milione di uomini rimasti disoccupati dopo lo spostamento delle fabbriche belghe in Germania, dove vennero inviati anche oltre 60.000 lavoratori coatti e alcune decine di migliaia di loro colleghi volontari. Altri uomini, donne e ragazzi vennero obbligati ai lavori agricoli nelle vicinanze del luogo di coscrizione.<ref>{{Cita|Silvestri 2002|pp. 416-417}}.</ref> Per dividere ulteriormente la popolazione, i tedeschi fecero leva sugli antichi dissapori tra i fiamminghi ed i valloni, arrivando fino a riconoscere il Governo provvisorio delle Fiandre guidato dal fiammingo [[August Borms]]<ref name=silvestri417>{{Cita|Silvestri 2002|p. 417}}.</ref>.
 
Crimini di guerra vennero compiuti anche dalla marina tedesca. Rispetto alla seconda guerra mondiale dove il [[processo di Norimberga]] verificò un solo caso di violazione delle leggi umanitarie da parte di un U-Boot, nei mari dove venne combattuta la prima guerra mondiale vi furono frequenti mitragliamenti di naufraghi e siluramenti di navi ospedale<ref name=silvestri417/>.
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La prima guerra mondiale ebbe anche dei suoi genocidi. Il più noto è quello [[Genocidio armeno|armeno]], perpetrato dai turchi nel biennio 1915-1916. Essendo l'esercito turco impegnato nel Caucaso contro i russi, le autorità turche decisero di deportare le poco fedeli popolazioni armene che vivevano alle sue spalle in Mesopotamia e Siria, ma centinaia di migliaia di armeni morirono durante le marce per fame, malattia o sfinimento. Dopo la cessazione delle ostilità da parte dell'Impero ottomano, Mustafa Kemal sterminò altre decine di migliaia di armeni per rendere più compatto il ceppo razziale turco<ref>{{Cita|Silvestri 2002|p. 420}}.</ref>.
 
Benché vi fossero meno occasioni per infierire sulle popolazioni nemiche, crimini di guerra furono compiuti anche dalle potenze dell'Intesa. Gli abitanti che abitavano le terre lungo l'Isonzo occupate dagli italiani nel 1915 manifestarono in più di un'occasione i loro sentimenti ostili all'Italia. A Dresenza venne compiuto un attentato, peraltro finito male, contro il generale [[Donato Etna]], e per rappresaglia gli italiani uccisero alcuni abitanti. A Villesse, dopo un attacco della popolazione contro i bersaglieri, vennero fucilati più di cento civili. Da queste terre furono deportati nell'Italia meridionale circa 70.000 abitanti, e lo stesso fece l'Austria-Ungheria con i civili di sentimenti italiani, rumeni o serbi. La Russia invece obbligò le popolazioni tedesche del Volga a trasferirsi in Siberia<ref>{{Cita|Silvestri 2002|pp. 417-418}}.</ref>.
 
==== Impero ottomano ====
{{vedi anche|genocidio degli Assiri|genocidio dei greci}}
Tra il 1914 e il 1920 fu intrapresa dall'Impero ottomano un'azione di sterminio di massa nei confronti dei cristiani della [[Chiesa assira]], della [[Chiesa ortodossa siriaca]], della [[Chiesa cattolica sira]] e della [[Chiesa cattolica caldea]] durante il governo dei [[Giovani Turchi]]: questa operazione passerà alla storia come "genocidio assiro". Sulla vetta di una montagna, il [[Ras-el Hadjar]], centinaia di ragazzi tra i sei e quindici anni vennero sgozzati brutalmente e poi buttati dal precipizio. Questo fu solo uno dei tanti episodi che seguirono e che continuarono a prendere di mira i cristiani assiro-caldeo-siriaci. Nell'aprile del 1915 la stessa sorte toccò agli abitanti del villaggio di Tel Mozilt e di altri 30 paesi in particolare della provincia di [[Van (Turchia)|Van]]. Nel marzo 1918 fu infine assassinato il patriarca Mar Shimun XXI Benyami, che era allora la somma autorità religiosa in Assiria. Si valuta che i morti non siano stati meno di 275.000. Nonostante i numeri enormi questo genocidio non ha mai fatto tantissimo scalpore e infatti se ne è discusso per la prima volta al [[Parlamento Europeoeuropeo]] solo il [[26 marzo]] [[2007]]<ref>{{cita web|url=http://mortidimenticati.blogspot.com/2007/04/sayfo-il-genocidio-dei-cristiani-assiro.html|titolo=I morti dimenticati - Sayfo: il genocidio dei cristiani assiro-caldeo-siriaco|accesso=27 ottobre 2012}}</ref>.
 
