Galli: differenze tra le versioni

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[[File:MSR-25044-DM (1).jpg|miniatura|236x236px|[[Torque]] celtica in oro del [[Museo di Saint-Raymond.]]]]'''Galli''' (in [[Lingua latina|latino]]: ''Galli''; in [[Lingua greca antica|greco antico]]: Γαλάται, ''Galátai'') era il termine utilizzato dai Romani per indicare un insieme di popolazioni di cultura [[celti]]ca, abitanti gran parte dell'[[Europa continentale]] durante l'[[età del ferro]]. L'area originariamente da loro abitata era chiamata [[Gallia]], territorio che includeva le odierne aree di [[Francia]], [[Belgio]], [[Paesi Bassi]], [[Svizzera]] e [[Italia settentrionale]]. La cultura gallica faceva parte dell'insieme delle culture celtiche, diffuse in gran parte dell'Europa, e la [[lingua gallica]] apparteneva alla famiglia delle [[lingue celtiche]], costituendone il membro principale nel ramo continentale.
 
I Galli emersero all'incirca nel V secolo a.C. dalla [[cultura di La Tène]] e originariamente abitavano l'area compresa tra la [[Senna]], il medio [[Reno]], e l'alto [[Elba (fiume)|Elba]]. A partire dal IV secolo si espansero nell'attuale Francia, Belgio, Paesi Bassi, Italia settentrionale, Svizzera, [[Germania]] centrale e meridionale, [[Austria]], [[Repubblica Ceca]] e [[Slovacchia]], grazie al controllo delle vie commerciali lungo i bacini dei fiumi [[Rodano]], Senna, Reno e Danubio. Successivamente si espansero in [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]], nei [[Penisola balcanica|Balcani]], in [[Transilvania]] e in [[Galazia]] (nell'[[Anatolia]] centrale).
[[File:Celtic torc.JPG|right|thumb|300px|Un [[torque]] in argento massiccio.]]
{{quote|La Gallia è, nel suo complesso, divisa in tre parti: la prima la abitano i Belgi, l'altra gli Aquitani, la terza quelli che nella loro lingua prendono il nome di Celti, nella nostra, di Galli|[[Gaio Giulio Cesare]], ''[[De bello Gallico]]'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber I|I]], 1|Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur|lingua=la}}
 
La Gallia non fu mai unita sotto un unico capo o stato; i Galli erano politicamente divisi in molte tribù e confederazioni indipendenti: erano entità politiche più o meno definite e che parlavano diversi dialetti della stessa lingua, come ad esempio il [[lingua galata|galato]] e il [[lingua norica|norico]]. Pensavano di discendere dallo stesso ceppo ed erano consapevoli delle somiglianze che li univano. A questi legami, reali o mitici, che talvolta si traducevano in obblighi di solidarietà, di asilo, o di sostegno militare, si aggiungevano regolarmente alleanze di circostanza. A causa di queste alleanze ed equilibri geopolitici, alcune tribù galliche minori erano sottoposte ad altre tribù più potenti, e insieme formavano grandi confederazioni come quelle degli [[Arverni]] e degli [[Edui]]. La maggior parte di questi popoli aveva una capitale, politica o religiosa, a cui facevano capo diverse comunità secondarie rurali, dai Romani chiamati ''pagi'', sparse nella campagna circondante. Il territorio di queste divisioni territoriali corrispondeva a quello delle successive ''civitates'', che sorgeranno durante la dominazione romana, e a entità territoriali ancora esistenti, come ad esempio le moderne diocesi della Francia. Il massimo splendore della cultura gallica venne raggiunto all'inizio del [[III secolo a.C.]]
'''Galli''' era il nome con cui i [[Storia di Roma|Romani]] indicavano i [[Celti]] che abitavano in epoca antica la regione della [[Gallia]], corrispondente grosso modo ai territori attuali di [[Francia]], [[Belgio]], [[Svizzera]], [[Paesi Bassi]], [[Germania]] lungo la riva occidentale del [[Reno (Germania)|Reno]] e [[Italia settentrionale]] a nord del fiume [[Esino (fiume)|Esino]].
 
