Alto Medioevo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Jotterbot (discussione | contributi)
EnzoBot (discussione | contributi)
m Francia: Orfanizzo Occitania...
 
(721 versioni intermedie di oltre 100 utenti non mostrate)
Riga 1:
{{Immagine multipla
{{Avvisounicode}}
|larghezza = 340
L<nowiki>'</nowiki>'''Alto Medioevo''' è, per convenzione, quella parte del [[Medioevo]] che va dalla caduta dell'[[Impero romano d'Occidente]], avvenuta nel [[476]], all'anno [[1000]] circa (o [[1066]]). A seconda dell'impostazione storiografica, il primo secolo, o secolo e mezzo, di tale periodo, si può talvolta sovrapporre al periodo precedente della [[tarda antichità]], mentre l'ultimo secolo a quello successivo del [[Basso Medioevo]] (o, secondo altri storici, a quello del [[pieno Medioevo]]).
|immagine1 = Europe 814-it.svg
[[File:Altare del duca ratchis, 730-740, cividale museo cristiano 2.jpg|thumb|280px|Rilievo dell'[[altare del Duca Rachis]], [[arte longobarda]], 730-740, [[Museo cristiano]], [[Cividale del Friuli|Cividale]]]]
|didascalia1 = L'Europa nell'814, anno della morte di Carlo Magno
[[File:Vangeli di godescalco (evangelista luca), Ms. Lat 1203 f. 1r. 21x31 cm, parigi bibliotheque nationale, 783 circa.jpg|thumb|170px|[[Evangeliario di Godescalco]], ''San Luca'', 781 (BnF, Ms. Lat 1203 fronte 1r)]]
* {{color box|#b6dba7}} [[Impero carolingio]] (814)
----
{{Colonne}}
; Balcani e Asia occidentale
* {{color box|#ecd0cd}} [[Impero romano d'oriente]]
* {{color box|#ffeca7}} [[Abbasidi|Califfato abbaside]]
* {{color box|#d2e7ec}} [[Primo Impero bulgaro|Bulgaria]]
* {{color box|#ade9e7}} [[Principato della Croazia Dalmatica|Ducato di Croazia]]
* {{color box|#c8ede6}} [[Principato di Serbia (medievale)|Principato di Serbia]]
; Scandinavia
* {{color box|#f8fbaa}} [[Norreni|Regni norvegesi]]
* {{color box|#fce98a}} [[Popoli finnici|Finnici]]
* {{color box|#fcf3f6}} Norreni [[Svedesi]] e [[Goti]]
* {{color box|#ade9e7}} Norreni [[Danesi]]
;Europa orientale
* {{color box|#99dde0}} [[Balti (popolo europeo)|Tribù baltiche]]
*{{color box|#c8ede6}} [[Slavi|Popoli slavi]]
*{{color box|#edefa4}} [[Khazaria|Regno dei Khazari]]
*{{color box|#c9eabb}} [[Etelköz]] ([[Magiari]])
*{{color box|#f6e8ab}} [[Avari|Regno degli Avari]]
{{BreakCol}}
; Isole britanniche
*{{color box|#b2d4d6}} [[Irlanda]]
*{{color box|#a4e275}} [[Pitti (popolo)|Pitti]]
*{{color box|#cdffff}} [[Scoti]]
*{{color box|#b9f3f5}} [[Galles]]
*{{color box|#f7e4e6}} [[Anglosassoni|Regni Anglosassoni]]
; Italia Meridionale e isole
*{{color box|#fceaa0}} [[Ducato di Benevento]]
*{{color box|#efdbdd}} [[Storia della Sardegna bizantina|Sardegna (Impero bizantino)]]
*{{color box|#efe4e0}} [[Sikelia|Sicilia (Impero bizantino)]]
; Penisola iberica
*{{color box|#c5d1cf}} [[Regno di Galizia]]
*{{color box|#b1ecf2}} [[Emirato di Cordova]]
{{Colonne fine}}
}}
 
L{{'}}'''Alto Medioevo''' è, per convenzione, quella parte del [[Medioevo]] che va dalla [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]], avvenuta nel [[476]], all'anno [[1000]]. A seconda dell'impostazione storiografica, il primo secolo di tale periodo si può talvolta sovrapporre al periodo precedente della [[tarda antichità]], mentre l'ultimo secolo a quello successivo del [[Basso Medioevo]] (o, nella storiografia dei paesi di cultura anglosassone, a quello del [[Pieno Medioevo]]).
== Le invasioni barbariche ==
[[File:Invasioni dell'Impero Romano.png|thumb|300px|Le invasioni barbariche del [[II secolo|II]]-[[V secolo]]]]
Le [[invasioni barbariche]] sono delle irruzioni più o meno cruente e/o migrazioni delle popolazioni cosiddette "[[barbaro|barbariche]]" ([[germani]]che, [[Slavi|slave]], [[sarmati]]che e di altri popoli di origine [[asia]]tica) all'interno dei confini dell'[[Impero romano]], tra la fine del [[IV secolo|IV]] e il [[VI secolo]]. Il fenomeno, a volte indicato anche con il termine tedesco ''Völkerwanderung'' ("migrazioni di popoli") che evita le connotazioni negative legato all'uso dei vocaboli "invadere" e "barbarico", si concluse sostanzialmente con la formazione dei [[Regni latino-germanici]] (o "romano-barbarici"), benché l'Europa abbia conosciuto in epoca più tarda (tra [[VIII secolo|VIII]] e [[X secolo]]) ulteriori invasioni ad opera di [[Arabi]], [[Normanni]] e [[Ungari]].
 
Tale periodo vide una continuazione delle tendenze evidenti fin dall'antichità classica, compreso uno spopolamento, avvenuto in particolare nei centri urbani, un declino negli scambi commerciali, un [[Periodo caldo medievale|lieve aumento delle temperature]] e l'affermarsi del fenomeno delle migrazioni. Nel [[XIX secolo]] l'Alto Medioevo era spesso etichettato come i "[[Secoli bui]]", sulla base di una errata valutazione della produzione letteraria e culturale di questo periodo ritenuta scarsa. L'[[Impero bizantino|Impero romano d'Oriente]], o Impero bizantino, continuò a sopravvivere nonostante nel [[VII secolo]] il [[Califfato dei Rashidun]] e il [[Califfato omayyade]] avessero conquistato ampie porzioni di territorio precedentemente romano.[[File:Altare del duca ratchis, 730-740, cividale museo cristiano 2.jpg|thumb|upright=1.3|Rilievo dell'[[altare del duca Rachis]], [[arte longobarda]], 730-740, [[Museo cristiano e tesoro del duomo di Cividale del Friuli]]]]
Le ragioni di questo fenomeno di ampia portata sono molteplici e recentemente sono state chiarite anche grazie a studi climatici: un abbassamento della temperatura terrestre di un paio di gradi rese gelati i pascoli delle zone dell'Asia del nord innescando un processo a catena di popolazioni semi-nomadi che si spostarono verso sud, in particolare verso oriente (l'[[Impero cinese]] costruì proprio per far fronte a tali migrazioni la [[Grande Muraglia]]) e occidente. Inoltre le società sviluppatesi al di fuori dall'impero romano vedevano nella guerra e nel saccheggio un'attività utile e legittima, quindi fu sempre presente la minaccia di incursioni.
[[File:Vangeli di godescalco (evangelista luca), Ms. Lat 1203 f. 1r. 21x31 cm, parigi bibliotheque nationale, 783 circa.jpg|thumb|upright|[[Evangeliario di Godescalco]], ''San Luca'', 781 (BnF, Ms. Lat 1203 fronte 1r)]]
 
Successivamente, molte delle tendenze elencate andarono incontro a una inversione. Nell'[[800]] il titolo di [[Imperatore]]" fu riproposto nell'[[Europa occidentale]] con [[Carlo Magno]], il cui [[Impero carolingio]] influenzò di molto la struttura sociale e la storia europea. Le popolazioni europee intrapresero un ritorno all'agricoltura sistematica, con importanti innovazioni come la [[rotazione delle colture]] e l'[[aratro]] pesante. L'espansionismo dei barbari si stabilizzò in gran parte dell'[[Europa]], anche se quello [[vichinghi|vichingo]] si protrasse in larga misura nell'Europa settentrionale.
La penetrazione dei barbari fu facilitata dal generale spopolamento delle campagne e dal massiccio arruolamento di barbari come mercenari nell'esercito romano. Tra le varie incursioni che l'Impero romano dovette subire particolarmente grave fu quella dei [[Visigoti]], che, premuti dagli [[Unni]], superarono il confine danubiano nel [[376]] penetrando in massa all'interno dei territorio dell'Impero romano. Furono per un certo periodo accettati dai Romani e stanziarono all'interno dei confini, ma nel [[378]], sconfissero l'Imperatore [[Valente (imperatore romano)|Valente]] nella [[battaglia di Adrianopoli (378)|battaglia di Adrianopoli]]. [[Teodosio I]], imperatore d'Oriente, concesse loro la [[Pannonia]] come ''[[Socii e Foederati|foederati]]'' (cioè come difensori dell'Impero in cambio dell'autorità per riscuotere le tasse per pagarsi i costi militari). Dopo la scomparsa di Teodosio, che negli ultimi anni del suo regno aveva riunificato l'Impero, lo Stato romano fu diviso definitivamente in due parti, con una [[diarchia]] ([[395]]). La parte Orientale toccò al figlio maggiore, [[Arcadio]], mentre quella occidentale al secondogenito [[Onorio (imperatore romano)|Onorio]]. Sei anni più tardi i Visigoti invasero l'Italia ([[401]]) ma vennero ripetutamente sconfitti dal [[generale]] di origine barbarica [[Stilicone]], che però non poté impedire il massiccio superamento della ormai sguarnita frontiera danubiana da parte delle popolazioni germaniche a partire dal [[406]]. Dopo il suo assassinio ([[408]]), i Visigoti non ebbero più rivali ed arrivarono a [[sacco di Roma (410)|saccheggiare Roma]] nel [[410]], episodio che sconvolse l'opinione pubblica del tempo come testimoniato da [[Sant'Agostino]] e da [[San Girolamo]]. Tale popolo si stanziò successivamente nella [[Gallia]] meridionale e in [[Spagna romana|Spagna]].
 
== La caduta dell'Impero romano d'Occidente ==
Seguirono gli [[Unni]] e i [[Vandali]], che dopo aver attraversato la Gallia si stanziarono in [[Spagna]] e in seguito, sotto la pressione dei Visigoti, in [[Nordafrica|Africa del Nord]], dalla quale a bordo di imbarcazioni compirono scorrerie nelle grandi isole del Mediterraneo e [[sacco di Roma (455)|saccheggiarono]] di nuovo Roma nel [[455]].
{{vedi anche|Caduta dell'Impero romano d'Occidente|Invasioni barbariche}}
[[File:Hunnen.jpg|miniatura|sinistra|Gli [[Unni]] in battaglia in un'illustrazione ottocentesca]]
 
A partire dal II secolo, vari indicatori della civiltà romana iniziarono a declinare, tra cui l'[[urbanizzazione]], il commercio marittimo e la popolazione. All'inizio del III secolo, alcuni popoli barbarici migrarono a sud dalla [[Scandinavia]] e raggiunsero il [[Mar Nero]], creando confederazioni che si opposero ai [[Sarmati]].<ref name="vit30" /> In [[Dacia (provincia romana)|Dacia]] (l'attuale [[Romania]]) e nelle steppe a nord del Mar Nero i [[Goti]] stabilirono almeno due regni: quello dei [[Tervingi]] e quello dei [[Grutungi]].<ref>{{cita|Vitolo, 2000|p. 31}}.</ref> Furono tra i primi di molte bande di popoli che inondarono l'Europa occidentale in assenza di un forte governo amministrativo.
[[Franchi]], [[Burgundi]] e [[Turingi]] occuparono le zone della Gallia e tra [[Meno (fiume)|Meno]] e [[Elba (fiume)|Elba]], mentre la [[Britannia]] veniva conquistata da [[Sassoni]], [[Angli]] e [[Frisoni]], ai quali si aggiunsero anche gli [[Juti]] dello [[Jutland]] (attuale [[Danimarca]]).
 
Durante le cosiddette [[invasioni barbariche]], o ''Völkerwanderung'' (in tedesco "migrazioni di popoli"), termine che evita le connotazioni negative legato all'uso dei vocaboli "invadere" e "barbarico", popolazioni cosiddette "[[barbaro|barbariche]]" ([[germani]]che, [[Slavi|slave]], [[sarmati]]che e di altri popoli di origine [[asia]]tica) migrarono all'interno dei confini dell'[[Impero romano]] tra la fine del [[IV secolo|IV]] e il [[VI secolo]].<ref name="car30">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 30}}.</ref> Le ragioni di questo fenomeno di ampia portata sono molteplici e recentemente sono state chiarite anche grazie a studi climatici: un abbassamento della temperatura terrestre di un paio di gradi rese gelati i pascoli delle zone dell'Asia del nord, innescando un processo a catena di popolazioni semi-nomadi che si spostarono verso sud, in particolare verso oriente (l'[[Storia della Cina|Impero cinese]] costruì proprio per far fronte a tali migrazioni la [[Grande muraglia cinese|Grande Muraglia]]) e occidente.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 22-23}}.</ref> Inoltre, le società sviluppatesi al di fuori dall'impero romano vedevano nella guerra e nel saccheggio un'attività utile e legittima, quindi fu sempre presente la minaccia di incursioni.
La pesante crisi sofferta dall'[[Impero romano d'Occidente]] culminò con la rivolta dei mercenari barbari presenti in [[Italia]], che, sotto la guida di [[Odoacre]], deposero l'ultimo [[imperatore romano]]. Odoacre, re degli [[Eruli]], mise definitivamente fine all'esistenza formale dell'Impero d'Occidente, deponendo l'imperatore fantoccio [[Romolo Augusto]] ([[476]]) e rispedendo le insegne imperiali a Costantinopoli. In cambio ottenne il titolo di patrizio e il governo dell'[[Italia]], che tenne fino al [[493]], quando venne sconfitto dagli [[Ostrogoti]], spinti in Italia dall'imperatore d'Oriente [[Zenone di Bisanzio|Zenone]].
 
La penetrazione dei barbari fu facilitata dal generale spopolamento delle campagne e dal massiccio arruolamento di barbari come mercenari nell'esercito romano. L'arrivo degli [[Unni]] nel 372-375 pose fine alla storia dei regni goti sopraccitati. Gli Unni, una confederazione di tribù dell'Asia centrale, fondarono un impero. Avevano imparato la difficile arte di sparare frecce con archi ricurvi compositi da cavallo.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 33-34}}.</ref>
Gli Ostrogoti si trasferirono in Italia nel [[489]] e riuscirono a sconfiggere Odoacre. Il loro re [[Teodorico]] ottenne dall'imperatore [[Anastasio I di Bisanzio|Anastasio I]] il titolo di ''patricius'' e il suo popolo ottenne pieni diritti sulle terre occupate.
 
[[File:Invasioni dell'Impero Romano.png|thumb|upright=1.4|Le [[invasioni barbariche]] del [[II secolo|II]]-[[V secolo]]]]
Queste migrazioni di interi popoli, come nel caso del [[Goti]] e dei [[Longobardi]], non devono comunque far pensare a migrazioni bibliche: i Longobardi, ad esempio, erano 70.000, gli ostrogoti 100-125.000 con circa 25.000 armati. Il regno degli Ostrogoti, che ebbe il suo fulcro in Italia (pur estendendosi anche al di fuori di essa), fu per certi versi un modello per i successivi regni romano barbarici: mantenne separati giuridicamente i cittadini romani, che continuavano ad essere soggetti al diritto romano, e i federati (i "barbari"), su cui si applicava invece una legislazione prevalentemente consuetudinaria, di tipo germanico.
Nel 376, i Goti [[Tervingi]], scacciati dalle loro sedi dagli attacchi degli Unni, chiesero all'imperatore Valente il permesso di stabilirsi sulla riva sud del Danubio e vennero accettati all'interno dell'impero, che in questo modo si assicurava una considerevole fonte di reclutamento nonché un'ulteriore fonte di entrate per il fisco. Le fonti antiche accusano gli ufficiali romani di avere gestito male l'insediamento dei Tervingi e di aver lucrato alle loro spalle: i maltrattamenti subiti furono tali da spingere i Goti alla rivolta, dando avvio alla [[guerra gotica (376-382)|guerra gotica]] (inizi del 377).
 
A peggiorare la situazione, anche i Goti [[Greutungi]] riuscirono ad attraversare il fiume e a unire le forze con i Tervingi; più tardi, alla fine del 377, alcuni contingenti di Unni e Alani attraversarono il Danubio e si unirono agli invasori. Il 9 agosto 378 i Goti sconfissero i Romani nella [[Battaglia di Adrianopoli (378)|battaglia di Adrianopoli]], nella quale perirono i due terzi dell'esercito campale dell'impero d'Oriente, insieme allo stesso imperatore [[Valente (imperatore)|Valente]]. La grave sconfitta subita costrinse Roma a venire a patti con i Goti e a rivedere l'ipotesi di conservare l'unicità della funzione imperiale.<ref name="car31">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 31}}.</ref>
=== La società dei Germani ===
La società dei Germani era organizzata in base a criteri del tutto diversi rispetto alla società romana, fondata sul riconoscimento di un'autorità pubblica, lo Stato, fonte del [[diritto]], e caratterizzata dalla presenza di un apparato [[burocrazia|burocratico]] e di un [[sistema fiscale]]; soprattutto i popoli germanici erano popoli non stanziali, in cui il [[nomadismo]] era correlato con la ricerca di maggiori risorse, ed in particolare erano popoli guerrieri, alla ricerca di comunità e villaggi da depredare.
 
In base al compromesso raggiunto con lo stato romano (retto all'epoca da [[Graziano]] in Occidente e [[Teodosio I]] in Oriente), i Goti furono accettati all'interno dell'Impero in qualità di ''[[foederati]]'' ("alleati").<ref name="car31"/> Secondo la maggior parte degli storici moderni, i Goti Greutungi (identificati tradizionalmente con gli Ostrogoti) furono insediati in Pannonia in base al trattato del 380,<ref>{{cita|Heather|p. 602, nota 54}}.</ref><ref>{{cita|Ravegnani 2012|pp. 31-32}}.</ref> mentre il trattato del 3 ottobre 382<ref>{{cita|Ravegnani 2012|p. 32}}.</ref> concesse ai Goti Tervingi (Visigoti) lo stanziamento nella parte settentrionale della diocesi di Tracia.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 46}}.</ref> Non è da escludere che parte dei barbari fu insediata in Macedonia.<ref>{{cita|Heather|p. 232}}.</ref>
Si comprende allora la semplicità di un ordinamento sostanzialmente "primitivo" fondato prevalentemente da norme consuetudinarie, che riflette l'assenza di un potere definito cui rispondono i membri della comunità, con una commistione continua tra sfera pubblica e privata. Avevano un ruolo decisivo i rapporti di tipo personale, o parentale, che determinavano la coesistenza di diversi momenti aggregativi della società. Ad esempio, la ''[[Sippe]]'', che rappresenta una unità parentale, aggregato di famiglie legate da vincoli di sangue che provvedeva alla difesa e al sostentamento comune, coesisteva con un'altra forma di legame, il ''[[comitatus]]'', un seguito di armati che circondava un guerriero più valoroso: questi offriva parte del bottino delle scorrerie, in cambio di fedeltà e aiuto in battaglia. Tale vincolo di fedeltà era forte per lo più in tempo di guerra, ma anche nei periodi di pace doveva restare ben saldo. Inoltre questi gruppi erano sostanzialmente organizzati su linee "orizzontali", cioè tra pari, non subordinati da relazioni di tipo gerarchico.
 
Poiché i Romani non erano usciti vincitori nel conflitto, ai propri nemici furono concesse condizioni favorevoli senza precedenti: in particolare, fu loro concesso di mantenere le proprie usanze e non furono dispersi per le province ma rimasero pericolosamente coesi; in cambio i ''foederati'' goti si impegnarono a fornire all'esercito romano truppe mercenarie in occasione di specifiche campagne militari (come quelle di Teodosio contro gli usurpatori [[Magno Massimo]] ed [[Flavio Eugenio|Eugenio]]).<ref>{{cita|Heather|pp. 230-232}}.</ref> La convivenza tra popoli si dimostrò comunque molto difficile, poiché i germani tendevano a occupare terre in mano a privati con la forza.<ref name="car31"/>
Inoltre, i processi di ricomposizione tra due membri della comunità, in seguito ai reati, ovvero alla violazione delle norme vigenti, non avvenivano attraverso il ruolo attivo di un'autorità pubblica che garantiva essa stessa la giustizia, bensì la corte di giustizia, presieduta da un'assemblea di liberi, vigilava sul corretto svolgimento della ricomposizione. Questa, pertanto, si svolgeva in modo privato ovvero il processo aveva uno scopo esclusivamente dichiarativo.
 
Dopo la scomparsa di Teodosio, che negli ultimi anni del suo regno aveva riunificato l'Impero, lo Stato romano fu diviso definitivamente in due parti, con una [[diarchia]] (395). La parte Orientale toccò al figlio maggiore, [[Arcadio]], mentre quella occidentale al secondogenito [[Onorio (imperatore)|Onorio]].<ref name="car32">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 32}}.</ref> Nello stesso anno i ''foederati'' Visigoti, congedati dall'esercito romano da Teodosio in seguito alla vittoria sull'usurpatore Eugenio e rispediti in Tracia, scontenti per le perdite subite nella [[battaglia del Frigido]] e temendo che i Romani ne avrebbero approfittato per annullare la loro autonomia, si rivoltarono eleggendo loro capo unico [[Alarico I|Alarico]].
Le più diffuse forme di giustizia erano la "''[[faida]]''", la vendetta privata, per cui si aveva il diritto di infliggere lo stesso torto subito; e il ''[[guidrigildo]]'', ovvero la ricomposizione tramite una somma di denaro.
 
Questi sfruttò le rivalità tra le due ''partes imperii'' (in particolare tra [[Stilicone]], generale e reggente di Onorio, e i ministri di Arcadio), una frammentazione questa che condannò inevitabilmente all'oblio la regione occidentale.<ref name="car32"/> In seguito all'[[Rivolta di Gainas|insurrezione antigermanica a Costantinopoli]], nel corso della quale furono trucidati {{formatnum:7000}} Goti nella capitale (12 luglio 400), i ministri di Arcadio annullarono il riconoscimento legale delle terre occupate dai Visigoti di Alarico, i quali, allora, si spostarono verso Occidente per ragioni non precisate dalle fonti.
La struttura fondamentale della società germanica, nonostante le varie forme associative, era comunque di tipo militare, nel senso che si trattava di un "''popolo-esercito''" perennemente organizzato in funzione della guerra: i capi militari guidavano ciascuno un numero variabile di uomini liberi in battaglia, mentre in pace assicuravano la protezione di tale comunità, e presiedevano la corte di giustizia che rispondeva alla comunità che a lui faceva capo: questi erano, pertanto, detentori del "banno", il diritto di giudicare e di punire. I conti erano i più importanti tra i capi militari, ma erano presenti anche capi alla guida di contingenti più ridotti, come i millenari, centenari o decenari.
 
Secondo una congettura avanzata in passato da Demougeot e [[Ernst Stein|Stein]], i diplomatici di Arcadio avrebbero istigato i Goti ad invadere l'Italia al duplice fine di liberarsi della loro scomoda presenza e danneggiare l'inviso Stilicone, ma altri studiosi (come Bayless, Cesa e Cameron) non concordano con tale teoria, anche sulla base del miglioramento dei rapporti tra le due ''partes'' tra il 401 e il 403, e ritengono che gli Unni di [[Uldino]], da poco alleati di Arcadio, avessero attaccato i Visigoti di Alarico spingendoli verso Occidente.<ref>{{cita libro | autore1=Alan Cameron | autore2=Jacqueline Long | autore3=Lee Sherry | titolo=Barbarians and politics at the Court of Arcadius | url=https://archive.org/details/barbarianspoliti0000came | editore=University of California Press| anno=1993 | ISBN=0-520-06550-6 |pp=332-333}}</ref> In ogni caso Stilicone respinse l'[[Guerra gotica (402-403)|invasione visigota]] e successivamente si alleò con Alarico in funzione antibizantina, intendendo servirsene per sottrarre al controllo di Arcadio le diocesi contese dell'Illirico orientale.
Il re, naturalmente, rappresentava il capo militare più importante dell'intero popolo e aveva un ruolo non diverso dagli altri capi militari, ma era più attivo soprattutto quando guidava l'esercito alla conquista di nuove terre. La corte popolare che egli presiedeva, ovvero l'assemblea dei liberi, era la più importante poiché ciascun libero, pur dipendente da un altro capo militare, poteva appellarsi ad essa. Tali cariche militari erano generalmente elettive, ed erano scelte dall'assemblea dei liberi che in origine accoglieva tutti i membri della comunità del popolo ovvero delle singole comunità se era convocata da capi minori: in seguito, però, iniziò ad essere preclusa ai liberi di minor rango sociale, considerando che il possesso della terra, generava elementi più importanti economicamente.
 
Stilicone fu però costretto ad annullare la già prevista spedizione contro Costantinopoli, a causa del massiccio superamento della ormai sguarnita [[Limes renano|frontiera renana]] da parte delle popolazioni germaniche (Vandali, Alani e Svevi) a partire dal 406. Dopo la sua uccisione (408), i Visigoti non ebbero più rivali e arrivarono a [[sacco di Roma (410)|saccheggiare Roma]] nel 410, episodio che sconvolse l'opinione pubblica del tempo, come testimoniato da [[Agostino d'Ippona|Sant'Agostino]] e da [[San Girolamo]].<ref>{{cita|Vitolo, 2000|p. 34}}.</ref> Tale popolo si stanziò successivamente nella [[Gallia]] meridionale e in [[Spagna romana|Spagna]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 33}}.</ref>
== I regni romano-barbarici ==
{{vedi anche|Regni romano-barbarici}}
 
[[File:Odovacar Ravenna 477.jpg|thumb|left|upright|Moneta di [[Odoacre]], coniata a [[Ravenna]] nel 477. Notare i baffi "barbarici" del re germanico]]
A seguito della penetrazione dei popoli germanici nelle regioni occidentali dell'impero si formarono delle unità politiche particolari che contribuirono alla definitiva divisione dell'[[Europa]] ed all'incontro tra la civiltà classica, mediterranea, ed il mondo nordico e germanico.
 
Seguirono i [[Vandali]], che dopo aver attraversato la Gallia si stanziarono in [[Spagna]] e in seguito, sotto la pressione dei Visigoti, in [[Nordafrica|Africa del Nord]], dalla quale a bordo di imbarcazioni compirono scorrerie nelle grandi isole del Mediterraneo e [[sacco di Roma (455)|saccheggiarono]] di nuovo Roma nel 455.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 34}}.</ref> [[Franchi]], [[Burgundi]] e [[Turingi]] occuparono le zone della Gallia e tra [[Meno (fiume)|Meno]] e [[Elba (fiume)|Elba]], mentre la [[Britannia]] veniva conquistata da [[Sassoni]], [[Angli]] e [[Frisoni]], ai quali si aggiunsero anche gli [[Juti]] dello [[Jutland]] (attuale [[Danimarca]]).<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 35-37}}.</ref> La pesante crisi sofferta dall'[[Impero romano d'Occidente]] culminò con la rivolta dei mercenari barbari presenti in [[Italia]], che, sotto la guida di [[Odoacre]], deposero l'ultimo [[imperatore romano]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 34-35}}.</ref> Odoacre, re degli [[Eruli]], mise definitivamente fine all'esistenza formale dell'Impero d'Occidente, deponendo l'imperatore fantoccio [[Romolo Augusto]] (476) e rispedendo le insegne imperiali a Costantinopoli.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 35}}.</ref>
I primi regni romano-barbarici si caratterizzarono per una limitata presenza nello Stato di caratteristiche germaniche e per un riconoscimento formale dell'autorità del re da parte di [[Bisanzio]], che conferiva una parvenza di legittimità allo stanziamento.
 
In cambio ottenne il titolo di patrizio e il governo dell'[[Italia]], che tenne fino al 493, quando venne sconfitto dagli [[Ostrogoti]], spinti in Italia dall'imperatore d'Oriente [[Zenone (imperatore)|Zenone]].<ref name="car41">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 41}}.</ref> Gli Ostrogoti si trasferirono in Italia nel 489 e riuscirono a sconfiggere Odoacre. Il loro re, [[Teodorico il Grande|Teodorico]], ottenne dall'imperatore [[Anastasio I Dicoro|Anastasio I]] il titolo di ''patricius'' e il suo popolo ottenne pieni diritti sulle terre occupate.<ref name="car41"/>
I [[Visigoti]], stanziatisi in [[Aquitania]] giunsero a controllare anche la [[Penisola iberica]], ma, sconfitti dai [[Franchi]] nel [[507]], abbandonarono il ''Midi'' francese, per formare il Regno visigoto di [[Toledo]], che ebbe fine nel [[711]] con l'invasione [[Arabi|araba]].
 
Queste migrazioni di interi popoli, come nel caso dei [[Goti]] e dei [[Longobardi]], non devono comunque far pensare a migrazioni bibliche: i Longobardi, ad esempio, erano {{formatnum:70000}}, gli Ostrogoti 100-{{formatnum:125000}}, con circa {{formatnum:25000}} armati. Il regno degli Ostrogoti, che ebbe il suo fulcro in Italia (pur estendendosi anche al di fuori di essa), mantenne separati giuridicamente i cittadini romani, che continuavano a essere soggetti al diritto romano, e i federati (i "barbari"), su cui si applicava invece una legislazione prevalentemente consuetudinaria, di tipo germanico.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 42}}.</ref>
Il regno dei Burgundi venne cancellato dai Franchi nel [[534]] con la vittoria di [[Autun]], mentre i [[Vandali]] stanziatisi nel Nordafrica vennero sconfitti da [[Bisanzio]] nel [[535]].
 
== I regni romano-barbarici ==
Il regno degli Ostrogoti di [[Teodorico]] ebbe inizio nel [[493]], con la sconfitta degli [[Eruli]] di [[Odoacre]], con l'approvazione dell'imperatore [[Zenone (imperatore)|Zenone]]. A seguito dell'uccisione della figlia di Teodorico, [[Amalasunta]], da parte del cugino [[Teodato]], [[Giustiniano I]] trovò il pretesto per iniziare una guerra di conquista (la cosiddetta [[guerra greco-gotica]]) che vide, tra alterne vicende, la conquista della penisola italiana nel [[535]]-[[555]] da parte di Bisanzio.
{{vedi anche|Germani|Regni romano-barbarici}}
[[File:Europe at the fall of the Western Roman Empire in 476.jpg|miniatura|upright=1.5|Regni romano-barbarici nel 476]]
 
I popoli germanici sapevano poco di città, denaro o scrittura e avevano un assetto socio-politico piuttosto rudimentale, basato essenzialmente sulla guerra.<ref name="vit29">{{cita|Vitolo, 2000|p. 29}}.</ref><ref name="car39"/> Con l'inizio del Medioevo, cominciò un inevitabile confronto tra l'antica e raffinata [[cultura romana]] e quella più rozza, ma allo stesso tempo più energica, dei [[Germani]].<ref name="car39">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 39}}.</ref> Questi ultimi seguivano criteri del tutto diversi rispetto alla controparte romana, fondata sul riconoscimento di un'autorità pubblica, fonte del [[diritto]], e caratterizzata dalla presenza di un apparato [[burocrazia|burocratico]] e di un [[sistema fiscale]]. In più, i popoli germanici erano stati per secoli non stanziali e il [[nomadismo]] era correlato all'acquisizione di maggiori risorse, con il risultato che così si spiega la costante ricerca di comunità e villaggi da depredare.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 26-28, 30}}.</ref> In siffatto tessuto sociale, avevano un ruolo decisivo i rapporti di tipo personale o parentale. Nello specifico, la ''[[Sippe]]'' rappresentava l'unità parentale di base ed essa risultava inserita in un ben precisato contesto territoriale (''[[Gau (suddivisione territoriale)|gau]]'' o, in latino, ''pagus'').<ref name="car30"/> Si trattava di un aggregato di famiglie legate da vincoli di sangue, impegnate a fornire difesa e al sostentamento reciproco; non esistendo di solito il concetto di proprietà privata, i beni immobili erano gestiti comunitariamente.<ref name="car30"/> La ''Sippe'' coesisteva con un'altra forma di legame, detta dai romani ''comitatus'', ossia un seguito di giovani armati che si univa a un guerriero più valoroso e che, in cambio di una fetta del bottino, forniva supporto bellico.<ref name="vit30">{{cita|Vitolo, 2000|p. 30}}.</ref> Tale vincolo di fedeltà, forte perlopiù durante i conflitti, finì per stabilizzarsi con il tempo e soppiantò il precedente sistema tribale, dove i contrasti risultavano più frequenti.<ref name="vit30"/> Infine, tali gruppi erano sostanzialmente organizzati su linee "orizzontali", cioè tra pari, non subordinati da relazioni di tipo gerarchico.<ref name="vit30"/>
La caratteristica principale di questi regni consisteva principalmente nella permanenza delle istituzioni e delle cariche [[Civiltà romana|romane]], che continuavano ad operare per le popolazioni conquistate e che, pertanto, assicuravano una certa continuità con l'ordinamento tradizionale; d'altra parte, i Germani continuavano ad essere organizzati secondo la loro organizzazione dell'esercito popolo in cui i capi militari guidavano singole comunità, così come i romani rispondevano alle proprie cariche e istituzioni.
 
Nei primi regni romano-barbarici, vi era una limitata presenza nello Stato di caratteristiche germaniche. Ciò accadde perché la cultura germanica non riuscì né sentì il bisogno di eliminare l'elemento romano, con il risultato che ogni popolo contribuì con i propri migliori pregi nel dare vita ai cosiddetti [[regni romano-barbarici]] (tale designazione ne rimarca il «carattere misto»).<ref name="car39"/> La peculiarità principale di questi regni consisteva nella permanenza delle istituzioni e delle cariche romane, ancora attive per le popolazioni conquistate e che, pertanto, assicuravano una certa continuità con l'ordinamento tradizionale; dal canto proprio, i Germani non rinunciarono invece al binomio dell'esercito-popolo, all'interno del quale i capi militari guidavano singole comunità.<ref name="tab72">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 72}}.</ref> Gli abitanti germani erano poi perlopiù pagani, malgrado via via sempre più persone abbracciarono l'[[arianesimo]].<ref group="nota">L'[[arianesimo]] era un ramo del cristianesimo che fu proposto per la prima volta all'inizio del IV secolo dal presbitero alessandrino [[Ario]]. Ario proclamò che Cristo non fosse veramente divino, ma un essere creato. La sua premessa fondamentale era l'unicità di Dio, l'unico autoesistente e immutabile; il Figlio, che come figlio non risultava autoesistente, non poteva essere Dio: {{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 19}}.</ref><ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 40}}.</ref> La diversità culturale e religiosa fu mitigata dall'importante ruolo assunto dai vescovi cattolici, che si ersero a punto di riferimento delle comunità latine e come custodi del sapere ellenistico-romano.<ref name="vit45">{{cita|Vitolo, 2000|p. 45}}.</ref> In verità, la coesistenza religiosa fu tutto sommato poco traumatica (con la significativa eccezione dei [[Vandali]]), tanto che alcuni capi germanici dimostrarono di operare in pieno accordo con la Chiesa cattolica, malgrado non aderissero a quel credo.<ref name="vit38">{{cita|Vitolo, 2000|p. 38}}.</ref>
La giustizia era così regolata in base alla [[personalità del diritto]], ovvero alla scelta dell'ordinamento giuridico in base all'appartenenza etnica: i germani ad esempio, continuavano a utilizzare la varie forme di giustizia, la [[faida]], l'[[ordalia]]. Numerosi erano i codici che regolavano le consuetudini romane e germaniche: l'''[[Edictum Theodorici]]'' (del re visigoto [[Teodorico II (Visigoti)|Teodorico II]] [[453]]-[[466]]), il ''[[Codex euricianus]]'' (del visigoto [[Eurico]], [[470]] circa), la ''[[Lex Romana Visigothorum]]'' ([[506]]), la ''[[Lex Romana Burgundorum]]'', eccetera.
 
Società così differenti non potevano che presupporre ordinamenti giuridici differenti. Tra i Germani, la riconciliazione tra due membri della comunità in seguito a reati non avveniva per mezzo del ruolo attivo di un'autorità pubblica, preposta unicamente a risolvere controversie, bensì tramite un'assemblea di uomini liberi (''mallus'') presieduta da un conte o da un suo delegato.<ref name="vit46">{{cita|Vitolo, 2000|p. 46}}.</ref> In caso di colpevolezza, la pena veniva comminata in misura più o meno maggiore a seconda della condizione sociale della vittima.<ref name="vit46"/> Le più diffuse forme di giustizia erano la [[faida]], la vendetta privata, andata gradualmente in disuso e che consentiva di infliggere lo stesso torto subito, o il [[guidrigildo]], ovvero un'ammenda in denaro che veniva destinata dal condannato alla parte lesa e, in misura minore, all'erario del re.<ref name="vit46"/> Queste pratiche di diritto convissero per diverso tempo con l'ordinamento romano sulla base di un singolo fondamentale presupposto: la giustizia si regolava rispettando il criterio della [[personalità del diritto]], ovvero in base all'appartenenza etnica.<ref name="vit38"/> L'esigenza di una maggiore certezza del diritto e i dilemmi relativi a quale giurisdizione applicare in caso di figli avuti in matrimoni misti, invero sempre più frequenti, fecero sì che, gradualmente, si ultimassero dei codici atti a regolare le consuetudini romane e germaniche: si pensi all{{'}}''[[Editto di Teodorico|Edictum Theodorici]]'' (del re visigoto [[Teodorico II (Visigoti)|Teodorico II]] 453-466), al ''[[Codice di Eurico|Codex euricianus]]'' (del visigoto [[Eurico]], 470 circa), alla ''[[Lex Romana Visigothorum]]'' (506) o alla ''[[Lex Romana Burgundionum]]'' (501-515).<ref name="car41" /><ref name="vit46"/><ref>{{cita|Ascheri, 2007|pp. 18-24}}.</ref>
Il re aveva una duplice funzione: da una parte era responsabile delle cariche romane, dall'altra continuava ad esercitare le funzioni di guida dell'esercito, mantenendo, soprattutto, la sua carica militare tradizionale. Il riconoscimento da parte dell'imperatore di Bisanzio e il titolo di ''patricius purpureus'' erano ritenuti importanti in quanto consentivano al re "barbaro" di legittimare il possesso delle terre di cui si era appropriato con la conquista e, soprattutto, di istituire una dinastia che si incaricasse di questi possessi.
 
La struttura fondamentale della società germanica, come detto, era di tipo militare e rispettava lo schema di un "popolo-esercito" perennemente organizzato in funzione della guerra.<ref name="vit29"/> I capi militari guidavano ciascuno un numero variabile di uomini liberi in battaglia, mentre in pace assicuravano la protezione di tale comunità, e presiedevano la corte di giustizia che rispondeva alla comunità che a lui faceva capo: questi erano, pertanto, detentori del "banno", il diritto di giudicare e di punire tali uomini.<ref>{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 174}}.</ref> La corte popolare presieduta dal re, ovvero l'assemblea dei liberi, aveva una funzione fondamentale e consentiva l'esercizio del potere legislativo.<ref name="vit46"/> Con il tempo, però, l'istituzione perse vigore in favore del re e l'accesso alla stessa venne riservato alla sola nobiltà, la quale si preoccupò, in modo costante, «di impedire il formarsi di dinastie regie a carattere ereditario».<ref name="vit46"/> Inoltre, l'aristocrazia germanica cominciò presto a incrociarsi quella romana ma senza scontrarsi; lo dimostra il caso degli Ostrogoti, con la nobiltà gota che andò gradualmente a unirsi ai consiglieri romani nel consiglio del re (''consistorium'').<ref>{{cita|Vitolo, 2000|p. 39}}.</ref><ref name="tab71">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 71}}.</ref>
Questo processo è maggiormente evidente nel regno dei [[franchi]] [[merovingi]] e nel regno dei [[longobardi]]: il re iniziò ad assumere importanza, oltre che come guida degli uomini liberi dell'esercito-popolo, anche in quanto più importante possessore fondiario, comportando, di fatto una patrimonializzazione della propria carica militare.
 
[[File:Ravenna — Arian Baptistry — Ceiling mosaic.jpg|miniatura|[[Mosaico]] della cupola del [[battistero degli Ariani]] fatto edificare da [[Teodorico il Grande]] a [[Ravenna]]]]
Un altro elemento di novità consisté nello sviluppo di un regime di tipo [[Corte (storia)|curtense]]. Innanzitutto è importante osservare che in seguito allo stanziamento nelle terre conquistate, i capi militari acquisirono almeno due terzi delle terre dell'aristocrazia romana. Nella società germanica, peraltro, iniziò la rottura di una organizzazione sociale teoricamente egualitaria, in cui tutti gli uomini che possono combattere sono liberi: i possessori romani e i nuovi possessori germanici formarono un'aristocrazia fondiaria dai contorni sempre più definiti (a partire soprattutto dal [[VII secolo]]), mentre alla popolazione romana già inquadrata nelle ville, legata al padrone da regime colonico, si aggiungevano elementi germanici di rango più basso. Pertanto, la fusione ci fu su due livelli, delle aristocrazie e delle popolazioni rurali, inquadrati nelle ''curtes''. La conseguenza maggiore fu la difficoltà dei capi militari nella tutela dell'ordinamento tradizionale contro una giustizia che il possessore fondiario applicava in modo autonomo, senza ricorrere all'assemblea dei liberi ed alla guida della comunità: spesso ricorreva all'[[impiccagione]] o ad altre forme di giustizia diretta, senza tener conto delle forme di giustizia consuetudinaria.
 
In seguito alla divisione dell'[[Impero carolingio]] e, in particolare, alle invasioni di [[Ungari]], [[Arabi]], [[Normanni]] nel [[IX secolo|IX]]-[[X secolo]], le cariche militari tradizionali, in particolare il re, cessarono sostanzialmente di esistere nella forma propria dell'ordinamento germanico. Il potere pubblico, a causa della incapacità del re di convocare il popolo in battaglia contro i nuovi invasori, e a causa della incapacità delle autorità tradizionali di difesa delle comunità minacciate, andò frazionandosi nelle mani dei signori fondiari più intraprendenti, che si appropriarono dei titoli della tradizione germanica, dinastizzandoli, per conferire legittimità alla propria autorità.
 
=== I Longobardi ===
{{vedi anche|Regno longobardo}}
[[File:Croce nastriforme, vii secolo, 10 cm, verona, museo di castel vecchio.jpg|thumb|250px|Croce nastriforme, VII secolo, 10 cm, [[Verona]], [[Museo di Castel Vecchio]]]]
I [[Longobardi]] erano una popolazione le cui origini sono incerte, segnalati da [[Velleio Patercolo]] nel [[I secolo]] alle foci dell'[[Elba (fiume)|Elba]] e un secolo dopo da [[Tacito]] negli stessi luoghi. La loro tradizione più tarda li indica come provenienti dalla [[Scandinavia]], ma i ritrovamenti archeologici sembrano non confermare questa ipotesi. Attraversata l'Europa, giunsero in [[Boemia]] attorno al [[V secolo]], per poi stanziarsi in [[Pannonia]], dove si scontrarono prima con gli [[Eruli]], poi con i [[Gepidi]]. Sconfitti questi ultimi grazie all'aiuto dei cavalieri nomadi turco-mongolici degli [[Avari]], si scontrarono anche con essi a causa della pressione delle tribù slave, che costrinsero i Longobardi ad entrare in Italia, appena devastata dalla sanguinosa [[guerra gotica (535-553)|guerra gotica]] e quindi meno pronta ad una difesa a oltranza.
 
