Alessandro Magno: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua||Alessandro il Grande (disambigua)|Alessandro il Grande}}
{{C|Vedere [[Discussione:Alessandro Magno#Punti dubbi]]|sovrani|novembre 2020|arg2=militari}}
{{Monarca
|nome = Alessandro III di Macedonia<br/> detto "Magno" (Il Grande)
|immagine = Aleksander-d-store.jpg|
|legenda = Testa di Alessandro conservata presso la [[Ny Carlsberg Glyptotek]] di [[Copenaghen]]
|titolo = [[Re di Macedonia]]<br />Egemone della [[Lega di Corinto|Lega Ellenica]]
|regno =
|predecessore = [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]]
|successore = [[Alessandro IV di Macedonia|Alessandro IV]] e [[Filippo III Arrideo]] (de jure)<br />[[Perdicca]] e i [[Diadochi]] (de facto)
|titolo1 = [[Sovrani di Persia|Gran Re di Persia]]<br />[[Faraone|Re dell'Alto e Basso Egitto]]
|regno1 =
|inizio regno = [[336 a.C.]]
|fine regno = [[323 a.C.]]
|
|fine regno1 = [[323 a.C.]]
|predecessore1 = [[Dario III Codomano]]
|successore1 = [[Alessandro IV di Macedonia|Alessandro IV]] e [[Filippo III Arrideo]] (de jure)<br />[[Perdicca]] e i [[Diadochi]] (de facto)
|nome completo = {{lang|grc|Ἀλέξανδρος Γ' ὁ Μακεδών}}<br />{{lang|grc|Μέγας Ἀλέξανδρος}}
|luogo di nascita = [[Pella (città antica)|Pella]]
|data di nascita = 20 o 21 luglio [[356 a.C.]]
|luogo di morte = [[Babilonia (città)|Babilonia]]
|data di morte = 10 o 11 giugno [[323 a.C.]]
|luogo di sepoltura = [[Tomba di Alessandro Magno]], [[Alessandria d'Egitto]]
|casa reale =
|dinastia = [[Argeadi]]
|padre = [[Filippo II di Macedonia]]
|madre = [[Olimpiade d'Epiro]]
|coniuge 1 = [[Rossane]]
|coniuge 2 = [[Statira II]]
|coniuge 3 = [[Parisatide II]]
|figli = [[Eracle di Macedonia]] (da [[Barsine]], non riconosciuto)<br />[[Alessandro IV di Macedonia]] (da [[Rossane]])
|religione = [[Religione greca|greca]]
}}
{{Bio
|Nome = Alessandro III di Macedonia
|Cognome =
|PostCognome =
|ForzaOrdinamento = Alessandro 03
|PreData =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Pella
|LuogoNascitaLink = Pella (città antica)
|GiornoMeseNascita = [[20 luglio|20]] o [[21 luglio]]
|AnnoNascita = 356 a.C.
|LuogoMorte = Babilonia
|LuogoMorteLink = Babilonia (città antica)
|GiornoMeseMorte = [[10 giugno|10]] o [[11 giugno]]
|AnnoMorte = 323 a.C.
|Epoca = IV a.C.
|Attività = condottiero
|Attività2 = militare
|Nazionalità = macedone antico
|PostNazionalità = , [[re di Macedonia]] della [[Dinastia argeade|dinastia degli Argeadi]] a partire dal [[336 a.C.]], succedendo al padre [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]]. Il termine "magno" deriva dal latino ''magnus'' "grande", che traduce il termine greco antico {{lang|grc|μέγας}} (''mégas''). Noto anche come '''Alessandro il Grande''', '''Alessandro il Conquistatore''' o '''Alessandro il Macedone''', è considerato uno dei più celebri conquistatori e strateghi della storia
}}
In soli dodici anni conquistò l'[[Impero achemenide|Impero persiano]], un territorio immenso che si estendeva dall'[[Asia Minore]] all'[[Egitto]] fino agli attuali [[Pakistan]], [[Afghanistan]] e [[India]] settentrionale. Tale straordinario successo fu dovuto sia a una congiuntura storica eccezionalmente favorevole (le crisi dell'Impero persiano e della [[antica Grecia|Grecia]] delle poleis, unite all'opera espansionistica già incominciata dal padre) sia a una sua innegabile intelligenza militare e diplomatica. Dotato di grande coraggio e carisma, Alessandro aveva un forte ascendente sui suoi soldati, che spronava anche partecipando personalmente ai combattimenti. Inoltre, egli fu uno dei primi condottieri dell'antichità ad aver capito l'importanza fondamentale della [[propaganda]], sia per guadagnare prestigio nelle proprie file, sia per incutere timore ai nemici.
Per assicurarsi ciò, Alessandro costituì un'imponente macchina mediatica (si fece accompagnare per tutta la durata della sua campagna da una quantità di [[Storici di Alessandro Magno|storici]] e redattori di diari giornalieri, tra cui il greco [[Callistene]]) e diede estrema importanza nel corso di tutta la spedizione a gesti di forte valenza simbolica e alla divulgazione di [[Leggenda|leggende]] sulla propria discendenza da eroi mitici ([[Eracle]] e [[Achille]]) o persino da vere e proprie [[Mitologia greca|divinità]]. Infine, si sforzò in ogni modo di fondere e amalgamare le culture delle diverse etnie che abitavano le terre che si trovò a unificare sotto il [[Impero di Alessandro Magno|suo impero]], dimostrando una disposizione al sincretismo estremamente inusuale per un greco del suo tempo, nonché un profondo rispetto nei riguardi delle culture e delle etnie da lui assoggettate. Le sue innumerevoli conquiste diedero alla cultura greca una diffusione universale, dando così avvio al cosiddetto periodo [[Ellenismo|ellenistico]].
Alessandro morì a [[Babilonia (città)|Babilonia]] nel mese di ''daisios'' ([[targelione]]) del [[323 a.C.]], forse avvelenato, forse per una recidiva della [[malaria]] che aveva contratto in precedenza o, secondo teorie più recenti, a causa di una [[cirrosi epatica]], [[pancreatite acuta]] o [[tifo addominale]].<ref name=damiani/> Dopo la morte del Conquistatore, l'Impero macedone fu suddiviso, non senza molti scontri e guerre, tra i generali che lo avevano accompagnato nelle sue spedizioni. Si costituirono così i cosiddetti [[regni ellenistici]], tra cui quello [[Dinastia tolemaica|Tolemaico]] in [[Egitto]], quello degli [[Antigonidi]] in Macedonia e quello dei [[Seleucidi]] in [[Siria (regione storica)|Siria]] e in [[Asia Minore]].
L'eccezionalità del personaggio e delle sue imprese ispirò, già durante la vita ma ancor più dopo la sua morte, un gran numero di leggende (una famosa è quella della costruzione delle mitiche ''[[Porte di Alessandro]]'') e una sterminata tradizione letteraria e figurativa, in cui il condottiero venne ritratto in sembianza di eroe (ad esempio è spesso scolpito nudo, un trattamento riservato, nella Grecia classica, esclusivamente agli dei o ai semidei). Nella ritrattistica è spesso accostato ad [[Achille]], di cui Alessandro stesso si considerava diretto discendente per parte di madre.
I racconti storici sul suo conto hanno ben presto assunto colorazioni mitiche, ed è pertanto difficile discernere i fatti storici dalle rielaborazioni fantastiche. Le storie a lui riferite non si ritrovano solo nelle letterature occidentali: nella [[Bibbia]] (''[[Primo libro dei Maccabei]]''), ad esempio, si fa esplicito riferimento ad Alessandro, mentre nel [[Corano]] il misterioso [[Dhu al-Qarnayn]] (il Bicorne o letteralmente "quello dalle due corna") viene talvolta identificato, da alcuni, con il mitico conquistatore macedone senza però evidenze.
== Descrizione fisica ==
{{Citazione|Nello stesso periodo <nowiki>[</nowiki>[[Augusto]]<nowiki>]</nowiki>, contemplato con i suoi occhi il sarcofago e il corpo di Alessandro Magno, tratto fuori dal sepolcro, lo venerò, ponendogli una corona d'oro e cospargendolo di fiori; e quando gli fu chiesto se volesse visitare anche il sepolcro dei [[Dinastia tolemaica|Tolomei]], rispose di aver voluto vedere un re, non già dei morti.|[[Gaio Svetonio Tranquillo|C. Svetonio Tranquillo]], ''Vita dei Cesari'', traduzione di Francesco Casorati, Roma, Newton Compton editori s.r.l., 2011: ''Il divino Augusto'', 18.1.|Per idem tempus conditorium et corpus Magni Alexandri, cum prolatum e penetrali subiecisset oculis, corona aurea imposita ac floribus aspersis veneratus est consultusque, num et Ptolemaeum inspicere vellet, «regem se voluisse» ait «videre, non mortuos».|lingua=la}}
Alessandro non era dotato di un fisico particolarmente avvenente: era piuttosto basso, tozzo e di corporatura robusta. Era [[Mancinismo|mancino]] ed era affetto da [[eterocromia]], aveva cioè gli occhi di colore diverso (uno azzurro e l'altro marrone, o forse nero), e la sua [[voce]] ci viene descritta come aspra.<ref>{{cita libro|Peter|Green|Alexander the Great and the Hellenistic Age|pp. 15-16|2008|Orion Publishing Co|lingua=en|isbn=978-0-7538-2413-9}}</ref> Portava sempre il collo leggermente inclinato verso sinistra e soffriva di alcune malformazioni congenite che, alcuni storici affermano, potrebbero in parte aver contribuito alla sua morte.<ref>{{en}}Hutan Ashrafian, "The death of Alexander the Great—a spinal twist of fate", in ''Journal of the History of the Neurosciences'', 13 (2), luglio 2004, pp. 138-142.</ref> Aveva i capelli ispidi e rossicci, sebbene tendesse spesso a tingerli di biondo utilizzando una mistura di fiori di zafferano, acqua di potassio e fiori di zucca {{sf}}, trattandoli poi con profumi, incenso e mirra. Aveva l'usanza di radersi il volto anche passata la giovane età (cosa piuttosto inusuale tra i greci del suo tempo), probabilmente a causa del fatto che gli crescesse pochissima barba; per non sfigurare in mezzo ai suoi dignitari, indusse anche loro a non portarla. [[File:AlexandreLouvre.jpg|miniatura|Scultura in marmo di Alessandro ([[Lisippo]]).]]
L'immagine di Alessandro è stata immortalata da molti artisti suoi contemporanei, della cui opera non rimangono, purtroppo, che copie e descrizioni. Il famoso [[Lisippo]] fu nominato scultore di corte da Alessandro stesso e ritrasse il grande conquistatore in numerose statue. [[Pirgotele]] fu invece l'unico autorizzato dallo stesso Alessandro a scolpire la sua immagine sui sigilli e sulle pietre dure. Sappiamo anche che il pittore [[Apelle]] immortalò su grandi tavole lignee numerose effigi e scene di battaglia che ebbero Alessandro come protagonista.
Secondo [[Aristosseno di Taranto]], apprendista di Aristotele, il corpo di Alessandro emanava un profumo gradevole.<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|4, 1-8|Plutarco}}.</ref> Lo scrittore [[Ateneo di Naucrati]] sottolineava la sua abitudine al bere e all'ubriacarsi.<ref>Ateneo di Naucrati, ''[[Deipnosofisti|I deipnosofisti, o sofisti a banchetto]]'', 10.45 434F e 435A, si veda anche: {{cita libro|William W.|Fortenbaugh|Lyco of Troas and Hieronymus of Rhodes|p= 155|2004 |Transaction Publishers|lingua=en|isbn=978-0-7658-0253-8}}</ref> Sappiamo inoltre da [[Plutarco]]<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|32, 5|Plutarco}}.</ref> che Alessandro, almeno a partire dalla [[battaglia di Gaugamela]], usava indossare in battaglia la [[linothorax]], la corazza multistrato di lino in uso alla fanteria leggera e alla cavalleria, invece della classica corazza oplitica di bronzo la quale era molto più pesante e meno resistente alla penetrazione delle frecce (gli strati di lino sovrapposti della linothorax resistono maggiormente della sottile lamina di bronzo). In alcuni mosaici che ci sono pervenuti, Alessandro è raffigurato proprio mentre indossa questo tipo di abbigliamento.<ref>{{cita libro | nome=Gregory S. | cognome=Aldrete | nome2=Scott|cognome2= Bartell|nome3= Alicia|cognome3= Aldrete | titolo=Ancient linen body armor - Unraveling the linothorax mystery |lingua=en | editore=Johns Hopkins University Press | anno=2013 | città=Baltimora | isbn=978-1-4214-0819-4 }}</ref>
==
{{F|militari|arg2=sovrani greci antichi|aprile 2016}}
Alcuni dei più evidenti tratti della personalità di Alessandro si erano formati secondo il modello dei suoi genitori. Sua madre, [[Olimpiade d'Epiro|Olimpiade]], era una donna forte e enormemente ambiziosa, e lo aveva incoraggiato a credere che fosse il suo destino sconfiggere l'[[Persia|Impero Persiano]].<ref name="green">{{cita|Green|p. 4|2007}}.</ref> L'influenza di Olimpiade instillò la credenza del destino in Alessandro, e [[Plutarco]] ci dice che la sua ambizione “mantenne il suo spirito greve e superbo con l'avanzare degli anni”. Tuttavia, suo padre [[Filippo II di Macedonia|Filippo]] fu il più immediato e influente modello di Alessandro, il quale sin da bambino l'aveva visto fare campagne militari praticamente ogni anno, vincendo battaglia dopo battaglia, sopravvivendo a gravi ferite. Il rapporto di Alessandro con suo padre forgiò la parte competitiva della sua personalità; egli aveva il bisogno di surclassare suo padre, come si può vedere tramite il suo spericolato comportamento in battaglia.<ref name="green" /> Tuttavia, Alessandro era preoccupato che suo padre non gli avrebbe lasciato “nessuna grande o eccezionale impresa da esibire al mondo”; egli infatti sminuiva le imprese di suo padre davanti ai suoi compagni.
Stando a [[Plutarco]], Alessandro aveva tratti di violento e incauto temperamento; aveva una natura impulsiva, che sicuramente ha influito in alcune delle sue decisioni. Sebbene Alessandro fosse ostinato e non rispondesse bene agli ordini impartitigli da suo padre, egli era aperto al dibattito ben motivato. Aveva inoltre un lato più tranquillo - logico, intuitivo e calcolatore. Aveva un forte desiderio verso la conoscenza, un profondo amore per la filosofia ed era un appassionato lettore; questo era senza dubbio dovuto almeno in parte alla tutela di [[Aristotele]]. Alessandro era intelligente e imparava in fretta. La sua intelligenza e razionalità fu ampiamente dimostrata dalla sua abilità e successo come generale. Aveva un grande autocontrollo per i “piaceri della carne”, in contrasto con la sua difficoltà nel porsi limiti quando invece si trattava di alcolici.
Alessandro era un erudito e padroneggiava sia le arti sia le scienze. Egli aveva poco interesse negli sport o nei giochi Olimpici (a differenza di suo padre), cercando solo di eguagliare gli ideali omerici di onore (τιμή, ''timè'') e gloria (κῦδος, ''kudos''). Aveva molto carisma e una forte personalità, caratteristiche che lo resero un grande leader. Le sue abilità uniche furono ulteriormente dimostrate dall'inettitudine dei suoi generali nel mantenere unita la Macedonia e preservare l'impero dopo la sua morte — solo Alessandro riuscì a farlo.<ref>{{cita|Green|pp. 24-26|2007}}.</ref>
Durante i suoi ultimi anni, e specialmente dopo la morte di [[Efestione]], suo grande amico e amante, Alessandro cominciò a mostrare segni di [[megalomania]] e [[paranoia]].<ref>{{cita|Green|pp. 23-24|2007}}.</ref> Le sue straordinarie conquiste, insieme con il suo stesso ineffabile senso del destino e l'adulazione dei suoi compagni, potrebbero aver causato questo effetto. Le sue illusioni di grandezza sono chiaramente visibili nel suo testamento e il suo desiderio di conquistare il mondo, in quanto, egli è secondo varie fonti definito come possessore di un'illimitata ambizione, un epiteto il cui significato è diventato un cliché storico. Sembra che egli stesso si credesse una divinità, o almeno cercava di farsi trattare come tale. Olimpiade insistette sempre che lui fosse il figlio di [[Zeus]], una teoria a quanto pare confermata ad Alessandro da un oracolo di Amun a ''[[Siwa (oasi)|Siwa]]''. Egli dunque incominciò a identificarsi come il figlio di Zeus. Alessandro adottò gli elementi tipici del vestiario e dei costumi persiani dell'epoca, pretendendo per esempio l'atto della ''[[Proskýnesis|proskynesis]]'' (questa è la prova che Alessandro fosse estremamente rispettoso verso la cultura persiana), una pratica che i Macedoni disapprovavano, ed erano riluttanti ad accettare.
Questo comportamento gli costò l'affetto di molti dei suoi compatrioti. In ogni caso, Alessandro era anche un sovrano pragmatico che comprendeva le difficoltà del governare persone culturalmente differenti, molte delle quali vivevano in regni dove il sovrano era considerato una divinità. Perciò, piuttosto che megalomania, il suo comportamento potrebbe essere stato un tentativo pratico di rafforzare il suo governo e preservare l'unità dell'impero.
=== Relazioni personali ===
{{vedi anche|Relazioni personali di Alessandro Magno}}
Alessandro si sposò tre volte: [[Rossane]], figlia del nobile [[Sogdiana|sogdiano]] [[Ossiarte]] di [[Bactria]], per amore; e le principesse persiane Stateira II e Parysatis II, la prima figlia di [[Dario III di Persia|Dario III]] e la seconda figlia di [[Artaserse III]], per motivi politici. Apparentemente aveva due figli, [[Alessandro IV di Macedonia]] da Rossane e, possibilmente, [[Eracle di Macedonia]] dalla sua amante [[Barsine]]. Perse un altro bambino quando Rossane abortì a Babilonia.
[[File:Alexander and Hephaestion.jpg|thumb|left|Busti di Alessandro ed Efestione, presso il museo della [[Getty Villa|Villa Getty]], a Malibu.]]
Alessandro ebbe anche una stretta relazione amorosa con il suo amico, generale e guardia del corpo [[Efestione]], figlio di un nobile macedone. La morte di Efestione devastò Alessandro. Questo evento potrebbe aver contribuito alla cattiva salute di Alessandro e allo stato mentale distaccato durante i suoi ultimi mesi.
La sessualità di Alessandro è stata oggetto di speculazioni e controversie nei tempi moderni. Lo scrittore di epoca romana [[Ateneo di Naucrati]] afferma, in base allo studioso [[Dicearco]], che era contemporaneo di Alessandro, che il re «aveva anche l'abitudine di cedere a questo modo» (cioè l'omosessualità), e che Alessandro abbracciava sessualmente il suo eunuco [[Bagoas (Alessandro Magno)|Bagoa]] in pubblico. Questo episodio è anche raccontato da [[Plutarco]], basato sulla stessa fonte. Alessandro ed Efestione erano spesso paragonati ad [[Achille e Patroclo]], che la cultura greca classica dipinse in coppia. Durante la visita a [[Troia]], Alessandro rese omaggio ad Achille posando ghirlande sulla sua tomba, mentre Efestione fece lo stesso su quella di [[Patroclo]].<ref>{{Cita libro|titolo=Vita di Alessandro|autore=Plutarco|altri=15, 8}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Anabasi di Alessandro,|autore=Arriano|altri=I, 11, 7-8}}</ref> Secondo [[Claudio Eliano]], ciò voleva «significare che [Efestione] era l{{'}}''[[Eromenos|erómenos]]'' di Alessandro, così come Patroclo lo era stato di Achille».<ref>{{Cita libro|titolo=Varia Historia|anno=1533|url=https://archive.org/details/ARes42501|autore=Claudio Eliano|altri=12, 7}} Il testo [[Lingua greca antica|greco]] originale, ''Ποικίλη ἱστορία'', è accessibile gratuitamente ''on-line'' in [http://www.hs-augsburg.de/~harsch/graeca/Chronologia/S_post03/Aelianus/ael_hi00.html Bibliotheca Augustana].</ref><ref>Secondo [[Platone]], invece, il ruolo dell{{'}}''erómenos'' competeva ad Achille, che era molto più giovane dell'amico ({{Cita libro|titolo=Simposio|altri=179e-180a}}).</ref> Alcuni storici moderni (ad esempio Robin Lane Fox) credono non solo che la relazione giovanile di Alessandro con Efestione fosse sessuale, ma che i loro contatti sessuali siano continuati fino all'età adulta, il che è andato contro le norme sociali di alcune città greche, come Atene, sebbene alcuni ricercatori moderni abbiano proposto provvisoriamente che la Macedonia (o almeno la corte macedone) potrebbe essere stata più tollerante nei confronti dell'omosessualità tra adulti.
Green sostiene che ci sono poche prove nelle fonti antiche che Alessandro avesse un interesse carnale per le donne; tant'è vero che non ha prodotto un erede fino alla fine della sua vita. Tuttavia, secondo Ogden, Alessandro avrebbe concepito almeno tre figli in otto anni, più di quanto avesse fatto suo padre alla stessa età. Oltre alle mogli, Alessandro aveva molte altre compagne (tra cui l'[[etera]] [[Campaspe]]), essendo arrivato ad avere un vero e proprio harem, nello stile dei re persiani, ma usandolo comunque con parsimonia, mostrando un grande autocontrollo nei "piaceri del corpo". Tuttavia, Plutarco descrisse come Alessandro fosse infatuato da Rossane complimentandosi con lui per non aver esercitato forza su di lei. Green ha suggerito che, nel contesto del periodo, Alessandro strinse amicizie abbastanza forti con le donne, tra cui [[Ada di Caria]], che lo adottò, e persino la madre di Dario, [[Sisigambi]], che presumibilmente morì di dolore dopo aver sentito della morte di Alessandro.