A seguito della [[Guerre puniche|prima guerra punica]], la potenza in ascesa della [[Roma repubblicana]] iniziò a contrastare la sfera d'influenza dei Galli. La [[battaglia di Talamone]] del 225 a.C. fu l'inizio di un graduale declino della potenza gallica nel [[II secolo a.C.]] e durante questo secolo vennero definitivamente inglobati nello stato romano sia i Galli dell'Italia settentrionale, detti anche cisalpini, nella provincia della [[Gallia Cisalpina]], sia quelli di gran parte dell'attuale [[Mezzogiorno francese]] nella provincia della [[Gallia Narbonense]], quest'ultima talmente [[romanizzazione (storia)|romanizzata]] ed economicamente importante in Gallia da essere "la provincia" per antonomasia (e [[Provenza]] deriva dal latino ''provincia''). Le popolazioni galliche rimaste indipendenti vennero sottomesse a Roma a metà del [[I secolo a.C.]], a seguito di [[Conquista della Gallia|una serie di campagne]] condotte da [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]] e narrate nel ''[[De bello Gallico]]''. Tali campagne, protrattesi per sette anni, furono lunghe e sanguinose, costellate da episodi di eroismo da entrambe le parti e contraddistinte dalla tenace resistenza opposta dai Galli ai propri avversari, soprattutto quando, sotto la pressione della minaccia romana, seppero trovare una guida riconosciuta nella figura di [[Vercingetorige]]. Successivamente la Gallia venne ripartita in varie [[Provincia romana|province]] facenti parte dell'[[Impero romano|Impero Romano]] e i Galli vennero sottoposti a un intenso processo di [[Romanizzazione (storia)|latinizzazione]]; i segni peculiari della civiltà gallica si affievolirono allora progressivamente e sopravvissero solo in alcuni ambiti: la cultura materiale di La Tène scomparve all'inizio del [[I secolo d.C.]], l'uso della lingua gallica divenne marginale e diffuso specialmente nelle campagne e in zone recesse della Gallia, confinato a testi religiosi (di cui eminente esempio è il [[calendario di Coligny]]), a vantaggio dell'ascesa del latino nella regione. I pantheon gallici sopravvissero parzialmente, talvolta mescolati, anche a causa della tendenza [[sincretismo|sincretistica]] della [[religione romana]], con divinità greche e romane che si imposero poi nei culti pubblici delle [[città gallo-romane]] soggette al potere di Roma e integrate nelle province della Gallia. La fusione tra la cultura gallica e quella romana diede origine alla cultura ibrida [[Gallo-romani|gallo-romana]], sostrato fondamentale della lingua e della cultura [[francesi]].
Politicamente disomogenei, frazionati in varie tribù tra loro spesso in conflitto, i Galli trovarono momenti di unità solo sotto la pressione della minaccia romana, in particolare durante la [[Conquista della Gallia|Campagna di Gallia]] condotta da [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], quando seppero trovare una guida riconosciuta nella figura di [[Vercingetorige]]. Sconfitti e sottomessi interamente a Roma nel [[I secolo a.C.]], vennero ripartiti in varie [[Provincia romana|province romane]] e sottoposti a un processo di [[Romanizzazione (storia)|latinizzazione]].
 
== Etnonimo ==
Il termine [[lingua latina|latino]] ''Galli'' originaè dalstrettamente correlato al termine [[lingua greca antica|greco]] ''ΓαλάταιGalatai'' (''Galatai''{{lang|grc|Γαλάται}}), [[etnonimo]] attestato sin dal [[III secolo a.C.]] e che i Greci riferivano alle tribù celtiche che invasero la [[Tracia]] nelspingendosi 281con a.C.una spingendosiserie condi incursioni[[Spedizioni celtiche nei Balcani|spedizioni]] fin nel cuore della Grecia e in Anatolia, dove fondarono il [[regno di Galazia]]. Per l'elemento ''Gal-'' è stata ipotizzata una derivazione dalla [[Radiceradice (linguistica)|radice]] [[lingue celtiche|celtica]] ''*gal-'' ("potere", "forza"), con probabile estensione nasale ''*gal-n-'', o dalla radice [[Lingualingua protoindoeuropea|indoeuropea]] ''*kelH-'' ("essere elevato")<ref>Pierluigi Cuzzolin, ''Le lingue celtiche'', p. 256.</ref>. In entrambi i casi, trattandosi di un attributo positivo, potrebbe essere stato un endo[[etnonimo]], anche se probabilmente riferito ad un singolo gruppo cui appartenevano le tribù celtiche spintesi nella penisola Balcanicabalcanica e nel centro della Turchia, piuttosto che dellall'intero popolo dei Celti<ref>Villar, ''op. cit.'', p. 443.</ref>.
 
Il termine ''Celti'' ([[linguain latina|latino]] ''CeltaeCeltæ'') con cui oggi indichiamo l'intero popolo condividente la stessa origine etnica, culturale e lo stesso fondo linguistico, deriva dal [[lingua greca|greco]] ''ΚελτοίKeltoi''/{{lang|grc|Κελτοί}} ([[Ecateo di Mileto|Ecateo Milesio]] eed [[Erodoto]]<ref>Erodoto, ''Storie'', II, 33, 3.</ref>) o ''ΚέλταιKeltai''/{{lang|grc|Κέλται}} ([[Aristotele]] e [[Plutarco]]), che è il primo attestato [[etnonimo]] riferentesi ai Celti nel momento in cui i Greci vi vennero a contatto alla fondazione della colonia greca di ''Massalia'', l'odierna [[Marsiglia]]. Probabilmente anche il termine ''Celti'' era proprio di una singola tribù dell'area dell'odierna Francia meridionale, poi applicato per estensione a tutte le genti affini<ref>Francisco Villar, ''Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa'', p. 443.</ref>.
 
Seguendo il metodo comparativo-ricostruzionistico, la radice più probabile sembra ad ogni modo essere quella [[lingua protoindoeuropea|protoindoeuropea]] ''*kelh₂-'', col significato di "colpire, rompere": a sostegno di questa tesi, oltre al medio [[lingua irlandese|irlandese]] ''cellach'' "conflitto, scontro", si possono citare la radice post-IE ''*kellāko-'' "contesa, guerra"; il teonimo gallico ''Su-cellos'' ("buon colpitore", nome della divinità celtica dell'agricoltura, delle foreste e delle bevande alcoliche: [[Sucellos]]); la radice [[lingua protoceltica|protoceltica]] ''*klad-ye-ti'' "combattere, pugnalare" (da cui l'[[lingua irlandese|irlandese]] ''claidh'' e il [[lingua gallese|gallese]] ''claddu''; il latino ''gladius'' è dal gallico ''*kladyos'', termine derivato dal protoceltico ''*kladiwos'', formato da ''*kladyeti'' + ''*-wos''), la cui prima parte protoindoeuropea ''*kl̥(dʰ)-'' può, attraverso la [[sonorizzazione (fonetica)|sonorizzazione]] di *k- in *g- (testimoniata dall'oscillazione ''kel-''/''gal-'') e la [[metatesi (linguistica)|metatesi]] di *-a-, frutto dell'evoluzione della [[sonante]] *-l̥- (ottenuta dal grado [[apofonia|apofonico]] zero della radice ''*kel-'') in *-la-, connettere sia la radice di ''Galli'' che quella di ''Celtæ'', anche perché ''Galli''/''Galatæ'' sembra esito più recente di ''Celtæ'' (confermando il passaggio linguistico) e può essere stato nome di alcune tribù più vicine al mondo greco-romano (i ''Galli'' erano innanzitutto i Celti d'Italia e di [[Brenno]] contro cui i Romani combatterono agli inizi, mentre i ''Γαλάται'' erano le ondate che i Greci avevano contrastato nel periodo ellenistico e i gruppi che avevano dato origine al regno di [[Tylis]] e al regno della Galazia).
==Storia==
 