Il loro duro dominio annullò gli effetti della guerra voluta da [[Giustiniano]], e si stabilì dal Nord Italia alla Toscana, comprese anche alcune zone del centro (come il [[ducato di Spoleto]]) e del sud ([[ducato di Benevento]]). Animati da spirito di conquista e distruzione essi non si comportarono da ''foederati'', ma si dettero anche a massacri prima di ingentilirsi gradualmente verso la fine del [[VI secolo]], quando iniziarono anche a convertirsi dall'[[arianesimo]] al [[Credo niceno]] della Chiesa di Roma. La capitale longobarda era [[Pavia]], dove risiedeva il re, mentre il territorio era amministrato da 35 o 36 duchi. In ciascun ducato un [[gastaldo]] si occupava degli interessi del re, mentre l'aristocrazia era composta da una serie di guerrieri possessori detti "[[arimanni]]".
 
[[Clefi]], succeduto ad [[Alboino]], primo re in Italia, impose un durissimo trattamento dei latini. Dopo un decennio di lotte tra i duchi venne nominato re [[Autari]] ([[584]]-[[590]]), quindi [[Agilulfo]] ([[590]]-[[615]]), che sposò [[Teodolinda]], la vedova di Autari, la quale ebbe un ruolo centrale nel processo di conversione del suo popolo, anche per la sua amicizia con il [[papa Gregorio Magno]]. Non tutti i duchi accettarono il nuovo credo e la sua applicazione fu lunga. Con l'[[editto di Rotari]] venne messo per iscritto (in [[lingua latina|latino]]) il ''corpus'' di leggi longobarde, spesso mutuate da leggi germaniche modificate. Per esempio la ''[[fehde]]'' (la [[faida]]), ovvero la vendetta, fu sostituita da una compensazione in denaro. La definitiva conversione avvenne attorno alla metà del [[VII secolo]], quando ormai la [[società longobarda]] era profondamente mutata rispetto alle sue origini.
 
=== I Franchi ===
{{vedi anche|Franchi}}
[[File:Chlodwigs taufe.jpg|thumb|250px|''Battesimo di Clodoveo'', Maestro Saint Gilles (1500 circa), [[National Gallery di Washington]]]]
La dinastia regale dei franchi ebbe origine dai ''[[Salii]]'' (si parla infatti di [[stirpe salica]]), gravitanti attorno a [[Tournai]]. Dal semi-leggendario [[Meroveo]] (secondo la tradizione germanico-pagana di discendenza divina) era nato [[Childerico I|Childerico]], il cui figlio [[Clodoveo I|Clodoveo]] fu il vero fondatore di quella che si chiamò poi [[dinastia dei merovingi]].
 
Salito al potere nel [[481]], Clodoveo coalizzò le tribù dei franchi ed iniziò una politica di espansione a spese di [[Alemanni]], [[Turingi]], [[Burgundi]] (con i quali stese un'alleanza) e [[Visigoti]] (stanziati nella Gallia del Sud fino al [[507]], quando furono costretti a varcare i Pirenei), occupando anche l'ultima ''enclave'' romana di [[Siagrio]], nella valle della [[Senna]]. Scelse come capitale [[Lutetia]], poi chiamata [[Parigi]], a conclusione del processo culminato verso il [[490]].
 
L'espansione dei Franchi, che possedevano ormai quasi tutta la [[Gallia]] attirò l'attenzione di [[Teodorico]], che cercò di aiutare i Visigoti inviando loro delle truppe, sia dell'imperatore [[Anastasio I di Bisanzio|Anastasio]], che cercò di allearsi con Clodoveo, per ridimensionare i Goti, e di ottenere la sua sottomissione formale. L'offerta di Anastasio da una parte poteva legittimare le conquiste, ponendolo come ristabilimento dell'autorità sovrana romana rispetto ai suoi sudditi; dall'altra li avrebbe messi in lotta contro i popoli germani ben molti più vicini geograficamente e culturalmente. Inoltre il regno dei franchi, che erano tra i popoli meno romanizzati, erano l'ultimo ancora pagano in Europa.
 
Re Clodoveo fece allora una scelta singolare, cioè quella di convertirsi, imponendo il battesimo al proprio popolo, non secondo la fede [[arianesimo|ariana]], predominante nei popoli germanici, ma secondo il [[credo niceno]] accettando la sottomissione solo e soltanto al vescovo di Roma. La scelta ebbe una portata storica molto forte, in quanto i Franchi furono di fatto il primo popolo che accettò il primato del vescovo di Roma. Le ragioni di tale scelta possono essere individuate nella volontà di Clodoveo di legittimarsi direttamente da Roma (e quindi dall'Impero delle origini), non da Costantinopoli, e di ribadire la propria identità nazionale con una scelta diversa da quella degli altri popoli germanici.
 
Accantonata la liturgia già in uso dai vescovi gallo-romani, Clodoveo fece applicare la liturgia e la disciplina del vescovo dell'Urbe, diventando i "figli primogeniti della Chiesa romana". Dall'altra parte la conversione presentò anche alcuni rischi per la casa regnante, perché poteva scontentare i suoi maggiori fedeli di cultura pagana; inoltre toglieva alla sua dinastia l'aura sacrale derivata dalle leggende. Nella pratica comunque l'accettazione del cristianesimo non va vista come assoluta, poiché quelle popolazioni spesso avevano credenze religiose [[sincretismo|sincretiche]] che sicuramente convissero con i vecchi costumi religiosi e militari tradizionali.
 
L<nowiki>'</nowiki>''[[Historia francorum]]'' di [[Gregorio di Tours]] data la conversione di Clodoveo al natale del [[496]], respinta ormai da molti storici che la collocano al [[506]] alla vigilia del conflitto con gli ariani visigoti<ref>Cardini-Montesano, ''op. cit.'', pag. 79.</ref>. I principali artefici della conversione regale, sempre secondo Gregorio, furono la burgunda regina [[Clotilde (Franchi)|Clotilde]] e [[Remigio di Reims|san Remigio]], [[vescovo di Reims]]. Dopo la conversione Clodoveo chiese ad Anastasio la dignità [[Console (storia romana)|consolare]], che ottenne ("[[proconsole]]") con le insegne relative.
 
Il regno di Clodoveo si frammentò tra gli eredi, secondo le usanze del tempo che consideravano le conquiste territoriali alla stregua del patrimonio personale di beni mobili.
 
=== Le isole britanniche ===
[[File:British isles 802.jpg|thumb|250px|Le isole britanniche ai tempi dell'eptarchia]]
La [[Britannia postromana|Britannia]] fu invasa nel [[V secolo]] e [[cristianizzazione dei Germani|cristianizzata]] tra il V e il [[VI secolo]]. Il nord ([[Scozia]]), l'ovest ([[Galles]]) e sud-ovest ([[Cornovaglia]]) erano occupati dai [[Celti]]. Nel VI secolo i gallesi furono cristianizzati. I regni germanici erano spesso in conflitto tra loro, soggetti a guerre, scissioni e accorpamenti. Una situazione di maggior stallo si determinò nel [[VII secolo|VII]]-[[VIII secolo]], quando emerse una situazione poi chiamata ''[[eptarchia]]'', cioè dei sette regni: tre angli a est ([[Northumbria]], [[Mercia]], [[Anglia orientale]]) e quattro sassoni ([[Wessex]], [[Sussex]], [[Essex]] e [[Kent]]). Dopo un breve prevalere del Kent, prevalse la Northumbria; successivamente la Mercia. Nel VII secolo il prestigio dell'[[abbazia di Iona]] faceva propendere per l'egemonia sulle isole britanniche della [[Chiesa irlandese]], diversa da quella di Roma per varie caratteristiche [[liturgia|liturgiche]], disciplinari e culturali.
 
Fu [[Papa Gregorio I|Gregorio I]] ad inviare in quella che già si poteva chiamare "[[Gran Bretagna]]" (la [[Bretagna]] francese era ormai un'entità dopo la migrazione celtica V secolo) monaci [[benedettini]] che ricollegassero il cristianesimo irlandese a quello romano. Il più famoso di questi monaci fu [[Agostino di Canterbury|Agostino]], che organizzò le diocesi tra Angli e Juti diventandone [[primate (ecclesiastico)|primate]] e insediandosi a [[Canterbury]]. Col [[sinodo di Whitby]] ([[663]]) la chiesa britannica completò il processo di fondazione e sottomissione a quella di Roma, organizzandosi gerarchicamente attorno all'[[arcivescovo di Canterbury]]. La grande stagione culturale dell'epoca culminò con la figura di [[Beda il Venerabile]].
 
=== L'apporto culturale delle tribù germaniche ===
Con l'inizio del Medioevo cominciò un inevitabile confronto tra l'antica e raffinata cultura romana e quella più rozza, ma allo stesso tempo più energica, dei [[Germani]]. Poiché nei nuovi regni i Romani più colti furono impiegati nell'amministrazione della [[legge]], dell'[[economia]] e come insegnanti, le usanze germaniche si imposero in modo particolare nel campo bellico e nelle abitudini quotidiane, mentre lingua e giurisdizione rimasero tendenzialmente su base latina. Sono numerosissimi gli esempi di [[vocabolo|vocaboli]] di origine germanica che, già prima dell'anno Mille, entrarono a far parte, nel nostro caso, dell'[[lingua italiana|italiano]], quasi tutti inerenti all'arte bellica: agguato, guardia, guerra, schiera, spia, trappola, zuffa, eccetera.
 
Dai Germani abbiamo importato molte delle pratiche e dei metodi che oggi sono diffusi in tutta l'Europa, nonché nei territori d'oltreoceano conquistati. Essi erano più allevatori che agricoltori e mangiavano prevalentemente carne, che prevalse sulla tradizione del pesce; non consumavano i pasti comodamente sdraiati su [[triclinio|triclini]], ma sedevano a tavola su comuni sgabelli. Erano i migliori fabbri dell'Occidente e i loro [[spada (arma)|spadoni]] lunghi e pesanti presero il posto delle lance e delle spade corte. Ciò nonostante, non sapevano usare pietra e mattoni - mentre l'abilità dei costruttori romani era proverbiale - e non avevano un apparato statale. Essendo analfabeti difettavano di leggi scritte, e quelle tramandate oralmente erano poche e imprecise.
 
Romani e barbari non erano però completamente differenti, ma avevano alcune usanze comuni, di poca importanza e slegate tra di loro: l'amore per i gioielli, per esempio, o l'assenza di sella e staffa per cavalcare. Insomma, la cultura germanica, fondata su secoli di saccheggi, non riuscì né sentì il bisogno di eliminare quella romana, fondata su secoli di politica, ed ogni popolo contribuì con le proprie caratteristiche migliori nel dare vita ai regni romano-barbarici.
 
== La Chiesa e il monachesimo ==
[[File:Benedikt von Nursia 20020817.jpg|thumb|250px|''San Benedetto da Norcia'', affresco nell'[[abbazia di Subiaco]]]]
[[File:Meister Theoderich von Prag 001.jpg|thumb|250px|''San Gregorio Magno nello studio'', Maestro Teodorico da Praga, 1370 circa]]
La Chiesa consisteva essenzialmente in una [[Federazione (diritto privato e amministrativo)|federazione]] di chiese episcopali che venivano riunite in province metropolitane: i [[vescovo|vescovi]] designavano il [[clero]] locale, spesso in accordo con le autorità civili, di cui erano la guida suprema e si consultavano con altri vescovi nei [[sinodo|sinodi]] provinciali sulle questioni [[liturgia|liturgiche]] e legate alla disciplina del clero.
 
Spesso, tuttavia, i vescovi rispondevano ad un capo [[politica|politico]], come il [[monarchia|re]] [[visigoti|visigoto]], che era riuscito a legare a sé l'episcopato e riusciva a riunire tutti i vescovi del regno visigoto: questi spesso, tale la loro importanza assunta, erano influenti nella scelta dei nuovi sovrani. Il [[papato|vescovo di Roma]], diversamente dagli altri, andava acquisendo maggiormente quel ruolo di guida della gerarchia ecclesiastica che lo portò a frequenti confronti in materia [[teologia|teologica]] con la [[Chiesa d'Oriente]], come la questione dell'[[iconoclastia]] nell'[[VIII secolo]].
 
Nel [[VI secolo]] in [[Europa]] si diffuse il [[monachesimo]], un'istituzione dai tratti originali, che si presentò come una novità rispetto alla tradizionale società cristiana fondata sul dualismo tra il clero e i fedeli. Fondamentale fu l'attività di [[Benedetto da Norcia]], che nel [[529]] si stabilì a [[Montecassino]] ed istituì una [[Regola benedettina|Regola]] comune di vita cenobitica che nel corso dei secoli venne impiegata in tutto l'Occidente: il lavoro manuale divenne elemento importante nel percorso della comunità monastica. L'impostazione delle comunità era molto diversa da quella bizantina: in Italia era incentrata su un sereno equilibrio tra vita spirituale e vita manuale quotidiana, a differenza dei modelli orientali incentrati sull'esperienza mistica.
 
L'esperienza [[monachesimo|monastica]] aspirava al raggiungimento di un modello di vita cristiana condotta secondo una regola estremamente rigida, nella [[penitenza (ascesi)|penitenza]], nell'isolamento dal mondo, nelle preghiere e in un radicalismo religioso del tutto nuovo: questo nasceva sia dall'esigenza di una coerente [[cristomimesi|imitazione di Cristo]], sia in un percorso di salvezza immediato. I precursori furono gli [[anacoreta|anacoreti]], individui che si ritiravano nell'isolamento più assoluto, rifiutando ogni contatto umano; in seguito però molti di essi compresero l'importanza di una comunità più allargata in cui la disciplina era regolata da norme comuni: [[sant'Antonio abate]], [[san Basilio Magno]] e [[san Pacomio]] furono gli iniziatori del primo [[cenobitismo]] in Oriente.
 
Tra il [[IV secolo|IV]] e il [[VI secolo]] il [[monachesimo]] si diffuse inizialmente nelle [[mar Mediterraneo|regioni mediterranee]], in [[Catalogna]], in [[Provenza]] e in Italia, per poi raggiungere le regioni interne del continente.
 
Il modello benedettino si impose lentamente, nel corso di un paio di secoli, su un'altra grande tradizione, quella del [[monachesimo irlandese]], che faceva capo a [[san Colombano]] (nato attorno al [[530]]): nel suo peregrinare dall'[[Irlanda]], passando per la [[Gallia]], fino all'Italia settentrionale, fondò numerose comunità monastiche che rispettavano la [[regola irlandese]]. Tuttavia questa, eccessivamente legata a tradizioni culturali estranee all'Occidente latino e poco attenta agli aspetti organizzativi della comunità, fu in seguito abbandonata quasi ovunque in favore della [[regola di San Benedetto]]. La [[tradizione]] irlandese, nata in un contesto originale, in una terra mai sottomessa a [[Impero romano|Roma]] e slegata all'Occidente, ebbe un'importanza decisiva soprattutto nell'attività [[missionario|missionaria]] presso gli [[angli|anglo]]-[[sassoni]], che ricevettero una prima evangelizzazione.
 
Il monachesimo benedettino fu propagato e diffuso grazie all'opera di [[santo|san]] [[Gregorio Magno]] ([[540]]-[[604]]), il quale, [[monachesimo|monaco]] presso il [[monastero di Sant'Andrea (Roma)|monastero di Sant'Andrea]] a [[Roma]], divenne vescovo di [[Roma]]. Nel [[596]] Gregorio inviò una serie di monaci, capitananti da [[sant'Agostino di Canterbury]], dal monastero benedettino che egli stesso aveva fondato sul colle [[Celio]] fino alla Gran Bretagna, dove essi si insediarono a [[Canterbury]]. Da lì compirono una profonda opera di cristianizzazione, ai danni del paganesimo residuo.
 
I [[monastero|monasteri]] si diffusero in Europa e divennero non solo centri religiosi, ma anche economici e di diffusione e conservazione della cultura. Infatti, nelle [[biblioteca|biblioteche]] dei monasteri furono raccolti, conservati e copiati moltissimi testi classici che, in tal modo, si salvarono dalla distruzione.
 
I [[Visigoti]], insediati inizialmente in [[Aquitania]] in base al trattato del 418, giunsero a controllare anche la [[penisola iberica]], ma, sconfitti dai [[Franchi]] nel 507, abbandonarono il ''Midi'' francese per formare il Regno visigoto di [[Toledo]], che ebbe fine nel 711 con l'[[Conquista islamica della penisola iberica|invasione araba]].<ref>{{cita|Golinelli, 2004|pp. 47-48}}.</ref> Il [[regno dei Burgundi]] venne cancellato dai Franchi nel 534 con la vittoria di [[Autun]], mentre i [[Vandali]], stanziatisi nel Nordafrica, vennero sconfitti da Bisanzio nel 535.<ref>{{cita|Golinelli, 2004|p. 48}}.</ref> Il regno degli Ostrogoti di [[Teodorico il Grande|Teodorico]] ebbe inizio nel 493, con la sconfitta degli [[Eruli]] di [[Odoacre]] e con l'approvazione dell'imperatore [[Zenone (imperatore)|Zenone]].<ref name="car41"/> A seguito dell'uccisione della figlia di Teodorico, fu [[Amalasunta]] a rimanere al potere, ma la donna visse una parentesi al potere travagliata.<ref name="car4647"/> La sua morte fu presa a pretesto da [[Giustiniano I]] per scatenare la lunga [[Guerra gotica (535-553)|guerra greco-gotica del 535-553]], terminata, tra alterne vicende, con la conquista della penisola italiana da parte di Bisanzio.<ref name="car4647"/>
Il suo merito fu, prevalentemente, quello di aver compreso la distanza tra la Chiesa orientale e quella occidentale: in tal senso, pur riconoscendo l'autorità di [[Bisanzio]], legò maggiormente il vescovo di Roma all'episcopato occidentale, conferendogli un ruolo di guida, e rafforzò la sua autorità politica nel [[ducato bizantino di Roma]]. Si impegnò inoltre nella conversione dei popoli di religione [[arianesimo|ariana]], come i [[visigoti]] (nel [[587]] con re [[Recaredo]]) e i [[longobardi]] (all'inizio del [[VII secolo]] con [[Teodolinda]] e re [[Agilulfo]]), ma soprattutto inviò in [[Inghilterra]] [[sant'Agostino di Canterbury|sant'Agostino]], monaco benedettino, a [[evangelizzazione|evangelizzare]] gli anglo-sassoni ancora [[paganesimo|pagani]]. Sant'Agostino ottenne la conversione dei sovrani, riuscendo così a far ricostruire le antiche sedi episcopali (egli stesso divenne [[arcivescovo di Canterbury]]), a fondare monasteri e a favorire una [[cristianizzazione]] attenta nel rispettare gli usi locali. La penetrazione a nord dell'isola, portò i missionari benedettini a scontrarsi presto con gli evangelizzatori irlandesi, che però a partire dal [[664]], su decisione presa in comune accordo dai sovrani dei regni anglosassoni dopo il [[sinodo di Whitby]], dovettero ripiegare.
 
In ambito linguistico, mentre i popoli di Francia, Italia, Spagna e [[Portogallo]] continuavano a parlare i dialetti del latino che oggi costituiscono le [[lingue romanze]], la lingua del popolo romano dell'attuale Inghilterra scomparve, lasciando appena qualche traccia. Sono numerosissimi gli esempi di [[lessema|vocaboli]] di origine germanica che, già prima dell'anno Mille, entrarono nelle lingue romanze, come nel caso dell'[[lingua italiana|italiano]], quasi tutti inerenti all'arte bellica (ad esempio agguato, guardia, o zuffa). Poiché, nei nuovi regni, i romani più colti furono impiegati nell'amministrazione della legge, dell'economia e come insegnanti, le usanze germaniche si imposero in modo particolare nel campo bellico e nelle abitudini quotidiane, mentre lingua e giurisdizione rimasero tendenzialmente su base latina.<ref name="tab72"/> Nelle parole degli storici Tabacco e Merlo, in definitiva, «questa convergenza di forza militare germanica e di splendore aulico di tradizione imperiale non oper[ò] soltanto in superficie, ma espr[e]sse un orientamento suscettibile di sviluppi duraturi nel solco tracciato dalle egemonie sociali del mondo mediterraneo».<ref name="tab72"/>
Dall'[[Inghilterra]], dove più fertile fu il movimento benedettino, iniziò un percorso di evangelizzazione che interessò soprattutto il nord della [[Germania]]: l'anglosassone [[san Bonifacio di Winfrid]] nell'[[VIII secolo]] evangelizzò la [[Turingia]] e l'[[Assia]] e fondò diverse [[abbazia|abbazie]] prima di subire il martirio. L'Inghilterra diventò così un centro propulsore di cultura cristiana e latina ed ebbe il ruolo decisivo di propagare il cristianesimo in regioni culturalmente e [[Lingua (linguistica)|linguisticamente]] più vicine e legarle maggiormente al nuovo occidente cristiano, romano e germanico insieme.
 
== L'Impero bizantino ==
{{Vedi anche|Impero bizantino|Storia dell'impero bizantino}}
La risposta di Costantinopoli dopo il [[476]] ai nuovi regni barbarici fu duplice: da un lato gli imperatori volevano mantenere i diritti teorici su tutto l'impero, quali legittimi successori dei Cesari; dall'altro lato essi erano ormai disinteressati al vasto territorio occidentale ormai impoverito e decentrato, che non valeva l'enorme dispendio di mezzi che sarebbe stato necessario per riconquistarlo. L'economia redditizia dopotutto si svolgeva ormai quasi esclusivamente nelle ricche città della parte asiatica e nel Mediterraneo orientale.
 
La risposta di Costantinopoli dopo il 476 ai nuovi regni barbarici fu duplice: da un lato gli imperatori volevano mantenere i diritti teorici su tutto l'impero, quali legittimi successori dei Cesari;<ref name="tab71" /> dall'altro lato essi erano ormai disinteressati al vasto territorio occidentale ormai impoverito e decentrato, che non valeva l'enorme dispendio di mezzi che sarebbe stato necessario per riconquistarlo.<ref name="ost59">{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 59}}.</ref> Malgrado un periodo di crisi, l'economia redditizia, dopotutto, si svolgeva ormai quasi esclusivamente nelle ricche città della parte asiatica e nel Mediterraneo orientale.<ref name="ost59"/> Per questo, gli imperatori fecero buon viso a ogni capo barbaro che si arrogasse il governo di qualche territorio, purché riconoscessero la superiorità morale di Costantinopoli. Talvolta, quando un regno sembrava acquisire troppa forza e importanza, Bisanzio cercava di mettere i capi barbarici l'uno contro l'altro, favorendo colpi di stato e congiure. I germani erano ancora importanti sotto il profilo militare come [[mercenari]], ma dall'epoca di [[Leone I il Trace|Leone I]] (al potere dal 457 al 474) si riuscì ad affrancarsi da essi tramite l'arruolamento in larga scala di [[Isauri]], una popolazione guerriera dell'[[Anatolia]].<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 53}}.</ref> Lo stesso imperatore [[Zenone (imperatore)|Zenone]] era isaurico. Alcuni problemi derivarono dal fatto che la fede della sua popolazione fosse [[monofisismo|monofisita]], cosa che l'imperatore cercò di mitigare adottando una dottrina di compromesso ([[Enotico|editto di Henotikòn]]), che venne però condannata sia dalla frangia più estrema del monofisismo sia dal Papa.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 55-56}}.</ref> Oltre alle questioni religiose, molto sentite, i problemi che preoccupavano l'Impero d'Oriente erano la difesa dei confini nord-occidentali dalle popolazioni [[germani]]che, slave e uralo-altaiche, la ridefinizione giuridica, fiscale e territoriale del territorio, i rapporti con l'Occidente e con il papa romano, e la contesa con l'[[Impero persiano]] della zona tra l'[[Eufrate]] e la [[Siria]].
Per questo gli imperatori fecero buon viso a ogni capo barbaro che si arrogasse il governo di qualche territorio, purché riconoscessero la superiorità morale di Costantinopoli. Spesso anzi erano gli stessi diplomatici bizantini, dall'epoca di [[Arcadio]] in poi, a incoraggiare le popolazioni barbariche a spostarsi a Occidente liberando i confini orientali dalla loro minaccia in cambio della promessa di una legittimazione al governo di ampie zone occidentali.
 
=== Giustiniano ===
Talvolta, quando un regno sembrava acquisire troppa forza e importanza, Bisanzio cercava di mettere i capi barbarici l'uno contro l'altro, favorendo colpi di stato e congiure.
{{vedi anche|Giustiniano I|Guerra gotica (535-553)}}
 
[[File:Justinian mosaik ravenna.jpg|thumb|sinistra|upright=1.4|Giustiniano, [[mosaico]] nella [[Basilica di San Vitale (Ravenna)|chiesa di San Vitale]] a [[Ravenna]]]]
I germani erano ancora importanti sotto il profilo militare come [[mercenari]], ma dall'epoca di [[Leone I di Bisanzio|Leone I]] ([[457]]-[[474]]) si riuscì ad affrancarsi da essi tramite l'arruolamento in larga scala di [[Isauri]], una popolazione guerriera dell'[[Anatolia]]. Lo stesso imperatore [[Zenone di Bisanzio|Zenone]] era isaurico. Alcuni problemi derivarono dal fatto che la fede della sua popolazione fosse [[monofisismo|monofisita]], cosa che l'imperatore cercò di mitigare adottando una dottrina di compromesso ([[Henotikon|editto di Henotikòn]]), che venne però condannata sia dalla frangia più estrema del monofisismo sia dal Papa.
 
Con l'imperatore [[Giustiniano I]] (al potere dal 527), nell'Impero romano d'Oriente si avviò una campagna di riconquista dei territori occidentali, con l'obiettivo di spostare di nuovo il baricentro politico verso il Mediterraneo e verso occidente, restaurando l'antica unità territoriale imperiale.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 59-60}}.</ref> Innanzitutto, si assicurò la pace sulla frontiera orientale stipulando una pace "perpetua" (dopo un [[Guerra iberica|conflitto]] con scarsi risultati tra il 527 e il 532).<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 61}}.</ref> Un esercito di modeste dimensioni, ma dotato di una notevole flotta, poté allora partire alla volta dell'Occidente, sbaragliando velocemente in Africa il regno dei [[Vandali]].<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 60}}.</ref> Capitanò l'impresa il generale [[Belisario]], già vittorioso durante la [[rivolta di Nika]], che aveva insanguinato Costantinopoli nel 532 e quasi fatto fuggire l'imperatore, se non fosse stato per i consigli di sua moglie [[Teodora (moglie di Giustiniano)|Teodora]], secondo quanto racconta lo storico [[Procopio di Cesarea]].<ref>{{cita|Herm, 1985|pp. 156-157, 160-161}}.</ref>
Oltre alle questioni religiose, molto sentite, i problemi che preoccupavano l'Impero d'Oriente erano la difesa dei confini nord-occidentali dalle popolazioni [[germani]]che, slave e uralo-altaiche, la ridefinizione giuridica, fiscale e territoriale del territorio, i rapporti con l'Occidente e con il papa romano, e la contesa con l'[[Impero persiano]] della zona tra l'[[Eufrate]] e la [[Siria]].
 
La riconquista di Giustiniano si volse quindi all'Italia, dove il potere degli [[Ostrogoti]] era in crisi dopo la morte di [[Teodorico il Grande|Teodorico]] (526). Sua figlia [[Amalasunta]] teneva la reggenza per conto del figlio [[Atalarico]], che però morì nel 534. Poiché mal sopportata al potere per via della sua condizione femminile, la reggente aveva cercato di associarsi al cugino [[Teodato]] per restare sul trono, ma egli l'aveva prima isolata sull'[[Isola Bisentina]] ([[lago di Bolsena]]), quindi l'aveva fatta uccidere.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 46}}.</ref> Il pretesto per l'attacco agli Ostrogoti fu dato proprio dal comportamento di Teodato (oltre ai non chiari patti di ''foederatio'' tra Impero e Goti).<ref name="car4647">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 46-47}}.</ref> La cosiddetta [[Guerra gotica (535-553)|guerra greco-gotica]] iniziò nel 535 con la rapida conquista di [[Napoli]] e la morte di Teodato, già destituito, mentre fuggiva a Roma.<ref>{{cita|Tamassia|pp. 58-61, 65}}.</ref> Il nuovo re ostrogoto, [[Vitige]], fu preso in ostaggio da Belisario quando conquistò l'imprendibile [[Ravenna]] con un'astuzia.<ref name=ProcGotII29>Procopio, ''De Bello Gothico'', [[s:Istoria delle guerre gottiche/Libro secondo/Capo XXIX|II, 29]].</ref> Belisario si trovò quindi in disaccordo con Giustiniano sul cosa fare con i territori riconquistati e, nel 541, fu ripetutamente sconfitto da [[Totila]] (soprannome che significava l'"Immortale") in [[Romagna]], [[Toscana]] e [[Campania]]. Ciò portò alla riconquista di Napoli e Roma (546), oltre che alla costituzione di una flotta grazie a cui Totila organizzò numerose scorrerie nelle grandi isole del Mediterraneo. Il sovrano ostrogoto tentò anche la mossa strategica di abolire la [[schiavismo|schiavitù]], liberando i servi dei latifondi, ma non ne ebbe l'appoggio che sperava.<ref>{{cita|Ravegnani, 2004|p. 26}}.</ref><ref>Procopio, ''De Bello Gothico'', [[s:Istoria delle guerre gottiche/Libro terzo/Capo XXIV|III, 24]]</ref><ref>{{cita|Tamassia|p. 119}}.</ref> Dopo essere caduto in disgrazia nel 543 con l'accusa di tradimento (per poi essere perdonato grazie all'amicizia di sua moglie Antonina con l'Imperatrice Teodora), Belisario fece ritorno in Italia (544), ma con truppe insufficienti non riuscì a contrastare efficacemente Totila, anche se riuscì a strappare ai Goti il possesso di Roma (547).<ref>Procopio, ''Storia Segreta'', [[s:Storia segreta/Capo IX|9]]</ref><ref>{{cita|Ravegnani, 2004|pp. 33-34}}.</ref> Conscio che senza truppe sufficienti non sarebbe mai riuscito a vincere la guerra, Belisario tramite Antonina chiese e ottenne il richiamo in Oriente nel 548. In seguito, Giustiniano trascurò la guerra in Italia perché impegnato nelle questioni teologiche, e Totila ne approfittò riconquistando Roma e invadendo la Sicilia, la Sardegna e la Corsica.<ref>{{cita|Ravegnani, 2004|pp. 49-52}}.</ref> Nel 551 Giustiniano si decise a inviare il generale [[eunuco]] [[Narsete]] in Italia.<ref>{{cita|Ravegnani, 2004|p. 53}}.</ref> Narsete riuscì a sconfiggere definitivamente Totila a Taginae (l'odierna [[Gualdo Tadino]]), come pure il suo successore [[Teia (re)|Teia]] (553), conquistando tutta l'Italia; respinse inoltre le scorrerie dei Franco-[[Alemanni|Alamanni]] nell'Italia del Nord. Nel 554 Giustiniano estese a tutta l'Italia la ''[[Prammatica Sanzione]]'' (la legislazione romana), con una prefettura con capitale a Ravenna, divisa in varie province. Fu ristabilita la [[schiavitù]] e fu iniziato un programma artistico e architettonico a Ravenna. Non è certo in che misura il diritto romano venne effettivamente applicato nei territori conquistati; sicuramente, almeno i [[vescovi]] divennero gestori della giustizia dotati di un apposito tribunale.<ref>{{cita|Ravegnani, 2004|p. 63}}.</ref> Tuttavia, la guerra gotica aveva devastato l'Italia e l'obiettivo giustinianeo di ricostituire l'unità dell'impero era sostanzialmente fallito.<ref name="car82"/> Dopo il conflitto, Roma era parzialmente in rovina con solo un acquedotto ancora in funzione e il senato romano in irreversibile declino. Giustiniano nella ''Prammatica Sanzione'' promise fondi per la ricostruzione e per la promozione della cultura, ma a quanto pare i Bizantini non fecero molto per riportare la Città Eterna all'antico splendore, se l'unica opera pubblica riparata a Roma risulta essere un ponte ricostruito nel 565. Narsete comunque si impegnò a ricostruire parzialmente varie città, anche se concentrò le sue attenzioni soprattutto nel rinforzamento delle difese. Nonostante Giustiniano avesse preso con la ''Prammatica Sanzione'' provvedimenti per contrastare gli abusi degli esattori imperiali in Italia, essi continuarono a essere perpetrati. Il sistema tardo-romano di riscossione delle tasse, che i Bizantini ereditarono dall'Impero romano, era infatti oppressivo e la corruzione degli esattori che estorcevano dalla popolazione più del dovuto per tenersi l'eccedenza per sé, senza darlo allo Stato, non fece che peggiorare la situazione.<ref>{{cita|Ravegnani, 2004|pp. 63-74 , 69-70}}.</ref> Pare, addirittura, che alcuni esattori, pretesero il pagamento di tributi risalenti all'epoca di Teodorico, sovrano ostrogoto dal 474 al 492.<ref>{{cita|Vitolo, 2000|p. 66}}.</ref>
=== Giustiniano e le guerre greco-gotiche ===
{{vedi anche|Guerra gotica (535-553)}}
[[File:Justinian mosaik ravenna.jpg|thumb|right|300px|Giustiniano, mosaico nella [[Basilica di San Vitale (Ravenna)|chiesa di San Vitale]] a [[Ravenna]]]]
Con l'imperatore [[Giustiniano I di Bisanzio|Giustiniano I]] (al potere dal [[527]]) nell'Impero romano d'Oriente si avviò una campagna di riconquista dei territori occidentali con l'obiettivo di spostare di nuovo il baricentro politico verso il Mediterraneo e verso occidente, restaurando l'antica unità territoriale imperiale. Innanzitutto si assicurò la pace sulla frontiera orientale stipulando una pace "perpetua" (dopo un conflitto con scarsi risultati tra il [[527]] e il [[532]]). Un esercito di modeste dimensioni, ma dotato di una notevole flotta, poté allora partire alla volta dell'Occidente, sbaragliando velocemente in Africa il regno dei [[Vandali]]. Capitanò l'impresa il generale [[Belisario]], già vittorioso durante la [[rivolta della Nika]], che aveva insanguinato Costantinopoli nel [[532]] e quasi fatto fuggire l'imperatore, se non fosse stato per i consigli di sua moglie [[Teodora (imperatrice)|Teodora]]<ref>Secondo lo storico [[Procopio di Cesarea]].</ref>.
 
Lo squilibrio creato a Oriente dalle campagne in Europa occidentale fu subito colto dai persiani, che tra il 540 e il 562 invasero l'[[Armenia]] e la [[Siria]], conquistando anche la metropoli di [[Antiochia di Siria|Antiochia]].<ref name="car82">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 82}}.</ref> Un momento altamente drammatico fu anche la cosiddetta [[peste di Giustiniano]] (542-546), che spopolò Costantinopoli<ref>{{treccani|peste_(Universo-del-Corpo)|Peste}}</ref> e tutto l'impero, mentre pochi anni più tardi (559) la capitale veniva salvata a stento da un'orda di invasori [[Unni]] e [[Slavi]]. Nel 568-569 i [[Longobardi]] invadevano l'Italia stremata dalla guerra, rendendo vana ed effimera la riconquista della penisola. Il governo di Giustiniano si era però distinto in ambito economico per via del notevole impulso riservato alle attività commerciali e industriali; oltre ad aver migliorato gli scambi tra Oriente (specie India e Cina) e Occidente, l'imperatore è soprattutto ricordato per la sua attività di codificazione del diritto romano con il ''[[Corpus Iuris]]''.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 64-65}}.</ref>
La riconquista di Giustiniano si volse quindi all'Italia, dove il potere degli [[Ostrogoti]] era in crisi dopo la morte di [[Teodorico il Grande|Teodorico]] ([[526]]). Sua figlia [[Amalasunta]] teneva la reggenza per conto del figlio [[Atalarico]], che però morì nel [[534]]. La reggente aveva cercato di associarsi al cugino [[Teodato]] per restare sul trono, ma egli l'aveva prima isolata sull'[[Isola Bisentina]] ([[lago di Bolsena]]), quindi l'aveva fatta uccidere. Il pretesto per l'attacco agli Ostrogoti fu dato proprio dal comportamento di Teodato (oltre ai non chiari patti di ''foederatio'' tra Impero e Goti).
 
=== Dopo Giustiniano ===
La cosiddetta [[Guerra gotica (535-553)|guerra greco-gotica]] iniziò nel [[535]] con la rapida conquista di [[Napoli]] e la morte di Teodato, già destituito, mentre fuggiva a Roma. Il nuovo re ostrogoto, [[Vitige]], fu preso in ostaggio da Belisario quando conquistò l'imprendibile [[Ravenna]] con un'astuzia. Belisario si trovò quindi in disaccordo con Giustiniano sul cosa fare con i territori riconquistati: l'imperatore voleva lasciare che gli Ostrogoti governassero uno stato tributario a Nord del Po, mentre Belisario preferiva fare dell'Italia un territorio imperiale romano. Scontento di Belisario, Giustiniano lo inviò ad Oriente, a difendere l'impero dai rinnovati attacchi dei persiani.
Con la scomparsa del grande imperatore, si decise di abbandonare «le non troppo sicure riconquiste occidentali per una più valida difesa delle frontiere orientali».<ref name="car84">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 84}}.</ref> Giustino II, anziché inviare truppe in difesa dei possedimenti a ovest (e lo avrebbe potuto fare, dato che all'epoca l'Impero non era impegnato in nessun altro fronte), decise di rompere la pace con i Persiani, che Giustiniano saggiamente comprato nel 562, avviando una guerra inutile e dispendiosa la quale poi impedì all'Impero di difendere con efficacia gli altri fronti.<ref>{{cita|Treadgold, 2005|pp. 94-95, 100}}.</ref> I suoi successori [[Tiberio II Costantino|Tiberio II]] e [[Maurizio (imperatore)|Maurizio]] continuarono la lotta con la Persia, durata vent'anni e conclusasi con la vittoria bizantina e l'annessione all'Impero di parte dell'Armenia persiana (591), mentre le province balcaniche venivano occupate da Avari e Slavi, i quali iniziarono a stanziarsi in quei territori permanentemente.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 70}}.</ref> I romei combatterono con alterni successi gli Avari e gli Slavi, ottenendo dei successi ma non riuscendo a cacciare completamente gli Slavi dalla Grecia all'inizio del 600.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 71}}.</ref> In Occidente, Maurizio creò due nuove strutture politiche di confine: gli esarcati [[esarcato di Ravenna|di Ravenna]] e [[esarcato di Cartagine|di Cartagine]], guidati ciascuno da un magistrato speciale, l'[[esarca]] appunto, dotato di poteri politici e militari speciali. In Italia venne creata un'ulteriore provincia sull'Adriatico, la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], che comprendeva le città di [[Ancona]], [[Senigallia]], [[Rimini]], [[Fano]] e [[Pesaro]].<ref name="car84"/><ref name="pp3536"/> I rapporti con l'[[Sasanidi|Impero persiano]] restavano comunque pessimi, con una serie praticamente ininterrotta di guerre dall'inizio del VII secolo, culminata con la conquista persiana di [[Siria]] ed [[Egitto]]. I Persiani conquistarono e devastarono [[Gerusalemme]] nel 614, portando in Persia la reliquia della [[Vera Croce]].<ref name="car84"/> L'imperatore [[Eraclio I]] promosse una vittoriosa riscossa (paragonata da taluni a una crociata),<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 85}}.</ref> nonostante l'alleanza tra [[Persiani]] e [[Avari|Àvari]] arrivati alle [[mura di Costantinopoli]] nel [[Assedio di Costantinopoli (626)|626]], coronata dalla vittoria bizantina nella [[Battaglia di Ninive (627)|battaglia di Ninive]].<ref name="car84"/> In seguito a questa vittoria, Eraclio riuscì a ottenere dai Persiani vinti la restituzione della Vera Croce e della Siria e dell'Egitto e riportò trionfalmente la Vera Croce a Gerusalemme. L'Impero sasanide era ormai in profonda crisi, tanto che l'imperatore poté occupare la capitale nemica [[Ctesifonte]] nel 629 e, presto, lo Stato Sassanids sarebbe scomparso.<ref name="car84"/>
 
[[Eraclio I|Eraclio]] riorganizzò l'apparato centrale in ''logotesie'' e il territorio in circoscrizioni militari dette ''[[thema]]ta'' (in italiano "temi"), governati da ''strategos'' con poteri civili e militari.<ref name="car84"/> Sul piano militare organizzò una sorta di milizia territoriale di contadini-soldato (gli ''stratiotai'') simili ai soldati ''[[limitanei]]'' romani presso il ''[[Limes (storia romana)|limes]]'' romano: ogni ''stratiota'' in cambio di un appezzamento di terreno trasmissibile ereditariamente doveva provvedere alla difesa militare della zona.<ref name="car84"/> Comunque l'attribuzione dell'istituzione dei temi a Eraclio non è accettata da alcuni studiosi, come Warren Treadgold, il quale l'attribuisce a Costante II (641-668).<ref>{{cita|Treadgold, 2005|p. 129}}.</ref> Di lì a poco il sorgere repentino della potenza arabo-islamica, tanto potente quanto inattesa, avrebbe inesorabilmente compromesso la stabilità appena raggiunta, con la perdita nel giro di pochi mesi di ricchi territori quali la Siria, la [[Palestina]] e l'[[Egitto]]. Dal VII al XV secolo si parla ormai abbastanza diffusamente nella storiografia di [[Impero bizantino]], piuttosto che di [[Impero romano d'Oriente]]: con l'epoca di Eraclio si assistette al definitivo tramontare delle mire di controllo sulla parte occidentale dell'Europa e del Mediterraneo, inoltre le organizzazioni statali e territoriali prendono tutti nomi greci (non più ''provinciae'', ma nemmeno l'Imperatore era ormai più ''[[imperator]]'', ma ''[[basileus]]'').<ref name="car85">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 85}}.</ref> Ma non si trattò di una semplice traduzione, il significato delle istituzioni mutò profondamente: per esempio, si perdeva la connotazione di "generale vittorioso" dell'imperatore o la valenza di "''Res publica''" dello Stato.<ref name="car85"/>
Nel [[541]] però [[Totila]] (soprannome che significava l'"Immortale") sconfisse ripetutamente i bizantini in Romagna, Toscana e Campania, riconquistando Napoli e Roma ([[546]]), prima di costituire una flotta con la quale organizzò numerose scorrerie nelle grandi isole del Mediterraneo. Totila tentò anche la mossa strategica di abolire la [[schiavismo|schiavitù]], liberando i servi dei latifondi, ma non ne ebbe l'appoggio che sperava.
 