Ben più noto è il cosiddetto [[genocidio greco]] che, iniziato nel 1914, si è prolungato sino al 1924. La persecuzione è stata subita da una popolazione greca originaria del [[Ponto]], perciò detta, i [[greci del Ponto]]. La ragione anche in questo caso è religiosa, infatti, essendo una delle poche minoranze cristiane in Medio Oriente, soffrirono un terribile massacro da parte degli ottomani che passerà alla storia come genocidio greco. In realtà il termine è stato oggetto di controversie tra la [[Turchia]] e la [[Grecia]]. Alla Grecia, che ha dichiarato nel [[1994]] il [[19 maggio]] giornata commemorativa, si associarono vari stati americani, riconoscendolo come genocidio. Le vittime, non solo di morte violenta, ma anche per le conseguenze, dunque malattia e fame, nel giro di sette anni arrivarono a circa 350.000<ref>{{en}}{{cita web|url=http://www.greekgenocide.org/index1.html|titolo=Greek Genocide 1914-1923|editore=greekgenocide.org|accesso=27 ottobre 2012}}</ref>.
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=== Corrispondenza dal fronte ===
Tra i documenti che ci sono giunti a ricordo della prima guerra mondiale, abbiamo una buona serie di missive che testimoniano la terribile situazione sofferta non solo dai militari, ma anche dai civili dell'epoca. I mittenti sono il più delle volte soldati semplici che tentano in ogni modo di tenersi in contatto con la famiglia. Quindi il momento della consegna della posta era sempre atteso con ansia e gioia ed era forse uno dei pochi pensieri che sollevava il morale dei soldati. La scrittura utilizzata è spesso di difficile comprensione, poiché in dialetto o di scrittura incerta (spesso dovuta alle condizioni improbe) e dunque gli errori di punteggiatura e ortografia erano inevitabili<ref>{{cita web|url=https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:ljBYmxWX2pgJ:www.liceomedi.com/public/doc/D175/prima_guerra_mondiale_-_terza_lezione.ppt+corrispondenza+dal+fronte+durante+la+prima+guerra+mondiale&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESjw35rMMnZb-yxavk7toh_xnFQEn4WjN49MU-2lFnuateAndNyXA2LhWC0pSEBSChWW-3Kz3g_RgbSn81xSWn302miSgCGBhQbE7ifkjGgnMwGdhWuJNBJUtK5uD4xAnZnbNMHB&sig=AHIEtbQb6qwn2KTMFhR0wvYlEogXXr7oHg|titolo=Le testimonianze dei soldati|editore=|accesso 28 ottobre 2012}}</ref>.
 
Inviare e ricevere lettere era sempre difficile per varie ragioni. Innanzitutto bisogna tenere da conto la non scontata difficoltà su come procurarsi carta, penna, inchiostro e francobollo. A causa della scarsità di mezzi di cui disponevano, molti soldati non avevano la possibilità di dare notizie ai propri cari. Ma non era l'unico problema, l'ostacolo più grande era sicuramente rappresentato dalla [[censura]]. Spesso inconsapevolmente i soldati erano a conoscenza d'informazioni che minacciavano la sicurezza nazionale e la censura, per evitare la loro divulgazione, interveniva aprendo i documenti, controllando il contenuto e, se ritenuti innocui, richiudeva le buste con le cosiddette "fascette di censura", che recavano la scritta "Verificato per censura". Spesso le lettere venivano fatte passare ma con delle modifiche come cancellazioni con l'inchiostro di china. Vietato era inviare cartoline rappresentanti paesaggi (che potevano rivelare la propria posizione) o utilizzare sistemi criptati di comunicazione quali la [[stenografia]] o il [[codice morse]]. Sottostava ad ancora più rigidi controlli la posta dei prigionieri di guerra, che veniva controllata più volte sia dalla censura nemica, che da quella del proprio stato<ref>{{cita web|url=http://www.postaesocieta.it/magazzino_totale/pagine_htm/censura.htm#wwprima|titolo=La censura postale|editore=postaesocieta.it|accesso=28 ottobre 2012}}</ref>.
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== La pace e la memoria ==
 