===Le origini===
In conclusione, non si conosce realmente l'endoetnonimo con cui i Celti erano soliti chiamarsi in quanto popolo unito sotto l'aspetto linguistico, culturale, etnico e sociale, e nemmeno se avessero una vera coscienza [[Nazione|nazionale]] e un etnonimo dedicato alla loro totalità.
 
== Storia ==
=== Le origini ===
{{vedi anche|Celti}}
[[File:Celts in III century BC.jpg|thumb|upright=1.4|La diffusione dei [[Celti]] in Europa all'epoca dell'apogeo della loro civiltà ([[III secolo a.C.]]<ref>Villar, ''op. cit.'', p. 446.</ref>).]]I [[Celti]], probabilmente formatisi come [[Popoli indoeuropei|popolo indoeuropeo]] a sé stante in un'area dell'[[Europa centrale]] compresa tra le attuali [[Germania]] meridionale e [[Francia]] orientale in seno alla [[cultura dei campi di urne]] ([[XIII secolo a.C.|XIII]] - metà dell'[[VIII secolo a.C.]]), si espansero fino alle coste [[Oceano Atlantico|atlantiche]] dell'odierna [[Francia]] e lungo il corso del [[Reno (Germania)|Reno]] tra i secoli [[VIII secolo a.C.|VIII]] e [[V secolo a.C.|V a.C.]], nel corso dell'[[Età del Ferro]] (culture di [[Cultura di Hallstatt|Hallstatt]] e di [[Cultura di La Tène|La Tène]])<ref>Villar, ''op. cit.'', pp. 443-444.</ref>. Più tardi, a partire dal [[400 a.C.]] circa, penetrarono nell'odierna [[Italia settentrionale]], anche se lo storico [[Tito Livio]] riporta di invasioni precedenti, come quella semi-leggendaria capeggiata da [[Belloveso]], e l'archeologia testimonia avvenuti contatti e graduali celtizzazioni di popolazioni preesistenti come [[Reti]] e [[Liguri]].
[[File:Celts in III century BC.jpg|thumb|300px|right|La diffusione dei [[Celti]] in Europa all'epoca dell'apogeo della loro civiltà ([[III secolo a.C.]]<ref>Villar, ''op. cit.'', p. 446.</ref>)]]
 
I [[Celti]], probabilmente formatisi come popolo [[indoeuropei|indoeuropeo]] a sé stante in un'area dell'[[Europa centrale]] compresa tra le attuali [[Germania]] meridionale e la [[Francia]] orientale, si espansero fino alle coste [[Oceano Atlantico|atlantiche]] dell'odierna [[Francia]] e lungo il corso del [[Reno (Germania)|Reno]] tra i secoli [[VIII secolo a.C.|VIII]] e [[V secolo a.C.|V a.C.]], nel corso dell'[[Età del Ferro]] (culture di [[Cultura di Hallstatt|Hallstatt]] e di [[Cultura di La Tène|La Tène]])<ref>Villar, ''op. cit.'', pp. 443-444.</ref>. Più tardi, a partire dal [[400 a.C.]] circa, penetrarono nell'odierna [[Italia settentrionale]].
La cultura propriamente gallica emerse gradatamente tra le culture celtiche nel corso del [[I millennio a.C.]] nella temperie della [[Cultura di Hallstatt]], caratterizzata dalla massiccia diffusione della siderurgia e dal controllo dei commerci con l'area mediterranea e nordeuropea. Si pensa che il [[lingua protoceltica|protoceltico]], con tutte le limitazioni di questo approccio di livellamento delle variazioni sociolinguistiche e geografiche, sia stato parlato proprio all'inizio del [[I millennio a.C.]] e che abbia iniziato a frammentarsi verso il [[VI secolo a.C.]]
 
Problematica la datazione dell'espansione celtica nelle [[Isole Britanniche]], da intendersi più come graduale influenza culturale e commerciale sulle popolazioni preesistenti seguita da fusione e occupazione che come invasione militare su larga scala.
 