L'Impero bizantino perse però molto terreno per la repentina nascita ed espansione della potenza araba, che strappò via importanti province del Mediterraneo sud-occidentale.<ref name="car203">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 203}}.</ref> Risale a quel periodo un'ancora maggiore militarizzazione dell'Impero.<ref name="car203"/> Bisanzio aumentò la propria influenza nell'Europa orientale, dove numerosi missioni della Chiesa greca avevano cristianizzato ampie regioni dai [[Penisola balcanica|Balcani]] alla futura [[Russia]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 206, 209}}.</ref> Nonostante ciò i successori di Eraclio dovettero assistere alla perdita graduale di ampi territori nei Balcani, ormai indifendibili rispetto ai continui attacchi degli [[Slavi]].<ref name="car203"/> L'unica rivalsa che [[Costante II]] e [[Costantino IV Pogonato]] ottennero fu la formale sudditanza all'Impero da parte dei re slavi.<ref name="car203"/> Tra 674 e 678 gli [[Arabi]] arrivarono a attaccare la stessa [[Costantinopoli]], che data la sua posizione affacciata sul mare e ben difesa si poteva trovare facilmente in prima linea.<ref name="car203"/> Tra il 695 e il 717 ebbe luogo un periodo tumultuoso passato alla storia come [[anarchia dei vent'anni]], ingenerato dalla fine della parentesi al potere della [[dinastia eracliana]].<ref name="car204">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 204}}.</ref> Furono ben sei i ''basileis'' a succedersi e dovettero tutti convivere con guerre civili, sconfitte contro potenze esterne e repressioni.<ref name="car204"/> Roma si stava frattanto sottraendo definitivamente all'influenza di Costantinopoli, rafforzando la sua rivendicata superiorità sulle altre chiese patriarcali.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 204-205}}.</ref> Dopo la caduta di Ravenna e dell'Esarcato (751), in Italia restava sotto il controllo bizantino l'Italia meridionale, la [[Sicilia]] e la [[Sardegna]], ma progressivamente i romei persero queste terre tra IX e XI secolo.<ref name="ost155" />
Dopo essere caduto in disgrazia nel [[543]] con l'accusa di tradimento (per poi essere perdonato grazie all'amicizia di sua moglie Antonina con l'Imperatrice Teodora), Belisario fece ritorno in Italia (544), ma con truppe insufficienti non riuscì a contrastare efficacemente Totila, anche se riuscì a strappare ai Goti il possesso di Roma (547). Conscio che senza truppe sufficienti non sarebbe mai riuscito a vincere la guerra, Belisario tramite Antonina chiese e ottenne il richiamo in Oriente (548). Dopo il richiamo di Belisario Giustiniano trascurò la guerra in Italia perché impegnato nelle questioni teologiche, e Totila ne approfittò riconquistando Roma e invadendo la Sicilia, la Sardegna e la Corsica. Nel 551 Giustiniano si decise ad inviare il generale [[eunuco]] [[Narsete (generale bizantino)|Narsete]] in Italia. Narsete riuscì a sconfiggere definitivamente Totila a Taginae (l'odierna [[Gualdo Tadino]]), come pure il suo successore [[Teia (re)|Teia]] ([[553]]), conquistando tutta l'Italia; respinse inoltre le scorrerie dei Franco-[[Alemanni|Alamanni]] nell'Italia del Nord. Nel [[554]] Giustiniano estese a tutta l'Italia la ''[[Prammatica Sanzione]]'', con una prefettura con capitale a Ravenna, divisa in varie province. Fu ristabilita la schiavitù e fu iniziato un programma artistico ed architettonico a Ravenna. Nel [[554]], le forze bizantine conquistarono parte della [[Spagna]] meridionale ai [[Visigoti]].
 
=== La lotta iconoclasta ===
Narsete riuscì a sconfiggere definitivamente [[Totila]] a [[Taginae]] ([[Gualdo Tadino]]) e quindi anche il suo successore [[Teia (re)|Teia]] ([[553]]), conquistando tutta l'Italia; riuscì inoltre a respingere le scorrerie dei [[Alemanni]] nell'Italia del Nord. Nel [[554]] Giustiniano estese a tutta l'Italia la ''[[Prammatica Sanzione]]'' (la legislazione romana), con una prefettura con capitale a Ravenna, divisa in varie province. Fu ristabilita la [[schiavitù]] e fu iniziato un programma artistico ed architettonico a Ravenna. Non è certo in che misura il diritto romano venne effettivamente applicato nei territori conquistati; sicuramente almeno i [[vescovi]] divennero gestori della giustizia, con un apposito tribunale, il ''[[malleus]]''.
{{vedi anche|Iconoclastia}}
[[File:Clasm Chludov.jpg|miniatura|sinistra|Raffigurazioni di Gesù distrutte dagli iconoclasti, miniatura del [[Salterio Chludov]], [[IX secolo]]]]
 
L'eresia [[iconoclasta]] fu sostenuta dagli imperatori della cosiddetta [[dinastia isaurica]] (cioè proveniente dalla regione [[anatolia|anatolica]] dell'[[Isauria]], presso il [[Tauro]]).<ref name="car204" /> [[Leone III Isaurico|Leone III]] (salito al potere nel 717, primo della nuova dinastia) fu un sovrano energico, oltre che capace di restaurare l'ordine nell'Impero e di arrestare temporaneamente gli arabi tra il 717 e il 718.<ref name="car204"/> Egli è noto anche per il controverso divieto di culto verso le immagini sacre, per decreto condannate alla distruzione fisica.<ref name="car204"/> Si trattò della cosiddetta [[iconoclastia]], la quale generò una crisi protrattasi fino al IX secolo. Non sono ancora chiari i motivi di tale scelta, che danneggiarono i ricchi monasteri (che proprio sul culto delle immagini fondavano la loro prosperità) e il numeroso gruppo di artisti, attivi soprattutto nella capitale.<ref name="car204"/> Il sovrano troncò un lungo dibattito teologico in merito alle immagini, con quello che può sembrare un brusco ''[[motu proprio]]'': ruppe definitivamente i rapporti con la Chiesa di Roma (che definì l'imperatore [[eretico]]) e, nonostante l'apparenza, non avvicinò i cristiani greci a ebrei e musulmani.<ref name="car204"/> Entrambi non veneravano immagini sacre, ma i primi non erano interessati ad alcun [[proselitismo]] tra i cristiani e i secondi, proprio in quegli anni, erano guidati dalla dinastia [[omayyadi|omayyade]], che nella sua corte di [[Damasco]] appariva assai tollerante verso le rappresentazioni figurative.<ref>{{cita|Gallina, Tabacco e Merlo, 2001|pp. 153-155, 160}}.</ref> L'iconoclastia spinse l'impero, a causa delle dispute interne, sull'orlo di una guerra civile e causò delle rivolte anti-bizantine in Italia, che facilitarono l'espansione dei Longobardi a danni dell'esarcato.<ref name="ost155">{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 155}}.</ref> Nel 751 Ravenna, capitale dell'Esarcato bizantino, cadde in mano [[longobardi|longobarda]], avvenimento che segnò la fine della dominazione bizantina dell'Italia centrale; infatti, il Papa chiamò i Franchi contro i Longobardi, che vennero sconfitti e costretti dal re franco a cedere l'esarcato al pontefice, decretando la nascita dello [[Stato della Chiesa]] e l'inizio del potere temporale dei Papi, che si staccarono così dalla dominazione di Bisanzio.<ref name="ost155"/><ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 205}}.</ref> Nel 787, la questione iconoclasta venne risolta con il ritorno all'[[iconodulia]] ("venerazione delle immagini") decisa dall'[[Irene d'Atene|Imperatrice Irene]] al [[Concilio di Nicea II]],<ref>{{cita|Gallina, Tabacco e Merlo, 2001|pp. 169-170}}.</ref> ma gli iconoclasti tornarono al potere con [[Leone V l'Armeno|Leone V]] (813-820), che ripristinò il vecchio bando. I suoi successori, [[Michele II l'Amoriano|Michele II]] e [[Teofilo (imperatore)|Teofilo]], mantennero l'iconoclastia (soprattutto Teofilo), ma questa venne poi abolita all'inizio del regno del figlio di Teofilo Michele III nell'843, per opera della madre e reggente di Michele III, Teodora.<ref>{{cita|Gallina, Tabacco e Merlo, 2001|pp. 171-174}}.</ref> Vennero però perse le isole di [[Creta (Grecia)|Creta]] (nell'863, riconquistata solo nel 961)<ref name="Cardini e Montesano, 2019">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 190}}.</ref> e la [[Sicilia]] (conquistata dagli emiri di [[Kairouan]] tra l'827 e il 902).<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|p. 183}}.</ref>
La guerra gotica aveva tuttavia devastato l'Italia. Dopo la guerra Roma era parzialmente in rovina con solo un acquedotto ancora in funzione e il senato romano in irreversibile declino. Giustiniano nella ''Prammatica Sanzione'' promise fondi per la ricostruzione e per la promozione della cultura, ma a quanto pare i Bizantini non fecero molto per riportare la Città Eterna all'antico splendore, se l'unica opera pubblica riparata a Roma risulta essere un ponte ricostruito nel 565. Narsete comunque si impegnò a ricostruire parzialmente varie città, anche se concentrò le sue attenzioni soprattutto nel rinforzamento delle difese. Nonostante Giustiniano avesse preso con la ''Prammatica Sanzione'' provvedimenti per contrastare gli abusi degli esattori imperiali in Italia, essi continuarono ad essere commessi. Il sistema tardo-romano di riscossione delle tasse, che i Bizantini ereditarono dall'Impero romano, era infatti oppressivo e la corruzione degli esattori che estorcevano dalla popolazione più del dovuto per tenersi l'eccedenza per sé senza darlo allo stato non fece che peggiorare la situazione.
 
=== La dinastia isaurica e la dinastia macedone ===
Lo squilibrio creato a Oriente dalle campagne in Europa occidentale fu subito colto dai persiani, che tra il [[540]] e il [[562]] invasero l'[[Armenia]] e la [[Siria]], conquistando anche la metropoli di [[Antiochia]]. Un momento altamente drammatico fu anche la cosiddetta [[peste di Giustiniano]] ([[542]]-[[546]]), che spopolò Costantinopoli e tutto l'impero, mentre pochi anni più tardi ([[559]]) la capitale veniva salvata a stento da un'orda di invasori [[Unni]] e [[Slavi]]. Nel [[568]]-[[569]] i [[Longobardi]] invadevano l'Italia stremata dalla guerra, rendendo vana ed effimera la riconquista dell'Italia.
Alla dinastia isaurica si avvicendò sul trono di Costantinopoli quella [[Dinastia amoriana|amoriana]], originaria della remota provincia della [[Frigia]] e appartenente all'aristocrazia militare (820-867).<ref name="car212"/> Durante questa fase storica, il principale avvenimento dalla portata duratura riguardò la cristianizzazione della Bulgaria e di gran parte dell'Europa orientale, con la Chiesa di Costantinopoli che sperava di assorbirle pienamente nella propria orbita.<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 209-210}}.</ref> A seguito di quella amoriana prese il potere la [[dinastia macedone]], originaria della [[Makedonia (thema)|Macedonia]], situata a nord dell'impero bizantino.<ref name="car212">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 212}}.</ref> Dopo varie lotte e incertezze prese il potere [[Basilio I]] "il Macedone", che inaugurò una nuova politica più fortemente accentrata.<ref name="car212"/> Lui e il suo successore [[Leone VI il Saggio|Leone VI]] aggiornarono il diritto giustinianeo con nuove leggi, una riforma della burocrazia e affrontarono i temi teologici sollevati dal turbolento [[Fozio di Costantinopoli|Fozio]].<ref name="car212"/> Essi cercarono di ristabilire il controllo in Italia meridionale, ma persero definitivamente la Sicilia.<ref name="car212"/> I macedoni monopolizzavano le cariche pubbliche e le rendite fondiarie a danno dei piccoli latifondisti, arrivando, nel corso del X secolo, a una bipolarizzazione tra i pochi grandi latifondisti aristocratici e la massa di piccoli agricoltori impoveriti e pesantemente tassati.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 212-213}}.</ref> Tutti i governatori dei trentadue distretti dell'impero dovevano risiedere a Costantinopoli, dove si accentrava ormai la costosa e rapace compagine imperiale, da dove partivano tutti i processi decisionali dell'impero.<ref name="car213">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 213}}.</ref> Venne potenziato l'esercito per controllare i confini dove minacciavano i musulmani, i bulgari e i principi di Kiev, che vedevano Costantinopoli come un faro di civiltà, ma anche come una ricchissima preda. I successivi imperatori furono totalmente assorbiti dalle lotte contro i nemici esterni, come [[Niceforo II Foca]], che riconquistò [[Creta (Grecia)|Creta]] e [[Aleppo]] tra il 961 e il 962, [[Cipro]], la [[Cilicia]] e la Siria settentrionale con Antiochia, venendo poi incoronato per acclamazione.<ref name="car213"/><ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 253-255}}.</ref> [[Basilio II Bulgaroctono|Basilio II]] cercò di contenere l'aristocrazia, colpendo duramente chi creava problemi, lottò contro i Musulmani e soprattutto contro i Bulgari, vincendo lo ''czar'' [[Samuele di Bulgaria|Samuele]] e guadagnandosi l'appellativo di "Ammazzabulgari" (''Bulgaroctonos'').<ref>{{cita|Ostrogorskij, 2014|pp. 260-271}}.</ref>
 
== Nascita ed espansione dell'Islam ==
Se sul piano militare, demografico, economico e sociale le politiche di Giustiniano furono degli insuccessi, almeno parziali, egli conquistò una fama duratura per la sua rivoluzione giuridica, che organizzò il [[diritto romano]] in una forma e uno schema organico che rimane alla base della legge di diverse nazioni odierne. Il ''[[Corpus Iuris Civilis]]'' era formato dal ''primo Codice'' (''[[Novus Iustinianus Codex]]''), ''[[Digesto]]'' (''Digestum, seu Pandectae'', raccolta degli ''iura'', cioè le opere di giuristi presieduti dal grande giurista [[Triboniano]]), le ''[[Istituzioni di Giustiniano|Istituzioni]]'' (''Institutiones Iustiniani sive Elementa'', destinate all'insegnamento del diritto nelle scuole) e il ''secondo Codice'' (''[[Codex repetitae praelectionis]]'', ovvero il Codice vero e proprio con la raccolta delle ''leges'' imperiali), con il quale le nuove leggi si armonizzavano con quelle antiche.
{{vedi anche|Islam|Arabi|Storia dell'Islam}}
=== La nascita dell'Islam ===
{{vedi anche|Maometto}}
Nel [[VI secolo]], la [[Penisola arabica]] era abitata, nelle sue aree centrali e settentrionali, da tribù nomadi indipendenti, mentre in quelle meridionali erano attive, sotto il nome di [[Himyar]]iti (i latini ''homerites''), gli eredi dei grandi regni [[Sabei (Yemen)|sabei]], del [[Hadramawt]], del [[Qataban]], di [[Awsan]] e dei [[Minei]], tutte culture sedentarie estremamente progredite nelle conoscenze idrauliche e assai attive fin dal secondo millennio a.C. nel commercio dei cosiddetti "aromata", fra cui il famoso [[incenso]], assai richiesti in area [[Mar Mediterraneo|mediterranea]], [[Mesopotamia|mesopotamica]] e [[iran]]ica. I [[beduini]], abitanti della steppe arabe, erano invece dediti al piccolo e grande nomadismo a causa del loro speciale modo di sussistenza, basato strettamente sull'allevamento di [[Ovis|ovini]] e di [[Camelus dromedarius|dromedari]] e sull'assalto di altri gruppi nomadi e delle carovane dei mercanti. Erano [[politeismo|politeisti]] e il santuario di [[La Mecca|Mecca]] era forse il più importante centro di incontro sia religioso sia commerciale, quanto meno nella regione del [[Hegiaz|Hijāz]].<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 23-30}}.</ref>
 
[[File:Siyer-i Nebi 151b.jpg|thumb|[[Maometto]] alla Kaʿba, miniatura ottomana del 1545 circa]]
=== Dopo Giustiniano ===
All'inizio del [[VII secolo]], [[Maometto]] riuscì a fare degli [[Arabi]] una nazione, fondando uno Stato [[teocrazia|teocratico]]. La tradizione islamica vuole che Maometto fosse nato il 20 aprile 570 alla Mecca, da un'importante famiglia cittadina. Dopo la morte del padre fu allevato dalla madre [[Amina bint Wahb]] e, alla morte di costei, dal nonno paterno [[Abd al-Muttalib ibn Hashim|ʿAbd al-Muṭṭalib b. Hāshim]], per essere affidato alla morte anche di questi alla tutela dello zio paterno [[Abū Ṭālib]]. Nel 595 sposò una ricca e colta vedova, [[Khadīja bint Khuwaylid|Khadīja]], di circa quindici anni più anziana di lui e titolare di un'impresa carovaniera nella quale Maometto era stato a lungo procuratore. Dopo il matrimonio, che migliorò notevolmente la sua situazione, Maometto svolse il mestiere di mercante.<ref name="car91"/> Già entrato in contatto con la comunità ebraica [[Medina|medinese]] e conosciuti gli esponenti della più rarefatta presenza cristiana nell'area non c'è dubbio che delle due grandi religioni egli abbia conosciuto i principali assunti teorici, anche se è impossibile quantificarne gli apporti, a dispetto di quanti vogliono negare una sua originalità all'Islam per il quale, tra l'altro, è impossibile negare il contributo anche sud-arabico e [[Zoroastrismo|mazdeo]].<ref name="car91">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 91}}.</ref> Quasi sicuramente, durante un suo viaggio, era entrato in contatto con cristiani [[monofisiti]] in [[Siria]].<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 61-63}}.</ref> La predicazione di Maometto iniziò nel mese di [[Ramadan]] del 610, quando, secondo la tradizione tramandata dal [[Corano]], sul [[Monte Hira]], nei pressi di Mecca, al Profeta apparve l'[[Arcangelo Gabriele]] che gli parlò inculcandogli la Rivelazione musulmana. Seguirono numerose altre visioni, ritiri spirituali, voci che gli parlavano. Inizialmente Maometto confidò queste esperienze solo a pochi intimi, tra i quali il cugino [[ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib|ʿAlī]] e i congiunti [[ʿUthmān b. ʿAffān]] e [[Abū Bakr]], mentre solo verso la fine del decennio successivo iniziò a predicare in pubblico una rivelazione monoteistica.<ref name="car91"/> Egli predicava un Dio unico "[[Allah]]" (parola araba che deriva dalla radice <'-l-h>, "divinità"), per il quale era l'Inviato (''rasūl'') per concludere il messaggio, perfezionandolo, già annunciato nella Bibbia. Le caratteristiche della sua predicazione erano un duro tono apocalittico e una ferma condanna del [[politeismo]] che, con i pellegrinaggi alla [[Kaʿba]], era una delle attività più remunerative alla [[Mecca]].<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 63-66}}.</ref>
Con la scomparsa del grande imperatore si difese e rafforzò con cura il suo maggior successo, la riforma del diritto del ''[[Corpus Iuris]]'', ma ci si disinteressò delle sue conquiste in Occidente, anche per vie delle nuove minacce dalle più vicine frontiere orientali. I Longobardi invasero l'Italia nel 568 e negli anni successivi anche i Visigoti invasero i possedimenti bizantini in Spagna, ma Giustino II, invece di inviare truppe in difesa dei possedimenti occidentali (e lo avrebbe potuto fare dato che all'epoca l'Impero non era impegnato in nessun altro fronte), decise di rompere la pace con i Persiani che Giustiniano aveva saggiamente comprato nel 562, avviando una guerra inutile e dispendiosa che poi impedì all'Impero di difendere con efficacia gli altri fronti.<ref>{{cita|Treadgold|pp. 94-95, 100.}}</ref> I suoi successori Tiberio II e Maurizio continuarono la guerra con la Persia, che durò per vent'anni e si concluse con la vittoria bizantina e l'annessione all'Impero di parte dell'Armenia persiana (591), mentre le province balcaniche venivano occupate da Avari e Slavi, che iniziarono a stanziarsi in quei territori permanentemente. [[Maurizio di Bisanzio|Maurizio]], dopo aver concluso la guerra con la Persia combatté con alterni successi gli Avari e gli Slavi ottenendo dei successi ma non riuscendo a cacciare completamente gli Slavi dalla Grecia. In Occidente creò due nuove strutture politiche di confine: gli [[esarcato|esarcati]] [[esarcato di Ravenna|di Ravenna]] e [[esarcato di Cartagine|di Cartagine]], guidati ciascuno da un magistrato speciale, l'[[esarca]] appunto, dotato di poteri politici e militari speciali. In Italia venne creata un'ulteriore provincia sull'Adriatico, la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], che comprendeva le città di [[Ancona]], [[Senigallia]], [[Rimini]], [[Fano]] e [[Pesaro]].
 
Il 16 luglio 622 Maometto e una trentina circa di seguaci, sempre più invisi ai potenti concittadini, si defilarono dalla città e si rifugiarono a [[Yathrib]] (poi chiamata [[Medina]]). Fu la vera e propria [[Egira]] del 622 che segnò l'inizio dell'epoca musulmana, grazie alla positiva accoglienza della sua predicazione nella città.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 91-92}}.</ref> Nel 624, Maometto scese in campo contro La Mecca con una serie di guerre con alterne vicende. Nel 630 finalmente Maometto, la cui autorità era ormai indiscussa, entrò alla Mecca quasi senza colpo ferire. Sbaragliati gli ultimi [[Quraysh|coreisciti]] pagani, all'età di quasi sessant'anni si dedicò, coronato il suo disegno principale, all'espansione della fede islamica nelle terre dei nomadi e semi-nomadi, vale a dire l'intero Ḥiǧāz. Egli accettò comunque il compromesso di mantenere il santuario della [[Kaʿba]], integrandolo nella spiritualità islamica. Morì a [[Medina]] nel 632.<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 66-74}}.</ref><ref>{{cita|Montanari, 2006|pp. 49-50}}.</ref>
I rapporti con l'[[Sasanidi|Impero persiano]] restavano comunque pessimi, con una serie praticamente ininterrotta di guerre dall'inizio del VII secolo, culminata con la conquista persiana di Siria ed Egitto. I Persiani conquistarono e devastarono [[Gerusalemme]] nel [[614]] portando in Persia la reliquia della Vera Croce. L'imperatore [[Eraclio I di Bisanzio|Eraclio I]] promosse una vittoriosa riscossa (paragonata da taluni a una crociata), nonostante l'alleanza tra [[Persiani]] e [[Avari|Àvari]] arrivati alle [[mura di Costantinopoli]] nel [[Assedio di Costantinopoli (626)|626]], coronata dalla vittoria bizantina nella [[Battaglia di Ninive (627)]]. In seguito a questa vittoria, Eraclio riuscì a ottenere dai Persiani vinti la restituzione della Vera Croce e della Siria e dell'Egitto e riportò trionfalmente la Vera Croce a Gerusalemme. L'Impero sasanide era ormai in profonda crisi che presto avrebbe portato alla sua scomparsa definitiva. [[Eraclio I di Bisanzio|Eraclio]] riorganizzò l'apparato centrale in ''[[logotesie]]'' e il territorio in circoscrizioni militari dette ''[[thema]]ta'' (in italiano "temi"), governati da ''strategos'' con poteri civili e militari. Sul piano militare organizzò una sorta di milizia territoriale di contadini-soldato (gli ''stratiotai'') simili ai soldati ''[[limitanei]]'' romani presso il ''[[Limes romano|limes]]'' romano: ogni ''stratiota'' in cambio di un appezzamento di terreno trasmissibile ereditariamente doveva provvedere alla difesa militare della zona. Comunque l'attribuzione dell'istituzione dei temi a Eraclio non è accettata da alcuni studiosi, come Warren Treadgold, il quale l'attribuisce a Costante II (641-668).<ref>{{cita|Treadgold|p. 129.}}</ref> Di lì a poco la nascita repentina della potenza arabo-mussulmana, tanto potente quanto inattesa, avrebbe inesorabilmente compromesso la stabilità appena raggiunta, con la perdita nel giro di pochi mesi di ricchi territori quali la [[Siria]], la [[Palestina]] e l'[[Egitto]].
 
La fortuna della predicazione di Maometto fu l'accoglienza positiva che ricevette da tutte le comunità beduine, riuscendo a dare a esse un credo e un'identità comune, sottraendole alla spirale di vendette tribali che comportavano una guerra continua (la quale si mitigò, ma restò comunque endemicamente presente, essendo strettamente collegata alla vita [[nomadi]]ca, alla razzia delle greggi, al possesso dei pozzi, ecc.). I beduini offrirono alla causa islamica tutta la loro fedeltà, il senso dell'onore, la straordinaria audacia guerriera e la frugalità che permisero nel giro di pochi decenni di conquistare un vero e proprio impero.<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 85-88}}.</ref> Da un lato si veniva a nobilitare la pratica diffusa della [[razzia]] (che per i beduini era un diritto, un titolo di vanto e di sostentamento), dall'altro essa si accostava a una delle norme basilari della nuova religione, il ''[[jihād]]'' ("sforzo nella direzione gradita a Dio"), che aveva come fine non tanto la conversione, ma l'assoggettamento degli infedeli, tramite il riconoscimento della superiorità araba e il pagamento di un [[tributo]].<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 102-105}}.</ref>
Dal VII al XV secolo si parla ormai abbastanza diffusamente nella storiografia di [[impero bizantino]], piuttosto che di [[Impero romano d'Oriente]]: con l'epoca di Eraclio si assistette al definitivo tramontare delle mire di controllo sulla parte occidentale dell'Europa e del Mediterraneo, inoltre le organizzazioni statali e territoriali prendono tutti nomi greci (non più ''provinciae'', ma nemmeno l'Imperatore era ormai più ''[[imperator]]'', ma ''[[basileus]]''). Ma non si trattò di una semplice traduzione, il significato delle istituzioni mutò profondamente: per esempio si perdeva la connotazione di "generale vittorioso" dell'imperatore o la valenza di "''Res publica''" dello Stato.
 
Intanto, a Medina, in un'improvvisata riunione si decisero i destini politici della ''[[Umma (islam)|Umma]]'' (la comunità islamica), identificando il primo successore di Maometto e "luogotenente" di Dio in terra: il [[califfo]]. Egli non era un "re": il re era sempre Dio, che guidava il popolo dei credenti, mentre califfo ne era solo il [[vicario]] sulla Terra.<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 115-116}}.</ref> Già per disposizione del primo califfo, [[Abū Bakr]], ma assai più per volontà del terzo califfo [[Uthman ibn Affan|ʿUthmān b. ʿAffān]], furono raccolte le tradizioni orali e i pochissimi appunti scritti relativi al [[Corano]], il libro sacro dell'[[Islam]], ma anche la sua legge, perché nello Stato islamico la [[sovranità]] appartiene a Dio. Maometto era riuscito con la sua predicazione a dare unità alle tribù beduine, indirizzando verso l'esterno la guerra violenta che in genere essi esercitavano tra di loro stessi. Il ''[[jihād]] fī sabīl Allāh'', lo "sforzo sulla Strada di Dio", erroneamente tradotto come "guerra santa", che viene invocato ogni volta che l{{'}}''[[Umma (islam)|Umma]]'', la comunità musulmana, si trova minacciata nell'esistenza, nella propria libertà e nella sua sicurezza. Per la tarda giurisprudenza islamica esiste un "piccolo ''jihād''" verso il nemico esterno e un "grande ''jihād''" verso i nemici interni dell'uomo, intesi come il peccato, le debolezze e l'inadeguato accordo tra principi teorici e realtà mondane.<ref>{{cita|Montanari, 2006|p. 51}}.</ref>
L'impero bizantino perse però molto terreno per la repentina nascita ed espansione della potenza araba, che strappò via importanti province del Mediterraneo sud-orientale. Risale a quel periodo un'ancora maggiore militarizzazione dell'Impero.
 
=== L'espansione islamica ===
Bisanzio aumentò la propria influenza nell'Europa orientale, dove numerosi missioni della Chiesa greca avevano cristianizzato ampie regioni dai [[Balcani]] alla futura [[Russia]]. Nonostante ciò i successori di Eraclio dovettero assistere alla perdita graduale di ampi territori nei Balcani, ormai indifendibili rispetto ai continui attacchi degli [[slavi]]. L'unica rivalsa che [[Costante II di Bisanzio|Costante II]] e [[Costantino IV Pogonato]] ottennero fu la formale sudditanza all'Impero da parte dei re slavi. Tra [[674]] e [[678]] gli [[Arabi]] arrivarono a attaccare la stessa [[Costantinopoli]], che data la sua posizione affacciata sul mare si poteva trovare facilmente in prima linea. Tra il [[695]] e il [[717]] ci fu un periodo tumultuoso, in seguito alla fine del potere della [[dinastia eracliana]], con ben sei ''basileis'' (quindi forte instabilità), guerre civili e repressioni.
{{vedi anche|Espansione islamica}}
 
[[File:Map of expansion of Caliphate.svg|upright=1.6|thumb|Espansione dall'Islam tra VII e VIII secolo {{legenda|#a1584e|Espansione sotto [[Maometto]], 622-632}} {{legenda|#ef9070|Espansione durante il [[califfato elettivo]]<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp.}}</ref>, 632-661}} {{legenda|#fad07d|Espansione durante il califfato [[omayyade]], 661-750}}]]
Roma si stava sottraendo definitivamente all'influenza di Costantinopoli, rafforzando la sua rivendicata superiorità sulle altre chiese patriarcali. Dopo la caduta di Ravenna e dell'Esarcato(751), in Italia restava sotto il controllo bizantino l'Italia meridionale, la [[Sicilia]] e la [[Sardegna]], ma progressivamente i bizantini persero queste terre tra IX e XI secolo.
 
Per un trentennio il califfato fu elettivo, prima di diventare ereditario con la dinastia degli [[Omayyadi]]. Furono essi a trasferire nel 661 la capitale da [[Medina]] a [[Damasco]]. I successori politici di Maometto, i califfi, avviarono una fortunata e rapida espansione territoriale, che seppe sfruttare le debolezze dei due colossi dell'[[Impero bizantino]] e [[impero persiano|persiano]] [[sasanide]], i quali guardavano ai beduini come a una minaccia tradizionalmente innocua.<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 119-122}}.</ref> Nel 637 veniva conquistata [[Ctesifonte]] e l'impero persiano, che per un millennio era stato una delle più allarmanti preoccupazione per l'[[Impero romano]], fu cancellato come neve al sole entro il 645 circa. All'impero bizantino vennero strappate le ricchissime e popolose regioni della [[Siria]], [[Palestina]] (633-640) ed [[Egitto]] ([[639]]-[[646]]). Dall'Egitto si proseguì fino alla [[Nubia]], a sud, e alla [[Tripolitania]], a ovest. Con la conquista del litorale del mediterraneo sud-orientale gli Arabi ottennero la capacità di creare presto una flotta con ottimi marinai. Nel 655 la battaglia navale lungo le coste della [[Licia]] ruppe la tradizionale supremazia bizantina in mare, con una disastrosa sconfitta delle 500 navi capitanate dallo stesso ''basileus'' [[Costante II]].<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 122-128}}.</ref> La conquista tanto rapida di aree vaste e popolose fu sicuramente dovuta anche alla stanchezza delle popolazioni locali verso il duro e rapace dominio bizantino: gli [[Arabi]] infatti offrivano paradossalmente una maggiore libertà religiosa ai cristiani "eretici" (dominavano in queste zone infatti le eresie [[monofisita]] e [[nestoriana]], duramente avversate da Bisanzio) e richiedevano il pagamento di un tributo che era decisamente più sopportabile della tassazione imperiale. Una prima crisi dell'[[Islam]] si ebbe tra il 656 e il 661, quando [[ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib]], cugino e genero di Maometto, insorse contro il califfo [[ʿUthmān b. ʿAffān|ʿUthmān]], fondatore della dinastia [[Omayyadi|omayyade]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 101}}.</ref> Entrambi vennero poco tempo dopo assassinati e dai loro seguaci si instaurò la frattura tra [[sunniti]] (che riconoscono la ''[[Sunna]]'', ossia gli scritti con detti e fatti del Profeta) e gli [[sciiti]] (che riconoscono una ''Sunna'' diversa quanto a trasmettitori delle tradizioni e che non riconoscono l'autorità califfale dopo quella di ʿAlī ibn Abī Tālib, legittimo successore di Maometto). Tra gli sciiti si ebbe un ulteriore scisma con la formazione del gruppo dei [[kharigiti]], che sostenevano il principio radicale secondo il quale qualsiasi fedele può ricoprire la carica di califfo. Furono i sunniti ad avere la meglio, ed essi fondarono un califfato ereditario spostando la capitale da [[Medina]] a [[Damasco]] nel 661.<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 164-166}}.</ref> Durante l'epoca omayyade si continuarono le conquiste: in Oriente si arrivò fino all'[[Hindu Kush]] e al [[lago d'Aral]] con la conquista di [[Kabul]] e [[Samarcanda]]; in Occidente venne conquistata tutta l'Africa del Nord (il [[Maghreb]], dal 647 al 663) fino alla [[penisola iberica]]. Entro il 705, il "lontano Occidente" del [[Marocco]] era in mano agli arabi e si iniziava il lento e faticoso processo di islamizzazione delle popolazioni [[Berberi|berbere]]. Nel 711 i [[musulmani]] misero piede in Spagna, sconfiggendo velocemente i [[Visigoti]] e arrivando entro il 720 alla [[Catalogna]] e alla [[Settimania]] (Gallia meridionale). Anche in questo caso la repentinità della conquista viene spiegata con la complicità della popolazione, in particolare degli [[ebrei]], degli [[arianesimo|ariani]] (i re visigoti si erano da tempo convertiti al cristianesimo "romano") e delle fazioni nemiche alla casa regnante.<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 128-145}}.</ref>
=== La lotta iconoclasta ===
{{vedi anche|iconoclastia}}
L'eresia [[iconoclasta]] fu sostenuta dagli imperatori della cosiddetta [[dinastia isaurica]] (cioè proveniente dalla regione [[anatolia|anatolica]] dell'[[Isauria]], presso il [[Tauro]]). [[Leone III di Bisanzio|Leone III]] (salito al potere nel [[717]], primo della nuova dinastia) fu un sovrano energico che seppe restaurare l'ordine nell'Impero ed aveva vinto e arrestato temporaneamente gli arabi tra il [[717]] e il [[718]]. Egli è noto anche per il controverso divieto di culto verso le immagini sacre, che vennero per decreto condannate alla distruzione fisica. Era la cosiddetta [[iconoclastia]], che generò una crisi che si protrasse fino al IX secolo. Non sono ancora chiari i motivi di tale scelta, che danneggiarono i ricchi monasteri (che proprio sul culto delle immagini fondavano la loro prosperità) e il numeroso gruppo di artisti, attivi soprattutto nella capitale. Il sovrano troncò un lungo dibattito teologico in merito alle immagini, con quello che può sembrare un brusco ''[[motu proprio]]'': ruppe definitivamente i rapporti con la Chiesa di Roma (che definì l'imperatore [[eretico]]) e, nonostante l'apparenza, non avvicinò i cristiani greci a ebrei e musulmani: entrambi non veneravano immagini sacre, ma i primi non erano interessati ad alcun [[proselitismo]] tra i cristiani ed i secondi, proprio in quegli anni, erano guidati dalla dinastia [[umayyade]] che nella sua corte di [[Damasco]] era molto tollerante verso le rappresentazioni figurative.
 
Al 717, sul fronte orientale, i musulmani avevano posto l'[[Assedio di Costantinopoli (717)|assedio a Costantinopoli]], ma la distruzione della flotta araba grazie al "[[fuoco greco]]" impedì temporaneamente l'espansione verso la [[penisola balcanica]].<ref>{{cita|Kalisky, 1972|p. 145}}.</ref><ref>{{cita|Herm, 1985|pp. 172-173}}.</ref> L'importante vittoria di [[Leone III Isaurico]] venne ridimensionata in Occidente nella storiografia successiva, perché l'imperatore era un eretico [[iconoclasta]]. Il mito di aver fermato gli arabi venne tributato invece a un fatto secondario, la [[battaglia di Poitiers (732)|battaglia di Poitiers]], che ebbe come protagonista [[Carlo Martello]], personaggio del nascente astro della dinastia [[carolingia]].<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 142-145}}.</ref><ref name=barbero12>{{cita |Barbero, 2006|p. 12}}.</ref> Tra il 718 e il 730 i musulmani conquistarono e razziarono la tutta la [[Provenza]] e il bacino del [[Rodano]]. Nella penisola iberica frattanto però resistettero focolai di resistenza cristiana, dai quali il goto [[Pelagio]] organizzò nel 720 il [[principato delle Asturie]], che circa venti anni dopo si trasformò in [[Regno delle Asturie|regno]] con capitale a [[Oviedo]] (fondata nel 760).<ref>{{cita|Kalisky, 1972|pp. 141-142}}.</ref> Secondo una tradizione molto radicata i musulmani vennero fermati con la [[Battaglia di Poitiers (732)|battaglia di Poitiers]] del 732 (o 733) dal [[merovingi]]o [[Carlo Martello]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 106}}.</ref> In realtà; tale avvenimento ebbe un mito che probabilmente oltrepassò la sua reale importanza storica, grazie alla propaganda della dinastia [[carolingia]], che si sarebbe affermata da lì a poco.<ref name="car107">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 107}}.</ref> Le razzie infatti non terminarono negli anni successivi e si assistette piuttosto a un graduale esaurirsi della spinta araba, forse giunta alla naturale conclusione del processo di espansione.<ref name=barbero12/><ref name="car107"/><ref>{{cita|Kalisky, 1972|p. 143}}.</ref> Nel 734, infatti, veniva presa [[Avignone]] e contemporaneamente veniva saccheggiata [[Arles]].<ref>{{cita|Kalisky, 1972|p. 144}}.</ref> Nel 737 gli Arabi arrivarono a saccheggiare la [[Borgogna]], dove prelevarono un'enorme quantità di schiavi da portare in Spagna. Carlo Martello era impegnato nelle continue campagne nel sud della Francia, ma i continui doppi giochi di alleanze trasversali e di tradimenti rende impossibile una netta divisione tra i due schieramenti, tanto che ad alcuni Franchi le incursioni musulmane fecero anche comodo, all'interno di una lotta per il potere molto complessa. Nel 751, sul fronte orientale, la [[battaglia del Talas]] segnò la spartizione dell'area altaica tra musulmani e [[Impero cinese]] della [[dinastia Tang]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 104}}.</ref> L'espansione islamica si andava esaurendo per la fine della spinta e per la stanchezza verso il continuo stato di guerra. Inoltre, nei nuovi territori frutto di incursioni (come la Francia) non c'erano le condizioni di insoddisfazione delle popolazioni o di scontri interni che avevano permesso la rapida conquista di Africa e Spagna.<ref name="car107"/>
L'iconoclastia spinse l'Impero, a causa delle dispute interne, sull'orlo di una guerra civile e causò delle rivolte anti-bizantine in Italia, che facilitarono l'espansione dei Longobardi a danni dell'esarcato; nel 751 [[Ravenna]], capitale dell'Esarcato bizantino, cadde in mano [[longobardi|longobarda]], avvenimento che segnò la fine della dominazione bizantina dell'Italia centrale; infatti il Papa chiamò i Franchi contro i Longobardi, che vennero sconfitti e costretti dal re franco a cedere l'esarcato al Papa, decretando la nascita dello Stato della Chiesa e l'inizio del potere temporale dei Papi, che si staccarono così dalla dominazione di Bisanzio.
 
=== I Saraceni in Sicilia ===
La questione iconoclasta venne risolta nel 787 con il ritorno all'[[iconodulia]] ("venerazione delle immagini") decisa dall'[[Irene di Bisanzio|Imperatrice Irene]] al [[Concilio di Nicea II]], ma gli iconoclasti tornarono al potere con [[Leone V di Bisanzio|Leone V]] (813-820), che ripristinò l'iconoclastia. I suoi successori, [[Michele II di Bisanzio|Michele II]] e [[Teofilo di Bisanzio|Teofilo]], mantennero l'iconoclastia (soprattutto Teofilo), ma questa venne poi abolita all'inizio del regno del figlio di Teofilo Michele III nel 843, per opera della madre e reggente di Michele III Teodora. Vennero però perse le isole di [[Creta]] (nell'[[863]], riconquistata solo nel [[961]]) e la [[Sicilia]] (conquistata dagli emiri di [[Kairouan]] tra l'[[827]] e il [[902]]). Il più grande traguardo di quell'epoca fu invece la cristianizzazione di gran parte dell'Europa orientale da parte della Chiesa greca.
{{Vedi anche|Storia della Sicilia islamica}}
 
[[File:Palermo-Zisa-bjs-3.jpg|thumb|sinistra|[[Fontana]] nel palazzo del[[la Zisa]] a [[Palermo]]]]
=== La Chiesa greca e l'evangelizzazione dell'Europa orientale ===
Alla [[dinastia isaurica]] si avvicendò sul trono di Costantinopoli quella [[Dinastia Amoriana|amoriana]], originaria della [[Frigia]] ([[820]]-[[867]]). Tra gli obiettivi di questa dinastia vi fu l'evangelizzazione delle genti slave, dai quali si aspettavano di ottenere un più ossequioso rapporto con l'Impero bizantino. Già al tempo di [[Michele III di Bisanzio|Michele III]] due fratelli di [[Tessalonica]], [[Santi Cirillo e Metodio|Cirillo e Metodio]] avevano iniziato la cristianizzazione della [[Moravia (Repubblica Ceca)|Moravia]] traducendo la [[Bibbia]] in un dialetto slavo della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]], il ''[[peroslavo]]'', ovvero la lingua sacra degli slavi evangelizzati. Essi crearono un nuovo alfabeto elaborato a partire da quello greco, il "glagolitico" detto poi, proprio da san Cirillo, [[cirillico]].
 
La grande offensiva araba che investì il Mezzogiorno d'Italia nel corso dell'VIII e del [[IX secolo]] ebbe come protagonista la dinastia degli [[emiri]] [[aghlabidi]]. Questi ultimi si erano affermati a partire dall'800 in quella regione chiamata dagli Arabi [[Ifriqiya|Ifrīqiya]] e costituita in pratica dalla [[Tunisia]], da parte dell'[[Algeria]] occidentale e da piccole parti della [[Cirenaica]].<ref name="car185">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 185}}.</ref> La penetrazione araba in [[Sicilia]] ebbe inizio nell'827, forse sfruttando la fragilità e i dissidi interni tra i bizantini, ma la campagna si rivelò lunga e tortuosa.<ref name="car185"/> Se [[Palermo]] era stata espugnata nell'831, [[Siracusa]] cedette soltanto nell'878 così un emirato che, nell'899, diventò di fatto autonomo per quasi un secolo dal potere dei [[Fatimidi]] che, nel frattempo, avevano sostituito in Ifrīqiya gli [[Aghlabidi]].<ref name="car186">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 186}}.</ref>
Nell'[[865]] il ''[[khan]]'' bulgari, [[Boris I di Bulgaria]], accettò di essere battezzato e venne fondata la Chiesa bulgara, assoggettata al [[patriarca di Costantinopoli]], ma che sviluppò anche delle proprie caratteristiche nazionali. Boris assunse allora il titolo di "imperatore subordinato", cioè ''caesar'' (contratto secondo la loro lingua in ''czar'', cioè [[zar]]), a sottolineare la sua volontà di entrare nella compagine imperiale.
 