== Biografia ==
=== La nascita ===
[[File:Filip II Macedonia.jpg|miniatura|[[Filippo II di Macedonia|Filippo II]], padre di Alessandro.]]
Alessandro nacque a [[Pella (città antica)|Pella]], seconda capitale del [[regno di Macedonia]] (la prima fu [[Verghina]]), attorno al 20 o 21 luglio del [[356 a.C.]] (o forse verso il 6 dello stesso mese).<ref>{{cita|Lane Fox|p. 34}}.</ref> Era figlio del re macedone [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]] e della principessa [[epiro]]ta [[Olimpiade d'Epiro|Olimpiade]]. Entrambe le famiglie si consideravano discendenti diretti da due famosi eroi mitici: quella del padre Filippo da [[Eracle]], quella della madre da [[Achille]].<ref>{{cita|Citati|p. 15}}.</ref> Alessandro si mostrò sempre affascinato da questa sua origine mitica e, nel corso della sua vita, ebbe in più occasioni a dimostrare di identificarsi con entrambi questi poderosi eroi dell'antichità, specialmente con quest'ultimo.
Inoltre, secondo una leggenda alimentata da lui stesso e dalla madre Olimpiade dopo l'ascesa al trono, e riferitaci da [[Plutarco]], il suo vero padre sarebbe stato lo stesso dio [[Zeus]],<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|28|Plutarco}}.</ref> che una notte avrebbe preso le sembianze di un serpente e giaciuto con la madre.{{#tag:ref|Tale racconto fu poi oggetto di emulazione da parte di [[Publio Cornelio Scipione|Scipione l'Africano]]; cf. {{cita libro|Braccesi |Lorenzo |L'Alessandro occidentale: il Macedone e Roma|p. 102|2006 |L'Erma di Bretschneider| |isbn=978-88-8265-376-7}}|group=N}}
Alcune voci, alimentate da [[Tolomeo I]], volevano invece Alessandro figlio illegittimo del faraone [[Nectanebo II]], esiliato dai persiani.<ref>A. M. Chugg, "Was Alexander the Great Originally Interred in the Usurped Sarcophagus of Nectanebo II?" Kmt: A Modern Journal of Egyptology, Volume 31, Number 3, Fall 2020, pp. 66–74</ref>
=== L'educazione ===
[[File:Alexander and Aristotle.jpg|miniatura|sinistra|[[Aristotele]] insegna ad Alessandro.]]
All'epoca della nascita di Alessandro, sia la [[Regno di Macedonia|Macedonia]] sia l'[[Epiro]] erano ritenuti dai [[greci]] dei regni semi-barbarici, posti all'estrema periferia settentrionale del mondo ellenico.
La sua [[nutrice]] fu Lanice, sorella di [[Clito il Nero]] che in seguito divenne uno dei suoi più fidati generali.<ref>{{cita libro|Marta |Sordi |Responsabilità, perdono e vendetta nel mondo antico|p. 145|1998 |Vita e Pensiero| |isbn=978-88-343-0081-7}}</ref> Il padre Filippo volle dare al figlio un'educazione greca e, dopo [[Leonida d'Epiro|Leonida]] (che il suo allievo giudicò avaro){{#tag:ref|Una volta Alessandro regalò a Leonida incenso e mirra, pregandolo in tal modo di smettere con la sua avarizia. {{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|25, 5|Plutarco}}.|group=N}} e [[Lisimaco]] (con cui Alessandro legò molto rischiando una volta la vita per salvarlo),<ref name=Fox37>{{cita|Lane Fox|p. 37}}.</ref> scelse come suo maestro il filosofo greco [[Aristotele]], che lo educò per tre anni, dal [[343 a.C.]] al [[341 a.C.]]<ref>{{cita|Musti|p. 621}}.</ref>{{#tag:ref|Aristotele era imparentato con [[Ermia di Atarneo]], con cui poco prima Filippo aveva instaurato una pace strategica; infatti dal suo territorio si doveva partire per l'attacco alla Persia e i genitori di entrambi (Nicomaco e [[Aminta II]]) si conoscevano. Si veda {{cita libro|Plutarco||Vite parallele - Alessandro e Cesare, pag. 46-47|2009|[[Rcs MediaGroup|BUR]], ventitreesima edizione| |isbn=978-88-17-16613-3}}|group=N}} Aristotele probabilmente insegnò ad Alessandro le scienze naturali, la medicina, l'arte e la lingua greca, e inoltre sappiamo che preparò per lui un'edizione annotata dell{{'}}''[[Iliade]]'',<ref group=N>Denominata «della cassetta»; alcuni, come [[Strabone]] (XIII, 1,27) affermano che fosse stata scritta dai compagni di Alessandro, Callistene e Anassarco. Altri sostengono che il conquistatore stesso avesse contribuito alla sua stesura</ref> che Alessandro portò con sé per tutta la sua campagna in [[Persia]]. I rapporti tra allievo e maestro, anche se con alti e bassi, continuarono grossomodo assidui e amichevoli per diverso tempo, anche dopo la partenza di Aristotele; solo verso la fine della sua vita, Alessandro cominciò a diffidare di lui.<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|8, 4-5|Plutarco}}.</ref>
Aristotele insegnava in una scuola ubicata nei "[[Giardini di Mida]]", a [[Mieza (Macedonia)|Mieza]], località ai piedi del massiccio del Bermio (attuale [[Monte Vermio]]), nei pressi dell'attuale città di [[Naoussa (Macedonia Centrale)|Naoussa]], nella [[Grecia]] settentrionale.<ref>https://www.facebook.com/Ambasciatadigreciaaroma/posts/1133530133406111/</ref>
Non si sa fino a che punto gli insegnamenti di Aristotele abbiano influito sul pensiero di Alessandro. Sembra molto probabile che non potessero esservi molti punti di incontro tra i due: le teorie politiche di Aristotele erano quelle classiche della grecità, fondate sulla concezione antica e provinciale della città-stato, che ad Alessandro, che come il padre sognava di unificare la Grecia intera sotto un'unica guida, dovevano stare ben strette.
Alessandro fu comunque un allievo brillante e capace: la sua abilità nella retorica e nel suonare la lira furono già oggetto di un discorso pubblico di [[Eschine]] ad Atene quando Alessandro aveva solo dieci anni.<ref>Nella primavera del [[346 a.C.]], racconta Eschine che Alessandro suonava la lira e dialogava amabilmente, da Eschine, contro Timarco (p. 168)</ref> Il principe macedone divenne anche ben presto un buon filosofo; in una lettera inviatagli da [[Isocrate]], l'oratore ateniese si complimenta con lui per la sua competenza e bravura.<ref>Isocrate, Epistole V.</ref>
=== La caccia al leone e l'incontro con Bucefalo ===
[[File:The taming of Bucephalus by Andre Castaigne (1898-1899).jpg|thumb|Il giovane Alessandro Magno doma Bucefalo]]
Alcune fonti ci dicono che il giovane Alessandro già in tenera età possedesse la tempra straordinaria che dimostrò più compitamente negli anni successivi della sua breve e intensa vita. Molti episodi ci raccontano delle mirabili gesta del principe da ragazzo, come la leggendaria caccia al leone in cui Alessandro uccise la temibile bestia da solo. Estremamente importante per la vita di Alessandro fu il suo incontro con l'indomabile cavallo [[Bucefalo]], che le fonti ci raccontano nei particolari.
Quando il principe aveva circa dodici anni, un amico del padre Filippo, il generale [[Demarato di Corinto]], comprò l'animale per l'impressionante somma di tredici [[Talento (peso)|talenti]] con l'intento di farne dono al re. Questi, spaventato dalla apparente indomabilità dell'animale, stava per rinunciare al regalo, quando Alessandro notò che il cavallo era soltanto spaventato dalla propria ombra. Allora gli si avvicinò, gli volse il muso verso il sole, e quindi gli montò in groppa: da allora si dice che Bucefalo non si lasciò più montare da nessun altro che non fosse il principe.
Bucefalo avrebbe accompagnato Alessandro per quasi vent'anni, attraversando insieme con lui mezzo mondo fino alla sua morte, che sarebbe sopravvenuta nel [[326 a.C.]] durante la [[battaglia dell'Idaspe]]. In onore del destriero, Alessandro fonderà una nuova città dal nome [[Alessandria Bucefala]].
=== Le prime spedizioni ===
{{Vedi anche|Ascesa del regno di Macedonia}}Raggiunti i sedici anni di età, nel [[340 a.C.]], Alessandro terminò la sua formazione con Aristotele. Impegnato in una spedizione contro [[Bisanzio]], Filippo decise che il figlio era pronto a intraprendere la reggenza del regno di Macedonia, che lasciò sotto il suo controllo. Durante l'assenza di Filippo, la tribù tracia dei [[Maedi]] decise di ribellarsi al governo di [[Pella (città antica)|Pella]]: Alessandro guidò la difesa con velocità e competenza, tanto che in breve tempo disperse i rivoltosi. Nel cuore del loro territorio decise di fondare una nuova città, [[Alessandropoli (città antica)|Alessandropoli]], insediandovi coloni greci.
[[File:Detail of fresco depicting Alexander the Great.jpg|thumb|left|upright=0.8|Presunto ritratto affrescato del giovane Alessandro sul cosiddetto [[fregio della caccia]], ingresso della [[Tomba di Filippo II di Macedonia|tomba di Filippo II]] a [[Verghina|Ege]].]]
Al suo ritorno, Filippo inviò nuovamente il figlio a sedare alcune rivolte in [[Tracia]]. In quei mesi, la città di [[Amfissa]] cominciò a coltivare alcune terre che erano sacre al dio [[Apollo]]: questa si presentò come l'occasione perfetta per Filippo di intervenire in Grecia, in cui da tempo voleva cominciare a estendere la sua influenza. Egli inviò sul luogo Alessandro a capo di un contingente militare, che raggiunse ben presto nel [[338 a.C.]]; l'esercito macedone, passando dalle [[Termopili]], raggiunse e occupò la città di [[Elatea]], a pochi giorni di marcia da [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] e [[Atene (città antica)|Atene]]. Gli ateniesi, guidati da [[Demostene]], decisero quindi di allearsi con i tebani per fronteggiare il comune nemico macedone.
Gli eserciti si scontrarono nei pressi di [[Cheronea]], in [[Beozia]]. La battaglia che ne conseguì prese il nome di [[Battaglia di Cheronea (338 a.C.)|Battaglia di Cheronea]], in cui la cavalleria macedone, guidata dal giovane Alessandro, ebbe la meglio sui trecento soldati del [[battaglione sacro]] tebano,<ref>{{cita|Frediani|p. 57}}.</ref> considerato fino a quel momento invincibile. Dopo la vittoria, l'esercito di Filippo discese indisturbato tutta la penisola ellenica fino al Peloponneso, dove solo [[Sparta]] si oppose alla sua avanzata. Tuttavia, il re macedone decise di non rischiare una guerra con i Lacedemoni, la cui aura leggendaria di guerrieri invincibili era ancora ben viva nell'immaginario comune, e si ritirò a [[Corinto (città antica)|Corinto]].
Qui, nel [[337 a.C.]], costituì una nuova alleanza [[Panellenismo|panellenica]] chiamata [[Lega di Corinto]], modellata sulla base della [[Lega panellenica]] anti-persiana del [[481 a.C.]] e comprendente tutte le polis greche con l'eccezione di Sparta. Filippo ne fu nominato ''Hegemón'', "comandante", ed è in quest'occasione che per la prima volta si fa ufficialmente menzione dell'intenzione del re macedone di invadere la Persia.
=== L'esilio di Alessandro e l'assassinio di Filippo ===
{{vedi anche|Pausania di Orestide}}
[[File:Hecataeus world map-it.svg|miniatura| Ricostruzione della mappa del Mondo Antico come immaginato da [[Ecateo di Mileto]] nel [[V secolo a.C.]]]] Tornato a Pella, Filippo si innamorò perdutamente della nipote (e forse figlia adottiva) del suo generale [[Attalo (generale)|Attalo]], [[Cleopatra Euridice]], che divenne la sua settima moglie. Questo matrimonio portò all'accendersi di aspri contrasti tra Alessandro e suo padre; il principe era probabilmente preoccupato della sua posizione di erede, poiché il futuro figlio di Cleopatra Euridice sarebbe stato l'unico figlio legittimo di Filippo che fosse interamente di sangue macedone (la madre di Alessandro, [[Olimpiade d'Epiro|Olimpiade]], era [[epiro]]ta).
[[File:Alexander the Great Threatened by His Father sc1044.jpg|thumb|upright=0.8|left|Donato Creti, ''Alessandro il Grande minacciato da suo padre'']]
I timori di Alessandro furono in qualche modo confermati al banchetto nuziale, quando Attalo, zio della sposa, si augurò in un brindisi che gli dei potessero presto concedere alla Macedonia un erede legittimo. Alessandro, comprensibilmente, si infuriò. [[Plutarco]] ci riporta la sua risposta ad Attalo: dopo averlo insultato, gli avrebbe domandato «E io cosa sarei, un bastardo?». Filippo si offese molto del trattamento riservato da suo figlio allo zio della sposa e fece per scagliarsi contro Alessandro, ma scivolò su una pozza di vino. «Guardatelo, amici, colui che si accingeva a conquistare l'Asia! A furia di passare da un letto all'altro è andato a gambe all'aria!».<ref>{{Cita libro|autore-capitolo=[[Plutarco]]|altri=ASIN: B00PJCIXX0|titolo=[[Vite Parallele]]|capitolo=9}}</ref>
[[File:Pausanius assassinates Philip during the procession into the theatre by Andre Castaigne (1898-1899).jpg|thumb|upright=1.6|[[Pausania di Orestide|Pausania]] uccide [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]], padre di Alessandro, durante il corteo che lo porta al teatro]]
Per fuggire l'ira del padre, Alessandro fuggì con la madre a [[Dodona]], in [[Epiro]], dove regnava il fratello di lei, [[Alessandro I (re dell'Epiro)|Alessandro d'Epiro]]. Qui restò pochi giorni, prima di continuare verso l'[[Illiria]], dove trovò rifugio da un re locale. Filippo, tuttavia, decise di perdonare molto presto il figlio, che richiamò a Pella dopo appena sei mesi.
Nell'estate di quell'anno, il [[336 a.C.]], mentre si trovava a [[Ege (città)|Ege]], la capitale ancestrale del regno macedone, per assistere al matrimonio di sua figlia Cleopatra con lo zio [[Alessandro I (re dell'Epiro)|Alessandro d'Epiro]], Filippo fu assassinato da una delle sue guardie, [[Pausania di Orestide]], che fu quasi subito scoperto e ucciso da altre guardie del re, amiche di Alessandro. Non sappiamo quali siano le motivazioni alla base dell'assassinio, e anche le fonti antiche discordano. Alcuni, tra cui Plutarco, accusano Olimpiade o lo stesso Alessandro di essere stati a conoscenza della congiura, se non di avervi addirittura preso parte. Altri pensarono che il mandante dell'assassinio fosse il re di Persia, [[Dario III di Persia|Dario III]], da poco salito sul trono di [[Persepoli]]. Secondo Aristotele,
In ogni caso, alla morte del padre, Alessandro fu immediatamente proclamato re dall'esercito e dai dignitari, all'età di soli vent'anni.
=== Il consolidamento del potere ===
[[File:Map Macedonia 336 BC-it.svg|miniatura|upright=1.4|I [[Penisola balcanica|Balcani meridionali]] e l'[[Anatolia|Asia minore]] nel 336 a.C.]]
Salito al potere nel [[336 a.C.]], Alessandro si occupò subito di consolidare il suo potere, facendo eliminare fisicamente tutti gli altri possibili rivali al suo trono. Per prima cosa fece giustiziare il cugino [[Aminta IV di Macedonia|Aminta IV]], figlio di [[Perdicca III di Macedonia|Perdicca III]] e suo legittimo successore, fino al momento in cui l'allora reggente [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]], il padre di Alessandro, decise di spodestare.<ref>{{cita|Mossé|p. 11}}.</ref> Quindi con l'aiuto del generale [[Antipatro (generale)|Antipatro]], consigliere del padre, fece uccidere due dei tre principi macedoni della [[Lincestide]]. Inviò infine un sicario per uccidere lo zio [[Attalo (generale)|Attalo]], che allora si trovava già in [[Anatolia|Asia minore]] a guidare l'avanguardia dell'esercito macedone. La madre Olimpiade, nel frattempo, fece bruciare vive Cleopatra Euridice, la giovane vedova di Filippo, e la di lui figlia Europa.
Consolidato così il suo potere in patria, Alessandro poté cominciare a guardare alla penisola ellenica. Qui, infatti, la notizia della morte di Filippo aveva dato vita a una serie di rivolte e insurrezioni a [[Tebe (città greca antica)|Tebe]], [[Atene (città antica)|Atene]] e in [[Tessaglia]]. Alla guida di un numeroso esercito, scese nuovamente in Grecia: dapprima causò la resa dell'esercito tessalico, quindi continuò la marcia verso sud fino alle [[Termopili]], dove fu riconosciuto comandante della [[Anfizionia|Lega Anfizionica]]. A questo punto si diresse verso [[Corinto (città antica)|Corinto]], dove [[Incontro tra Diogene di Sinope e Alessandro Magno|incontrò]] il filosofo [[Cinismo|cinico]] [[Diogene di Sinope|Diogene]]. L'incontro è divenuto celebre grazie allo scambio di battute che sarebbe avvenuto tra i due: Alessandro, che ammirava molto la filosofia cinica, avrebbe chiesto a Diogene cosa potesse fare il re di Macedonia per lui, e il filosofo avrebbe risposto di spostarsi più in là, poiché la sua figura gli nascondeva il sole.<ref>Per il dialogo si veda fra gli altri: {{cita libro|H. A. |Guerber|The Story of the Greeks|pp. 305-306 |2006|Yesterday's Classics| |isbn=978-1-59915-011-6}}</ref> Sembra che Alessandro fu positivamente colpito dalla risposta, poiché disse: «Veramente, se non fossi Alessandro vorrei essere Diogene».{{#tag:ref|Probabilmente fu un seguace di Diogene ad aggiungere dei particolari alla storia dell'incontro tra il filosofo cinico e Alessandro. Confronta il testo con {{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|14, 2-3|Plutarco}}.|group=N}}
A Corinto, Alessandro prese il titolo che fu del padre di ''Hegemón'' della [[Lega di Corinto|Lega Ellenica]], e fu messo a capo dell'esercito greco nella imminente spedizione contro l'[[Persia|impero persiano]].
=== La campagna nei Balcani ===
{{vedi anche|Campagna balcanica di Alessandro Magno}}
Ricevuto l'appoggio dei Greci (con l'eccezione ancora di [[Sparta]]), Alessandro decise di rivolgersi a nord, per assicurare i confini del suo regno prima della spedizione in Persia. Nella primavera del [[335 a.C.]] partì alla volta dei Balcani. I primi a essere sconfitti furono i [[Triballi]], una popolazione stanziata in una regione più o meno corrispondente all'odierna [[Bulgaria]] settentrionale; dopo una serie di battaglie vittoriose,<ref>La prima di queste è descritta in {{cita|Frediani|pp. 63-64}}.</ref> in cui Alessandro diede prova di grande abilità strategica, i Triballi guidati dal loro re [[Sirmo]] furono definitivamente sconfitti sul fiume Ligino ed alla foce del [[Danubio]], (rispettivamente [[battaglia del fiume Ligino|sul fiume Ligino]] e a [[battaglia dell'isola di Peuce|Peuce]]), subendo perdite enormi a fronte della sola cinquantina di morti macedoni.<ref>Tutta la battaglia viene descritta con particolari e mappe in {{cita|Frediani|pp. 64-65}}.</ref> Percorrendo il corso del fiume, Alessandro si ritrovò sulla sponda del Danubio, che seguì per tre giorni fino a che non trovò l'esercito dei [[Geti]], alleati dei Triballi, sulla sponda opposta. Alessandro guadò il fiume di notte, cogliendo di sorpresa l'esercito nemico e costringendolo a battere in ritirata.
Dopo circa 4 mesi di campagna, ad Alessandro giunsero notizie di altre insurrezioni in [[Illiria]], comandate dal re dei [[Dardani (popolo dei Balcani)|Dardani]] [[Clito (re dei Dardani)|Clito]] e dal re dei [[Taulanti]] [[Glaucia (re dei Taulanti)|Glaucia]]. Egli decise quindi di marciare verso est, e uno dopo l'altro sconfisse gli eserciti dei rivoltosi, assicurandosi così la pace nel confine settentrionale.
