Roberto Bellarmino: differenze tra le versioni
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{{P|toni e incisi genericamente apologetici in tutta la voce che nei paragrafi su Galilei e soprattutto Bruno sfociano nella narrazione di parte|religiosi|aprile 2019}}
{{NN|argomento=cattolicesimo|arg2=scrittori|data=settembre 2017}}
{{Cardinale
|nome=Roberto Francesco Romolo Bellarmino, [[Compagnia di Gesù|S.I.]]
|immagine=Portret van kardinaal Robertus Bellarminus, onbekend, schilderij, Museum Plantin-Moretus (Antwerpen) - MPM V IV 110 (cropped).jpg
|larghezza=250px
|didascalia=Ritratto anonimo del [[cardinale]] Bellarmino
|stemma=Coat of arms cardinal Roberto Bellarmino.svg
|ruoliricoperti=
*[[Rettore (ecclesiastico)|Rettore]] della [[Pontificia Università Gregoriana]] <small>(1592-1594)</small>
*[[Cardinale|Cardinale presbitero]] di [[Santa Maria in Via (titolo cardinalizio)|Santa Maria in Via]] <small>(1599-1605)</small>
*[[Arcivescovo metropolita]] di [[Arcidiocesi di Capua|Capua]] <small>(1602-1605)</small>
*[[Cardinale|Cardinale presbitero]] di [[San Matteo in Merulana (titolo cardinalizio)|San Matteo in Merulana]] <small>(1605-1621)</small>
*[[Camerlenghi del Collegio Cardinalizio|Camerlengo del Collegio Cardinalizio]] <small>(1617-1618)</small>
*Prefetto della [[Congregazione dell'Indice dei libri proibiti|Congregazione dell'Indice dei Libri Proibiti]] <small>(1618-1621)</small>
*[[Cardinale|Cardinale presbitero]] di [[Santa Prassede (titolo cardinalizio)|Santa Prassede]] <small>(1621)</small>
|nato=4 ottobre [[1542]] a [[Montepulciano]]
|ordinato=19 marzo [[1570]] dal [[vescovo]] [[Cornelio Giansenio (senior)|Cornelio Giansenio]]
|nomarcivescovo=18 marzo [[1602]] da [[papa Clemente VIII]]
|arcconsacrato=21 aprile [[1602]] da [[papa Clemente VIII]]
|creato=3 marzo [[1599]] da [[papa Clemente VIII]]
|deceduto={{Calcola età3|1621|9|17|1542|10|4}} a [[Roma]]
}}
{{Santo
|nome=San Roberto Bellarmino, [[Compagnia di Gesù|S.I.]]
|immagine=Portret van de Italiaanse kardinaal Robertus Bellarminus Robertvs Card. Bellarminvs (titel op object) Portretten van kardinalen (serietitel), RP-P-1909-4585.jpg
|didascalia=Frans van den Wyngaerde, ritratto del cardinale Roberto Bellarmino, 1644
|note=Vescovo e dottore della Chiesa
|venerato da=Chiesa cattolica
|nato=4 ottobre [[1542]] a [[Montepulciano]]
|morto={{Calcola età3|1621|9|17|1542|10|4}} a [[Roma]]
|beatificazione=13 maggio [[1923]] da [[papa Pio XI]]
|canonizzazione=29 giugno [[1930]] da [[papa Pio XI]]
|ricorrenza=[[17 settembre]], [[13 maggio]] ([[messa tridentina]])
|attributi=Bastone pastorale
|patrono di= [[Arcidiocesi di Capua]], [[Pontificia Università Gregoriana]], catechisti, avvocati canonisti, [[Arcidiocesi di Cincinnati]] negli [[Stati Uniti d'America]]
}}
{{Bio
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|Attività3 = cardinale
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità =
}}
[[File:Dottrina cristiana tradotta in lingua arabica.tif|miniatura|''Dottrina cristiana tradotta in lingua arabica'', 1752. Da [[Biblioteca europea di informazione e cultura|BEIC]], biblioteca digitale]]
== Biografia ==
=== L'infanzia e la giovinezza ===
Terzogenito di cinque figli, nacque in una famiglia di Montepulciano di nobili origini
Fin da piccolo ebbe una salute precaria e una forte inclinazione per la Chiesa. Dopo un'iniziale educazione in famiglia, vista l'inclinazione religiosa, fu inviato per gli studi presso i [[Compagnia di Gesù|padri gesuiti]] da poco arrivati anche a Montepulciano, dei quali sua madre aveva grande stima. All'età di sedici anni espresse l'intenzione di entrare nell'ordine gesuita, ma suo padre preferì inviarlo a [[Padova]] per indirizzarlo al [[clero secolare]], convinto che le ottime doti del figlio gli avrebbero permesso di fare una buona carriera ecclesiastica con conseguente miglioramento delle condizioni economiche dell'intera famiglia. Roberto persistette nel suo intento di farsi gesuita, e seppe che anche un suo cugino di [[Padova]], Ricciardo Cervini, desiderava entrare nel nuovo ordine religioso. Suo padre alla fine concesse il permesso. Il 20 settembre [[1560]], diciottenne, entrò con il cugino presso il [[Collegio Romano]], e il giorno dopo entrambi fecero la loro prima [[Voto (religione)|professione religiosa]]. Suo cugino morì quattro anni dopo il loro ingresso in noviziato.
Nonostante la sua parentela con un pontefice, fu riconosciuta la sua umiltà e il suo impegno negli studi, e si affermò che la sua vita si confaceva a uno dei suoi libri spirituali più seguiti, [[Imitazione di Cristo|L'''Imitazione di Cristo'']].[senza fonte]
Fin da giovanissimo mostrò doti letterarie. e ispirandosi agli autori latini come [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], compose diversi piccoli poemi sia in lingua volgare che in latino. Uno dei suoi inni, dedicato alla figura di [[Maria Maddalena]], fu inserito nel [[Breviario romano|breviario]].
Fu allievo del Collegio romano dal [[1560]] al [[1563]], e fu condiscepolo di [[Cristoforo Clavio]]. Iniziò successivamente a insegnare materie umanistiche in scuole del suo ordine religioso, prima a [[Firenze]], e poi a [[Mondovì]]; in questa cittadina piemontese, si distinse come [[Omiletica|predicatore]], nonostante non fosse ancora ordinato [[sacerdote]], e si applicò allo studio del greco.
Nel [[1567]] iniziò a studiare in modo sistematico [[teologia]] a [[Padova]], dove approfondì in particolare l'opera di san [[Tommaso d'Aquino]]. Dopo aver visitato [[Genova]] per un incontro di gesuiti, fu inviato nel [[1569]] da [[Francesco Borgia]], [[Preposito generale della Compagnia di Gesù|preposito]] generale dell'ordine dei gesuiti, a [[Lovanio]], nelle [[Fiandre]], allora facente parte dei [[Paesi Bassi spagnoli]]; qui aveva sede una delle migliori università cattoliche, e il giovane Bellarmino vi completò gli studi teologici.
