Libro: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|altri significati|[[LibroLibri (disambigua)]] e [[|Libri (disambigua)]]}}
[[File:Old book bindings.jpg|miniatura|Antichi libri rilegati ed usurati nella biblioteca del [[Merton College]] a [[Oxford]].]]
[[File:The Caxton Celebration - William Caxton showing specimens of his printing to King Edward IV and his Queen.jpg|miniatura|[[William Caxton]] mostra la sua produzione a re [[Edoardo IV]] e alla regina consorte.]]
 
Un '''libro''' è un insieme di fogli, [[Tipografia|stampati]] oppure [[Manoscritto|manoscritti]], delle stesse dimensioni, [[Legatoria|rilegati]] insieme in un certo ordine e racchiusi da una [[copertina]].<ref>Il libro è «un prisma a sei facce rettangolari, composto di sottili lamine di carta, che debbono presentare un frontespizio» secondo [[Jorge Luis Borges]], ''Tutte le opere'', trad. it., Milano, 1984, I, p. 212.</ref>
[[File:Old book bindings.jpg|thumb|Antichi libri rilegati ed usurati nella biblioteca del Merton College a [[Oxford]]]]
 
[[File:Arcimboldo Librarian Stokholm.jpg|thumb|Il ''Bibliotecario'' di [[Giuseppe Arcimboldo]]]]
Il libro è il [[Mass media|veicolo]] più diffuso del [[Conoscenza|sapere]].<ref>Amedeo Benedetti, ''Il libro. Storia, tecnica, strutture''. Arma di Taggia, Atene, 2006, p. 9.</ref> L'insieme delle opere stampate, inclusi i libri, è detto [[letteratura]]. I libri sono pertanto [[Opera letteraria|opere letterarie]]. Nella [[Biblioteconomia|biblioteconomia e scienza dell'informazione]] un libro è detto [[monografia]], per distinguerlo dai [[periodico|periodici]] come [[riviste]], bollettini o [[Giornale|giornali]].
Un '''libro''' è un insieme di fogli [[Tipografia|stampati]] oppure [[Manoscritto|manoscritti]] delle stesse dimensioni [[Legatoria|rilegati]] insieme in un certo ordine e racchiusi da una [[copertina]]. Il libro, usato per acquisire informazioni o anche per divertimento, è ancora oggi lo "strumento principe del sapere".<ref>Amedeo Benedetti, ''Il libro. Storia, tecnica, strutture''. Arma di Taggia, Atene, 2006, p. 9.</ref>
 
Un [[negozio]] che vende libri è detto [[Libreria (negozio)|libreria]], termine che in italiano indica anche il [[Mobile (arredamento)|mobile]] usato per conservare i libri. La [[biblioteca]] è il luogo usato per conservare e consultare i libri. [[Google]] ha stimato che al 2010 sono stati stampati approssimativamente 130 milioni di titoli diversi.<ref>{{Cita web|url=https://booksearch.blogspot.com/2010/08/books-of-world-stand-up-and-be-counted.html |data=5 agosto 2010 |titolo=Books of the world, stand up and be counted! All 129,864,880 of you.|accesso=15 agosto 2010 |citazione=After we exclude serials, we can finally count all the books in the world. There are 129,864,880 of them. At least until Sunday. |editore=Inside Google Books}}</ref> Con la diffusione delle tecnologie digitali e di [[Internet]], ai libri stampati si è affiancato l'uso dei libri elettronici, o ''[[e-book]]''.<ref>{{Cita libro|cognome1=Curtis|nome1=George|titolo=The Law of Cybercrimes and Their Investigations|data=2011|p=161}}</ref>
 
== Etimologia del termine ==
La parola italiana ''libro'' deriva dal [[Lingua latina|latino]] ''liber''. Il vocabolo originariamente significava anche "[[Corteccia (botanica)|corteccia]]", ma visto che era un materiale usato per scrivere testi (''in libro scribuntur litterae'', [[Tito Maccio Plauto|Plauto]]), in seguito per estensione la parola ha assunto il significato di "[[opera letteraria]]". Un'evoluzione identica ha subìto la parola [[Lingua greca|greca]] βιβλίον (''biblìon''): si [[veda]] l'[[etimologia]] del termine [[Biblioteca#Etimologia del termine|biblioteca]].
 
In [[lingua inglese|inglese]], la parola "book" proviene dall'[[Anticoantico inglese]] "bōc" che a sua volta si origina dalla radice [[Lingue germaniche|germanica]] "*bōk-", [[Parole imparentate|parola imparentata]] con "[[beech]]" (''[[Fagus|faggio]]'').<ref>{{Cita web|url=http://dictionary.reference.com/browse/book |titolo=Book |editore=Dictionary.com |data= |accesso=05/06/5 giugno 2012}}</ref><!-- lasciare il termine inglese interlinkato a en:wiki --> Similmente, nelle [[lingue slave]] (per es., [[lingua russa|russo]], [[lingua bulgara|bulgaro]]) "буква" (bukva—"lettera") è imparentata con "beech". In russo ed in [[lingua serba|serbo]], altra lingua slava, le parole "букварь" (bukvar') e "буквар" (bukvar), si riferiscono rispettivamente ai libri di testo scolastici che assistono gli alunni di [[scuola elementare]] adnell'apprendimento imparare ledelle tecniche delladi [[lettura]] e [[scrittura]]. Se ne deduce che le prime scritture delle [[lingue indoeuropee]] possano esser state intagliate su legno di faggio.<ref>[https://web.archive.org/web/20081103044850/http://www.northvegr.org/holy/b.php Northvegr - Holy Language Lexicon: B] archiviato 03/11/2008 dall'[http://www.northvegr.org/holy/b.php originale] {{en}}</ref> In maniera analoga, la parola [[lingua latina|latina]] ''[[codex]]/[[codice (filologia)|codice]]'', col significato di libro nel senso moderno (rilegato e con [[Pagina (carta)|pagine]] separate), originalmente significava "blocco di legno".
 
== Storia ==
Se ne deduce che le prime scritture delle [[lingue indoeuropee]] possano esser state intagliate su legno di [[faggio]] (= [[fagus]] = [[beech]]).<ref>Cfr. [http://web.archive.org/web/20081103044850/http://www.northvegr.org/holy/b.php Northvegr - Holy Language Lexicon: B] archiviato 03/11/2008 dall'[http://www.northvegr.org/holy/b.php originale] {{en}}</ref> In maniera analoga, la parola [[lingua latina|latina]] ''[[codex]]/[[codice (filologia)|codice]]'', col significato di libro nel senso moderno (rilegato e con pagine separate), originalmente significava "blocco di legno".
[[File:European Output of Books 500–1800.png|miniatura|Livelli di produzione libraria europea dal [[500]] al [[1800]]. L'evento chiave fu l'invenzione della [[stampa a caratteri mobili]] di [[Johannes Gutenberg|Gutenberg]] nel [[XV secolo]].]]
 
La storia del libro segue una serie di innovazioni tecnologiche che hanno migliorato la qualità di conservazione del testo e l'accesso alle informazioni, la portabilità e il costo di produzione. Essa è strettamente legata alle contingenze economiche e politiche nella [[storia delle idee]] e delle [[Religione|religioni]].
== Storia del libro ==
[[File:European Output of Books 500–1800.png|thumb|250px|Livelli di produzione libraria europea dal [[500]] al [[1800]]. L'evento chiave fu l'invenzione della [[stampa a caratteri mobili]] di [[Johann Gutenberg|Gutenberg]] nel [[XV secolo]].]]
 
Dall'invenzione nel 1455 della [[stampa a caratteri mobili]] di [[Johann Gutenberg|Gutenberg]], per più di quattro secoli l'unico vero [[mass media|medium di massa]] è stata la «parola stampata».<ref>Paccagnella, L. 2010, Sociologia della Comunicazione, Bologna, Il Mulino, p. 84</ref><ref>Rosengren, K.E., 2001, Introduzione allo studio della comunicazione, Bologna, Il Mulino, ISBN 88-15-08248-4 p. 158</ref>
La [[storia del libro]] segue una serie di innovazioni tecnologiche che hanno migliorato la qualità di conservazione del testo e l'accesso alle informazioni, la portabilità e il costo di produzione. Essa è strettamente legata alle contingenze economiche e politiche nella [[storia delle idee]] e delle religioni.
 
La [[scrittura]] è la condizione per l'esistenza del testo e del libro. La scrittura, un sistema di segni durevoli che permette di trasmettere e conservare le informazioni, ha cominciato a svilupparsi tra il VII e il IV millennio a.C. in forma di simboli mnemonici diventati poi un sistema di ideogrammi o pittogrammi attraverso la semplificazione. Le più antiche forme di scrittura conosciute erano quindi principalmente [[logogramma|logografiche]]. In seguito è emersa la scrittura sillabica e alfabetica (o segmentale).
 
=== Antichità ===
 
[[File:Sumerian MS2272 2400BC.jpg|thumb|Tavoletta di argilla sumera con [[scrittura cuneiforme]], 2.400–2.200 a.C.]]
Quando i sistemi di scrittura furonovennero inventati, furono utilizzati quei materiali che permettevano la registrazione di informazioni sotto forma scritta: [[Roccia|pietra]], [[argilla]], [[Corteccia (botanica)|corteccia]] d'albero, lamiere di metallo. Lo studio di queste iscrizioni è conosciuto come [[epigrafia]]. La scrittura alfabetica emerse in Egitto circa 5.000{{formatnum:5000}} anni fa. Gli [[antichi Egizi]] erano soliti scrivere scrivere sul [[papiro]], una pianta coltivata lungo il fiume [[Nilo]]. Inizialmente i termini non erano separati l'uno dall'altro (''scriptura continua'') e non c'era [[punteggiatura]]. I testi venivano scritti da destra a sinistra, da sinistra a destra, e anche in modo che le linee alternate si leggessero in direzioni opposte. Il termine tecnico per questo tipo di scrittura, con un andamento che ricorda quello dedei solchi tracciati dall'aratro in un campo, è "[[scrittura bustrofedica|bustrofedica]]".
 
==== Tavolette ====
{{Vedi anche|Tavoletta (supporto)}}
Una tavoletta può esser definita come un mezzo fisicamente robusto adatto al trasporto e alla scrittura.
 
Le tavolette di [[argilla]] furono ciò che il nome implica: pezzi di argilla secca appiattiti e facili da trasportare, con iscrizioni fatte per mezzo di uno stilo possibilmente inumidito per consentire impronte scritte. Furono infatti usate come mezzo di scrittura, specialmente per il [[cuneiforme]], durante tutta l'[[Età del Bronzo]] e fino alla metà dell'[[Età del Ferro]] .
 