=== L'insurrezione delle poleis ===
{{vedi anche|Battaglia di Tebe}}
Dopo le vittorie nei Balcani, si sparse in Grecia la voce che Alessandro fosse rimasto ucciso in battaglia. Questa notizia provocò una nuova ribellione a [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] e [[Atene (città antica)|Atene]], probabilmente in parte alimentata dai Persiani.<ref>{{cita|Mossé|p. 13}}.</ref>
Con una marcia rapidissima (più di 200 chilometri percorsi in soli quattordici giorni),<ref>{{cita|Lane Fox|p. 82}}.</ref> Alessandro raggiunse Tebe e la circondò. L'esercito macedone travolse ogni fortificazione, e rase quasi al suolo l'intera città, risparmiando solamente i templi e la casa del poeta [[Pindaro]]. L'intero territorio della polis fu diviso tra le città [[Beozia|beote]] confinanti. Atene fu risparmiata, a patto che la città consegnasse i capi del movimento anti-macedone: alla fine solo il generale [[Caridemo]] fu [[esilio|esiliato]], e in seguito si alleò con i persiani di [[Dario III di Persia|Dario]].<ref>{{cita libro|George |Grote |History of Greece, Volume 12|p. 108|1872 |Editore Harper | }}</ref>
=== Conquista dell'Impero persiano ===
[[Strabone]] di Amasia, nel V libro della sua opera, "[[Geografia]]", descrive un'ambascieria inviata nel [[335 a.C.]] da Alessandro al senato di [[Roma]] per minacciare ritorsioni in caso non avesse posto termine alle azioni di pirateria svolte dalla marina della città di [[Anzio]], a loro sottomessa, in ciò accogliendo le richieste di aiuto delle città della [[Magna Grecia]], in primis [[Taranto]], tutte preoccupate del nascente espansionismo aggressivo romano. Per risposta, Roma, che aveva da poco sottomesso la greca Neapolis (odierna [[Napoli]]), nella primavera dell'anno seguente, poco prima dell'inizio della campagna contro la [[Persia]], inviò una corona d'oro in segno di ubbidienza.<ref>Strabone di Amasia: "Geografia", Vol. III; Libro V; Capo VII</ref>
Nella primavera del [[334 a.C.]] Alessandro, dopo aver lasciato al fidato generale [[Antipatro (generale)|Antipatro]] la reggenza di [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]], passò l'[[Dardanelli|Ellesponto]] alla guida di un grande esercito.
Le fonti discordano fin dall'inizio sul numero esatto delle truppe di Alessandro: probabilmente si trattò di una fanteria di circa {{M|48000}} unità, {{M|6000}} cavalieri e una flotta di 120 [[Trireme|triremi]]. [[Tolomeo I|Tolomeo]], uno dei generali più fidati del condottiero macedone che tenne un diario sulla spedizione, ci dice invece che le armate erano inizialmente composte da {{M|30000}} fanti e {{M|5000}} cavalieri, [[Anassimene di Lampsaco]] descrive {{M|43000}} fanti e {{M|5500}} cavalieri, mentre [[Callistene]], lo storico ufficiale della campagna, contava una fanteria di {{M|40000}} unità e una cavalleria di {{M|4500}}.{{Senza fonte}} Sappiamo per certo, in ogni caso, che i soldati provenivano in gran parte dall'esercito del Regno di Macedonia, ma vi erano anche contingenti greci provenienti da tutte le città che facevano parte della [[Lega di Corinto]].
Giunto indisturbato sulle coste dell'[[Anatolia|Asia minore]], Alessandro si recò subito a rendere omaggio alla tomba dell'eroe [[Protesilao]], secondo il mito il primo guerriero [[Achei|acheo]] a sbarcare sulle spiagge di [[Troia]] in occasione del famoso [[Guerra di Troia|assedio]] della città. Ivi giunto, compì un sacrificio e rese palese la sua intenzione di conquistare l'intero Impero di [[Persia]] con un gesto di sicuro effetto: gettò la propria lancia e la lasciò conficcarsi nel suolo, nella terra d'Asia.
==== La battaglia del Granico ====
{{Vedi anche|Battaglia del Granico}}Il comandante delle truppe del [[Sovrani della Persia|Gran Re di Persia]] nella regione era un mercenario greco di nome [[Memnone di Rodi|Memnone]], nato a [[Rodi]] e che aveva sposato una donna persiana. Egli sosteneva che la tecnica migliore per stroncare subito l'avanzata di Alessandro nel continente fosse quella della cosiddetta "[[Terra bruciata (guerra)|terra bruciata]]": attirare l'esercito macedone verso l'interno, e bruciare e distruggere tutto ciò che c'era nei dintorni, così da rendere per i macedoni impossibile l'approvvigionamento dei rifornimenti. I satrapi persiani, però, non furono d'accordo nell'infliggere al proprio territorio danni così ingenti,<ref>{{cita libro|Michael |Thompson|Richard Hook |Granicus 334 BC: Alexander's First Persian Victory, pag 23|2007|Osprey Publishing| |isbn=978-1-84603-099-4}}</ref> e preferirono invece scontrarsi direttamente con le armate di Alessandro il prima possibile. [[File:MacedonEmpire.jpg|miniatura|[[Impero di Alessandro Magno]]. È riportato il tragitto compiuto dal conquistatore e le principali battaglie.|500x500px]]
Lo [[Battaglia del Granico|scontro]] ebbe luogo presso il fiume [[Granico]], nei pressi del sito dell'antica [[Troia]]. La tattica di Alessandro era chiara: aprire dei varchi nella [[fanteria]] nemica, lasciando poi spazio alla [[cavalleria]] per spezzare l'esercito persiano (che era disposto lungo le ripide rive del fiume) e permettendo così alla [[falange macedone]] di caricare con le [[sarissa|sarisse]] e porre fine alla battaglia.
La vittoria fu schiacciante, anche se Alessandro venne ferito, e fu addirittura necessario che [[Clito il Nero]] gli salvasse la vita. L'esercito persiano subì perdite tremende, mentre i macedoni contarono appena un centinaio di morti.<ref>{{cita|Frediani|p. 113}}.</ref> Alessandro inviò trecento tra le armature nemiche più belle ad Atene per essere esposte sull'[[acropoli]], un ovvio riferimento ai trecento guerrieri spartani di re [[Leonida I|Leonida]] che si batterono valorosamente alle [[Termopili]] nel [[480 a.C.]]
==== La resistenza di Mileto e l'accordo con la città di Sardi ====
{{Vedi anche|Assedio di Mileto}}
L'avanzata di Alessandro trovò solo la città di [[Mileto (Asia Minore)|Mileto]] a opporgli fiera resistenza: pur avendo anche loro inviato in precedenza ai Macedoni una lettera di resa, cambiarono idea non appena vennero a conoscenza dell'arrivo imminente di una flotta amica in loro sostegno. Alessandro occupò quindi il porto, cercando di impedirne l'entrata alle 400 navi nemiche che stavano per giungere,<ref>Quelle che provenivano dall'Egitto terminato il vecchio incarico. Si veda {{cita libro|John Maxwell |O'Brien|Alexander the Great: the invisible enemy : a biography, pag 65|1994|Routledge|Milano |isbn=978-0-415-10617-7}}</ref> e assaltò le mura, incominciando l'[[Assedio di Mileto|assedio]]. Dopo tre giorni giunsero i rinforzi ma non venne permesso loro di attraccare: ciò fu possibile grazie allo sforzo di Nicanore e dei suoi soldati che, stanziando nei pressi dell'isola di Lade, controllavano il porto.
Si dice che a questo punto Parmenione suggerì di attaccare la flotta nemica, avendo notato buoni auspici per la vittoria in mare (un'aquila che si era poggiata sulla spiaggia vicino alle loro imbarcazioni); Alessandro, tuttavia, gli rispose che aveva male interpretato i segni e che la vittoria sarebbe venuta per terra, in quanto il volatile si era poggiato sul suolo; l'evento è probabilmente inventato.<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|I, 18, 6-9|Arriano}}.</ref> I Macedoni sconfissero gli avversari e reclutarono trecento uomini nemici nel loro esercito (questo reclutamento indusse alla resa i combattenti nemici più valorosi).
Contro la città di [[Sardi (città)|Sardi]] bastò un accordo con il suo capo, Mitrine, che accolse Alessandro come fosse un amico; il re macedone permise ai cittadini di continuare a regolarsi con le leggi già in uso e concesse inoltre ulteriori privilegi.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|III, 12,6; V, 1,44|Rufo}}.</ref> Raggiunse [[Efeso]], dove i mercenari nemici impauriti erano precedentemente fuggiti, e la occupò instaurando una [[democrazia]] al posto della precedente [[oligarchia]], come era avvenuto nelle altre città conquistate.<ref>{{Cita|Diodoro Siculo, Bibliotheca historica|XVII, 24, 1|Diodoro}} aggiunge anche che furono tolti i contributi che pagavano in precedenza, ma in realtà al posto dei tributi chiese una «contribuzione» al suo dire momentanea.</ref> La città entrò a far parte della [[Lega di Corinto]]. Questa sua politica portò ad Alessandro molti consensi e provocò la resa spontanea di altre città. Tutte le πόλεις (pòleis) della costa, che avevano mal sopportato le ingerenze persiane, salutarono il macedone come un compatriota liberatore.
==== Il controllo delle zone conquistate ====
Il governo della Caria fu affidato ad [[Ada di Caria|Ada]], ultima sorella di [[Mausolo]] e di [[Pissodaro]] (colui che anni prima aveva progettato un matrimonio fra sua figlia e uno dei figli di Filippo).<ref>{{cita|Musti|p. 639}}.</ref> La donna chiese udienza al conquistatore, lasciando [[Alinda (Caria)|Alinda]] (luogo dove aveva trovato rifugio) per incontrarlo; nel parlargli lo denominò ''figlio''.<ref>Ariano 1, 23, 8</ref>
Mentre il grosso dell'esercito svernava in [[Lidia]] (terra poi concessa ad [[Asandro]]) al comando di Parmenione, Alessandro passò in [[Licia (regione storica)|Licia]], in [[Panfilia]], in [[Pisidia]] e in [[Frigia]]; quest'ultima venne concessa al comandante della cavalleria tessalica (Calate) e in sua sostituzione Alessandro nominò nuovo comandante della cavalleria Alessandro Linceste, scelta poi rivelatasi infausta; Linceste, in seguito, fu da lui fatto arrestare con l'accusa di tradimento.<ref>{{cita|Frediani|p. 115}}.</ref>
==== L'assedio ad Alicarnasso ====
[[File:Alexander-Helios Capitolini.jpg|miniatura|Alessandro Magno ritratto come il dio [[Helios|Elio]].]]
L'intento di Alessandro era quello di conquistare tutte le città costiere impedendo l'attracco alle navi nemiche; nel frattempo si ebbe la notizia della morte di un figlio di Dario, ucciso per ordine dello stesso padre in quanto era in procinto di tradirlo.<ref>{{cita|Lane Fox|p. 133}}.</ref>
Si trovò di fronte ad [[Alicarnasso]], una roccaforte dove si era rifugiato Memnone per aiutare la flotta persiana disposta nelle acque vicine; la città era provvista di un grande fossato e disponeva di scorte sufficienti a resistere a un eventuale lungo assedio. In questa battaglia il macedone utilizzò le macchine che lanciavano pietre per difesa e non per attaccare le mura.
Alessandro attaccò quindi una torre, nella vana speranza che il suo crollo coinvolgesse parte delle mura; ma alla caduta della prima non conseguì la caduta della seconda. Si concentrò allora su un'altra zona, colmando prima il fossato e poi attaccando con le sue macchine, senza grossi esiti. In quell'occasione morì Neottolemo, fratello di Aminta di Arrabeo, insieme a circa 170 soldati, mentre meno di venti (16) furono le vittime fra i macedoni, e 300 i feriti.<ref>{{cita libro|James R. |Ashley |The Macedonian Empire: The Era of Warfare Under Philip II and Alexander the Great, 359-323 B.C., pag 207|2004|McFarland| |isbn=978-0-7864-1918-0}}</ref>
I Persiani resistettero ad altri assalti grazie al fuoco che bruciò un'[[elepoli]] dei greci.
Furono allora mandati duemila uomini persiani, mille dei quali armati di fiaccole con l'obiettivo di incendiare ogni macchina nemica, mentre gli altri mille dovevano attaccare di sorpresa i Macedoni nel momento in cui sarebbero stati impegnati a spegnere i vari incendi. La loro azione non colse impreparati gli uomini di Alessandro, che fecero strage dei nemici; del secondo contingente si occupò Tolomeo. I soldati persiani rimasti in vita cercarono di tornare nella città, ma, temendo che anche gli invasori entrassero con loro, venne chiuso il cancello e il ponte stesso non resse al peso. Si contarono
Diodoro differisce totalmente da questa versione (narrata fra gli altri da Arriano-Tolomeo); secondo l'autore, soltanto all'inizio stavano avendo la meglio i Macedoni, guidati fra gli altri probabilmente dai battaglioni di
La città venne incendiata dai Persiani,<ref>{{cita
Alessandro lasciò Orontobate, che si era rifugiato nella roccaforte di
===== I primi tradimenti e il nodo gordiano =====
A questo punto il re macedone diede il congedo a tutti i militari che si erano sposati poco prima di partire per la spedizione<ref>{{Cita|Arriano,
Alessandro viaggiò per [[Termesso]], [[Aspendo]] e
Gli storici non concordano con questo passo per via della presenza di tanti punti oscuri. Anche la sorte di Alessandro di Lincestide viene raccontata in vari modi: Tolomeo dopo la sua cattura non citerà più il suo nome; forse fu ucciso per un tradimento quattro anni dopo le vicende narrate, oppure, come racconta [[Aristobulo di Cassandreia|Aristobulo]], egli morì addirittura prima della partenza per la conquista dell'Asia, ucciso da una donna a cui chiese del denaro.<ref>La donna riferì che di Alessandro l'uomo portava solo il nome, da Aristobulo, fr, 2 b Jacoby</ref> Dati certi riportano però l'esistenza di un comandante dei Traci con tale nome, sia all'epoca di Tebe sia in Asia.
Altri resoconti identificano Sisine come uomo di fiducia del re macedone, che gli rimase fedele sino a poco prima della battaglia di Isso, quando gli venne commissionato l'omicidio di Alessandro; scoperto, per ordine del re, Sisine venne poi ucciso dagli arcieri.<ref>
Dopo aver fatto dono al veterano [[Antigono Monoftalmo]] di un ampio territorio, Alessandro giunse nell'antica capitale [[Gordio (città)|Gordio]], dove si svolse l'episodio del celebre [[nodo gordiano]]: pare che esistesse un antico carro, il cui giogo era assicurato da un nodo inestricabile e che un oracolo avesse promesso il dominio dell'Asia a chi fosse riuscito a scioglierlo. Il macedone, dopo alcuni tentativi, risolse il problema estraendo la spada e tagliando il nodo con un colpo netto.<ref>
A
In seguito Memnone, dopo aver conquistato [[Chio (isola)|Chio]] e le città di [[Lesbo]] ([[Mitilene]] non riuscì mai a conquistarla), tentò di preparare trecento navi con cui partire per invadere Eubea e Attica,<ref>{{Cita|Diodoro Siculo,
==== Battaglia di Isso (333 a.C.) ====
{{vedi anche|Battaglia di Isso}}
[[File:Battle of Issus MAN Napoli Inv10020 n03.jpg|miniatura|Alessandro Magno in sella a [[Bucefalo]] nel mosaico della [[Battaglia di Isso (mosaico)|battaglia di Isso]], conservato presso il [[Museo archeologico nazionale di Napoli]].]]
===== Preludio =====
Alessandro nel giugno del 333 a.C. entrò nella [[Cilicia]] e scese in una radura descritta tempo prima da [[Senofonte]],<ref>[[Senofonte]], ''[[Anabasi (Senofonte)|Anabasi]]'' 1,21,22</ref> arrivando dopo molte miglia a [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]]. Nel frattempo [[Dario III di Persia|Dario III]], a [[Susa (Elam)|Susa]], venuto a conoscenza della morte del suo più celebre generale, convocò il consiglio di guerra; Caridemo chiese di essere posto al comando di un esercito di {{M|100000}} uomini,<ref>{{Cita|Diodoro Siculo, Bibliotheca historica|XVII, 30, 4|Diodoro}}.</ref> ma l'imperatore persiano decise di muoversi personalmente a partire da luglio. Verso la fine di agosto o l'inizio di settembre partì. Le cifre dell'esercito persiano non sono riportate correttamente da nessun cronista storico del tempo: erano {{M|600000}} secondo Arriano e Plutarco,<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|18, 6|Plutarco}}.</ref> {{M|400000}} fanti a cui si sommano {{M|100000}} cavalieri secondo Giustino e Diodoro, mentre Callistene e Curzio Rufo riferiscono solo di {{M|30000}} mercenari greci; altri riportano che il contingente schierato fu di {{M|160000}} unità.
In ogni caso Dario aveva radunato un'armata numerosa, tre o quattro volte superiore a quella macedone. I Persiani si schierarono nella pianura a est dei monti Amanos (oggi chiamati [[Monti Nur|Nur]]), all'uscita del passo denominato "porte siriache", acquartierandosi nella città di Sochi (o Sochoi).<ref>{{cita libro|Luisa|Prandi |Callistene: uno storico tra Aristotele e i re macedoni, pag. 101|1985|Editoriale Jaca Book |isbn=978-88-16-95017-7}}</ref>
Nel frattempo Alessandro fu colpito da una malattia, forse per aver nuotato nel [[Cidno]]. Il medico Filippo di Acarnania si occupò di curarlo, ma alcuni temettero che potesse invece cercare di ucciderlo, visto che da poco si era unito alle schiere di Alessandro. Secondo Arriano e Curzio, [[Parmenione]]<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|19, 2-9|Plutarco}}.</ref> fece pervenire ad Alessandro una lettera dove si riferiva dell'intenzione del medico di ucciderlo. Alessandro lesse la lettera poco prima di bere il rimedio approntato dal medico e, confidando della sua lealtà, bevve comunque il farmaco e subito dopo gli consegnò la lettera. Il re guarì verso la fine di settembre. Successivamente passò per [[Anchialo]], dove una tradizione diceva che questa città e quella di Tarso furono costruite in un giorno e, dopo la conquista di [[Soli (Cilicia)|Soli]], corse a [[Mallo (Turchia)|Mallo]], dove era in atto una [[guerra civile]] che fece terminare; qui venne a conoscenza che Dario era posizionato a Sochi e decise quindi di affrontarlo.<ref>{{cita libro|Donald |W. Engels |Alexander the Great and the logistics of the Macedonian army, pag 46|1980| University of California Press |isbn=978-0-520-04272-8}}</ref> Alessandro lasciò i feriti e i malati delle sue truppe a [[Isso (città antica)|Isso]], poi riprese la marcia e giunse a [[Miriandro]] dove si accampò.<ref>Arriano, ''Anabasi di Alessandro'', Libro II, cap. VI.</ref> Qui decise di attendere Dario attraverso le [[Porte Assire]] (oggi chiamato [[Passo Beilan]]).<ref>{{Cita libro |autore-capitolo= Daniele Forconi |titolo= Alessandro Magno |anno= 2002 |città= Firenze |editore= Giunti Gruppo Editoriale |capitolo= Il crollo dell'impero persiano |isbn= 88-09-02760-4 |url= http://books.google.it/books?id=49AAL9Yj6MMC&pg=PA53&dq |p=53, cit.}}</ref>
===== La battaglia =====
[[File:battleofissus333BC-mosaic.jpg|upright=1.6|miniatura|sinistra|Mosaico della [[battaglia di Isso]] proveniente dalla [[Casa del Fauno]] (Napoli, Museo Archeologico).]]
[[Parmenione]] fu mandato in avanscoperta e a fatica riuscì a controllare il [[passo di Kara-kapu]], [[Alessandretta]] e una parte di Isso; Alessandro lo raggiunse successivamente.
A novembre, infine, il re persiano, temendo che l'inverno lo costringesse a ritirarsi nei quartieri invernali senza aver fermato Alessandro, gli venne incontro. Entrambi non sapevano esattamente dove si trovasse l'altro. Arrivato a Isso, Dario trovò solo gli uomini abbandonati dal re avversario, in quanto non erano più utili all'imminente battaglia perché feriti o malati; il suo nemico si trovava a sole quindici miglia circa più a sud.<ref>{{cita|Lane Fox|p. 165}}.</ref>
Fiducioso della superiorità numerica del suo esercito, Dario si spostò alle spalle del nemico, nella pianura costiera di Isso, l'odierna [[Dörtyol]]; la sua idea era quella di spezzare l'esercito macedone, confidando che l'alto numero dei soldati reclutati lo avrebbe portato alla vittoria anche su un terreno meno favorevole, nella ristretta pianura chiusa tra i monti del [[Tauro (catena montuosa)|Tauro]], il mare e il fiume Pinar,<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|20, 5-7|Plutarco}}.</ref> dove poterono essere schierati non più di {{M|60000}} fanti, {{M|30000}} cavalieri, altri {{M|20000}} uomini e dietro a loro {{M|30000}} mercenari greci.<ref name=Batta1>Le cifre sono prese da {{cita|Frediani|pp. 134-135}}.</ref> Il tutto equivaleva per capacità alla falange macedone.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|III, 9, 2|Rufo}}.</ref> Ancora più dietro vennero schierati altri soldati, mentre Dario occupava il centro come loro usanza,<ref>Ogni ordine sarebbe stato impartito ed eseguito in metà tempo, così in Senofonte, ''Anabasi'', 1,8,21</ref> su un carro con {{M|3000}} uomini posti a guardia. Alla sinistra si posero {{M|6000}} arcieri e {{M|20000}} fanti sotto il comando di [[Aristomede]].<ref name=Batta1/>
Lo scontro
===== Dopo la battaglia =====
[[File:BMVB1452-Justus Sustermans-La familia de Darius davant Alexandre el Gran.JPG|miniatura|''La famiglia di Dario davanti ad Alessandro'', [[Justus Sustermans]].]]