=== IV-II secolo a.C. ===
==== L'insediamento nella Gallia cisalpina ====
{{vedi anche|Gallia cisalpina}}
A partire dall'inizio del [[IV secolo a.C.]], migrazioni di popolazioni [[celti]]che attraversarono a più riprese le [[Alpi]] e si installarono nella [[Pianura Padana]]. Vennero così a contatto con i [[Liguri]] e i [[Veneti]], popoli con i quali si scontrarono e che in parte assorbirono, e gli [[Etruschi]], {{Citazionei necessaria|che invecequali vennero spintiinizialmente cacciati al di là degli [[Appennini]]<ref>{{Cita web|autore=Giuseppe Sassatelli|url=https://www.academia.edu/4847350/Celti_ed_Etruschi_nell_Etruria_Padana_e_nell_Italia_settentrionale_in_Ocnus_11_2003_pp_231_257|titolo=Celti ed Etruschi nell’Etruria Padana e nell’Italia settentrionale|accesso=14-10-2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://digilander.libero.it/imiani/Romagna_preromana/conEtruschi1.html|titolo=Relazioni Continuaronotra Celti ed Etruschi - V e IV secolo|accesso=14-10-2021}}</ref> ma con i quali gli invasori strinsero anche proficue [[Alleanza|alleanze]] e favorirono una confluenza culturale, fino ad arrivare in alcuni casi addirittura a [[Mescolanza razziale|miscegenazioni]]<ref>{{Cita web|url=https://digilander.libero.it/imiani/Romagna_preromana/conEtruschi2.html|titolo=Relazioni tra Celti ed Etruschi - III secolo|accesso=14-10-2021}}</ref>. In seguito continuarono a premere verso Sud[[Italia centrale|sud]], tanto che nel [[388 a.C.]] la tribù dei [[Senoni]] attaccò e assediò [[Chiusi]] e poco più tardi, guidatiguidata dadal suo ''rix'' [[Brenno]]<ref>Il nome ''Brennus'' è giunto in latino da un inattestato [[antroponimo]]/[[Titolo (ilonomastica)|titolo]] nomegallico Brennan''*Brannos'', dioa sua volta derivato dal [[Lingua protoceltica|protoceltico]] ''*branos'' (forse dal [[Lingua protoindoeuropea|PIE]] ''*werneh₂'' "corvo", [[Traduzione parola per parola|lett.]] "bruciato, color corvino").</ref>, appellativo assunto dai comandanti galli in periodo di guerra<ref>{{Cita web|url=https://www.transceltic.com/pan-celtic/ravens-celtic-and-norse-mythology|titolo=I corvi nella mitologia celtica e in quella norrena|lingua=en|accesso=14-10-2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ancienttexts.org/library/celtic/ctexts/cuchulain3.html|titolo=The Death of Cú Chulainn. Celtic Literature Collective|lingua=en|accesso=14-10-2021}}</ref><ref>Il [[Corvus|corvo]] è un simbolo celtico della guerra e un [[talismano]] della vittoria in battaglia (si pensi alla figura [[Mitologia irlandese|irlandese]] della [[Mórrígan]], spesso raffigurata come un corvo nonostante il suo aspetto proteiforme), perciò il titolo di ''brannos'' ("condottiero-corvo") era assunto dai condottieri galli durante le operazioni militari{{citazione necessaria}})come investitura divina per risultare vincitori.</ref>, saccheggiaronosaccheggiò [[Roma]] (nel [[390 a.C.]]<ref>[[Polibio]], ''Le Storie'', II, 18, 2; [[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe condita]]'', V, 35-55; [[Diodoro Siculo]], ''Bibliotheca historica'', XIV, 113-117; [[Plutarco]], ''[[Vite Paralleleparallele]]'', ''[[Furio Camillo|Vita di Furio Camillo]]'', 15, 32.</ref> o, più probabilmente, nel [[386 a.C.]]<ref>Marta Sordi, ''Sulla cronologia liviana del IV secolo'', in ''Scritti di storia romana'', cap. IX, pp. 107-116.</ref>). Nel [[385 a.C.]] i Senoni si installarono definitivamente nel [[Regio V Picenum|Piceno]] settentrionale, colonizzandolocolonizzando interamente nel [[322 a.C.]] quello che sarà conosciuto come ''[[Ager Gallicus]]''<ref>[[Polibio]] (in ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', II, 17, 7; II, 19, 10-12; II, 20, 1; II, 21, 7) riferisce anche di un trattato di pace dei Senoni con Roma.</ref>.
 
In seguito i Galli cisalpini presero parte a varie iniziative militari contro l'ascesa di Roma, dalle [[guerre sannitiche]] alle [[guerre puniche]] (un forte contingente gallico, specialmente di [[cavalleria]], era presente alla [[battaglia di Canne]]), prima di essere assoggettati definitivamente con una serie di operazioni militari condotte dai Romani nela cavallo tra [[III secolo a.C.]] e [[II secolo a.C.]]
 
==== Il frazionamento della Gallia transalpina ====
{{vedi anche|Gallia|Lista di tribùTribù celtiche}}
[[File:Gallia tribù png59 aC.PNG|thumb|300px|rightupright=1.4|I popoli della [[Gallia]] al principio del [[58 a.C.]]]]
I Galli stanziati al di là delle [[Alpi]] o transalpini erano frazionati in numerose tribù;. [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] attesta che al momento delle sue [[Conquista della Gallia|campagne]] si distinguevano due fazioni, capeggiate rispettivamente dagli [[Edui]] e dai [[Sequani]], presto scalzati dai [[Remi]]<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 12.</ref>.
 
=== La conquista romana ===
{{vedi anche|Conquista romana della Gallia Cisalpina|conquista della Gallia}}
L'occupazione romana della [[Gallia cisalpina]] avvenne in seguito a una serie di battaglie ([[Battaglia di Sentino|Sentino]], [[295 a.C.]]; [[Battaglia di Talamone|Talamone]], [[225 a.C.]]; [[Battaglia di Clastidium|Clastidium]], [[222 a.C.]]) condotte contro le varie tribù che appoggiavano volta per volta i nemici di Roma, dagli [[Italici]] ai [[Cartaginesi]]. Non è nota la data dell'istituzione della provincia della Gallia cisalpina, sottoposta per tutto il [[II secolo a.C.]] a un intenso processo di latinizzazione attraverso la creazione di numerose colonie romane;, anche se probabilmente avvenne intorno al [[90 a.C.]]: è certo che fu una [[provincia romana]] dall'[[81 a.C.]] al [[42 a.C.]], quando fu ''[[de iure]]'' fusa nell'[[Italia romana]] come indicato negli inediti ''Acta Caesaris''<ref>{{Cita libro|autore=J. H. C. Williams|url=https://books.google.com/books?id=RPj_FkEeVO4C&q=beyond+the+Rubicon|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200522000630/https://books.google.it/books?id=RPj_FkEeVO4C&dq=beyond+the+Rubicon&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwiI5YrC6rbkAhUvDmMBHXZOCMAQ6AEIKTAA|data= 2020-05-22|titolo=Oltre il Rubicone: Galli e Romani nell'Italia repubblicana|isbn=978-0-19-815300-9|anno=2001}}</ref>.
 