Le tavolette di [[cera]] erano assicelle di legno ricoperte da uno strato abbastanza spesso di cera che veniva incisa da uno stilo. Servivano da materiale normale di scrittura nelle scuole, in contabilità, e per prendere appunti. Avevano il vantaggio di essere riutilizzabili: la cera poteva essere fusa e riformare una "pagina bianca". L'usanza di legare insieme diverse tavolette di cera (romano ''pugillares'') è un possibile precursore dei libri moderni (cioè il ''codex, codice'').<ref>Leila {{Cita|Avrin. ''Scribes, Script and Books'', |p. 173}}.</ref> L'[[etimologia]] della parola '''codex''' (blocco di legno) fa presupporre che potesse derivare dallo sviluppo delle tavolette di cera.<ref>{{Cita libro|nome=Bernhard|cognome=Bischoff|wkautore=Bernhard Bischoff|altri=Dáibhí ó Cróinin|titolo=Latin palaeography antiquity and the Middle Ages|anno=1990|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge|pagine=11|isbn=0-521-36473-6|cid=Bischoff}}</ref>
| editore = Cambridge University Press
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| pagine = 11
| cognome = Bischoff
| nome = Bernhard
| titolo = Latin palaeography antiquity and the Middle Ages
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}}</ref>
 
==== [[Rotulus|Rotolo]] ====
{{Vedi anche|Rotulus}}
[[File:Egypt.Papyrus.01.jpg|thumb|left|[[Papiro]] [[Antico Egitto|egiziano]] che illustra il dio [[Osiris]] e la pesa del cuore.]]
[[File:Egypt.Papyrus.01.jpg|miniatura|[[Papiro]] [[Antico Egitto|egiziano]] che illustra il dio [[Osiride]] e la pesa del cuore.]]
Il [[papiro]], fatto di materiale spesso simile alla [[carta]] che si ottiene tessendo insieme gli steli della pianta di papiro, poi battendolo con un attrezzo simile al martello, veniva utilizzato in [[Antico Egitto|Egitto]] per scrivere, forse già durante la [[I dinastia egizia|Prima dinastia]], anche se la prima prova proviene dai libri contabili del re [[Neferirkara Kakai]] della [[V dinastia egizia]] (circa 2400 a.C.).<ref>{{Cita libro
Il [[papiro]], fatto di materiale spesso simile alla [[carta]] che si ottiene tessendo insieme gli steli della pianta di papiro, poi battendolo con un attrezzo simile al martello, veniva utilizzato in [[Antico Egitto|Egitto]] per scrivere, forse già durante la [[I dinastia egizia|Prima dinastia]], anche se la prima prova proviene dai libri contabili del re [[Neferirkara Kakai]] della [[V dinastia egizia]] (circa 2400 a.C.).<ref>{{Cita libro| editore = American Library Association; The British Library| ISBN = 978-0-8389-0522-7| cognome = Avrin| nome = Leila| titolo = Scribes, script, and books: the book arts from antiquity to the Renaissance| url = https://archive.org/details/scribesscriptboo0000avri| città = New York, New York| anno = 1991| pagine = 83|cid=Avrin}}</ref> I fogli di papiro venivano incollati insieme a formare un rotolo (scrollo). Erano utilizzate anche le cortecce di albero, come per esempio quelle della [[Tilia]], e altri materiali consimili.<ref>[[Dard Hunter]], ''Papermaking: History and Technique of an Ancient Craft New ed.'' Dover Publications 1978, p. 12 {{en}}</ref>
| editore = American Library Association; The British Library
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}}</ref> I fogli di papiro venivano incollati insieme a formare un rotolo (scrollo). Erano utilizzate anche le cortecce di albero, come per esempio quelle della [[Tilia]], e altri materiali consimili.<ref>[[Dard Hunter]], ''Papermaking: History and Technique of an Ancient Craft New ed.'' Dover Publications 1978, p. 12 {{en}}</ref>
 
Secondo [[Erodoto]] (''Storie'' [https://web.archive.org/web/20120114082232/http://dariosoldani.interfree.it/erodoto/storieV.html 5:58]), i [[Fenici]] portarono in [[Grecia]] la scrittura ed il papiro verso il [[X secolo a.C.|X secolo]] o il [[IX secolo a.C.]] La [[lingua greca|parola greca]] per papiro come materiale di scrittura (''biblion'') e libro (''biblos'') proviene dal porto fenicio di [[Biblo]], da dove si esportava il papiro verso la Grecia.<ref>Cfr. Leila {{Cita|Avrin, ''Scribes, Script and Books'', |pp. 144–145144-145}}.</ref> Dal greco deriva anche la parola ''tomo'' (τόμος), che in origine significava una fetta o un pezzo, e gradualmente cominciò a indicare "un rotolo di papiro". ''Tomus'' fu usato dai [[latini]] con lo stesso significato di ''volumen'' (vedi sotto anche la spiegazione di [[Isidoro di Siviglia]]).
 
Che fossero fatti di papiro, pergamena o carta, i [[rotulus|rotoli]] furono la forma libraria dominante della cultura [[Ellenismo|ellenistica]], [[Impero romano|romana]], [[Cina|cinese]] ed [[ebraismo|ebraica]]. Il formato di [[codex]] si stabilì nel mondo romano nella [[tarda antichità]], ma il rotolo persistette molto più a lungo in [[Asia]].
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==== Codex ====
{{Vedi anche|Codice (filologia)}}
[[File:Bamboo book - binding - UCR.jpg|thumb|right|upright|Il libro cinese di [[bamboo]] rientra nella definizione moderna di ''Codex'']]
Nel [[V secolo]], [[Isidoro di Siviglia]] spiegò l'allora corrente relazione tra codex, libro e rotolo nella sua opera ''Etymologiae'' (VI.13): "Un codex è composto da molti libri; un libro è composto da uno scrollo. Viene chiamato codex per [[metafora]] di un tronco (''codex'') d'albero o di vite, come se fosse un ceppo di legno, poiché contiene una moltitudine di libri, come se fossero rami." L'uso moderno differisce da questa spiegazione.
 
Nel [[VI secolo]], [[Isidoro di Siviglia]] spiegò l'allora corrente relazione tra codex, libro e rotolo nella sua opera ''Etymologiae''ː "Un ''codice'' si compone di numerosi libri, mentre un libro consta di un unico volume. Il nome ''codice'' è stato dato metaforicamente, con riferimento ai ''codices'' ossia ai ''tronchi'', degli alberi o delle viti, quasi a dire ''caudex'', che significa appunto ''tronco'', per il fatto di contenere gran numero di libri, che ne costituiscono, per così dire, i rami...".<ref>Isidoro di Siviglia, ''Etimologie o origini'', Torino, Utet, 2004. Libro VI, capitolo 13.</ref> L'uso moderno differisce da questa spiegazione.
Un codice (in uso moderno) è il primo deposito di informazioni che la gente riconosce come "libro": fogli di dimensioni uniformi legati in qualche modo lungo uno dei bordi, e in genere tenuti tra due copertine realizzate in un materiale più robusto. La prima menzione scritta del codice come forma di libro è fatta da [[Marco Valerio Marziale|Marziale]] (vedi sotto), nel suo ''Apophoreta'' <small> CLXXXIV</small> alla fine del suo secolo, dove ne loda la compattezza. Tuttavia, il codice non si guadagnò mai molta popolarità nel mondo pagano ellenistico, e soltanto all'interno della comunità cristiana ottenne grande diffusione.<ref>''The Cambridge History of Early Christian Literature'', curatori Frances Young, Lewis Ayres, Andrew Louth, Ron White. Cambridge University Press 2004, pp. 8–9 {{en}}</ref> Questo cambiamento avvenne comunque molto gradualmente nel corso dei secoli III e IV, e le ragioni per l'adozione del modello di codice sono molteplici: il formato è più economico, in quanto entrambi i lati del materiale di scrittura possono essere utilizzati, ed è portatile, ricercabile, e facile da nascondere. Gli [[autore|autori]] cristiani potrebbero anche aver voluto distinguere i loro scritti dai testi [[paganesimo|pagani]] scritti su rotoli.
 
Un codice (in uso moderno) è il primo deposito di informazioni che la gente riconosce come "libro": fogli di dimensioni uniformi legati in qualche modo lungo uno dei bordi, e in genere tenuti tra due copertine realizzate in un materiale più robusto. La prima menzione scritta del codice come forma di libro è fatta da [[Marco Valerio Marziale|Marziale]] (vedi sotto), nel suo ''Apophoreta'' <small>CLXXXIV</small> alla fine del suo secolo, dove ne loda la compattezza. Tuttavia, il codice non si guadagnò mai molta popolarità nel mondo pagano ellenistico, e soltanto all'interno della comunità cristiana ottenne grande diffusione.<ref>''The Cambridge History of Early Christian Literature'', curatori Frances Young, Lewis Ayres, Andrew Louth, Ron White. Cambridge University Press 2004, pp. 8–9 {{en}}</ref> Questo cambiamento avvenne comunque molto gradualmente nel corso dei secoli III e IV, e le ragioni per l'adozione del modello di codice sono molteplici: il formato è più economico, in quanto entrambi i lati del materiale di scrittura possono essere utilizzati, ed è portatile, ricercabile, e facile da nascondere. Gli [[autore|autori]] cristiani potrebbero anche aver voluto distinguere i loro scritti dai testi [[paganesimo|pagani]] scritti su rotoli.
=== [[Dal rotolo al codex]] ===
La storia del libro continua a svilupparsi con la graduale transizione dal [[papiro|rotolo]] al [[codex]], spostandosi dal [[Vicino Oriente]] degli ultimi 2 millenni [[a.C.]] al primo periodo [[bizantino]], durante il IV e [[V secolo]] [[d.C.]], quando la diffusione del [[cristianesimo]] e del [[monachesimo]] cambiò in maniera fondamentale il corso della storia libraria.
 
La storia del libro continua a svilupparsi con la graduale transizione dal [[papiro|rotolo]] al [[codex]], spostandosi dal [[Vicino Oriente]] del [[II millennio a.C.|II]]-[[II millennio a.C.]] al primo periodo [[bizantino]], durante il IV e [[V secolo|V secolo d.C.]], quando la diffusione del [[cristianesimo]] e del [[monachesimo]] cambiò in maniera fondamentale il corso della storia libraria.

Fino al [[II secolo|II secolo d.C.]], tutti i patrimoni scritti venivano conservati sotto forma di rotoli (o scrolli), alcuni di [[pergamena]], ma la maggioranza di [[papiro]]. All'arrivo del [[Medioevo]], circa mezzo millennio dopo, i [[codex|codici]] - di foggia e costruzione in tutto simili al libro moderno - rimpiazzarono il rotolo e furono composti principalmente di pergamena. Il rotolo continuò ad esser usato per documenti e simili, scritture della sorta che vengono ordinate in schedari o archivi, ma il codex ebbe supremazia nella letteratura, studi scientifici, manuali tecnici, e così via, scritture della sorta che vengono poste in biblioteche. Fu un cambiamento che influì profondamente su tutti coloro che avevano a che fare coi libri, dal lettore casuale al bibliotecario professionale.
 
I primi riferimenti ai codici si ritrovano su [[Marco Valerio Marziale|Marziale]], in alcuni epigrammi, come quello del Libro XIII pubblicato nell'anno 85/86 d.C.:
 
{{QuoteCitazione|La serie degli Xenia raccolta in questo agile libretto ti costerà, se la compri, quattro soldi. Quattro son troppi? Potrai pagarli due, e Trifone il libraio ci farà il suo guadagno comunque.|Marziale XIII.3.1|''Omnis in hoc gracili Xeniorum turba libello / Constabit nummis quattuor empta libri. / Quattuor est nimium? poterit constare duobus, / Et faciet lucrum bybliopola Tryphon.''|lingua=la}}
 
Anche nei suoi distici, Marziale continua a citare il codex: un anno prima del suddetto, una raccolta di distici viene pubblicata con lo scopo di accompagnare donativi. Ce n'è una, che porta il titolo "Le ''[[Le metamorfosi (Ovidio)|Metamorphoses]]'' di [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] su ''Membranae''" e dice:
 
{{QuoteCitazione|LE [[Le metamorfosi (Ovidio)|METAMORFOSI DI OVIDIO]] SU [[pergamena|PERGAMENA]]. Questa mole composta da numerosi fogli contiene quindici libri poetici del Nasone|Marziale XIV.192|''OVIDI METAMORPHOSIS IN MEMBRANIS. Haec tibi, multiplici quae structa est massa tabella, / Carmina Nasonis quinque decemque gerit.''|lingua=la}}
 