In tutta Europa, su ogni campo di battaglia, in ogni città e paese in lutto, sorsero monumenti; alcuni piccoli, alcuni grandi e altri - pochi - come [[Memoriale del crinale di Vimy|a Vimy]], [[Memoriale di Thiepval|sulla Somme]] e [[Ossario di Douaumont|a Douaumont]], immensi<ref>{{cita|Gilbert|p. 632}}.</ref>. Parallelamente si alternavano in tutti i campi di battaglia cerimonie e commemorazioni; nell'autunno del 1920 il capo della Commissione imperiale per le tombe di guerra britannica scelse cinque cinque spoglie tra i caduti senza nome sul fronte occidentale, di questi cinque venne affidato al tenete colonnello Henry Williamsil compito di sceglierne uno da inumare a Londra per consentire a centinaia di migliaia di parenti e amici di avere un luogo dove ricordare e pregare per i propri cari dispersi in battaglia. La salma fu scortata per tutto il nord della Francia, poi il feretro salpò per la Gran Bretagna a bordo del cacciatorpediniere ''Verdun'', e l'11 novembre 1920 ebbe luogo a Londra la solenne cerimonia funebre del [[Milite Ignoto]]<ref>{{cita|Gilbert|p. 636}}.</ref>. Una dopo l'altra le tombe del Milite Ignoto vennero inaugurate in tutti i paesi partecipanti al conflitto appena concluso. I tedeschi ne eressero uno a Tannenberg nel 1927 e uno al [[Neue Wache]] di Berlino nel 1931, a Parigi venne posizionata la tomba del Milite Ignoto alla base dell'[[Arco di Trionfo (Parigi)|Arco di Trionfo]]<ref>{{cita|Gilbert|p. 637}}.</ref>, in Italia venne affidata a [[Maria Bergamas]], la madre del volontario irredento Antonio Bergamas disperso in combattimento, la scelta di una salma tra undici bare di soldati non identificati caduti in vari fronti di battaglia. La bara prescelta fu deposta in un carro ferroviario che sfilò in tutta Italia fino a Roma dove il 4 novembre 1921 fu prima deposta nella [[Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri]], per poi essere traslata negli anni trenta al [[Vittoriano]]<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/novembre/17/Milite_Ignoto_che_riunifico_Italia_co_0_031117007.shtml|titolo=Il Milite Ignoto che riunificò l'Italia nel 1921|editore=Corrieredellasera.it|accesso=11 novembre 2012}}.</ref>.
[[File:Knekelhuis-verdun.jpg|thumb|L'ossario di Douaumont che ospita le spoglie di circa 130.000 soldati non identificati.]]
In tutta Europa, su ogni campo di battaglia, in ogni città e paese in lutto, sorsero monumenti; alcuni piccoli, alcuni grandi e altri - pochi - come [[Memoriale del crinale di Vimy|a Vimy]], [[Memoriale di Thiepval|sulla Somme]] e [[Ossario di Douaumont|a Douaumont]], immensi<ref>{{cita|Gilbert|p. 632}}.</ref>. Parallelamente si alternavano in tutti i campi di battaglia cerimonie e commemorazioni; nell'autunno del 1920 il capo della Commissione imperiale per le tombe di guerra britannica scelse cinque cinque spoglie tra i caduti senza nome sul fronte occidentale, di questi cinque venne affidato al tenete colonnello Henry Williamsil compito di sceglierne uno da inumare a Londra per consentire a centinaia di migliaia di parenti e amici di avere un luogo dove ricordare e pregare per i propri cari dispersi in battaglia. La salma fu scortata per tutto il nord della Francia, poi il feretro salpò per la Gran Bretagna a bordo del cacciatorpediniere ''Verdun'', e l'11 novembre 1920 ebbe luogo a Londra la solenne cerimonia funebre del [[Milite Ignoto]]<ref>{{cita|Gilbert|p. 636}}.</ref>. Una dopo l'altra le tombe del Milite Ignoto vennero inaugurate in tutti i paesi partecipanti al conflitto appena concluso. I tedeschi ne eressero uno a Tannenberg nel 1927 e uno al [[Neue Wache]] di Berlino nel 1931, a Parigi venne posizionata la tomba del Milite Ignoto alla base dell'[[Arco di Trionfo (Parigi)|Arco di Trionfo]]<ref>{{cita|Gilbert|p. 637}}.</ref>, in Italia venne affidata a [[Maria Bergamas]], la madre del volontario irredento Antonio Bergamas disperso in combattimento, la scelta di una salma tra undici bare di soldati non identificati caduti in vari fronti di battaglia. La bara prescelta fu deposta in un carro ferroviario che sfilò in tutta Italia fino a Roma dove il 4 novembre 1921 fu prima deposta nella [[Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri]], per poi essere traslata negli anni trenta al [[Vittoriano]]<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/novembre/17/Milite_Ignoto_che_riunifico_Italia_co_0_031117007.shtml|titolo=Il Milite Ignoto che riunificò l'Italia nel 1921|editore=Corrieredellasera.it|accesso=11 novembre 2012}}.</ref>.
 