La battaglia si concluse con una completa disfatta dei Persiani, tra i quali si contarono oltre {{M|110000}} morti<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|20, 10|Plutarco}}.</ref> fra cui ufficiali quali Savace (satrapo d'Egitto), Arsame, Reomitre e Atize, i quali avevano già combattuto in passato contro l'avanzata macedone uscendone in salvo. Il Grande Re perse le sue migliori truppe, quasi tutti i più validi ufficiali del suo esercito e soprattutto il proprio prestigio di condottiero, distrutto dalla sua precipitosa fuga davanti al nemico.
Fra i Macedoni si contarono 150 perdite, tra cui 32 fanti, mentre i feriti erano oltre 500.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|III, 11, 27|Rufo}}.</ref> Lo stesso Alessandro venne ferito a una coscia. Vennero catturati, oltre a un immenso bottino, anche alcuni familiari di Dario tra cui sua madre [[Sisigambi]], sua moglie [[Statira I]] e le sue figlie [[Statira II]] e [[Dripetide]].<ref>{{cita|Musti|p. 641}}.</ref>
Il giorno successivo Alessandro andò con [[Efestione]] a far visita alle prigioniere. In quell'occasione Sisigambi non seppe riconoscere chi dei due fosse il re, rendendo omaggio alla persona sbagliata. Un servo le fece notare l'errore e il conquistatore macedone per evitarle l'imbarazzo le disse di non preoccuparsi in quanto entrambi erano Alessandro;<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|III, 12, 7|Rufo}}.</ref> il condottiero, adeguandosi a come già aveva fatto con Ada tempo addietro, incominciò a rivolgersi alla regina persiana chiamandola madre.<ref>{{Cita|Diodoro Siculo, Bibliotheca historica|XVII, 37, 6|Diodoro}}.</ref>
Visitò i feriti, pur essendo lui stesso uno di loro, e onorò ogni soldato che si fosse distinto durante la battaglia offrendo ricompense adeguate.<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|II, 12, 1|Arriano}}.</ref>
===== L'ambasciata di pace =====
Giunto a [[Marato]], il conquistatore macedone ricevette alcuni [[ambasciatori]] inviati dal re persiano; questi chiedevano la pace e il riscatto dei prigionieri. Gli ambasciatori erano accompagnati da una lettera con la quale si ricordava ad Alessandro che, ai tempi del padre Filippo, la Macedonia e la Persia erano state alleate e furono i Macedoni a infrangere per primi tale alleanza.<ref>{{cita|Citati|p. 99}}.</ref>
Alessandro rifiutò le proposte di pace di Dario preferendo la via della conquista all'accontentarsi dei numerosi territori fino a quel momento assoggettati. Invece di proseguire immediatamente verso l'[[Asia]] preferì entrare in [[Egitto]] al fine di coprire le spalle al suo esercito prima della spedizione successiva.
==== Damasco e Tiro ====
{{vedi anche|Assedio di Tiro (332 a.C.)}}
[[File:AlexanderIIIAthenaAndNike.jpg|
[[File:AlexanderCoin.jpg|miniatura|Moneta d'argento di Alessandro.]]
Parmenione poi fu inviato a [[Damasco]], dove riuscì a racimolare {{M|2600}} talenti<ref>{{cita libro|M. A. |Dandamaev |A political history of the Achaemenid empire, Ancient Near East, pag 323|1989|BRILL| |isbn=978-90-04-09172-6}}</ref> e 500 libbre d'argento, con i quali riuscì a pagare ogni debito contratto con l'esercito. Parmenione riportò con sé anche 329 musiciste e quaranta «fabbricanti di profumi»,<ref>Ateneo, Dipnosofisti, XIII 607 f 608 a</ref> oltre a uno scrigno in cui Alessandro nascose la sua copia dell{{'}}''Iliade'' e [[Barsine]], figlia di Artabazo (che discendeva da una figlia di un re) e vedova del generale Memnone,<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|21, 7-9|Plutarco}}.</ref> che divenne una delle compagne dello stesso re macedone, da cui ebbe un figlio, Eracle.
Dopo la vittoria lo stesso Alessandro scrisse una lettera a Dario con la quale gli comunicò che avrebbe dovuto chiamarlo «signore di tutta l'Asia» e che avrebbe potuto ottenere il riscatto della moglie e dei figli se fosse venuto di persona a chiederlo. Nel caso in cui il sovrano persiano non l'avesse riconosciuto superiore a lui ci sarebbe stato un nuovo combattimento.<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|II, 14, 4-9|Arriano}}.</ref>
Alessandro si dedicò quindi alle città costiere per eliminare le ultime basi della flotta persiana. Si sottomisero senza opporre resistenza [[Arados|Arado]], [[Biblo]] e [[Sidone]] con le loro flotte navali, mentre [[Tiro (città antica)|Tiro]], che per allearsi o meno attendeva di capire chi stesse vincendo fra i due schieramenti,<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|IV, 2, 2|Rufo}}.</ref> non fu benevola come le precedenti. Il re cercò in un primo momento di convincerli a farli entrare in città con il pretesto di voler rendere omaggio a una loro divinità, [[Melqart]]; loro tuttavia non acconsentirono e gli venne suggerito di recarsi nella parte vecchia della città dove vi era un tempio dedicato. In questo modo avrebbero quindi evitato la parte nuova, quella che invece interessava al macedone.<ref>Giustino, XI,10.11</ref> Il conquistatore inviò loro dei messaggeri che furono tutti uccisi, violando il codice non scritto.<ref name=DXXX>{{Cita|Diodoro Siculo, Bibliotheca historica|XXX, 18|Diodoro}}.</ref> Era il mese di febbraio dell'anno [[332 a.C.]]
La città oppose un'accanita resistenza, forte anche del fatto che [[Cartagine]] aveva promesso di inviare presto soccorsi. La parte nuova era ubicata su un'isola vicino alla costa (si parlava di una distanza di 700 metri); Alessandro pensò dunque di utilizzare dei detriti dell'antica città continentale, distrutta due secoli prima da [[Nabucodonosor II]] (dopo un assedio di tredici anni), per unire l'isola alla costa rendendola dunque una penisola, usando anche alberi, legname a cui venivano alternati strati di macigni e detriti.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|IV, 3, 9|Rufo}}.</ref> Intanto racimolò, durante un viaggio che lo portò anche a [[Sidone]], una piccola flotta composta da 224 navi, fra cui alcune [[quinquereme|quinqueremi]] del re [[Pnitagora]], sovrano dei [[Cipro|ciprioti]]<ref>{{cita libro|Rufus|J. E. Atkinson, Virginio Antelami, Tristano Gargiulo |Quintus Curtius |Storie di Alessandro Magno, Scrittori greci e latini. Volume 1, pag 101|1998 |Lorenzo Valla| |isbn=978-88-04-43468-9}}</ref> a cui il conquistatore donò una miniera di rame. Oltre a loro riuscì ad aggiungere alle sue file anche {{M|4000}} mercenari comandati da [[Cleandro]].
L'assedio durò sette mesi (dal febbraio del [[332 a.C.]] sino a luglio-agosto). Fra le varie idee utilizzate vi fu quella di due navi unite a prua che trasportavano degli arieti. La resistenza dei Tiri fu eroica: riparavano ogni breccia creata, gettavano pietre contro le navi che trasportavano gli arieti (anche se tali massi furono raccolti e catapultati lontano dagli assalitori), tagliavano le corde che reggevano le ancore anche con l'uso di [[palombaro|palombari]] (in seguito furono sostituite da catene).<ref>{{cita|Lane Fox|pp. 187-188}}.</ref> Inoltre, dato il gran numero di tecnici e ingegneri presenti nella città, costruirono facilmente tante nuove macchine da guerra per opporsi con più efficacia all'assedio;<ref>{{Cita|Diodoro Siculo, Bibliotheca historica|XVII, 41, 3|Diodoro}}.</ref> a loro si contrapponeva, nella costruzione di macchine all'avanguardia, un solo inventore tessalo, [[Diade (inventore)|Diade]].
Giunse un'altra lettera da Dario, una proposta di pace, probabilmente durante l'assedio a Tiro.<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|II, 25, 13|Arriano}}; con tale data non concorda Plutarco, che indica la ricezione della missiva nella primavera del [[331 a.C.]]</ref> Questa volta alla proposta erano allegati molti doni fra cui {{M|10000}} talenti, la mano di sua figlia e il possesso di un vasto territorio sino all'[[Eufrate]]. Vi fu qui una celebre conversazione fra Parmenione e Alessandro: «Se io fossi Alessandro, accetterei la tregua e concluderei la guerra senza più correre altri rischi». «Lo farei se fossi Parmenione; ma io sono Alessandro e come il cielo non contiene due soli, l'Asia non conterrà due re».<ref name=DXXX/>
Fu probabilmente la notizia della morte della moglie, avvenuta durante il travaglio di un nuovo nascituro, a far cambiare idea al re.<ref>{{cita|Citati|pp. 101-102}}.</ref> Infatti, saputo del secondo rifiuto, Dario si dedicherà a radunare un esercito ancora più vasto del precedente. Nel frattempo la flotta navale macedone sconfisse molti dei suoi nemici, fra cui Carete, fuggito tempo addietro dalla Grecia stessa.
Gli abitanti di Tiro vennero informati che i rinforzi da Cartagine non sarebbero giunti e di conseguenza escogitarono altre difese ancora più cruente, fra cui quella di gettare dalle mura sabbia e fango bollente che una volta entrate nelle armature degli assedianti avrebbero causato ustioni.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|IV, 3, 24-26|Rufo}}.</ref> Si dice che Alessandro abbia avuto dei dubbi sulla prosecuzione dell'assedio; alla fine scelse di continuare ciò che aveva incominciato, dato che una rinuncia sarebbe stata una testimonianza troppo grande della sua non invincibilità.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|IV, 4, 2|Rufo}}.</ref>
Plutarco racconta che, giunti all'ultimo giorno del mese di agosto, l'[[indovino]] [[Aristandro]] predisse, dopo aver interpretato i segni che il cielo stava dando, la conquista della città entro la fine del mese; Alessandro quindi decise che quel giorno non era più il trenta ma il ventotto del mese.<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|25, 1-3|Plutarco}}.</ref> Alla fine di agosto le navi di Alessandro subirono un pesante attacco e quelle di Pnitagora, [[Androclo]] e [[Pasicrate]], dopo essere state speronate, affondarono l'una dopo l'altra. Non appena il macedone si accorse di quanto stava accadendo ordinò alle navi più vicine di avvicinarsi al molo nemico impedendo così l'uscita di altri convogli e permettendo di concentrare l'azione su quelli rimasti.<ref>{{cita|Frediani|p. 162}}.</ref> I Macedoni utilizzarono a quel punto varie tattiche: l'attacco a entrambi i porti, un diversivo con una piccola unità navale e l'attacco decisivo alle mura. L'offensiva fu inizialmente guidata da [[Admeto (macedone)|Admeto]], ammiraglio della nave del re, poi ucciso in quella battaglia.<ref>{{cita libro|W. W. |Tarn |Alexander the Great: Volume 2, Sources and Studies, Volume 2, pag 120|2003|[[Cambridge University Press]]| |isbn=978-0-521-53137-5}}</ref> Successivamente l'attaccò fu guidato da Alessandro in persona. Per paura della sconfitta imminente ci fu chi preferì uccidersi.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|IV, 4, 12|Rufo}}.</ref> La città infine cadde e le perdite macedoni furono in quell'attacco circa una ventina, che si sommano alle circa quattrocento nel corso di tutto l'assedio.<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|II, 24|Arriano}}.</ref>
In quest'occasione si vide la furia del re: fece uccidere {{M|8000}} cittadini (di cui {{M|2000}} vennero [[crocifissione|crocifissi]])<ref>{{cita libro|Edward |Farr |History of the Persians, pag 252|1850|Robert Carter| }}</ref> e molti di più furono ridotti in [[schiavitù]] o venduti; si mostrò tuttavia benevolo con chi aveva trovato riparo nei templi, fra cui il re di Tiro, [[Azemilco]]. Alessandro fu dunque di parola e sacrificò, come aveva chiesto di fare in precedenza al dio locale, la catapulta che aveva fatto per prima breccia nella città.<ref>{{cita|Lane Fox|p. 190}}.</ref>
La data della caduta della città è controversa: Arriano cita il mese di luglio, all'epoca in cui si distingueva come magistrato d'Atene Aniceto, che aveva cambiato nome in [[Nicerato]] per festeggiare la vittoria di Alessandro.<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|II, 24, 6|Arriano}}.</ref>
==== La conquista di Gaza ====
[[File:ACMA 1331 Alexander 1.JPG|thumb|Busto di Alessandro Magno attribuito a [[Leocare]], [[330 a.C.]] circa, [[Museo dell'Acropoli di Atene]]]]
Dopo [[Dor (città antica)|Dor]] e [[Ashdod]] arrivò il turno di [[Gaza]], comandata da [[Batis]] (o Bati), che si oppose alla conquista. Alessandro fece trasportare le macchine da guerra utilizzate in precedenza e alle proteste dei suoi uomini replicò, dopo aver osservato le possenti mura della fortezza scoscesa, che più un'impresa appariva impossibile a maggior ragione doveva essere compiuta per stupire alleati e nemici.<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|II, 26, 2|Arriano}}.</ref> Incominciò dunque la costruzione di gallerie, impresa facile vista la conformità del terreno.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|IV, 6, 8|Rufo}}.</ref>
Nel contempo decise di fare costruire torri più alte delle mura nemiche in modo da poterle colpire dall'alto grazie all'utilizzo di catapulte (le [[elepoli]] non riuscivano ad avvicinarsi abbastanza). Per utilizzarle occorreva prima costruire un [[terrapieno]]; nonostante i Macedoni avessero a disposizione solo fango e sabbia vi riuscirono in pochi mesi, secondo Diodoro in due.<ref>
Il re non aspettò che la ferita guarisse, ma ritornò alla battaglia; durante l'assedio la ferita riprese a sanguinare e a gonfiarsi,<ref>
[[Gerusalemme]] aprì le porte e si arrese. Secondo
==== Egitto ====
Nel novembre del [[332 a.C.]] Alessandro incominciò il viaggio verso l'Egitto; superato dopo tre giorni il deserto e il lago Serbonide, giunse in quelle terre venendo accolto come un liberatore e facendosi consacrare [[faraone]]: qui, infatti, il giogo persiano era maggiormente avvertito e poco accettato, poiché solo dodici anni prima il popolo era libero dal potere dei Persiani.<ref>{{cita|Musti|p. 643}}.</ref>
La conquista dell'Egitto non era stata concordata con la lega di Corinto quindi il re macedone non poté unirla con il resto delle sue conquiste. Inoltre si astenne dal nominare un satrapo al quale preferì la collocazione strategica di alcune sue guarnigioni in posti chiave come [[Menfi (Egitto)|Menfi]] e [[Pelusio]]. Per la gestione amministrativa del territorio furono scelti due nomarchi, Doloaspi e Petisi, mentre l'amministrazione delle finanze fu affidata a un greco residente in Egitto, [[Cleomene di Naucrati]].<ref>{{cita|Mossé|p. 19}}.</ref> Assegnò ai suoi uomini cariche militari ma non civili. Durante la sua marcia apprese delle varie vittorie riportate dagli alleati: Lesbo, [[Tenedo]] e Cos erano ora in mano sua.
Dimostrò grande rispetto per gli dei egiziani<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 1-4|Arriano}}.</ref> e una profonda devozione per [[Ramses II]], suo mito e icona, in onore del quale costruì una stele; a [[Menfi (Egitto)|Menfi]] fece un sacrificio al bue [[Api (mitologia egizia)|Api]], ingraziandosi così i sacerdoti egiziani:<ref>{{cita|Citati|p. 24}}.</ref> tempo addietro, durante la riconquista persiana del territorio egiziano, [[Artaserse III]] aveva ucciso un toro sacro e ne aveva divorato la carne, mentre il re macedone con questo gesto conquistò la fiducia del popolo.
===== La costruzione di Alessandria =====
La città venne chiamata [[Alessandria d'Egitto]]. Il progetto [[topografia|topografico]] fu realizzato dal celebre architetto dell'epoca [[Dinocrate di Rodi]]<ref>{{cita libro|Alan K. |Bowman |L'Egitto dopo i faraoni, pag 228|1997|[[Giunti]]| |
===== L'oracolo di Amon =====
In seguito Alessandro (o forse prima, secondo alcuni studiosi)<ref>{{cita libro|Plutarco||Alessandro Cesare, pag.99|2009|[[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]], ventitreesima edizione| |
Questo viaggio fu forse intrapreso perché Alessandro sapeva che lo avevano compiuto in precedenza [[
Le domande che pose furono più di una: inizialmente, chiese se avesse vendicato la morte del padre, ma gli venne risposto che non si trattava di suo padre in quanto lui era una divinità
Arriano differisce da questa narrazione rivelando che il re macedone non pose le domande sopra citate,<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 4
Dopo un anno di sosta nel regno egiziano ritornò in Asia.<ref>{{cita
Alessandro adottò anche la tradizionale titolatura dei sovrani egizi.
{{Titolaturaegizia
|nomeH= <hiero> </hiero>
|traslH=hwnw
|letturaH=
|significatoH=
|nomeN= <hiero> </hiero>
|traslN=
|letturaN=
|significatoN=
|nomeG= <hiero> </hiero>
|traslG=
|letturaG=
|significatoG=
|nomeGA= <hiero>N5-A28-ib-i-mn:n-U21:n</hiero>
|traslGA=h՚՚ ib r՚ stp.n imn
|letturaGA=Haaibra setepenamon
|significatoGA= Il cuore di [[Ra]] è contento, scelto da [[Amon]]
|nomeR= <hiero>i-E23:V31:O34-i-D46:r:O34</hiero>
|traslR= i l k s n d r s
|letturaR=Alexandros
|significatoR=
}}
==== Battaglia di Gaugamela (331 a.C.) e la fine di Dario ====
{{Vedi anche |Battaglia di Gaugamela}}
===== Preludio =====
[[File:Battle of Gaugamela.jpg|miniatura|sinistra|La battaglia di Gaugamela in un dipinto di [[Jan Brueghel il Vecchio]].]]
Nella primavera del [[331 a.C.]] Alessandro riprese la marcia verso oriente dove Dario aveva radunato un esercito nelle pianure dell'[[Assiria]]. Qui il sovrano persiano avrebbe potuto sfruttare al meglio la propria superiorità numerica.
L'armata macedone doveva attraversare l'[[Eufrate]] e quindi passare per [[Tapsaco]]. Al satrapo [[Mazeo]] venne affidato il compito di impedire all'esercito di Alessandro di prendere la via per [[Babilonia (città)|Babilonia]] e di
Il
Alessandro si fermò
Il contatto con l'esercito di Dario avvenne all'alba del
===== Forze in campo =====
La battaglia fu di vitale importanza per Alessandro. Si racconta che egli avesse solo {{M|30000}} fanti e {{M|3000}} cavalieri contro un milione di Persiani. Il numero di Persiani, imprecisato in realtà, è secondo alcuni storici di numero molto inferiore a quanto si racconta<ref>Non potevano superare i {{M|12000}} uomini secondo {{cita libro|Hans |Delbrück |History of the Art of War: Warfare in antiquity, pag 212|1990| U of Nebraska Press| |isbn=978-0-8032-9199-7}}, mentre Robin Lane Fox cita {{M|30000}} uomini, {{cita|Lane Fox|p. 236}}.</ref> e variava a seconda della fonte riportata:
* [[Marco Giuniano Giustino|Giustino]]: {{M|600000}} soldati<ref>[[Marco Giuniano Giustino]],11,6,11</ref>
* [[Diodoro Siculo]]: {{M|800000}} cavalieri e {{M|200000}} fanti<ref>{{Cita|Diodoro Siculo, Bibliotheca historica|XVII, 39, 4|Diodoro}}.</ref>
* [[Quinto Curzio Rufo]]: {{M|600000}} fanti e {{M|45000}} cavalieri
* [[Flavio Arriano|Arriano]]: {{M|1000000}} di fanti, {{M|40000}} cavalieri, 200 carri e 15 elefanti armati<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 8|Arriano}}.</ref>
[[File:Battle of Gaugamela, 331 BC - Opening movements.png|miniatura|upright=1.2|[[Battaglia di Gaugamela]]: disposizione iniziale e primi movimenti.]]
L'armamentario persiano venne sostituito completamente nel tentativo di adeguarlo a quello macedone. Il punto debole dell'esercito di Dario rimaneva comunque la fanteria che non poteva rivaleggiare in abilità con la controparte. {{chiarire|Questa unità militare venne abbandonata dai mercenari greci mentre i [[cardiaci]] non si dimostrarono all'altezza.<ref>Secondo la fonte il problema più grande dell'esercito persiano era costituito dall'inettitudine del comandante in campo. Si veda William W. Tarn. ''Storia del mondo antico'', volume V, p 311</ref>}}<!-- Non si capisce bene di che cosa si sta parlando. "venne abbandonata": che vuol dire? I "cardiaci" chi erano? La fonte precisa qual è? --> Dario schierò al centro gli elefanti come ultima risorsa di difesa della propria persona. Le forze in campo stavolta erano schierate al meglio grazie anche alla conformità del terreno che il re volle perfetta, arrivando persino a spianare ogni rialzo del terreno<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|IV, 9, 10|Rufo}}.</ref> Alle sue forze si erano uniti [[Besso (storia)|Besso]] dalla [[Battriana]] con {{M|8000}} uomini, Mauace che guidava gli arcieri a cavallo, Barsaente al comando di circa {{M|2000}} uomini, [[Frataferne]] con i Parti, Satibarzane, Atropate con i Medi, Orontobate, [[Ariobarzane (generale persiano)|Ariobarzane]] e Orxine con la gente proveniente dalle sponde del [[Mar Rosso]], Oxatre con gli Uxii e i Susiani (forse {{M|2000}} uomini), Bupare con i Babilonesi, Ariace con i Cappadoci e infine Mazeo con parte dei Siriani,<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 8, 3-5|Arriano}}.</ref> posizionato alla destra dello schieramento.