Mediante una lenta conquista, prolungatasi per tutto il secolo e completata nel 902 con la caduta di [[Taormina]], gli [[Arabi|Arabo]]-[[Berberi]] d'[[Ifriqiya|Ifrīqiya]] si insediarono stabilmente in Sicilia,<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 189}}.</ref> sostenuti con una consistente immigrazione dal Nordafrica e da una riuscita opera di islamizzazione delle popolazioni isolane, soprattutto nella zona occidentale dell'isola. Maggioritario rimase comunque l'elemento latino e greco; non si deve poi trascurare il ruolo delle comunità ebraiche, che abbandonarono l'isola solo molti secoli dopo, per disposizione spagnola. Nel resto del Mezzogiorno, con l'eccezione dell'emirato di [[Bari]], peraltro mai orientatosi verso la costruzione di un dominio regionale, e di quello di [[Taranto]], in [[Puglia]] e in [[Campania]], la presenza araba ebbe il significato solo di un'espansione al fine di realizzare bottino.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 187, 189-190}}.</ref> Per questo i musulmani, peraltro talvolta chiamati nel ruolo di mercenari da alcuni signori, come nel caso di [[Adelchi di Benevento]], talora dettero vita a insediamenti stabili funzionali a ospitare basi e a sostenere campagne nell'entroterra e sui mari (in particolare, si ricordino gli avamposti di [[Agropoli]], in Campania o di [[Santa Severina]], in [[Calabria]]).<ref name="Cardini e Montesano, 2019" /> Non migliore fortuna ebbero i tentativi di espansione islamica verso la Calabria sul finire dell'[[VIII secolo]].<ref>{{cita|Montanari, 2002|p. 83}}.</ref><ref>{{cita|Golinelli, 2004|p. 91}}.</ref>
=== Verso lo [[scisma d'Oriente]] ===
Contemporaneamente alla Chiesa greca si muoveva però anche quella latina, che sotto l'egida [[Carlo Magno]] e dei [[carolingi]] cercava di emulare l'altra. Le due Chiese erano ancora sostanzialemnte concordi sui grandi temi teologici stabiliti dai concili, ma iniziavano ormai a differire sul piano liturgico e disciplinare. Ai dissapori sullo [[scisma dei tre capitoli]] di epoca giustinianea, dell'eresia iconoclasta e della competizione proselitica, si aggiunsero le incomprensioni in seguito all'incoronazione papale di [[Carlo Magno]] "imperatore".
 
Il dominio arabo sulla Sicilia ebbe termine nel 1091 per opera dei [[Normanni]]. Il periodo della dominazione araba ebbe influssi positivi sull'isola sia in campo economico (introduzione di forme di [[agricoltura]] più avanzate con l'eliminazione del precedente latifondo e miglioramento della produttività che contribuì a dare un forte impulso ai già attivi commerci), sia in quello culturale (Palermo conobbe una splendida fioritura artistica e fu ricordata come la principale città islamica del [[Maghreb]], dopo [[Cordova]], per il suo alto numero di moschee, di bagni pubblici ''[[hammam|hammām]]'' e di istituzioni scolastiche).<ref>{{cita|Montanari, 2002|pp. 104-105}}.</ref><ref>{{cita|Golinelli, 2004|pp. 125-126}}.</ref>
Nell'[[867]] il patriarca di Costantinopoli [[Fozio]] iniziò uno scisma per le accuse al papa di aver manipolato le conclusioni del [[concilio di Nicea]] del [[325]], aggiungendo al ''Symbolon'' (il nostro [[Credo (liturgia)|Credo]]), la formula che lo [[Spirito Santo]] procede oltre che dal Padre anche dal Figlio (la questione del ''"[[Filioque]]"''). Fozio fu scomunicato da [[Papa Niccolò I|Niccolò I]] e poi, reinsediatosi, di nuovo da [[Papa Giovanni VIII|Giovanni VIII]] ([[881]]), finché il ''[[basileus]]'' [[Leone VI di Bisanzio]] non lo depose nell'[[886]]. Il contenzioso di Fozio lasciò un profondo segno nel contenzioso tra le due sedi patriarcali. Ulteriori dissapori si sommarono quando [[Ottone I]] rinnovò il titolo imperiale nell'incoronazione papale, irritando il "legittimo" imperatore bizantino, anche se allora si cercò di rimediare col matrimonio tra la principessa bizantina [[Teofano del Sacro Romano Impero|Teofane]] e il figlio di Ottone, [[Ottone II]]. Il vero e proprio scisma si consumò nell'XI secolo e, nonostante i tentativi per rimediarvi nel XV secolo, è tuttora uno dei grandi problemi tra [[Chiesa cattolica]] e [[Chiesa ortodossa|ortodossa]].
 
=== La dinastiarottura macedonedell'unità islamica ===
[[File:Mosquee al-akim le caire 1.jpg|thumb|[[Moschea]] fatimide di [[al-Hakim]], [[Il Cairo]]]]
Sul trono di Bisanzio, dopo quella isaurica, prese il potere la [[dinastia macedone]], originaria della [[Makedonia (thema)|Macedonia]] che era il nord dell'[[impero bizantino]]. Dopo varie lotte e incertezze prese il potere [[Basilio I]] "il Macedone", che inaugurò una nuova politica più fortemente accentrata. Lui e il suo successore [[Leone VI di Bisanzio|Leone VI]] aggiornarono il diritto giustinianeo con nuove leggi, una riforma della burocrazia e affrontarono i temi teologici sollevati dal turbolento [[Fozio]]. Essi cercarono di ristabilire il controllo in Italia meridionale, ma persero definitivamente la Sicilia. I macedoni monopolizzavano le cariche pubbliche e le rendite fondiarie a danno dei piccoli latifondisti, arrivando, nel corso del X secolo, a una bipolarizzazione tra i pochi grandi latifondisti aristocratici e la massa di piccoli agricoltori impoveriti e pesantemente tassati. Tutti i governatori dei 32 distretti dell'impero dovevano risiedere a Costantinopoli, dove si accentrava ormai la costosa e rapace compagine imperiale, da dove partivano tutti i processi decisionali dell'impero. Venne potenziato l'esercito per controllare i confini dove minacciavano i Musulmani, i Bulgari e i principi di Kiev, che vedevano Costantinopoli come un faro di civiltà, ma anche come una ricchissima preda.
 
Da [[al-Mansur|al-Mansūr]] ad [[al-Mutawakkil]] il califfato conobbe la sua epoca d'oro, con un impero vastissimo che toccava da una parte l'[[Oceano Atlantico|Atlantico]] e dall'altra penetrava nel sub-continente [[india]]no. L'eccessiva ampiezza fece lentamente esaurire le spinte verso l'esterno, che conobbero un arresto nel terzo decennio dell'VIII secolo. Gli [[Omayyadi]] avevano trasformato le conquiste in un impero ereditario, con un'amministrazione fiscale sempre più preoccupata a drenare risorse per forze armate pletoriche e relativamente efficienti e disciplinate. Grandi preoccupazioni causavano gli [[sciiti]] e i [[kharigiti]], quando nacque un forte contrasto tra la dinastia al potere e la famiglia degli [[abbasidi]], che sconfissero l'ultimo califfo omayyade in una grande battaglia nel 750. Nel 762 il nuovo califfo [[al-Mansur]] inaugurava una nuova epoca con una capitale appositamente fondata, [[Baghdad]], sul fiume [[Tigri]]. La scelta spostava notevolmente il baricentro dell'impero verso est ed era un'aperta rivalsa contro la corte degli omayyadi, troppo ispirata a Bisanzio. Un membro della casa omayyade però riuscì a fuggire nella [[Penisola iberica]] e a fondare il nuovo [[Emiro|emirato]] di [[al-Andalus]], con capitale [[Cordova]], che riuscì a imporre la propria egemonia su buona parte della Penisola, tanto che nel 929 ‘[[Abd al-Rahman III]] assunse il titolo di [[califfo]].<ref>{{cita|Montanari, 2006|pp. 54-55}}.</ref><ref name=G66>{{cita|Golinelli, 2004|p. 66}}.</ref>
I successivi imperatori furono totalmente assorbiti dalle lotte contro i nemici esterni, come [[Niceforo II Foca]], che riconquistò [[Creta]] e [[Aleppo]] tra il [[961]] e il [[962]], [[Cipro]], la [[Cilicia]] e la Siria settentrionale con Antiochia, venendo poi incoronato per acclamazione. [[Basilio II di Bisanzio|Basilio II]] cercò di contenere l'aristocrazia, colpendo duramente chi creava problemi, lottò contro i Musulmani e soprattutto contro i Bulgari, vincendo lo ''czar'' [[Samuele di Bulgaria|Samuele]] e guadagnandosi l'appellativo di "Ammazzabulgari" (''Bulgaroctonos'').
 
L'enorme dilatazione del califfato e la sempre minor efficienza dell'amministrazione favorirono rivendicazionismi nazionali e, dopo l'autonomia di governo riconosciuta dagli Abbasidi ad [[Aghlabidi]] e [[Tahiridi]], si ebbero le prime esperienze indipendentistiche, prima delle quali fu quella dei [[Storia dell'Egitto tulunide|Tulunidi]] in [[Egitto]] e [[Siria]]. Si formarono così, con l'andare del tempo, [[Emiro|emirati]] e [[sultano|sultanati]] indipendenti, non di rado in lotta fra loro. Tutto ciò moltiplicò le corti dando nuovo respiro all'economia (in grado ora d'investire sul posto e di non essere costretta ad arricchire il solo centro dell'impero), oltre che alla scienza e alle attività culturali, in genere grazie a una vivace committenza da parte dei vari sovrani. Si ebbe così l'autonomia della [[Tunisia]], sotto gli [[Aghlabidi]] di [[Qayrawan]] (inizio del IX secolo), e quella dell'[[Egitto]], con le dinastie dei [[Storia dell'Egitto tulunide|Tulunidi]] (868-905), [[Storia dell'Egitto ikhshidide|Ikhshididi]] (935-969) e [[Fatimidi]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 191}}.</ref> Questi ultimi, dichiaratisi discendenti della figlia di Maometto, [[Fāṭima bint Muhammad|Fātima]], conquistarono l'Egitto nel 969 muovendosi dall'[[Algeria]], fondando una nuova capitale chiamata [[Il Cairo]] e proclamando un califfato sciita che sarebbe durato fino al 1171.<ref name=G66/> Gli [[Ziridi]] poi, già sottomessi ai Fatimidi, si impose nell'area [[Ifriqiya|dell'attuale Tunisia]], Tripolitania e algerina orientale dal 972 al 1167.
== Nascita ed espansione dell'[[Islam]] ==
{{vedi anche|Arabi|Storia dei popoli islamici}}
Nel [[VI secolo]], la [[Penisola arabica]] era abitata, nelle sue aree centrali e settentrionali, da tribù nomadi indipendenti mentre in quelle meridionali erano attive, sotto il nome di [[Himyar]]iti (i latini ''homerites''), gli eredi dei grandi regni [[sabei]], del [[Hadramawt]], del [[Qataban]], di [[Awsan]] e dei [[Minei]], tutte culture sedentarie estremamente progredite nelle conoscenze idrauliche e assai attive fin dal secondo millennio a.C. nel commercio dei cosiddetti "aromata", fra cui il famoso [[incenso]], assai richiesti in area [[Mar Mediterraneo|mediterranea]], [[Mesopotamia|mesopotamica]] e [[iran]]ica.
 
Sebbene poi gli altri musulmani rispettassero la formale sudditanza alla dinastia sunnita di Baghdad, ormai il processo di frammentazione era inarrestabile e vide il fiorire di alcune dinastie locali che spesso diedero vita a splendide culture: la dinastia degli [[Hamdanidi]] tra [[Aleppo]] e [[Mosul]] (890-1003), la dinastia dei [[Tahiridi]] e [[Samanidi]] in un immenso territorio in Asia centrale con capitale a [[Bukhara]] (819-999), o i [[Buwayhidi]] in [[Iran]] (932-1055), che arrivò a governare Baghdad e il territorio tra [[Siria]] meridionale, [[Giordania]] e [[Iraq]]. Alla fine del [[IX secolo]] vennero alla luce anche delle eresie, quali quella degli estremisti [[Sciismo|sciiti]]-[[Ismailismo|ismailiti]], detti [[Carmati]], nel [[Bahrein]], che rese necessario il taglio delle rotte commerciali nel [[Golfo Persico]] dirottate nel [[Mar Rosso]] e nel [[Corno d'Africa]].
I [[beduini]], abitanti della steppe arabe, erano invece dediti al piccolo e grande nomadismo a causa del loro speciale modo di sussistenza che si basava strettamente sull'allevamento di [[ovini]] e di [[dromedario|dromedari]] e sull'assalto di altri gruppi nomadi e delle carovane dei mercanti. Erano [[politeismo|politeisti]] e il santuario di [[La Mecca|Mecca]] era forse il più importante centro di incontro sia religioso sia commerciale, quanto meno nella regione del [[Hijaz|Hijāz]].
 
== La nascita dell'Occidente latino ==
=== Maometto ([[570]]-[[632]]) ===
Il riconoscimento formale da parte dell'imperatore di Bisanzio e il titolo di ''patricius purpureus'' erano ritenuti importanti dai germanici, in quanto consentivano al re "barbaro" di legittimare il possesso delle terre di cui si era appropriato con la conquista e, soprattutto, di istituire una dinastia che si incaricasse di amministrare questi possessi.<ref name="car39" /> Ciò risulta maggiormente evidente nel caso del regno franco dei [[merovingi]] e nel regno dei [[longobardi]]: il re iniziò ad assumere importanza, oltre che come guida degli uomini liberi dell'esercito-popolo, anche in quanto più importante possessore fondiario, comportando, di fatto una patrimonializzazione della propria carica militare.<ref name="vit46"/>
{{vedi anche|Maometto}}
[[File:Siyer-i Nebi 151b.jpg|thumb|200px|Maometto alla Ka‘ba, miniatura ottomana del 1545 circa]]
All'inizio del [[VII secolo]], [[Maometto]] riuscì a fare degli arabi una nazione, fondando uno Stato teocratico.
 
Un altro elemento di novità consisté nello sviluppo di un regime di tipo [[Corte (Medioevo)|curtense]]. Innanzitutto è importante osservare che, in seguito allo stanziamento nelle terre conquistate, i capi militari acquisirono almeno due terzi delle terre dell'aristocrazia romana. Nella società germanica, peraltro, iniziò la rottura di una organizzazione sociale teoricamente egualitaria, in cui tutti gli uomini che possono combattere sono liberi: i possessori romani e i nuovi possessori germanici formarono un'aristocrazia fondiaria dai contorni sempre più definiti (a partire soprattutto dal [[VII secolo]]), mentre alla popolazione romana già inquadrata nelle ville, legata al padrone da regime colonico, si aggiungevano elementi germanici di rango più basso.<ref>{{cita|Vitolo, 2000|p. 116}}.</ref> Pertanto, la fusione ci fu su due livelli, delle aristocrazie e delle popolazioni rurali, inquadrati nelle ''curtes''. La conseguenza maggiore fu la difficoltà dei capi militari nella tutela dell'ordinamento tradizionale contro una giustizia che il possessore fondiario applicava in modo autonomo, senza ricorrere all'assemblea dei liberi e alla guida della comunità: spesso ricorreva all'[[impiccagione]] o ad altre forme di giustizia diretta, senza tener conto delle forme di giustizia consuetudinaria.
La tradizione islamica vuole che Maometto fosse nato il [[20 aprile]] [[570]] alla Mecca, da un'importante famiglia cittadina. Dopo la morte del padre fu allevato dalla madre [[Amina bint Wahb]] e, alla morte di costei, dal nonno paterno [[Abd al-Muttalib|‘Abd al-Muttalib]], per essere affidato alla morte anche di questi alla tutela dello zio paterno [[Abu Talib|Abū Ṭālib]]. Nel [[595]] sposò una ricca e colta vedova, [[Khadija bint Khuwaylid|Khadīja]], di circa 15 anni più anziana di lui e titolare di un'impresa carovaniera nella quale Maometto era stato a lungo procuratore. Dopo il matrimonio, che migliorò notevolmente la sua situazione, Maometto svolse il mestiere di mercante. Già entrato in contatto con la comunità ebraica [[Medina|medinese]] e conosciuti gli esponenti della più rarefatta presenza cristiana nell'area non c'è dubbio che delle due grandi religioni egli abbia conosciuto i principali assunti teorici, anche se è impossibile quantificarne gli apporti, a dispetto di quanti vogliono negare una sua originalità all'Islam per il quale, tra l'altro, è impossibile negare il contributo anche sud-arabico e [[Mazdeismo|mazdeo]]. Quasi sicuramente, durante un suo viaggio, era entrato in contatto con cristiani [[monofisiti]] in [[Siria]]<ref>Cardini-Montesano, ''op. cit.'', pag. 104.</ref>.
 
In seguito alla divisione dell'[[Impero carolingio]] e, in particolare, alle invasioni di [[Magiari|Ungari]], [[Arabi]], [[Normanni]] nel [[IX secolo|IX]]-[[X secolo]], le cariche militari tradizionali, in particolare il re, cessarono sostanzialmente di esistere nella forma propria dell'ordinamento germanico. Il potere pubblico, a causa della incapacità del re di convocare il popolo in battaglia contro i nuovi invasori, e a causa della incapacità delle autorità tradizionali di difesa delle comunità minacciate, andò frazionandosi nelle mani dei signori fondiari più intraprendenti, che si appropriarono dei titoli della tradizione germanica, dinastizzandoli, per conferire legittimità alla propria autorità.
La predicazione di Maometto iniziò nel mese di [[Ramadan]] del [[610]], quando, secondo la tradizione tramandata dal [[Corano]], sul [[Monte Hira]], nei pressi di Mecca, al Profeta apparve l'[[Arcangelo Gabriele]] che gli parlò inculcandogli la Rivelazione musulmana. Seguirono numerose altre visioni, ritiri spirituali, voci che gli parlavano. Inizialmente Maometto confidò queste esperienze solo a pochi intimi, tra i quali il cugino [[Ali ibn Abi Talib|Alì]] e i congiunti [[Othman|ʿUthmān b. ʿAffān]] e [[Abu Bakr]], mentre solo verso la fine del decennio successivo iniziò a predicare in pubblico una rivelazione monoteistica. Egli predicava un Dio unico "[[Allah]]" (parola araba che deriva dalla radice <'-l-h>, "divinità"), per il quale era l'Inviato (''rasūl'') per concludere il messaggio, perfezionandolo, già annunciato nella Bibbia. Le caratteristiche della sua predicazione erano un duro tono apocalittico e una ferma condanna del [[politeismo]] che, con i pellegrinaggi alla [[Ka'ba|Kaʿba]], era una delle attività più remunerative a [[Mecca]].
 
=== Italia ===
Il [[16 luglio]] [[622]] Maometto e una trentina circa di seguaci, sempre più invisi ai potenti concittadini, si defilarono dalla città e si rifugiarono a [[Yathrib]] (poi chiamata [[Medina]]). Fu la vera e propria [[Egira]] del [[622]] che segnò l'inizio dell'epoca musulmana grazie alla positiva accoglienza della sua predicazione nella città. Nel [[624]] Maometto, scese in campo contro La Mecca con una serie di guerre con alterne vicende. Nel 630 finalmente Maometto, la cui autorità era ormai indiscussa, entrò alla Mecca senza colpo ferire. Sbaragliati gli ultimi [[Quraysh|coreisciti]], all'età di quasi 60 anni si dedicò, coronato il suo sogno primario, all'espansione della fede islamica nelle terre dei nomadi e semi-nomadi vale a dire l'intero Ḥiǧāz. Egli accettò comunque il compromesso di mantenere il santuario della [[Kaaba|Kaʿba]], integrandolo nella spiritualità islamica. Morì a [[Medina]] nel [[632]].
{{vedi anche|Longobardi|Regno longobardo}}
[[File:Croce nastriforme, vii secolo, 10 cm, verona, museo di castel vecchio.jpg|thumb|Croce nastriforme, VII secolo, 10 cm, [[Verona]], [[Museo di Castelvecchio]]]]
 
I [[Longobardi]] erano una popolazione dalle origini incerte; finirono per stanziarsi in [[Pannonia]], da dove partirono per scendere in Italia, al tempo devastata dalla sanguinosa [[guerra gotica (535-553)|guerra gotica]] e quindi meno pronta a difendersi da un'invasione.<ref>{{cita|Rovagnati, 2003|p. 30}}.</ref>
La fortuna della predicazione di Maometto fu l'accoglienza positiva che ricevette da tutte le tribù beduine, riuscendo a dare ad esse un credo e un'identità comune e sottraendole alla spirale di vendette tribali che protraevano una guerra continua (che si mitigò, ma restò comunque endemicamente presente essendo strettamente collegata alla vita [[nomadi]]ca, alla razzia delle greggi, al possesso dei pozzi, ecc.). I beduini offrirono alla causa islamica tutta la loro fedeltà, il senso dell'onore, la straordinaria audacia guerriera e la frugalità che permisero nel giro di pochi decenni di conquistare un vero e proprio impero. Da un lato si veniva a nobilitare la pratica diffusa della [[razzia]] (che per i beduini era un diritto, un titolo di vanto e di sostentamento), dall'altro essa si accostava ad una delle norme basilari della nuova religione, il ''[[jihad]]'' ("sforzo nella direzione gradita a Dio"), che aveva come fine non tanto la conversione, ma l'assoggettamento degli infedeli, tramite il riconoscimento della superiorità araba e il pagamento di un [[tributo]].
 
Il loro arrivo ruppe la fragile pace imposta dalla vittoria di Giustiniano; il nuovo popolo si stabilì in diverse parti d'Italia, principalmente nel [[Italia settentrionale|settentrione]] ma anche nel centro (in Toscana e nei territori del [[ducato di Spoleto]]) e nel sud (dove fondarono il [[ducato di Benevento]]).<ref>{{cita|Jarnut, 2002|p. 34}}.</ref> Animati da spirito di conquista e distruzione, essi non si comportarono da ''foederati'', ma si dettero anche a massacri prima di ingentilirsi gradualmente verso la fine del [[VI secolo]], quando iniziarono anche a convertirsi dall'[[arianesimo]] al [[Credo niceno]] della Chiesa di Roma. La capitale longobarda era [[Pavia]], dove risiedeva il re, mentre il territorio era amministrato da una trentina di duchi. In ciascun ducato un [[gastaldo]] si occupava degli interessi del re, mentre l'aristocrazia era composta da una classe di guerrieri e proprietari terrieri detti [[arimanni]].<ref>{{cita|Jarnut, 2002|pp. 24-26, 44}}.</ref><ref>{{cita|Barni, 1974|pp. 79-83}}.</ref>
=== I seguaci di Maometto ===
Intanto, a Medina, in un'improvvisata riunione, si decisero i destini politici della ''[[Umma]]'' (la comunità islamica), identificando il primo successore di Maometto e "luogotenente" di Dio in terra: il [[califfo]]. Egli non era un "re": il re era sempre Dio, che guidava il popolo dei credenti. Il califfo ne era solo il [[vicario]] sulla terra.
 
[[Clefi]], succeduto ad [[Alboino]], primo re in Italia, impose un durissimo trattamento dei latini.<ref>{{cita|Barni, 1974|pp. 38-43}}.</ref><ref name="car48">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 48}}.</ref> Dopo un decennio di lotte tra i duchi (il cosiddetto [[periodo dei Duchi]]) venne nominato re [[Autari]] (584-590), quindi [[Agilulfo]] (590-615), che sposò [[Teodolinda]], la vedova di Autari, la quale ebbe un ruolo centrale nel processo di conversione del suo popolo, anche per la sua amicizia con il [[papa Gregorio I]]. Non tutti i duchi accettarono il nuovo credo e la sua applicazione fu lunga.<ref name="car48"/><ref>{{cita|Barni, 1974|pp. 55-71}}.</ref> Con l'[[editto di Rotari]] venne messo per iscritto (in [[lingua latina|latino]]) il ''corpus'' di leggi longobarde, spesso mutuate da leggi germaniche modificate. Per esempio la ''[[fehde]]'' (la [[faida]]), ovvero la vendetta, fu sostituita da una compensazione in denaro.<ref>{{cita|Barni, 1974|pp. 73-98}}.</ref><ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 48-49}}.</ref> La definitiva conversione avvenne attorno alla metà del [[VII secolo]], quando ormai la [[società longobarda]] era profondamente mutata rispetto alle sue origini.<ref>{{cita|Barni, 1974|pp. 98-118}}.</ref>
Già per disposizione del primo califfo, [[Abu Bakr|Abū Bakr]], ma assai più per volontà del terzo califfo [[Uthman ibn Affan|ʿUthmān b. ʿAffān]], furono raccolte le tradizioni orali e i pochissimi appunti scritti relativi al [[Corano]], il libro sacro dell'[[Islam]], ma anche la sua legge, perché nello Stato islamico la [[sovranità]] appartiene a [[Dio]]. Maometto era riuscito con la sua predicazione a dare unità alle tribù beduine indirizzando verso l'esterno la guerra violenta che in genere essi esercitavano tra di loro stessi. Il ''[[jihad|jihād]]'', lo "sforzo per Dio", impropriamente tradotto come guerra santa, che viene invocato ogni volta che l<nowiki>'</nowiki>''[[Umma]]'', la comunità musulmana, si trova minacciata nell'esistenza, la libertà e la sicurezza. Per il Corano esiste un "piccolo" ''jihād'' verso un nemico esterno e un "grande" ''jihād'' verso i nemici interni, intesi come il peccato, le proprie debolezze e contraddizioni.
 
Tuttavia i longobardi non riuscirono a sottomettere l'intera Italia: rimasero in mano bizantina l'Esarcato (ovvero l'attuale [[Romagna]]), la laguna veneta, la [[Pentapoli bizantina|pentapoli]], la valle del Tevere e il Lazio, la Puglia e la Calabria. Gli stessi ducati longobardi del meridione (la ''[[Langobardia Minor]]'') erano separati fisicamente dal potere regio di Pavia dal [[Corridoio Bizantino|Ducato di Perugia]].<ref>Giovanni Tabacco, ''Alto Medioevo'', in {{cita|Tabacco e Merlo, 1981|p. 89}}.</ref> Nel frattempo, la [[Venezia marittima]], abbandonata di fatto dai bizantini, stava iniziando a percorrere strade autonome che la porteranno a formare in futuro la [[Repubblica di Venezia]].<ref>{{Cita|Ortalli}}.</ref>
=== L'espansione islamica ===
{{vedi anche|espansione islamica}}
[[File:Map of expansion of Caliphate.svg|350px|thumb|right|Espansione dall'Islam tra VII e VIII secolo {{legenda|#a1584e|Espansione sotto [[Maometto]], 622-632}} {{legenda|#ef9070|Espansione durante il [[califfato elettivo]], 632-661}} {{legenda|#fad07d|Espansione durante il califfato [[omayyade]], 661-750}}]]
Per un trentennio il califfato fu elettivo, prima di diventare ereditario con la dinastia degli [[Omayyadi]] che trasferirono nel [[661]] la capitale da [[Medina]] a [[Damasco]]. I successori politici di Maometto, i califfi, avviarono una fortunata e rapida espansione territoriale, che seppe sfruttare le debolezze dei due colossi dell'[[Impero bizantino]] e [[impero persiano|persiano]] [[sasanide]], i quali guardavano ai beduini come a una minaccia tradizionalmente innocua.
 
=== Isole britanniche ===
Nel [[637]] veniva conquistata [[Ctesifonte]] e l'impero persiano, che per un millennio era stato una delle più allarmanti preoccupazione per l'[[Impero romano]], fu cancellato come neve al sole entro il [[645]] circa. All'impero bizantino vennero strappare le ricchissime e popolose regioni della [[Siria]], [[Palestina]] ([[633]]-[[640]]) ed [[Egitto]] ([[639]]-[[646]]). Dall'Egitto si proseguì fino alla [[Nubia]], a sud, ed alla [[Tripolitania]], ad ovest. Con la conquista del litorale del mediterraneo sud-orientale gli Arabi ottennero la capacità di creare presto una flotta con ottimi marinai. Nel [[655]] la battaglia navale lungo le coste della [[Licia (regione storica)|Licia]] ruppe la tradizionale supremazia bizantina in mare, con una disastrosa sconfitta delle 500 navi capitanate dallo stesso ''basileus'' [[Costante II di Bisanzio|Costante II]].
[[File:British isles 802.jpg|miniatura|Le [[Isole britanniche]] ai tempi dell'[[eptarchia]]]]
 
La [[Britannia postromana|Britannia]], abbandonata dall'impero romano, fu invasa nel [[V secolo]] da [[Juti]], [[Angli]] e [[Sassoni]] e [[cristianizzazione dei Germani|cristianizzata]] tra il V e il [[VI secolo]]. Il nord ([[Scozia]]), l'ovest ([[Galles]], che fu cristianizzato nel VI secolo) e sud-ovest ([[Cornovaglia]]) rimasero occupati dai [[Celti]]. I vari regni apparivano spesso in conflitto tra di loro, soggetti a guerre, scissioni e accorpamenti. Una situazione di maggior stallo si determinò nel [[VII secolo|VII]]-[[VIII secolo]], quando emerse una situazione poi chiamata ''[[eptarchia]]'', cioè dei sette regni: tre angli a est ([[Northumbria]], [[Mercia]], [[Anglia orientale]]) e quattro sassoni ([[Wessex]], [[Sussex]], [[Essex]] e [[Kent]]). Dopo un breve predominio del Kent, prevalse la Northumbria e, successivamente, la Mercia.
La conquista tanto rapida di aree vaste e popolose fu sicuramente dovuta anche alla stanchezza delle popolazioni locali verso il duro e rapace dominio bizantino: gli [[Arabi]] infatti offrivano paradossalmente una maggiore libertà religiosa ai cristiani "eretici" (dominavano in queste zone infatti le eresie [[monofisita]] e [[nestoriana]], duramente avversate da Bisanzio) e richiedevano il pagamento di un tributo che era decisamente più sopportabile della tassazione imperiale.
 
A livello religioso, nel VII secolo il prestigio dell'[[abbazia di Iona]] faceva propendere per l'egemonia sulle isole britanniche della [[Chiesa irlandese]], diversa da quella di Roma per varie caratteristiche [[liturgia|liturgiche]], disciplinari e culturali.<ref>{{cita|Montanari, 2002|pp. 27-28}}.</ref> Fu [[Papa Gregorio I|Gregorio I]] a inviare dei monaci [[benedettini]] che ricollegassero il cristianesimo irlandese a quello romano, in quella che già si poteva chiamare "[[Gran Bretagna]]" (la [[Bretagna]] francese era ormai un'entità a sé, dopo la migrazione celtica V secolo. Il più famoso di questi monaci fu [[Agostino di Canterbury|Agostino]], che organizzò le diocesi tra Angli e Juti diventandone [[primate (ecclesiastico)|primate]] e insediandosi a [[Canterbury]]. Col [[sinodo di Whitby]] del 663, la Chiesa britannica completò il processo di fondazione e sottomissione a quella di Roma, organizzandosi gerarchicamente attorno all'[[arcivescovo di Canterbury]]. La grande stagione culturale dell'epoca culminò con la figura di [[Beda il Venerabile]].
Una prima crisi dell'[[Islam]] si ebbe tra il [[656]] e il [[661]] quando [[ʿAlī ibn Abī Tālib]], cugino e genero di Maometto, insorse contro il califfo [[Othman|ʿUthmān]], fondatore della dinastia [[Omayyadi|omayyade]]. Entrambi vennero poco tempo dopo assassinati e dai loro seguaci si instaurò la frattura tra [[sunniti]] (che riconoscono la ''[[Sunna]]'', ossia gli scritti con detti e fatti del Profeta) e gli [[sciiti]] (che riconoscono una ''Sunna'' diversa quanto a trasmettitori delle tradizioni e che non riconoscono l'autorità califfale dopo quella di ʿAlī ibn Abī Tālib, legittimo successore di Maometto). Tra gli sciiti si ebbe un ulteriore scisma con la formazione del gruppo dei [[kharigiti]], che sostenevano il principio radicale secondo il quale qualsiasi fedele può ricoprire la carica di califfo. Furono i sunniti ad avere la meglio, ed essi fondarono un califfato ereditario spostando la capitale da [[Medina]] a [[Damasco]] nel [[661]].
 
==== Inghilterra ====
Durante l'epoca omayyade si continuarono le conquiste: in Oriente si arrivò fino all'[[Indo Kush]] ed al [[lago di Aral]] con la conquista di [[Kabul]] e [[Samarcanda]]; in Occidente venne conquistata tutta l'Africa del Nord (il [[Maghreb]], dal [[647]] al [[663]]) fino alla [[Penisola iberica]]. Entro il [[705]], il "lontano Occidente" del [[Marocco]] era in mano agli arabi e si iniziava il lento e faticoso processo di islamizzazione delle popolazioni [[Berberi|berbere]]. Nel [[711]] i [[musulmani]] misero piede in Spagna, sconfiggendo velocemente i [[Visigoti]] e arrivando entro il [[720]] alla [[Catalogna]] ed alla [[Settimania]] (Gallia meridionale). Anche in questo caso la repentinità della conquista viene spiegata con la complicità della popolazione, in particolare degli [[ebrei]], degli [[arianesimo|ariani]] (i re visigoti si erano da tempo convertiti al cristianesimo "romano") e delle fazioni nemiche alla casa regnante.
{{Vedi anche|Britannia postromana|Inghilterra medievale}}
 
Data la loro relativa vicinanza alla [[Scandinavia]] e alla [[Danimarca]], le isole britanniche soffrirono particolarmente durante la cosiddetta [[epoca vichinga]].<ref name=DeVries15>{{Cita|DeVries, 1999|p. 15}}.</ref> A partire dal 793, quando la prima incursione vichinga conosciuta mise a ferro e fuoco l'[[abbazia di Lindisfarne]], uno dei principali centri religiosi della Britannia, i vari regni anglosassoni furono flagellati dalle costanti razzie dei [[norreni]] e, quando questi si organizzarono per colonizzare le isole, caddero uno dopo l'altro, permettendo lo stabilimento degli Stati vichinghi del [[regno di Jórvík]] e del [[Danelaw]] nel corso del IX secolo.<ref name=DeVries15/><ref name=Davies218>{{Cita|Davies, 1999|p. 218}}.</ref> Durante i primi decenni dell'[[Espansione vichinga|invasione vichinga]], gli anglosassoni non riuscirono ad opporre un'efficace resistenza, soccombendo alla conquista scandinava;<ref name=Davies217>{{Cita|Davies, 1999|p. 217}}.</ref> solo il [[regno del Wessex]] contrastò con successo gli attacchi vichinghi, e dopo le decisive battaglie di [[battaglia di Ashdown|Ashdown]] ed [[battaglia di Ethandun|Ethandun]] negli [[anni 870]]<ref name=DeVries15/> re [[Alfredo il Grande]] costrinse gli invasori ad una tregua e alla spartizione della Britannia in due diverse sfere d'influenza, anglosassone ad occidente e scandinava ad oriente.<ref name=DeVries16>{{Cita|DeVries, 1999|p. 16}}.</ref>
Al [[717]], sul fronte orientale, i musulmani avevano posto l'[[Assedio di Costantinopoli (717)|assedio a Costantinopoli]], ma la distruzione della flotta araba grazie al "[[fuoco greco]]" impedì temporaneamente l'espansione verso la [[Balcani|Penisola balcanica]]. L'importante vittoria di [[Leone III di Bisanzio]] venne ridimensionata in Occidente nella storiografia successiva, perché l'imperatore era un eretico [[iconoclasta]]: il mito di aver fermato gli arabi venne tributato invece a un fatto secondario, la [[battaglia di Poitiers (732)|battaglia di Poitiers]] che ebbe come protagonista [[Carlo Martello]], personaggio del nascente astro della dinastia [[carolingia]].
 
Nel corso del X secolo, il potere vichingo sulle isole britanniche venne progressivamente meno, e i successori di Alfredo il Grande erosero in maniera graduale i domini norreni. Decisiva fu la [[battaglia di Brunanburh]] del 937, dove una grande coalizione composta da scozzesi e norreni fu sconfitta dagli anglosassoni.<ref name=Davies1415>{{Cita|Davies, 1999|pp. 214-215}}.</ref> In seguito al disastro di Brunanburh il potere vichingo si sgretolò velocemente, e il [[regno d'Inghilterra]] fu definitivamente unificato nel 954 dopo le ultime campagne militari di re [[Edredo d'Inghilterra|Edredo]].<ref name=Davies215>{{Cita|Davies, 1999|p. 215}}.</ref> Nonostante la caduta dei principali domini vichinghi, le isole britanniche continuarono ad ospitare una grande popolazione di origini, usi e costumi scandinavi, segnatamente nei gruppi di isole più esterne della [[Scozia]] e in parte delle [[Highlands]] e dell'[[Irlanda (isola)|Irlanda]].<ref name=DeVries16/> Gli attacchi vichinghi contro gli anglosassoni continuarono anche dopo la caduta dei regni scandinavi in Britannia; tuttavia, essi avvenivano perlopiù a scopo politico, poiché i re di [[Danimarca]] e [[regno di Norvegia (872-1397)|Norvegia]] erano variamente imparentati con la dinastia reale anglosassone e vantavano dei reclami al trono d'Inghilterra.<ref>{{Cita|DeVries, 1999|p. 18}}.</ref> A cavallo dell'anno Mille, l'Inghilterra fu quindi caratterizzata da una situazione di forte instabilità politica, culminata nel lungo, ma stagnante, regno del sovrano [[Etelredo II d'Inghilterra|Etelredo II]], che avrebbe gettato le basi per la successiva [[conquista normanna dell'Inghilterra|conquista normanna]] a partire dal 1066.<ref>{{Cita|DeVries, 1999|pp. 18-20}}.</ref> Mentre avvenivano questi eventi, altri vichinghi, più precisamente norvegesi, esplorarono a più riprese l'[[Oceano Glaciale Artico]], sbarcando fra X e XI secolo in [[Islanda]], [[Groenlandia]] e persino in [[Vinlandia]] (il moderno [[Labrador (regione)|Labrador]], in [[Canada]]) e colonizzando ognuna di queste regioni.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 148}}.</ref><ref name=Davies216>{{Cita|Davies, 1999|p. 216}}.</ref>
Tra il [[718]] e il [[730]] i musulmani conquistarono e razziarono la tutta la [[Provenza]] e il bacino del [[Rodano (fiume)|Rodano]]. Nella penisola iberica frattanto però resistettero focolai di resistenza cristiana, dai quali il goto [[Pelagio]] organizzò nel [[720]] il [[principato delle Asturie]], che circa venti anni dopo si trasformò in [[Regno delle Asturie|regno]] con capitale a [[Oviedo]] (fondata nel [[760]]).
 
==== Scozia ====
Secondo una tradizione molto radicata i musulmani vennero fermati con la [[Battaglia di Poitiers (732)|battaglia di Poitiers]] del [[732]] (o [[733]]) dal [[merovingi]]o [[Carlo Martello]]. In realtà tale avvenimento ebbe un mito che probabilmente oltrepassò la sua reale importanza storica, grazie alla propaganda della dinastia [[carolingia]], che si sarebbe affermata da lì a poco. Le razzie infatti non terminarono negli anni successivi e si assistette piuttosto a un graduale esaurirsi della spinta araba che forse era la naturale conclusione del processo di espansione. Nel [[734]] infatti veniva presa [[Avignone]] e contemporaneamente veniva saccheggiata [[Arles]]. Nel [[737]] gli Arabi arrivarono a saccheggiare la [[Borgogna]], dove prelevarono un'enorme quantità di schiavi da portare in Spagna. Carlo Martello era impegnato nelle continue campagne nel sud della Francia, ma i continui doppi giochi di alleanze trasversali e di tradimenti rende impossibile una netta divisione tra i due schieramenti, tanto che ad alcuni franchi i raid musulmani fecero anche comodo, all'interno di una lotta per il potere molto complessa.
{{vedi anche|Scozia nell'Alto Medioevo}}
 
La [[Scozia]] (all'epoca chiamata ''Alba''),<ref>{{Cita|Orr Anderson, 1922|p. cxvi}}.</ref> mai conquistata dall'[[impero romano]], era dominata all'inizio dell'Alto Medioevo in gran parte dal popolo dei [[Pitti (popolo)|Pitti]], suddiviso a sua volta in numerosi regni (i principali erano [[regno dei Gododdin|Gododdin]], [[regno di Bernicia|Bernicia]] e [[regno di Strathclyde|Strathclyde]], mentre la zona della [[regno di Northumbria|Northumbria]] venne presto perduta in favore degli anglosassoni). Inizialmente [[paganesimo|pagani]], a partire dal VI secolo i Pitti furono gradualmente convertiti al cristianesimo da numerosi evangelizzatori, tra i quali san [[Brendano di Clonfert]], san [[Columba di Iona]] e san [[Mungo di Glasgow]].<ref>{{Cita|Orr Anderson, 1922|pp. 16-117}}.</ref><ref name=Davies167>{{Cita|Davies, 1999|p. 167}}.</ref> I frequenti viaggi dei monaci tra Scozia e [[Irlanda (isola)|Irlanda]] riportati nelle loro agiografie suggeriscono uno stretto contatto tra le due regioni, e la Scozia fu infatti soggetta intorno al VI-VII secolo ad una forte immigrazione da parte di genti irlandesi di [[Lingua irlandese|lingua gaelica]], gli [[Scoti]],<ref name=Davies167/> che fondarono il [[regno di Dalriada]] e col tempo presero il sopravvento sui Pitti.<ref name=Davies155>{{Cita|Davies, 1999|p. 155}}.</ref>
Nel [[751]], sul fronte orientale, la [[battaglia di Talas]] segnò la spartizione dell'area altaica tra musulmani e [[Impero cinese]] della [[dinastia Tang]]. l'espansione islamica si andava esaurendo per la fine della spinta e per la stanchezza verso il continuo stato di guerra. Inoltre nei nuovi territori frutto di incursioni (come la Francia) non c'erano le condizioni di insoddisfazione delle popolazioni o di scontri interni che avevano permesso la rapida conquista di Africa e Spagna.
 