=== L'opera come professore ===
Dopo
Venne quindi richiamato a Roma da [[papa Gregorio XIII]] che gli affidò la cattedra di "controversie" ([[apologetica]]), da poco istituita nel Collegio romano, che tenne fino al [[1587]]. Da poco tempo si era concluso il [[concilio di Trento]], e la Chiesa cattolica, attaccata dalla [[Riforma protestante]] aveva necessità di rinsaldare e confermare la propria identità culturale e spirituale. Il Bellarmino, al fine di adeguare il proprio insegnamento compose diverse opere apologetiche che confluirono successivamente nell'opera in più volumi ''Le controversie'' (''[[Disputationes|Disputationes de controversiis christianae fidei adversus hujus temporis haereticos]]''), che ebbe risonanza in tutta [[Europa]].
Nei suoi scritti Bellarmino esponeva in modo chiaro le posizioni della Chiesa cattolica, usando gli argomenti della ragione e della tradizione. L'opera fu ritenuta la più completa nel campo [[apologetica|apologetico]],<ref name="CE" /> anche se l'avanzamento degli studi critici, ha in seguito diminuito il valore di alcuni degli argomenti storici da lui presi in considerazione. La sua azione a difesa della fede cattolica, gli valse - come per altri prima, e dopo, di lui - l'appellativo di "martello degli eretici".<ref>{{cita testo|url=http://www.lucisullest.it/ricorrenze-san-roberto-bellarmino-il-martello-degli-eretici-di-plinio-corra-de-oliveira/|titolo=Ricorrenze: San Roberto Bellarmino “Il martello degli eretici” – di Plinio Corrêa de Oliveira|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150701183704/http://www.lucisullest.it/ricorrenze-san-roberto-bellarmino-il-martello-degli-eretici-di-plinio-corra-de-oliveira/ }}</ref>
=== La missione in Francia e il malinteso con Sisto V ===
Nel [[1588]]
=== Il ritorno alla cattedra e la revisione della Vulgata ===
Quando la missione del cardinale Enrico Caetani era oramai al termine, Bellarmino riprese
In questo periodo fece anche parte della commissione finale per la revisione del testo della [[Vulgata]], richiesta dal [[concilio di Trento]] per contrastare le tesi protestanti. Dopo il Concilio i Papi avevano portato l'opera quasi a compimento. [[Papa Sisto V|Sisto V]], non essendo un "[[biblista]]" aveva tuttavia introdotto delle modifiche erronee, e per accelerare i tempi aveva fatto comunque stampare la "sua" edizione, che fu in parte anche distribuita, con il proposito di imporne l'uso con una [[bolla pontificia|bolla]]. Dopo la sua morte, tuttavia, prima della promulgazione ufficiale, i suoi immediati successori tolsero dalla circolazione l'edizione erronea, per sostituirla con una corretta. Il problema stava nel ripubbicarla senza però screditare il nome di Sisto V. Bellarmino propose che la nuova edizione portasse il nome di Sisto V, con una spiegazione introduttiva secondo la quale, a motivo di errori tipografici e di altro genere(?), lo stesso papa Sisto, prima della sua morte, aveva prescritto che fosse emendata. La sua dichiarazione, dal momento che non c'era prova contraria, dovette essere considerata come risolutiva, e i membri della commissione preposta alla sua stesura accolsero il suggerimento di Bellarmino. Lo stesso pontefice [[papa Clemente VIII|Clemente VIII]], si trovò pienamente d'accordo con tale risoluzione, e concesse il suo "[[imprimatur]]" alla prefazione del Bellarmino nella nuova edizione, detta Clementina. [[Angelo Rocca]], il segretario della commissione deputata alla revisione, scrisse di suo pugno una bozza della prefazione in cui dichiarava:{{Citazione|[Sisto] quando iniziò a rendersi conto che c’erano errori tipografici ed altre opinioni scientifiche, cosicché si poteva, o meglio doveva, prendere una decisione sul problema, e pubblicare una nuova edizione della Volgata, siccome morì prima, non fu in grado di realizzare quanto aveva intrapreso.}}
Questa bozza del Rocca, alla quale fu poi preferita quella di Bellarmino, è allegata alla copia dell'edizione Sistina in cui sono segnate le correzioni apportate con l'edizione Clementina, e può essere consultata nella [[Biblioteca Angelica]] di Roma.
=== La nomina a cardinale ===
Nel [[1592]] Bellarmino divenne [[Rettore (ecclesiastico)|rettore]] del Collegio romano, incarico che ricoprì per circa due anni fino al [[1594]]. Nel [[1595]] divenne [[Preposito generale della Compagnia di Gesù|preposito]] dell'ordine gesuita per la provincia di Napoli. Nel [[1597]] [[papa Clemente VIII]] lo richiamò a [[Roma]], dopo la morte nel settembre 1596 del suo [[consultore teologo]] pontificio, il cardinale gesuita [[Francisco de Toledo Herrera]]. Bellarmino fu allora nominato consultore teologo, oltre che "esaminatore per la nomina dei vescovi", "consultore del [[Congregazione per la dottrina della fede|Sant'Uffizio]]" e teologo della [[Sacra penitenzieria|Sacra Penitenzieria]]. Sempre nel 1597, dopo la morte senza eredi del duca [[Alfonso II d'Este]], lo Stato della Chiesa [[Devoluzione di Ferrara|rientrò in possesso dei territori]] del [[ducato di Ferrara]], e Bellarmino accompagnò il papa in visita nel nuovo territorio.
Nel [[concistoro]] del 3 marzo [[1599]] il papa lo investì del titolo di [[Cardinale#Cardinali presbiteri|cardinale presbitero]], e il 17 marzo gli consegnò la berretta rossa con il [[Titolo cardinalizio|titolo]] di [[Santa Maria in Via (titolo cardinalizio)|Santa Maria in Via]], indicando la motivazione di questa nomina con le parole: ''La Chiesa di Dio non ha un soggetto di pari valore nell'ambito della scienza''. Negli anni successivi Bellarmino fu descritto come "il gesuita vestito di rosso", in relazione all'abito cardinalizio che contrastava con la tonaca nera dei gesuiti. Nonostante questa nomina, egli non cambiò il suo austero e sobrio stile di vita: le sue rendite e gli introiti economici conseguenti alla sua nomina e alle sue attività furono devolute ai poveri.<ref name="ArcangeloArcangeli">Arcangelo Arcangeli (SJ), Vita del venerabile cardinale Bellarmino, Roma, 1743. Pag. 277 {{cita testo|url=https://books.google.it/books?id=6z-GSPGsL8sC&pg=PA277&lpg=PA277&dq=le+rendite+di+roberto+Bellarmino&source=bl&ots=rDGdRc1PWH&sig=QdC6S6-HQhitFXHBYKjYLt2HPEQ&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi6qKLrhZnNAhUFUBQKHZAoBx0Q6AEIJjAC#v=onepage&q=le%20rendite%20di%20roberto%20Bellarmino&f=false|titolo=Fonte}}</ref> Il papa lo nominò il 18 marzo [[1602]] [[arcivescovo]] metropolitano di [[Arcidiocesi di Capua|Capua]], sede resasi proprio allora vacante. Clemente stesso volle consacrarlo con le sue mani, un onore che abitualmente i papi concedevano come segno di stima speciale. A lui si deve la fondazione del [[Seminario]] di Capua, uno dei primi dopo la riforma tridentina. Celebrò diversi [[Sinodo diocesano|sinodi diocesani]] e scrisse un [[catechismo]] per i parroci, che fosse loro di supporto nella [[catechesi]]. Quando fu richiamato a Roma, ebbe a dire: "La mia patria è Capua, la mia casa la sua cattedrale, la mia famiglia il suo popolo".