A tale esercito Alessandro aveva frapposto gli [[Eteri (antica Grecia)|eteri]] (circa {{M|10000}}) con le sarisse al centro, i portatori di scudo (circa {{M|3000}}) che coprivano la loro destra, i cavalieri (fra cui il re) ancora più a destra, poi arcieri (circa {{M|2000}}), frombolieri e lanciatori di giavellotto.<ref>{{cita|Lane Fox|p. 237}}.</ref> Il lato sinistro affidato a Parmenione era quasi unito agli eteri. A entrambi i lati, per prevenire un possibile accerchiamento, vi erano due piccole unità nascoste e poste in obliquo rispetto al resto delle forze, pronte ad attaccare; se non fosse bastato avrebbero potuto ritirarsi per lasciare spazio alle riserve. Alessandro cercò solo di utilizzare al meglio le sue risorse, eliminando il superfluo nell'armamento.<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 9, 1|Arriano}}.</ref> I suoi uomini più fidati, Clito il Nero, Glaucia, Aristone, Eraclide, Demetrio, Meleagro ed [[Egeloco]], erano tutti ai comandi di Filota, figlio di Parmenione, mentre l'altro suo figlio, [[Nicanore di Stagira|Nicanore]], si trovava al centro insieme con [[Ceno (generale)|Ceno]], Perdicca, l'altro Meleagro, [[Poliperconte]] e Simmia. Nella parte più interna vi erano Cratero, [[Erigio]], Filippo il figlio di Menelao, arrivando infine a Parmenione. Oltre a loro Andromaco guidava la cavalleria dei mercenari.
Per evitare di essere accerchiato da un esercito tanto più numeroso del suo e disteso su un fronte lunghissimo, Alessandro aveva schierato una seconda linea dietro il fronte di battaglia. La vittoria fu decisa dall'attacco della cavalleria all'ala destra, da lui stesso guidata, mentre il generale Parmenione teneva fronte alla cavalleria nemica sul lato opposto.
Alessandro si preparò in grande stile per la battaglia: portava una veste tessuta in Sicilia, il pettorale che faceva parte del bottino di Isso, l'elmo di ferro creato da Teofilo, la spada donatagli da uno dei re di Cipro, e un manto elaborato da Elicone, regalo della città di [[Rodi]].<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|32, 9-11|Plutarco}}.</ref>
===== La battaglia =====
[[File:Battle gaugamela decisive.png|miniatura|upright=1.2|sinistra|[[Battaglia di Gaugamela]]: movimenti decisivi di Alessandro e attacco finale.]]
Dello scontro nessuno storico poté dare un resoconto certo per via dell'enorme confusione creatasi, tanto è vero che si concorda sulla conclusione in una nuvola di [[polvere]]: durante lo scontro la [[visibilità (meteorologia)|visibilità]] era ridotta di molto in quanto si poteva vedere a una distanza di 4-5 metri ma non di più.<ref>J.F.C. Fuller, ''The Generalship of Alexander the Great'', 1958, pag 178</ref>
L'attacco persiano degli Sciti e dei Battriani, volto ad aggirare il nemico, venne effettuato ma trovò il secondo sbarramento macedone come aveva previsto Alessandro nella sua tattica. I carri falcati vennero sommersi dai giavellotti, da frecce e altre armi da lancio e molti di essi rallentarono a tal punto da permettere ai macedoni di prenderne possesso balzandoci sopra uccidendo i guidatori.<ref>{{cita|Frediani|p. 191}}.</ref> Altri furono bloccati prima che riuscissero a partire. C'è chi racconta della perdita di arti e di alcune teste che rotolavano per terra,<ref>{{Cita|Diodoro Siculo, Bibliotheca historica|XVII, 58, 5|Diodoro}}.</ref> e chi si sofferma sui cavalli che rovesciavano spaventati i carri.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|IV, 15, 14-17|Rufo}}.</ref>
Le truppe di Mazeo si scontrarono con quelle di Parmenione arrivando in prossimità del campo dove erano segregati i prigionieri; fra questi spiccava la regina di Persia, madre di Dario,<ref>
Ci fu un attacco diretto da parte di Alessandro nei confronti del re nemico: il macedone colpì il cocchiere di Dario con una lancia uccidendolo. Il sovrano persiano, perso il carro, fuggì su
Senza il comando reale le truppe rimanenti furono facile preda dei Macedoni. Inizialmente i Persiani pensavano che fosse il re
I morti furono molti: se ne contavano circa
==== Dopo Gaugamela ====
Alessandro riprese l'inseguimento del re nemico appena le acque si furono calmate. Da poco superata la mezzanotte, partì alla volta di Arbela dove, giunto sul far del giorno, non trovò Dario (fuggito nei territori montuosi della [[Media (regione storica)|Media]]) ma solo parte del suo tesoro. Non poté proseguire oltre poiché i cavalli erano esausti, tanto da doverne uccidere un migliaio.<ref>{{cita
Caddero nelle mani del re macedone magazzini, preziosi e decine di migliaia di prigionieri. Decise di informare i Greci che le loro città non erano più soggette alla [[tirannia]] e da ora in poi si sarebbero governate con leggi proprie<ref>{{Cita|Plutarco,
[[File:Charles Le Brun - Entry of Alexander into Babylon.JPG|thumb|upright=1.3|L'ingresso di Alessandro Magno a [[Babilonia (città antica)|Babilonia]], di [[Charles Le Brun]] (1665)]]
Continuò la marcia, questa volta senza alcuno scontro. Degno di nota durante il tragitto fu l'incontro di una voragine da cui continuamente usciva fuoco e nella quale si poteva osservare una corrente di uno strano liquido ([[nafta]]).<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|35, 1-4|Plutarco}}.</ref> Si trattava dei [[fuochi eterni di Baba Gurgur]].
Alla fine di ottobre Alessandro [[Conquista di Babilonia (331 a.C.)|entrò in Babilonia]] dove ottenne la sottomissione del satrapo [[Mazeo]]. Quest'ultimo fu lasciato al governo della provincia affiancato da un comandante militare e da un tesoriere greco. Qui riposò circa cinque settimane ed ebbe tempo per osservare i [[Giardini pensili di Babilonia|giardini pensili]] costruiti da [[Nabucodonosor II|Nabucodonosor]], cercando di far inserire in quella [[Sette meraviglie del mondo|meraviglia]] anche piante di origine greca; con l'eccezione dell'edera quest'idea non ebbe fortuna.<ref>{{cita|Lane Fox|pp. 255-256}}.</ref>
[[File:Hanging Gardens of Babylon.jpg|miniatura|upright=1.2|Riproduzione (probabilmente ottocentesca) dei [[Giardini pensili di Babilonia]]]]
Si diresse quindi a [[Susa (Elam)|Susa]], raggiungendola in venti giorni, per impadronirsi dei tesori che vi si conservavano. La città era sprovvista di mura.<ref>Da una descrizione di un soldato tessalo, Strabone XV,3.3</ref> Qui Alessandro poté anche recuperare diverse opere d'arte sottratte da [[Serse I di Persia|Serse]] in Grecia nel [[480 a.C.]], tra cui il famoso gruppo statuario dei [[Tirannicidio|tirannicidi]] Armodio e Aristogitone, che fece rispedire ad Atene; recuperò anche ingenti somme, come quarantamila talenti e forse altri cinquemila provenienti da altro luogo.<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|36, 2|Plutarco}}.</ref> A Susa lasciò i familiari di Dario. Il macedone si volle sedere sul trono del re persiano, evento tanto atteso dai sudditi a tal punto che Demarto non riuscì a trattenere le lacrime pensando ai morti lungo il percorso che persero tale spettacolo.<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|36, 7|Plutarco}}.</ref> Durante questo soggiorno diede molte ricompense ai suoi soldati: a Parmenione diede la sontuosa casa di [[Bagoas (Artaserse III)|Bagoa]] (il ministro che aveva avvelenato [[Artaserse III di Persia|Artaserse III]] e la sua famiglia, ed era stato a sua volta avvelenato da Dario III; da non confondere con l'altro omonimo [[Bagoas (Alessandro Magno)|eunuco amico]] di Alessandro).<ref>{{cita libro|Plutarco||Alessandro Cesare, pag 133|2009|[[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]], ventitreesima edizione| |isbn=978-88-17-16613-3}}</ref> Scrisse a sua madre e ad Antipatro, rimasti lontano, e sapendo che il secondo odiava la prima scrisse all'amico che le lacrime di una madre cancellavano il contenuto di mille lettere.<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|39, 12-13|Plutarco}}.</ref> Lasciò Susa verso la metà di dicembre.
Dopo aver superato il fiume che all'epoca si chiamava Pasitigris (in seguito [[Karun]]), entrò poi nel territorio degli [[Uxii]], a circa sessanta chilometri da Susa, che in parte non si arresero al nuovo re. Chiesero ad Alessandro un tributo da versare se avesse avuto intenzione di passare per le loro terre. La risposta del macedone fu quasi di sfida, chiedendo loro di farsi trovare pronti al momento del suo passaggio; poi li attaccò di notte, forte degli {{M|8000}} uomini della falange, radendo al suolo ogni loro possedimento.<ref>{{cita|Frediani|p. 201}}.</ref> Gli Uxii sopravvissuti attaccarono ancora ma furono sconfitti ogni volta. In una giornata il macedone risolse un problema che affliggeva il regno persiano da quasi due secoli.<ref>J.F.C. Fuller, The Generalship of Alexander the Great, 1958, pag 228</ref>
Restava ancora Ariobarzane, governatore della [[Perside]], che voleva fuggire con il tesoro rimasto, sapendo che l'intero esercito macedone era più lento del suo. Alessandro divise in due parti i suoi uomini, avanzando con la metà più veloce e raggiungendolo in cinque giorni presso le [[Porta persiana|Porte persiane]], nelle attuali montagne dello [[Zagros]]. Qui la lotta lo vide impegnato contro un congruo numero di nemici ({{M|40000}} uomini a cui si aggiungevano 700 cavalieri secondo Arriano,<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 18, 2|Arriano}}.</ref> {{M|25000}} soldati secondo Rufo,<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|V, 3, 17|Rufo}}.</ref> a cui Diodoro aggiunge 300 cavalieri). Per evitare di incappare in una sconfitta, Ariobarzane fece edificare un muro che ostruiva in parte l'unica strada percorribile dai Macedoni. Alessandro tentò un primo assalto che non diede alcun risultato, anche per via della frana provocata dagli stessi Persiani; si ritirò dunque qualche miglio più a ovest, raggiungendo la radura denominata [[Mullah Susan]]. Qui vi era un'altra strada da prendere, a prima vista più ovvia, ma Alessandro la evitò non volendo lasciare i suoi morti «insepolti».<ref>{{Cita|Diodoro Siculo, Bibliotheca historica|XVII, 68, 4|Diodoro}}.</ref>
La resa dei conti arrivò, grazie anche a un pastore della zona, il quale rivelò ai macedoni un percorso che potevano intraprendere per aggirare i Persiani. Le truppe di Alessandro incominciarono l'attacco e successivamente vennero in sostegno quelle di Cratero. Ariobarzane riuscì comunque ad arrivare con pochi uomini sino a [[Persepoli]] ma i cittadini non gli aprirono le porte, costringendolo a tornare al combattimento trovando la morte.<ref name=Batta3>{{cita|Frediani|p. 202}}.</ref>
==== Persepoli ====
Nel mese di gennaio dell'anno [[330 a.C.]] Alessandro entrò infine a [[Persepoli]] (che poi divenne [[Takht-i Jamshid]]), capitale dell'Impero Persiano, dove trovò circa centoventimila talenti di metallo prezioso non coniato.<ref>{{cita|Lane Fox|p. 264}}.</ref> Il re nemico aveva intanto trovato rifugio ad [[Hamadan]] (conosciuta all'epoca come [[Ecbatana]]), dove fu raggiunto dai suoi uomini di fiducia ([[Besso (storia)|Besso]], [[Barsaente]], [[Satibarzane]], [[Nabarzane]], [[Artabazo]]) e da {{M|2000}} mercenari greci. Alessandro rimase per un lungo periodo a Persepoli, inviando dei soldati a [[Pasargade]] e chiedendo a Susa l'invio di una grande quantità di animali da soma per il trasporto del denaro. Partì con una piccola parte dell'esercito, per circa trenta giorni, alla conquista delle tribù che si trovavano vicino alle colline della regione, sottomettendo i nomadi e il resto della provincia. Quando tornò, continuò a far dono, a chi lo aveva aiutato, di beni proporzionati all'aiuto offerto, come era nel suo stile.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|V, 7, 20|Rufo}}.</ref> Prima di lasciare la città restituì il potere locale al governatore della città e affidò {{M|3000}} macedoni ad un suo uomo di fiducia.
Si dice che verso la fine della primavera Alessandro abbia dato l'ordine (o forse lui stesso fu direttamente l'artefice) di provocare un [[incendio]], che devastò i palazzi, bruciando in parte anche il tesoro. In seguito furono analizzati i resti della sala delle cento colonne di Serse dove si comprese che le travi caddero e il fuoco si alimentò a dismisura.<ref>{{cita|Lane Fox|p. 266}}.</ref> Si dice, secondo il racconto di Tolomeo, che contraddicendo un consiglio di Parmenione vendicò in tal modo l'incendio di Atene<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 18, 11-12|Arriano}}.</ref> e la sorte di Babilonia.<ref name=Batta3/> Plutarco, citando l'episodio, aggiunge che di questo atto si pentì immediatamente, dando ordine di spegnere l'incendio.<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|38, 7-8|Plutarco}}.</ref> Un'altra versione, tardiva rispetto alle precedenti, ritiene che l'incendio stesso possa essere nato per errore, sotto suggerimento di [[Taide (etera)|Taide]], una donna greca che aveva viaggiato con Alessandro e i suoi uomini.<ref>J. Dryden, ''Alexander's Feast'', vv 49-69</ref> Anche se l'episodio di Taide non trova gli storici concordi, la donna è, come si racconta nei [[Deipnosofisti]], la compagna di Tolomeo, da cui avrà tre figli.<ref>{{cita|Lane Fox|pp. 268-269}}.</ref>
In Grecia intanto [[Antipatro (generale)|Antipatro]] aveva sconfitto nella [[battaglia di Megalopoli]] (autunno del [[331 a.C.]]) il [[re di Sparta]] [[Agide III]], eliminando definitivamente l'ultima opposizione delle città greche al dominio macedone.
==== L'inseguimento di Dario ====
Nel maggio del [[330 a.C.]] Alessandro marciò verso [[Ecbatana]], che si trovava a 450 miglia di distanza da Persepoli. Durante il tragitto ricevette alcuni rinforzi, arrivando a un totale di {{M|50000}} uomini.<ref>{{cita|Lane Fox|p. 273}}.</ref> Dario, sapendo della velocità con cui il suo nemico si stava muovendo, cambiò i suoi piani, non dirigendosi più verso [[Balkh]] (in [[Afghanistan]]) come aveva in precedenza previsto, ma verso le [[Porte Caspie]], anche se fra i suoi uomini incominciarono a manifestarsi i primi dissensi. Durante la marcia l'esercito macedone patì la sete e molti soldati morirono lungo la strada.
Il re macedone venne a conoscenza dei movimenti di Dario quando si trovava a [[Rey (Iran)|Rei]], vicino a [[Teheran]]. Raggiunse quindi il passo ma ad attenderlo c'erano due messaggeri che lo informarono di una rivolta incominciata da [[Artaserse V|Besso]], Barsaente e [[Nabarzane]] contro il loro re. Dario venne arrestato. Alessandro decise di raggiungere Besso, riuscendoci in un giorno e mezzo.<ref>{{cita|Frediani|pp. 204-205}}.</ref> Continuò poi la sua corsa essendo a conoscenza del luogo dove Dario era tenuto prigioniero; scelse 500 opliti, che fece montare a cavallo al posto dei cavalieri,<ref>{{cita libro|Arriano||traduttore=Aubrey De Sélincourt|altri=revised, with a new introduction and notes by James R. Hamilton|The Campaigns of Alexander|1971|Penguin Classics|Harmondsworth|p=184|isbn=0-14-044253-7}}</ref> e galoppò di notte percorrendo ottanta chilometri, arrivando poi all'alba a [[Damghan]], dove giunsero in 60.<ref>{{cita|Lane Fox|pp. 275-280}}.</ref>
Spaventati, i due satrapi rimasti, Barsaente e Satibarzane (o Nabarzane), pugnalarono il prigioniero e fuggirono. Alessandro non fece in tempo a vedere in vita il suo rivale un'ultima volta. Di diversa opinione, Plutarco riferisce che il re persiano riuscì a parlare con il soldato Polistrato bevendo dell'acqua da lui offerta e ricordando la clemenza verso i familiari catturati ringraziò attraverso lui il suo nemico.<ref>{{Cita|Plutarco,
In ogni modo il conquistatore macedone, dopo aver coperto il cadavere con il suo mantello, lo riportò indietro e lo fece seppellire con tutti gli onori nelle tombe reali.
==== Il destino degli assassini di Dario ====
[[File:Den Leichnam des Darius.jpg|miniatura|upright=1.3|Alessandro dà sepoltura al corpo di Dario.]]
[[Artaserse V|Besso]] si proclamò re di tutta l'Asia<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 25, 3|Arriano}}.</ref> e con il nome di Artaserse V fu inseguito attraverso le regioni dell'[[Ircania]]. Durante il tragitto Bucefalo, che veniva utilizzato da Alessandro solo per le grandi occasioni e quindi normalmente veniva tenuto in custodia da alcuni soldati, venne catturato da alcuni barbari. Appena venne a conoscenza del fatto, il re macedone inviò ai barbari un araldo con cui minacciò di morte ognuno di loro e le rispettive famiglie. Questi ultimi, impauriti, restituirono subito il cavallo arrendendosi e Alessandro li trattò con onori, dando anche una ricompensa a chi gli riportò il fidato compagno.<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|44, 3-5|Plutarco}}.</ref>
Durante il viaggio Alessandro arrivò a [[Zadracarta]], capitale del [[Gurgan]], con Cratero (che aveva sostituito sul fronte, per anzianità, Parmenione), e ottenne la sottomissione di [[Autofradate (Tapuria)|Autofradate]], di [[Frataferne]] e Nabarzane; Artabazo (il padre di Barsine) preferì invece trattare con il re macedone, il quale rimase qui per quindici giorni. In questo lasso di tempo, secondo alcune ricostruzioni, conobbe la regina delle [[Amazzoni]] che, in cerca di un erede, decise di giacere con lui per tredici giorni.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|VI, 6, 2|Rufo}}.</ref> Da quel periodo in poi ogni udienza con il re era controllata da uscieri e mazzieri al cui comando vi era Carete di Lesbo, riprendendo un'usanza persiana. Altre usanze vennero poi adottate, come quelle delle vesti, [[diadema]] compreso. Anche lo stile che utilizzava nella corrispondenza cambiò: a eccezione di alcune persone fidate e stimate, come [[Focione]] o Antipatro, incominciò a utilizzare il "noi" regale e le missive che raccontavano dell'Asia venivano sigillate come solevano fare i re persiani.<ref>{{cita|Lane Fox|p. 285}}.</ref>
Alessandro decise allora di concentrarsi su Satibarzane; giunto in [[Battriana]], vicino a Mashhad incontrò il satrapo, che chiese di essere risparmiato. Il macedone acconsentì, restituendogli anche l'antico potere e affiancandogli un contingente macedone comandato da un suo fidato, Anaxippo. Appena allontanatosi, Alessandro seppe della morte di tutti i soldati che aveva lasciato e del tradimento del satrapo, ma non fece in tempo ad attaccarlo in quanto questi fuggì, lasciando l'intera zona (l'Aria) ai Macedoni e dirigendosi con {{M|13000}} uomini verso Besso. Quasi tutti, a eccezione del satrapo e di pochi altri, si erano rifugiati su una collina che sembrava inespugnabile, ma grazie al vento favorevole si decise di appiccare un incendio; il risultato fu disastroso per i nemici. Molti dei soldati fedeli al satrapo bruciarono, altri si gettarono dal dirupo, pochi si arresero scampando per poco alla morte.<ref>{{Cita|Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno|IV, 6, 32|Rufo}}.</ref> Onorando la vittoria, venne fondata un'altra città, Alessandria degli Arii, la futura [[Herat]], e la zona venne affidata al satrapo Arsame. Quest'ultimo appoggiò, appena ne ebbe l'occasione, gli avversari di Alessandro; venne quindi affrontato e ucciso da un gruppo di soldati comandati da [[Erigio]] e il nuovo governo fu affidato al cipriota Stasanore.<ref>{{cita|Frediani|p. 207}}.</ref>
Alessandro si diresse verso l'[[Aracosia]], arrivando in [[Drangiana]] (l'attuale [[Afghanistan]] occidentale). Barsaente, sapendo del suo arrivo, preferì fuggire presso una popolazione indiana del Punjab, che lo tradì consegnandolo al conquistatore macedone; fu quindi condannato a morte per l'omicidio di Dario.<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 25, 8|Arriano}}.</ref>
In queste regioni il re macedone fondò una serie di città con il nome di Alessandria, tra cui quella nota con il nome di Alessandria del Caucaso, che non ebbe un lungo futuro: scavi effettuati a Bor-i-Abdullah (a sud della futura Begram) portarono alla luce resti di una città fondata successivamente a quella del re macedone e di un'altra presso l'attuale [[Kandahar]], in [[Afghanistan]]. Dopo aver indugiato per alcuni mesi (ripartì probabilmente a maggio o dopo), Alessandro arrivò sino all'[[Hindu Kush]], celebrato da Aristotele, convinto che sopra tali vette si poteva osservare la fine del mondo orientale.<ref>{{cita|Lane Fox|p. 304}}.</ref>
Scendendo l'Hindu Kush, i soldati macedoni dovettero affrontare la fame; il cibo era venduto a prezzi esorbitanti e non trovando foraggio per gli animali, molti di essi vennero uccisi per cibarsi delle loro carni. Se Besso avesse continuato con la sua tecnica di bruciare i campi, o se in quel momento di debolezza avesse attaccato, avrebbe avuto buone probabilità di vittoria; invece cambiò strategia, bruciando solo le barche dopo aver attraversato il fiume Osso (oggi [[Amudarja]]). Per tale condotta venne abbandonato da buona parte del suo esercito. Le sue motivazioni sono forse da ricercare nelle azioni compiute da Artabazo, che aveva sconfitto e ucciso Satibarzane<ref>{{cita libro|Richard |Stoneman|Alexander the Great, pag 67|2004|[[Routledge]]| |isbn=978-0-415-31931-7}}</ref> in una battaglia non lontano da [[Herat]].