La conquista della Gallia meridionale iniziò attorno al [[125 a.C.|125]] - [[121 a.C.]] con l'occupazione di tutta la fascia mediterranea fra le [[Alpi]] Liguriliguri e l'[[Hispania]] costituitae successivamente venne organizzata in Provinciaprovincia con capitale [[Narbona]] (fondata nel [[118 a.C.]]). Figura chiave di questa fase può essere considerato [[Quinto Fabio Massimo Allobrogico]].
 
Il dominio romano sulla regione poté dirsi compiuto solo nel [[58 a.C.|58]]-[[51 a.C.]] grazie alle campagne di [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], che sconfisse le tribù celtiche in Gallia e nelle [[Isole britanniche]] e descrisse le sue esperienze nel ''[[De bello Gallico]]'' (in [[lingua italiana|italiano]], ''DellaSulla guerra gallica'' o ''La guerra gallica''). In questa guerra Cesare si avvalse anche dell'alleanza di molte popolazioni della Gallia, che ottenne in cambio di una serie di concessioni, successivamente non avallate dal [[Senato romano]]; fra queste, l'estensione del [[diritto latino]]. Al ritorno dalla guerra, Roma si rifiutò di onorare il patto, dato che l'estensione del diritto latino ai Galli avrebbe comportato il riconoscimento di uno status che li avrebbe quasi equiparati ai cittadini romani{{citazioneSenza necessariafonte}}. Qualche anno più tardi, fu lo stesso Giulio Cesare, uscito nel frattempo vittorioso dalla [[Guerra civile tra Cesare e Pompeo|guerra civile]], che concesse la [[cittadinanza romana]] e fece distribuire terre ai veterani galli che lo avevano seguito. Fu sempre Cesare che decise di costituire la prima legione non italica dell'esercito romano, la [[Legio V Alaudae]] o ''Legio Gallica'', interamente formata da guerrieri galli{{citazioneSenza necessariafonte}}.
 
L'intera regione venne divisa in età augustea in [[Provincia Romana|province]], che originariamente erano quattro: la [[Gallia Narbonensis]], la [[Gallia Aquitania]], la [[Gallia Belgica]] e la [[Gallia Lugdunensis]] la cui capitale era ''[[LioneLugdunum]]'' (l''Lugdunum''odierna [[Lione]]).
 
La situazione della [[Gallia]] indipendente era caratterizzata soprattutto dall'assenza di veri e propri centri cittadini, paragonabili a quelli del mondo greco-romano, e dall'organizzazione per tribù, che impediva necessariamente la formazione di una solida struttura statale. Ciò serve a spiegare sia il successo ottenuto da Cesare con forze relativamente esigue, sia l'esito diversissimo della dominazione romana in Occidente rispetto a quella stabilita in Oriente. In [[Grecia]] ed in Asia Minore le legioni dell'Urbe poterono imporsi, ma in definitiva la signoria di Roma fu, in quei paesi di antica civiltà, poco più di una lunga parentesi; in Gallia invece la romanizzazione ebbe effetti permanenti ed irreversibili.<ref>Augusto Camera Renato Fabietti "Elementi di storia antica volume 2", pp 217, 218.</ref>. Inoltre, il contatto col mondo mediterraneo avvenuto principalmente attraverso le [[spedizioni celtiche nei Balcani]] favorì quel cambiamento socioculturale che aiutò i Romani in una lenta penetrazione nel mondo gallico che si concluse in conquista, a differenza di quanto accadde poco dopo coi [[Germani]].
 
Dopo essere stato sottoposto alla crescente pressione da parte delle tribù [[germani]]che a partire dalla metà del [[III secolo]], il dominio romano in Gallia iniziò comunque a crollare nel [[406]], quando un'orda di [[Vandali]], [[Alani]] e [[Suebi]], attraversò il [[Reno]], occupando gran parte della Gallia. Il potere romano sulla regione ebbe definitivamente termine con la sconfitta del governatore [[Siagrio]] da parte dei [[Franchi]] nel [[486]].
 
=== I Galli dopo la caduta dell'Impero romano ===
{{Vedi anche|Storia della Gallia tardo-antica e alto-medioevale}}
Nel [[VI secolo]], l'exla Gallia (che inizierà a essere chiamata ''[[Francia]]'' solo secoli più tardi, come si può notare nella [[Chanson de Roland|Canzone di Orlando]] dell'[[XI secolo]]) continuava ad essere divisa in tre parti storicamente e culturalmente, come già era stata descritta da Cesare, anche se politicamente arrivava dalla bipartizione in [[Gallia (diocesi)|diocesi di Gallia]] e [[Septem Provinciae|diocesi delle Sette Province]] di età [[Diocleziano|dioclezianea]]. I [[Franchi]], che occupavano in origine solo alcune zone delle attuali [[Alta Francia]] e [[Grand Est]], dopo la vittoria su [[Siagrio]] nella [[Battaglia di Soissons (486)|battaglia di Soissons]] e dopo aver sbaragliato i [[Visigoti]] nella [[battaglia di Vouillé]], riuscirono a occupare la maggior parte del territorio gallico. UnInizialmente, un regno visigoto venneera stato fondato nella regione sudoccidentale - che sarebbe divenuta l'[[Aquitania]], mentreprima abitata da una commistione di [[Celti]] e [[Aquitani]] - sotto concessione romana al re [[Walia]] nel 415 (i [[Visigoti]] diventavano così [[Socii e foederati|foederati]] dell'[[Impero romano|impero]]), poi i Visigoti conquistarono altre zone della Gallia meridionale e centrale, perse proprio con la suddetta [[battaglia di Vouillé]] ad eccezione della [[Settimania]]. Mentre nelle aree che sarebbero divenute la [[Provenza]] e la [[Linguadoca (provincia)|Linguadoca]] una cultura gallo-romana continuò almeno fino all'epoca di [[Gregorio di Tours]], tutta la Gallia manteneva una popolazione composta per la maggior parte di [[gallo-romani]] e dominata da un ceto aristocratico franco e goto.
 