Nel marzo del [[1605]] Clemente VIII morì e gli succedettero prima [[Papa Leone XI|Leone XI]], che regnò per solo ventisei giorni, e poi [[papa Paolo V|Paolo V]]. Nel [[Conclave del marzo 1605|primo]] e nel [[Conclave del maggio 1605|secondo conclave]], ma soprattutto in quest'ultimo, il nome di Roberto Bellarmino fu spesso considerato per la successione, ma il fatto che fosse un gesuita, secondo il giudizio di molti cardinali, costituì un impedimento.
Racconta Ludwig Von Pastor, storico vaticanista, che nei primi giorni del [[Conclave del maggio 1605|secondo conclave del 1605]] un gruppo di cardinali tra i quali [[Cesare Baronio|Baronio]], [[Paolo Emilio Sfondrati|Sfondrati]], [[Ottavio Acquaviva d'Aragona (cardinale 1591)|Aquaviva]], [[Odoardo Farnese (cardinale)|Farnese]], [[Francesco Sforza (cardinale)|Sforza]] e [[Flaminio Piatti|Piatti]], si adoperarono per far eleggere il cardinale gesuita Bellarmino, ma che questi fosse contrario, tanto che saputo della sua candidatura rispose che avrebbe volentieri rinunciato anche al titolo cardinalizio.<ref>{{cita web|url=http://www.santiebeati.it/dettaglio/29150|titolo=''San Roberto Bellarmino Vescovo e dottore della Chiesa''|data= 24 febbraio 2011}}</ref> Il suo appoggio durante il conclave sembra fosse rivolto verso il cardinal Baronio. Il nuovo papa Paolo V, eletto con l'accordo delle maggiori potenze cattoliche, insistette nel tenerlo con sé a Roma, e il cardinale chiese di essere dunque esonerato dal ministero episcopale a Capua. Fu nominato membro del [[Congregazione per la dottrina della fede|Sant'Uffizio]] e di altre congregazioni, e successivamente consigliere principale della Santa Sede nel settore teologico della sua amministrazione.
=== Il caso Giordano Bruno ===
{{vedi anche|Giordano Bruno}}
Il caso di Giordano Bruno, filosofo e frate domenicano condannato al rogo per [[eresia]],
Durante il processo la Congregazione fece esaminare da Bellarmino una dichiarazione di Giordano Bruno su otto proposizioni che gli erano state contestate come eretiche. Il
=== Il caso Galileo Galilei ===
{{vedi anche|Processo a Galileo Galilei|Galileo Galilei}}
Galilei
Durante la prima inchiesta su Galilei, nell'anno [[1616]], il Santo Uffizio prese in esame la [[Sistema eliocentrico|teoria eliocentrica]] e ascoltò Galilei, che si presentò a Roma ed ebbe colloqui diretti anche con il [[papa Paolo V]]. Questi, sempre in relazione alla frase contenuta in ''Giosuè'' 10, 12, invitò il Bellarmino a dissuadere Galilei dall'insegnare le due tesi principali sull'eliocentrismo. Il Santo Uffizio nel marzo 1616 condannò la teoria copernicana come falsa e formalmente eretica, inserendo il [[De revolutionibus orbium coelestium]] nell’[[Indice dei libri proibiti]].
Il Bellarmino aveva espresso una posizione aperta nei confronti dello scienziato, pur senza rinnegare i pronunciamenti del Santo Uffizio, in particolare <u>non ammettendo eccezioni all'[[infallibilità delle Scritture]]</u>. Tale posizione fu espressa in una lettera inviata il 12 aprile [[1615]] al padre [[Paolo Antonio Foscarini]], cattolico sostenitore dell'eliocentrismo e amico di Galilei, nella quale il Bellarmino sosteneva di non poter escludere a priori l'attendibilità della teoria eliocentrica, ma consigliava prudenza, suggerendo di proporla come descrizione fisica solo dopo che se ne avesse avuta la prova concreta e definitiva.<ref>{{cita web |url=http://www.liceonievo.it/ddttc/galileo/5/BELLFIL.htm |titolo=Copia archiviata |accesso=17 marzo 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100504182241/http://www.liceonievo.it/ddttc/galileo/5/BELLFIL.htm }}</ref> Inoltre poco dopo la condanna dell'eliocentrismo presso il Santo Uffizio del 1616, Galilei chiese e ottenne un colloquio privato col Bellarmino. Si osservi che nel 1611 Bellarmino commentando il salmo 18 a p. 81 della sua ''In Omnes Psalmos Dilucida Explanatio'' aveva fatto una scelta esegetica che poteva anche fornire un appiglio scritturale all'eliocentrismo.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=7j0Mm5XItI4C&printsec=frontcover&hl|titolo=In omnes psalmos dilucida explanatio. Ad Paulum Quintum Pontificem Maximum|autore=Roberto Bellarmino|editore=apud Io. Baptistam, & Antonium Bozzolas|anno=1611|lingua=la|città=Brixiae}}</ref> La [[Vulgata]], infatti, in accordo col testo greco dei [[Septuaginta]], scrive che Dio ha posto la sua tenda nel Sole (''In Sole posuit tabernaculum suum'') e Bellarmino scrisse che il testo ebraico preservato dai [[Masoreti]], in cui questa frase è modificata, potrebbe contenere una alterazione del testo originario. Una tenda è un insediamento stanziale, in contrasto con la mitologia greca, che parla sempre di un "cocchio" del Sole.
Il 24 maggio 1616 Bellarmino firmò su richiesta dello stesso Galilei una dichiarazione nella quale si affermava che non gli era stata impartita nessuna penitenza o abiura per aver difeso la tesi eliocentrica, ma solo una denuncia all'Indice, a riprova del fatto che non c’era stato alcun processo contro di lui. Questa dichiarazione fu poi falsificata da un grande nemico di Galilei, padre Seguri, che divulgò un verbale apocrifo in cui Bellarmino ammoniva Galilei, pena il carcere, di non insistere nella difesa della tesi eliocentrica. Questo falso documento fu poi utilizzato anni dopo nel processo contro Galilei, quando Bellarmino, ormai morto, non poteva più smentire tale verbale.<ref>{{Cita|Claudio Rendina|pp. 223-235}}.</ref>
=== La morte e il culto ===
[[File:Roma-santignazio2.jpg|thumb|upright=1.6|Tomba del Bellarmino nella [[chiesa di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio]] a Roma]]
Negli ultimi anni Bellarmino dedicò molto del suo tempo alla preghiera e ai digiuni, nonostante una salute piuttosto precaria. Continuò a fare molte elemosine ai poveri, ai quali lasciò praticamente tutti i suoi averi, tanto che fu sempre molto amato dai romani; contribuì a far concedere l'approvazione pontificia alla fondazione del nuovo [[Ordine della Visitazione di Santa Maria]] di [[Francesco di Sales]]; si impegnò per la beatificazione di [[Filippo Neri]] e portò a termine la stesura di un ''"[[Dichiarazione più copiosa della dottrina cristiana|grande catechismo]]"'' e di un ''"[[Dottrina cristiana breve|piccolo catechismo]]"''; quest'ultimo in particolare ebbe notevole successo e fu ampiamente utilizzato fino a tutto il XIX secolo; infine compose un piccolo e anch'esso famoso testo ''De arte bene moriendi'' oltre che una sua ''Autobiografia''.