{{NotaApprofondimento|allineamento=destra|larghezza=35%|titolo=Il libro antico|dim-testo = 90%
|contenuto=L'oggetto libro subì nel corso del tempo notevoli cambiamenti dal punto di vista materiale e strutturale.
I più antichi esemplari di libro erano sotto forma di ''volumen'' o rotolo e per lo più scritti a mano su [[papiro]].
Dal [[II secolo a.C.]] compare un nuovo tipo di supporto scrittorio: la [[pergamena]]. Nel mondo antico non godette di molta fortuna a causa del prezzo elevato rispetto a quello del papiro. Tuttavia aveva il vantaggio di una maggiore resistenza e la possibilità di essere prodotto senza le limitazioni geografiche imposte dal clima caldo per la crescita del papiro.
Il libro in forma di rotolo consisteva in fogli preparati da fibre di papiro (''phylire'') disposte in uno strato orizzontale (lo strato che poi riceveva la scrittura) sovrapposto ad uno strato verticale (la faccia opposta). I fogli così formati erano incollati gli uni agli altri lateralmente, formando una lunga striscia che poteva avere alle estremità due bastoncini (''umbilici'') sui quali veniva arrotolata.
La scrittura era effettuata su colonne, generalmente sul lato del papiro che presentava le fibre orizzontali.
Non si hanno molte testimonianze sui rotoli di pergamena tuttavia la loro forma era simile a quella dei libri in papiro.
Gli inchiostri neri utilizzati erano a base di [[nerofumo]] e [[gomma arabica]].
Dal [[II secolo]]|II secolo d.C.]] in poi comincia a diffondersi una nuova forma di libro, il ''codex'' o [[codice (filologia)|codice]] sia in papiro che in pergamena.
La vecchia forma libraria a rotolo scompare in ambito librario. In forma notevolmente differente permane invece in ambito archivistico.
Nel [[Medio EvoMedioevo]] si fanno strada alcune innovazioni: nuovi [[inchiostro ferrogallico|inchiostri ferro gallici]] e, a partire dalla metà del XIII secolo, la [[carta]].
Il prezzo molto basso di questo materiale, ricavato da stracci e quindi più abbondante della pergamena, ne favorisce la diffusione.
Ma bisogna aspettare la seconda metà del XV secolo per incontrare il processo di [[stampa]] tradizionalmente attribuito ad un'invenzione del tedesco [[JohannJohannes Gutenberg|Gutenberg]].
Questo mezzo, permettendo l'accelerazione della produzione delle copie di testi contribuisce alla diffusione del libro e della cultura.
}}
[[File:Terentius Neo e la Moglie.jpg|thumb|left|200px|Ritratto di coppia: Terenzio Neo e consorte, che chiaramente dimostrano la propria cultura, lui con un rotolo e lei con una tavoletta e stilo.<br />Affresco di [[Scavi archeologici di Pompei|Pompei]], [[Museo archeologico nazionale di Napoli]].]]
 
La parola ''membranae'', letteralmente "pelli", è il nome che i [[Impero romano|romani]] diedero al [[codex]] di [[pergamena]]; il dono che i citati distici dovevano accompagnare era quasi sicuramente una copia dell'opera completa di Marziale, quindici libri in forma di codice e non di rotolo, più comune in quell'epoca. Altri suoi distici rivelano che tra i regali fatti da Marziale c'erano copie di [[Virgilio]], di [[Cicerone]] e [[Livio]]. Le parole di Marziale danno la distinta impressione che tali edizioni fossero qualcosa di recentemente introdotto.
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Il codice si originò dalle tavolette di legno che gli antichi per secoli avevano usato per scrivere annotazioni. Quando c'era bisogno di più spazio di quello offerto da una singola tavoletta, gli scribi ne aggiungevano altre, impilate una sopra all'altra e legate insieme con una corda che passava nei buchi precedentemente forati su uno dei margini: si otteneva così un "taccuino". Sono stati rinvenuti "taccuini" contenenti fino a dieci tavolette. Nel tempo, furono anche disponibili modelli di lusso fatti con tavolette di [[avorio]] invece che di legno. I romani chiamarono tali tavolette col nome di ''codex'' e solo molto più tardi questo termine acquisì il senso che attualmente gli diamo. Ad un certo punto i romani inventarono un taccuino più leggero e meno ingombrante, sostituendo legno o avorio con fogli di pergamena: ponevano due o più fogli insieme, li piegavano nel mezzo, li bucavano lungo la piega e ci passavano dentro una cordicella per tenerli (ri) legati. Il passo fu breve dall'usare due o tre fogli come taccuino al legarne insieme una certa quantità per trascrivere testi estesi - in altre parole, creando un ''codex'' nel senso proprio che usiamo oggigiorno.<ref name="cass"/>
 
==== Egiziani e romaniRomani ====
Ai [[Impero romano|romani]] va il merito di aver compiuto questo passo essenziale, e devono averlo fatto alcuni decenni prima della fine del [[I secolo|I secolo d.C.]], dato che da allora, come ci dimostrano i distici di [[Marziale]], divennero disponibili a Roma le edizioni di autori comuni in formato ''[[codex]]'', sebbene ancora una novità. Poiché Roma era il centro del commercio librario di libri in latino, si può certamente concludere che la produzione di tali edizioni si originasse da questa città. Il grande vantaggio che offrivano rispetto ai rolli era la capienza, vantaggio che sorgeva dal fatto che la facciata esterna del rotolo era lasciata in bianco, vuota. Il codice invece aveva scritte entrambe le facciate di ogni pagina, come in un libro moderno.
[[File:Nks218 095.jpg|thumb|left|150px|Il ''[[Somnium Scipionis|Commentarii in Somnium Scipionis]]'' di [[Macrobio]], [[pergamena]], [[in folio|folio]] 46 [[verso]]. La lettera iniziale '''''E''''' a forma di un uomo che scrive, raffigura probabilmente Macrobio stesso. Le prime parole del testo sono: ''Ex his''.<ref>*Titolo dell'opera: ''[[Somnium Scipionis|Commentarii in Somnium Scipionis]]''.
*Autore: [[Macrobio|Macrobius Ambrosius Theodosius]] (copiato da uno [[scriba]] anonimo).
*Produzione: Pergamena, 50 ff.; 23.9 × 14 cm; [[Francia meridionale]].
*Data: circa [[1150]].
*Fonte: [http://base.kb.dk/manus_pub/cv/manus/ManusPage.xsql?nnoc=manus_pub&p_ManusId=33&p_PageNo=46%20verso&p_Lang=alt Copenhagen, Det Kongelige Bibliotek, ms. NKS 218 4º].</ref>]]
[[File:Macrobius.jpg|thumb|left|150px|Dettaglio della pagina di [[Macrobio]]: si noti lo stilo e le tavolette.]]
Ai [[Impero romano|romani]] va il merito di aver compiuto questo passo essenziale, e devono averlo fatto alcuni decenni prima della fine del [[I secolo d.C.]], dato che da allora, come ci dimostrano i distici di [[Marziale]], divennero disponibili a Roma le edizioni di autori comuni in formato ''[[codex]]'', sebbene ancora una novità. Poiché Roma era il centro del commercio librario di libri in latino, si può certamente concludere che la produzione di tali edizioni si originasse da questa città. Il grande vantaggio che offrivano rispetto ai rolli era la capienza, vantaggio che sorgeva dal fatto che la facciata esterna del rotolo era lasciata in bianco, vuota. Il codice invece aveva scritte entrambe le facciate di ogni pagina, come in un libro moderno.
 
{{QuoteCitazione|Quanto è piccola la pergamena che raccoglie tutto Virgilio! La prima pagina porta il volto del poeta.|Marziale XIV.186|''Quam brevis inmensum cepit membrana Maronem! Ipsius vultus prima tabella gerit.''|lingua=la}}
 
Così si meravigliava [[Marziale]] in uno dei suoi [[epigrammi]]: l'[[Eneide]] da sola avrebbe richiesto almeno quattro o più rotoli.
 
I codici di cui parlava erano fatti di [[pergamena]]; nei distici che accompagnavano il regalo di una copia di [[Omero]], per esempio, Marziale la descrive come fatta di "cuoio con molte pieghe". Ma copie erano anche fatte di fogli di [[papiro]]. In [[Antico Egitto|Egitto]], dove cresceva la pianta del papiro ed era centro della sua manifattura per materiale scrittorio, il codex di tale materiale era naturalmente più comune della pergamena: tra le migliaia di frammenti di scrittura [[lingua greca|greca]] e [[lingua latina|latina]] rinvenuti tra le sabbie egiziane, circa 550 sono di codici e appena più del 70% di questi sono fatti di papiro.<ref name="cass"/> Si presume inoltre che il codice papiraceo fosse maggiormente comune anche fuori delldall'Egitto. Quando i [[Antica Grecia|greci]] ed i romani disponevano solo del rotolo per scrivere libri, si preferiva usare il papiro piuttosto che la pergamena. È quindi logico credere che la stessa preferenza venisse usata per il codex quando questo divenne disponibile.
 
I ritrovamenti egiziani ci permettono di tracciare il graduale rimpiazzo del rotolo da parte del codice. Fece la sua comparsa in Egitto non molto dopo il tempo di Marziale, nel [[II secolo|secondoII secolo]] [[d.C.]], o forse anche prima, alla fine del [[I secolo]]. Il suo debutto fu modesto. A tutt'oggi sono stati rinvenuti 1.330{{formatnum:1330}} frammenti di scritti letterari e scientifici greci, databili al primo e secondo secolo; sono tutti su rotolo, eccetto poco meno di venti, appena l'1,5%, su codici. Nel terzo secolo la percentuale aumenta dall'1,5% a circa il 17%; chiaramente il codex stava ottenendo successo. Verso il 300 d.C. la percentuale si alza fino al 50% - una parità col rotolo che si riflette in certe rappresentazioni che mostrano un uomo che tiene in mano un rotolo vicino ad un altro che tiene un codice.<ref>Cfr. Raffaele Garrucci, ''Storia dell'arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa'' (1873), su L. Casson, ''op. cit.'', p. 128.</ref> Entro il 400 d.C. arriva all'80% e nel 500 a 90%. Il rotolo comunque aveva ancora parecchi secoli davanti a sé, ma solo per documenti; quello che la gente leggeva per piacere, edificazione o istruzione era praticamente tutto su codici.<ref>''Ibidem'', p. 127-28.</ref>
 
==== Papiro e pergamena ====
{{Vedi anche|Papiro|Pergamena}}
I ritrovamenti [[Antico Egitto|egiziani]] gettano luce anche sulla transizione del codex dal papiro alla pergamena. In teoria, in Egitto, terra ricca di pianta di papiro, il codice papiraceo avrebbe dovuto regnar supremo, ma non fu così: il codice di pergamena appare in zona allo stesso tempo di quello di papiro, nel [[II secolo d.C.]] Sebbene gli undici codici della [[Bibbia]] datati in quel secolo fossero papiracei, esistono circa 18 codici dello stesso secolo con scritti [[paganesimo|pagani]] e quattro di questi sono in pergamena.<ref>Le prime copie della Bibbia esistenti datano verso il secondo secolo o inizio del terzo d.C. Solo codici venivano usati dai [[cristianesimo|cristiani]] per far copie delle [[Sacre Scritture]] e anche per altri scritti religiosi. Gli undici codici biblici di questo periodo (sei con la [[Septuaginta]] e cinque con parti del [[Nuovo Testamento]]) sono su codici. Cfr. Colin H. Roberts e T.C. Skeat, ''The Birth of the Codex'', OUP [[Oxford]] (1983), pp. 38-44. ISBN 978-0-19-726024-1.</ref> Inoltre, alcune interessanti informazioni vengono fornite da una lettera dell'epoca, rinvenuta in un villaggio egiziano - un figlio scrive al padre che
I ritrovamenti [[Antico Egitto|egiziani]] gettano luce anche sulla transizione del codex dal papiro alla pergamena. In teoria, in Egitto, terra ricca di pianta di papiro, il codice papiraceo avrebbe dovuto regnar supremo, ma non fu così: il codice di pergamena appare in zona allo stesso tempo di quello di papiro, nel [[II secolo|II secolo d.C.]] Sebbene gli undici codici della [[Bibbia]] datati in quel secolo fossero papiracei, esistono circa 18 codici dello stesso secolo con scritti [[paganesimo|pagani]] e quattro di questi sono in pergamena.<ref>Le prime copie della Bibbia esistenti datano verso il secondo secolo o inizio del terzo d.C. Solo codici venivano usati dai [[Cristianesimo|cristiani]] per far copie delle [[Sacre Scritture]] e anche per altri scritti religiosi. Gli undici codici biblici di questo periodo (sei con la [[Septuaginta]] e cinque con parti del [[Nuovo Testamento]]) sono su codici. Cfr. Colin H. Roberts e T.C. Skeat, ''The Birth of the Codex'', OUP [[Oxford]] (1983), pp. 38-44. ISBN 978-0-19-726024-1.</ref> Inoltre, alcune interessanti informazioni vengono fornite da una lettera dell'epoca, rinvenuta in un villaggio egiziano - un figlio scrive al padre che
{{citazione|Deios venne da noi e ci mostrò i sei codici di pergamena. Non ne scegliemmo alcuno, ma ne raccogliemmo altri otto per i quali gli diedi 100 [[dracma|dracme]] in conto.<ref name="cod">Citato da U. Hagedorn ''et al., Das Archiv des Petaus'', [[Colonia (Germania)|Colonia]] (1969) nr. 30 ([[lingua tedesca|ted.]]); cfr. anche Van Haelst, "Les origines du codex" pp. 21-23, su A. Blanchard (cur.), ''Les débuts du codex'', Turnhout (1989) {{fr}}. Ritrovamenti del [[III secolo]]: 105 di cui 15 sono codici greci di pergamena e 2 latini di pergamena; [[IV secolo]]: 160 di cui 56 in pergamena; [[V secolo]]: 152 di cui 46 in pergamena. Cfr. anche W. Willis su ''Greek, Roman, and Byzantine Studies'' (1968), p. 220 {{en}}</ref>}}
Deios, a quanto pare un libraio ambulante, voleva vendere una quantità di almeno quattordici codici di pergamena, che interessavano a un residente del villaggio egiziano. Il codex tanto apprezzato da Marziale aveva quindi fatto molta strada da [[Roma]].
 