Da citare anche il secondo [[regno dei Burgundi]], alla fine inglobato nel [[regno franco]], e l'occupazione della [[Bretagna]] da parte dei profughi [[britanni]]ci che scamparono alle invasioni [[anglosassoni]] della [[Britannia]], portatori di una [[Lingue brittoniche|lingua brittonica]] che diverrà il [[Lingua bretone|bretone]].
==Società==
 
La struttura sociale articolata in tre classi: i guerrieri, i liberi (allevatori e agricoltori) e i sacerdoti, o [[druido|druidi]]. Al di sotto di questi membri veri e propri del popolo, pare esistessero anche schiavi<ref>Villar, cit., pp. 448-449.</ref>. Come tutte gli antichi popoli [[indoeuropei]] (e, in particolare, quelli [[celti]]ci dei quali rappresentavano un ramo), si ripartivano in gruppi famigliari; il padre aveva diritto di vita e di morte sulla moglie e sulla prole e i figli potevano presentarsi a lui solo nell'età di imbracciare le armi<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 18-19.</ref>. I funerali, sfarzosi, prevedevano la [[cremazione]] mediante pire, nelle quali venivano gettati anche oggetti e animali cari dal defunto<ref name="ReferenceA">Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 19.</ref>.
== Organizzazione politica ==
 
=== Il popolo ===
Nel ''De bello Gallico'', Cesare descrive la popolazione gallica come un insieme di numerose tribù che si comportano ognuna da stato autonomo in una sorta di organizzazione "a [[città-stato]]", tuttavia la situazione non era così semplice, e neanche recente, dato che è attestata già dai tempi dell'arrivo dei coloni [[Focea|focesi]] in Gallia nel sito di [[Massalia]].
 
L'unità di base era il popolo, ''touta'' in gallico, che poteva includere da qualche decina a qualche migliaia centinaia di persone. Tuttavia nessun popolo riuscì a crescere così tanto da poter controllare tutta la Gallia. Sembra invece che questo frazionamento fosse incentivato, dato che ogni tribù era divisa in 2-3 pagus, entità etniche che mantenevano in parte una propria autonomia culturale, militare ed economica. L'origine di questo sistema è dovuta al funzionamento della vita politica: gli abitanti (solo quelli con il diritto di voto) praticavano una democrazia diretta, e partecipavano alle assemblee pubbliche, in cui non erano presenti più di un migliaio di partecipanti. Una comunità civica comprendente tutti i pagus, molto più numerosa, avrebbe richiesto un sistema di elezione indiretta, tramite l'utilizzo di funzionari, e quindi molto più complesso. A questo si aggiunge il fatto che i galli avessero rapporti clientelari e parentali piuttosto primitivi, preferendo avere rapporti con persone strette, come amici, familiari, padroni, vassalli o nemici. In più i galli non vollero mai delegare ad altri dei settori considerati sacri, come la guerra, la gestione delle terre e delle ricchezze.
 
=== La figura del ''rix'' e la sua evoluzione ===
I grandi aristocratici dell'inizio del [[I millennio a.C.]] godevano di un'autorità data solo dalle loro terre e ricchezze<ref>{{Cita web|url=https://books.google.it/books?id=tzU3RIV2BWIC&pg=PA138&lpg=PA138&dq=indoeuropean+cattle+society&source=bl&ots=wYm0Z876cH&sig=ACfU3U2ZOchvliJ-MYzsGJniWvzu9iqtZg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiw7MHQmczzAhWWgP0HHVX_DzMQ6AF6BAgMEAM#v=onepage&q=indoeuropean%20cattle%20society&f=false|autore=Douglas Q. Adams|titolo=Encyclopedia of Indo-European Culture|lingua=en|accesso=15-10-2021}}</ref><ref>Tipico delle società [[Popoli indoeuropei|indoeuropee]] era il concetto di potenza e ricchezza fondate sul bestiame (cfr. [[Lingua latina|lat.]] ''pecūnia'' "denaro" vs. ''pecū'' "bestiame")</ref>, e che venne presto messa in discussione dai capi dei guerrieri, capaci di condurre in guerra l'esercito e di combattere al loro posto. I re gallici conservavano il loro potere fino a quando erano in grado di armare e pagare i guerrieri al loro servizio.
 