Un episodio importante lo vide protagonista il 29 maggio [[1608]] durante un Concistoro presieduto da [[papa Paolo V]] in onore di [[Francesca Romana|Francesca Bussi dei Ponziani]] la famosa Santa Francesca Romana, dove Roberto Bellarmino espose un elogio alla religiosa che convinse la maggior parte dei partecipanti a chiudere definitivamente il processo di beatificazione che era in stallo da quasi due secoli. Fu la prima donna beatificata dopo [[Caterina da Siena]] nel [[1461]]. Il cardinale Bellarmino fu nominato [[Camerlenghi del Collegio cardinalizio|Camerlengo del Sacro Collegio]] dal 9 gennaio [[1617]] all'8 gennaio [[1618]]; successivamente fu Prefetto della [[Congregazione dei riti]] e poi della [[Congregazione dell'Indice dei libri proibiti|Congregazione dell'Indice]].
Egli visse ancora per assistere a un altro [[conclave del 1621|conclave]], quello che elesse [[papa Gregorio XV|Gregorio XV]] nel febbraio [[1621]]. La sua salute stava rapidamente declinando e nell'estate dello stesso anno gli fu permesso di ritirarsi a [[Chiesa di Sant'Andrea al Quirinale|Sant'Andrea al Quirinale]], sede del noviziato dei gesuiti, per prepararsi al trapasso. Qui spirò il 17 settembre [[1621]] tra le ore 6 e le 7 del mattino. Alla sua morte il suo corpo fu deposto nella cripta della casa professa, la [[Chiesa del Gesù]] a Roma e dopo circa un anno fu posto nel sepolcro che aveva ospitato il corpo di sant'[[Ignazio di Loyola]]. Di lui disse [[Francesco di Sales]] che era "fontana inesauribile di dottrina". È patrono, insieme a santo [[Stefano protomartire]], dell'[[arcidiocesi di Capua]].<ref>Paolo VI, Lettera Apostolica all'Arcidiocesi Metropolitana di Capua nel millenario della Metropolia, Roma 29 settembre 1967.</ref>
Poco dopo la sua morte, la Compagnia di Gesù ne propose la beatificazione che ebbe effettivamente inizio nel [[1627]] durante il pontificato di [[Papa Urbano VIII|Urbano VIII]], quando gli fu conferito il titolo di [[venerabile]]. Tuttavia un ostacolo di natura tecnica, proveniente dalla legislazione generale sulle beatificazioni, emanata dallo stesso Urbano VIII, comportò una dilazione. Poi l'iter si arenò e anche se la causa fu reintrodotta in numerose occasioni negli anni [[1675]], [[1714]], [[1752]] e [[1832]], e nonostante a ogni ripresa la grande maggioranza dei voti fosse favorevole alla sua beatificazione, l'esito positivo arrivò solamente dopo molti anni.
Il motivo fu in parte legato al carattere influente di alcuni prelati che espressero parere negativo, e in particolare il cardinale e santo [[Gregorio Barbarigo]], il cardinale domenicano e tomista [[Girolamo Casanate]], il famoso cardinale [[Decio Azzolino juniore]] nel [[1675]]; il potente cardinale [[Domenico Silvio Passionei]] nel [[1752]]; quest'ultimo in particolare in frequente contrasto con i gesuiti e vicino alle tesi [[Giansenismo|gianseniste]] opposte alla tesi [[Molinismo|molinista]] della grazia efficace. Comunque secondo molti storici, la causa principale nella dilazione della beatificazione fu il parere negativo circa l'opportunità politica internazionale, dal momento che il nome del cardinale Bellarmino era strettamente associato a una visione dell'autorità pontificia in netto contrasto con i politici regalisti della corte di Francia dei secoli XVIII e XIX. A tal proposito basti la citazione di [[papa Benedetto XIV]] che scrisse al cardinale [[Pierre Guérin de Tencin|de Tencin]]:
{{Citazione|Noi abbiamo confidenzialmente detto al Generale dei Gesuiti che il ritardo della causa è motivato non da materie di poco conto attribuite a suo carico dal cardinale Passionei, ma dalle infelici circostanze dei tempi.|''Études Religieuses'', 15 aprile [[1896]]}}
Il 22 dicembre [[1920]] [[papa Benedetto XV]] riassumendo l'iter per la sua beatificazione, promulgò il decreto dell'eroicità delle sue virtù; poi il 13 maggio [[1923]], durante il pontificato di [[papa Pio XI]], fu celebrata la sua beatificazione e dopo sette anni, il 29 giugno [[1930]] fu canonizzato. Più breve è stato quindi il processo di canonizzazione e ancora più rapida la nomina a [[Dottore della Chiesa]], conferitagli il 17 settembre [[1931]] sempre da parte di [[papa Pio XI|Pio XI]]. La sua festa liturgica è il [[17 settembre]], giorno del suo trapasso, mentre nella [[messa tridentina]] è il [[13 maggio]], giorno della sua beatificazione; è [[Santo patrono|patrono]] della [[Pontificia Università Gregoriana]], dove è comunque commemorato il 13 maggio, dei catechisti, degli avvocati canonisti, dell'arcidiocesi della città di [[Cincinnati]] negli USA.
Dal 21 giugno [[1923]] il suo corpo è esposto nella terza cappella di destra della [[chiesa di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio|chiesa di Sant'Ignazio di Loyola]] a Roma, chiesa del [[Collegio Romano]] che conserva le reliquie di altri santi gesuiti tra cui san [[Luigi Gonzaga]]. Le ossa dello scheletro sono state ricomposte e unite con fili d'argento e rivestite con l'abito cardinalizio mentre il volto e le mani sono state ricoperte d'argento; così appare sotto l'altare a lui dedicato. A lui è intitolato il "Collegio Bellarmino" sito nel [[Palazzo Gabrielli-Borromeo]] a Roma in via del Seminario, di antica storia e appartenente ai gesuiti. Qui risiedono i giovani gesuiti che frequentano i corsi della Pontificia Università Gregoriana e di altre pontificie università a Roma.
== Le dispute ==
Le doti intellettuali e le capacità di mediazione di Bellarmino gli diedero modo di giocare un ruolo fondamentale in alcune importanti controversie.