Gli scontri tra le popolazioni scozzesi e i vicini meridionali cominciarono fin dall'insediamento di Juti, Angli e Sassoni nel V secolo, ma nel VII furono i Pitti ad essere soggetti al violento espansionismo della germanica Northumbria, che conquistò la parte meridionale della regione e vi fondò la futura capitale [[Edimburgo]].<ref>{{Cita|Davies, 1999|p. 164}}.</ref> Il potere dei Pitti, attaccati a partire dal IX secolo anche dai [[vichinghi]],<ref name=Davies211>{{Cita|Davies, 1999|p. 211}}.</ref> andò sempre più indebolendosi, e ciò favorì una loro graduale assimilazione da parte degli Scoti, il cui sovrano [[Kenneth I di Scozia|Kenneth MacAlpin]] nell'843 stroncò le loro ultime resistenze, divenendo quindi il primo [[sovrani di Scozia|re di Scozia]].<ref name=Davies167/> Vi fu una forte gaelicizzazione della regione, e l'elemento pitto presto si estinse;<ref name=Davies221>{{Cita|Davies, 1999|p. 221}}.</ref> inizialmente poco più che signori locali, col tempo i re di Alba riuscirono ad espandere sempre più i propri domini e a creare un grande potentato stabile.<ref name=Davies221/>
=== L'apporto culturale arabo ===
[[File:Mosque Cordoba.jpg|thumb|right|250px|La [[Grande Moschea di Cordova]] (interno)]]
L'elemento [[Arabi|arabo]]-[[Berberi|berbero]] (ma non dimentichiamo anche la presenza [[persia]]na) portò all'Occidente cristiano nuove conoscenze tecnologico-scientifiche, specie nell'agricoltura, con l'introduzione di non poche piante del tutto sconosciute ([[canna da zucchero]], [[carciofo]], [[Oryza sativa|riso]], [[spinaci]], [[banane]], [[zibibbo]], [[cedri]], [[limone]], [[arancia]] dolce o [[Cotone (botanica)|cotone]], come pure spezie di vario tipo, quali la [[cannella]], i [[chiodi di garofano]], la [[noce moscata]] - ossia di [[Mascate]] - il [[cardamomo]], lo [[zenzero]] e lo [[Crocus sativus|zafferano]]) e anche reintroducendo colture abbandonate dalla fine del cosiddetto periodo classico "antico" (innanzi tutto l'[[Olea europaea|ulivo]] e l'[[albicocco]]). Furono introdotte le tecniche costruttive dei [[mulino|mulini]] ad acqua e a vento, la [[carta]] (di provenienza [[Cina|cinese]]), e tecniche bancarie quali l'[[assegno]] e la [[lettera di cambio]], senza dimenticare il formidabile apporto nella scienza della [[matematica]], quali l'[[algebra]] o la [[trigonometria]], il sistema decimale (elaborato in ambito [[india]]no) o il concetto di [[zero]].
 
Fin dalla sua nascita, il [[regno di Scozia]] dovette difendersi dagli attacchi dei vichinghi,<ref name=Davies2001>{{Cita|Davies, 1999|pp. 200-201}}.</ref> la cui sempre più massiccia presenza nella regione risultò nella fondazione del [[regno delle Isole]], i cui domini comprendevano tutte le isole scozzesi esterne e alcuni salienti nell'entroterra, soprattutto nelle [[Highlands]].<ref name=Davies2001/> L'antica [[abbazia di Iona]], centro del cristianesimo locale, fu ripetutamente attaccata tra il 795 e l'806, venendo infine abbandonata.<ref name=Davies2001/> La presenza scandinava in Scozia rimase ben radicata addirittura fino al [[Tardo Medioevo]] e i conflitti con gli scozzesi si dimostrarono frequenti,<ref name=Davies211/> ma ciò non impedì occasionali alleanze in funzione anti-inglese, come quella conclusa tra re [[Costantino II di Scozia]] e il sovrano vichingo [[Amlaíb mac Gofraid|Olaf Guthfrithsson]], risultata tuttavia sonoramente sconfitta dagli anglosassoni alla [[battaglia di Brunanburh]] del 937.<ref name=Davies1415/> La disfatta di Brunanburh indebolì notevolmente la potenza militare scozzese, tanto che la successiva guerra contro l'Inghilterra fu intrapresa solo un secolo e mezzo più tardi.<ref name=Davies1415/>
I musulmani svilupparono grandemente la [[medicina]], l'[[alchimia]] (genitrice della moderna [[chimica]]) e l'[[astrologia]], con gli annessi studi [[astronomia|astronomici]] (da ricordare l'introduzione dell'[[astrolabio]]). Anche nella filosofia il loro apporto contributivo per l'Europa continentale fu di capitale importanza grazie sia alle traduzioni da essi approntate o da essi commissionate, sia all'interpretazione o reinterpretazione dei grandi filosofi dell'antichità. Vennero nuovamente divulgati o riscoperti non pochi testi di filosofia e di pensiero scientifico prodotti sia in età classica che in età ellenistica. Grazie a tali traduzioni l'Europa occidentale e centrale (che aveva quasi del tutto cancellato il ricordo del retaggio culturale espresso nell'antichità classica in lingua greca) tornò in possesso di opere da tempo trascurate e a rischio di totale oblio.
 
==== Irlanda ====
I musulmani sotto dominazione [[Abbasidi|abbaside]], [[Fatimidi|fatimide]] e [[al-Andalus|andalusi]] crearono biblioteche e strutture d'insegnamento pubbliche che - come nel caso di [[Cordova]] - costituirono di fatto le prime università del Vecchio Continente, alimentate dal sapere della cultura persiana antica, da quella indiana e da quella greca ed ebraica. In Occidente la fama di medici quali [[Avicenna]] e [[Razi|Razī]] divenne duratura, tanto che i loro lavori divennero libri di testo fino al XVIII secolo, mentre di notorietà non minore fruirono gli studi di filosofi quali [[Averroè]] (che di [[Aristotele]] "il gran Comento feo", diceva [[Dante Alighieri]]) e [[Geber]], considerato per secoli anche in ambito cristiano il più grande alchimista.
{{vedi anche|Irlanda medievale}}
 
Anche l'[[Irlanda (isola)|Irlanda]], allora nota come ''Ibernia'', non fu mai conquistata dai Romani, e per questo le notizie su di essa nella [[tarda antichità]] sono particolarmente scarse. La società irlandese del tempo, interamente costituita da tribù [[celti]]che, era [[tribalismo|tribale]] e semi-nomade, e l'isola era governata nominalmente da un [[re supremi d'Irlanda|re supremo]], il cui ruolo era tuttavia maggiormente mistico-cerimoniale che politico.<ref>{{Cita|Davies, 1999|p. 113}}.</ref> Frequenti erano anche le incursioni e le migrazioni verso la [[Gran Bretagna]], tanto che a partire dal V secolo numerosi irlandesi si stabilirono soprattutto in Galles e Scozia, fondando nel primo il [[regno del Dyfed]] e nella seconda il [[regno di Dalriada]], i cui abitanti [[Scoti]] avrebbero finito col prendere il potere nell'intera regione.<ref name=Davies155/> La cristianizzazione dell'Irlanda cominciò attorno al IV secolo e fu completata nel VII, e la sua figura più rappresentativa fu di certo [[san Patrizio]].<ref>{{Cita|Davies, 1999|p. 156}}.</ref> Nella regione si sviluppò quindi una particolare branca religiosa, il [[cristianesimo celtico]], che perdurò ancora per molti secoli.<ref name=Davies167/>
=== La rottura dell'unità islamica ===
[[File:Mosquee al-akim le caire 1.jpg|thumb|250px|[[Moschea]] fatimide di [[al-Hakim]], Il Cairo]]
Da [[al-Mansur|al-Mansūr]] ad [[al-Mutawakkil]] il califfato conobbe la sua epoca d'oro, con un impero vastissimo che toccava da una parte l'[[Oceano Atlantico|Atlantico]] e dall'altra penetrava nel sub-continente [[india]]no. L'eccessiva ampiezza fece lentamente esaurire le spinte verso l'esterno, che conobbero un arresto nel terzo decennio dell'VIII secolo.
 
Anche l'Irlanda soffrì le incursioni dei vichinghi, che a partire dal IX secolo stabilirono numerose colonie lungo la costa, tra cui [[Dublino]].<ref name=Davies2001/> Irlandesi e norreni lottarono lungamente, finché la minaccia vichinga permise agli isolani di coalizzarsi sotto il re supremo [[Brian Boru]], il quale sconfisse definitivamente i vichinghi alla [[battaglia di Clontarf]] nel 1014.<ref name=Davies216/>
Gli [[Omayyadi]] avevano trasformato le conquiste in un impero ereditario, con un'amministrazione fiscale sempre più preoccupata a drenare risorse per forze armate pletoriche e relativamente efficienti e disciplinate. Grande preoccupazioni causavano gli [[sciiti]] e i [[kharigiti]], quando nacque un forte contrasto tra la dinastia al potere e la famiglia degli [[abbasidi]], che sconfissero l'ultimo califfo omayyade in una grande battaglia nel [[750]]. Nel [[762]] il nuovo califfo [[al-Mansur]] inaugurava una nuova epoca con una capitale appositamente fondata, [[Baghdad]] sul [[Tigri]]. La scelta spostava notevolmente il baricentro dell'impero verso est ed era un'aperta rivalsa contro la corte degli omayyadi, troppo ispirata a Bisanzio. Un membro della casa omayyade però riuscì a fuggire nella [[Penisola iberica]] e a fondare il nuovo [[Emiro|emirato]] di [[al-Andalus]], con capitale [[Cordova]], che riuscì a imporre la propria egemonia su buona parte della Penisola, tanto che nel [[929]] [[Abd al-Rahman III|‘Abd al-Rahman III]] assunse il titolo di [[califfo]].
 
==== Galles ====
L'enorme dilatazione del califfato e la sempre minor efficienza dell'amministrazione favorirono rivendicazionismi nazionali e, dopo l'autonomia di governo riconosciuta dagli Abbasidi ad [[Aghlabidi]] e [[Tahiridi]], si ebbero le prime esperienze indipendentistiche, prima delle quali fu quella dei [[Storia dell'Egitto tulunide|Tulunidi]] in [[Egitto]] e [[Siria]]. Si formarono così, con l'andare del tempo, [[Emiro|emirati]] e [[sultano|sultanati]] indipendenti, non di rado in lotta fra loro. Tutto ciò moltiplicò le corti dando nuovo respiro all'economia (in grado ora d'investire sul posto e di non essere costretta ad arricchire il solo centro dell'impero), oltre che alla scienza e alle attività culturali in genere grazie a una vivace committenza da parte dei vari sovrani.
Del [[Galles]], abitato principalmente da popolazioni celtiche, è difficile ricostruire la storia antica e altomedievale, data la quasi totale assenza di fonti scritte e la cripticità della [[mitologia gallese]]. Il Galles si presentava diviso in molti regni, retti forse dai discendenti del patriziato romano presente nella zona al momento dell'abbandono da parte dell'impero.<ref>{{Cita|Davies, 1999|p. 179}}.</ref> Fu comunque soggetto per alcuni secoli alle incursioni irlandesi lungo le sue coste, che risultarono nella fondazione del regno gaelico del [[regno del Dyfed|Dyfed]], che sopravvisse fino al X secolo.<ref name=Davies160>{{Cita|Davies, 1999|p. 160}}.</ref> Di sovrani leggendari dell'epoca come [[Cunedda Wledig]], uno dei principali eroi della mitologia gallese, è praticamente impossibile determinare l'esatta storicità, anche se di certo si tratta di una figura storica reale o comunque composita.<ref name=Davies160/> La società gallese si fondava essenzialmente sulla guerra, come testimoniato dalle numerose razzie lanciate contro i regni vicini, come quella fallimentare che il [[regno del Gwynedd]] intraprese contro la Northumbria nel 634.<ref>{{Cita|Davies, 1999|pp. 169-170}}.</ref> I gallesi respinsero altresì numerose invasioni da parte dei propri vicini, principalmente gli anglosassoni del [[regno di Mercia]].<ref>{{Cita|Davies, 1999|p. 180}}.</ref>
 
Come le altre popolazioni britanniche, anche i gallesi entrarono in contatto coi vichinghi. Pare tuttavia che le relazioni fossero più amichevoli, e che anzi i gallesi spesso si unissero alle scorrerie vichinghe, come accadde per l'iniziale conquista della Britannia<ref name=Davies215/> e forse per la battaglia di Brunanburh.<ref name=Davies217/> La bellicosità gallese continuò anche dopo l'apogeo vichingo, tanto che la frontiera tra Galles e Inghilterra fu la prima regione delle isole ad essere [[incastellamento|incastellata]] nella prima metà dell'XI secolo, nel tentativo da parte anglosassone di porre un freno alle frequenti razzie dei propri vicini.<ref>{{Cita|Davies, 1999|pp. 234-235}}.</ref>
Si ebbe l'autonomia della [[Tunisia]] sotto gli [[Aghlabidi]] di [[Qayrawan]] (inizio del IX secolo), e quella dell'[[Egitto]], con le dinastie dei [[Storia dell'Egitto tulunide|Tulunidi]] ([[868]]-[[905]]), [[Storia dell'Egitto ikhshidide|Ikhshididi]] ([[935]]-[[969]]) e [[Fatimidi]]. Questi ultimi, dichiaratisi discendenti della figlia di Maometto, [[Fatima bint Muhammad|Fātima]], conquistarono l'Egitto nel [[969]] muovendosi dall'[[Algeria]], fondando una nuova capitale chiamata [[Il Cairo]] e proclamando un califfato sciita che sarebbe durato fino al [[1171]]. Gli [[Ziridi]] poi, già sottomessi ai Fatimidi, si impose nell'area [[Ifriqiya|dell'attuale Tunisia]], Tripolitania e algerina orientale dal [[972]] al [[1167]].
 
=== Gallia ===
Sebbene poi gli altri musulmani rispettassero la formale sudditanza alla dinastia sunnita di Baghdad, ormai il processo di frammentazione era inarrestabile e vide il fiorire di alcune dinastie locali che spesso diedero vita a splendide culture: la dinastia degli [[Hamdanidi]] tra [[Aleppo]] e [[Mossul]] ([[890]]-[[1003]]), la dinastia dei [[Tahiridi]] e [[Samanidi]] in un immenso territorio in Asia centrale con capitale a [[Bukhara]] ([[819]]-[[999]]), o i [[Buwayhidi]] in [[Iran]] ([[932]]-[[1055]]), che arrivò a governare Baghdad e il territorio tra [[Siria]] meridionale, [[Giordania]] e [[Iraq]].
==== Dinastia merovingia ====
{{vedi anche|Franchi|Regno franco}}
[[File:Division of Gaul - 561.jpg|miniatura|Divisione del Regno di [[Clotario I]]]]
La dinastia regale dei franchi ebbe origine dai ''[[Franchi Sali|Salii]]'' (si parla infatti di stirpe salica), gravitanti attorno a [[Tournai]]. Dal semi-leggendario [[Meroveo]] (secondo la tradizione germanico-pagana di discendenza divina) era nato [[Childerico I|Childerico]], il cui figlio [[Clodoveo I|Clodoveo]] fu il vero fondatore di quella che si chiamò poi [[dinastia dei merovingi]].<ref name="car53"/><ref name="vit42">{{cita|Vitolo, 2000|p. 42}}.</ref><ref name=Montanari27>{{cita|Montanari, 2002|p. 27}}.</ref> Salito al potere nel 481, Clodoveo coalizzò le tribù dei franchi e iniziò una politica di espansione a spese di [[Alemanni]], [[Turingi]], [[Burgundi]] (con i quali stese un'alleanza) e [[Visigoti]] (stanziati nella Gallia del Sud fino al 507, quando furono costretti a varcare i Pirenei),<ref name="car41" /> occupando anche l'ultima [[Regno di Soissons|''enclave'' romana]], nella valle della [[Senna]]. A conclusione del processo, culminato verso il 490, scelse come propria capitale [[Lutetia]], poi chiamata [[Parigi]]. Oltre alle capacità militari, furono la collaborazione con l'aristocrazia gallo-romana e l'episcopato cattolico a garantire ai Franchi il dominio definitivo.<ref name="vit43"/>
 
Il regno franco, composto da uno dei popoli meno romanizzati, era l'ultimo ancora pagano in Europa occidentale. Nel 496, [[Clodoveo I]] fece una scelta singolare, si convertì imponendo il battesimo al proprio popolo, non però secondo la fede [[arianesimo|ariana]] – predominante tra i popoli germanici – ma secondo il [[credo niceno]], accettando dunque la sottomissione solo e soltanto al vescovo di Roma. La scelta ebbe una portata storica estremamente forte, in quanto i Franchi furono di fatto il primo popolo che accettò il primato del vescovo di Roma.<ref name=Montanari27/> Clodoveo in questo modo si assicurò il sostegno del clero ed «eliminò quei motivi di diffidenza e di incomprensione che tante complicazioni stavano creando agli ariani Ostrogoti e Visigoti».<ref name="vit43">{{cita|Vitolo, 2000|p. 43}}.</ref> Ciò favorì l'integrazione tra l'aristocrazia gallo-romana e la nobiltà guerriera franca; questi ultimi si stabilirono con le loro clientele armate, sfruttando i patrimoni fondiari di cui erano venuti in possesso e fondando nuove chiese e monasteri. Allo stesso tempo risultò fondamentale l'attività dei vescovi, come [[Gregorio di Tours]] che scrisse la ''[[Historia Francorum]]''.<ref name="vit43"/>
Alla fine del [[IX secolo]] vennero alla luce anche delle eresie, quali quella degli estremisti [[Sciismo|sciiti]]-[[Ismailismo|ismailiti]], detti [[Carmati]], nel [[Bahrein]], che rese necessario il taglio delle rotte commerciali nel [[Golfo Persico]] dirottate nel [[Mar Rosso]] e nel [[Corno d'Africa]].
 
[[File:Le royaume des Francs en 567.svg|miniatura|Il Regno dei Franchi, nel [[567]], dopo la morte di [[Cariberto I]]]]
== L'Europa carolingia ==
=== La fine della dinastia merovingia ===
I quattro figli maschi di Clodoveo divisero il regno in altrettante regioni, che negli anni successivi vennero anche allargate grazie a conquiste verso oriente e verso sud. [[Neustria]] e [[Aquitania]] andarono a [[Cariberto]], [[Austrasia]] e [[Alvernia]] e [[Provenza]] a [[Sigiberto I]], [[Borgogna]] a [[Gontrano]] e la regione attorno a [[Tournai]] a [[Chilperico I]]. La nascita in quei tempi della [[lingua francese]] rende bene l'idea di una popolazione prevalentemente gallo-romana (il francese è infatti lingua neolatina) assoggettata alla minoranza germanico-franca al potere. Il retaggio culturale latino era ancora più forte nelle città del versante mediterraneo, dove infatti la [[lingua provenzale]] e [[lingua occitana|occitana]] sono più marcatamente neolatine.
 
Il regno di Clodoveo si frammentò tra gli eredi, secondo le usanze del tempo che consideravano le conquiste territoriali alla stregua del patrimonio personale di beni mobili. I quattro figli maschi di Clodoveo suddivisero il regno in altrettante regioni, che negli anni successivi vennero anche allargate grazie a conquiste verso oriente e verso sud. Nel corso del tempo diversi sovrani acquisirono il controllo totale o parziale dell'intero regno, ma questo fu sempre soggetto alla tendenza disgregatrice coi vari passaggi di successione dinastica. Restavano invece fuori dalla sfera di influenza franca lo stato degli [[Alemanni]] (più o meno l'attuale [[Svizzera]]), la [[Bretagna]], la [[Settimania]] e i [[Vasconi]], ovvero i popoli [[baschi]] dell'area pirenaica.<ref name="car53">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 53}}.</ref>
Restavano fuori dalla sfera di influenza franca lo stato degli [[Alemanni]] (più o meno l'attuale [[Svizzera]]), la [[Bretagna]], l'Occitania e i ''vasconi'' (i [[Paesi Baschi]]) dell'area pirenaica.
 
Nel VI secolo, il regno franco pativaera unain crisi pera lacausa della continua disgregazione politica e leper alcune difficoltà dell'in agricoltura.<ref name="car53"/> I re Merovingimerovingi, per la loro debolezza cronica, vennero infatti chiamati ''[[re fannulloni]]'',. forse proprio per il fatto che ilIl loro potere ben presto si affievolì a favore dei [[Maestro di palazzo|maestri di palazzo]], un casatoalto incarico che conferiva il comando dell'esercito e dell'esecutivo; questa carica, nel regno franco, era stata assunta dalla famiglia dei [[Pipinidi]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 53-54}}.</ref> I Pipinidi man mano emersero a scapito dei re merovingi: nel 687 [[Pipino di serviHerstal]], dopo aver vinto la [[battaglia di Tertry]] ruiscì a guadagnare l'appoggio della nobiltà e divenne così la nuova guida per i franchi;<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 56}}.</ref> la potenza della famiglia venne rinsaldata dalla vittoria di [[PipinidiCarlo Martello]] nella [[Battaglia di Poitiers (732)|battaglia di Poitiers]] sugli arabi e infine definitivamente consacrata con [[Pipino il Breve]], poiche dettidivenne [[Sovrani franchi|re dei franchi]].<ref>{{cita|Barbero, 2006|pp. Carolingi12-13}}.</ref>
 
==== L'ascesa dei Carolingi ====
Una prima riunificazione era stata provata dalla regina d'Austrasia [[Brunechilde]], a capo del regno come reggente per i figli e poi, dopo la morte prematura di essi, per i nipoti.
{{Vedi anche|Carolingi}}
Alla morte di Carlo Martello (741) la Francia era priva di re ([[Teodorico IV]] era morto nel 737 senza eredi), ma non di maggiordomi, coi figli di Carlo [[Pipino il Breve]] e [[Carlomanno (figlio di Carlo Martello)|Carlomanno]] più forti che mai.<ref name="car130"/> Essi misero sul trono [[Childerico III]], dalla genealogia incerta, eloquentemente soprannominato il ''re fantasma'', essendo solo un fantoccio nelle mani dei pipinidi. Il regno era di fatto comandato da Carlomanno (il nord con [[Austrasia]], [[Alemannia]] e [[Turingia]]) e Pipino (il sud con [[Neustria]], [[Borgogna]] e [[Provenza]]).<ref name="car130">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 130}}.</ref> Carlomanno si ritirò in seguito in un'abbazia, così che Pipino si trovò a essere di fatto l'unico uomo di potere. In questo contesto Pipino si decise a fare il passo fondamentale, inviando a [[papa Zaccaria]] degli ambasciatori nel 751 per saggiarne la disponibilità a incoronarlo re.<ref>{{cita|Barbero, 2006|pp. 12-13, 22-23}}.</ref><ref name="vit130">{{cita|Vitolo, 2000|p. 130}}.</ref>
 
[[File:Pepin le Bref.jpg|miniatura|upright|Incoronazione di [[Pipino III]] secondo il pittore e miniaturista [[Jean Fouquet]] ([[XV secolo]])]]
Ma l'impresa riuscì nel [[613]] [[Clotario II]] di Neustria riuscì a ricomporre tutto il regno franco sotto la sua autorità, avvalendosi dell'aiuto di due importanti esponenti dell'aristocrazia austrasiana, [[Sant'Arnolfo di Metz|arnolfo di Metz]] e [[Pipino di Landen]]. Nello stesso anno Clotario mise a morte Brunechilde, che aveva perso l'appoggio della nobiltà. A differenza di Brunechilde, Clotario doveva avere l'indiscutibile vantaggio per la nobiltà franca di lasciare un ampio margine di potere. L'anno successivo egli legava la nomina dei vescovi alla sanzione reale.
 
Pipino, assodata la disponibilità del papa che proprio in quegli anni era in cerca di alleati contro la minacciosa espansione dei [[Longobardi]] verso Roma, fece rinchiudere il suo signore [[Childerico III]], e si proclamò alla testa del regno al suo posto.<ref name="vit130"/> La fine del regno dei merovingi fu marcata, secondo la tradizione franca, dei "re capelluti", dalla rasatura che venne imposta a Childerico. Pipino diventò così il primo re dei Franchi carolingi, per prima cosa secondo le consuetudini del suo popolo e in seguito per la [[Chiesa cattolica]].<ref>{{cita |Barbero, 2006|pp. 12, 22-24}}.</ref> Fu cruciale per la storia europea l'atto, giuridicamente illegittimo, dell'incoronazione papale (fino ad allora i re erano stati solo benedetti dal Papa, mentre lo ''status'' giuridico a regnare doveva provenire dall'unico erede dell'Impero romano, il sovrano bizantino).<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 130-131}}.</ref> È incerto se Pipino cedette una parte dell'Italia centro-meridionale al pontefice, proprio negli anni in cui avvenne la creazione del documento falso della [[donazione di Costantino]].<ref name="vit130"/> Quel che è noto è che sicuramente il papato intendeva creare un proprio dominio territoriale indipendente.<ref name="vit130"/> Iniziò con Pipino anche la cerimonia dell'"[[unzione]]" regale con uno speciale olio benedetto, un atto estraneo al mondo germanico o romano, che si rifaceva direttamente all'unzione dei [[Re d'Israele]] presente nella [[Bibbia]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 131}}.</ref>
Alla morte di Clotario ([[629]]), Arnolfo si ritirò in un monastero, morendo poco dopo in odore di santità, mentre il nuovo re [[Dagoberto]], sentendo forse l'oppressione della nobiltà austrasiana, spostò la corte da Metz a ''[[Lutetia]]'' ([[Parigi]]), portandosi con sé Pipino, che nella nuova capitale aveva meno appoggi ed era più facilmente controllabile. Nel [[639]] Dagoberto morì lasciando dei figli bambini e un anno dopo morì anche Pipino.
 
[[Papa Stefano II]] si recò in Francia per chiedere il supporto di Pipino, che ricevette con la nomina per sé e per i suoi figli a ''[[patrizio (titolo)|patrizi]] romani'' (cioè protettori di Roma), e inviò i suoi eserciti in Italia nel 754 e nel 756, sconfiggendo le truppe di re [[Astolfo (re)|Astolfo]] dei Longobardi, riconquistando le terre [[Impero bizantino|bizantine]] dell'[[Esarcato di Ravenna]] e della [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], territori che erano finite sotto la mano del re [[Longobardi|longobardo]] [[Astolfo (re)|Astolfo]]: si trattava di un'area che comprendeva le città di [[Forlì]] e [[Ravenna]] fino ad [[Ancona]].<ref name="vit130"/> Si impadronì di queste terre, ma ne fece dono al papa anziché restituirle ai romei, che protestarono invano contro questo atto di forza. Importantissima fu la cosiddetta [[donazione di Sutri]], avvenuta nel 728 quando il re longobardo [[Liutprando]] cedette e regalò a [[Papa Gregorio II]] il castello di Sutri; ciò portò alla costituzione dello [[Stato della Chiesa]]. La benevolenza del papato e l'energia dei nuovi sovrani cancellarono presto dalla [[memoria collettiva]] qualsiasi ricordo di usurpazione.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 57}}.</ref>
Nel [[631]] [[Grimoaldo]], figlio di Pipino di Landen, riprendeva la carica di Maestro di Palazzo, credendo i tempi maturi per un colpo di mano, che intendeva assicurare il trono a suo figlio [[Childeberto l'Adottato|Childeberto]]. Ma l'opposizione della nobiltà reagì duramente trucidando nel [[656]] circa sia Grimoaldo che suo figlio.
 
==== L'impero carolingio ====
Fu solo nel [[687]] che il nipote sia di Arnolfo di Metz che di Pipino di Landen [[Pipino di Heristal]], dopo aver vinto la [[battaglia di Tertry]] e guadagnato l'appoggio della nobiltà riuscì a diventare la nuova guida per i franchi, rinsaldata dalla leggendaria vittoria di [[Carlo Martello]] alla [[Battaglia di Poitiers (732)|battaglia di Poitiers]] sugli arabi e consacrata con [[Pipino il Breve]], che fondò la dinastia reale pipinide-arnolfingia, poi detta [[carolingia]].
{{vedi anche|Carlo Magno|Impero carolingio}}
[[File:Karl den store avbildad från samtida ryttarstatyett, Nordisk familjebok.png|miniatura|upright=0.8|sinistra|Possibile profilo di [[Carlo Magno]], ripreso dalla statua equestre in bronzo fatta fondere nell'860-870 circa ispirandosi alla statua di [[Teodorico il Grande|Teodorico]] portata da [[Ravenna]] ad [[Aquisgrana]]]]
 
[[Carlo Magno]], figlio di Pipino il Breve, fu senza alcun dubbio il sovrano che segnò maggiormente l'epoca carolingia, per la longevità del suo regno, ma anche grazie al suo carisma, alle sue conquiste militari (riuscì a estendere il regno dai Franchi a tutta la [[Gallia]], eccetto la [[Bretagna]], alla maggior parte della [[Germania]], all'[[Italia]] (nel 774 depose [[Desiderio (re)|Desiderio]], l'ultimo re longobardo<ref>{{cita|Barni, 1974|pp. 173-174}}.</ref>) e alla [[Spagna]]) e alle sue riforme (nel campo dell'educazione, dell'economia, e l'inizio della restaurazione dello Stato).<ref>{{cita|Barbero, 2006|pp. 13 e ss}}.</ref> Carlo condusse diverse campagne militari di successo, specie contro i [[Sassoni]] e gli [[Avari]], convertiti a forza al [[cristianesimo]].<ref>{{cita|Barbero, 2006|pp. 37-39}}.</ref> Un sostanziale fallimento fu invece la sua azione contro gli Arabi di [[al-Andalus]] che doveva servire a qualificarlo come "difensore" della cristianità, rinverdendo il passato trionfo del nonno [[Carlo Martello]] contro i musulmani nella [[Battaglia di Poitiers (732)|battaglia di Poitiers]]. Non solo Carlo dovette rinunciare al suo assedio di [[Saragozza]], vuoi per l'indisponibilità dei cristiani spagnoli di avere Carlo come loro "difensore", vuoi per l'arrivo di inquietanti notizie circa un'improvvisa grave ribellione dei [[Sassoni]], ma la sua retroguardia, nel valicare i Pirenei per tornare in territorio franco, fu decimata dalle popolazioni basche (in parte sommaria cristianizzate ma ancora sostanzialmente pagane) nel famoso [[passo di Roncisvalle]]: tale episodio è ricordato nei secoli a venire dalle ''[[Chansons des gestes]]''.<ref>{{cita |Barbero, 2006|pp. 45, 114}}.</ref>
Alla morte di Carlo Martello ([[741]]) la Francia era priva di re ([[Teodorico IV]] era morto nel [[737]] senza eredi), ma non di maggiordomi, coi figli di Carlo [[Pipino il Breve]] e [[Carlomanno (figlio di Carlo Martello)|Carlomanno]] più forti che mai. Essi misero sul trono [[Childerico III]], dalla genealogia incerta, eloquentemente soprannominato il ''re fantasma'', essendo solo un fantoccio nelle mani dei pipinidi. Il regno era di fatto comandato da Carlomanno (il nord con [[Austrasia]], [[Alemannia]] e [[Turingia]]) e Pipino (il sud con [[Neustria]], [[Borgogna]] e [[Provenza]]). Carlomanno si ritirò in seguito in un'abbazia, così che Pipino si trovò ad essere di fatto l'unico uomo di potere. In questo contesto Pipino si decise a fare il passo fondamentale, inviando a [[papa Zaccaria]] degli amabasciatori nel [[751]] per saggiarne la disponibilità a incoronarlo re.
 
[[File:Carolingian Empire map 1895.jpg|thumb|upright=1.6|L'[[Impero carolingio]] alla massima estensione, con i confini della divisione dell'843]]
Pipino, assodata la disponibilità del papa che proprio in quegli anni era in cerca di alleati contro la minacciosa espansione dei [[Longobardi]] verso Roma, fece rinchiudere il suo signore [[Childerico III]], e si proclamò alla testa del regno al suo posto. La fine del regno dei merovingi fu marcata, secondo la tradizione franca dei "re capelluti", dalla rasatura che venne imposta a Childerico. Pipino diventò così il primo re dei Franchi carolingi, per prima cosa secondo le tradizioni del suo popolo e in seguito per la [[Chiesa cattolica]].
 
A seguito dei successi riportati contro i Longobardi,<ref>{{cita|Hägermann, 2004|pp. 39-65}}.</ref> si alleò col papa, il quale lo incoronò imperatore il giorno di Natale dell'800: era nato l'[[Impero carolingio]]. Giuridicamente, una qualsiasi legittimazione temporale sarebbe dovuta pervenire dall'imperatore bizantino, ma Carlo e il papa agirono nel solco dell'unzione di [[Pipino il Breve]], legittimati dalla pretesa continuità rispetto all'Impero romano rivendicata dal papa e dalla crisi dell'Impero bizantino, dilaniato dalle lotte interne e dall'eresia [[iconoclasta]].<ref>{{cita|Barbero, 2006|pp. 63-69}}.</ref>
Fu cruciale per la storia europea l'atto, giuridicamente illegittimo, dell'incoronazione papale (fino ad allora i re erano stati solo benedetti dal Papa, mentre lo ''status'' giuridico a regnare doveva provenire dall'unico erede dell'Impero romano, il sovrano bizantino). Sia Pipino stava usurpando un titolo di sovrano "sacrale" verso i [[Germani]], sia il papa si stava arrogando un potere di legittimazione che non aveva fondamento giuridico definito. Ma nella pratica la sacralità del papa compensò la fine della sacralità della dinastia merovingia, inoltre la presenza di un imperatore "eretico" ([[iconoclasta]]) come [[Leone III di Bisanzio|Leone III]] sul trono di Bisanzio causava un vuoto di potere che il papa aveva già manifestato di volersi arrogare (nacque proprio in quegli anni il documento falso della [[Donazione di Costantino]]). Iniziò con pipino anche la cerimonia dell'"[[unzione]]" regale con uno speciale olio benedetto, un atto estraneo al mondo germanico o romano, che si rifaceva direttamente all'unzione dei [[Re d'Israele]] presente nella [[Bibbia]]. In quel periodo nacque probabilmente per analogia anche la leggenda dell'unzione di Re [[Clodoveo]] con un olio benedetto prortato miracolosamente da una colomba all'[[arcivescovo di Reims]] [[Remigio di Reims|san Remigio]] per volere dello [[Spirito Santo]].
 
Carlo Magno si pose a capo di una federazione di popoli che conservavano i loro costumi; al fianco di cariche elettive tipiche della tradizione germanica, come quella dei [[conte|conti]] e dell'assemblea dei liberi da loro presieduta, non si stravolse l'assetto precedentemente esistente nei territori sottomessi. È il caso dell'Italia, dove, poiché i Franchi erano poco numerosi anche dopo la conquista, rimasero attive le cariche longobarde, ovvero quelle dei duchi, così come in Sassonia prevalsero le autorità proprie di quel popolo.<ref>{{cita|Barbero, 2006|pp. 156-181}}.</ref> La maggiore differenza rispetto al passato consisteva nel fatto che i conti diventarono i possessori fondiari più importanti, sia per le proprie terre in [[allodio]] (di loro proprietà privata), sia per le terre concesse in beneficio, da parte del re o di un altro signore più potente, cui si legavano.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 161}}.</ref> Ciò comportò una duplice funzione: carica popolare della tradizione germanica e signore fondiario di vaste ''curtes'', che lo rendeva responsabile di una giustizia, nelle sue terre, di tipo signorile, che proprio egli nella tutela dell'ordinamento tradizionale, doveva combattere. In tal senso, i continui [[capitolare|capitolari]] del re, e gli appelli inviati tramite i suoi emissari, i ''[[missi dominici]]'', erano indirizzati ai conti nella necessità di richiamarli al rispetto delle consuetudini nelle loro proprietà.<ref>{{cita|Barbero, 2006|pp. 177-185}}.</ref>
[[Papa Stefano II]] si recò in Francia per chiedere il supporto di Pipino, che ricevette con la nomina per sé e per i suoi figli a ''[[patrizio (titolo)|patrizi]] romani'' (cioè protettori di Roma), ed inviò i suoi eserciti in Italia nel [[754]] e nel [[756]], sconfiggendo le truppe di re [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]] dei Longobardi, riconquistando le terre [[Bizantini|bizantine]] dell'[[Esarcato di Ravenna]] e della [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], territori che erano finite sotto la mano del re [[Longobardi|longobardo]] [[Astolfo (re longobardo)|Astolfo]]: si tratta di un'area che va dalle città di [[Forlì]] e [[Ravenna]] fino ad [[Ancona]]. Si impadronì di queste terre, ma ne fece dono al papa anziché restituirle ai Bizantini, che protestarono invano contro questo atto di forza. Più ancora che la [[donazione di Sutri|donazione]] di [[Sutri]], questo fu il vero inizio di uno [[Stato della Chiesa]].
 
[[File:Denier Charlemagne1.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|Monete di Carlo Magno]]
La benevolenza del papato e l'energia dei nuovi sovrani cancellarono presto dalla [[memoria collettiva]] qualsiasi ricordo di usurpazione.
 
Fu grazie a Carlo Magno che si superò il tradizionale schema dei regni romano-barbarici e si inaugurò un modello di Stato «nuovo e originale», più rispondente alle necessità dell'epoca.<ref name="car132">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 132}}.</ref> A prescindere da quanto rozzi potessero essere stati i meccanismi, non si possono dimenticare i notevoli impegni profusi da Carlo Magno in campo diplomatico (si pensi ai legami intrattenuti con l'impero bizantino e addirittura con il lontano [[Califfato di Baghdad|califfo di Baghdad]]), l'interesse dimostrato in campo religioso e teologico e i tentativi di unificare leggi e sistema monetario.<ref name="car132"/>
=== Carlo Magno ===
{{vedi anche|Carlo Magno}}
[[File:Karl den store avbildad från samtida ryttarstatyett, Nordisk familjebok.png|thumb|180px|left|Profilo verosimile di Carlo Magno, ripreso dalla statua equestre in bronzo fatta fondere nell'[[860]]-[[870]] circa ispirandosi alla statua di [[Teodorico]] portata da [[Ravenna]] ad [[Aquisgrana]]]]
[[Carlo Magno]], figlio di Pipino il Breve, fu senza alcun dubbio il [[sovrano]] che segnò maggiormente l'epoca carolingia, per la longevità del suo regno, ma anche grazie al suo carisma, alle sue conquiste militari (riuscì ad estendere il regno dai Franchi a tutta la [[Gallia]], eccetto la [[Bretagna]], alla maggior parte della [[Germania]], all'[[Italia]] e alla [[Spagna]]) e alle sue riforme (nel campo dell'educazione, dell'economia, e l'inizio della restaurazione dello Stato).
 
La presunta [[centralizzazione]] dell'Impero carolingio va comunque considerata in base al più frequente legame del re, la cui carica popolare era ora maggiormente legittimata nella nuova veste di imperatore cristiano, con i capi militari. Nel periodo carolingio, il [[rapporto vassallatico]] ebbe una funzione importante, ma non costituì un sistema definito (fu decisivo mezzo di ricomposizione territoriale soltanto tra il X e XII), e soprattutto l'ordinamento prevalente, anche sotto Carlo Magno, restò quello tradizionale. Il re inoltre disponeva di cariche importanti come gli [[scabini]] - giudici che tutelavano la giustizia tradizionale - e i [[marchese|marchesi]] (''Markgraf'').<ref name="car139">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 139}}.</ref> Questi ultimi erano posti alla guida delle regioni periferiche dell'impero, e avevano la funzione di guidare le autorità più importanti, raggruppando più contee, e coordinare la vita militare.<ref name="car139"/>
Carlo condusse diverse campagne militari di successo, specie contro i [[Sassoni]] e gli [[Avari]], convertiti a forza al [[Cristianesimo]]. Un sostanziale fallimento fu invece la sua azione contro gli Arabi di [[al-Andalus]] che doveva servire a qualificarlo come "difensore" della Cristianità, rinverdendo il passato trionfo del nonno [[Carlo Martello]] contro i [[musulmani]] nella [[Battaglia di Poitiers (732)|Battaglia di Poitiers]]. Non solo Carlo dovette rinunciare al suo assedio di [[Saragozza]], vuoi per l'indisponibilità dei cristiani spagnoli di avere Carlo come loro "difensore", vuoi per l'arrivo di inquietanti notizie circa un'improvvisa grave ribellione dei [[Sassoni]], ma la sua retroguardia, nel valicare i Pirenei per tornare in territorio franco, fu decimata dalle popolazioni basche (in parte sommaria cristianizzate ma ancora sostanzialmente pagane) nel famoso [[passo di Roncisvalle]]: episodio ricordato nei secoli avvenire dalle ''[[Chansons des gestes]]''.
 
Già con il figlio di Carlo Magno, [[Ludovico il Pio]], la debolezza del potere centrale aveva innescato una deriva dell'Impero carolingio della quale approfittarono le aristocrazie per esercitare il potere in maniera sempre più libera e arbitraria.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 144-145}}.</ref> Con la successione a Ludovico si scatenò tra i figli dell'imperatore una guerra civile, con Ludovico ancora in vita, che fu ricomposta solo dopo la morte dell'imperatore, con la concessione del primogenito [[Lotario I]] di terre ai suoi fratelli superstiti secondo la divisione originariamente pensata dal padre ([[trattato di Verdun]], 843).<ref>{{cita|Golinelli, 2004|pp. 85-86}}.</ref> Con la morte di Lotario si avvicendarono sul trono gli altri due fratelli [[Ludovico II il Germanico]] e [[Carlo il Calvo]], per poi vedere l'ascesa di [[Carlo il Grosso]], figlio di Ludovico il Germanico. Pressato dalle incursioni saracene e normanne, Carlo fu costretto ad abdicare dall'aristocrazia franca che si rifiutava di obbedirgli, venendo imprigionato e senza alcun erede: nell'888 l'Impero carolingio vacillava già in profonda crisi.<ref>{{cita|Golinelli, 2004|pp. 86-88}}.</ref>
A seguito dei successi con la sconfitta dei [[Longobardi]] si alleò col papa il quale lo incoronò imperatore la notte di Natale dell'[[800]]: era nato l'[[Impero carolingio]]. Giuridicamente una qualsiasi legittimazione temporale sarebbe dovuta pervenire dall'imperatore bizantino, ma Carlo e il papa agirono nel solco dell'unzione di [[Pipino il Breve]], legittimati dalla pretesa continuità rispetto all'Impero romano rivendicata dal papa e dalla crisi dell'Impero bizantino dilaniato dalle lotte interne e dall'eresia [[iconoclasta]].
 
=== L'organizzazioneLa dell'Imperosocietà carolingiofeudale ===
==== Economia e società tardoantica ====
{{vedi anche|Impero carolingio}}
Già nel VI secolo la cosiddetta [[peste di Giustiniano]] aveva decimato la popolazione delle città, mentre fin dalla [[tarda antichità]] continuava il processo di spopolamento con abbandono delle città e dei villaggi nelle campagne in favore di ''villae'' difese militarmente, dove i contadini si assoggettavano a un regime di semi-libertà in cambio di protezione.<ref name="car111">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 111}}.</ref> Si calcola che tra VII e VIII secolo la popolazione europea registrò il livello più basso.<ref name="car111"/> I nuclei urbani non cessarono mai di esistere, arroccati spesso attorno alla maggiore autorità locale che era il [[vescovo]], unici garanti di una certa attività politica, economica e intellettuale.<ref name="vit45"/> Il sistema stradale romano si degradò rapidamente, sia per l'incuria, sia per la deliberata distruzione da parte delle popolazioni locali che ormai vedevano le strade come mezzo per facilitare l'arrivo di eserciti nemici e razziatori. Gli spostamenti di lungo raggio ormai si facevano preferibilmente per via fluviale e marittima.<ref name="car121">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 121}}.</ref>
[[File:Carolingian Empire map 1895.jpg|thumb|right|350px|L'Impero carolingio alla massima estensione, con i confini della divisione dell'843]]
Carlo Magno era a capo di una federazione di popoli che conservavano i loro costumi. L'organizzazione del vasto impero creato da Carlo si caratterizzò per la permanenza delle cariche elettive della tradizione germanica, tra le quali i [[conte|conti]] costituivano la più importante. Questi mantenevano le funzioni tradizionali dell'età merovingia: presiedevano l'assemblea dei liberi, esercitavano la giustizia e riunivano sotto il loro comando la comunità di liberi in caso di guerra. I conti, nonostante vengano indicati, per comodità, a capo di una circoscrizione, non governavano una unità territorialmente definita, bensì guidavano una comunità di individui che si riconoscevano come Franchi: in Italia infatti, essendo i Franchi poco numerosi anche dopo la conquista, si mantenevano attive le cariche longobarde, i duchi, così come in Sassonia prevalevano le autorità proprie di quel popolo.
 