Nel terzo secolo, quando tali codici divennero alquanto diffusi, quelli di pergamena iniziarono ad essere popolari. Il numero totale di codici sopravvissuti correntemente ammontano a più di cento; almeno 16 di questi sono di pergamena, quindi il 16%. Nel quarto secolo la percentuale si alza al 35% - di circa 160 codici, almeno 50 sono di pergamena - e rimane allo stesso livello nel [[V secolo]]. In breve, anche in [[Antico Egitto|Egitto]], la fonte mondiale del [[papiro]], il codice di pergamena occupava una notevole [[quota di mercato]].<ref name="cass"/><ref name="cod"/>
 
==== Era cristiana ====
I codici più antichi che sono sopravvissuti fuori dall'Egitto risalgono al quarto e quinto secolo d.C. e sono pochi - diversi per la [[Bibbia]], alcuni di [[Virgilio]], uno di [[Omero]] e poco altro. Sono tutti di pergamena, edizioni eleganti, scritti in elaborata [[calligrafia]] su sottili fogli di pergamena. Per tali edizioni di lusso il papiro era certamente inadatto.<ref name="cass"/>
 
In almeno un'area, la [[giurisprudenza]] [[Antica Roma|romana]], il codex di pergamena veniva prodotto sia in edizioni economiche che in quelle di lusso. Titoli di compilazioni celebri, il [[Codice teodosiano]] promulgato nel [[438]], ed il [[Codice giustinianeo]] promulgato nel [[529]], indicano che gli imperatori li facevano scrivere su codici, sicuramente di pergamena dato che erano più duraturi e più capienti e inoltre di ottima qualità, dato che erano prodotti sotto l'egida dell'imperatore. Dall'altro lato, basandoci sulle annotazioni di [[Libanio]], intellettuale del [[IV secolo]] che nelle sue molteplici attività faceva anche l'insegnante di [[legge]], si apprende che i libri di testo dei suoi studenti erano codici di pergamena. Le ragioni erano buone: la [[pergamena]] poteva resistere a maltrattamenti vari, il codice poteva venir consultato velocemente per riferimenti giuridici, sentenze e giudizi, e così via. La pergamena usata doveva certo essere di bassa qualità, con pelli così spesse da far piegare le ginocchia agli allievi che le trasportavano. Il peso era però un altro fattore d'importanza, per le ''attività'' fuori di classe: servivano per le lotte tra studenti e i libri venivano usati al posto dei sassi.<ref name="cass"/><ref>Cfr. [[Libanio]], ''Orationes'' 4.18, 58.5.</ref><ref>Cfr. A. Norman su ''Journal of Hellenic Studies'', 80 (1960)</ref>
 
=== [[Medioevo]] ===
==== Manoscritti ====
{{Vedi anche|Manoscritto}}
[[File:Culturascritta1b.png|miniatura|upright=0.7|Lo sviluppo della tecnologia comunicativa: [[tradizione orale]], [[cultura]] del [[manoscritto]], [[cultura]] della [[stampa]], [[era dell'informazione]].]]
[[File:RomanVirgilFolio014rVergilPortrait.jpg|thumb|left|Folio 14 recto del ''[[Vergilius romanus]]'' che contiene un ritratto dell'autore [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. Da notare la libreria (''capsa''), il leggio ed il testo scritto senza spazi in [[capitale rustica]].]]
La [[Caduta dell'Impero romano d'Occidente|caduta dell'Impero romano]] nel [[V secolo|V secolo d.C.]], vide il declino della cultura della [[Roma antica]]. Il [[papiro]] divenne difficile da reperire a causa della mancanza di contatti con l'[[Antico Egitto]] e la [[pergamena]], che per secoli era stata tenuta in secondo piano, divenne il materiale di scrittura principale.
[[File:Wulfila bibel.jpg|thumb|Pagina del ''[[Codex Argenteus]]'']]
La [[Caduta dell'Impero romano d'Occidente|caduta dell'Impero romano]] nel [[V secolo d.C.]], vide il declino della cultura della [[Roma antica]]. Il [[papiro]] divenne difficile da reperire a causa della mancanza di contatti con l'[[Antico Egitto]] e la [[pergamena]], che era stata usata da secoli, divenne il materiale di scrittura principale.
 
I [[monastero|monasteri]] continuarono la tradizione scritturale [[letteratura latina|latina]] dell'[[Impero romano d'Occidente]]. [[Cassiodoro]], nel [[Monastero di Vivario]] (fondato verso il 540), enfatizzò l'importanza della copiatura dei testi.<ref>Cfr. Leila {{Cita|Avrin. ''Scribes, Script and Books'', |pp. 207–208207-208}}.</ref> Successivamente, anche [[Benedetto da Norcia]], nella sua ''[[Regola benedettina|Regula Monachorum]]'' (completata verso la metà del [[VI secolo]]) promosse la lertturalettura.<ref>[[Theodore Maynard]]. ''Saint Benedict and His Monks''. Staples Press Ltd 1956, pp. 70–71 {{en}}</ref> La Regola di San Benedetto (Cap. <small>XLVIII</small>), che riserva certi momenti alla lettura, influenzò fortemente la cultura monastica del [[Medioevo]] ed è uno dei motivi per cui ili clerochierici fudivennero ili predominantemaggiori lettorelettori di libri. La tradizione e lo stile dell'[[Impero romano]] predominavapredominavano ancora, ma gradualmente emerse la cultura peculiaredel libro medievale.
 
I [[Monachesimo irlandese|monaci irlandesi]] introdussero la spaziatura tra le parole nel [[VII secolo]]. Essi adottarono questo sistema perché leggevano con difficoltà le parole [[lingua latina|latine]]. L'innovazione fu poi adottata anche nei Paesi neolatini (come l'Italia), anche se non divenne comune prima del [[XII secolo]]. Si ritiene che l'inserimento di spazi tra le parole abbia favorito il passaggio dalla lettura semi-vocalizzata a quella silenziosa.<ref>Paul Saenger, ''Space Between Words: The Origins of Silent Reading'', Stanford University Press (1997) {{en}}</ref>
Prima dell'invenzione e adozione del [[torchio calcografico]], quasi tutti i libri venivano copiati a mano, il che rendeva i libri costosi e relativamente rari. I piccoli monasteri di solito possedevano poche dozzine di libri, forse qualche centinaio quelli di medie dimensioni. Con il [[IX secolo]], le più grandi collezioni contenevano circa 500 volumi e per la fine del Medioevo, la biblioteca papale di [[Avignone]] e la biblioteca di [[Parigi]] della [[Sorbona]] possedevano soltanto 2.000 volumi circa.<ref>Cfr. Martin D. Joachim, ''Historical Aspects of Cataloguing and Classification'', Haworth Press (2003), p. 452.</ref>
 
Prima dell'invenzione e della diffusione del [[torchio tipografico]], quasi tutti i libri venivano copiati a mano, il che li rendeva costosi e relativamente rari. I piccoli monasteri di solito possedevano al massimo qualche decina di libri, forse qualche centinaio quelli di medie dimensioni. In [[età carolingia]] le più grandi collezioni raccoglievano circa 500 volumi; nel [[Basso Medioevo]] la biblioteca pontificia di [[Avignone]] e la biblioteca della [[Sorbona]] di [[Parigi]] possedevano circa {{formatnum:2000}} volumi.<ref>Martin D. Joachim, ''Historical Aspects of Cataloguing and Classification'', Haworth Press (2003), p. 452.</ref>
[[File:Escribano.jpg|thumb|left|L'autore e scriba [[borgogna]]no Jean Miélot, raffigurato nel suo ''Miracles de Notre Dame'', [[XV secolo]].]]
 
Il processo della produzione di un libro era lungo e laborioso. Il supporto di scrittura più usato nell'Alto Medioevo, la pergamena, o ''[[vellum]]'' (pelle di [[Bos taurus|vitello]]), doveva essere preparato, poi le [[pagina (carta)|pagine]] libere venivano pianificate e rigate con uno strumento appuntito (o un piombo), dopo di che il testo era scritto dallo [[scriba]], che di solito lasciava aree vuote a scopo illustrativo e [[rubricazione|rubricativo]]. Infine, il libro veniva rilegato dal [[legatoria|rilegatore]].<ref>Edith Diehl, ''Legatoria: gli antecedenti e tecnica'', Dover Publications (1980), pp. 14-16.</ref> Le [[copertina|copertine]] erano fatte di legno e ricoperte di cuoio. Poiché la pergamena secca tende ad assumere la forma che aveva prima della trasformazione, i libri erano dotati di fermagli o cinghie.
[[File:Milkau Bücherschrank mit angekettetem Buch aus der Bibliothek von Cesena 109-2.jpg|thumb|right|Leggio con ''libri catenati'', [[biblioteca]] di [[Cesena]] ([[Italia]]).]]
 