=== La contesa fra tomisti e molinisti sul rapporto fra grazia divina e libero arbitrio dell'uomo ===
Poco tempo dopo la sua elezione a cardinale, Bellarmino venne nominato, insieme al cardinale [[Girolamo Bernerio]], [[Ordine dei frati predicatori|domenicano]] e vescovo di [[diocesi di Ascoli Piceno|Ascoli Piceno]], come assistente dei cardinali [[Ludovico Madruzzo]] e [[Pompeo Arrigoni]] che presiedevano la congregazione "''De Auxiliis Divinae Gratiae''". Questa era stata istituita nel [[1597]] da [[papa Clemente VIII]] per ricomporre una controversia teologica sorta tra i [[Tomismo|tomisti]], guidati dal domenicano [[Domingo Báñez]], e [[Luis de Molina|molinisti]], che riguardava la natura dell'armonia tra [[Grazia (teologia)|grazia]] efficace e [[Libero arbitrio#Nella religione|libertà umana]]. In tale diatriba che si trascinerà per diversi decenni, si contrapponevano [[Compagnia di Gesù|gesuiti]] molinisti e [[Ordine dei frati predicatori|domenicani]] tomisti. I primi accusavano di eresia [[calvinismo|calvinista]] i tomisti, mentre questi ultimi accusavano di eresia [[Pelagianesimo|pelagiana]] i molinisti.
Il parere di Bellarmino sin dall'inizio fu che tale questione, di natura squisitamente dottrinale, non dovesse essere risolta con un intervento autoritativo, ma che dovesse essere lasciata ancora alla discussione tra i diversi indirizzi e che ai contendenti di entrambi i campi fosse seriamente proibito di indulgere a censure o condanne dei rispettivi avversari.
Bellarmino prese però apertamente le difese di un suo discepolo, frate [[Leonardo Lessio|Leonardo Leys]], gesuita, coinvolto nella diatriba scoppiata all'[[Vecchia università di Lovanio|Università di Lovanio]]. In tale occasione scrisse una bozza, ''De Controversia Lovaniensi'', che indirizzò ai cardinali Mandruzzo e Arrigoni, presidenti della congregazione. In questa disputa Bellarmino si opponeva agli scritti del teologo spagnolo dell'università di Salamanca, padre [[Domingo Báñez]], a sua volta direttamente in disputa con il padre gesuita [[Luis de Molina]].
Clemente VIII all'inizio si mostrò propenso ad accettare l'opinione conciliante di Bellarmino, ma successivamente cambiò idea, e decise di dare una più precisa definizione dottrinale in favore della tesi tomista. La congregazione "''De Auxiliis''" condannò quindi le tesi di Luis de Molina come eretiche. La presenza del cardinale Bellarmino nella Curia romana sarebbe divenuta quindi forse imbarazzante,<ref name="EnciclopediaItaliana">G. Treccani, Enciclopedia Italiana, Vol. VI pag. 549 - Istituto Poligrafico dello Stato - Roma - 1949 {{cita testo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/bellarmino-roberto-beato_%28Enciclopedia-Italiana%29/|titolo=Fonte}}</ref> e fu forse per questo motivo che venne nominato nel [[1602]] arcivescovo di [[arcidiocesi di Capua|Capua]]. Dopo la morte di Clemente VIII, [[papa Paolo V]] concluse la disputa "''De Auxiliis''" con una decisione che riprendeva l'originaria proposta di Bellarmino.
=== La contesa giurisdizionale fra Santa Sede e Repubblica di Venezia ===
Il [[1604]] segnò l'inizio della contesa tra la Santa Sede e la [[Repubblica di Venezia]], che, senza consultare papa Clemente e versando in cattive condizioni finanziarie, aveva abrogato la legge di esenzione del [[clero]] dalla giurisdizione civile e tolto alla Chiesa il diritto di possedere beni immobili. La disputa portò a una guerra di libelli durante la quale le difese della parte repubblicana furono sostenute da [[Giovanni Marsilio]] e dal frate [[Servi di Maria|servita]] [[Paolo Sarpi]], mentre la Santa Sede fu difesa dal cardinal Bellarmino e dal cardinal [[Cesare Baronio]]. A tal proposito alcuni contemporanei descrivono chiaramente l'atteggiamento di profonda e non celata stima che Bellarmino aveva per il frate servita, nonostante la netta contrapposizione.<ref>{{Cita|Aurelio Bianchi-Giovini|p. 148}}.</ref>
===Il giuramento di fedeltà richiesto ai cattolici inglesi===
Contemporaneamente altre dispute riguardarono il [[Giuramento di fedeltà di Giacomo I|giuramento di fedeltà]] imposto ai cattolici inglesi dal re [[Giacomo I d'Inghilterra|Giacomo I]] nel [[1606]]: il giuramento condannava come "empio ed eretico" l'insegnamento cattolico sul "potere di deporre" un sovrano, che la Santa Sede rivendicava. In questo contesto il cardinale Bellarmino scrisse una lettera all'arciprete inglese Blackwell, rimproverandolo per aver prestato il giuramento in spregio dei suoi doveri nei confronti del papa e il re inglese vi rispose nel suo scritto teologico ''Tripli nodo triplex cuneus. Sive apologia pro juramento fidelitatis'', pubblicata anonima a Londra nel [[1608]]. Il cardinale rispose nello stesso anno, sotto pseudonimo, con la ''Responsio Matthei Torti presbyteri et theologi papiensis ad librum inscriptum Triplici nodo triplex cuneus''. A loro volta a questo testo risposero sia lo stesso re sia il suo cappellano, [[Lancelot Andrewes]]<ref>Léopold Willaert, ''L'église au lendemain du concile de Trente. La Restauration catholique, 1563-1648'' (''Bibliothèque de la Faculté de philosophie et lettres de Namur'', fasc. 25), Bloud & Gay Éditeurs, Paris 1960, p.391.</ref>. In questa disputa intervenne anche il giurista scozzese [[William Barclay]] (1546–1608), che scrisse il ''De potestate papae'', pubblicato nel [[1609]], al quale il cardinale rispose con il ''Tractatus de potestate summi pontificis in rebus temporalibus adversus Gulielmum Barclaium'' del [[1610]]. L'opposizione alle posizioni [[Gallicanesimo|gallicane]] di Barclay fece sì che per un decreto del 26 novembre del 1610 il trattato fosse pubblicamente bruciato a [[Parigi]], in quanto ribadiva le motivazioni per la supremazia dell'autorità papale su quella monarchica.
==Filosofia politica==
Nelle opere con cui contribuì alle controversie a lui affidate dalla Santa Sede, Bellarmino tenne spesso una via mediana che poneva limiti a ogni potere assoluto. Nel 1590 irritò papa Sisto V affermando che il papa aveva solo un potere indiretto di deporre i sovrani e corse il rischio che il suo libro venisse posto all'indice. Nella controversia con re Giacomo I, invece, pose in evidenza i limiti del potere regale scontentando anche il re di Francia (paese in cui risiedeva William Barclay), che nel 1610 fece pubblicamente bruciare il suo libro.