Gli storici classici a volte associavano questa figura, chiamato in gallico ''rix'', alla figura del re (''rex'' in latino), tuttavia la sua funzione non era quella di un [[re]] in senso moderno, ma era più simile a quella di una guida spirituale, circondata dalla casta sacerdotale [[Druido|druidica]]. Il ''rix'' spesso proveniva dalle famiglie aristocratiche, ma raramente il potere veniva trasmesso per via ereditaria (trasmettendo quantomeno un'idea di [[meritocrazia]]), e se questo avveniva la scelta era contestata dal popolo. Accadeva, inoltre, che gli aspiranti al trono venissero spesso messi a morte. Presso molte tribù i ''rix'' vennero sostituiti da magistrati civili e militari, che forse conservavano il titolo ma venivano eletti dai loro pari in un'assemblea ''inter pares'', e nacque allora all'interno di varie tribù, con ruolo particolarmente importante presso gli [[Edui]], la figura del [[vergobret]]<ref>{{Cita web|url=https://www.persee.fr/doc/ccgg_1016-9008_2006_num_17_1_902|autore=Laurent Lamoine|titolo=La funzione di "vergobret": la testimonianza di Cesare confrontata con le epigrafi|lingua=fr|anno=2006|accesso=15-10-2021}}</ref><ref>Il termine ''*wergobretos'' è di derivazione [[Lingua gallica|gallica]], ma è ricostruito attraverso il discendente latino ''vergobretus'', ed è composto da due elementi: ''*wergos'' + ''*bretos''. Il primo [[lessema]] significa "vivo, gagliardo; risoluto" e deriva dal [[Lingua protoindoeuropea|PIE]] ''*werǵ-'' "fare, produrre", da cui anche il [[Lingua greca antica|greco]] ὄργᾰνον ''órganon'' "ciò che lavora, [[organo (anatomia)|organo]]", il [[Lingua pittica|pittico]] ᚒᚏᚏᚐᚉᚈ ''urract'' "(egli) fece", il [[Lingua protoceltica|celtico comune]] ''*wergā'' "passione, rancore" (con una trafila molto simile al greco ὀργή ''orgḗ'' "ardore; [[orgia]]") e il suo derivato [[Lingua gaelica irlandese|irlandese moderno]] ''fearg''; il secondo elemento è di [[etimologia|etimo]] sconosciuto, anche se potrebbe essere legato all'antico irlandese ''bráth'' "giudizio, verdetto" e al protoceltico ''*brātus'' "sentenza": sommando, ''*wergobretos'' significherebbe "(colui) dalla ferma decisione", che ben si attaglia al ruolo di magistrato supremo della comunità.</ref>, citato da Cesare<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber I|I]], 16.</ref> e analizzato nel suo ruolo più volte all'interno dell'opera.
 
{{vedi anche|Vergobret}}
 
== Economia ==
 
=== Agricoltura ===
L'agricoltura divenne a partire dal III secolo un'attività di intenso sfruttamento del territorio, soprattutto nel nord della Gallia.
 
Venivano coltivate principalmente leguminose e cereali come orzo, farro, spelta, piselli e fave. La fertilità in quest'area era assicurata dalla marnatura e la concimazione.
 
All'inizio ogni campo veniva seminato di 2-3 o tre specie diverse per ovviare alla distruzione di una cultura da parte di possibili malattie o condizioni climatiche avverse. In seguito quando gli agricoltori ebbero a disposizione tecniche più sicure, si iniziò a praticare la monocultura.
 
=== Allevamento ===
I recinti presso i galli svolgevano funzione agricole, politiche e religiose, e vennero inizialmente usati per la pastorizia, gli animali erano tenuti lontani dalle abitazioni, dai campi, e dai boschi, in cui si intendeva utilizzare gli alberi. Per cause religiose l'allevamento si impose sulla caccia.
 
Gli animali selvatici non rientravano nell'alimentazione ed erano considerati sacri e di proprietà degli dei, solo alcuni nobili potevano cacciare la selvaggina e rispettando delle rigide regole; le prede venivano conteggiate e chi le aveva abbattute doveva, a seconda del tipo di animali e in base al numero di animali presi, fare un'offerta alla divinità a cui si riteneva aver sottratto l'animale. È possibile che la ricchezza personale fosse determinata dalle mandrie, e il fatto che gli animali pascolassero su delle terre faceva sì che anche le terre fossero di proprietà dell'allevatore di quel bestiame.
 
Gli animali più allevati erano maiali, capre, pecore, buoi; la carne dei primi tre era quella più consumata, mentre i buoi utilizzati per arare i campi, venivano consumati solo dai ricchi o in occasioni speciali. Diverse razze di cane erano allevate in base allo loro funzione: c'erano cani da guerra, e cani da caccia come i levrieri. La carne di cane era consumata spesso e la pelle veniva utilizzata per coprire letti e pavimenti.
 
== Società ==
 
=== La donna ===
La condizione delle donne galliche era decisamente migliore di quelle romane e greche: occupavano una posizione riconosciuta, e Cesare documenta che avevano un'indipendenza finanziaria ed erano padrone delle loro vite. Potevano divorziare, e se il marito moriva recuperavano la loro dote con aggiunta degli interessi prodotti dagli anni di matrimonio. Questa condizione riguardava solo le donne di classe agiata e si spiega con l'importante ruolo che possedevano all'interno della loro famiglia. Inoltre erano le donne a dirigere i terreni dei nobili mentre i mariti erano impegnati in guerra per buona parte dell'anno. Le donne si occupavano dei lavori agricoli più degli uomini. Secondo quanto riporta Plutarco, i Galli (probabilmente solo alcune tribù) facevano partecipare le donne alle assemblee nel caso di questioni belliche e di trattati di pace.
 
La funzione politica delle donne era perlopiù indiretta: erano queste con i loro matrimoni a suggellare le unioni tra diversi popoli.
 