Il paesaggio dell'Europa alto medievale era dominato da [[bosco|boschi]], [[foresta|foreste]] e [[palude|paludi]], soprattutto nelle aree dove c'era stato un forte popolamento germanico, per via dello stile di vita di queste popolazioni, basato su caccia e allevamento brado.<ref name="car112">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 112}}.</ref> Le pratiche agricole erano assai ridotte e con bassissimi rendimenti (intesi come rapporto tra seminato e raccolto), almeno fino all'introduzione del grande [[aratro]] a ruote con [[coltro]] e [[versoio]], che si ebbe lentamente a partire dall'VIII secolo. Gli animali maggiormente allevati erano i [[Suinae|suini]], anche se nel mondo romano-bizantino restò la predilezione per gli [[Ovis|ovini]].<ref name="car112"/>
La maggiore differenza consiste nel fatto che i conti diventarono i possessori fondiari più importanti, sia per le proprie terre in [[allodio]] (di loro proprietà privata), sia per le terre concesse in beneficio, da parte del re o di un altro signore più potente, cui si legavano. Questo comportò una duplice funzione: carica popolare della tradizione germanica e signore fondiario di vaste ''curtes'', che lo rendeva responsabile di una giustizia, nelle sue terre, di tipo signorile, che proprio egli nella tutela dell'ordinamento tradizionale, doveva combattere. In tal senso, i continui [[capitolare|capitolari]] del re, e gli appelli inviati tramite i suoi emissari, i ''[[missi dominici]]'', erano indirizzati ai conti nella necessità di richiamarli al rispetto delle consuetudini nelle loro proprietà.
 
Non si deve confondere l'idea di un contadino alto-medievale con quella del suo corrispettivo basso-medievale: se infatti si può parlare di "contadino" (abitante del "contado", cioè nelle campagne fuori dalle città) esso non era prevalentemente "agricoltore", ma espletava tutta una serie di attività, come quelle di pastore, cacciatore, allevatore, pescatore e raccoglitore di frutti spontanei, che garantivano alla sua dieta una certa varietà in quantità non necessariamente scarse.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 112-113}}.</ref>
La presunta [[centralizzazione]] dell'Impero carolingio pertanto, deve essere considerata in base al più frequente legame del re, la cui carica popolare era ora maggiormente legittimata nella nuova veste di imperatore cristiano, con i capi militari. La difficoltà da parte del re di gestire le terre fiscali in suo possesso lo portò a favorire la concessione di numerose ''curtes'' in beneficio, in favore di importanti elementi della nobiltà fondiaria, i quali, la maggior parte, ricoprivano le cariche popolari: i conti, dunque, oltre a rispondere al re come capo dell'esercito popolo, gli erano fedeli in quanto membri della sua clientela vassallatica, e in base a ciò erano legati ad alcuni obblighi che tale legame comportava, la fedeltà, particolarmente militare, il consiglio.
 
==== Economia curtense ====
D'altra parte è importante considerare che erano diversi gli elementi a capo di una clientela vassallatica, e la interpretazione tradizionale che trasferisce al Regno franco una piramide feudale che fa capo al re, in cui tutti i funzionari erano suoi vassalli, non è accettabile, e si tratta di un trasferimento all'età carolingia di un sistema organizzativo presente soltanto a partire dal XIII secolo quando il re, in effetti, legò a sé i principi territoriali tramite il suo riconoscimento di signore feudale di tutto il regno. Nel periodo carolingio il [[rapporto vassallatico]] ebbe una funzione importante, ma non costituì un sistema definito (fu decisivo mezzo di ricomposizione territoriale soltanto tra il X e XII), e soprattutto l'ordinamento prevalente, anche sotto Carlo Magno, restò quello tradizionale.
{{vedi anche|Corte (Medioevo)}}
[[File:Reeve and Serfs.jpg|miniatura|[[servi della gleba]] in una miniatura del XIV secolo]]
Mentre l'impero romano d'Occidente aveva basato la propria economia sugli scambi commerciali, soprattutto marittimi, e sulla vita urbana, gravitando verso il [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]], il mondo carolingio aveva come base economica l'[[agricoltura]] latifondistica, caratterizzata prevalentemente da una produzione di sussistenza. Le ''[[Corte (Medioevo)|curtes]]'' erano articolate in base a una distinzione tra la terra direttamente gestita dal proprietario fondiario attraverso manodopera servile direttamente alle sue dipendenze, la ''[[pars dominica]]'' (terra del ''dominus''), e la terra data in concessione ai coloni, la ''[[pars massaricia]]''.<ref name="car114115">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 114-115}}.</ref> Quest'ultima era composta da piccoli poderi, detti [[manso|mansi]], sufficienti al sostentamento di una famiglia (5-30 ettari), concessi in affitto a famiglie di massari liberi in cambio di un canone in denaro o in natura oppure affidati al lavoro dei servi casati. I massari pagavano al proprietario un canone e si impegnavano a effettuare nella parte dominica un certo numero di servizi per il signore, detti ''[[corvées]]''.<ref>Giovanni Tabacco, ''Alto Medioevo'', in {{cita|Tabacco e Merlo, 1981|pp. 175-176}}.</ref> Solitamente, la ''pars dominica'' comprendeva un mulino e altri servizi utili alla comunità.<ref>{{cita |Barbero, 2006|pp. 301-311}}.</ref>
 
Le ''curtes'' non rappresentavano territori compatti, ma risultavano frammisti spesso a possessi di altri signori fondiari, indominicati o in concessione. I "villaggi" erano spesso collocati dove maggiore era la concentrazione di terre frammiste, e riunivano le abitazioni di coloni che rispondevano a diversi signori.<ref name="car115">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 115}}.</ref> Gli scambi erano quasi del tutto inesistenti, malgrado venga valutato in modo piuttosto positivo il ruolo delle eccedenze della produzione fondiaria. Nei villaggi o in centri più consistenti e di nuova formazione erano frequenti piccoli mercati locali, dove lo scambio avveniva prevalentemente tramite il baratto, data la scarsità di moneta. Perciò è indubbia la presenza di scambi spontanei, regionali: d'altra parte, le rotte continentali nord-sud vedevano commercianti musulmani che dalle sponde occupate dell'Africa proponevano beni di lusso e merci pregiate, così come i [[Frisoni]], attivi nella regione moso-renana, e gli [[Ebrei]].<ref>{{cita|Barbero, 2006|pp. 314-324, 334-337}}.</ref> In passato, l'economia curtense era ritenuto un sistema totalmente chiuso e [[autarchia|autarchico]], mentre gli storici contemporanei sottolineano la presenza di un seppur modesto commercio.<ref name="car114">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 114}}.</ref>
Il re inoltre disponeva di cariche importanti come gli [[scabini]] - giudici che tutelavano la giustizia tradizionale - e i [[marchese|marchesi]]. Questi ultimi erano posti alla guida delle regioni periferiche dell'impero, e avevano la funzione di guidare le autorità più importanti, raggruppando più contee, e coordinare la vita militare.
 
In un'ottica più ampia, è a partire dall'inizio del secolo IX, nonostante le invasioni, che iniziò quel movimento che comporterà un aumento della resa agricola e conseguentemente demografico, fondamentale per la rinascita dell'occidente medievale.<ref name="car122">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 122}}.</ref> Certamente, nel periodo carolingio, l'elemento più rilevante, rispetto al quadro desolante dei due secoli precedenti, sembrava limitarsi a una riorganizzazione della produzione agricola nella nascita della villa classica carolingia: le vie di comunicazione erano sempre prive di manutenzione, mentre le vie fluviali e marittime apparivano privilegiate.<ref name="car122"/>
=== Economia ===
[[File:Denier Charlemagne1.jpg|thumb|300px|Denaro di Carlo Magno]]
Mentre l'impero romano d'Occidente aveva basato la propria economia sugli scambi commerciali, soprattutto marittimi e sulla vita urbana, gravitando verso il [[Mar Mediterraneo|Mediterraneo]], l'impero carolingio aveva come base economica l'[[agricoltura]] latifondistica, caratterizzata prevalentemente da una produzione di sussistenza. Le ''[[Corte (storia)|curtes]]'' erano articolate in base ad una distinzione tra la terra direttamente gestita dal proprietario fondiario attraverso manodopera servile direttamente alle sue dipendenze, la ''pars dominica'' (terra del ''dominus''), e la terra data in concessione ai coloni, la ''pars massericia''. Quest'ultima era composta da piccoli poderi, detti mansi, sufficienti al sostentamento di una famiglia (5-30 ettari), concessi in affitto a famiglie di massari liberi in cambio di un canone in denaro o in natura oppure affidati al lavoro dei servi casati. I massari pagavano al proprietario il canone e si impegnavano ad effettuare nella pare dominica un certo numero di servizi per il signore, detti corvées (richieste).
 
Se dall'XI secolo si registrò un aumento nella produzione agricola, ciò non significò inequivocabilmente un miglioramento nell'alimentazione, perché i maggiori terreni coltivati significarono anche una riduzione dell'habitat della selvaggina e dei frutti spontanei, sostituiti dal nutrizionalmente più povero [[pane]].<ref name="car113">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 113}}.</ref> Inoltre, tra il XI e il XII secolo il [[feudalesimo]] ridusse la libertà di caccia e pesca, distanziando sempre maggiormente l'alimentazione dei ceti subalterni da quella dei ceti dirigenti. Ciò ebbe come conseguenza un'endemica denutrizione, che alla lunga ridusse le naturali difese organiche e spianò la strada all'epoca delle grandi epidemie.<ref name="car113"/>
Solitamente la ''pars dominica'' comprendeva un mulino ed altri servizi utili alla comunità.
 
==== Vassallaggio ====
Le ''curtes'' non rappresentano territori compatti, ma risultano frammisti spesso a possessi di altri signori fondiari, indominicati o in concessione: i "villaggi" erano spesso collocati dove maggiore era la concentrazione di terre frammiste, e riunivano le abitazioni di coloni che rispondevano a diversi signori. Gli scambi erano quasi del tutto inesistenti, tuttavia viene valutato in modo piuttosto positivo il ruolo delle eccedenze della produzione fondiaria: nei villaggi o in centri più consistenti e di nuova formazione, erano frequenti piccoli mercati locali, dove lo scambio avveniva prevalentemente tramite il baratto, data la scarsità di moneta. Perciò è indubbia la presenza di scambi spontanei, regionali: d'altra parte le rotte continentali nord-sud, vedevano commercianti musulmani che dalle sponde occupate dell'Africa proponevano beni di lusso e merci pregiate, così come i [[Frisoni]], attivi nella regione moso-renana, e gli [[Ebrei]].
{{vedi anche|Feudalesimo|Vassallaggio}}
Alla disgregazione del potere centrale e al pericolo delle incursioni esterne, la società europea rispose colmando "spontaneamente" i vuoti di potere tramite la rete vassallatico-beneficiaria.<ref name="car114115"/> Consisteva nella sottomissione di individui (i [[vassallaggio|vassalli]]) ad altri (i signori), in un rapporto privato che prevedeva reciproci vantaggi: in cambio della fedeltà e del servizio del vassallo il signore concedeva infatti un beneficio, spesso un terreno, ma poteva anche essere di carattere monetario o materiale di altro tipo. Nel caso di terreni più ampi il vassallo poteva ricevere anche diritti giuridici consistenti nell'immunità e nella delega ad amministrare la giustizia e a goderne dei proventi pecuniari.<ref name="car114115"/>
 
Il beneficio però restava di [[proprietà (diritto)|proprietà]] del signore, concesso in [[possesso]] al vassallo, che quindi non poteva né trasmetterlo in eredità, né alienarlo. In questo contesto si collocava il [[Capitolare di Quierzy]] dell'877 da [[Carlo il Calvo]], il quale concesse la possibilità di trasmettere i benefici ricevuti durante i precedenti regni in eredità, seppur provvisoriamente, fino a che il re non avesse deciso se confermare o riassegnare i benefici.<ref>{{Cita|Bordone e Sergi, 2009|pp. 107-108}}.</ref> Il Capitolare di Quierzy è invece tradizionalmente considerato come l'inizio del feudalesimo, poiché la scuola giurisdizionalista, di cui Ganshof fu il capostipite, considerava tale capitolare come «la concessione dei feudi maggiori», cosa che, come si è visto, non è vera. Si consideri, inoltre, che il termine feudo è attestato per la prima volta nel X secolo e che il suo uso sistematico risale solamente al XII secolo. Il vero punto di svolta coincise con il 1037, quando, in seguito alla rivolta milanese dei valvassori, l'imperatore Corrado II concesse l'irrevocabilità e la trasmissibilità ereditaria dei ''beneficia'' con la ''[[Constitutio de feudis]]''.<ref>{{Cita|Bordone e Sergi, 2009|pp. 108-109}}.</ref> Da quel momento, e non prima, si può cominciare a parlare di sistema feudale, sebbene la sua sistemazione giuridica si ebbe solo nel secolo XII e si consolidò definitivamente nel secolo XIII. Tale diritto, chiamato diritto feudale, sopravvisse tra alterne vicende fino almeno al XVIII secolo.
In un'ottica più ampia, è a partire dall'inizio del secolo IX, nonostante le invasioni, che inizia quel movimento che comporterà un aumento della resa agricola e conseguentemente demografico, fondamentale per la rinascita dell'occidente medievale. Certamente, nel periodo carolingio, l'elemento più rilevante, rispetto al quadro desolante dei due secoli precedenti, sembra limitarsi ad una riorganizzazione della produzione agricola nella nascita della villa classica carolingia: le vie di comunicazione sono sempre prive di manutenzione, e le vie fluviali e marittime sono privilegiate.
 
== Insediamento slavo, bulgaro e avaro ==
=== Rinascita carolingia ===
{{vedi anche|rinascita carolingia}}
[[File:75-Fisiologo di Berna - Leone.jpg|thumb|250px|Pagina del [[Fisiologo di Berna]], in [[minuscola carolina]]]]
Carlo Magno sostenne una ripresa culturale (rinascenza carolingia), favorita dall'influenza della cultura anglosassone, che si concretò nell'istituzione della scuola palatina, presso il palazzo reale di [[Aquisgrana]]: fu favorito l'insegnamento delle arti secondo la divisione nel ''trivium'', e nel ''quadrivium'', in un rinnovato interesse per gli studi classici.
 
Nel corso del VI secolo, fecero la loro comparsa nei territori bizantini balcanici gli [[Slavi]], invero già stanziatisi nel secolo precedente a nord e a nord-est dei [[Carpazi]] e fino al [[Don (fiume Russia)|Don]].<ref name="tab153">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 153}}.</ref><ref name="vit57"/> L'origine etnografica dei [[protoslavi]] risulta ancora oscura, specialmente a causa della penuria di informazioni conosciute relative a quella civiltà. La maggioranza degli studiosi tende comunque a collocare l'area di provenienza originaria in una regione comprese entro i confini delle attuali [[Polonia]], [[Cechia]], [[Slovacchia]] e Ucraina.<ref name="vit57"/> Occorre comunque ricordare che non esistette una comunità slava primordiale, in quanto essa andò presto a mescolarsi con popoli di culture diverse e, gradualmente, ogni gruppo slavo dell'una o dell'altra regione assunse delle proprie autonome caratteristiche.<ref name="vit57"/> Non si trattava inoltre di tribù nomadi, circostanza che le distingueva nettamente da quelle protagoniste delle invasioni barbariche: gli Slavi si dedicavano infatti all'agricoltura, all'allevamento e avevano una propria struttura politico-amministrativa, sia pur rudimentale.<ref>{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|pp. 153-154}}.</ref> Nel VI secolo, ovvero quando gli Slavi fecero la loro piena comparsa nella storia europea, tale processo era già in corso da tempo. Si spiega così la lenta ma costante divisione andata formandosi tra [[Slavi occidentali]] (Slavi dell'[[Elba (fiume)|Elba]], [[Polacchi]], [[Cechi]], [[Slovacchi]]), [[Slavi meridionali|meridionali]] ([[Sloveni]], [[Croati]], [[Serbi]], [[Macedoni (gruppo etnico)|Macedoni]]) e [[Slavi orientali|orientali]] ([[Russi]], [[Ucraini]], [[Russi bianchi]]).<ref name="vit57"/> Fra il X e l'XI secolo, le differenze in ambito economico, sociale, giuridico e religioso avevano raggiunto una distanza tale da poter far ritenere ogni gruppo a sé stante, in quanto essi avevano comunque una propria peculiare identità, malgrado fossero affini linguisticamente.<ref name="vit57"/>
In generale ripresero vigore le scuole presso le sedi vescovili, le [[scuole cattedrali]], e nei monasteri.
 
Gli Slavi meridionali si insediarono nei territori bizantini dei Balcani tra VII e VIII secolo, dopo avervi compiuto già al tempo di Giustiniano incursioni sempre più frequenti, che tuttavia non avevano messo in pericolo il controllo di quell'area.<ref name="vit57"/> I successori di [[Eraclio II]] dovettero assistere alla perdita graduale di ampi territori nei Balcani, ormai indifendibili rispetto ai continui attacchi nemici.<ref name="vit57"/> Fu soltanto «in linea alquanto teorica» che alcune tribù, tra cui gli antenati dei moderni croati e serbi, riconobbero la supremazia di Costantinopoli sulle loro terre.<ref name="tab154"/> La situazione si aggravò all'incirca dagli anni Ottanta del VI secolo, quando la loro pressione si intensificò e si andò a sovrapporre a quella degli [[Avari]], una popolazione le cui origini appaiono incerte (di [[lingue turche|lingua turca]],<ref name="tab108">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 108}}.</ref> provenivano dalle steppe a nord del Caucaso ed erano probabilmente [[mongoli]]ci).<ref name="vit58"/> Gli Avari si stabilirono in Pannonia, rinunciando gradualmente alla propria natura semi-nomade, e vi rimasero per diversi secoli.<ref name="tab108"/> Il punto di maggiore spinta coincise con l'[[Assedio di Tessalonica (617)|assedio di Tessalonica]] (Salonicco) e di [[Assedio di Costantinopoli (626)|Costantinopoli]], avvenuto mentre Bisanzio era impegnata in una logorante guerra con i persiani.<ref name="vit58"/> Ciò impedì ogni seria capacità di reazione e l'insediamento degli slavi comportò, nel giro di un secolo, la completa slavizzazione dei Balcani e la scomparsa di ogni traccia dell'urbanesimo antico e della civiltà greco-latina, soppiantata da un processo di ruralizzazione generale.<ref name="tab108"/><ref name="vit58">{{cita|Vitolo, 2000|p. 58}}.</ref> Il primo storico tentativo di costituire uno Stato slavo coincise con la nascita del [[regno di Samo]], una confederazione guidata per un ventennio, lungo le rive slovacche del Danubio, da un mercante franco di nome [[Samo (sovrano)|Samo]] e che poi ritornò sotto l'egida avara.<ref name="tab154">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 154}}.</ref>
I più importanti autori contemporanei (e vicini) a Carlo Magno sono ricordati prevalentemente per opere storiche: [[Eginardo]], scrisse un importante l'unica biografia di Carlo ''Vita Karoli'', in cui il sovrano è tratteggiato prevalentemente secondo la tradizionale regalità germanica; e [[Paolo Diacono]], longobardo, che fu autore dell'''[[Historia Langobardorum]]'', opera fondamentale per la storia del regno longobardo. [[Alcuino di York]], fu importante per la direzione della ''Schola Palatina''.
 
Fu solo sul finire del VII secolo che i romei, liberatisi temporaneamente dal pericolo arabo, tentarono di recuperare in qualche maniera la propria influenza nei Balcani. Qui, intanto, la situazione si era complicata con la conquista, da parte del popolo turco dei Bulgari, della [[Mesia]] e in seguito della [[Tessaglia]] e della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]], regioni in cui già si erano insediate tribù slave.<ref name="tab108"/> Fu in quel momento che gli Slavi e i popoli di provenienza asiatica, specie i già citati Avari e i Bulgari, vennero a contatto in modo intenso.<ref name="vit57">{{cita|Vitolo, 2000|p. 57}}.</ref> Su questi presupposti, ebbe luogo la costituzione di una sorta di entità politica bulgaro-slava guidata da un [[khan]] (si parla di [[sette tribù slave]]), riconosciuta da Bisanzio ufficialmente con un trattato di pace.<ref name="tab154"/> Nell'865, sia pur più per scopi politici, il khan bulgaro [[Boris I di Bulgaria|Boris I]] accettò di essere battezzato e venne fondata la Chiesa bulgara, assoggettata al [[patriarca di Costantinopoli]], ma che sviluppò anche delle proprie caratteristiche nazionali.<ref>{{cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/bulgaria_(Enciclopedia-Italiana)/|sito=Treccani|titolo=Bulgaria|accesso=30 marzo 2024}}</ref> Suo figlio [[Simeone I il Grande]] visse per un decennio a Costantinopoli, assorbendone la cultura; i suoi successi militari spinsero Bisanzio a concedergli l'utilizzo del titolo di "imperatore subordinato", cioè ''caesar'' (contratto secondo la loro lingua in ''czar'', cioè [[zar]]), a sottolineare la sua volontà di richiamare la compagine imperiale.<ref name="Tabacco e Merlo, 2004">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|pp. 155-156}}.</ref> Anche la [[Romania medievale|Romania]] subì diverse contaminazioni esterne, forgiando però con il tempo una propria peculiare identità (si pensi, in particolare, agli albori della [[lingua rumena]], compresa nel novero delle [[lingue neolatine]]). Le prime embrionali formazioni politiche rumene (ducati e [[Voivodato|voivodati]]) confluirono, secoli più tardi, nel [[Principato di Valacchia]] e nel [[Principato di Moldavia]]. Un destino differente subì la [[Transilvania]], occupata dalle comunità magiare e confluita nel loro Stato ancora prima del 900.<ref>{{cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/romania/|sito=Treccani|titolo=Romania|accesso=30 marzo 2024}}</ref>
È nel periodo carolingio che venne elaborata una nuova forma di [[scrittura]], la [[minuscola carolina]], per facilitare il lavoro di copia degli amanuensi e la lettura dei testi essenziali, costituendo la base di ogni successiva corsiva minuscola.
 
In alcune delle regioni balcaniche di insediamento slavo ([[Tracia]], Macedonia, Tessaglia, [[Epiro]]) si tentò di recuperare le posizioni perdute, alternando terribili massacri a pressioni diplomatiche e intelligenti progetti di acculturazione.<ref name="tab108"/><ref name="vit59"/> Fu la grande distanza geografica tra le varie aree che Costantinopoli doveva presidiare a rendere difficilissime le operazioni di controllo delle regioni.<ref name="tab109">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 109}}.</ref> Sicuramente un peso preponderante assunse in questo contesto l'opera di evangelizzazione, con la Chiesa romana e quella bizantina che gareggiarono per la supremazia ecclesiastica. È per questo che taluni studiosi sono soliti distinguere tra «Slavia ortodossa» e «Slavia romana».<ref name="vit59"/> Una simile frammentazione culturale-religiosa risultò particolarmente evidente in zone di confine, come nel caso della Croazia e della Serbia.<ref name="vit59"/>
=== Declino dell'Impero ===
Già con il figlio di Carlo Magno, [[Ludovico il Pio]], la debolezza del potere centrale aveva innescato una deriva dell'Impero carolingio della quale approfittarono le aristocrazie per esercitare il potere in maniera sempre più libera ed arbitraria. Con la successione a Ludovico si scatenò tra i figli dell'imperatore una guerra civile, con Ludovico ancora in vita, che fu ricomposta solo dopo la morte dell'imperatore, con la concessione del primogenito [[Lotario I]] di terre ai suoi fratelli superstiti secondo la divisione originariamente pensata dal padre ([[trattato di Verdun]], [[843]]).
 
Nel processo di cristianizzazione assunsero un ruolo da protagonisti due missionari bizantini provenienti da Tessalonica, i quali erano di origine slava o comunque la conoscevano, ossia [[Cirillo e Metodio|Cirillo]] (morto nel 909) e suo fratello [[Cirillo e Metodio|Metodio]] (morto nell'885).<ref name="vit59"/> Non limitandosi alla semplice evangelizzazione, essi stimolarono attivamente la sfera culturale creando una [[Lingua slava ecclesiastica antica|lingua liturgica slava]], in cui si sarebbe espressa ben presto anche un'abbondante produzione letteraria.<ref name="vit59"/> Per questa lingua lo stesso Cirillo creò per la prima volta un alfabeto, il [[Alfabeto glagolitico|glagolitico]], partendo dalla base dell'[[alfabeto greco]] corsivo; ad essi seguì l'[[alfabeto cirillico]], da cui sono derivati gli [[Alfabeto russo|alfabeti russo]], [[Alfabeto bulgaro|bulgaro]] e [[Alfabeto cirillico serbo|serbo]].<ref name="vit59">{{cita|Vitolo, 2000|p. 59}}.</ref> La regione in cui Cirillo e Metodio si erano insediati fu la [[Grande Moravia]], «una dominazione slava autonoma che s'imperniò in Moravia» e si estese anche in Boemia e nelle regioni occupate dagli slavi tra l'Elba e l'Oder, acuendo così i contrasti sussistenti con i franchi in quella regione.<ref name="tab159">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 159}}.</ref> Il momento di maggiore splendore coincise con il regno di [[Svatopluk I]] (871-894), quando probabilmente tra i vari territori accorpò anche l'alta [[Vistola]], ma la Grande Moravia cessò di esistere a causa dei dissidi insorti tra i successori di Svatopluk e cadde sotto i colpi dei guerrieri ungari.<ref name="Tabacco e Merlo, 2004" /> In Polonia, infine, per lo sviluppo di una prima entità di un certo livello occorse attendere l'avvento di [[Miecislao I di Polonia|Miecislao I]] (962-992), il quale unì le tribù dei [[Polani]] ad altre comunità stanziate nei dintorni, aderì al cristianesimo e diede vita a un [[Ducato di Polonia|ducato]] sotto la guida della dinastia dei [[Piast]].<ref>{{cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/mieszko-i/|sito=Treccani|titolo=Mieszko I|accesso=30 marzo 2024}}</ref> Verso la fine dell'Alto Medioevo, le comunità che vivevano nella moderna Polonia godevano di una compattezza tale da poter contrastare le spinte germaniche di espansione verso est: è il caso della vittoriosa [[rivolta slava del 983]], verificatasi in [[Polabi]]a.
Con la morte di Lotario si avvicendarono sul trono gli altri due fratelli [[Ludovico il Germanico]] e [[Carlo il Calvo]], per poi vedere l'ascesa di [[Carlo il Grosso]], figlio di Ludovico il Germanico. Pressato dalle incursioni saracene e normanne Carlo fu costretto ad abdicare dall'aristocrazia franca che si rifiutava di obbedirgli, venendo imprigionato e senza alcun erede: nell'[[888]] l'Impero carolingio vacillava già in profonda crisi.
 
== Nuove incursioni barbariche: Ungari, Normanni e Saraceni ==
== Società ed economia europea tra VI e VIII secolo ==
Se tra il V e l'VIII secolo le incursioni di popolazioni "barbare" erano state pressoché ininterrotte, esse erano venute prevalentemente da est, con popolazioni di ceppo uro altaico, quali [[Avari]] e [[Bulgari]]. Una nuova ondata si registrò nel IX secolo, con gruppi non numerosi ma molto agguerriti e affamati di preda, provenienti sia da est ([[Ungari]]), ma anche, e questa fu una novità nel panorama europeo, da sud ([[Saraceni]]) e da nord ([[Normanni]]). Per la prima volta dal tempo dei [[Vandali]] le incursioni provenivano dal mare e ciò comportò gravi conseguenze per tutti gli insediamenti costieri, che andò dallo spopolamento alla vera e propria rifondazione in zone interne più al riparo.
[[File:Cleric-Knight-Workman.jpg|200px|left|thumb|I ''tre stati'': religiosi, guerrieri e contadini ([[British Library]]: manoscritto Sloane 2435, f.85)]]
Il paesaggio dell'Europa alto medievale era dominato da [[bosco|boschi]], [[foresta|foreste]] e [[palude|paludi]], soprattutto nelle aree dove c'era stato un forte popolamento germanico, per via dello stile di vita di queste popolazioni, basato su caccia e allevamento brado. Le pratiche agricole erano assai ridotte e con bassissimi rendimenti (intesi come rapporto tra seminato e raccolto), almeno fino all'introduzione del grande [[aratro]] a ruote con [[coltro]] e [[versoio]], che si ebbe lentamente a partire dall'VIII secolo. Gli animali maggiormente allevato erano i [[suini]], anche se nel mondo romano-bizantino restò la predilezione per gli [[ovini]].
 
=== Incursioni ungare ===
Non si deve confondere l'idea di un contadino alto-medievale con quella del suo corrispettivo basso-medievale. In definitiva infatti si deve tener conto che se si può parlare di "contadino" (abitante del "contado", cioè di villaggio fuori delle città) esso non era prevalentemente "agricoltore", ma espletava tutta una serie di attività come quelle di pastore, cacciatore, allevatore, pescatore e raccoglitore di frutti spontanei, che garantivano alla sua dieta una certa varietà in quantità non necessariamente scarse. Se dall'XI secolo si registrò un aumento nella produzione agricola, ciò non significo inequivocabilmente un miglioramento nell'alimentazione, perché i maggiori terreni coltivati significarono anche una riduzione dell'habitat della selvaggina e dei frutti spontanei, sostituiti dal nutrizionalmente più povero [[pane]]. Inoltre tra XI e XII secolo il [[feudalesimo]] ridusse la libertà di caccia e pesca, distanziando sempre maggiormente l'alimentazione dei ceti subalterni da quella dei ceti dirigenti. Ciò ebbe come conseguenza un'endemica denutrizione che alla lunga ridusse le naturali difese organiche e spianò la strada all'epoca delle grandi epidemie.
 
Mentre l'impero carolingio prendeva forma, le migrazioni dei popoli seminomadi continuavano a proseguire. Tra tutte, vi era in particolare una popolazione che si stava muovendo dall'area della [[steppa pontico-caspica]] verso l'Europa, quella degli [[Ungari]].<ref name="vit149"/> Insediatisi durante la prima metà del IX secolo in una regione nota storiograficamente come ''[[Etelköz]]'' (grosso modo la moderna Ucraina centrale e orientale costiera), i magiari si spostarono gradualmente verso ovest, raggiungendo nell'895-896 la [[Pannonia]] sotto la guida del loro capo [[Árpád d'Ungheria|Árpád]] e completando in tempi abbastanza brevi la [[conquista ungherese del bacino dei Carpazi|conquista del bacino dei Carpazi]] (''honfoglalás'').<ref name="vit149">{{cita|Vitolo, 2000|p. 149}}.</ref>
Già nel VI secolo la cosiddetta ''[[peste di Giustiniano]]'' aveva decimato la popolazione delle città, mentre fin dalla [[tarda antichità]] continuava il processo di spopolamento con abbandono delle città e dei villaggi nelle campagne in favore di ''villae'' difese militarmente dove i contadini si assoggettavano a un regime di semi-libertà in cambio di protezione. Si calcola che tra VII e VIII secolo la popolazione europea registrò il livello più basso. I nuclei urbani non cessarono mai di esistere, arroccati spesso attorno alla maggiore autorità locale che era il [[vescovo]], unici garanti di una certa attività politica, economica ed intellettuale. Spesso però nelle città le mura urbane venivano rimpicciolite, magari con materiali di scarto. Si diffuse l'[[economia curtense]], ritenuto dalla storiografia ottocentesca e primonovecentesca un sistema chiuso praticamente [[autarchia|autarchico]], mentre gli storici contemporanei sottolineano la presenza di un seppur modesto commercio.
 
Raggiunto quel territorio che oggi corrisponde all'[[Ungheria]] e alla [[Transilvania]], le loro abitudini non mutarono con lo stanziamento, tanto che eseguirono innumerevoli [[Invasioni ungare dell'Europa|incursioni]] nell'Europa carolingia sia in direzione della Germania sia della Francia, dove intorno al 937 raggiunsero i dintorni di [[Parigi]].<ref name="vit150"/> Fu colpita anche l'Italia, con gli Ungari che nell'899 raggiunsero [[Pavia]] e causarono devastazione nella [[pianura padana]]. Addirittura, nel 922 e nel 947 raggiunsero sia la [[Campania]] sia la [[Puglia]].<ref name="vit150"/> Le razzie si manifestarono in maniera periodica nella prima metà del X secolo, toccando finanche la [[Spagna]] (943) e il [[Belgio]] (954). Ne sono state contate almeno tredici per l'Italia, dodici per la [[Baviera]], dieci per la [[Sassonia]], nove per la [[Borgogna]].<ref name="vit150"/>
Il sistema stradale romano si degradò rapidamente, sia per l'incuria, sia per la deliberata distruzione da parte delle popolazioni locali che ormai vedevano le strade come mezzo per facilitare l'arrivo di eserciti nemici e razziatori. Gli spostamenti di lungo raggio ormai si facevano preferibilmente per via fluviale e marittima.
 
Fu principalmente la polverizzazione dell'impero carolingio a far sì che i guerrieri ungari trovassero terreno fertile per le loro operazioni, i quali sfruttarono la propria posizione predominante per ricevere il pagamento di cospicui tributi, a patto di non attaccare.<ref name="tab156"/> A salvarsi dall'orda furono il più delle volte le grandi città, in quanto gli abili arcieri e cavalieri ungari non erano preparati a sostenere lunghi assedi, preferendosi concentrare su attacchi fulminei e a sorpresa.<ref name="vit150"/> Oltre alle campagne e agli insediamenti di dimensione medio-piccola, furono vari i monasteri che soffrirono le razzie e persero ricchezze e oggetti di culto ancora oggi considerati perduti.<ref name="tab156">{{cita|Tabacco e Merlo, 2004|p. 156}}.</ref> Quando venne eletto al trono il duca sassone [[Enrico I di Sassonia|Enrico detto l'Uccellatore]] (919-936), questi seppe dare una risposta forte a tali problemi promulgando una riforma amministrativa e militare del regno, oltre a fare edificare una serie di fortezze che fungessero da centri difensivi, amministrativi, politici ed economici (un po' come erano state le abbazie al tempo di Carlo Magno).<ref name="Vitolo, 2000">{{cita|Vitolo, 2000|p. 167}}.</ref> Grazie ai suoi successi, i duchi tedeschi decisero di eleggere dopo di lui suo figlio, [[Ottone I di Sassonia|Ottone]]. Abile sovrano, egli era riuscito a prevalere in una guerra durata quindici anni contro la vicina [[Ducato di Boemia|Boemia]], costringendo il duca locale [[Boleslao I di Boemia|Boleslao I]] a giurargli fedeltà. Fu anche grazie a questo risultato che poté avvalersi del supporto boemo quando sconfisse, in maniera decisiva, gli Ungari nella [[battaglia di Lechfeld]] del 10 agosto 955.<ref name="vit150"/> A seguito di questo scontro, la spinta magiara gradualmente si ridusse fino a esaurirsi del tutto e quella popolazione che una volta era seminomade si adattò alle abitudini del resto del continente.<ref name="vit150"/> Il completamento di questo percorso avvenne quando, nel 1000 o nel 1001, il sovrano ungaro di nome Vajk (il futuro [[Stefano I d'Ungheria|Santo Stefano I]]) si convertì al cristianesimo e ricevette la corona di re da parte di [[papa Silvestro II]].<ref name="vit150">{{cita|Vitolo, 2000|p. 150}}.</ref> Il [[regno d'Ungheria (1000-1538)|regno d'Ungheria]] sopravvisse in maniera indipendente fino al 1538.
== Nuove incursioni barbariche: Ungari, Normanni e Saraceni ==
Se tra il V e l'VIII secolo le incursioni di popolazioni "barbare" erano state pressoché ininterrotte, esse erano venute prevalentemente da est, con popolazioni di ceppo uro altaico, quali [[avari|àvari]] e [[bulgari]]. Una nuova ondata si registrò nel IX secolo, con gruppi non numerosi ma molto agguerriti e affamati di preda, provenienti sia da est (gli [[ungari]]), ma anche, e questa fu una novità nel panorama europeo, da sud ([[saraceni]]) e da nord ([[normanni]]). Per la prima volta dal tempo dei [[vandali]] le incursioni provenivano dal mare e ciò comportò gravi conseguenze per tutti gli insediamenti costieri, che andò dallo spopolamento alla vera e propria rifondazione in zone interne più al riparo.
 
== L'Europa nord-orientale ==
=== I Saraceni in Sicilia ===
I rinnovati commerci nel continente europeo videro la comparsa sulla scena di aree un tempo escluse dallo scacchiere economico-politico, come le estremità nord ed est verso la [[Scandinavia]] e verso la [[Russia]].<ref name="car223">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 223}}.</ref> Dal X secolo nacquero numerosi centri nuovi, che fecero da propulsori alla cristianizzazione e allo sviluppo delle ampie aree che andavano dalle coste del mare del Nord fino ai grandi fiumi russi.<ref name="car223"/> Tipicamente queste città non avevano mura in pietra, ma terrapieni e palizzate, ed erano strutturate con due centri: un castello o fortezza dove risiedeva il signore locale e dove si trovava la [[cattedrale]], e una zona mercantile con i fondachi e i depositi delle merci. Nuove città del genere si trovano da [[Quentovic]], nelle [[Fiandre]], fino a [[Novgorod]], in [[Russia]].<ref name="car224"/> Quest'ultima nel nome porta il carattere di "nuovo" che caratterizzò le nuove fondazioni urbane.<ref name="car224"/> Le nuove città avevano spesso un regime fiscale privilegiato, poiché era nell'interesse dei signori locali lo sviluppo di zone spopolate con il conseguente aumento delle colture, in zone già boscose o paludose, delle derrate alimentari e della ricchezza in generale.<ref name="car224"/>
[[File:Palermo-Zisa-bjs-3.jpg|thumb|200px|[[Minbar]] nel palazzo del[[la Zisa]] a Palermo]]
La grande offensiva araba che investì il Mezzogiorno d'Italia nel corso dell'VIII e del [[IX secolo]] ebbe come protagonista la dinastia degli [[emiri]] [[aghlabidi]], consolidatasi a partire dall'[[800]] in quel periodo in quella regione che gli Arabi chiamavano [[Ifriqiya|Ifrīqiya]] e che era costituita in pratica dalla [[Tunisia]], da parte dell'[[Algeria]] occidentale e piccole parti della [[Cirenaica]].
 
Nelle zone già appartenute alla confederazione dei [[sassoni]] i conquistatori carolingi fondarono nuove città (come [[Amburgo]]) o potenziarono quelle esistenti (come [[Brema]]).<ref name="car224"/> Da qui, [[Ludovico il Pio]] istituì diocesi che ebbero il compito di organizzare le missioni per evangelizzare la [[Danimarca]], la [[Scandinavia]] e le regioni orientali.<ref name="car224"/>
La penetrazione araba in [[Sicilia]] ebbe inizio nell'[[827]], sostenuta dal nobile locale Eufemio in chiave anti-bizantina, ma l'esercito arabo-berbero, guidato inizialmente dall'anziano giureconsulto [[Asad ibn al-Furat|Asad ibn al-Furāt]], impiegò numerosi decenni prima di superare la forte resistenza locale e quella dei Bizantini che avevano il controllo dell'isola. In Sicilia, dopo la caduta di [[Palermo]] nell'[[831]], sorse così un emirato che, nell'[[899]], diventò di fatto autonomo per quasi un secolo dal potere dei [[Fatimidi]] che, nel frattempo, avevano sostituito in Ifrīqiya gli [[Aghlabidi]].
 
Nelle monarchie nordiche le conversioni procedettero costantemente, ma non in maniera forzata, con battesimi di massa, essendo il re deponibile dall'assemblea (il ''Bund'') per questo non in grado di imporre variazioni culturali e religiose troppo drastiche.<ref name="car224"/> Per esempio in [[Svezia]] re [[Olof III di Svezia|Olav]] si convertì nel 1008, ma non poté fare altro che agevolare le missioni; ciò fece scattare la reazione dei tradizionalisti pagani, che si strinsero attorno al tempio di [[Uppsala]], timorosi che alla conquista culturale avrebbe seguito una perdita di indipendenza anche politica.<ref name="car224">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 224}}.</ref> Il tempio fu distrutto solo nel corso dell'XI secolo. La [[Finlandia]] invece fu cristianizzata con l'invasione svedese del XII secolo di [[Erik IX di Svezia|Erik IX]].<ref name="car224"/>
Mediante una lenta conquista, prolungatasi per tutto il secolo e completata nel [[902]] con la caduta di [[Taormina]], gli [[Arabi|Arabo]]-[[Berberi]] d'[[Ifriqiya|Ifrīqiya]] si insediarono stabilmente in Sicilia, sostenuti con una consistente immigrazione dal Nord Africa e da una riuscita opera di islamizzazione delle popolazioni isolane, soprattutto nella zona occidentale dell'isola. Maggioritario rimase comunque l'elemento latino e greco; e non si deve trascurare il ruolo delle comunità ebraiche, che abbandonarono l'isola solo molti secoli dopo, per disposizione spagnola.
 
Più conflittuale fu la colonizzazione del [[Baltico]], con la concorrenza tra tedeschi e scandinavi, i quali spesso distrussero le città rivali dopo aver fondato le proprie.<ref name="car224"/> Di solito ebbero la meglio gli scandinavi, ma i nuovi centri, alcuni dei quali oggi difficili da individuare, declinarono a partire dall'XI secolo, forse per l'agguerrita concorrenza commerciale tedesca.<ref name="car224"/>
Nel resto del Meridione, ad eccezione dell'emirato di [[Bari]], che peraltro non si orientò mai verso la costruzione di un dominio regionale, e di quello di [[Taranto]], in [[Puglia]] e in [[Campania]], la presenza araba ebbe il significato solo di un'espansione al fine di realizzare bottino. Per questo i musulmani talora dettero vita a insediamenti stabili che potessero fungere da basi e sostenere le loro azioni militari nell'entroterra e sui mari (in particolare si ricordi la base sul [[Garigliano]], o del [[Traetto (insediamento musulmano)|Traetto]]). Non migliore fortuna ebbero i tentativi di espansione islamica verso la [[Calabria]] sul finire dell'[[VIII secolo]].
 