Attraversando Kundz, Alessandro arrivò sino a [[Balkh]]. Per continuare l'inseguimento si cercò di evitare la marcia diurna a causa dell'eccessivo caldo. Arrivati vicino a Kilif, decise di congedare feriti, anziani e quei pochi Tessali che avevano preso congedo tempo addietro, pagandoli lautamente.
Rimaneva il problema di come attraversare quel profondo fiume, dove non era affatto facile costruirvi un ponte; si decise quindi di riempire delle pelli di paglia secca e cucirle tutte insieme, costruendo in tal modo delle zattere in grado di galleggiare. L'intero esercito riuscì ad attraversare il fiume in cinque giorni.<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 29, 4|Arriano}}.</ref>
Besso, che si trovava in compagnia di un altro generale, [[Spitamene]], fu infine abbandonato dai suoi compagni, tradito e fatto prigioniero. Venne successivamente consegnato nudo a Tolomeo e arrestato nell'anno [[329 a.C.]]. Fu poi mutilato e una corte di giustizia persiana lo dichiarò colpevole di alto tradimento
L'agire di Spitamene non fu inizialmente chiaro
==== La sorte di Parmenione e dei suoi figli ====
{{
Quando le truppe di Alessandro trovarono riposo a Farah, si notò lo strano comportamento di Parmenione che non ubbidiva più agli ordini; l'ultimo datogli, quello di raggiungere il re con i suoi
Il re macedone fece convocare Dimno,
Alessandro, in Egitto, non aveva dato retta alle insinuazioni di un coinvolgimento dello stesso Filota in un complotto ordito contro di lui,<ref>{{Cita|Arriano, Anabasi|III, 26
Il re macedone non si riteneva ancora soddisfatto e cercò altri possibili traditori fra gli amici di Filota; uno di essi fuggì rapidamente e i suoi fratelli vennero arrestati (ma seppero difendersi a parole fino a scagionarsi), mentre il prigioniero Alessandro di Lincestide venne condannato a morte. Alla condanna scampò invece Demetrio, una sua guardia del corpo.
Alessandro, venuto forse a conoscenza di una lettera scritta da Parmenione ai suoi figli, dove riferiva di oscuri piani,<ref>
==== Guerriglie in Sogdiana ====
Alessandro era intento a combattere il suo ultimo avversario persiano degno di nota, Spitamene, ma non fu facile, in quanto questi riuscì a mettere contro i macedoni buona parte della nobiltà della [[Sogdiana]]. Il re macedone, all'altezza del fiume [[Syr Darya]], aveva lasciato alcuni contingenti nelle varie fortezze (sette in tutto) che dovevano proteggere i confini al nord. Trascorse un breve periodo prima che tutte le truppe
In pochi giorni Alessandro riuscì a riconquistare tutte le fortezze,<ref name=Batta4/> rendendo schiavi i sopravvissuti nemici. Solo contro [[Ciropoli]] (attuale [[Ura-Tjube]], o poco a sudovest di [[Chodzent]] - [[Istaravšan]], nell'attuale [[Tagikistan]]), la più imponente, ebbe difficoltà; inizialmente venne soltanto isolata e messa sotto assedio da Cratero<ref>{{cita libro|Rufus |Quintus Curtius |Quintus Curtius, De rebus gestis Alexandri Magni libri superstites, pp. 505-506|1840|J. Antonelli|
Successivamente la tattica di Spitamene apparve chiara: attaccare la parte dell'impero rimasta scoperta dall'assenza di Alessandro. Attaccò così [[Samarcanda]] e il re macedone inviò circa
Nel frattempo tutti i soldati inviati in precedenza da Alessandro vennero attaccati su un'isola del fiume [[Zeravshan]] e uccisi sino all'ultimo uomo
Alessandro lasciò una parte dei soldati a Cratero ma le incursioni di Spitamene continuarono, fino a quando quest'ultimo non subì una prima sconfitta
L'estrema resistenza venne dal satrapo [[Ossiarte]] che si chiuse ad [[Arimazes]] sulla [[Rocca Sogdiana]] (nei pressi dell'attuale città di [[Ghissar]] in [[Tagikistan]]) che fu presa d'assalto e conquistata nel marzo del [[327 a.C.]] da un corpo specializzato di 300 rocciatori macedoni, cui Alessandro aveva promesso un compenso di 12 talenti argentei a testa, un'enormità visto che un talento equivaleva a circa 35 kg del prezioso metallo. D'altronde, [[Quinto Curzio Rufo]] scrisse che "Il numero dei ribelli ammontava a {{M|30000}} uomini ben armati e le alte mura a strapiombo rendevano il luogo inespugnabile; inoltre la neve profonda rendeva difficile l'avvicinamento e forniva abbondanza d'acqua ai difensori, e le scorte di cibo permettevano loro di resistere a un assedio di 2 anni. Nel perimetro la roccia aveva una diametro di circa 25 km e le case in spessa muratura ed il legname accumulato per riscaldarsi permettevano di resistere bene al freddo. E quando Alessandro intimò ad Ossiarte la resa, costui lo sfidò affermando che Alessandro avrebbe fatto meglio a procurarsi soldati alati per poter aver ragione del loro rifugio e che l'assedio era del tutto inutile".<ref>Curzio Rufo: "De rebus gestis Alexandri Magni regis Macedonum"; Liber Decem</ref> Ossiarte fece atto di sottomissione e venne risparmiato, mentre sua figlia sedicenne, [[Rossane|Roxane]], venne data in moglie ad Alessandro e lo seguì fino alla sua morte a [[Babilonia (città)|Babilonia]] mentre era incinta. La campagna ebbe fine con l'assalto alla [[Rocca di Sisimitre]] (o [[Rocca di Chorienes]]), ubicata presso l'attuale [[Kohiten]], non lungi dal Passo di [[Kolugha]] o di [[Derbend]], nell'attuale [[Uzbekistan]].
==== La sorte di Clito ====
Il proposito di Alessandro di unificare in un solo popolo Greci e Persiani e soprattutto la sua idea di dare un carattere divino alla monarchia, cominciarono ad alienargli le simpatie del suo seguito. L'opposizione si manifestò soprattutto quando decise di imporre il cerimoniale della ''[[proskýnesis]]'', tipico della corte persiana, ai suoi sudditi occidentali; la cerimonia prevedeva che chiunque comparisse davanti al re si [[Prosternazione|prosternasse]] davanti a lui per poi rialzarsi e ricevere il bacio e ciò andava contro l'idea greca di omaggio accettabile da parte di un uomo libero a un altro uomo. Alessandro dovette comunque abbandonare il tentativo di introdurre tale pratica (che comunque non aveva reso obbligatoria), dato che quasi tutti i Greci e i Macedoni si rifiutavano di eseguirla.[[File:The killing of Cleitus by Andre Castaigne (1898-1899) reduced.jpg|thumb|L'assassinio di [[Clito il Nero|Clito]] da parte di Alessandro Magno]]A [[Samarcanda]] nel [[328 a.C.]], Alessandro, durante una serata di festeggiamento con i suoi generali e ufficiali, accolse alcuni uomini giunti dalla costa, venuti a offrire della frutta al loro signore.
Il re incaricò [[Clito il Nero]] di portarli al suo cospetto e, per incontrarli, dovette sospendere un sacrificio in atto, cosa mal vista dagli indovini. In seguito, durante il banchetto si ascoltarono i versi di un poeta di corte, un certo Pranico, che schernì i generali.<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|50, 3-9|Plutarco}}.</ref> Clito, in stato di ebbrezza, si offese più degli altri, ricordando al re di avergli salvato la vita tempo addietro (nella [[battaglia del Granico]]). Seguirono parole dure da entrambe le parti; il generale criticava aspramente la politica di integrazione fra Macedoni e Persiani perseguita da Alessandro e lo definì non all'altezza di suo padre Filippo, il vero Macedone. Il re dopo aver parlato con [[Artemio di Colofone]] e [[Senodo di Cardia]] gli lanciò contro una mela cercando subito dopo una lama,<ref>{{Cita|Plutarco, Vita di Alessandro|51, 1-6|Plutarco}}.</ref> arma subito sottratta da Aristofane. Alessandro prese poi a pugni colui che aveva rifiutato di suonare la tromba mentre gli amici di Clito cercavano di allontanarlo. Il peggio avvenne quando Clito ritornò citando dei versi di [[Euripide]],<ref>I versi esatti recitati da Clito secondo quanto riportato sono quelli dell{{'}}''[[Andromaca (Euripide)|Andromaca]]'', 693</ref> dove ricordava che il merito delle vittorie in battaglia era dei soldati, cosa che i capi dimenticavano.<ref>{{cita|Mossé|p. 105}}.</ref> Al sentire quelle parole, Alessandro, anche lui in stato di ubriachezza, prese una lancia e lo trafisse, uccidendolo.
Nel [[327 a.C.]] fu scoperta una congiura tra i paggi del re, che furono tutti condannati a morte e giustiziati. Ne fece le spese anche [[Callistene]], nipote di Aristotele e storiografo di corte, strenuo oppositore della cerimonia della ''proskýnesis'' e maestro dei paggi, che venne tenuto prigioniero e poi giustiziato, alienando a Alessandro molte simpatie del mondo intellettuale e filosofico greco.
=== Spedizione in India ===
{{vedi anche|Campagna indiana di Alessandro Magno}}
[[File:AlexanderConquestsInIndia.jpg|miniatura|Campagna macedone in India.]]
Alessandro, dopo aver assoggettato la regione della [[Sogdiana]], giunse ai confini dell'odierno [[Xinjiang|Xinjiang cinese]], dove fondò un'altra Alessandria, che chiamò [[Alessandria Eschate|Eschate]] (Ultima), l'odierna [[Chujand|Chodjend]], nell'agosto [[329 a.C.]], in una zona della [[Valle di Fergana]] nota per i vigneti reali persiani che producevano un ottimo vino. Soggiornò ancora a [[Samarcanda]] e nella [[Bactriana]]. Sposò [[Rossane]], figlia di un comandante della regione, per rafforzare il suo potere in quei territori.
==== Invasione dell'India ====
{{Citazione|Quali Alessandro in quelle parti calde<br />
d'Indïa vide sopra 'l süo stuolo<br />
fiamme cadere infino a terra salde|[[Dante Alighieri]], [[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]], [[Inferno - Canto quattordicesimo|Canto XIV]], 31-33; riferimento di Dante sulla pioggia di fuoco, che tormenta le anime dannate del terzo girone del settimo cerchio dell'[[Divina Commedia (Inferno)|Inferno]], paragonabile alla fitta nevicata che Alessandro Magno incontrò durante la spedizione in India, la quale in seguito si trasformò in una prodigiosa pioggia infuocata e che i suoi soldati dovettero soffocare con le proprie vesti.}}
[[File:Le Brun, Alexander and Porus.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.5|[[Battaglia dell'Idaspe]] ([[Charles Le Brun]], [[1673]]).]]
Come continuatore dell'impero achemenide, Alessandro vagheggiava un impero universale e si proponeva forse di arrivare con le sue conquiste fino al limite orientale delle terre emerse.
Gran parte dell'[[India]] nord-occidentale era stata sottomessa dai persiani al tempo di [[Dario I]], il quale fece esplorare l'intera [[valle dell'Indo]], ma in questo periodo la regione era suddivisa in vari regni in lotta tra loro.
[[File:Alexander accepts the surrender of Porus by Andre Castaigne (1898-1899).jpg|miniatura|[[Poro (re indiano)|Poro]] si arrende ad Alessandro]]
Dopo aver preparato un nuovo esercito, con truppe in gran parte asiatiche (solo gli ufficiali e i comandanti erano tutti greci o macedoni), nella primavera del [[326 a.C.]] Alessandro marciò verso l'odierna [[Kabul]], dove venne accolto come alleato dal re di [[Taxila]] e, attraversata l'[[Swat (Pakistan)|Uḍḍiyana]] da Ora a [[Bazira]] (attuali Udegram e [[Barikot]]), giunse all'Indo nell'estate del [[326 a.C.]] Sconfisse nella [[battaglia dell'Idaspe]] il re indiano [[Poro (re indiano)|Poro]] (Purushotthama o ''Paurava''), in una battaglia dura e sanguinosa, e fondò due città, [[Alessandria Nicea]] (odierna [[Mong]] o Mung) e [[Alessandria Bucefala]] (oggi [[Jehlum (città)|Jehlum]]), quest'ultima in onore del suo cavallo [[Bucefalo]], morto durante la battaglia in quel luogo.
Alessandro aveva forse intenzione di arrivare fino alla vallata del [[Gange]], ma l'armata macedone giunta sul fiume Ifasi (oggi [[Beas (fiume)|Beas]]), stanca dell'idea di proseguire una lunga campagna contro i potenti indiani (il [[Regno Magadha]] stava attrezzando un potente esercito di centinaia di migliaia di soldati e migliaia di elefanti che spaventava i macedoni) fra giungle monsoniche, febbri malariche ed elefanti da guerra, si rifiutò di seguirlo oltre verso est dopo un ammutinamento durato tre giorni. [[Arriano]] di [[Nicomedia]] scrive che il Macedone pianificò allora di marciare verso est, raggiungendo le rive del [[Gange]] da cui aveva appreso notizie a [[Taxila]], per affrontare gli imperi dei [[Nanda]]: il [[Regno Magadha]] ed il [[Regno dei Gangaridai]] del [[Bengala]], in piena decadenza, volendo raggiungere lo "Oceano Ultimo", ma i suoi uomini stanchi di marce estenuanti in un clima caldo afoso, sottoposti a settimane di piogge monsoniche che rendevano le strade acquitrini e pantano, di fronte a giungle infestate da serpenti velenosi, belve feroci ed insetti, in una terra ignota e non cartografata prima d'allora, verso una destinazione ignota con distanze altrettanto sconosciute, fecero venire meno la coesione indispensabile per continuare ad avanzare. Sempre Arriano, inoltre, narra che i macedoni, avendo trovato i coccodrilli lungo il corso dell'[[Indo]], interpretarono la scoperta erroneamente come se il fiume fosse un affluente del [[Nilo]] per cui non si capiva il motivo per procedere oltre. Alessandro allora, a malincuore, dovette accettare la decisione dei suoi uomini ma promise che avrebbe ritentato l'impresa indiana l'anno successivo con un esercito interamente composto da soldati persiani.<ref>Arriano di Nicomedia: "Anabasi d'Alessandro" Vol. III; Libro III; Capi 3 - 5</ref> Attraversato l'Indo, l'avanzata macedone verso oriente fu - dunque - arrestata dalla stanchezza dei soldati. La campagna indiana si arrestò al fiume [[Ifasi]] ([[Beas]]), ultimo immissario a Est del fiume Indo. Questo grande fiume con i suoi affluenti venne a costituire così, nel progetto di Alessandro, l'estremo confine naturale e storico del suo immenso impero, in territorio dell'odierna [[India]], in una zona tra le attuali città indiane di [[Gurdaspur]] e di [[Amritsar]]. Prima di riprendere la via del ritorno, Alessandro fece innalzare sulla riva sinistra del fiume Ifasi dodici altari agli dei, in forma di torri. Al centro una colonna di bronzo portava la scritta: "Qui si fermò Alessandro". A distanza di 2500 anni, è praticamente impossibile conoscere l'esatta ubicazione dei dodici giganteschi altari di confine, in quanto il corso - mutevole nei secoli - del fiume può averli erosi, fatti crollare, sepolti sotto diverse decine di metri di spessore di limo. Addirittura, lo studioso indiano Ranajit Pal del Bhandarkar Oriental Research Institute di [[Nuova Delhi]], propone la suggestiva teoria che i dodici altari furono fatti asportare dal re [[Asoka]] dell'[[Impero Maurya]] che ne riciclò le colonne utilizzandole come basamento per le sue statue sparse per tutta l'India.<ref>Ranajit Pal: "An altar of Alexander now standing near Dehli"; Scholia ns Vol. 15 (2006);pp. 78-101. ISSN 1018-9017</ref> Infine, va citata la teoria di un generale indiano,<ref>Brig D. S. Sarao: "Alexander The Great's India Campaign - Some Lore and Some Facts"; Indian Defence Rewiev; 2020; August 01st</ref> secondo cui la teoria dell'ammutinamento delle truppe di Alessandro sarebbe un falso storico. Egli ritiene che truppe che avevano marciato per otto anni attraverso deserti e pianure, attraversato fiumi imponenti, valicato vette alte anche {{M|7000}} metri, percorso circa {{M|30000}} km in ogni clima e con condizioni meteorologiche spesso avverse, e che adoravano il loro condottiero, difficilmente avrebbero scelto di ammutinarsi. La ragione più probabile fu la libera scelta di Alessandro di non proseguire oltre in quanto, gli esploratori inviati in ricognizione, avevano percorso circa 330 km e gli avrebbero riportato la notizia che il [[Regno di Nanda]] che si estendeva al di là del Beas stesse reclutando un esercito enorme per le forze macedoni, composto da {{M|200000}} fanti, {{M|80000}} cavalieri, {{M|8000}} carri da guerra, e {{M|6000}} elefanti da guerra. A riprova di ciò, il militare cita le fonti classiche secondo cui il Beas era la frontiera tra il [[Regno di Poro]] ed il reame indiano dei [[Nanda]], che Alessandro avesse inviato esploratori in avanscoperta, che uno dei motivi di preoccupazione dei suoi soldati fosse la consistenza dell'esercito avversario ed, infine, la proposta di Alessandro di ritentare l'impresa l'anno successivo con un'armata più numerosa vista e considerata la difficoltà di aver ragione di [[Poro (re indiano)|Poro]] con il suo esercito molto esiguo rispetto a quello che si sarebbe dovuto affrontare in India. Egli conclude col dire che questa rinuncia divenne definitiva per Alessandro probabilmente a causa della difficoltà dell'arruolamento di ulteriori militi e questo mancato intervento in India dei Macedoni spalancò le porte, appena un lustro dopo all'ascesa dell'Impero Maurya con [[Chandragupta Maurya|Chandragupta]], che iniziò proprio a conquistare le terre dei Nanda, per riversarsi, poi, nei domini macedoni degli attuali Pakistan ed Afghanistan in cui il potere centrale era molto debole.
Per quanto Alessandro non ebbe l'opportunità materiale per invadere l'India, la sua fama di sovrano saggio ed invincibile penetrò ugualmente nella regione, tanto che, a tutt'oggi, si tramanda la sua epopea condita da episodi più o meno fantasiosi, come l'incontro mitologico con gli acefali (uomini senza testa che possedevano il volto incastonato nel torace) o la discesa in fondo al mare all'interno d'una campana di vetro per poter esplorare anche gli abissi.
==== Ritorno ====
[[File:AlexanderCameo.JPG|
Alessandro seguì quindi la valle dell'Indo fino alla sua foce, dove sorgeva la città di [[Pattala]]. Da qui spedì una parte dell'esercito, al comando di [[Cratero]], verso l'Afghanistan meridionale, mentre egli seguì la costa attraversando la regione desertica della Gedrosia (attuale [[Makran]] nel [[Pakistan]] e nell'[[Iran]] meridionale). La discesa del corso dell'Indo fu accompagnata da una dura lotta, combattuta con inaudita ferocia, contro la guerriglia che ostacolava la marcia dell'esercito macedone, e vide tutta una serie di battaglie vittoriose ([[Andaca]], [[Arigaeum]], [[Massaga]], [[Malavas]], [[Euspla]], [[Ora]], [[Bazira]]. Nell'assalto alla rocca di [[Aorno]] (odierna [[Pir Sar]], pochi chilometri ad ovest della città di [[Thakot]], in [[Pakistan]]), nell'aprile del [[326 a.C.]], una freccia colpì Alessandro, trapassando la corazza della sua armatura (e con essa anche la [[pleura]] e un [[polmone]]); il condottiero scampò di poco alla morte.