In quest'epoca si usavano differenti tipi di [[inchiostro]], usualmente preparati con fuliggine e gomma, e più tardi anche con [[Galla (botanica)|noce di galla]] e [[solfato ferroso]]. Ciò diede alla scrittura un colore nero brunastro, ma nero o marrone non erano gli unici colori utilizzati. Esistono testi scritti in rosso o addirittura in oro, e diversi colori venivano utilizzati per le [[miniatura|miniature]]. A volte la pergamena era tutta di colore viola e il testo vi era scritto in oro o argento (per esempio, il ''[[Codex Argenteus]]'').<ref>{{Cita|Bischoff|pp. 16-17}}.</ref><sup>Vedi illustrazione a margine</sup>
Lo ''[[scriptorium]]'' del monastero era di solito collocato presso la [[Sala capitolare]]. La luce artificiale era proibita per paura che potesse danneggiare i manoscritti. Esistevano cinque tipi di [[scriba|scribi]]:
{|
|-
| → ''[[Calligrafia|Calligrafi]]'', che si dedicavano alla produzione di libri preziosi
|-
| → ''[[Amanuense|Copisti]]'', che svolgevano la produzione di base e la corrispondenza
|-
| → ''[[Amanuense|Correttori]]'', che raccoglievano e confrontavano il libro finito con il manoscritto da cui era stato prodotto
|-
| → ''[[Miniatura|Miniatori]]'', che dipingevano le illustrazioni
|-
| → ''[[Rubricazione|Rubricatori]]'', che dipingevano le lettere in rosso
|}
 
Per tutto l'Alto Medioevo i libri furono copiati prevalentemente nei monasteri, uno alla volta. Con l'apparire delle [[università]], la cultura del [[manoscritto]] dell'epoca portò ad un aumento della richiesta di libri e si sviluppò quindi un nuovo sistema per la loro copiatura. I libri furono divisi in fogli non legati (''pecia''), che furono distribuiti a differenti copisti; di conseguenza la velocità di produzione libraria aumentò notevolmente. Il sistema venne gestito da corporazioni laiche di [[Cancelleria (ufficio)|cartolai]], che produssero sia materiale religioso che profano.<ref>{{Cita|Bischoff|pp. 42-43}}.</ref> Nelle prime [[biblioteca|biblioteche]] pubbliche i libri venivano spesso incatenati ad una libreria o [[scrivania]] per impedirne il furto. Questi libri furono chiamati ''libri catenati''. Tale usanza perdurò fino al [[XVIII secolo]].<sup>Vedi illustrazione a margine</sup>
Il processo della produzione di un libro era lungo e laborioso. La pergamena doveva essere preparata, poi le pagine libere venivano pianificate e rigate con uno strumento appuntito o un piombo, dopo di che il testo era scritto dallo [[scriba]], che di solito lasciava aree vuote a scopo illustrativo e [[rubricazione|rubricativo]]. Infine, il libro veniva rilegato dal [[legatoria|rilegatore]].<ref>Cfr. Edith Diehl, ''Legatoria: gli antecedenti e Tecnica'', Dover Publications (1980), pp 14-16.</ref>
 
L'[[ebraismo]] ha mantenuto in vita l'arte dello [[scriba]] fino ad oggi. Secondo la tradizione ebraica, il rotolo della [[Torah]] posto nella [[sinagoga]] deve esser scritto a mano su [[pergamena]] e quindi un libro stampato non è permesso, sebbene la congregazione possa usare [[siddur|libri di preghiere]] stampati e copie della [[Bibbia ebraica]] possano esser utilizzate per [[studio della Torah|studio]] fuori dalla sinagoga. Lo [[scriba]] ebraico (''sofer'') è altamente rispettato nell'ambito della comunità ebraica osservante.
Nell'antichità si usavano differenti tipi di [[inchiostro]], usualmente preparati con fuliggine e gomma, e più tardi anche con [[Galla (botanica)|noce di galla]] e [[solfato ferroso]]. Ciò diede alla scrittura un colore nero brunastro, ma nero o marrone non erano gli unici colori utilizzati. Esistono testi scritti in rosso o addirittura in oro, e diversi colori venivano utilizzati per le [[miniatura|miniature]]. A volte la pergamena era tutta di colore viola e il testo vi era scritto in oro o argento (per esempio, il ''[[Codex Argenteus]]'').<ref>Cfr. Bernhard Bischoff. ''Latin Palaeography'', pp. 16–17.</ref><sup>Vedi illustrazione a margine</sup>
 
==== Nel mondo islamico ====
I monaci irlandesi introdussero la spaziatura tra le parole nel [[VII secolo]]. Ciò agevolò la lettura, in quanto questi monaci tendevano ad essere meno familiari con il [[lingua latina|latino]]. Tuttavia, l'uso di spazi tra le parole non divenne comune prima del [[XII secolo]]. Si sostiene che l'uso di spaziatura tra parole dimostra il passaggio dalla lettura semi-vocalizzata a quella silenziosa.<ref>Cfr. Paul Saenger, ''Space Between Words: The Origins of Silent Reading'', Stanford University Press (1997) {{en}}</ref>
Anche gli [[arabi]] produssero e rilegarono libri durante il periodo medievale [[islam]]ico, sviluppando tecniche avanzate di [[calligrafia araba]], [[miniatura]] e [[legatoria]]. Un certo numero di città del [[mondo islamico]] medievale furono sede di centri di produzione libraria e di mercati del libro. [[Marrakech]], in [[Marocco]], ebbe una strada denominata ''Kutubiyyin'', o "venditori di libri", sulla quale nel [[XII secolo]] si affacciavano più di 100 librerie; la famosa Moschea Koutoubia è così chiamata a causa della sua posizione in quella strada.<ref name="cass">Lionel Casson, ''Libraries in the Ancient World'', [[Yale]] University Press (2002), ''passim'' {{en}}</ref>
 
Il mondo islamico medievale utilizzò anche un metodo di riproduzione di copie affidabili in grandi quantità noto come "[[Correttore di bozze|lettura di controllo]]", in contrasto con il metodo tradizionale dello scriba che, da solo, produceva una copia unica di un manoscritto unico. Col metodo di controllo, solo "gli autori potevano autorizzare le copie, e questo veniva fatto in riunioni pubbliche, in cui il copista leggeva il testo ad alta voce in presenza dell'autore, il quale poi la certificava come precisa".<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Edmund Burke|titolo=Islam at the Center: Technological Complexes and the Roots of Modernity|rivista=[[Journal of World History]]|volume=20|numero=2|data=giugno 2009|editore=[[University of Hawaii]] Press|doi=10.1353/jwh.0.0045|pp=165–186 [43] |issn=1045-6007 }}</ref> Con questo sistema di lettura controllata, "un autore poteva produrre una dozzina o più copie di una data lettura e, con due o più letture, più di cento copie di un singolo libro potevano essere facilmente prodotte."<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Edmund Burke|titolo=Islam at the Center: Technological Complexes and the Roots of Modernity|rivista=[[Journal of World History]]|volume=20|numero=2|data=giugno 2009|editore=[[University of Hawaii Press]]|doi=10.1353/jwh.0.0045|pp=165–186 [44]}}</ref>
Per le pagine, i primi libri usavano [[pergamena]] o [[vellum]] ([[pelli|pelle]] di [[Bos taurus|vitello]]). Le [[copertina|copertine]] erano fatte di legno e ricoperte di cuoio. Poiché la pergamena secca tende ad assumere la forma che aveva prima della trasformazione, i libri erano dotati di fermagli o cinghie. Durante il [[Tardo Medioevo]], quando cominciarono a sorgere le [[biblioteca|biblioteche]] pubbliche, e fino al [[XVIII secolo]], i libri venivanoo spesso incatenati ad una libreria o [[scrivania]] per impedirne il furto. Questi libri attaccati a catena sono chiamati ''libri catenati''.<sup>Vedi illustrazione a margine</sup>
[[File:Culturascritta1b.png|thumb|left|150px|Lo sviluppo della tecnologia comunicativa: [[tradizione orale]], [[cultura]] del [[manoscritto]], [[cultura]] della [[stampa]], [[era dell'informazione]].]]
 
==== Xilografia ====
Dapprima, i libri erano copiati prevalentemente nei monasteri, uno alla volta. Con l'apparire delle [[università]] nel [[XIII secolo]], la cultura del [[manoscritto]] di quell'epoca portò ad un aumento della richiesta di libri e si sviluppò quindi un nuovo sistema per la loro copiatura. I libri furono divisi in fogli non legati (''pecia''), che furono distribuiti a differenti copisti e di conseguenza la velocità di produzione libraria aumentò notevolmente. Il sistema venne gestito da corporazioni [[secolarismo|secolari]] di [[Cancelleria (ufficio)|cartolai]], che produssero sia materiale religioso che laico.<ref>Cfr. Bernhard Bischoff, ''Latin Palaeography'', pp. 42–43.</ref>
In [[xilografia]], un'immagine a [[bassorilievo]] di una [[pagina (carta)|pagina]] intera veniva intagliata su tavolette di legno, inchiostrata e usata per stampare le copie di quella pagina. Questo metodo ebbe origine in [[Cina]], durante la [[Dinastia Han]] (prima del 220 a.C.), per [[stampa]]re su [[tessile|tessili]] e successivamente su [[carta]], e fu largamente usato in tutta l'[[Asia orientale]]. Il libro più antico stampato con questo sistema è il ''[[Sutra del Diamante]]'' (868 d.C.).
 
Questo metodo (chiamato "[[intaglio]]" quando lo si usa in arte) arrivò in [[Europa]] agli inizi del [[XIV secolo]] e fu adoperato per produrre libri, [[carte da gioco]] e illustrazioni religiose. Creare un libro intero era però un compito lungo e difficile, che richiedeva una tavoletta intagliata a mano per ogni pagina, e le tavolette spesso si crepavano se tenute oltre un certo tempo. I monaci o altri che le scrivevano, venivano pagati profumatamente.<ref name="cass"/>
L'[[ebraismo]] ha mantenuto in vita l'arte dello [[scriba]] fino ad oggi. Secondo la tradizione ebraica, il rotolo della [[Torah]] posto nella [[sinagoga]] deve esser scritto a mano su [[pergamena]] e quindi un libro stampato non è permesso, sebbene la congregazione possa usare [[siddur|libri di preghiere]] stampati e copie della [[Bibbia ebraica]] possano esser utilizzate per [[studio della Torah|studio]] fuori della sinagoga. Lo [[scriba]] ebraico (''sofer'') è altamente rispettato nell'ambito della comunità ebraica osservante.
[[File:Bucheinband.15.Jh.r.Inkunabel.jpg|thumb|right|[[Incunabolo]] del [[XV secolo]]. Si noti la copertina lavorata, le borchie d'angolo e i morsetti.]]
[[File:SelectedTeachingsofBuddhistSagesandSonMasters1377.jpg|thumb|right|''Insegnamenti scelti di saggi buddisti'', il primo libro stampato con caratteri metallici mobili, 1377. [[Bibliothèque nationale de France]].]]
 
==== TecnicheCaratteri arabemobili die stampaincunaboli ====
{{Vedi anche|Stampa a caratteri mobili|Incunabolo}}
Anche gli [[arabi]] produssero e rilegarono libri durante il periodo medievale [[islam]]ico, sviluppando tecniche avanzate di [[calligrafia araba]], [[miniatura]] e [[legatoria]]. Un certo numero di città del mondo islamico medievale stabilirono centri di produzione libraria e mercati del libro. [[Marrakech]], in [[Marocco]], ebbe una strada denominata ''Kutubiyyin'', o "venditori di libri", che conteneva più di 100 librerie nel [[XII secolo]]; la famosa Moschea Koutoubia è così chiamata a causa della sua posizione in quella strada.<ref name="cass">Cfr. Lionel Casson, ''Libraries in the Ancient World'', [[Yale]] University Press (2002), ''passim'' {{en}}</ref>
 
L'inventore [[Cinesi|cinese]] [[Bi Sheng]] realizzò [[Stampa a caratteri mobili|caratteri mobili]] di terracotta verso il [[1045]], ma non esistono esempi sopravvissuti della sua stampa. Intorno al 1450, in quello che viene comunemente considerata come un'invenzione indipendente, il [[Tedeschi|tedesco]] [[Johannes Gutenberg]] inventò i caratteri mobili in [[Europa]], insieme allo stampo per la fusione in metallo dei [[tipo di carattere|caratteri]] per ciascuna delle lettere dell'alfabeto latino.<ref>{{cita web|url=http://www.ing.unitn.it/~colombo/IL%20PIOMBO%20DENIS/linotype.htm|titolo=Un'applicazione storica: il piombo nella tipografia|accesso=26 agosto 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171204133750/http://www.ing.unitn.it/~colombo/IL%20PIOMBO%20DENIS/linotype.htm|dataarchivio=4 dicembre 2017|urlmorto=sì}}</ref> Questa invenzione gradualmente rese i libri meno laboriosi e meno costosi da produrre e più ampiamente disponibili. La stampa è una delle prime e più importanti forme di produzione in serie.
Il [[Mondo islamico]] [[Medioevo|medievale]] utilizzò anche un metodo di riproduzione di copie affidabili in grandi quantità noto come "[[Correttore di bozze|lettura di controllo]]", in contrasto con il metodo tradizionale di uno scriba unico che producva solo una copia unica di un manoscritto unico. Col metodo di controllo, solo "gli autori potevano autorizzare le copie, e questo veniva fatto in riunioni pubbliche, in cui il copista leggeva la copia ad alta voce in presenza dell'autore, il quale poi la certificava come precisa".<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Edmund Burke|titolo=Islam at the Center: Technological Complexes and the Roots of Modernity|rivista=[[Journal of World History]]|volume=20|numero=2|data=Giugno 2009|publisher=[[University of Hawaii]] Press|doi=10.1353/jwh.0.0045|pagine=165–186 [43]|postscript=}}</ref> Con questo sistema di lettura controllata, "un autore poteva produrre una dozzina o più copie di una data lettura, e con due o più letture, più di cento copie di un singolo libro potevano essere facilmente prodotte."<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Edmund Burke|titolo=Islam at the Center: Technological Complexes and the Roots of Modernity|rivista=[[Journal of World History]]|volume=20|numero=2|data=Giugno 2009|publisher=[[University of Hawaii Press]]|doi=10.1353/jwh.0.0045|pagine=165–186 [44]|postscript=}}</ref>
 
I primi libri stampati, i singoli fogli e le immagini che furono creati prima del [[1501]] in Europa, sono noti come [[incunaboli]].
==== [[Xilografia]] ====
In [[xilografia]], un'immagine a [[bassorilievo]] di una [[pagina (carta)|pagina]] intera veniva intarsiata su tavolette di legno, inchiostrata e usata per stampare le copie di quella pagina. Questo metodo ebbe origine in [[Cina]], durante la [[Dinastia Han]] (prima del 220 a.C.), per [[stampa]]re su [[tessile|tessili]] e successivamente su [[carta]], e fu largamente usato in tutta l'[[Asia orientale]]. Il libro più antico stampato con questo sistema è il ''[[Sutra del Diamante]]'' (868 d.C.).
 