La [[dinastia ottoniana]] aveva fondato numerose città anche sul confine orientale della Germania, la più importante delle quali era [[Magdeburgo]]: distrutta dagli [[slavi]], venne rifondata nel 962 da [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]].<ref name="car225"/> Divenuta sede arcivescovile, vi si formò [[Adalberto di Praga]], il vescovo che fu martirizzato mentre tentava di convertire gli slavi dell'[[Oder]]. A egli seguirono però altri missionari, ai quali seguì infine una campagna militare che li decimò.<ref name="car225">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 225}}.</ref>
Il dominio arabo sulla Sicilia ebbe termine nel [[1091]] ad opera dei [[Normanni]]. Il periodo della dominazione araba ebbe influssi positivi sull'isola sia in campo economico (introduzione di forme di [[agricoltura]] più avanzate con l'eliminazione del precedente latifondo e miglioramento della produttività che contribuì a dare un forte impulso ai già attivi commerci), sia in quello culturale (Palermo conobbe una splendida fioritura artistica e fu ricordata come la principale città islamica del [[Maghreb]], dopo [[Cordova]], per il suo alto numero di moschee, di bagni pubblici ''[[hammam|hammām]]'' e di istituzioni scolastiche).
=== La Chiesa greca e l'evangelizzazione dell'Europa orientale ===
Tra gli obiettivi della [[dinastia amoriana]] sul trono di Costantinopoli vi fu l'evangelizzazione delle genti slave, dai quali si aspettavano di ottenere un più ossequioso rapporto con l'Impero bizantino.<ref name="car208">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 208}}.</ref> Già al tempo di [[Michele III]] due fratelli di [[Tessalonica]], [[Cirillo e Metodio]], avevano iniziato la cristianizzazione della [[Grande Moravia]] traducendo la [[Bibbia]] in un dialetto slavo della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]], il [[Lingua slava ecclesiastica antica|paleoslavo]], ovvero la lingua sacra degli slavi evangelizzati.<ref name="car208"/> Essi crearono un nuovo alfabeto elaborato a partire da quello greco, il "[[glagolitico]]", detto poi, proprio da san Cirillo, [[cirillico]].<ref name="car208"/> Nell'865 il ''[[khan]]'' bulgari, [[Boris I di Bulgaria]], accettò di essere battezzato e venne fondata la Chiesa bulgara, assoggettata al [[patriarca di Costantinopoli]], ma che sviluppò anche delle proprie caratteristiche nazionali. Boris assunse allora il titolo di "imperatore subordinato", cioè ''caesar'' (contratto secondo la loro lingua in ''czar'', cioè [[zar]]), a sottolineare la sua volontà di entrare nella compagine imperiale.<ref name="car208"/>
 
=== NascitaLa dellanascita societàdella feudaleRus' ===
Ancora più importante della [[conversione dei Bulgari]] fu per la Chiesa greca l'[[evangelizzazione]] dello sterminato territorio tra il [[mar Baltico]], il [[Volga]] e il [[Dnestr]], abitato dagli [[slavi orientali]] e divenuto poi terra dei [[Rus']] (in futuro detta [[Russia]]).<ref name="car209">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 209}}.</ref> Nell'Alto Medioevo vi si trovava una serie di principati attorno a varie città-mercato governate da principi-guerrieri. Queste città erano state fondate dai [[variaghi]] dalla [[Svezia]], dei mercanti-marinai-predoni che risalivano i fiumi compiendo redditizi commerci che, passando dal [[Mar Nero]], sfociavano fino a Costantinopoli.<ref name="car209"/> Nella zona orientale dell'immensa pianura al di sopra del mar Nero un principe variago, [[Rjurik]], verso la fine del IX secolo riuscì a pacificare le popolazioni slave e finni, fondando [[Velikij Novgorod|Novgorod]] ("Città Nuova"), il cui nome rivela l'influenza slava.<ref name="car209"/> I suoi successori [[Hoskuld]] e [[Dyri]] si spinsero più a sud, fino alla città-emporio [[Kiev]], al centro di numerosi traffici commerciali tra i quali la [[via dell'ambra]], lungo la quale si scambiavano anche legname, cera, miele, resina e pellicce.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 209-210}}.</ref> Nell'860 i variaghi tentarono di attaccare Costantinopoli, che vennero respinti e divennero da allora oggetto di attenzione per i ''basileis'', che iniziarono a reclutare alcuni di loro come guardie di palazzo.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 210}}.</ref>
{{vedi anche|Feudalesimo}}
[[File:Rolandfealty.jpg|thumb|250px|[[Omaggio feudale]] di [[Orlando (paladino)|Rolando]] a [[Carlo Magno]]]]
Alla disgregazione del potere centrale ed al pericolo delle incursioni esterne la società europea rispose colmando "spontaneamente" i vuoti di potere tramite la rete vassallatico-beneficiaria, più conosciuta come sistema feudale. Consisteva nella sottomissione di individui (i [[vassallo|vassalli]]) ad altri (i signori), in un rapporto privato che prevedeva reciproci vantaggi: in cambio della fedeltà e del servizio del vassallo il signore concedeva infatti un "[[feudo]]", cioè spesso un terreno, ma anche un beneficio monetario o materiale di altro tipo. Nel caso di terreni più ampi il vassallo riceveva anche diritti giuridici consistenti nell'immunità e nella delega ad amministrare la giustizia ed a goderne dei proventi pecuniari.
 
Un nuovo attacco e un nuovo accordo tra bizantini e variaghi si ebbe col [[principe di Kiev]] [[Igor' di Kiev|Igor']], che dopo il 944 permise l'arrivo di missionari greci nelle sue terre.<ref name="car211">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 211}}.</ref> Il [[Cristianizzazione della Rus' di Kiev|processo di conversione]] al cristianesimo orientale fu graduale e culminò nel 957 con il battesimo della vedova di Igor, la principessa [[Olga di Kiev|Olga]].<ref name="car211"/> In seguito, nacquero delle leggende secondo le quali Igor avrebbe chiamato al suo cospetto rappresentanti di tutte le religioni dell'epoca (ebrei, musulmani, cristiani latini e cristiani orientali), scegliendo quella più adatta al suo principato. Più tardi [[Svjatoslav I]] ampliò il principato, conquistando il "khanato" dei [[Cazari]] e respingendo a sud del Danubio i [[Bulgari]], ma morì in battaglia contro la popolazione turco-mongola dei [[Peceneghi]].<ref name="car211"/> Seguì un periodo di frazionamento, che terminò con la riunificazione di [[san Vladimiro]], battezzato nel 968 e maritato alla principessa bizantina [[Anna Porfirogenita|Anna]], sorella di [[Basilio II Bulgaroctono|Basilio II]]. A quell'epoca Kiev divenne una grande capitale, sede [[metropolita|metropolitica]] e centro di irradiazione culturale e cristiana per il territorio circostante.<ref name="car211"/> È da allora che si può iniziare a parlare di [[Rus' di Kiev|Rus']].<ref>{{cita|Gallina, Tabacco e Merlo, 2001|pp. 190-194}}.</ref>
Il feudo però restava di [[proprietà (diritto)|proprietà]] del signore, concesso in [[possesso]] al vassallo che quindi non poteva né trasmetterlo in eredità, né alienarlo. A questa situazione si oppose la società feudale ottenendo nell'[[877]] da [[Carlo il Calvo]] la possibilità di trasmettere i feudi in eredità, seppur provvisoriamente, in casi eccezionali, come la partenza del re per una spedizione militare.<ref name=sergi>{{Cita|Bordone; Sergi, 2009|p. 107-108}}</ref> Soltanto dal [[1037]] ci fu la vera ereditarietà, quando i feudatari ottennero l'irrevocabilità e trasmittibilità ereditaria dei ''beneficia'' con la ''[[Constitutio de feudis]]'' dell'imperatore [[Corrado II]].<ref name=sergi>{{Cita|Bordone; Sergi, 2009|p. 108-109}}</ref> Da allora in poi si parla di signoria feudale, che sopravvisse tra alterne vicende fino almeno al XVIII secolo.
 
A Vladimiro successe [[Jaroslav il Saggio]], che sottomise il [[Bulgari del Volga|khanato bulgaro del Volga]], strinse rapporti diplomatici con i bizantini e con i polacchi e pose le basi giuridiche del ''[[Codice Russo]]'', una mediazione tra [[Corpus iuris civilis|leggi giustinianee]] e diritto consuetudinario slavo.<ref name="car211"/> A Kiev e Novgorod il monaco [[Ilarione di Kiev|Ilarione]] fondò importanti scuole di copisti e di traduttori.<ref name="car211"/> Jaroslav si avvalse dei [[Boiardo (storia)|boiardi]], proprietari terrieri a capo di gente armata, simili ai vassalli dell'occidentale.<ref name="car211"/> Dopo Jaroslav si ebbe una nuova frazione in principati (di Kiev, [[principato di Novgorod|di Novgorod]], [[principato di Vladimir|di Vladimir]] e [[principato di Rjazan'|di Rjazan']]), con un lento decadere culturale e politico di Kiev (tra XII e XIII secolo), mentre la città di [[Mosca (Russia)|Mosca]] veniva fondata nel 1147.<ref name="car211"/>
== Le monarchie postcarolingie ==
L'Europa assistette alla progressiva polverizzazione del potere sia per la debolezza dell'Impero, sia per lo stato di emergenza causato dalle nuove invasioni. Le attività commerciali tornarono a ristagnare per l'insicurezza delle vie di comunicazione, con un ritorno verso forme di [[autarchia]].
 
== La cultura altomedievale ==
Questo isolamento e dispersione del potere aveva favorito la comparsa di caratteri sempre più marcatamente nazionali nelle ex-regioni dell'[[Impero romano]], tanto che già dal IX-X secolo è lecito parlare di nascita delle [[nazione|nazioni]] moderne: a metà del IX secolo si hanno già le prime tracce scritte di antiche forme di quelle che sono oggi la [[lingua francese]] o [[lingua tedesca|tedesca]].
 
=== La rinascita carolingia ===
Progressivamente, nei secoli XI e XII, si arrivò a un processo di riorganizzazione del potere delle varie monarchie, creando una sorta di "piramide" che formalizzò la già presente rete vassallatico-beneficiaria e vi mise al vertice i sovrani degli stati nel frattempo sorti. Queste monarchie vengono appunto dette "feudali", poiché nella logica di governo inglobavano il [[sistema feudale]].
{{vedi anche|Rinascita carolingia}}
[[File:75-Fisiologo di Berna - Leone.jpg|miniatura|Pagina del [[Fisiologo di Berna]], in [[minuscola carolina]]]]
 
Carlo Magno sostenne una ripresa culturale (rinascenza carolingia), favorita dall'influenza della cultura anglosassone, che si concretò nell'istituzione della ''[[Schola palatina (Aquisgrana)|Schola Palatina]]'', presso il palazzo reale di [[Aquisgrana]]: fu favorito l'insegnamento delle arti secondo la divisione nel ''trivium'', e nel ''quadrivium'', in un rinnovato interesse per gli studi classici. In generale ripresero vigore le scuole presso le sedi vescovili, le [[scuole cattedrali]], e nei monasteri.<ref name=G77-78>{{cita|Golinelli, 2004|pp. 77-78}}.</ref> I più importanti autori contemporanei (e vicini) a Carlo Magno sono ricordati prevalentemente per opere storiche: [[Eginardo]], scrisse un’importante (e anche l'unica) biografia di Carlo, la ''Vita Karoli'', in cui il sovrano è tratteggiato prevalentemente secondo la tradizionale regalità germanica; e [[Paolo Diacono]], longobardo, che fu autore dell{{'}}''[[Historia Langobardorum]]'', opera fondamentale per la storia del regno longobardo. [[Alcuino di York]], fu importante per la direzione della ''Schola Palatina''.<ref name=G77-78/>
=== Francia ===
{{vedi anche|Francia medievale}}
[[File:Hugues capet.jpg|thumb|250px|Ugo Capeto]]
Nel X secolo la corona francese fu contesa tra i [[carolingi]] e i discendenti del conte di Parigi [[Eude]]. Nel [[987]] [[Ugo Capeto]], della dinastia di Eude, riuscì a prendere il potere fondando la dinastia che da lui prese il nome di [[capetingi]]a. Il nuovo regno di Francia si estese verso ovest ([[Britannia]]), verso sud ([[Occitania]]) e verso est ([[Renania]]) sopravvivendo tra alterne vicende fino al [[1792]]. Fino all'inizio dell'XI secolo i capetingi erano stati in grado di controllare solo la Francia centro settentrionale, con il resto del regno diviso in potenti ducati ([[Bretagna]], [[Normandia]] ed [[Aquitania]]) e le contee di [[contea di Fiandra|Fiandra]], [[contea di Lorena|Lorena]], [[contea di Champagne|Champagne]], [[contea di Borgogna|Borgogna]] e [[contea di Tolosa|Tolosa]]. Nel [[1066]] [[Guglielmo il Conquistatore]], duca di Normandia e quindi vassallo del re di Francia, era nel frattempo diventato re d'Inghilterra, creando la situazione paradossale di essere vassallo e parigrado del re rispettivamente al di qua e al di là della [[La Manica|Manica]]. [[Papa Alessandro II]] legittimò la conquista di Guglielmo, però questa legittimazione sottintendeva la concessione in feudo al re e ai suoi eredi da parte del pontefice.
 
È nel periodo carolingio che venne elaborata una nuova forma di [[scrittura]], la [[minuscola carolina]], per facilitare il lavoro di copia degli amanuensi e la lettura dei testi essenziali, costituendo la base di ogni successiva corsiva minuscola.<ref name=G77>{{cita|Golinelli, 2004|p. 77}}.</ref>
La situazione divenne ancora più complicata quando nel [[1154]] Inghilterra e Normandia passarono a [[Enrico II d'Inghilterra|Enrico II]] dei [[Plantageneti]], [[conti d'Angiò]]: con il matrimonio con la duchessa d'Aquitania [[Eleonora d'Aquitania|Eleonora]], personaggio di straordinaria personalità e cultura, divorziata da [[Luigi VII di Francia]], entrava nella sfera inglese anche l'[[Aquitania]], per la quale scaturirono una serie di guerre che tra battute di arresto e riprese si conclusero solo nel XV secolo e che furono alla base della rivalità secolare tra Francia e Inghilterra. Nonostante le difficoltà (alle quali va aggiunta la sconfitta durante la [[seconda crociata]]), [[Luigi VII di Francia|Luigi VII]] ebbe il merito di riuscire a riorganizzare la burocrazia regia, con una rete di [[prevosto|prevosti]] e [[balivo|balivi]], che riscuotevano le imposte ed amministravano la giustizia. Inoltre il re, per indebolire la grande aristocrazia feudale, si avvicinò alla piccola aristocrazia ed ai nascenti ceti medi delle città, in cerca di protezione contro i soprusi e di una maggiore libertà che favorisse i commerci.
 
=== GermaniaIl ''Corpus iuris civilis'' ===
Se sul piano militare, demografico, economico e sociale le politiche di [[Giustiniano]] furono degli insuccessi, almeno parziali, egli conquistò una fama duratura per la sua rivoluzione giuridica, che organizzò il [[diritto romano]] in una forma e uno schema organico che rimane alla base della legge di diverse nazioni odierne. Il ''[[Corpus iuris civilis]]'' era formato dal ''primo Codice'' (''[[Novus Iustinianus Codex]]''),<ref>{{cita|Ascheri, 2007|pp. 27-27}}.</ref> ''[[Digesto]]'' (''Digestum, seu Pandectae'', raccolta degli ''iura'', cioè le opere di giuristi presieduti dal grande giurista [[Triboniano]]),<ref name="ascheri" /> le ''[[Istituzioni di Giustiniano|Istituzioni]]'' (''Institutiones Iustiniani sive Elementa'', destinate all'insegnamento del diritto nelle scuole)<ref>{{cita|Ascheri, 2007|pp. 33-34}}.</ref> e il ''secondo Codice'' (''[[Codex repetitae praelectionis]]'', ovvero il Codice vero e proprio con la raccolta delle ''leges'' imperiali), con il quale le nuove leggi si armonizzavano con quelle antiche.<ref name="pp3536">{{cita|Montanari, 2002|pp. 35-36}}.</ref><ref name="ascheri">{{cita|Ascheri, 2007|pp. 29-33}}.</ref>
In Germania non si ebbe una delineazione nazionale altrettanto lineare, essendo ancora forte la distinzione in quattro etnie fondamentali: [[bavari]], [[franconi]] e [[Suebi|svevo]]-[[alemanni]]. Ogni etnia aveva a capo un duca, con poteri che derivavano da tradizioni giuridiche e mitologiche legate al sostrato pagano ancora esistente. La corona tedesca veniva aggiudicata dal IX secolo attraverso un sistema elettivo che gravitava tra questi quattro duchi, impostando un carattere tipicamente federale che ancora oggi sopravvive nelle istituzioni della Germania contemporanea. Il carattere dinastico del potere non era escluso ma era meno radicato che in altri paesi. Il fondatore della monarchia tedesca viene considerato il [[duca di Sassonia]] [[Enrico l'Uccellatore]], padre di quell'[[Ottone I del Sacro Romano Impero|Ottone I]] che riuscì a rifondare l'Impero riconquistando la corona d'Italia.
 
=== L'apporto culturale arabo ===
La situazione all'inizio del X secolo si presentava particolarmente grave, per la polverizzazione del potere a fronte delle pericolose minacce esterne causate dalle frequenti invasioni degli [[ungari]]. Quando venne eletto al trono il duca sassone [[Enrico l'Uccellatore|Enrico detto l'Uccellatore]] ([[919]]-[[936]]) egli seppe dare una risposta forte a questi problemi iniziando una riforma amministrativa e militare del regno, facendo edificare una serie di [[fortezza|fortezze]] che facessero da centri difensivi, amministrativi, politici ed economici (un po' come erano state le abbazie al tempo di [[Carlo Magno]]). Nel [[935]] egli ottenne una significativa vittoria contro gli ungari, assoggettando anche le popolazioni [[slavi|slave]] tra [[Elba (fiume)|Elba]] e [[Oder]].
{{Vedi anche|Contributo islamico all'Europa medievale}}
 
[[File:Spain Andalusia Cordoba BW 2015-10-27 13-54-14.jpg|thumb|left|La [[Grande moschea di Cordova]] (interno)]]
==== Ottone I ====
{{vedi anche|Ottone I del Sacro Romano Impero}}
Grazie ai suoi successi, i duchi tedeschi decisero di eleggere dopo di lui suo figlio [[Ottone I del Sacro Romano Impero|Ottone]], che continuò l'opera paterna battendo definitivamente gli [[ungari]] sul fiume [[Lech (fiume)|Lech]] nel [[955]]: gli sconfitti furono [[cristianizzazione|convertiti al cristianesimo]] e vennero fatti insediare sul medio corso del [[Danubio]], dando origine a un regno che da essi prese il nome di [[Ungheria]].
 
L'elemento [[Arabi|arabo]]-[[Berberi|berbero]] (senza dimentichare anche il lascito [[persia]]no) portò all'Occidente cristiano nuove conoscenze tecnologico-scientifiche, specie nell'agricoltura, con l'introduzione di non poche piante del tutto sconosciute ([[canna da zucchero]], [[carciofo]], [[riso (alimento)|riso]], [[spinaci]], [[banane]], [[zibibbo]], [[cedri]], [[limone]], [[arancia]] dolce o [[Cotone (botanica)|cotone]], come pure spezie di vario tipo, quali la [[cannella]], i [[chiodi di garofano]], la [[noce moscata]] - ossia di [[Mascate]] - il [[cardamomo]], lo [[zenzero]] e lo [[Crocus sativus|zafferano]]). Avvenne altresì la reintroduzione di colture abbandonate dalla fine del cosiddetto periodo classico "antico" (innanzi tutto l'[[Olea europaea|ulivo]] e l'[[albicocco]]). Furono introdotte poi le tecniche costruttive dei [[mulino|mulini]] ad acqua e a vento, la [[carta]] (di provenienza [[Cina|cinese]]), e tecniche bancarie quali l'[[assegno]] e la [[lettera di cambio]], senza dimenticare il formidabile apporto nella scienza della [[matematica]], quali l'[[algebra]] o la [[trigonometria]], il sistema decimale (elaborato in ambito [[india]]no) o il concetto di [[zero]]. I musulmani svilupparono grandemente la [[medicina]], le [[scienze naturali]], l'[[alchimia]] (genitrice della moderna [[chimica]]) e l'[[astrologia]], con gli annessi studi [[astronomia|astronomici]] (da ricordare l'introduzione dell'[[astrolabio]]).<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 261}}.</ref> Anche nella filosofia il loro apporto contributivo per l'Europa continentale fu di capitale importanza grazie sia alle traduzioni da essi approntate o da essi commissionate, sia all'interpretazione o reinterpretazione dei grandi filosofi dell'antichità. Vennero nuovamente divulgati o riscoperti non pochi testi di filosofia e di pensiero scientifico prodotti sia in età classica sia in età ellenistica. Grazie a tali traduzioni l'Europa occidentale e centrale (che aveva quasi del tutto cancellato il ricordo del retaggio culturale espresso nell'antichità classica in lingua greca) tornò in possesso di opere da tempo trascurate e a rischio di totale oblio. I musulmani sotto dominazione [[Abbasidi|abbaside]], [[Fatimidi|fatimide]] e [[al-Andalus|andalusi]] crearono biblioteche e strutture d'insegnamento pubbliche che - come nel caso di [[Cordova]] - costituirono di fatto le prime università del Vecchio Continente, alimentate dal sapere della cultura persiana antica, da quella indiana e da quella greca ed ebraica. In Occidente la fama di medici quali [[Avicenna]] e [[Razi|Razī]] divenne duratura, tanto che i loro lavori divennero libri di testo fino al XVIII secolo, mentre di notorietà non minore fruirono gli studi di filosofi quali [[Averroè]] (che di [[Aristotele]] "il gran Comento feo", diceva [[Dante Alighieri]]) e [[Geber]], considerato per secoli anche in ambito cristiano il più grande alchimista.
Dopo essere intervenuto anche in Italia, nel [[962]] Ottone si fece incoronare imperatore, un titolo ormai desueto che egli seppe però rinvigorire.
 
== La Chiesa altomedievale ==
La politica di Ottone si assestò quindi su tre direttrici principali:
=== Il monachesimo e l'opera di evangelizzazione ===
#Organizzazione della trasmissione del potere centrale in maniera [[dinastia|dinastica]] (ereditaria) piuttosto che elettiva, per frenare le lotte tra i [[duchi]] derivanti dalle elezioni, senza però calcare la mano sui [[Ducato (feudo)|ducati]] "etnici", ai quali venne lasciata un'equilibrata dose di autonomia.
{{Vedi anche|Monachesimo}}
#Arginamento della disgregazione feudale con l'[[investitura]] di ecclesiastici e il controllo della Chiesa (il controllo era una misura contro l'arbitrio delle aristocrazie locali e solo successivamente divenne fonte di conflitto tra clero e imperatori)
#Dialogo con l'[[Impero bizantino]] e spinta all'emulazione per contrastarne l'egemonia in Italia.
La via diplomatica fu così preferita alle campagne militari, dimostratesi fallimentari; in nome della [[ragion di stato]] il figlio di Ottone, [[Ottone II del Sacro Romano Impero|Ottone II]], sposò la principessa bizantina [[Teofano del Sacro Romano Impero|Teofane]]; ciò tuttavia non bastò né a far sì che il ''[[basileus]]'' riconoscesse l'imperatore tedesco come suo [[Pari (feudale)|pari]], né a trasferire il dominio sull'Italia.
 
[[File:Benedikt von Nursia 20020817.jpg|thumb|''San Benedetto da Norcia'', [[affresco]] nell'[[abbazia territoriale di Subiaco]]]]
==== La dinastia ottoniana ====
{{vedi anche|Dinastia ottoniana di Sassonia}}
Dopo la morte del padre, avvenuta nel ([[973]]), [[Ottone II del Sacro Romano Impero|Ottone II]] dovette subito fronteggiare una ribellione nel regno di Germania. Poco dopo anche la situazione a Roma, vessata dalla nobiltà locale, diventò preoccupante e il re decise di scendere in Italia anche per compiere una spedizione contro i musulmani di [[Sicilia]], ma venne sconfitto duramente nel [[982]] scomparendo l'anno successivo.
 
La Chiesa consisteva essenzialmente in una [[Federazione (diritto privato e amministrativo)|federazione]] di chiese episcopali riunite in province metropolitane: i [[vescovo|vescovi]] designavano il [[clero]] locale, spesso in accordo con le autorità civili, di cui erano la guida suprema, e si consultavano con altri vescovi nei [[sinodo|sinodi]] provinciali sulle questioni [[liturgia|liturgiche]] e legate alla disciplina.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 16-17}}.</ref>
Il figlioletto [[Ottone III del Sacro Romano Impero|Ottone III]] aveva appena tre anni, per cui l'Impero venne tenuto in reggenza da [[Teofano del Sacro Romano Impero|Teofane]]. Sembrava ormai che il titolo di sovrano fosse tornato ad essere un accessorio puramente formale, quando Ottone III, ormai cresciuto e imbevutosi di cultura imperiale bizantina e di ideali ascetici, grazie all'insegnamento di [[Nilo da Rossano|san Nilo di Rossano]], seppe riportare le cose alla normalità, con l'appoggio di alcuni arcivescovi tedeschi. Nel [[996]] scese in Italia e si fece incoronare imperatore.
 
Spesso, tuttavia, i vescovi rispondevano a un capo [[politica|politico]], come il [[monarchia|re]] [[visigoti|visigoto]], che era riuscito a legare a sé l'episcopato e riusciva a riunire tutti i vescovi del regno visigoto. L'importanza di questi ultimi assunse livelli talmente elevati da condizionare la scelta dei nuovi sovrani.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 59}}.</ref> Il [[papa|vescovo di Roma]], diversamente dagli altri, andava acquisendo maggiormente quel ruolo di guida della gerarchia ecclesiastica che lo portò a frequenti confronti in materia [[teologia|teologica]] con la [[Chiesa ortodossa]], come la questione dell'[[iconoclastia]] nell'[[VIII secolo]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 59-60}}.</ref>
Se i suoi predecessori avevano avuto come modello l'Impero di Carlo Magno, Ottone III dovette sicuramente essere attratto dai fasti della [[Roma imperiale]] di [[Costantino I|Costantino]], scegliendo la [[città eterna]] come capitale nella quale insediarsi e dalla quale governare il regno secondo l'ideale della ''[[renovatio imperii]]''. La sua prematura morte rende impossibile stabilire cosa intendesse per ripristino ed è difficile comprendere quale fosse il suo progetto e quale sarebbe stato lo sviluppo delle sue azioni future.
 
Nel [[VI secolo]] in [[Europa]] si diffuse il [[monachesimo]], un'istituzione dai tratti originali, che si presentò come una novità rispetto alla tradizionale società cristiana fondata sul dualismo tra il clero e i fedeli. Fondamentale fu l'attività di [[Benedetto da Norcia]], che nel 529 si stabilì a [[Montecassino]] e istituì una [[Regola benedettina|Regola]] comune di vita cenobitica che nel corso dei secoli venne impiegata in tutto l'Occidente: il lavoro manuale divenne elemento importante nel percorso della comunità monastica.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 64-65}}.</ref> L'impostazione delle comunità era molto diversa da quella bizantina: in Italia era incentrata su un sereno equilibrio tra vita spirituale e vita manuale quotidiana, a differenza dei modelli orientali incentrati sull'esperienza mistica e ascetica.<ref>{{cita|Ascheri, 2007|pp. 39-41}}.</ref>
=== Borgogna ===
In [[Borgogna]] non esisteva una forte radice etnica come in Francia o in Germania, per cui emerse meno sul profilo europeo. La sua corona fu oggetto di contese feroci, ma il fatto di detenerla raramente portava a un potere effettivo, come d'altronde accadde in Italia. Dal [[951]] divenne ad appannaggio del re di Germania.
 
L'esperienza [[monachesimo|monastica]] aspirava al raggiungimento di un modello di vita cristiana condotta secondo una regola estremamente rigida, nella penitenza, nell'isolamento dal mondo, nelle preghiere e in un radicalismo religioso del tutto nuovo: questo nasceva sia dall'esigenza di una coerente [[Imitazione di Cristo (teologia)|imitazione di Cristo]], sia in un percorso di salvezza immediato.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 66}}.</ref> I precursori furono gli [[anacoreta|anacoreti]], individui che si ritiravano nell'isolamento più assoluto, rifiutando ogni contatto umano; in seguito, però, molti di essi compresero l'importanza di una comunità più allargata in cui la disciplina era regolata da norme comuni: [[sant'Antonio abate]], [[san Basilio]] e [[san Pacomio]] furono gli iniziatori del primo [[cenobitismo]] in Oriente.<ref>{{cita|Rapetti, 2013|pp. 11-14, 18-19}}.</ref>
=== Italia centro-settentrionale ===
La situazione italiana è molto simile nelle caratteristiche a quella della Borgogna: una corona puramente formale ma combattuta con ferocia tra i vari pretendenti.
 
Tra il [[IV secolo|IV]] e il [[VI secolo]] il [[monachesimo]] si diffuse inizialmente nelle [[mar Mediterraneo|regioni mediterranee]], in [[Catalogna]], in [[Provenza]] e in Italia, per poi raggiungere le regioni interne del continente.
In Italia, l'indebolimento della compagine imperiale aveva portato a una sorta di [[anarchia]] [[feudale]], dominata dai signori locali nonostante alcuni deboli monarchi si avvicendassero sul trono del ''[[Regnum Italiae]]'', arrivando anche talora a venire incoronati dal papa. Un'eccezione relativamente solida fu il governo di [[Ugo di Provenza]] ([[926]]-[[946]]) che cercò di risolvere le diatribe ereditarie sul titolo associandolo subito a suo figlio [[Lotario II d'Italia|Lotario II]]. Questi però scomparve già nel [[950]], per cui gli successe il [[marchese d'Ivrea]] [[Berengario II d'Ivrea|Berengario II]], che a sua volta elesse come successore il figlio [[Adalberto]]. Berengario, temendo lotte e trame per il potere, fece perseguire la vedova di Lotario II, [[Adelaide del Sacro Romano Impero|Adelaide]], che si rivolse all'Imperatore tedesco [[Ottone I del Sacro Romano Impero|Ottone I]], chiedendogli aiuto a fronte di quella che riteneva l'usurpazione della corona da parte di Berengario. Ottone I accettò il pretesto per scendere in Italia, dove doveva avere già progetti una volta consolidato il suo potere in Germania. Dopo aver sconfitto Berengario entrò nella capitale [[Pavia]], sposò Adelaide e si cinse della corona italiana nel [[951]], legandola a quella dell'Impero romano-germanico. Ottone avrebbe forse voluto proseguire verso Roma, ma la pressione degli [[ungari]] in Germania lo costrinse al rientro. Da allora la corona d'Italia passò ai successori di Ottone I fino al [[1002]].
 
Il modello benedettino si impose lentamente, nel corso di un paio di secoli, su un'altra tradizione, quella del [[monachesimo colombaniano|monachesimo irlandese]], che ebbe come principale esponente nel continente [[san Colombano]]: nel suo peregrinare dall'[[Irlanda]], passando per la [[Gallia]], fino all'Italia settentrionale, esercitò una notevole influenza sulla vita religiosa.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 67}}.</ref> Tuttavia le consuetudini iro-scote, legate a tradizioni culturali estranee all'Occidente latino e poco attente agli aspetti organizzativi della comunità, furono presto affiancate da altre regole e verso il [[IX secolo]] sostituite della [[regola di San Benedetto]] come voluto dall'imperatore [[Ludovico il Pio]].<ref>{{cita|Rapetti, 2013|pp. 52-56, 73-74}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, Polonio e Rusconi, 2022|p. 19}}.</ref> La [[tradizione]] irlandese fin dal [[V secolo]], nata in un contesto originale, in una terra mai sottomessa a [[Impero romano|Roma]] e slegata all'Occidente, ebbe un'importanza decisiva soprattutto nell'attività [[missionario|missionaria]] presso gli [[angli|anglo]]-[[sassoni]], che ricevettero una prima evangelizzazione, e nell'opera di diffusione e conservazione della cultura grazie agli [[Scriptorium|scriptoria]] ed alle [[biblioteca|biblioteche]] che raccolsero su [[pergamena]], come da tradizione celtica e non romana, tutti i testi biblici, evangelici e religiosi e opere classiche greco-romane.
Nel [[1002]] i feudatari italiani, riuniti a [[Pavia]], decisero di assegnare la corona d'Italia ad uno di loro, stanchi del vuoto di potere causato dalla mancata autorità del sovrano tedesco e scontenti della sua alleanza con la gerarchia ecclesiastica che li escludeva. Venne scelto [[Arduino d'Ivrea]], ma egli incontrò dure resistenze soprattutto tra i feudatari ecclesiastici della [[pianura padana]]. Sconfitto, fu costretto a ritirarsi nel [[monastero di Fruttuaria]], dove morì nel [[1014]]. Anche il [[regnum Italiae|Regno d'Italia]] finì poi definitivamente sotto il controllo di quello tedesco dal [[1032]]. Il ''Regnum Italiae'' cessò di fatto di esistere con l'avvento delle [[Comune medievale|autonomie comunali]].
 
[[File:Meister Theoderich von Prag 001.jpg|thumb|sinistra|''[[San Gregorio Magno nello studio (Maestro Teodorico da Praga)|San Gregorio Magno nello studio]]'', [[Maestro Teodorico]] da Praga, 1370 circa]]
=== Italia meridionale ===
[[File:Blason sicile famille Hauteville.svg|thumb|right|150 px|Stemma della Casa d'Altavilla]]
Nel frattempo nel meridione d'Italia si assistette alla nascita di una monarchia dal niente, quella dei [[Normanni]], che, stabilitisi ormai in Normandia dalla Scandinavia, vedevano angusto il proprio territorio e cercavano sbocchi di espansione. Fu così che la famiglia [[Altavilla]] riuscì a inserirsi nel Meridione d'Italia sfruttando le rivalità tra i vari signori locali ed impadronendosi di [[Puglia]] e [[Calabria]]. La loro fortuna fu nell'avere dalla loro parte il papa, in cerca di alleanze durante la difficile disputa contro l'Impero tedesco. Il pontefice infatti, superata l'iniziale diffidenza e ostilità, concesse il Meridione d'Italia in feudo agli Altavilla, commettendo l'ennesima infrazione formale rispetto a Bisanzio, legittimamente proprietaria di quei territori (altri smacchi del pontefice a Bisanzio erano stati, secoli addietro, le incoronazioni dei re di Francia e dell'Imperatore d'Occidente, arrogandosi diritti che poteva vantare solo sostanzialmente, ma non formalmente). Il papa in quell'occasione aveva comunque il pretesto della [[scisma d'Oriente]], che gli diede l'opportunità di rivendicare per sé territori dell'imperatore eretico, sui quali quest'ultimo non era ormai più in grado di esercitare la propria autorità.
 
Il monachesimo benedettino fu propagato e diffuso in Italia grazie all'opera di [[papa Gregorio I]] (540-604), il quale, [[monachesimo|monaco]] presso il [[monastero di Sant'Andrea (Roma)|monastero di Sant'Andrea]] a Roma, divenne vescovo di Roma.<ref name="car71"/> Nel 596, Gregorio inviò una serie di monaci, capitananti da [[sant'Agostino di Canterbury]], dal monastero benedettino che egli stesso aveva fondato sul colle [[Celio]] fino alla Gran Bretagna, dove essi si insediarono a [[Canterbury]]. Da lì compirono una profonda opera di cristianizzazione, ai danni del paganesimo residuo.<ref name="car71">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 71}}.</ref>
I Normanni divennero allora nemici dei bizantini, venendone espulsi dall'esercito (molti erano i mercenari), e [[Roberto il Guiscardo]] tentò oltretutto la conquista dell'[[Epiro]], che non gli riuscì ([[1081]]-[[1085]]), nonostante un nuovo avallo papale. Suo fratello [[Ruggero I di Sicilia|Ruggero]], ispirandosi alla ''[[Reconquista]]'' spagnola, decise allora di tentare di scalzare l'egemonia saracena in [[Sicilia]], riuscendoci con successo tra il [[1061]] e il [[1094]]. Con [[Boemondo d'Altavilla|Boemondo]], figlio di Roberto il Guiscardo, i normanni conquistarono anche la ricca città di [[Antiochia]] nel corso della [[prima crociata]], creando una sorta di "diaspora" normanna che originò un variegato "impero" che andava dall'Inghilterra alla Terrasanta, privo di una qualsiasi unità familiare o istituzionale, ma figlio della medesima spinta espansiva dell'intraprendente popolo scandinavo. Sicilia e resto dell'Italia meridionale vennero riuniti in un unico regno dal [[1130]].
 
I [[monastero|monasteri]] si diffusero in Europa e divennero non solo centri religiosi, ma anche economici e di diffusione e conservazione della cultura. Infatti, nelle [[biblioteca|biblioteche]] dei monasteri furono raccolti, conservati e copiati moltissimi testi classici che, in tal modo, si salvarono dalla distruzione.
La Sardegna ebbe invece un destino a se, di autonomia feudale, con la nascita dei [[Giudicati]], quattro entità statuali autonome ([[Giudicato di Cagliari|Calari]], [[Giudicato di Torres|Torres]], [[Giudicato di Arborea|Arborea]], [[Giudicato di Gallura|Gallura]]) che ebbero potere in Sardegna fra il IX ed il XV secolo e del tutto diverse dalla forma feudale vigente nell'Europa medievale, più prossime a quelle tipiche dell'esperienza bizantina. Il re (o giudice) governava sulla base di un patto col popolo (cosiddetto "bannus-consensus"), venuto meno il quale il sovrano poteva essere detronizzato ed anche ucciso legittimamente dal popolo medesimo, senza che questo incidesse sulla trasmissione ereditaria del titolo all'interno della dinastia regnante.
Fondendo tradizioni autoctone (usi ed istituti di presumibile derivazione dalla civiltà nuragica) ed istituti giuridici romano-bizantini, i quattro giudicati si discostavano dai contemporanei regni medievali in quanto non sottoposti ad un regime privatistico, secondo la tradizione barbarico-feudale. Il Giudicato d'Arborea sopravvisse fino al 1400, arrivando alla quasi unificazione della Sardegna in un unico regno sotto [[Mariano IV]] prima ed [[Eleonora d'Arborea]] dopo.
 
Il suo merito fu, prevalentemente, quello di aver compreso la distanza tra la Chiesa orientale e quella occidentale: in tal senso, pur riconoscendo l'autorità di [[Bisanzio]], legò maggiormente il vescovo di Roma all'episcopato occidentale, conferendogli un ruolo di guida, e rafforzò la sua autorità politica nel [[ducato bizantino di Roma]]. Si impegnò inoltre nella conversione dei popoli di religione [[arianesimo|ariana]], come i Visigoti (nel 587 con re [[Recaredo I]]) e i Longobardi (all'inizio del [[VII secolo]] con [[Teodolinda]] e re [[Agilulfo]]), ma soprattutto inviò in [[Inghilterra]] [[Agostino di Canterbury|sant'Agostino]], monaco benedettino, a [[evangelizzazione|evangelizzare]] gli anglo-sassoni ancora pagani. Sant'Agostino ottenne la conversione dei sovrani, riuscendo così a far ricostruire le antiche sedi episcopali (egli stesso divenne [[arcivescovo di Canterbury]]), a fondare monasteri e a favorire una [[cristianizzazione]] attenta nel rispettare gli usi locali. La penetrazione a nord dell'isola, portò i missionari benedettini a scontrarsi presto con gli evangelizzatori irlandesi, che però a partire dal 664, su decisione presa in comune accordo dai sovrani dei regni anglosassoni dopo il [[sinodo di Whitby]], dovettero ripiegare.
=== Spagna ===
[[File:Spanish reconquista.gif|thumb|350px|Mappa dell'evoluzione della ''[[Reconquista]]'' in Spagna]]
La Penisola iberica era quasi completamente in mano al [[califfato di Cordova]], che però non riusciva da imporre la propria autorità nel mosaico di [[emirato|emirati]] sovente in lotta tra loro.
 
Dall'[[Inghilterra]], dove più fertile fu il movimento benedettino, iniziò un percorso di evangelizzazione che interessò soprattutto il nord della [[Germania]]: l'anglosassone [[Bonifacio (vescovo di Magonza)|san Bonifacio]] nell'[[VIII secolo]] evangelizzò la [[Turingia]] e l'[[Assia]] e fondò diverse [[abbazia|abbazie]] prima di subire il martirio.<ref>{{cita|Rapetti, 2013|pp. 66-67}}.</ref> L'Inghilterra diventò così un centro propulsore di cultura cristiana e latina ed ebbe il ruolo decisivo di propagare il cristianesimo in regioni culturalmente e [[Lingua (linguistica)|linguisticamente]] più vicine e legarle maggiormente al nuovo occidente cristiano, romano e germanico insieme.
Il nord del paese invece era in mano cristiana, con i Regni delle [[Asturie]] e di [[Navarra]] che si riorganizzavano e che a partire dalla fine del X secolo avrebbero dato vita alla ''[[Reconquista]]''. I confini vennero progressivamente spostati verso sud, a partire dallo spostamento della capitale delle Asturie fu spostata da [[Oviedo]] a [[León (Spagna)|León]] da [[Alfonso III il Grande]]. Non potendo procedere con campagne di ampio respiro, i cristiani erano soliti effettuare razzie verso la ''meseta'', l'altipiano centrale. Altri regni impegnati nella riconquista furono la [[Navarra]] (regno dal [[926]] poi collegato alla [[Castiglia]]), l'[[Aragona]], regno indipendente dal [[1035]], e la contea catalana di [[Barcellona]], già facente parte dell'[[Impero carolingio]]. Alla fine del X secolo esisteva una frontiera tra cristiani e musulmani verso il fiume [[Duero]], che era abbastanza fluida. Dopo aver respinto alcuni attacchi tra [[985]] e [[1003]], i catalani ambivano a spostare il confine fino a [[Tarragona]].
 