Inviò inoltre una flotta, al comando del cretese [[Nearco (condottiero)|Nearco]],
=== Ultimo periodo di regno e morte ===
[[File:Wall painting - wedding of Alexander - Pompeii (VI 17 ins occ 42) - Pompeii PAAnt 41657 - 01.jpg|thumb|''Matrimonio di Alessandro'', affresco pompeiano ritenuto dalla critica copia di un'opera alessandrina ritraente le nozze fra Alessandro e Statira, rappresentati nelle vesti di Afrodite e Ares, [[Antiquarium di Pompei]]]]
Nel [[324 a.C.]] Alessandro giunse nuovamente a [[Susa (Elam)|Susa]], dove venne a conoscenza della cattiva amministrazione messa in atto dai satrapi da lui un tempo graziati; fece procedere immediatamente ed energicamente contro i colpevoli, sostituendone molti con governatori macedoni.
Per perseguire il suo progetto di unione tra Greci e Persiani, il re spinse ottanta alti ufficiali del suo esercito alle nozze con nobili persiane e altri diecimila veterani macedoni si sposarono con donne della regione. Egli stesso sposò [[Statira II]], figlia di [[Dario III di Persia|Dario III]], mentre un'altra figlia del re persiano, Dripetide, andò in sposa al suo amico [[Efestione]].
Passò per la prima volta in rassegna il nuovo corpo militare di {{M|30000}} giovani Persiani, accuratamente scelti e addestrati per formare una falange macedone. Diecimila veterani furono congedati e rimandati in Macedonia con Cratero, quest'ultimo incaricato di sostituire [[Antipatro (generale)|Antipatro]], che era venuto in contrasto con la madre di Alessandro, [[Olimpiade d'Epiro|Olimpiade]]; Antipatro dovette recarsi in Asia con nuove reclute.
Durante l'inverno il re si ritirò a [[Ecbatana]] seguendo l'usanza della corte persiana. Qui morì Efestione (probabilmente per [[tifo addominale]] ed eccessivo uso di vino, contro le raccomandazioni del medico), per il quale Alessandro soffrì terribilmente: rase al suolo un vicino villaggio del popolo montanaro dei [[Cossei]], passando alla spada tutti i suoi abitanti come "sacrificio" nei confronti dell'amico e rimase a lutto per sei mesi; inoltre progettò un grandioso monumento funerario mai finito e organizzò imponenti manifestazioni di lutto.
Nella primavera del [[323 a.C.]] Alessandro condusse una spedizione contro gli stessi [[Cossei]] e inviò una spedizione per esplorare le coste del [[Mar Caspio]].
Durante i preparativi di invasione dell'[[Penisola araba|Arabia]] e la costruzione di una flotta con cui intendeva attaccare i domini cartaginesi, venne colpito da una grave malattia, che gli provocò una [[febbre]] che lo portò alla morte il 10 giugno{{#tag:ref|I dodici giorni di agonia sono minuziosamente registrati nelle tracce delle Efemeridi reali, ovvero la cronaca ufficiale delle giornate del re; vedi {{cita|Musti}}.|group=N}} del [[323 a.C.]], al tramonto, a meno di 33 anni. Secondo un aneddoto «disperando della vita – racconta un emulo dello [[Pseudo-Callistene]] – Alessandro risolse di gettarsi nell'Eufrate per nascondere la sua morte ai soldati e persuadere il mondo che si era ricongiunto con i padri della sua stirpe celeste. Ma essendosi sua moglie Rossane opposta a questo disegno, egli la rimproverò piangendo di contrastare la gloria, concessagli dalla sorte, di essere un dio.»<ref>{{cita libro |autore=Georges Radet |titolo=Alessandro Magno |capitolo=cap. XXIX |editore=[[Rizzoli|BUR Biblioteca Univ. Rizzoli]] |anno=2005}}</ref> Nel suo testamento commissionava la costruzione di magnifici templi in diverse città, la costruzione di un mausoleo intitolato a suo padre (che avrebbe dovuto rivaleggiare in imponenza con le piramidi egizie), la prosecuzione dell'unione fra Persiani e Greci, la conquista dei territori cartaginesi (Nord Africa, Sicilia e Spagna), l'espansione verso occidente e la costruzione di una strada in Africa lungo tutta la costa; i suoi successori ignorarono gran parte del testamento ritenendolo eccessivamente megalomane e inattuabile.
[[File:The Death of Alexander the Great after the painting by Karl von Piloty (1886).jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|La morte di Alessandro, di Karl von Piloty.]]
Sulle cause della sua morte sono state proposte varie teorie, tra cui: l'[[avvelenamento]] da parte dei figli di [[Antipatro (generale)|Antipatro]] o da parte della moglie Rossane (in particolare [[avvelenamento da arsenico]]<ref>"Disease, not conflict, ended the reign of Alexander the Great". The Independent on Sunday. accesso Aug 21, 2011.</ref>); una ricaduta della [[malaria]] che aveva contratto nel [[336 a.C.]]; un eccessivo [[Avvelenamento da alcool|abuso di alcool]] durante una cena, tale da causargli [[coma etilico]], [[Insufficienza epatica acuta|insufficienza epatica fulminante]] o [[pancreatite acuta]]; conseguenze di [[alcolismo]] cronico come [[cirrosi epatica]]; o anche, secondo le caratteristiche della febbre, [[Febbre tifoide|tifo addominale]],<ref name=damiani/><ref name="UMM"/> [[leucemia fulminante]],<ref>Antonio Guzmán Guerra, ''Il figlio di Alessandro. La battaglia per l'eredità del conquistatore macedone'', National Geographic, Storica, n. 90, agosto 2016, p. 35</ref> [[Febbre del Nilo occidentale|encefalite da virus del Nilo occidentale]] e molte altre.<ref name="damiani">{{Cita libro|autore = Ernesto Damiani|titolo = La piccola morte di Alessandro il Grande|anno = 2012|editore = Marsilio|città = |ISBN = 978-88-317-1163-0}}</ref> In particolare gli storici riportano di un banchetto in cui Alessandro bevve un'intera [[anfora]] di [[vino]] non diluito (come invece si usava nell'antichità), la cosiddetta "coppa di Eracle" (circa cinque litri di vino dall'alta gradazione), accusò poi un forte dolore alla schiena, "come se fosse stato trafitto da una lancia", una fitta seguita da [[vomito]], ma si riprese dopo un po' e ricominciò a bere. Secondo gli studiosi moderni potrebbe essere un sintomo di pancreatite, degenerata poi nella complicanza di un'[[infezione]] dei focolai [[Necrosi|necrotici]] nel [[pancreas]] e nella [[sindrome da risposta infiammatoria sistemica]].<ref>Sbarounis C.N., The death of Alexander the Great, Hell Iatr 1995; 61: 162–6.</ref> Un recente studio ipotizza anche la [[sindrome di Guillain-Barré]], seguita a [[Gastroenterite|febbre intestinale batterica]] da ''[[Campylobacter jejuni]]'', sostenendo che Alessandro sarebbe stato dichiarato deceduto prima della morte effettiva per [[insufficienza respiratoria]], in quanto [[Paralisi|paralizzato]], in [[coma]] o in stato di [[morte apparente]].<ref>{{cita pubblicazione |nome=Katherine |cognome=Hall |titolo=Did Alexander the Great Die from Guillain-Barré Syndrome? |rivista=The Ancient History Bulletin |editore= |città= |volume=32 |numero=3-4 |anno=2018 |pp=106-128 ||ISSN=0835-3638 |url=http://www.ancienthistorybulletin.org/subscribed-users-area/wp-content/uploads/2018/12/hall.pdf |lingua=en |accesso=3 gennaio 2022}}. Cfr. anche {{Cita web|url=https://www.quotidiano.net/magazine/alessandro-magno-morte-1.4532049|titolo=Alessandro Magno sepolto vivo, conferme sulla morte|autore=Aristide Malnati|data=8 aprile 2019|accesso=31 marzo 2020}}</ref> Il corpo venne infatti esposto per sei giorni e non si decompose, e questo fatto fu considerato prova dell'origine divina del re. Tuttavia, questa sarebbe l'unica prova portata a sostegno della tesi.<ref name="UMM">{{Cita web|url=https://www.sciencedaily.com/releases/1998/06/980622061325.htm|titolo=Intestinal Bug Likely Killed Alexander The Great|accesso=3 gennaio 2022}}</ref><ref name="quest">Chugg, Andrew (2007). The Quest for the Tomb of Alexander the Great. Lulu.com. p. 25. ISBN 0-9556790-0-1.; si veda anche in italiano: Andrew Michael Chugg, La tomba perduta di Alessandro il Grande, Periplus, pp. 341</ref>
[[File:Mid-nineteenth century reconstruction of Alexander's catafalque based on the description by Diodorus.jpg|thumb|upright=1.4|Rappresentazione [[Ottocento|ottocentesca]] del [[Rito funebre|corteo funebre]] di Alessandro, basata sulla descrizione di [[Diodoro Siculo]]]]
[[File:Pietro Testa - Alexander the Great Rescued from the River Cydnus - Metropolitan New York.jpg|miniatura|''Alessandro Magno nel fiume Cidno salvato dai suoi soldati'', [[Metropolitan Museum of Art]], [[New York]].]]
Secondo le notizie di [[Flavio Arriano]], noto anche come Arriano di Nicomedia,<ref>Anabasi di Alessandro (᾿Ανάβασις ᾿Αλεξάνδρου 2,4,7).</ref> Alessandro, già febbricitante, si ammalò per essersi bagnato nelle acque gelide del fiume [[Cidno]]: all'inizio parve riprendersi, ma poi morì probabilmente per una ricaduta di [[polmonite]]. [[Quinto Curzio Rufo]] descrive come ciò avvenne nella sua ''Historiae Alexandri Magni Macedonis'', delineando i sintomi improvvisi di [[ipotermia]] che colpirono Alessandro dopo essersi immerso nel fiume.<ref>''Historiae Alexandri Magni Macedonis'' (Storie di Alessandro Magno il Macedone)
{{citazione|Il fiume Cidno scorre attraverso la città. Era allora estate, il calore della quale brucia con la vampa del sole nessun'altra costa più di quella della Cilicia, ed era incominciato il momento più caldo del giorno. L'acqua limpida del fiume invitò il re coperto di polvere e sudore, a lavarsi il corpo ancora accalorato; così, dopo essersi tolto la veste, di fronte all'esercito, - pensando che sarebbe stata anche una bella cosa, se avesse mostrato ai suoi di accontentarsi di un abbigliamento semplice e poco costoso - si immerse nel fiume. Non appena entrate le membra iniziarono ad irrigidirsi con un improvviso brivido, poi il pallore si diffuse, e il calore vitale abbandonò quasi tutto il corpo. I servitori accolgono fra le braccia Alessandro simile ad uno morente, e lo portano privo di conoscenza nella tenda. Grande preoccupazione e quasi lutto c'era già nell'accampamento. Tutti, piangendo, si lamentavano che dopo tante peripezie e pericoli il re più famoso di ogni tempo e di ogni ricordo potesse esser loro portato via non già in combattimento, ucciso dal nemico, ma mentre rinfrescava il suo corpo in acqua.|Storie di Alessandro Magno il Macedone.}}</ref>
=== Dopo la morte ===
Il corpo di Alessandro venne sottoposto ad una procedura di [[imbalsamazione]] e poi, secondo [[Plutarco]], alla [[mummificazione]] rituale dei faraoni egizi.<ref name=quest/><ref>Robert S. Bianchi. "Hunting Alexander's Tomb". Archaeology.org. accesso Aug 21, 2011.</ref> Secondo [[Quinto Curzio Rufo]] e Giustino, Alessandro, poco prima di morire, espresse la volontà di essere sepolto nel tempio di [[Amon-Ra|Zeus Amon]] nell’Oasi di Siwa. Il condottiero, infatti, considerandosi figlio dello stesso dio Amon, non avrebbe voluto essere sepolto accanto al suo vero padre, [[Filippo II di Macedonia]], a [[Ege (città)|Ege]], nel [[Tomba di Filippo II di Macedonia|sepolcro reale degli Argeadi]].<ref>{{Cita libro|autore=Lauren O'Connor|titolo=The Remains of Alexander the Great: The God, The King, The Symbol|anno=2008|editore=}}</ref> Tuttavia, questo desiderio non fu esaudito.
Il [[Tomba di Alessandro Magno|luogo di sepoltura di Alessandro]] è stato oggetto di disputa:<ref>''Alexander the Great at War: His Army - His Battles - His Enemies''. Osprey Publishing. 2008. p. 123. ISBN 1846033284.</ref> oggi, si ritiene che il corpo mummificato di Alessandro, contenuto in un [[sarcofago]] d'[[oro]] massiccio, possa essere stato portato in [[Antico Egitto|Egitto]] da [[Tolomeo I]] nel [[321 a.C.]], e sepolto inizialmente nella necropoli di [[Saqqara]];<ref>Saunders, Nicholas (2007). Alexander's Tomb: The Two-Thousand Year Obsession to Find the Lost Conqueror. Basic Books. ISBN 0465006213., pag. 162</ref> in seguito fu trasferito in un grandioso mausoleo, nella città da lui fondata, [[Alessandria d'Egitto]] (dopo lo spostamento della capitale da [[Menfi (Egitto)|Menfi]]), centro del potere [[Dinastia tolemaica|tolemaico]]. Esso sorgeva in un grande complesso oggi andato distrutto e fondeva elementi ellenistici ed egizi. Sono state ipotizzate diverse ubicazioni sotto l'attuale città, seguendo le descrizioni della posizione del [[mausoleo]] date da diversi storici antichi, come [[Strabone]].<ref>Saunders, ''op. cit.'', pagg. 64-segg.</ref> Esso era, secondo alcune testimonianze ispirato a [[Mausoleo di Alicarnasso|quello di Alicarnasso]].<ref>[https://www.pressreader.com/it/italy/storica-national-geographic/20170401/283888752882148 La tomba di Alessandro Magno, National Geographic Storica]</ref>
[[File:Buland Auguste au tombeau d'Alexandre.jpg|miniatura|''Augusto alla tomba di Alessandro'', [[Eugène Buland]], [[musée d'Orsay]].]]
Numerosi personaggi celebri dell'antichità, come [[Cesare]] e [[Augusto]], resero nel tempo omaggio alla tomba di Alessandro, ma al tempo della [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] si erano perse le tracce della mummia. Alcuni archeologi, come [[Zahi Hawass]], ritengono che il corpo del re macedone sia stato in seguito messo in salvo durante un'incursione [[Barbari|barbara]] nei territori dell'[[Impero romano d'Oriente]], o per sottrarla ad alcuni [[cristiani]] locali che volevano distruggerla (in quanto il rendere omaggio a Alessandro era considerato rito pagano), e si trovi quindi tra i numerosi corpi nella "valle delle mummie dorate", presso l'oasi di [[Bahariya]] (dove si trovano anche i resti di un tempio a lui dedicato).<ref>Saunders, ''op. cit.'', pagg. 203-04</ref><ref>''Egypt Unwrapped: Alexander the Great's Lost Tomb'', documentario National Geographic</ref>
Nel [[2014]] una tomba con diverse sepolture ad [[Anfipoli]] in Macedonia (nell'odierna [[Grecia]]) è stata da alcuni identificata nella definitiva sepoltura di Alessandro, forse il luogo di una possibile traslazione dei resti del condottiero da parte dell'[[imperatore romano]] [[Caracalla]] (III secolo d.C.), ma si tratta di un'ipotesi controversa. La cosiddetta [[tomba di Kasta]], probabilmente progettata per Alessandro, non fu mai usata per la sua scelta di non essere sepolto in Macedonia destinando il mausoleo di Anfipoli a [[cenotafio]] di Efestione (e forse in seguito vi fu sepolto il figlio Alessandro IV, che un tempo si riteneva inumato a Ege, o più probabilmente la madre Olimpiade<ref>{{Cita web|lingua=en|url=http://greece.greekreporter.com/2012/10/06/tomb-near-serres-wife-son-of-alexander/|titolo=Tomb Near Serres Wife, Son of Alexander?}}</ref><ref>Andrew Chugg, [https://www.academia.edu/22242910/Proof_that_the_Amphipolis_Tomb_was_not_Built_for_Hephaistion Proof that the Amphipolis Tomb was not Built for Hephaistion]</ref><ref>Andrew Michael Chugg, [https://www.academia.edu/37741002/The_Occupancy_of_the_Amphipolis_Tomb The Occupancy of the Amphipolis Tomb]</ref><ref>{{Cita pubblicazione |autore=Chugg, Andrew |data=2021 |titolo=The Identity of the Occupant of the Amphipolis Tomb Beneath the Kasta Mound |url=https://ojs.aims.edu.au/index.php/msj/article/view/16 |pubblicazione=Macedonian Studies Journal |lingua=en |volume=2 |capitolo=1 |issn=2204-3128}}</ref>), oppure per il fatto che Tolomeo I si impadronì dopo poco della mummia portandola in Egitto.<ref>{{Cita web|url=https://www.bbc.co.uk/news/world-europe-29239529|titolo=Greeks captivated by Alexander-era tomb at Amphipolis|editore=BBC|autore=Giorgos Christides|data=22 settembre 2014|accesso=2 aprile 2015|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.yppo.gr/2/g22.jsp?obj_id=59112|titolo=Greek Government - Ministry of Culture and Sports - 12th November 2014 Press Release (in Greek)|data=12 novembre 2014|accesso=6 aprile 2020|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304033115/http://www.yppo.gr/2/g22.jsp?obj_id=59112|urlmorto=sì}}</ref>
Secondo un ricercatore e giornalista del [[National Geographic Society|National Geographic]], Andrew Chugg, sarebbe addirittura possibile che i resti del corpo di Alessandro si trovino sepolti a [[Venezia]] nella [[basilica di San Marco]], in quanto le ossa del re macedone sarebbero state scambiate per errore durante il [[Medioevo]] con quelle del [[Marco evangelista|santo evangelista]], e portate nella città [[italia]]na nel [[IX secolo]].<ref name=quest/><ref>{{Cita web|url=http://www.saturniatellus.com/2017/03/sepolto-s-marco-venezia-ora-riesumare-quei-resti/|titolo=Chi è sepolto in S. Marco a Venezia? È ora di analizzare quei resti}}</ref>
== Successione ==
[[File:PtolemyWithElephants.jpg|
Alessandro ebbe due figli: [[Eracle di Macedonia]],<ref>{{cita libro|Peter| Green|Alexander the Great and the Hellenistic Age|2007|| ISBN =978-0-297-85294-0}}</ref> nato nel [[327 a.C.]] da [[Barsine]] (figlia del satrapo Artabazus di Frigia) e [[Alessandro IV di Macedonia]], nato postumo nel [[323 a.C.]] dalla moglie [[Rossane]] (figlia del satrapo [[Ossiarte]] di Battriana). Aveva anche numerosi amanti, tra i quali l'amico [[Efestione]] e [[Bagoas (Alessandro Magno)|Bagoas]]. Quando adottò la [[poligamia]], sposò anche la figlia di Dario III, [[Statira II]], e sua cugina [[Parisatide II]]. La prima era probabilmente incinta alla morte di Alessandro. Entrambe furono comunque fatte assassinare a [[Susa (città antica)|Susa]] da Rossane quando il re morì, poiché intendeva assicurare la successione a suo figlio che doveva nascere.
Al morente Alessandro fu chiesto il nome di colui che aveva scelto come suo successore. Egli diede un'indistinta risposta nella quale qualcuno comprese il nome di Eracle (il figlio avuto da Barsine) e altri «''tôi kratistôi''»<ref>{{Cita|Diodoro Siculo, Bibliotheca historica|XVII, 117|Diodoro}}.</ref> (e cioè al migliore, al più capace).<ref>«all'ottimo», secondo una traduzione ottocentesca accessibile ''online'' presso [https://www.google.it/books/edition/Biblioteca_storica_di_Diodoro_Siculo_vol/LjKuPCRn74wC?hl=it&gbpv=1&dq=diodoro+siculo+biblioteca+storica&printsec=frontcover Books Google] (''Biblioteca storica di Diodoro Siculo volgarizzata dal Cav. Compagnoni'', Milano, Sonzogno, 1822, VI, p. 172).</ref>
Subito dopo il suo decesso, ci fu la cosiddetta [[Spartizione di Babilonia]], che vide contrapporsi due linee di successione: il figlio di Alessandro avuto dalla moglie Rossane, [[Alessandro IV di Macedonia|Alessandro IV]], e il suo fratellastro [[Filippo III di Macedonia|Filippo III Arrideo]]. Poiché il primo era ancora in fasce e il secondo era infermo di mente, i generali dell'esercito macedone ([[Diadochi]]) elessero un reggente, [[Perdicca]], successivamente accettato in modo formale dall'assemblea dei soldati. Eracle, ritenuto da molti non realmente figlio di Alessandro, fu immediatamente escluso e non prese parte alle rivendicazioni.<ref>{{Cita libro |autore = [[Mary Renault]] |titolo = The Nature of Alexander |url = https://archive.org/details/natureofalexande0000rena_z9j4 |pp = [https://archive.org/details/natureofalexande0000rena_z9j4/page/100 100]-101 |edizione = |città = |editore = |anno = 2001 |isbn = 978-0-14-139076-5}}</ref>
Nel [[322 a.C.]] Perdicca si scontrò con [[Tolomeo I d'Egitto|Tolomeo]] (uno dei [[Diadochi]] e satrapo d'[[Antico Egitto|Egitto]], che si considerava fratellastro di Alessandro e Arrideo, in quanto presunto figlio illegittimo di Filippo II<ref>{{cita|Phang, Spence, Kelly, Londey 2016|p. 462}}.</ref>), contro il quale mosse guerra e rimase ucciso.