Nel suo scritto ''De laicis'' Bellarmino esprime alcuni principi in favore del potere papale poi riprese dalle istituzioni politiche moderne, come l'uguaglianza ("tutti gli uomini sono uguali"; cap. 7) o la sovranità popolare (cap. 6). A quei principi si ispira anche la [[Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America]] scritta da [[Thomas Jefferson]], il quale possedeva e aveva annotato un libro in cui erano riportate e contestate le affermazioni di Bellarmino.<ref>Si tratta del libro di [[Robert Filmer]], il teologo di corte del re [[Giacomo I d'Inghilterra]] intitolato: ''Patriarcha: The Naturall Power of Kinges Defended Against the Unnatural Liberty of the People, By Arguments, Theological, Rational, Historical and Legal''. Nel suo libro Filmer difende il potere assoluto del re contro le limitazioni poste da Bellarmino in accordo con le tesi precedentemente espresse anche da Tommaso d'Aquino.</ref><ref>{{cita pubblicazione|titolo=The Virginia Declaration of Rights and Cardinal Bellarmine|url=https://archive.org/details/jstor-25011516|autore=Gaillard Hunt|pubblicazione=The Catholic Historical Review|volume=3|numero=3|anno=1917|pp=276-289|jstor=25011516}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.ncregister.com/site/article/bellarmine-jefferson-and-the-declaration-of-independence|titolo=Bellarmine, Jefferson and the Declaration of Independence|opera=National Catholic Register|accesso=23 giugno 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161116194004/http://www.ncregister.com/site/article/bellarmine-jefferson-and-the-declaration-of-independence|urlmorto=sì}}</ref>
== Giudizio critico contemporaneo ==
Della personalità del cardinale è emerso negli ultimi anni un duplice aspetto: «quello personale umanistico e scientifico e quello “politico” rigoroso, intransigente».<ref>{{cita libro | autore=Stefania Macioce | anno=1990 | titolo=Undique Splendent. Aspetti della pittura sacra nella Roma di Clemente VIII Aldobrandini (1592-1605)| editore=Leonardo Arte | città= Roma | isbn= 8878133159 | p= 46 }}</ref>
Sebbene spesso dipinto come un oscurantista, Bellarmino mostrò fin da giovane una notevole apertura verso le nuove scoperte scientifiche. Nel 1571, quando aveva solo 29 anni ed era professore a Lovanio, Bellarmino aveva commentato un testo di S. Tommaso d'Aquino sulle stelle (''Praelectiones Lovanienses: tertium dubium in I p. Thomae, q. 69, de opere tertiae diei''), scrivendo: «Non spetta ai teologi investigare diligentemente queste cose […] alcuni spiegano queste apparenze col moto della terra […] altri con epicicli ed eccentrici […] altri col moto delle stelle per loro conto […]. Possiamo scegliere la spiegazione che ci pare più conforme alle S. Scritture. Se però in futuro sarà provato con evidenza che le stelle si muovono con moto del cielo e non per loro conto, allora dovrà vedersi come debbano intendersi le Scritture affinché non contrastino con una verità acquisita. È certo infatti che il vero senso della Scrittura non può contrastare con nessun’altra verità, sia filosofica come astronomica».<ref>Citazione in Filippo Soccorsi ''Il processo di Galileo''. Roma, Edizioni La Civiltà Cattolica, 1963, p. 38.</ref> Come nota Filippo Soccorsi, «Il principio, benché applicato dal Bellarmino a una questione diversa da quella copernicana, è tuttavia generale e da riferirsi anche a quella questione».<ref>Ibid.</ref> Come si vede, più di 40 anni prima dell'insorgere della questione galileiana Bellarmino ricorreva a un tipo di ragionamento simile a quello usato più tardi Galileo e da Foscarini, a proposito della impossibilità di una contraddizione tra una verità astronomica (veramente provata come tale) e la verità della Scrittura.
A causa delle sue posizioni ritenute antiscientifiche, alcuni filosofi contemporanei, tra i quali [[Giacomo Marramao]] e [[Nuccio Ordine]] hanno chiesto pubblicamente alla Chiesa cattolica di prendere in considerazione la revoca della dichiarazione di santità di Bellarmino. In particolare Marramao, nel 2007 ha dichiarato:
{{Citazione|Mi chiedo se non sia venuto il tempo di ingaggiare una battaglia per la revoca della santità nei confronti di un individuo come Roberto Bellarmino che ha fatto fuori Giordano Bruno, stava per far fuori Tommaso Campanella e stava per infilzare Galileo Galilei. E questo qui sarebbe un santo!?|[[Giacomo Marramao]]<ref>{{cita web|url=https://blog.uaar.it/2007/11/04/revoca-della-santita/|data=4 novembre 2007|accesso=23 luglio 2022|titolo=Revoca della santità}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.radioradicale.it/scheda/238576?i=1101700|titolo=Contro il Vangelo armato. Giordano Bruno, Ronsard e la religione|data=26 ottobre 2007|accesso=23 luglio 2022}}</ref>}}
== Opere ==
La lista completa degli scritti di Bellarmino e di quelli diretti contro di lui può essere rintracciata nella ''Bibliotheque de la compagnie de Jésus'' di [[Carlos Sommervogel]]. I seguenti sono i più importanti:
Scritti polemici:
* ''Disputationes de Controversiis Christianae Fidei adversus hujus temporis hereticos'', che ebbe innumerevoli edizioni di cui le principali sono quelle di Ingolstadt (1586-89), Venezia (1596), riviste personalmente
* ''De Exemptione clericorum'', e ''De Indulgentiis et Jubilaeo'', pubblicate come monografie nel 1599, ma successivamente incorporate nel ''De Controversiis''
* {{cita libro|editore=ex officina [[Christophe Plantin|Christophori Plantini]], Architypographi Regij|lingua=la|nome=Roberto|cognome=Bellarmino|titolo=De translatione Imperii Romani a Graecis ad Francos adversus Matthiam Flaccium Illyricum libri tres|città=Antverpiae|anno=1589|url=https://books.google.it/books?id=4APNHWpDPnkC&printsec=frontcover&hl}}
* ''Responsio ad praecipua capita Apologiae [...] pro successione Henrici Navarreni'' (1586)
* ''Judicium de Libro quem Lutherani vocant Concordiae'' (1585)
* quattro Risposte agli scritti a nome della Repubblica Veneziana di Giovanni Marsiglio e Paolo Sarpi (1606)
* ''Responsio Matthaei Torti ad librum inscriptum Triplici nodo triplex cuneus'' (1608).
* ''Apologia Bellarmini pro
* ''Tractatus de potestate Summi Pontificis in rebus temporalibus, adversus Gulielmum Barclay'' (1610).