Su tutti i campi di battaglia nacquero cimiteri di guerra gestiti dalle commissioni di guerra dei diversi paesi, che diventarono meta di pellegrinaggio per chi era alla ricerca di un proprio caro o per commemorare un camerata. Non passò anno senza che si celebrasse qualche toccante cerimonia o si inaugurasse un monumento<ref>{{cita|Gilbert|p. 643}}.</ref> Queste cerimonie ebbero uno stop durante il secondo conflitto mondiale, dove molti dei campi di battaglia della prima guerra mondiale vennero occupati dai tedeschi, ma dopo la fine del conflitto ripresero e ogni anno si ripetono in tutti i paesi coinvolti nel conflitto.
 
=== Cultura ===
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|cognome=VV.|nome=AA.|titolo=Gli assi austro-ungarici della Grande Guerra sul fronte italiano|anno=2001|editore=Del Prado (trad. Osprey Publishing)|città=Madrid|id=ISBN 84-8372-502-9|cid=AA.VV.}}
* {{cita libro|autore=Luigi Albertini |wkautore=Luigi Albertini|titolo=Le origini della guerra del 1914 (3 volumi - vol. I: "Le relazioni europee dal Congresso di Berlino all'attentato di Sarajevo", vol. II: "La crisi del luglio 1914. Dall'attentato di Sarajevo alla mobilitazione generale dell'Austria-Ungheria.", vol. III: "L'epilogo della crisi del luglio 1914. Le dichiarazioni di guerra e di neutralità.")|anno=1942-1943|editore=Fratelli Bocca|città=Milano|paginepp=|id={{NoISBN}}|cid=Albertini}}
* {{cita libro|autore=Franco Favre |titolo=La Marina nella Grande Guerra|edizione=2008|editore=Gaspari|città=Udine|id=ISBN 88-7541-135-0|cid=Favre}}
* {{cita libro|autore=Giampaolo Ferraioli |titolo=Politica e diplomazia in Italia tra XIX e XX secolo. Vita di Antonino di San Giuliano (1852-1914)|anno=2007|editore=Rubettino|città=Catanzaro|id=ISBN 88-498-1697-6|cid=Ferraioli}}
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* {{cita libro |autore=Alessandro Gualtieri|titolo=La battaglia della Somme - l'artiglieria conquista la fanteria occupa|edizione=2010|editore=Mattioli 1885|città=Parma|id=ISBN 978-88-6261-153-4|cid=Gualtieri}}
* {{cita libro |autore=Martin Gilbert|wkautore=Martin Gilbert|titolo=La grande storia della prima guerra mondiale|annooriginale=1994|edizione=2009|editore=Mondandori|città=Milano |id=ISBN 88-0448-470-7|cid=Gilbert}}
* {{cita libro |autore=Alistair Horne |wkautore=Alistair Horne|titolo=Il prezzo della Gloria, Verdun 1916|annooriginale=1962 |edizione=2003|editore=BUR|città=Milano|id=ISBN 88-1710-759-4|paginepp= 376|cid=Horne}}
* {{cita libro|cognome=Liddell Hart|nome=Basil H.|wkautore=Basil Liddell Hart|titolo=La prima guerra mondiale|annooriginale=1968 |edizione=2006|editore=BUR|città=Milano|id=ISBN 88-1712-550-4|cid=Hart}}
* {{cita libro|cognome=Rosselli|nome= Alberto|titolo=L'ultima colonia|editore=Gianni Iuculano Editore|anno=2005|id=ISBN 88-7072-698-3 |cid=Rosselli }}