[[File:Diadochi IT.png|upright=1.2|thumb|La divisione dell'impero di Alessandro: i regni dei [[Diadochi]] dopo la [[battaglia di Ipso]] ([[301 a.C.]]). {{legend|yellow|[[Impero seleucide]]}} {{legend|blue|[[Egitto tolemaico|Impero tolemaico]]}} {{legend|orange|Regno di [[Lisimaco]]}} {{legend|green|Regno di [[Cassandro I]]}}]]
Successivamente i Diadochi elessero come reggente il generale [[Antipatro (generale)|Antipatro]], anche se questi non fu accettato da tutti. Ne nacque una guerra civile tra Antipatro e poi suo figlio [[Cassandro]] da una parte, e buona parte della famiglia reale argeade dall'altra, nel corso della quale trovarono la morte i familiari ancora in vita di Alessandro Magno, tra cui i due figli Eracle e Alessandro, la moglie Rossane, la madre Olimpiade, la sorella [[Cleopatra di Macedonia|Cleopatra]], fatti quasi tutti assassinare dal reggente o da suoi alleati, ma anche la cognata [[Euridice II di Macedonia|Euridice]] e il fratellastro Filippo III, fatti uccidere da Olimpiade. Successivamente i Diadochi si divisero ufficialmente l'impero, passando da satrapi a sovrani effettivi, e originando i primi quattro [[regni ellenistici]] (in seguito ulteriormente suddivisi nei secoli successivi), dove fu portata avanti la politica di Alessandro riguardo alla fusione tra costumi orientali e greci (un perfetto esempio fu il [[Regno indo-greco]] nato nel [[180 a.C.]]). Estinta la linea maschile legittima della [[dinastia argeade]] nel 310 a.C., Cassandro (cognato di Alessandro in quanto marito di [[Tessalonica di Macedonia|Tessalonica]], figlia superstite di Filippo II), divenne re di Macedonia succedendo ad Alessandro IV. L'anno successivo Cassandro fece avvelenare Eracle, ponendo fine alla discendenza del condottiero. L'enorme territorio persiano passò invece a [[Seleuco I Nicatore|Seleuco]], che nel [[305 a.C.]] fondò l'[[Impero seleucide]] con diversi stati satelliti come il [[Regno greco-battriano]], mentre Tolomeo divenne [[faraone]] d'[[Egitto tolemaico|Egitto]] e fondatore della [[dinastia tolemaica]].
== Fonti storiche e leggenda ==
{{Vedi anche|Storici di Alessandro Magno}}
Le fonti storiche su Alessandro sono piuttosto numerose. Conosciamo l'esistenza di resoconti a lui contemporanei, provenienti dallo storico di corte [[Callistene]], dal generale [[Tolomeo I d'Egitto|Tolomeo]], dall'architetto militare [[Aristobulo di Cassandreia|Aristobulo]] e da [[Clitarco di Alessandria]]; queste opere sono
I principali storici che successivamente trattarono delle sue vicende sono:
* [[Flavio Arriano]], storico di Nicomedia (''[[Anabasi di Alessandro|Anabasis Alexandri]]'', ovvero ''Le campagne di Alessandro'', scritto in greco e di carattere prevalentemente militare);
* [[Quinto Curzio Rufo]], storico romano (''Historiae Alexandri Magni Macedonis'', biografia di Alessandro in dieci libri, mutila dei primi due, in cui l'autore traccia un ritratto non privo di ombre del re macedone assieme alla successiva vicenda dei [[Diadochi]]);
* [[Plutarco|Plutarco di Cheronea]], storico greco ([[Vite parallele|''Vita Alexandri'']] e due orazioni [[La fortuna o la virtù di Alessandro|''De Alexandri fortuna'' e ''De Alexandri virtute'']]);
* [[Diodoro Siculo]], storico greco (i libri dal XVII al XXI della sua ''
* [[Marco Giuniano Giustino|Giustino]], storico romano, ci ha invece lasciato un'[[epitome]] (
* [[Paolo Orosio]], storico latino cristiano (''[[Historiarum
[[File:Duomo di fidenza, sculture sulla torre dx, volo di alessandro magno.JPG|miniatura|La leggenda del [[Volo di Alessandro]], [[Decorazioni scultoree del duomo di Fidenza|decorazione della torre]] del [[duomo di Fidenza]].]]
Ognuno offre una differente immagine del re macedone e, come dice [[Strabone]], "tutti coloro che scrissero di Alessandro preferirono il meraviglioso al vero".
Alessandro divenne una leggenda mentre era ancora in vita ed episodi meravigliosi furono narrati già dai
Nel secolo successivo alla sua morte, i racconti leggendari sulla sua vita furono raccolti
È invece andata quasi completamente perduta la ''Alessandriade'' (Αλεξανδριάς), un poema epico scritto dal poeta [[Adriano (poeta)|Adriano]] e del quale è pervenuta una sola linea.
== Nella cultura di massa ==
=== Letteratura ===
* Il [[Romanzo di Alessandro]] è una raccolta di storie con elementi fantastici e leggendari, diffuse e popolarissime fin dall'antichità, sulla sua vita. Collegato ad esso è anche il [[Letteratura cavalleresca|poema cavalleresco]] ''[[Giuramento del pavone]]''.<ref>{{Cita libro|titolo =Au carrefour des routes d'Europe: la Chanson de Geste. Tome I|autore =Martin Gosman|curatore =Société Rencesvals pour l'étude des épopées romanes|url =https://books.openedition.org/pup/3910|editore =Presses universitaires de Provence|città =Aix-en-Provence|anno =1987|lingua =fr|volume =1|capitolo =Au carrefour des traditions scripturaires: les "Vœux du Paon" et l'apport des écritures épique et romanesque|urlcapitolo=https://books.openedition.org/pup/3966?lang=fr|pp =551-565|ISBN =9791036541742|lccn=87138938|doi=10.4000/books.pup.3910|oclc=1109022540|SBN =MIL0111141|cid =Gosman|accesso =14 maggio 2023|urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto =no}}</ref>
* ''[[Alexandros (Pascoli)|Alexandros]]'' è un poemetto di [[Giovanni Pascoli]] pubblicato nel [[1895]] e incluso poi nei ''[[Poemi conviviali]]''.
* Lo scrittore olandese [[Louis Couperus]] scrisse il romanzo storico ''Iskander. De roman van Alexander den Groote'', del 1920, su Alessandro dopo l'invasione dell'Asia. Basato largamente sugli storici Quinto Curzio Rufo, Arriano e Plutarco, vi racconta le condizioni psicologiche di Alessandro negli ultimi anni di vita.
* Nel 1929, [[Klaus Mann]] pubblicò a Berlino presso la casa editrice Fischer, ''Alexander. Roman der Utopie''.
* [[Robert Payne]] pubblicò nel 1954 il romanzo ''Alexander the God'', sulla sua vita.
* Nel 1958, il francese [[Maurice Druon]] scrive il romanzo ''Alexandre le Grand''.
* Dal 1969 al 1981, la scrittrice britannica [[Mary Renault]] scrisse una trilogia di romanzi storici sulla vita del macedone: [[Fuoco dal cielo]] (sui suoi primi anni fino all'adolescenza), [[Il ragazzo persiano]] (sulla sua conquista della Persia, la spedizione in India, e la sua morte, raccontate dal punto di vista di [[Bagoas (Alessandro Magno)|Bagoa]], un eunuco persiano ed [[eromenos]] di Alessandro) e [[Giochi funerari]] (sugli eventi seguiti alla sua morte). Alexandros appare anche in altri romanzi della Renault: brevemente in [[La maschera di Apollo]]; vi si allude in [[Le ultime gocce di vino]] e indirettamente in ''The Praise Singer''. In aggiunta, Renault scrisse anche una biografia sul macedone: ''The Nature of Alexander''.
* [[Ivan Antonovič Efremov]] scrisse il romanzo storico ''Thaïs l'ateniese'' (1972) sulla vita dell'[[etera]] greca ''Thaïs'', mentre segue Alessandro nelle sue campagne militari. Alessandro e Thaïs hanno una relazione amorosa nel romanzo.
* Lo scrittore francese [[Roger Peyrefitte]] scrisse una trilogia su Alessandro, qui visto da erudito: ''La Jeunesse d'Alexandre'' (1977), ''Les Conquêtes d'Alexandre'' (1979) e ''Alexandre le Grand'' (1981).
* Nel 1998, lo scrittore italiano [[Valerio Massimo Manfredi]] ha pubblicato la prima edizione della trilogia [[Aléxandros]], che comprende ''[[Il figlio del sogno]]'', ''[[Le sabbie di Amon]]'' e ''[[Il confine del mondo]]''. Tali romanzi sono sempre stati pubblicati dalla [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]]. Lo stesso autore, inoltre, ha pubblicato un saggio storico intitolato ''La tomba di Alessandro'', che affronta le tematiche delle circostanze della sua morte, ubicazione della sua tomba e le sue volontà. Manfredi ha anche realizzato, per la trasmissione radiofonica di [[Rai Radio 2]] "[[Alle 8 della sera|Alle Otto della Sera]]" un ciclo di 20 episodi riguardanti Alessandro Magno.
* Nel 2007, lo scrittore spagnolo [[Javier Negrete]] ha pubblicato il romanzo ''[[Alessandro Magno e l'aquila di Roma]]''. In Italia il romanzo è uscito 12 anni dopo, pubblicato da [[Newton Compton Editori]].
=== Cinema e televisione ===
* ''[[Alessandro il Grande (film 1956)|Alessandro il Grande]]'' (''Alexander the Great''), regia di [[Robert Rossen]] (1956)<ref>Alessandro era interpretato da [[Richard Burton]], con [[Fredric March]] e [[Claire Bloom]]</ref><ref>{{cita web|url=https://variety.com/1955/film/reviews/alexander-the-great-1200418109/|sito=[[Variety (periodico)|Variety]]|data=31 dicembre 1955|titolo=Alexander the Great|lingua=en}}</ref>
* ''[[Alessandro il Grande (film 1980)|Alessandro il Grande]]'' (''O Megalexandros''), regia di [[Theodoros Angelopoulos]] (1980)<ref>{{cita web|url=https://www.timeout.com/movies/alexander-the-great|data=10 settembre 2012|titolo=Alexander the Great|lingua=en|sito=[[Time Out (rivista)|Time Out]]}}</ref>
* ''[[Alexander (film)|Alexander]]'', regia di [[Oliver Stone]] (2004)<ref>Interpretato dall'[[attore]] [[Colin Farrell]], girato con la consulenza storica di [[Robin Lane Fox]]</ref><ref>{{cita web|url=https://www.timeout.com/movies/alexander-the-great|titolo=Alexander|lingua=en|sito=[[American Film Institute]]}}</ref>
=== Animazione ===
* Nel [[1999]] la giapponese [[Madhouse (azienda)|Madhouse]] ha prodotto la serie [[anime]] ''Alexander Senki'' (Cronache di Alessandro), intitolata in Italia ''[[Alexander - Cronache di guerra di Alessandro il Grande|Alexander]]'', con il [[character design]] di [[Peter Chung]] (autore di ''[[Æon Flux (serie animata)|Æon Flux]]'');
* Nel [[2003]] il noto [[mangaka]] giapponese [[Yoshikazu Yasuhiko]] ha dedicato al personaggio di Alessandro il volume ''[[Alessandro Magno (manga)|Alexandros]]'';
* Nel 2006 nella light novel [[Fate/Zero]] di [[Gen Urobuchi]] appare Alessandro come "''servant''" convocato dal Sacro Graal.
===
* Il gruppo metal britannico [[Iron Maiden]] ha inserito una canzone intitolata ''Alexander The Great'' nel proprio album ''[[Somewhere in Time]]'' del [[1986]]. La canzone, composta completamente dal bassista [[Steve Harris]], incomincia con una citazione di re Filippo II e descrive la vita di Alessandro Magno attraversandone i punti principali: la nascita, le sconfitte inflitte a Persiani, Sciti e Egizi, le conquiste di Persepoli, Babilonia e Susa, la leggenda del "nodo gordiano", la diffusione dell'Ellenismo e la mancata marcia sull'India, non intesa come Stato moderno ma come regione che allora comprendeva, tra gli altri territori, anche il Pakistan;
* Il musicista brasiliano [[Caetano Veloso]] ha incluso nel [[1998]] nel suo album ''Livro'' una canzone epica su Alessandro Magno intitolata ''Alexandre'';
*
* Nell'album ''Kokler'' (Roots) del gruppo turco dei [[Baba Zula]], è presente una canzone dal titolo ''Iskender'', dedicata
* L'album [[The
[[File:Sola Busca tarot card 77.jpg|miniatura|''Alecxandro M. come Re di Spade nei Tarocchi Sola Busca'', [[Pinacoteca di Brera]], [[Milano]].]]
=== Giochi di carte ===
* Già sul finire del Quattrocento, la figura di Alessandro fu inserita nelle carte da gioco francesi come Re di Fiori, con la didascalia ALEXANDRE, e in tal modo si è conservata fino all'Ottocento, quando presero piede nuove raffigurazioni.<ref>[Cfr. Romain Merlin, ''Origine des cartes à jouer'', Paris, Rapilly, 1869, p.106.]</ref>
* Nelle carte dei Tarocchi, il conquistatore macedone appare nel mazzo Sola Busca (oggi alla Pinacoteca di Brera) come Re di Spade, con la didascalia ALECXANDRO M.,<ref>[Cfr. Laura Paola Gnaccolini (a cura), ''Il segreto dei segreti'', Milano, Skira, 2012, p.22.]</ref> e nel mazzo Leber, anche qui come Re di Spade (oggi alla Biblioteca municipale di Rouen), con la didascalia ALEXANDER MAGNUS REX MACEDONICUS.<ref>[Cfr. Giordano Berti, ''Antico Tarocco Italiano I'', Bologna, Nuova Alfa, 1987, p.92.]</ref>
=== Videogiochi ===
* Il 23 novembre [[2004]] è uscito ''[[Alexander (videogioco)|Alexander]]'' della [[Ubisoft]], basato sul film diretto da [[Oliver Stone]].
* Nel [[2006]] è uscito ''[[Rome: Total War: Alexander]]'', espansione del videogioco ''[[Rome: Total War]]'' basata sulle conquiste di Alessandro.
* Nel [[2009]] la [[FX Interactive]] ha pubblicato ''[[Sparta II - Le conquiste di Alessandro Magno]]'', prodotto dall'azienda russa World Forge.
* Altro videogioco ispirato dal film di [[Oliver Stone]] è ''[[Alexander: Il Tempo degli Eroi]]'', prodotto dalla [[Deep Silver]].
== Note ==
=== Annotazioni ===
<references group="N"/>
=== Fonti ===
<references/>
== Bibliografia ==
;Storie antiche
* {{cita libro|autore=[[Diodoro Siculo]] |titolo=[[Bibliotheca historica]] |cid=Diodoro}}
* {{cita libro|autore=[[
* {{cita libro|autore=[[Plutarco]] |titolo=[[Vite parallele]]: Alessandro |cid=Plutarco}}
* {{cita libro|autore=[[
* {{Cita libro|autore=[[Georges Radet]]|traduttore=Manlio Mazziotti|titolo=Alessandro il Grande (Alexandre le Grand)|serie=<!--Collana--> Biblioteca di cultura storica|numero=18|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1942; II ed. 1944}}; <!--Collana--> [[Oscar Mondadori|Oscar]] nº 149, Mondadori, Milano, 1974-1985; <!--Collana--> SuperBur Saggi, BUR, Milano, 1998 - <!--Collana--> La Storia·Le Storie, BUR, 2016.
* [[N. G. L. Hammond]], ''Alessandro il Grande. L'uomo che si è spinto ai confini del mondo'', Sperling paperback, Milano, 2004.
* A. B. Bosworth, ''Alessandro Magno. L'uomo e il suo impero'', [[Rizzoli]], Milano, 2004.
* {{Cita libro|nome=Pietro|cognome=Citati|wkautore=Pietro Citati|titolo=Alessandro Magno|editore=Adelphi|anno=2004|cid=Citati}}
* {{Cita libro|nome=Robin|cognome=Lane Fox|wkautore=Robin Lane Fox|titolo=Alessandro Magno|serie=<!--Collana--> [[Saggi (Einaudi)|Saggi]]|numero=635|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1981|cid=Lane Fox}}; nuova ed. e prefazione dell'Autore, Einaudi tascabili. Storia, Einaudi, Torino, 2004-2016.
* {{Cita libro|cognome=De Sanctis|nome=Gaetano|wkautore=Gaetano De Sanctis|titolo=Filippo e Alessandro dal regno macedone alla monarchia universale. Lezioni universitarie 1949-1950|curatore=Monica Berti e Virgilio Costa|editore=Edizioni Tored|città=Tivoli (Roma)|anno=2011|isbn=978-88-88617-45-9}}
* {{Cita libro|autore=[[Johann Gustav Droysen]]|titolo=Alessandro il Grande|editore=TEA|città=Milano|anno=1994|annooriginale=Corbaccio, 1940}} - Res Gestae, 2014.
* {{Cita libro|autore=[[Paul Faure (archeologo)|Paul Faure]]|titolo=La vita quotidiana degli eserciti di Alessandro Magno (La vie quotidienne des armées d'Alexandre, Hachette, Paris, 1982)|edizione=Collana Storia e biografie|editore=BUR|città=Milano|anno=1993|isbn=978-88-17-16942-4}}
* {{Cita libro|nome=Andrea|cognome=Frediani|wkautore=Andrea Frediani|titolo=Le grandi battaglie di Alessandro Magno. L'inarrestabile marcia del condottiero che non conobbe sconfitte|editore=Newton Compton|anno=2004|isbn=978-88-541-1845-4|cid=Frediani}}
* [[Chiara Frugoni]], ''La fortuna di Alessandro Magno dall'Antichità al Medioevo'', La Nuova Italia, Firenze, 1978.
* [[Hans-Joachim Gehrke]], ''Alessandro Magno'', Il Mulino, Bologna, 2002.
* [[Giulio Giannelli]], "Alessandro Magno" in AA. VV., ''[[Enciclopedia Biografica Universale]]'', Roma, [[Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani]], 2006, pp. 305 – 323.
* {{Cita libro|nome=Claude|cognome=Mossé|wkautore=Claude Mossé|titolo=Alessandro Magno. La realtà e il mito|editore=Laterza|anno=2005|cid=Mossé}}
* {{Cita libro|nome=Domenico|cognome=Musti|wkautore=Domenico Musti|titolo=Storia Greca: linee di sviluppo dall'età micenea all'età romana|editore=Laterza|edizione=3|anno=2008|isbn=978-88-420-7514-1|cid=Musti}}
* {{Cita libro|autore=Sara E. Phang, Iain Spence Ph.D., Douglas Kelly Ph.D., Peter Londey Ph.D.|titolo=Conflict in Ancient Greece and Rome [3 volumes]: The Definitive Political, Social, and Military Encyclopedia|url=https://books.google.it/books?id=npNUDAAAQBAJ|editore=ABC-CLIO|anno=2016|isbn=978-1-61069-020-1|cid=Phang, Spence, Kelly, Londey 2016}}
* [[Antonino Pagliaro]], ''Alessandro Magno'', [[Rai Eri]], 1960.
* ''Alessandro Magno tra storia e mito'', a cura di [[Marta Sordi]], Milano, Edizioni Universitarie Jaca, 1984.
* {{Cita testo |cognome=Todisco |nome=L. |url=http://www.visions.it/artecultura.html#1001 |titolo=Alessandro il macedone e gli ebrei |urlmorto=sì |accesso=17 maggio 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080105053331/http://www.visions.it/artecultura.html#1001 }}
;Narrativa
*
* P. Doherty, trilogia edita da Newton Compton: ''Alessandro Magno e la vittoria impossibile'' (2002), ''Alessandro Magno e l'uomo senza Dio'' (2003), ''Alessandro Magno e le porte degli Inferi'', 2004.
* [[Valerio Massimo Manfredi]], trilogia: ''Il figlio del sogno'', ''Le sabbie di Amon'', ''Il confine del mondo'', raccolti ne ''Il Romanzo di Alessandro'', Mondadori.
* [[
* [[Giovanni Pascoli]], "''Aléxandros''", in ''Poemi Conviviali'', 1904.
* [[David Gemmell]], ''Il Leone di Macedonia'' (1990), ''Il Principe Nero'', 1991.
* [[Steve Berry]], ''L'ombra del leone'', 2008.
* [[Valerio Massimo Manfredi]], ''La Tomba di Alessandro'', Mondadori, 2009.
* [[
*
== Voci correlate ==
* [[Aristotele]]
* [[
* [[Dandamis]]
* [[Filippo II di Macedonia]]
* [[
* [[Incontro tra Diogene di Sinope e Alessandro Magno]]
* [[
* [[Peritas]]
* [[Regno di Macedonia]]
* [[Relazioni personali di Alessandro Magno]]
* [[Romanzo di Alessandro]]
* [[Storici di Alessandro Magno]]
* [[Tiro (Libano)]]
* [[Tomba di Alessandro Magno]]
* [[Volo di Alessandro]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q=Alessandro_Magno
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{en}} [http://www.pothos.org/ ''Alexander the Great's Home on the Web''], portale su Alessandro.
* {{fr}} [https://web.archive.org/web/20181217000458/http://www.3dsrc.com/alexandrelegrand/multimedia.php ''Materiale su Alessandro''] conservato al [[Louvre]].
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