{{q|Un uomo nato nel 1453, l'anno della caduta di [[Costantinopoli]], poteva guardarsi indietro dal suo cinquantesimo anno di una vita in cui circa otto milioni di libri erano stati stampati, forse più di tutto quello che gli scribi d'Europa avevano prodotto dal momento che Costantino aveva fondato la sua città nel 330 d.C.<ref>Clapham, Michael, "Printing" in ''A History of Technology'', Vol 2. ''From the Renaissance to the Industrial Revolution'', (curatori) Charles Singer ''et al.'' (Oxford 1957), p. 377. Citato da [[Elizabeth Eisenstein]], ''The Printing Press as an Agent of Change'' (Cambridge University, 1980).</ref>}}
Questo metodo (chiamato "[[intaglio]]" quando lo si usa in arte) arrivò in [[Europa]] agli inizi del [[XIV secolo]] fu adoperato per produrre libri, [[carte da gioco]] e illustrazioni religiose. Creare un libro intero era però un compito lungo e difficile, che richiedeva una tavoletta intagliata a mano per ogni pagina, e le tavolette spesso si crepavano se tenute oltre un certo tempo. I monaci o altri che le scrivevano, venivano pagati profumatamente.<ref name="cass"/>
 
==== CarattereGalleria mobile e incunabolid'immagini ====
<gallery>
{{Vedi anche|Stampa a caratteri mobili|Incunabolo}}
File:RomanVirgilFolio014rVergilPortrait.jpg|Folio 14 recto del ''[[Vergilius romanus]]'' che contiene un ritratto dell'autore [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. Da notare la libreria (''capsa''), il leggio ed il testo scritto senza spazi in [[capitale libraria]].
File:Wulfila bibel.jpg|Pagina del ''[[Codex Argenteus]]''.
File:Escribano.jpg|L'autore e scriba [[borgogna]]no Jean Miélot, raffigurato nel suo ''Miracles de Notre Dame'', [[XV secolo]].
File:Milkau Bücherschrank mit angekettetem Buch aus der Bibliothek von Cesena 109-2.jpg|Leggio con ''libri catenati'', [[Biblioteca Malatestiana]] di [[Cesena]].
File:Bucheinband.15.Jh.r.Inkunabel.jpg|[[Incunabolo]] del [[XV secolo]]. Si noti la copertina lavorata, le borchie d'angolo e i morsetti.
File:SelectedTeachingsofBuddhistSagesandSonMasters1377.jpg|''Insegnamenti scelti di saggi buddisti'', il primo libro stampato con caratteri metallici mobili, 1377. [[Biblioteca nazionale di Francia]].
</gallery>
 
=== Età moderna e contemporanea ===
L'inventore cinese [[Bi Sheng]] fece il [[Stampa a caratteri mobili|carattere mobile]] di terracotta verso il [[1045]], ma non esistono esempi sopravvissuti della sua stampa. Intorno al 1450, in quello che viene comunemente considerata come un'invenzione indipendente, [[Johannes Gutenberg]] inventò i caratteri mobili in [[Europa]], insieme alle innovazioni sulla fonditura del carattere su matrice e stampo a mano. Questa invenzione gradualmente rese i libri meno costosi da produrre e più ampiamente disponibili.
Le macchine da stampa [[Macchina a vapore|a vapore]] diventarono popolari nel [[XIX secolo]]. Queste macchine potevano stampare {{formatnum:1100}} fogli l'ora, ma i tipografi erano in grado di impostare solo {{formatnum:2000}} lettere l'ora.
 
Le macchine tipografiche monotype e [[linotype|linotipo]] furono introdotte verso la fine del [[XIX secolo]]. Potevano impostare più di {{formatnum:6000}} lettere l'ora e una riga completa di caratteri in maniera immediata.
I primi libri stampati, i singoli fogli e le immagini che furono creati prima del [[1501]] in Europa, sono noti come [[incunaboli]]. ''Un uomo nato nel 1453, l'anno della caduta di [[Costantinopoli]], poteva guardarsi indietro dal suo cinquantesimo anno di una vita in cui circa otto milioni di libri erano stati stampati, forse più di tutto quello che gli scribi d'Europa avevano prodotto dal momento che Costantino aveva fondato la sua città nel 330 d.C.''<ref>Cfr. Clapham, Michael, "Printing" in ''A History of Technology'', Vol 2. ''From the Renaissance to the Industrial Revolution'', (curatori) Charles Singer ''et al.'' (Oxford 1957), p. 377. Citato da [[Elizabeth Eisenstein]], ''The Printing Press as an Agent of Change'' (Cambridge University, 1980).</ref>
 
I secoli successivi al [[XV secolo|XV]] videro quindi un graduale sviluppo e miglioramento sia della stampa, sia delle condizioni di [[libertà di stampa]], con un relativo rilassamento progressivo delle legislazioni restrittive di [[censura]]. A metà del [[XX secolo]], la produzione libraria europea era salita a oltre {{formatnum:200000}} titoli all'anno.
{{Vedi anche|Editio princeps}}
 
Nella seconda metà del XX secolo la tecnologia [[informatica]] ha reso possibile con la diffusione di libri in formato elettronico, poi chiamati ''[[eBook]]'' o ''e-book'' (da ''electronic book''), una rivoluzione in quanto come ha evidenziato il bibliofilo [[Nick Carr]] dalle caratteristiche della carta stampata ovvero: ''fissità della pagina, fissità dell'edizione, fissità dell'oggetto, fissità della realizzazione'', si passa alla: ''fluidità della pagina, fluidità dell'edizione, fluidità del contenitore, fluidità della crescita.''<ref>[[Kevin Kelly]], The Inevitable, (2016), ''L'inevitabile, le tendenze tecnologiche che rivoluzioneranno il nostro futuro'', (2017), Milano, Il Saggiatore, trad. Alberto Locca, ISBN 978-88-428-2376-6 , p. 85.</ref>
=== [[Età moderna]] ===
Nel 1971<ref name=USINFO>{{Cita web |cognome = Thomas |nome = Jeffrey |data = 20 luglio 2007 |url = http://usinfo.state.gov/xarchives/display.html?p=washfile-english&y=2007&m=July&x=200707201511311CJsamohT0.6146356 |titolo = Project Gutenberg Digital Library Seeks To Spur Literacy |editore = U.S. Department of State, Bureau of International Information Programs |accesso = 20 agosto 2007 |urlmorto = sì |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20070819225531/https://usinfo.state.gov/xarchives/display.html?p=washfile-english&y=2007&m=July&x=200707201511311CJsamohT0.6146356|dataarchivio = 19 agosto 2007}}</ref> nasce il [[Progetto Gutenberg]], lanciato da [[Michael S. Hart]], la prima biblioteca di versioni elettroniche liberamente riproducibili di libri stampati. L'uso degli eBook al posto dei libri stampati si è tuttavia diffuso solo all'inizio del XXI secolo.<ref>[[Ted Nelson]] ''[[Literary Machines]]: The report on, and of, Project Xanadu concerning word processing, electronic publishing, hypertext, thinkertoys, tomorrow's intellectual... including knowledge, education and freedom'' (1981), Mindful Press, Sausalito ([[Baia di San Francisco]]), [[California]]. Altre edizioni: 1980–84, 1987, 1990–93 (edizione italiana, ''Literary machines 90.1. Il progetto Xanadu'', Franco Muzzio Editore, Padova 1992)</ref>
Macchine da stampa a vapore diventarono popolari nel [[XIX secolo]]. Queste macchine potevano stampare 1.100 fogli all'ora, ma i tipografi erano in grado di impostare solo 2.000 lettere all'ora.
 
Macchine tipografiche [[monotipo]] e [[linotype|linotipo]] furono introdotte verso la fine del [[XIX secolo]]. Potevano impostare più di 6.000 lettere all'ora ed una riga completa di caratteri in maniera immediata.
 
I secoli successivi al [[XV secolo|XV]] videro quindi un graduale sviluppo e miglioramento sia della stampa e sia delle condizioni di [[libertà di stampa]], con un relativo rilassamento progressivo delle legislazioni restrittive di [[censura]]. A metà del [[XX secolo]], la produzione libraria europea era salita ad oltre 200.000 titoli all'anno.
 
{{Vedi anche|Proprietà intellettuale|Pubblico dominio|Copyright}}
 
== Formati dei libri ==
{{vedi anche|Formato carta}}
[[File:Comparison book sizes.svg|thumb|365px|Confronto dei formati librari.<br />Basato sull'''American Library Association''.]]
I libri [[Tipografia|a stampa]] sono prodotti stampando ciascuna [[imposizione tipografica]] su un foglio di [[carta]]. Le dimensioni del foglio hanno subìto variazioni nel tempo, in base alle capacità delle presse (dei torchi). Il foglio stampato viene poi opportunamente piegato per ottenere un fascicolo o [[Segnatura (editoria)|segnatura]] di più pagine progressive. Le varie segnature vengono rilegate per ottenere il volume. L'apertura delle pagine, specialmente nelle edizioni in [[brossura]], era di solito lasciata al lettore fino agli anni sessanta del [[XX secolo]], mentre ora le segnature vengono rifilate direttamente dalla tipografia.
I [[Tipografia|libri a stampa]] sono ottenuti a partire da un foglio di [[carta]] di dimensioni più o meno standard su cui vengono stampate diverse pagine. Le dimensioni del foglio hanno subìto diverse variazioni nel tempo, in base alle capacità delle presse.
Il foglio stampato viene poi opportunamente piegato per ottenere una ''[[Segnatura (editoria)|segnatura]]'', costituita da un fascicolo di pagine progressive.
 
SullaNei baselibri antichi il formato dipende deldal numero di paginepiegature stampateche sulil foglio subisce e, quindi, deldal numero di pieghecarte chee ilpagine fogliostampate subisce, i formatisul tradizionali dei libri vengono denominati:foglio.
{| {{Prettytable}}
! Formato !! pieghe !! carte !! pagine !! altezza (cm)
|- style="text-align: center;"
| style="text-align: left;" | ''in plano'' o ''atlante''
| -
| 1
| 2
| oltre 50
|- style="text-align: center;"
| style="text-align: left;" | [[in folio]]
| 1
| 2
| 4
| oltre 38
|-style="text-align: center;"
| style="text-align: left;" | [[in quarto]]
| 2
| 4
| 8
| 28-38
|-style="text-align: center;"
| style="text-align: left;" | [[in ottavo]]
| 3
| 8
| 16
| 20-28
|-style="text-align: center;"
| style="text-align: left;" | [[in sedicesimo]]
| 4
| 16
| 32
| 15-20
|}
 
Nei libri moderni il formato è dato dall'altezza in centimetri, misurata al [[frontespizio]], entro un minimo e un massimo convenzionalmente stabilito.<ref>{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/formato/|titolo=Formato nell'Enciclopedia Treccani|accesso=2018-01-10}}</ref>
Esistono anche formati intermedi (in decimo, [[in dodicesimo]]) o più piccoli (in ventesimo, in trentaduesimo, ecc...) ma sono poco utilizzati.
 