* ''[https://gate.unigre.it/mediawiki/index.php/L%27Index_haereticorum_di_Roberto_Bellarmino:_un_progetto_in_collaborazione_con_l%27Universidad_Cat%C3%B3lica_de_C%C3%B3rdoba Index haereticorum]''<ref>L'unico manoscritto esistente fu scoperto da [[Sebastian Tromp]] nella Biblioteca municipale di [[Treviri]] (collocazione 792-1373). Contiene gli errori e i riferimenti patristici che motivarono le condanne di sette eretici, tra cui i 186 errori di [[Calvino]]</ref>
Opere catechetiche e spirituali:
* ''[[Dottrina
* ''Dichiarazione del
* ''Admonitio ad Episcopum Theanensem nepotem suum quae sint necessaria episcopo'' (1612)
* ''Exhortationes Domesticae'', pubblicate solo nel 1899 dal Padre van Ortroy;
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Opere esegetiche e di altro genere:
* {{Cita libro|editore= apud Franciscum Zanettum|lingua= la, he|cognome= Bellarmino|nome= Roberto|titolo= Institutiones linguae hebraicae ex optimo quoque auctore collectae, et ad quantam maximam fieri potuit breuitatem, perspicuitatem, atque ordinem reuocatae|città= Romae|accesso= 23 settembre 2019|data= 1578|url= https://books.google.it/books?id=c8TIXaewlN4C&printsec=frontcover&hl}}
* {{Cita libro|editore= Ex typographia Bartholomaei Zannetti|lingua= la|cognome= Bellarmino|nome= Roberto|titolo= De scriptoribus ecclesiasticis: liber unus : cum adiunctis indicibus undecim, & breui chronologia ab orbe condito usque ad annum M.DC.XII|città= Romae|accesso= 23 settembre 2019|data= 1613|url= https://books.google.it/books?id=nuk9l6agtbEC&printsec=frontcover&hl}}
* ''De Editione Latinae Vulgatae, quo sensu a Concilio Tridentino definitum sit ut ea pro authenticae habeatur'' non pubblicate fino al 1749
* {{Cita libro|editore= apud Io. Baptistam, & Antonium Bozzolas|lingua= la|cognome= Bellarmino|nome= Roberto|titolo= In omnes Psalmos dilucida explanatio|città= Brixiae|accesso= 23 settembre 2019|data= 1611|url= https://books.google.it/books?id=7j0Mm5XItI4C&printsec=frontcover&hl}}
Edizioni complete dell{{'}}''Opera omnia'' di Bellarmino sono state pubblicate a Colonia (1617), Venezia (1721), Napoli (1856), Parigi (1870).
== Genealogia episcopale e successione apostolica ==
La [[genealogia episcopale]] è:
* Cardinale [[Guillaume d'Estouteville]], [[Congregazione cluniacense|O.S.B.Clun.]]
* [[Papa Sisto IV]]
* [[Papa Giulio II]]
* Cardinale [[Raffaele Riario]]
* [[Papa Leone X]]
* [[Papa Paolo III]]
* Cardinale [[Francesco Pisani]]
* Cardinale [[Alfonso Gesualdo]]
* [[Papa Clemente VIII]]
* Cardinale Roberto Bellarmino, [[Compagnia di Gesù|S.I.]]
La [[successione apostolica]] è:
* Cardinale [[Antonio Caetani (cardinale XVII secolo)|Antonio Caetani]] (1605)
* Cardinale [[Ottavio Acquaviva d'Aragona (cardinale 1591)|Ottavio Acquaviva d'Aragona]] (1605)
* Cardinale [[Fabrizio Verallo]] (1606)
* Vescovo [[Vincenzo Meligne]] (1606)
* Arcivescovo [[Attilio Amalteo]] (1606)
* Vescovo [[Giovanni Battista Giorgi]], [[Ordine di San Benedetto|O.S.B.]] (1606)
* Vescovo [[Martino Mira]] (1607)
* Vescovo [[Mario Cossa]] (1607)
* Vescovo [[Barzellino de' Barzellini]] (1607)
* Vescovo [[Sebastiano Poggi]] (1607)
* Vescovo [[Jean des Porcelets de Maillane]] (1607)
* Vescovo [[Giulio Masi]] (1611)
* Vescovo [[Giulio Mattei]] (1611)
* Arcivescovo [[János Telegdy]] (1611)
* Vescovo [[Giovanni Tommaso Eustachio]], [[Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri|C.O.]] (1612)
* Vescovo [[Angelo Della Ciaia]] (1616)
* Cardinale [[Odoardo Farnese (cardinale)|Odoardo Farnese]] (1621)
== Ascendenza ==
{{Ascendenza
|1 = Roberto Bellarmino
|2 = Vincenzo Bellarmino
|3 = Cinzia Cervini degli Spannocchi, patrizia di Siena
|4 = Niccolò Bellarmino
|5 = Fiammetta Tarugi
|6 = Ricciardo Cervini degli Spannocchi, patrizio di Siena
|7 = Cassandra Benci
|12 = Antonio Cervini degli Spannocchi, patrizio di Siena
|13 = Elisabetta Machiavelli, patrizia di Firenze
|14 = Domenico Benci
|15 = Mattea Benci
}}
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|nome=Franco|cognome=Motta|titolo=Bellarmino: una teologia politica della Controriforma|edizione=1. ed|collana=Storia|data=2005|editore=Morcelliana|ISBN=978-88-372-2000-6}}
* {{cita pubblicazione|autore=Alberto Vaccari|titolo=Autografo inedito. Note del Ven. Bellarmino al Genesi|pubblicazione=Gregorianum|numero=2|volume=4|pp=579-588|città=Roma|anno=1921|jstor=23567703}}
* {{cita pubblicazione|autore=Michele Ciliberto|autore2=[[Giulio Giorello]]|titolo=Giordano Bruno|pubblicazione=I grandi della scienza|numero=36|volume=anno VII|curatore=Le Scienze|città=Milano|anno=2004|cid=Cil}}
* {{cita libro|autore=Alfonso Chacón|titolo=Vitæ, et res gestæ Pontificvm Romanorum et S. R. E. Cardinalivm ab initio nascentis Ecclesiæ vsque ad Vrbanvm VIII. Pont. Max.|editore=Typis Vaticanis|città=Roma|anno=1630}}
* {{cita libro|autore=Arcangelo Arcangeli (SJ)|titolo=Vita del venerabile cardinale Bellarmino|città=Roma|anno=1743}}
* {{Cita libro|autore=Roberto Bellarmino|titolo=Dottrina cristiana breve|url=https://gutenberg.beic.it/view/action/singleViewer.do?dvs=1483171528089~691&locale=it_IT&VIEWER_URL=/view/action/singleViewer.do?&DELIVERY_RULE_ID=10&frameId=1&usePid1=true&usePid2=true|editore=Generoso Salomonj|formato=pdf|città=Roma|data=1752|accesso=31 dicembre 2016|urlmorto=sì}}
* {{cita libro|autore=Lorenzo Cardella|titolo=Memorie storiche de' cardinali della Santa Romana Chiesa|url=http://digital.onb.ac.at/OnbViewer/viewer.faces?doc=ABO_%2BZ178579104|editore=Stamperia Pagliarini|volume=tomo sesto|pp=72-79|città=Roma|anno=1793|accesso = 31 dicembre 2016}}