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== Voci correlate ==
* [[Cronologia della prima guerra mondiale]]
== Collegamenti esterni ==
* [[Schieramenti e armamenti nella prima guerra mondiale]]
* [[Personalità della prima guerra mondiale]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|q|q_preposizione=sulla|commons=World War I|commons_preposizione=sulla|s=:Categoria:Testi_della_prima_guerra_mondiale|s_oggetto=testi|s_preposizione=relativi alla}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.lagrandeguerra.net lagrandeguerra.it]
* [http://www.cimeetrincee.it Associazione Storica Cimeetrincee.it]
* {{fr}} [http://tsfarg.club.fr/index.htm La stampa durante la prima guerra mondiale]
* {{en}}[http://www.firstworldwar.com firtsworldwar.com]
* {{en}} [http://www.art-ww1.com/gb/index2.html art-ww1.com], l'arte nella prima guerra mondiale, raccolta curata dall'[[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura|UNESCO]] di opere artistiche riguardanti la prima guerra mondiale.
* {{en}} [http://www.lib.byu.edu/~rdh/wwi/ World War I document archive], imponente raccolta di fonti primarie sulla prima guerra mondiale.
* {{en}} [http://www.britishpathe.com/workspaces/rgallagher/Selected-footage-of-World-War-I britishpathe.com] ampia raccolta di filmati della prima guerra mondiale.
 
== immagini ==
<div style="text-align:center"><gallery>
File:First trains of mobilization (aug 1914).jpg
File:Trencheswwi2.jpg
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File:FT-17-argonne-1918.gif
File:Gotha G IV Flug.jpg
File:NLS Haig - Troops moving up at eventide - men of a Yorkshire regiment on the march.jpg
File:Battle of Broodseinde - silhouetted troops marching.jpg
File:WoundedGermanBroodseinde6October1917.jpeg
File:Royal Irish Rifles ration party Somme July 1916.jpg
File:Spanish flu hospital.png
File:Execution of Armenians in the Constantinople, June 1915.jpg
File:1915-1916 - Femme au travail dans une usine d'obus.jpg
File:60 pounder Cape Helles June 1915.jpg
Riga 587 ⟶ 599:
File:Mass demonstration in front of the Reichstag against the Treaty of Versailles.jpg
File:Bosniaks in Italy 1915.jpg
 
File:MontePaterno-SelladelCamoscio-luglio1915.JPG
File:Shellshock2.jpg
File:12inchRailwayHowitzerShell444SiegeBatteryAndKitten19July1918.jpg
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File:Hohe Schneide Eistunnel Wachen.jpg
File:Ostasiengeschwader Graf Spee in Chile.jpg
File:Messenger pigionpigeon released from British tank 1918 IWM Q 9247.jpg
File:Zajatecký tábor v Padule.gif
File:Austrian POWs captured by Italy.jpg
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File:Paris mutilé de guerre 14 juillet 1919.jpg
File:Small box respirator.jpg
</gallery></centerdiv>