=== Libro tascabile ===
Le segnature vengono rilegate per ottenere il volume. Il taglio delle pagine, soprattutto nelle edizioni più economiche, era di norma lasciato al lettore fino agli anni quaranta del [[XX secolo]], mentre ora le segnature vengono rifilate direttamente dalla tipografia.
{{vedi anche|Libro tascabile}}
 
Il termine "[[libri tascabili|tascabile]]" riferito al libro rappresenta un concetto commerciale e identifica libri economici stampati in dodicesimo o sedicesimo, la cui diffusione, a partire dall'ultimo Ottocento (ma soprattutto nella seconda metà del XX secolo), ha permesso un notevole calo dei prezzi. Sostanzialmente, peraltro - sia per il formato, sia per l'economicità - esso trova precedenti nella storia del libro anteriore alla stampa, già a partire dall'antichità (il "libro che sta in una mano": nel mondo greco: ''encheiridion'', in quello latino i ''pugillares'', nel Medioevo il ''libro da bisaccia'').
 
== Parti di un libro ==
''In ordine alfabetico:''
=== Aletta ===
Le "alette" o "bandelle" (comunemente dette risvolti di copertina) sono i risguardi della "sovraccoperta" dove viene solitamente stampata una biografia essenziale dell'autore e una succinta introduzione al testo
 
=== Risguardo ===
Il risguardo all'inizio e alla fine di un libro è un foglio bianco piegato in due parti di cui una è incollata all'interno della copertina, l'altra costituisce la prima o l'ultima pagina del libro.
 
=== Carte di guardia ===
{{vedi anche|Risguardi}}
[[File:PaperMarbling005France1735.jpg|thumbminiatura|left|130pxupright=0.6|Sguardie anteriori in [[Marmorizzazione|Cartacarta marmorizzata]], [[a occhio di pavone in un libro del 1735]].]]
 
Nel libro antico le "carte di guardia" o "guardie" o "sguardie" sono delle carte che, poste a protezione delle prime pagine stampate o manoscritte che compongono il blocco del testo, introducono materialmente al volume. Riconoscibili per essere realizzate con carta differente da quella dell'interno del volume, possono essere in numero variabile a seconda della struttura che il legatore ha dato loro, e che in genere differisce per ogni tipo di legatura. Si dice "controguardia" la carta che viene incollata sul "contropiatto" (la parte interna del "piatto"), che permette il definitivo ancoraggio della coperta al blocco del testo.
Le "carte di guardia", o risguardi, o sguardie, sono le carte di apertura e chiusura del libro vero e proprio, che collegano materialmente il corpo del libro alla coperta o [[Rilegatura|legatura]]. Non facendo parte delle [[Segnatura (editoria)|segnature]], non sono mai contati come pagine.
 
La loro utilità pratica è evidente in libri cartonati, o rilegati in tela, pelle o pergamena, dove aiutano a tenere unita la coperta rigida al blocco del libro. Nel libro antico le sguardie, poste a protezione delle prime pagine stampate o manoscritte del testo, contribuiscono a tenerlo insieme alla copertina con spaghi o fettucce passanti nelle cuciture al dorso; nel libro moderno è invece la garza che unisce i fascicoli alla copertina. Si chiama "controguardia" la carta che viene incollata su ciascun "contropiatto" (la parte interna del "piatto") della coperta, permettendone il definitivo ancoraggio.
Nel libro moderno è di norma la garza che unisce i fascicoli alla copertina che viene coperta da fogli di carta bianca o colorata, detti "sguardie" che danno unità estetica al volume vero e proprio. Solitamente può essere bianca, colorata o con stampati a fantasia (nei libri antichi era [[marmorizzazione|marmorizzata]]).
 
Le sguardie sono solitamente di carta diversa da quella dell'interno del volume e possono essere bianche, colorate o decorate con motivi di fantasia (nei libri antichi erano&nbsp;[[Marmorizzazione|marmorizzate]]). Nei libri antichi di lusso,&nbsp;possono essere in numero variabile, da due a quattro (raramente di più), sia all'inizio sia alla fine.
La sua utilità pratica è evidente in libri cartonati, dove aiuta a mantenere insieme la coperta rigida al blocco del libro. In presenza di una [[brossura]] i risguardi possono mancare del tutto, ma essere simulati con effetti di stampa.
 
Nei libri in&nbsp;[[brossura]]&nbsp;e negli opuscoli i risguardi solitamente mancano, ma è spesso presente una singola carta di guardia in principio e in fine.
 
=== Colophon ===
{{vedi anche|Colophon}}
[[File:Colophon esempio.jpg|alt=Esempio di colophon di un libro|miniatura|Esempio di colophon]]
Il ''colophon'' o colofone, che può seguire il "frontespizio" o chiudere il volume, riporta le informazioni essenziali sullo stampatore e sul luogo e la data di stampa. In origine era costituito dalla firma del copista o dello scriba, e riportava data, luogo e autore del testo; in seguito fu la formula conclusiva dei libri stampati nel [[XV secolo|XV]] e [[XVI secolo]] che conteneva, spesso in inchiostro rosso, il nome dello stampatore, luogo e data di stampa e l'insegna dell'editore.
Il ''colophon'' o colofone, che chiude il volume, riporta le informazioni essenziali sullo stampatore e sul luogo e la data di stampa. In origine nei [[Manoscritto|manoscritti]] era costituito dalla firma (o ''subscriptio'') del copista o dello scriba, e riportava data, luogo e autore del testo; in seguito fu la formula conclusiva dei libri stampati nel [[Incunabolo|XV]] e [[Cinquecentina|XVI]] secolo, che conteneva, talvolta in inchiostro rosso, il nome dello stampatore, luogo e data di stampa e l'[[Marca tipografica|insegna]] dell'editore. Sopravvive ancor oggi, soprattutto con la dicitura ''Finito di stampare''.
 
=== Coperta o copertina ===
{{vedi anche|Copertina|Brossura}}
[[File:Bookinfo.svg|miniatura|Le parti del libro:
[[File:Latin dictionary.jpg|thumb|right|250px|Il ''Totius Latinitatis lexicon'' di [[Egidio Forcellini]], dizionario di [[lingua latina|latino]]]]
1) fascetta; 2) sovraccoperta; 3) controguardia incollata alla coperta; 4) labbro; 5) taglio di testa; 6) taglio davanti; 7) taglio di piede; 8) pagina pari o di destra 9) pagina dispari o di sinistra; 10) piega del foglio che forma il fascicolo.]]
Di norma i fascicoli che costituiscono il libro vengono tenuti insieme da un involucro detto appunto '"coperta" o "copertina", è la parte più esterna del libro spesso rigida e illustrata.
Di norma i fascicoli che costituiscono il libro vengono tenuti insieme da un involucro detto appunto '"coperta" o "copertina", è la parte più esterna del libro spesso rigida e illustrata. La più antica copertina illustrata oggi conosciuta ricoprì le ''Consequentiae'' di Strodus, libretto stampato a [[Venezia]] da Bernardo da Lovere nel [[1484]].<ref>{{Treccani|copertina_(Dizionario-Biografico)|Copertina}}</ref> Usata raramente fino a tutto il [[XVIII secolo|Settecento]] (quando solitamente l'editore vendeva i libri slegati o applicava una semplice copertina di protezione, che veniva poi gettata dal legatore) divenne molto popolare a partire dai primi anni dell'[[XIX secolo|Ottocento]], forse su impulso degli stampatori Brasseur di [[Parigi]].<ref>Nereo Vianello, ''La citazione di opere a stampa e manoscritti'', Leo Olschki, Firenze 1970, pag. 32.</ref>
 
Nel [[libro antico]] poteva essere rivestita di svariati materiali: pergamena, cuoio, tela, carta e costituita in legno o cartone. Poteva essere decorata con impressioni a secco o dorature. Ciascuno dei due cartoni che costituiscono la copertina viene chiamato '''piatto'''. I piatti hanno dimensioni leggermente più ampie rispetto al corpo del volume. La parte che sporge oltre il margine dei fogli è chiamata '''unghiatura''', o ''unghia'' o ''cassa''. Essa è anche realizzata nelle segnature (fogli piegati) per facilitare la raccolta o l'assemblaggio di un [[opuscolo]].
 
Nel libro moderno la coperta è costituita dai due piatti e da un "dorso", per le cosiddette copertine rigide ("legature a cartella" o "Bradel" o "cartonato"), oppure da un cartoncino più o meno spesso che, opportunamente piegato lungo la linea del dorso, abbraccia il blocco delle carte. In quest'ultimo caso si parla di '''[[brossura]]''' e l'unghiatura è assente.
Nel [[libro antico]] poteva essere rivestita di svariati materiali: pergamena, cuoio, tela, carta e costituita in legno o cartone. Poteva essere decorata con impressioni a secco o dorature.
 
Nata con funzioni prettamente pratiche quali la protezione del blocco delle carte e il permetterne la consultabilità, la coperta assume nel tempo funzioni e significati diversi, non ultimo quello estetico e rappresentativo. Nel [[ottocento|XIX secolo]] la coperta acquista una prevalente funzione promozionale. Con la meccanizzazione e la diffusione dell'industria tipografica vengono introdotti altri tipi di legature e coperte, più economiche e adatte alle lavorazioni automatiche.
Nel libro moderno la coperta è costituita da due "piatti" dello stesso formato del libro o di poco superiore (vedi "Unghiatura") e da un "dorso", per le cosiddette copertine rigide ("legature a cartella" o "Bradel" o "cartonato"), oppure da un cartoncino più o meno spesso che opportunamente piegato lungo la linea del dorso abbraccia il blocco delle carte. In quest'ultimo caso si parla di "brossura" e l'"unghiatura" è assente.
 
Il cartonato si diffonde nel XIX secolo, preferito per economicità, robustezza e resa del colore. Ha caratterizzato a lungo l'editoria per l'infanzia e oggi, ricoperto da una "sovraccoperta", costituisce il tratto caratteristico delle edizioni maggiori. Modernamente la brossura è un sistema di legatura in cui i fascicoli o [[Segnatura (editoria)|segnature]] vengono fresate dal lato del dorso e i fogli sciolti vengono incollati a una striscia di tela o plastica sempre al dorso (cosiddetta "brossura fresata").
Nata con funzioni prettamente pratiche quali la protezione del blocco delle carte e il permetterne la consultabilità, la coperta assume nel tempo funzioni e significati diversi, non ultimo quello estetico e rappresentativo. Nel [[ottocento|XIX secolo]] la coperta acquista una prevalente funzione promozionale.
==== Aletta ====
Le "alette" o "bandelle" (comunemente dette "risvolti di copertina") sono le piegature interne della copertina o della sovraccoperta (vedi ''infra''). Generalmente vengono utilizzate per una succinta introduzione al testo e per notizie [[biografia|biografiche]] essenziali sull'autore.
 
==== Prima di copertina ====
Con la meccanizzazione e la diffusione dell'industria tipografica vengono introdotti altri tipi di legature e coperte, più economiche e adatte alle lavorazioni automatiche.
La "prima di copertina" o "copertina anteriore" o "piatto superiore" è la prima faccia della copertina di un libro. Di norma, riporta le indicazioni di titolo e autore.
 