* {{cita libro|autore=Patrizio Gauchat|titolo=Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi|url=https://archive.org/stream/hierarchiacathol04eubeuoft#page/n5/mode/2up|volume=volume IV|editore=Monasterii Sumptibus et typis librariae Regensbergianae|città=|anno=1935|pp=6, 46, 48, 133|cid=Hierarchia Catholica|accesso = 31 dicembre 2016}}
* {{Cita pubblicazione|titolo = La lettera di Bellarmino a Foscarini 400 anni dopo|autore = Alessandro Giostra|rivista = Alpha Omega|volume = 18|numero = 2|editore = Pontificio Ateneo Regina Apostolorum - Facoltà di filosofia e di teologia|città = Roma|anno = 2015|mese = maggio-agosto|pp = 253-264|ISSN = 1126-8557|url = http://riviste.upra.org/index.php/ao/article/view/1097/830|formato = pdf|accesso = 31 dicembre 2016|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20161231172601/http://riviste.upra.org/index.php/ao/article/view/1097/830|urlmorto = sì}}
* {{Cita libro|autore = Claudio Rendina|titolo = I papi. Storia e segreti|anno = 2011|editore = Newton Compton Editori|città = Roma|ISBN =978-88-541-3260-3|url =https://books.google.it/books?id=mJBgVwZT34sC&pg=PT708&lpg=PT708&dq=Seguri+bellarmino&source=bl&ots=tDq32PF-dk&sig=kSlPZQ_xVxs43aa6bMjOKvR7SEI&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjz6oeDmOXRAhVBFMAKHQmuAlAQ6AEIQDAG#v=onepage&q=Seguri%20bellarmino&f=false|cid =Claudio Rendina}}
* {{Cita libro|autore = Aurelio Bianchi-Giovini|titolo = Biografia di Frà Paolo Sarpi|anno = 1836|editore = Luigi Hauman e c.|città = Bruxelles|url=https://books.google.it/books?id=IhHuiw0Z21oC&pg=PA117&lpg=PA117&dq=stima+di+bellarmino+per+Sarpi&source=bl&ots=EI0C0N13sN&sig=oTZndofNlgd2TcpgiqXqXBoeRlg&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjW_NGGtOXRAhVBD8AKHUvOC6cQ6AEIRDAJ#v=onepage&q=confess%C3%B2%20il%20cardinale%20Bellarmino&f=false|cid =Aurelio Bianchi-Giovini}}
== Voci correlate ==
* [[
* [[Scolasticismo protestante]]
* [[Controriforma]]
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== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{Treccani|santo-roberto-bellarmino_(Enciclopedia-Dantesca)|Roberto Bellarmino|autore=Andrea Ciotti}}
* {{Britannica 1911|nome=|cognome=|source=Bellarmine, Roberto Francesco Romolo, Duc de}}
* {{Miranda|id=bios1599.htm#Bellarmino|titolo=BELLARMINO, Roberto}}
* {{cita libro|url=https://archive.org/details/ajesuitcardinalr00ruleuoft/mode/2up|titolo=A Jesuit cardinal : Robert Bellarmine|cognome=Rule|nome=William Harris|anno=188-?|città=London|editore=John Mason|lingua=en|oclc=1113942474}}
* {{cita web|url=http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2011/documents/hf_ben-xvi_aud_20110223_it.html|titolo=Catechesi di Benedetto XVI sul Bellarmino}}
* {{cita web|url=http://www.unigre.it/archivioimg/Cataloghi/Bellarmino1.htm|titolo=Fondo Roberto Bellarmino nell'Archivio della Pontificia Università Gregoriana|sito = archiviopug.org}}
* {{cita web|url=http://gate.unigre.it/mediawiki/index.php/Monumenta_Bellarmini|titolo=Monumenta Bellarmini in GATE}}
{{Box successione
|tipologia=incarico accademico
|carica=[[Pontificia Università Gregoriana|Rettore della Pontificia Università Gregoriana]]
|periodo=1º gennaio [[1592]] - 1º gennaio [[1594]]
|precedente=[[Bernardino Rossignoli]]
|successivo=[[Ludovico Mansoni]]
|immagine=Estemma UniGreg.png
}}
{{Box successione
|tipologia=
|carica=
|periodo=17 marzo [[1599]] - 1º giugno [[1605]]
|precedente=[[Silvio Savelli (cardinale)|Silvio Savelli]]
|successivo=[[Stefano Pignatelli]]
|immagine=CardinalCoA PioM.svg
}}
{{Box successione
|tipologia=
|carica=[[Arcidiocesi di Capua|Arcivescovo metropolita di Capua]]
|periodo=18 marzo [[1602]] - 31 agosto [[1605]]
|precedente=[[Cesare Costa (arcivescovo)|Cesare Costa]]
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|immagine=ArchbishopPallium PioM.svg
}}
{{Box successione
|tipologia=
|carica=
|periodo=1º giugno [[1605]] - 31 agosto [[1621]]
|precedente=[[Giovanni Dolfin (1545-1622)|Giovanni Dolfin]]
|successivo=[[Francesco Sacrati]]
|immagine=CardinalCoA PioM.svg
}}
{{Box successione
|tipologia=incarico
|carica=[[Camerlenghi del Collegio Cardinalizio|Camerlengo del Collegio Cardinalizio]]
|periodo=9 gennaio [[1617]] - 8 gennaio [[1618]]
|precedente=[[Domenico Toschi]]
|successivo=[[Domenico Ginnasi]]
|immagine=Emblem Holy See.svg
}}
{{Box successione
|tipologia=incarico governativo
|carica=[[Congregazione dell'Indice dei libri proibiti|Prefetto della Congregazione dell'Indice dei Libri Proibiti]]
|periodo=14 febbraio [[1618]] - 1º febbraio [[1621]]
|precedente=[[Paolo Emilio Sfondrati]]
|successivo=[[Bonifazio Bevilacqua Aldobrandini]]
|immagine=Emblem Holy See.svg
}}
{{Box successione
|tipologia=cardinale
|carica=[[Santa Prassede (titolo cardinalizio)|Cardinale presbitero di Santa Prassede]]
|periodo=31 agosto - 17 settembre [[1621]]
|precedente=[[Bartolomeo Cesi (cardinale)|Bartolomeo Cesi]]
|successivo=[[François d'Escoubleau de Sourdis]]
|immagine=CardinalCoA PioM.svg
}}
{{Padri e Dottori della Chiesa cattolica}}
{{Gesuiti}}
{{Galileo Galilei}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|cattolicesimo}}
[[Categoria:
[[Categoria:Cardinali nominati da Clemente VIII]]
[[Categoria:Dottori della Chiesa cattolica|Roberto Bellarmino]]
[[Categoria:Gesuiti italiani]]
[[Categoria:Santi per nome|Roberto Bellarmino]]
[[Categoria:Santi italiani del XVII secolo|Roberto Bellarmino]]
[[Categoria:Santi gesuiti|Roberto Bellarmino]]
[[Categoria:Santi canonizzati da Pio XI|Roberto Bellarmino]]
[[Categoria:
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