=== Verso lo scisma d'Oriente ===
Una battuta d'arresto della Reconquista fu dovuta all'energico vizir [[Almanzor]], ma una sua ripresa si ebbe nel [[1055]]|. Nel [[1064]] fu conquistata [[Coimbra]], dopo un pellegrinaggio di [[Ferdinando I di Castiglia|Ferdinando I]] al [[santuario di Santiago di Compostela]], che in quel periodo guadagnò la fama di [[Santiago Matamoros|Santiago ''Matamoros'']] (Santiago [[Matamoros (religione)|Ammaza Saraceni]]), grazie all'apparizione di [[san Giacomo]] durante la [[battaglia di Clavijo]], secondo tradizione. L'intervento di [[papa Alessandro II]] scongiurò una crisi dovuta alla morte di re [[Ramiro I di Aragona|Ramiro I]], permettendo la conquista nel [[1064]] della piazzaforte di [[Barbastro]], vicino [[Saragozza]], grazie all'intervento di numerosi cavalieri francesi: sul piano del diritto ecclesiastico, grazie alla richiesta di intervento tramite [[bolla papale]], questo avvenimento è ritenuto il modello per la [[prima crociata]]. Ferdinando di Castiglia arrivò a farsi pagare un tributo dai re mori vicini e compì un'eroica cavalcata fino a [[Valencia]]; spirò nel [[1065]] venendo sepolto nella nuova [[cattedrale di Leon|cattedrale]] da lui fondata per accogliere le reliquie di [[sant'Isidoro di Siviglia]], ottenute dai musulmani.
{{Vedi anche|Grande Scisma}}
La Chiesa d'Occidente e quella d'Oriente erano sostanzialmente concordi sui grandi temi teologici stabiliti dai concili, ma iniziavano ormai a differire sul piano liturgico e disciplinare. Ai dissapori sullo [[scisma dei tre capitoli]] di epoca giustinianea, dell'eresia iconoclasta e della competizione proselitica, si aggiunsero le incomprensioni in seguito all'incoronazione papale di Carlo Magno "imperatore". Nell'867 il patriarca di Costantinopoli [[Fozio di Costantinopoli|Fozio]] iniziò uno scisma per le accuse al papa di aver manipolato le conclusioni del [[concilio di Nicea]] del 325, aggiungendo al ''Symbolon'' ([[Credo (liturgia)|Credo]]) la formula che lo [[Spirito Santo]] procede oltre che dal Padre anche dal Figlio (la questione del ''"[[Filioque]]"''). Fozio fu scomunicato da [[Papa Niccolò I|Niccolò I]] e poi, reinsediatosi, di nuovo da [[Papa Giovanni VIII|Giovanni VIII]] (881), finché il ''[[basileus]]'' [[Leone VI il Saggio]] non lo depose nell'886. Il contenzioso di Fozio lasciò un profondo segno nel contenzioso tra le due sedi patriarcali.<ref>{{cita|Azzara, 2006|pp. 42-43}}.</ref> Ulteriori dissapori si sommarono quando [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]] rinnovò il titolo imperiale nell'incoronazione papale, irritando il "legittimo" imperatore bizantino, anche se allora si cercò di rimediare col matrimonio tra la principessa bizantina [[Teofano Scleraina|Teofano]] e il figlio di Ottone, [[Ottone II]]. Il vero e proprio scisma si consumò nell'XI secolo e, nonostante i tentativi per rimediarvi nel XV secolo, è tuttora uno dei grandi problemi tra [[Chiesa cattolica]] e [[Chiesa ortodossa|ortodossa]].
 
== L'Europa post-carolingia ==
=== Inghilterra ===
=== L'Europa occidentale nel X secolo ===
[[File:Domesday Book - Warwickshire.png|thumb|200px|Pagina del ''Domesday Book'']]
L'Europa assistette alla progressiva polverizzazione del potere sia per la debolezza dell'Impero, sia per lo stato di emergenza causato dalle nuove invasioni. Ciononostante, le attività commerciali trovarono gradualmente pace e sicurezza e ciò permise una ripresa dei commerci.<ref name="car223" /> Questo isolamento e dispersione del potere aveva favorito la comparsa di caratteri sempre più marcatamente nazionali nelle ex-regioni dell'[[Impero romano]], tanto che già dal IX-X secolo è lecito parlare di nascita delle [[nazione|nazioni]] moderne: a metà del IX secolo si hanno già le prime tracce scritte di antiche forme di quelle che sono oggi la [[lingua francese]] o [[lingua tedesca|tedesca]]. In ambito storiografico, si tende sempre più a credere che in concomitanza dell'anno Mille non avvenne un'improvvisa crescita della società europea, ma vi fu un lungo periodo di sviluppo dell'economia e di aumento demografico proseguito tra i secoli VIII e XIII.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 176}}.</ref>
L'Inghilterra si evolse in maniera quasi "naturale", dato il suo carattere insulare, dall'[[eptarchia]] a un regno unitario. Dopo aver liberato il territorio dalla minaccia dei corsari [[normanni]], re come [[Alfredo il Grande]] del [[Wessex]] iniziò a unificare la nazione. Sebbene i danesi non smisero di saccheggiare le coste, l'Inghilterra seppe costruire una solida tradizione monarchica. Restavano fuori dal controllo dei re inglesi le fiere popolazioni [[celti]]che di [[Scozia]], [[Irlanda]], [[Galles]], e [[Cornovaglia]].
 
==== Francia ====
I successori di Alfredo si prodigarono per arrestare i danesi, ma re [[Etelredo II d'Inghilterra|Etelredo II]] era stato addirittura scacciato dal sue regno dal re danese [[Sven Barbaforcuta]], riparando nel apese di sua moglie, la [[Normandia]]. Solo con la morte di Sven ([[1014]]), il re poté tornare in patria, ma il nuovo re danese [[Canuto I di Danimarca|Knut]] ("Canuto") si rivelò un avversario ancora più temibile, tanto che Etelredo accettò di pagare un tributo, il ''[[danegeld]]'', in cambio di una tregua. La pausa giovò solo al re danese, che la sfruttò per assoldare mercenari con i quali mosse l'attacco definitivo nel [[1015]]. Con la vittoria Canuto "il Grande" era arrivato a possedere un regno immenso, che comprendeva le corone d'Inghilterra, Danimarca e Norvegia, oltre alla signoria sulle terre slave tra [[Oder]] e [[Vistola]]. A questo punto Knut iniziò una politica più prudente, vista la difficile gestione di un territorio tanto vasto, ottenendo l'[[omaggio vassallatico]] dai re di Scozia e Irlanda e sposando la vedova di Etelredo II, la normanna [[Emma di Normandia|Emma]]. Canuto favorì l'integrazione tra inglesi e danesi, anche se riservò i posti di comando all'aristocrazia scandinava, e mantenne buoni rapporti con la Chiesa inglese. Alla sua morte ([[1035]]) si scatenarono lotte tra i suoi discendenti. Si fece vivo anche l'ultimo erede di Etelredo II, [[Edoardo il Confessore]], esiliato in [[Normandia]], che tornò in patria nel [[1042]], ma venne in seguito sconfitto e fatto ostaggio dei danesi fino alla morte. Nel [[1066]] [[Guglielmo il Conquistatore]], duca di Normandia, sbarcava in Inghilterra sbaragliando con la [[battaglia di Hastings]] ([[14 ottobre]]) la resistenza anglosassone e venendo incoronato re d'Inghilterra il [[25 dicembre]] di quell'anno. Egli confiscò una parte dei beni dell'aristocrazia locale per darla ai suoi seguaci ed organizzò il territorio in feudi piccoli, affinché non gli creassero problemi come in terra francese. Organizzò le circoscrizioni locali (''shires'') con funzionari regi (''sheriffs'') e creò un [[catasto]], il ''[[Domesday Book]]'', con il quale censì tutte le strutture fondiarie del regno.
[[File:Coronation of Hugues Capet 2.jpg|miniatura|Incoronazione di [[Ugo Capeto]]]]
Nel X secolo la corona francese fu contesa tra i [[Carolingi]] e i discendenti del conte di Parigi [[Oddone, conte di Parigi|Oddone]]. Nel 987 [[Ugo Capeto]], della [[Robertingi|dinastia di Oddone]], riuscì a prendere il potere fondando la dinastia che da lui prese il nome di [[capetingi]]a.<ref name="car239">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 239}}.</ref> Il nuovo regno di Francia si estese gradualmente verso ovest ([[Britannia]]), verso sud ([[Occitania (regione storica)|Occitania]]) e verso est ([[Renania]]), sopravvivendo tra alterne vicende fino al 1792.<ref name="car239"/> Prima dell'inizio dell'XI secolo, i Capetingi erano stati in grado di controllare solo la Francia centro settentrionale, con il resto del regno diviso in potenti ducati ([[Bretagna]], [[Normandia]], [[Ducato d'Aquitania|Aquitania]] e [[Ducato di Lorena|Lorena]]) e le contee di [[contea di Fiandra|Fiandra]], [[contea di Champagne|Champagne]], [[contea di Borgogna|Borgogna]] e [[contea di Tolosa|Tolosa]].<ref name="car239"/>
 
Le terre poste tra il [[Rodano]] e le [[Alpi]], suddivise tra i regni di [[Borgogna Transgiurana|Borgogna]] e di [[Borgogna Cisgiurana|Provenza]], vennero riunite tra il quarto e il quinto decennio del X secolo in un [[Regno di Arles|unico regno]], detto successivamente Regno di Arles, che andava dalle coste provenzali sino a [[Basilea]].<ref>Giovanni Tabacco, ''Alto Medioevo'', in {{cita|Tabacco e Merlo, 1981|p. 203}}.</ref> I suoi monarchi, stretti tra Francia e Germania, risultarono piuttosto deboli, e nel 1032, con la morte di [[Rodolfo III di Borgogna|Rodolfo III]], il regno divenne appannaggio del sovrano tedesco.<ref>{{cita|Bloch|p. 426}}.</ref>
I suoi successori non seppero mantenere l'equilibrio creato ed alla fine di alcune lotte emerse una nuova dinastia, quella dei [[Plantageneti]], guidata dal conte d'Angiò [[Enrico II d'Inghilterra|Enrico II]]. Egli fu impegnato nelle lotte con il re di Francia (possedeva infatti sia la [[Normandia]] che l'[[Aquitania]]) e creò una rete di rapporti diplomatici con le altre monarchie europee che lo sostennero nelle sue imprese. Ebbe però come avversari interni i baroni e il clero, che disapprovavano la sua politica accentratrice: [[san Tommaso Becket]] cercò di far valere i diritti della Chiesa, ma venne assassinato, su richiesta forse dello stesso re, scatenando una guerra civile fomentata dai figli stessi del re. Alla fine Enrico ebbe comunque la meglio, riuscendo addirittura a istituire una corte di giustizia permanente. L'equilibrio che ne nacque fu la necessaria premessa per l'affermazione del carattere "corale" della monarchia inglese, che divenne in seguito la prima [[monarchia costituzionale]] europea.
 
==== I venezianiItalia ====
{{Vedivedi anche|StoriaRegno did'Italia Venezia(Sacro Romano Impero)}}
[[File:ItaliaItaly 1000 v2AD-it.svg|thumb|left|220pxminiatura|L'Italia intorno al 1000]]
La situazione italiana era molto simile a quella della Borgogna: una corona puramente formale ma combattuta con ferocia tra i vari pretendenti. Dopo la deposizione di Carlo il Grosso nell'887, come nel resto del mondo carolingio, anche nel regno d'Italia la grande aristocrazia cercò di affermare il proprio diritto a eleggere il monarca.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 147}}.</ref> Ciò costrinse i sovrani avvicendatisi sul trono a legittimare il proprio diritto a regnare rinegoziando i propri rapporti con i grandi aristocratici, allo scopo di garantirsi il loro supporto politico-militare. Avendo goduto di una così cattiva fama, questo periodo è noto nella storiografia tradizionale come "[[anarchia feudale]]", dipinta semplicisticamente come una fase di disgregazione del potere centrale.<ref name="car160">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 160}}.</ref>
Con la caduta dell'[[impero romano d'Occidente]] le terre della ''[[Repubblica di Venezia|Venetia]] et [[Istria|Histria]]'' vennero invase a più riprese da diverse popolazioni germaniche organizzate: parte transitarono, come gli [[Unni]], parte vi si fermarono, come i [[Goti]] e i [[Longobardi]], sostituendosi alla nobiltà locale precedente e venendo in breve tempo culturalmente assorbite nella numerosa popolazione storica. Le campagne si fecero meno sicure e la popolazione locale si rifugiò nelle città, che si dotarono in fretta e furia di mura (mai esistite nei precedenti mille e più anni), o sulle montagne. Così il complesso sistema idrografico della pianura, non più curato, cadde presto in rovina causando alluvioni disastrose (per esempio la "rotta della Cuca" nel [[589]] che deviò completamente il corso dell'[[Adige]] di parecchi chilometri).
 
Alcuni dei sovrani più rilevanti di questo periodo furono [[Berengario del Friuli|Berengario I]], [[Guido II di Spoleto|Guido]] e [[Lamberto II di Spoleto|Lamberto di Spoleto]] e [[Ugo di Provenza]], il quale cercò di risolvere le diatribe ereditarie sul titolo associandolo subito a suo figlio [[Lotario II d'Italia|Lotario II]]. Questi però scomparve già nel 950, per cui gli successe il [[marchese d'Ivrea]] [[Berengario II d'Ivrea|Berengario II]]; costui, temendo lotte e trame per il potere, fece perseguire la vedova di Lotario II, [[Adelaide di Borgogna (imperatrice)|Adelaide]], che si rivolse all'imperatore tedesco [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]], chiedendo aiuto a fronte di quella che riteneva l'usurpazione della corona da parte di Berengario. Ottone I accettò, trovando un pretesto per scendere in Italia, dove doveva avere già progetti una volta consolidato il suo potere in Germania. Dopo aver sconfitto Berengario, entrò nella capitale [[Pavia]], sposò Adelaide e si cinse della corona italiana nel 951, legandola a quella imperiale.<ref name="car160"/> Ottone avrebbe forse voluto proseguire verso Roma, ma la pressione degli Ungari in Germania lo costrinse al rientro. Da allora, la corona d'Italia passò ai successori di Ottone I fino al 1002.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 164}}.</ref>
Un effetto particolare ebbero sulla nobiltà queste invasioni: infatti, essendo gli invasori per lo più guerrieri, rispettavano i contadini perché questi garantivano loro il sostentamento e le tasse (p. es. la "Sala" per i [[Longobardi]], da cui il nome di alcuni paesi). Invece non avevano scrupoli per la nobiltà ed i proprietari terrieri perché sottraevano loro il controllo delle terre e le relative rendite. È per questo che i signorotti Veneti da [[Padova]], [[Altinum|Altino]], [[Oderzo]], [[Aquileia]] e città vicine, essendo abituati da secoli a vivere nei pressi di fiumi e lagune, preferirono traslocare beni e famiglie sulle isole più remote della laguna veneta, pure abitate da secoli da pescatori, ricostruendo le loro città su fitte foreste di pali conficcati nel suolo melmoso (usanza vecchia di millenni - vedi [[Palafitta|palafitte]] nel [[paleolitico]] presenti in tutti i laghi). Qui, a più riprese fino alla caduta ed alla distruzione di Padova nel [[601]], si trasferirono tutte le più importanti famiglie con il seguito di lavoranti e servitù.
 
Nello stesso periodo, anche il papato visse un'epoca particolarmente turbolenta, con l'elezione papale che era finita in balìa dell'aristocrazia romana: lo dimostra la circostanza che, tra l'877 e il 962, si affermarono al soglio pontificio ben ventuno papi (''[[saeculum obscurum]]'').<ref>{{cita|Vitolo, 2000|p. 166}}.</ref>
Queste genti operose continuarono i lucrosi commerci di sempre sul mare creando un arcipelago di isolotti intensamente abitati e, sotto la protezione dell'ancora possente [[Impero di Bisanzio]], in breve riorganizzarono anche il loro stile di vita politico arrivando sin dal [[697]] a eleggere il loro primo "[[doge]]", rappresentante della federazione dell'arcipelago delle lagune venete, da [[Chioggia]] a [[Caorle]].
 
==== Spagna ====
In pochi secoli, difendendosi accanitamente dai germanici ormai padroni della terraferma, arrivarono anche ad affrancarsi dalla sempre più lontana tutela di [[Bisanzio]] e con l'anno [[1000]] questa federazione di isole iniziò la sua espansione nell'[[mar Adriatico|Adriatico]] affermando la supremazia navale. Nel [[1004]] il dogato sconfisse i pirati illirici e decise di dare un nome al proprio "stato": [[Repubblica di Venezia]] (o Venetia).
La penisola iberica era quasi completamente in mano al [[califfato di Cordova]], che però non riusciva a imporre la propria autorità nel mosaico di [[emirato|emirati]] sovente in lotta tra loro.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|pp. 193-194}}.</ref> Il nord del paese, invece, era in mano cristiana, con i regni [[Regno delle Asturie|delle Asturie]] e [[Regno di Navarra|di Navarra]] che stavano riorganizzandosi e che a partire dalla fine del X secolo avrebbero dato vita alla ''[[Reconquista]]''.<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 196}}.</ref> I confini vennero progressivamente spostati verso sud, come dimostra ad esempio il cambiamento della capitale delle Asturie.<ref>{{cita|Vitolo, 2000|p. 100}}.</ref> Essa fu infatti spostata da [[Oviedo]] a [[León (Spagna)|León]] da [[Alfonso III il Grande]]. Non potendo procedere con campagne di ampio respiro, i cristiani erano soliti effettuare razzie verso la ''meseta'', l'altipiano centrale. Altri regni impegnati nella riconquista furono la Navarra (regno dal 926, poi collegato alla [[Castiglia]]), l'[[Aragona]], regno indipendente dal 1035, e la [[Contea di Barcellona|contea catalana di Barcellona]], già facente parte dell'[[Impero carolingio]]. Alla fine del X secolo esisteva una frontiera tra cristiani e musulmani verso il fiume [[Duero]], che era abbastanza fluida. Dopo aver respinto alcuni attacchi tra 985 e 1003, i catalani ambivano a spostare il confine fino a [[Tarragona]].<ref>{{cita|Montanari, 2002|pp. 152-153}}.</ref>
 
==== L'EuropaIsole nord-orientalebritanniche ====
L'Inghilterra si evolse in maniera quasi "naturale", dato il suo carattere insulare, dall'[[eptarchia]] a un [[Regno d'Inghilterra|regno unitario]]. Dopo aver liberato il territorio dalla minaccia dei corsari [[vichinghi]], re [[Alfredo il Grande]] del [[Wessex]] iniziò a unificare la nazione. Sebbene i danesi non smisero di saccheggiare le coste, l'Inghilterra seppe costruire una solida tradizione monarchica. Restavano fuori dal controllo dei re inglesi le fiere popolazioni [[celti]]che di [[Scozia]], [[Irlanda]], [[Galles]], e [[Cornovaglia]].<ref>{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 244}}.</ref>
I rinnovati commerci nel continente europeo videro la comparsa sulla scena di aree un tempo escluse dallo scacchiere economico-politico, come le estremità nord ed est verso la [[Scandinavia]] e verso la [[Russia]]. Dal X secolo nacquero numerosi centri nuovi, che fecero da propulsori alla cristianizzazione ed allo sviluppo delle ampie aree che andavano dalle coste del mare del Nord fino ai grandi fiumi russi. Tipicamente queste città non avevano mura in pietra, ma terrapieni e palizzate, ed erano strutturate con due centri: un castello o fortezza dove risiedeva il signore locale e dove si trovava la [[cattedrale]], e una zona mercantile con i fondachi e i depositi delle merci. Nuove città del genere si trovano da [[Quntovic]] nelle Fiandre fino a [[Novgorod]] in Russia. Quest'ultima nel nome porta il carattere di "nuovo" che caratterizzò le nuove fondazioni urbane. Le nuove città avevano spesso un regime fiscale privilegiato poiché era nell'interesse dei signori locali lo sviluppo di zone spopolate con il conseguente aumento delle colture, in zone già boscose o paludose, delle derrate alimentari e della ricchezza in generale.
 
==== Germania ====
Nelle zone già appartenute alla confederazione dei [[sassoni]] i conquistatori carolingi fondarono nuove città (come [[Amburgo]]) o potenziarono quelle esistenti (come [[Brema (città)|Brema]]). Da qui [[Ludovico il Pio]] istituì diocesi che ebbero il compito di organizzare le missioni per evangelizzare la [[Danimarca]], la [[Scandinavia]] e le regioni orientali.
In Germania non si ebbe una delineazione nazionale altrettanto lineare, essendo ancora forte la distinzione in quattro etnie fondamentali: [[sassoni]], [[bavari]], [[franconi]] e [[Suebi|svevo]]-[[alemanni]].<ref name="car158"/> Il regno tedesco risultava così composto da diversi ducati, detti ''[[regna]]'', nei quali venivao perpetuate le tradizioni etnico-politiche e il cui duca si poneva come mediatore tra il sovrano e le aristocrazie regionali.<ref>Giovanni Tabacco, ''Alto Medioevo'', in {{cita|Tabacco e Merlo, 1981|p. 199}}.</ref> La corona tedesca veniva aggiudicata dal IX secolo attraverso un sistema elettivo che gravitava tra questi quattro duchi, impostando un carattere tipicamente federale che ancora oggi sopravvive nelle istituzioni della Germania contemporanea.<ref name="car158"/> Il carattere dinastico del potere non era escluso, ma era meno radicato che in altri paesi. Inoltre, la situazione all'inizio del X secolo si presentava particolarmente grave, per la polverizzazione del potere a fronte delle pericolose minacce esterne causate dalle frequenti invasioni ungare.<ref name="car158"/>
 
A ristabilizzare la Germania fu il fondatore della monarchia tedesca, il [[duca di Sassonia]] [[Enrico l'Uccellatore]] (919-936),<ref name="Vitolo, 2000" /> il quale seppe dare una risposta forte a tali problemi promulgando una riforma amministrativa e militare del regno, oltre a fare edificare una serie di [[fortezza|fortezze]] che fungessero da centri difensivi, amministrativi, politici ed economici – dunque svolgendo, almeno in parte, il ruolo delle abbazie al tempo di Carlo Magno.<ref name="car158">{{cita|Cardini e Montesano, 2019|p. 158}}.</ref> Nel 935, egli ottenne una significativa vittoria contro gli Ungari, assoggettando anche le popolazioni [[slavi|slave]] tra [[Elba (fiume)|Elba]] e [[Oder]].<ref name="car158"/> Grazie ai suoi successi, i duchi tedeschi decisero di eleggere dopo di lui suo figlio [[Ottone I di Sassonia|Ottone]], che continuò l'opera paterna e, dopo esser già prevalso in una guerra con la [[ducato di Boemia|Boemia]] che gli consentì di avvalersi del supporto del duca locale [[Boleslao I di Boemia|Boleslao]], surclassò definitivamente gli Ungari sul [[Lech (fiume)|fiume Lech]] nel 955 ([[battaglia di Lechfeld]]).<ref name="vit150"/> Gli sconfitti furono [[cristianizzazione|convertiti al cristianesimo]] e vennero fatti insediare sul medio corso del [[Danubio]], dando origine a un regno che da essi prese il nome di [[Principato d'Ungheria|Ungheria]].<ref name=G112>{{cita|Golinelli, 2004|p. 112}}.</ref>
Nelle monarchie nordiche le conversioni procedettero costantemente, ma non in maniera forzata, con battesimi di massa, essendo il re deponibile dall'assemblea (il ''[[Bund]]'') per questo non in grado di imporre variazioni culturali e religiose troppo drastiche. Per esempio in [[Svezia]] re [[Olof III di Svezia|Olav]] si convertì nel [[1008]], ma non poté fare altro che agevolare le missioni; ciò fece scattare la reazione dei tradizionalisti pagani, che si strinsero attorno al tempio di [[Uppsala]], timorosi che alla conquista culturale avrebbe seguito una perdita di indipendenza anche politica. Il tempio fu distrutto solo nel corso dell'XI secolo. La [[Finlandia]] invece fu cristianizzata con l'invasione svedese del XII secolo di [[Erik IX di Svezia|Erik IX]].
 
=== Trasformazioni economiche e sociali ===
Più conflittuale fu la colonizzazione del [[Baltico]], con la concorrenza tra tedeschi e scandinavi, i quali spesso distrussero le città rivali dopo aver fondato le proprie. Di solito ebbero la meglio gli scandinavi, ma i nuovi centri, alcuni dei quali oggi difficili da individuare, declinarono a partire dall'XI secolo, forse per l'agguerrita concorrenza commerciale tedesca.
==== Incastellamento ====
{{vedi anche|Incastellamento}}
Dalla fine del IX secolo le esigenze difensive avevano portato all'erezione di numerose fortezze, e almeno inizialmente queste erano innalzate per sola volontà dei sovrani; e molte di esse continuarono ad essere costruite ad esempio in Germania di fronte all'intensificarsi delle incursioni ungare. Ma nonostante il primordiale carattere pubblico dei castelli, la cui edificazione era rigidamente concessa dai sovrani, in breve tempo signori laici ed ecclesiastici si impadronirono dei castelli regi o comitali oppure iniziarono ad edificarne di nuovi.<ref>Giovanni Tabacco, ''Alto Medioevo'', in {{cita|Tabacco e Merlo, 1981|pp. 191-192}}.</ref> In questo modo, i castelli divennero i centri di dominazioni signorili grandi e piccole pur mantenendo il loro scopo primario, quello difensivo.<ref>Giovanni Tabacco, ''Alto Medioevo'', in {{cita|Tabacco e Merlo, 1981|pp. 194-197}}.</ref>
 
Ma non solo i [[signoria fondiaria|signori fondiari]] eressero delle fortificazioni sui propri possedimenti privati; molti castelli infatti vennero innalzati dagli ufficiali pubblici delle antiche circoscrizioni carolingie – [[conte|conti]], [[duchi]] e [[marchese|marchesi]] – che spesso ne affidavano la gestione a custodi fidati, utilizzando i rapporti vassallatico-beneficiari. Ne conseguì che, così come conti e duchi patrimonializzarono la propria carica pubblica creando dinastie radicate territorialmente, anche i castellani incominciarono a prendere possesso del fortilizio assegnato in maniera ereditaria.<ref>Giovanni Tabacco, ''Alto Medioevo'', in {{cita|Tabacco e Merlo, 1981|pp. 192-193}}.</ref>
La [[dinastia ottoniana di Sassonia|dinastia ottoniana]] aveva fondato numerose città anche sul confine orientale della Germania, la più importante delle quali era [[Magdeburgo]]: distrutta dagli [[slavi]], venne rifondata nel [[962]] da [[Ottone I del Sacro Romano Impero|Ottone I]]. Divenuta sede arcivescovile, vi si formò [[Adalberto da Praga]], il vescovo che fu martirizzato mentre tentava di convertire gli slavi dell'[[Oder]]. Ad egli seguirono però altri missionari, ai quali seguì infine una campagna militare che li decimò. Intorno al [[1111]], secondo le cronache, gli slavi vennero convertiti, sottomettendosi formalmente a [[Enrico X di Sassonia]] detto ''il Superbo'', anche se una "vera" conversione e sottomissione richiesero tempi più lunghi. Le resistenze degli slavi vennero sconfitte solo con un continuo martellamento dei tedeschi. Nel [[1156]]-[[1157|57]] il re della più importante delle tribù slave, [[Pribizlao]] degli [[Obodriti]], si convertì e divenne feudatario di [[Enrico il leone]], [[ducato di Sassonia|duca di Sassonia]]. Per gli slavi significò una vera e propria colonizzazione da parte del mondo germanico, che nei secoli successivi portò, in alcune aree, alla scomparsa della loro cultura, assimilata dai tedeschi.
 
=== La nascita della Russia ===
Ancora più importante della conversione dei Bulgari fu per la Chiesa greca l'[[evangelizzazione]] dello sterminato territorio tra il [[mar Baltico]], il [[Volga]] e il [[Dnjestr]], abitato dagli slavi orientali e divenuto poi terra dei [[Rus']] ([[Russia]]). Nell'Alto Medioevo vi si trovavano una serie di principati attorno a varie città-mercato governate da principi-guerrieri. Queste città erano state fondate dai [[variaghi]] dalla [[Svezia]], dei mercanti-marinai-predoni che risalivano i fiumi compiendo redditizi commerci che, passando dal [[Mar Nero]], sfociavano fino a [[Costantinopoli]]. Nella zona orientale dell'immensa pianura al di sopra del mar Nero un principe variago, [[Rurik]], verso la fine del IX secolo riuscì a pacificare le popolazioni slave e finni, fondando la "nuova città" [[Novgorod]], il cui nome rivela l'influenza slava. I suoi successori [[Hoskuld]] e [[Dyri]] si spinsero più a sud, fino alla città-emporio [[Kiev]], al centro di numerosi traffici commerciali tra i quali la [[via dell'ambra]], lungo la quale si scambiavano anche legname, cera, miele, resina e pellicce. Nell'[[860]] i variaghi tentarono di attaccare Costantinopoli, che vennero respinti e divennero da allora oggetto di attenzione per i ''basileis'', che iniziarono a reclutare alcuni di loro come guardie di palazzo. Un nuovo attacco e un nuovo accordo tra bizantini e variaghi si ebbe col principe di Kiev [[Igor' di Kiev|Igor']], che dopo il [[944]] permise l'arrivo di missionari greci nelle sue terre. Il [[Conversione al Cristianesimo della Rus' di Kiev|processo di conversione]] al cristianesimo orientale fu graduale e culminò nel [[957]] con il battesimo della vedova di Igor, la principessa [[Olga di Kiev|Olga]]. In seguito nacquero delle leggende secondo le quali Igor avrebbe chiamato al suo cospetto rappresentanti di tutte le religioni dell'epoca (ebrei, musulmani, cristiani latini e cristiani orientali), scegliendo quella più adatta al suo principato. In seguito [[Svjatoslav I]] ampliò il principato, conquistando il "khanato" dei [[Chazari]] e respingendo a sud del Danubio i [[Bulgari]], ma morì in battaglia contro la popolazione turco-mongola dei [[Peceneghi]]. Seguì un periodo di frazionamento, che terminò con la riunificazione di [[san Vladimiro]], battezzato nel [[968]] e maritato alla principessa bizantina [[Anna (Basilio II)|Anna]], sorella di [[Basilio II di Bisanzio|Basilio II]]. A quell'epoca Kiev divenne una grande capitale, sede [[metropolia|metropolitica]] e centro di irradiazione culturale e cristiana per il territorio circostante. Da allora si può iniziare a parlare di [[Russia]].
 
A Vladimiro successe [[Jaroslav il Saggio]], che sottomise il khanato bulgaro del [[Volga]], strinse rapporti diplomatici con i bizantini e con i polacchi e pose le basi giuridiche del ''[[Codice Russo]]'', una mediazione tra [[Corpus Iuris Civilis|leggi giustinianee]] e diritto consuetudinario slavo. A Kiev e Novgorod il monaco [[Ilarione di Kiev|Ilarione]] fondò importanti scuole di copisti e di traduttori. Jaroslav si avvalse dei [[Boiardi]], proprietari terrieri a capo di gente armata, simili ai vassalli del feudalesimo occidentale. Dopo Jaroslav si ebbe una nuova frazione in principati (di Kiev, [[principato di Novgorod|di Novgorod]], [[principato di Vladimir|di Vladimir]] e [[principato di Rjazan|di Rjazan]]), con un lento decadere culturale e politico di Kiev (tra XII e XIII secolo), mentre la città di [[Mosca]] veniva fondata nel [[1147]].
 
== Note ==
===Annotazioni===
<references/>
<references group="nota"/>
===Fonti===
{{note strette}}
 
== Bibliografia ==
 
*[[Franco Cardini]] e Marina Montesano, ''Storia medievale'', Firenze, [[Le Monnier]] Università, 2006. ISBN 8800204740
=== Fonti primarie ===
*{{Bibliografia|Bordone; Sergi, 2009|[[Renato Bordone]]; [[Giuseppe Sergi]], ''Dieci secoli di medioevo'', Einaudi, [[Torino]], [[2009]].}}
*[[Cassiodoro]], ''[[Chronica (Cassiodoro)|Chronica]]'', in {{cita libro|curatore-capitolo= [[Theodor Mommsen]]|titolo= [[Monumenta Germaniae Historica]]|anno= 1894|città= Berlino|capitolo= Auctores antiquissimi XI|pp= 109-161|url= http://mdz10.bib-bvb.de/~db/bsb00000823/images/index.html?id=00000823&nativeno=109|urlmorto= sì}}
*{{cita libro|W.|Treadgold|Storia di Bisanzio|Il Mulino|Bologna|2005|cid=Treadgold}}
* [[Procopio di Cesarea]], ''[[s:Istoria delle guerre gottiche|La Guerra Gotica]]'', 4 libri
*{{cita libro|G.| Ostrogorsky|Storia dell'Impero bizantino|Einaudi|Torino|1968|cid=Ostrogorsky}}
* Procopio di Cesarea, ''[[s:Storia segreta|Storia segreta]]''
*{{cita libro |G. | Ravegnani|I Bizantini in Italia|Il Mulino|Bologna|2004|cid=Ravegnani}}
* [[Agazia Scolastico]], ''Storie'' (Libri I-II)
*{{cita libro | J. | Jarnut| Storia dei Longobardi | Einaudi | Torino | 1995. |cid=Jarnut}}
* [[Velleio Patercolo]], ''Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo''.
*{{cita libro|E.| Luttwak| La grande strategia dell'Impero bizantino | Rizzoli | Milano | 2009 | cid=Luttwak}}
* [[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'', in {{cita libro|curatore-capitolo= Georg Waitz|titolo= Monumenta Germaniae Historica|anno= 1878|città= Hannover|capitolo=Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX|url=https://la.wikisource.org/wiki/Historia_Langobardorum}}
 
=== Fonti secondarie ===
* {{cita libro|autore=[[Mario Ascheri]]|titolo=Introduzione storica al diritto medievale|città=Torino|editore= Giappichelli|anno=2007|isbn=978-88-348-7723-4|sbn=URB0655939|cid=Ascheri, 2007}}
* {{cita libro|autore=Claudio Azzara|titolo=Il papato nel Medioevo|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=2006|isbn=88-15-11367-3|sbn=UBO3090966|cid=Azzara, 2006}}
* {{cita libro |autore=[[Alessandro Barbero]] |titolo=Carlo Magno - Un padre dell'Europa |editore=Laterza |anno=2006 |isbn=88-420-7212-5 |cid=Barbero, 2006}}
* {{cita libro|autore=Gianluigi Barni|titolo=I Longobardi in Italia|editore=[[De Agostini]]|anno=1974|città=[[Novara]]|isbn=no|cid=Barni, 1974}}
* {{Cita libro|autore=[[Marc Bloch]]|titolo=La società feudale|città=Torino|editore=Einaudi|anno=1999|annooriginale=1939|ISBN=978-88-06-15253-6|cid=Bloch}}
* {{cita libro|autore=[[Renato Bordone]]|autore2=[[Giuseppe Sergi (storico)|Giuseppe Sergi]]|titolo=Dieci secoli di Medioevo|editore=Einaudi|città=[[Torino]]|anno=2009|cid=Bordone e Sergi, 2009}}
* {{cita libro|autore=Glauco Maria Cantarella|wkautore=Glauco Maria Cantarella|autore2=Valeria Polonio|autore3=Roberto Rusconi|titolo=Chiesa, chiese, movimenti religiosi|edizione=4ª edizione|città=Bari-Roma|editore=GLF editori Laterza|anno=2022|isbn=978-88-581-4676-7|sbn=PBE0187330|cid=Cantarella, Polonio e Rusconi, 2022}}
* {{cita libro|autore=[[Franco Cardini]]|autore2=Marina Montesano|titolo=Storia medievale|città=[[Firenze]]|editore=[[Le Monnier]] Università|anno=2006|isbn=88-00-20474-0|cid=Cardini e Montesano, 2006}}
* {{cita libro|autore=[[Franco Cardini]]|autore2=Marina Montesano|edizione=2|titolo=Storia medievale|città=Firenze|editore=[[Le Monnier]] Università|anno=2019|isbn=978-88-00-74815-5|cid=Cardini e Montesano, 2019}}
* {{cita libro|autore=[[Philippe Contamine]]|titolo= La guerra nel Medioevo|editore= Il Mulino|città= Bologna|anno= 1986|ISBN= 88-15-01160-9|sbn=CFI0023371|cid= Contamine, 1986}}
* {{cita libro|autore=Norman Davies|titolo=Isole. Storia dell'Inghilterra, della Scozia, del Galles e dell'Irlanda|url=https://www.google.it/books/edition/Isole_Storia_dell_Inghilterra_della_Scoz/VeCsHqzGRX4C?hl=it&gbpv=1&dq=storia+della+scozia&printsec=frontcover|editore=Mondadori|anno=1999|città=Milano|cid=Davies, 1999|ISBN=9788861590441}}
* {{Cita libro|url=https://www.google.it/books/edition/The_Norwegian_Invasion_of_England_in_106/mht5WsJlavEC?hl=it&gbpv=1&dq=Harold+Godwinson&printsec=frontcover|titolo=The Norwegian Invasion of England in 1066|autore=Kelly DeVries|lingua=en|editore=Boydell & Brewer|anno=1999|città=Woodbridge|cid=DeVries, 1999|ISBN=9781843830276}}
* {{cita libro|curatore=[[Giovanni Filoramo]]|curatore2=[[Daniele Menozzi]]|opera=Storia del Cristianesimo|titolo= Il Medioevo|editore=Laterza|isbn=88-420-6559-5|anno=2001|città=Roma|autore1=Mario Gallina|autore2=[[Giovanni Tabacco]]|autore3=Grado Giovanni Merlo|cid=Gallina, Tabacco e Merlo, 2001|sbn=TO01041629}}
* {{cita libro|autore=[[Paolo Golinelli]]|titolo=Breve storia dell'Europa medievale: uomini, istituzioni, civiltà|ed=2|editore=Pàtron|anno=2004|isbn=978-88-555-2749-1|sbn=MOD0891995|cid=Golinelli, 2004}}
* {{cita libro |autore=Dieter Hägermann|traduttore=G. Albertoni |titolo=Carlo Magno, Il signore dell'Occidente |editore=Einaudi |anno=2004 |isbn=978-88-06-16273-3 |cid=Hägermann, 2004}}
* {{cita libro | cognome=Heather | nome=Peter | titolo=La caduta dell'Impero romano: una nuova storia | editore=Garzanti |città=Milano | anno=2006 | ISBN=978-88-11-68090-1 | cid=Heather}}
* {{cita libro|autore=[[Gerhard Herm]]|titolo=I bizantini|editore=Garzanti|anno=1985|sbn=CFI0090569|isbn=no|cid=Herm, 1985}}
*{{cita libro|autore=[[Jörg Jarnut]]| titolo=Storia dei Longobardi|anno= 2002|editore= Einaudi| città=Torino|cid=Jarnut, 2002|isbn= 88-06-16182-2}}
* {{cita libro|autore=[[René Kalisky]]|titolo=Storia del mondo arabo|editore=Bertani editore|volume=volume 1°|città=Verona|anno=1972|isbn=no|cid=Kalisky, 1972|annooriginale=1968|sbn=RAV0184853}}
* {{cita libro|autore=Hagen Keller|wkautore=Hagen Keller|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|città=Roma|editore=Carocci Editore|anno=2012|isbn=978-88-430-5714-6|sbn=VEA1064889|cid=Keller, 2012}}
* {{Cita libro|autore=[[Massimo Montanari]]|titolo=Storia medievale |editore=Laterza|anno=2006|ed=7|isbn=978-88-420-6540-1|cid=Montanari, 2006 |sbn=AQ10081962}}
* {{cita libro|autore=Alan Orr Anderson|url=https://archive.org/details/earlysourcesofsc01ande/page/142/mode/2up?q=Giric&view=theater|titolo=Early Sources of Scottish History|lingua=en|anno=1922|città=Edimburgo|editore=Oliver & Boyd|cid=Orr Anderson, 1922}}
* {{Treccani|il-ducato-e-la-civitas-rivoalti-tra-carolingi-bizantini-e-sassoni_(Storia-di-Venezia)|Il ducato e la "civitas Rivoalti": tra carolingi, bizantini e sassoni|autore=Gherardo Ortalli|data=1992|accesso=21 agosto 2024|cid=Ortalli}}
* {{cita libro|autore=[[Georgij Aleksandrovič Ostrogorskij|Georgij Ostrogorskij]]|titolo=Storia dell'Impero bizantino|anno=2014|cid=Ostrogorskij, 2014|traduttore=Piero Leone|isbn=978-88-06-22416-5|editore=Einaudi|città=Torino}}
* {{cita libro|autore=Anna Maria Rapetti|titolo=Storia del monachesimo medievale|editore=Il mulino|anno=2013|isbn=978-88-15-24656-1|cid=Rapetti, 2013}}
* {{cita libro|autore=Giorgio Ravegnani|titolo=I Bizantini in Italia|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2004|isbn = 978-88-15-09690-6|cid=Ravegnani, 2004}}
* {{cita libro |autore=Giorgio Ravegnani | titolo=La caduta dell'Impero romano | editore=Il Mulino |città=Bologna | anno=2012 | ISBN=978-88-15-23940-2 | cid=Ravegnani 2012}}
* {{cita libro| autore=Sergio Rovagnati| titolo=I Longobardi| anno=2003| editore=Xenia| città=Milano| isbn=88-7273-484-3|cid=Rovagnati, 2003}}
* {{cita libro|cid=Tabacco e Merlo, 2004|anno=2004|autore=Giovanni Tabacco|autore2=Grado Giovanni Merlo|editore=Corriere della Sera}}
* {{Cita libro|autore=Giovanni Tabacco|autore2=Grado Giovanni Merlo|titolo=Medioevo V-XV secolo|collana=La civiltà europea nella storia mondiale|città=Bologna|editore=Il Mulino|anno=1981|SBN=RAV0050773|ISBN=no|cid=Tabacco e Merlo, 1981}}
* {{cita libro|autore=Giovanni Tamassia | titolo=Storia del regno dei Goti e dei Longobardi in Italia | volume= II | anno=1827 | cid=Tamassia|isbn=no}}
* {{cita libro|autore=Warren Treadgold|titolo=Storia di Bisanzio|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2005|isbn = 978-88-15-09823-8 |cid=Treadgold, 2005}}
* {{cita libro|autore=Giovanni Vitolo|editore=Sansoni|collana=Biblioteca aperta Sansoni|edizione=ed. 1|cid=Vitolo, 2000|titolo=Medioevo. I caratteri originali di un'età di transizione|anno=2000|isbn=978-88-38-31857-3}}
 
== Voci correlate ==
* [[Tarda antichità]]
* [[Pieno Medioevo]]
* [[Basso Medioevo]]
* [[Arte altomedievale]]
* [[Cronologia del Medioevo]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commonspreposizione=Category:Early Middle Agessull'}}
 
{{Portale|Medioevo|storia}}
 
[[Categoria:Alto medioevo| ]]
 
{{Controllo di autorità}}
{{Link VdQ|zh}}
{{Link VdQPortale|demedioevo}}
{{Link AdQ|de}}
 
[[anCategoria:AltaAlto EdatMedioevo| Meya]]
[[ar:عصور وسطى مبكرة]]
[[bg:Ранно Средновековие]]
[[ca:Alta edat mitjana]]
[[cs:Raný středověk]]
[[cy:Oesoedd Canol Cynnar]]
[[da:Tidlig middelalder]]
[[de:Frühmittelalter]]
[[en:Early Middle Ages]]
[[eo:Alta Mezepoko]]
[[es:Alta Edad Media]]
[[et:Varakeskaeg]]
[[eu:Goi Erdi Aroa]]
[[fr:Haut Moyen Âge]]
[[fur:Alte etât di mieç]]
[[fy:Iere Midsieuwen]]
[[he:ראשית ימי הביניים]]
[[is:Ármiðaldir]]
[[ja:中世前期]]
[[ko:중세 초기]]
[[lt:Ankstyvieji viduramžiai]]
[[mk:Ран среден век]]
[[nl:Vroege middeleeuwen]]
[[nn:Tidleg mellomalder]]
[[no:Tidlig middelalder]]
[[pl:Wczesne średniowiecze]]
[[pt:Idade Média#Alta Idade Média]]
[[ro:Evul Mediu Timpuriu]]
[[ru:Раннее Средневековье]]
[[simple:Early Middle Ages]]
[[sk:Včasný stredovek]]
[[th:ต้นสมัยกลาง]]
[[uk:Раннє Середньовіччя]]
[[vi:Tiền kỳ Trung cổ]]
[[zh:中世纪前期]]