==== Quarta di copertina ====
Il cartonato si diffonde nel XIX secolo, preferito per economicità, robustezza e resa del colore. Ha caratterizzato a lungo l'editoria per l'infanzia e oggi, ricoperto da una "sovraccoperta", costituisce il tratto caratteristico delle edizioni maggiori.
La "quarta di copertina" o "copertina posteriore" o "piatto inferiore" è l'ultima faccia della copertina, usata oggi a scopo promozionale. Solitamente riporta notizie sull'opera e sull'autore, nonché il [[codice ISBN]] e il prezzo del volume (se non è indicato nel risvolto di copertina).
==== Sovracopertina o sopracopertina ====
{{vedi anche|Sovraccoperta}}
I libri con copertina cartonata in genere sono rivestiti da una "sovraccoperta". Ha di solito la funzione di reclamizzare il libro, per cui riporta i dati essenziali dell'opera ed è sempre a colori ed illustrata. La sovracopertina è stampata, nella maggior parte dei casi, solo sull'esterno.
 
==== Taglio ====
Modernamente la brossura è un sistema di legatura in cui i fascicoli sono uniti dalla cosiddetta "legatura fresata", in cui le segnature vengono fresate dal lato verso il dorso del volume e i foglietti liberati incollati gli uni agli altri.
I tre margini esterni del libro, cioè la superficie presentata dai fogli in un volume chiuso, si chiamano "tagli". Oltre al taglio "superiore" (o di "testa") vi sono il taglio esterno, detto "davanti" (o "concavo"), e il taglio inferiore, detto "piede". Dal punto di vista industriale, il taglio di testa è, con la cucitura, il lato più importante di un libro in quanto determina il registro frontale della macchina da stampa. I tagli possono essere al naturale, decorati o colorati in vario modo. In questi ultimi casi, si parla di "taglio colore", nel passato usati per distinguere i libri religiosi o di valore dalla restante produzione editoriale, utilizzando una spugna imbevuta di inchiostri all'[[anilina]] (anni 70-80 del XX secolo).<ref>Un esempio sono i [[quaderno scolastico|quaderni scolastici]] con i bordi colorati di rosso, editi dalla [[Cartiere Paolo Pigna]].</ref> Dalla fine degli anni novanta vengono svolti in labbratura con colori a base d'acqua.
 
=== Dorso ===
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=== Ex libris ===
{{vedi anche|Ex libris}}
L'"''ex libris''" è un foglietto che veniva (e talvolta viene ancora) incollato all'interno della copertina di un libro per indicarne, con uno stemma araldico o un'immagine simbolica, il proprietario. Sovente riportavariporta un motto.
 
=== Fascetta ===
Line 295 ⟶ 238:
=== Frontespizio ===
{{vedi anche|Frontespizio}}
[[File:Frontespizio Dialogo di Galileo Galilei (Firenze, 1632).jpgtif|200px|right|thumbminiatura|Frontespizio del ''Dialogo'' di [[Galileo Galilei]] (1632)]]
Il "frontespizio" è la pagina, di solito all'inizio della pubblicazione, che presenta le informazioni più complete sul volume. Introdotto alla fine del Quattrocento, il frontespizio prese forma di componimento poetico, tipo occhietto o esplicativo, e si arricchì di elementi decorativi come cornici e vignette ottenute per xilografia. Nei secoli successivi si fa più prolisso e più vario e vi compaiono indicazioni di carattere pubblicitario. In epoca moderna, con l'introduzione del cartonato, le decorazioni e parte delle informazioni si sono trasferite sulla copertina.
I primi incunaboli e manoscritti non avevano il frontespizio, ma si aprivano con una carta bianca con funzione protettiva.
 
Il "frontespizio" è la pagina pari, di solito la prima (o la terza) di un libro, che presenta le informazioni più complete sul libro stesso.
=== Nervi ===
Nel libro antico i "nervi" sono i supporti di cucitura dei fascicoli generalmente in corda, cuoio, pelle allumata o, più recentemente, fettuccia. I nervi possono essere lasciati a vista (e messi in evidenza attraverso la "staffilatura"), oppure nascosti in modo da ottenere un dorso liscio. Nel libro moderno i nervi sono di norma finti, apposti per imitare l'estetica del libro antico e conferire importanza al libro.
 
I primi incunaboli e manoscritti non avevano il frontespizio, ma si aprivano con una carta bianca con funzione protettiva. Introdotto alla fine del Quattrocento, il frontespizio aveva la forma di un [[#Occhiello|occhiello]] o di un [[incipit]], quindi si arricchì di elementi decorativi come cornici [[Xilografia|xilografiche]]. Nel [[XVII secolo]] cede la parte decorativa all'[[Antiporta (stampa)|antiporta]] e vi compaiono le indicazioni di carattere pubblicitario riferite all'editore, un tempo riservate al [[colophon]]. In epoca moderna, le illustrazioni e parte delle informazioni si sono trasferite sulla copertina o sulla sovraccoperta e altre informazioni nel verso del frontespizio.
=== Occhietto ===
L'"occhietto" è una pagina con un titolo (spesso della serie o collana) che precede il frontespizio. Nei libri suddivisi in più parti, si possono avere occhietti intermedi<ref>"l'occhietto, ossia una pagina che reca un titolo (ed eventualmente altre informazioni) ma che accompagna, sul recto della carta precedente, un frontespizio con dati più completi", estratto da ''REICAT : regole italiane di catalogazione'' a cura della Commissione permanente per la revisione delle regole italiane di catalogazione, Roma, ICCU, 2009</ref>.
 
=== PiattoNervi ===
Nel libro antico i "nervi" sono i supporti di cucitura dei fascicoli. Generalmente sono fatti in corda, cuoio, pelle allumata o, più recentemente, fettuccia. I nervi possono essere lasciati a vista (e messi in evidenza attraverso la "staffilatura"), oppure nascosti in modo da ottenere un dorso liscio. Nel libro moderno i nervi sono di norma finti, apposti per imitare l'estetica del libro antico e conferire importanza al libro.
Il "piatto" è uno dei due cartoni che costituiscono la copertina.
 
=== Prima di copertinaOcchiello ===
{{vedi anche|Occhiello (libri)}}
La "prima di copertina" o "piatto superiore" è la prima faccia della copertina di un libro. Di norma, riporta le indicazioni di titolo e autore.
L'"occhiello" (o occhietto) è una pagina con un titolo (spesso della serie o collana) che precede il frontespizio. Nei libri suddivisi in più parti, si possono avere occhietti intermedi.<ref>"L'occhietto, ossia una pagina che reca un titolo (ed eventualmente altre informazioni) ma che accompagna, sul recto della carta precedente, un frontespizio con dati più completi", estratto dal documento ''Regole italiane di catalogazione'' (REICAT) a cura della Commissione permanente per la revisione delle regole italiane di catalogazione, Roma, ICCU, 2009.</ref>
 
=== Quarta di copertinaTavole ===
Un libro spesso è arricchito di figure. Se esse fanno parte integrante del testo sono chiamate ''illustrazioni''. Se invece sono fuori testo, cioè vengono stampate a parte e sono unite al libro in un secondo tempo, vengono chiamate ''tavole''. Esse hanno una numerazione di pagina distinta da quella del testo; vengono impresse su una carta speciale, quasi sempre una [[carta patinata]].<ref name="Vianello">Nereo Vianello, ''La citazione di opere a stampa e manoscritti'', Leo Olschki, Firenze 1970, pp. 25-26.</ref>
[[File:Bookinfo.svg|thumb|right|Le parti del libro:
1) fascetta; 2) sovracoperta; 3) controguardia incollata alla coperta; 4) labbro; 5) taglio di testa; 6) taglio davanti; 7) taglio di piede; 8) fronte pagina 9) retro pagina; 10) piega del foglio che forma il fascicolo]]
La ''quarta di copertina'' o ''piatto inferiore'' è l'ultima faccia della copertina, viene usata oggi a scopo promozionale. Solitamente riporta note sull'opera e sull'autore, nonché il [[codice ISBN]] e il prezzo del volume (se non è indicato nel risvolto di copertina).
 
=== SovraccopertaValore del libro ===
Il valore di un libro non è dato dal solo costo di produzione, c’è innanzitutto da considerare che il libro è un’opera dell’ingegno. In quanto bene creativo, il libro riflette un valore identitario di natura sociale e collettiva, segnando una collettività: si può perciò considerare un ''prodotto simbolico'' (nel senso etimologico di ''simbolico'': il [[Lingua greca antica|greco]] σῠ́μβολον (''súmbolon''), da cui l'aggettivo συμβολικός (''sumbolikós''), deriva dal verbo συμβάλλω (sumbállō), letteralmente "mettere insieme, riunire".
I libri con copertina cartonata in genere sono rivestiti da una "sovraccoperta". In tal caso, è sulla parte esterna di quest'ultima (oltre che sui due risvolti della medesima) che vengono riportati tutti i dati relativi all'opera mentre il dorso della copertina ne riporta solamente quelli essenziali.
* Il [[valore economico]] che è dato dal prezzo a cui viene venduto sul mercato e cioè dalla attribuzione di utilità, importanza, valore da parte degli individui o mercati.
 
* Il valore relazionale è il legame che il libro è in grado di creare tra editore, autore e lettore ma anche tra titoli di una stessa collana.
=== Taglio ===
* Il valore identitario permette al lettore di immedesimarsi e sentirsi parte della storia fino a riconoscersi nell'opera stessa.
Il "taglio" è la superficie dei fogli che risulta visibile in un volume chiuso; i tagli sono detti "superiore" o di "testa", "davanti" o "concavo" e "inferiore" o "piede". Dal punto di vista industriale, il taglio di testa è, con la cucitura, il lato più importante di un libro in quanto determina il registro frontale della macchina da stampa. I tagli possono essere al naturale, decorati o colorati in vario modo. In questi ultimi casi, si parla di "taglio colore", nel passato usati per distinguere i libri religiosi o di valore dalla restante produzione editoriale.
* Il valore culturale di cui il libro si fa carico permette che la cultura assuma diversi punti di vista.
 
* Il valore di status può riguardare sia l’autore che il lettore dell’opera, aver letto o non aver letto un determinato libro può contribuire a creare una certa reputazione.
=== Unghiatura ===
L'''unghiatura'' o ''unghia'' o ''cassa'' è la parte dei piatti che sporge oltre il margine dei fogli. {{cn|Deve il suo nome alla possibilità di aprire il libro grazie, appunto, all'uso della punta del dito facendo leva sull'unghiatura.}} Questa è anche realizzata nelle segnature (fogli piegati) per facilitare la raccolta o l'assemblaggio di un opuscolo.
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
 
== Bibliografia ==
[[File:Biblioteca Gambalunga (Rimini)-4.jpg|miniatura|Volumi raccolti nella [[Biblioteca Gambalunghiana]] di [[Rimini]]]]
* Lorenzo Baldacchini. ''Il libro antico''. Carocci, 2001. ISBN 88-430-0340-2.
* [[Lionel Casson]], ''LibrariesBiblioteche indel themondo Ancient Worldantico'', Yale University PressMilano, 2002Bonnard {{en}}(2003). ISBN 978-088-30086842-0972156-43.
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* Paola Dubini, Voltare pagina? Le trasformazioni del libro e dell'editoria, Pearson, 2013. ISBN 9788871926599
 
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* [http://rarebooks.signum.sns.it/index.php?id=7 Digital Rare Books - Digitalizzazione di libri rari della Scuola Normale Superiore - prototipo sperimentale], curato da Signum [[Scuola normale superiore di Pisa]]
* {{cita web|url=http://people.unica.it/ceciliatasca/files/2014/12/Storia-del-Libro-delle-Biblioteche.pdf|titolo=Storia del Libro delle Biblioteche|autore=B. Fadda|autore2=M. Rapetti|urlmorto=sì}}
** {{Cita web|url=https://fdocumenti.com/document/storia-del-libro-delle-biblioteche-1-storia-del-libro-delle-biblioteche-a-cura?page=1|titolo=Altra fonte}}
* {{cita web|url=http://rarebooks.signum.sns.it/index.php?id=7|titolo=Digital Rare Books|accesso=23 luglio 2011|dataarchivio=11 gennaio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120111091234/http://rarebooks.signum.sns.it/index.php?id=7|urlmorto=sì}} Digitalizzazione di libri rari della Scuola Normale Superiore - prototipo sperimentale, curato da Signum [[Scuola normale superiore di Pisa]]
 
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