=== Organizzazione sociale ===
La struttura sociale articolata in tre classi: i guerrieri, i liberi (allevatori e agricoltori) e i sacerdoti, o [[druido|druidi]]. Al di sotto di questi membri veri e propri del popolo, pare esistessero anche schiavi<ref>Villar, cit., pp. 448-449.</ref>. Come tutti gli antichi [[popoli indoeuropei]] (e, in particolare, quelli [[celti]]ci dei quali rappresentavano un ramo), si ripartivano in gruppi familiari; il padre aveva diritto di vita e di morte sulla moglie e sulla prole e i figli potevano presentarsi a lui solo nell'età di imbracciare le armi<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 18-19.</ref>. I funerali, sfarzosi, prevedevano la [[cremazione]] mediante pire, nelle quali venivano gettati anche oggetti e animali cari dal defunto<ref name="ReferenceA">Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 19.</ref>.
 
Le famiglie erano a loro volta raccolte in numerose tribù. A capo delle tribù l'assemblea del popolo in armi eleggeva un re (''rix'' in [[lingua gallica|gallico]], usato come suffisso), mentre i rapporti tra le tribù erano tenuti principalmente dai [[druido|druidi]].
 
==== La "plebe" ====
La base della piramide sociale era costituita da persone provviste di diritti, almeno formalmente e inizialmente, ma che a causa del frequente indebitamento si riducevano presto a una condizione servile, che Cesare definisce "plebea"<ref name="ReferenceB">Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 13.</ref>. Passati sotto servizio del ceto dominante, perdevano ogni voce in capitolo nelle decisioni politiche, ridotti al rango di schiavi.
 
==== I guerrieri ====
{{vedi anche|Organizzazione militare dei Galli}}
Il potere politico e - soprattutto - militare era appannaggio della classe dei guerrieri, che si mobilitava in massa nelle frequenti scaramucce che opponevano tribù a tribù. Unica virtù riconosciuta da questo ceto è quella militare<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 15.</ref>. I Galli, pur essendo dei guerrieri coraggiosi, mancavano delle qualità essenziali perché l'esercito potesse prevalere sulle armate romane: la disciplina, l'organizzazione e l'unità di comando. In quest'ultimo caso è raro il caso di [[Vercingetorige]] a cui fu affidato il comando supremo nel corso dello scontro con i [[Repubblica romana|Romani]] durante la [[conquista della Gallia]] da parte di [[Gaio Giulio Cesare]]. Gli eserciti galligallici, di norma, non erano omogenei. Al contrario, ognuna delle tribù che li componevano, si battevanobatteva prima di tutto per i propri interessi. Erano, infatti, individualisti ed indisciplinati, anche se dotati di un coraggio non comune, tanto da essere riusciti in più occasioni a battere gli stessi Romani. La cavalleria era considerata il reparto d'élite ede i suoi componenti portavano una cotta di maglia di ferro o un'armatura in cuoio, oltre ad uno scudo di dimensioni inferiori rispetto a quello della fanteria, che al contrario era molto grandi e composti di assicelle di legno, vimini intrecciati e ricoperti di cuoio. Erano inoltre armati, come la fanteria, di una lunga [[spada celtica|spada]] ed una [[lancia (arma)|lancia]]. I cavalli erano dotati, inoltre, di ferri o di zoccoli mobili di metallo, fissati con stringhe di cuoio.<ref>Erik Abranson e Jean-Paul Colbus, ''La vita dei legionari ai tempi della guerra di Gallia'', Milano, 1979, pp. 34-35.</ref>. Alcuni fanti indossavano sul petto piastre di ferro, mentre altri combattevano nudi. Le lunghe spade che portavano erano ancorate a catene di ferro o bronzo, che pendevano lungo il loro fianco destro, e le loro lance avevano delle punte di ferro della lunghezza di un [[cubito]] e di poco meno di due palmi di larghezza, ede i loro dardi avevano punte più lunghe delle spade degli altri popoli.<ref>{{cita libro|autore=[[Diodoro Siculo]], ''|titolo=Bibliotheca historica'', |volume=II.}}</ref>.
 
==== I druidi ====
{{vedi anche|Druido}}
I sacerdoti, o [[druido|druidi]], erano incaricati delle funzioni religiose, dei sacrifici - sia pubblici sia privati - e dell'interpretazione delle norme religiose, secondo la dottrina elaborata in [[Britannia]] e appresa dai druidi attraverso appositi viaggi di istruzione. Ricoprivano inoltre il ruolo di insegnanti e di giudici ed erano fortemente legati tra loro, indipendentemente dall'appartenenza alle varie tribù. Tali rapporti erano cementati dagli annuali convegni druidici, ospitati dalla Foresta dei [[Carnuti]], ritenuta il centro della [[Gallia]]<ref name="ReferenceB" />.
 
Esentati dai tributi e dal servizio militare, i druidi erano i depositari della cultura tradizionale dei Galli, tramandata oralmente in forma poetica, e dello studio degli astri e dei segniloro naturalimovimenti, della grandezza del mondo e della terra, della natura delle cose, della forza e potestà degli dei immortali<ref name="ReferenceC">Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 14.</ref>.
 
=== Aspetto fisico ===
Descritti dalla fonti classiche come di costituzione fisica alta e robusta (che secondo i parametri dei Romani si aggirava intorno al metro e settanta), spesso con occhi, pelle e capelli chiari, i Galli indossavano tuniche dai colori sgargianti e manichebrache edi brachelana<ref>Villar, ''op. cit.'', pp. 448-449.</ref>.
 
Lo storico greco [[Diodoro Siculo]] li descrive così: «Eccedono di molto le dimensioni comuni, il loro aspetto è terribile, sono alti di statura, con una muscolatura guizzante sotto la pelle chiara. Hanno i capelli biondi di natura e quando ciò non avviene se li schiariscono lavandoli in acqua di gesso. Taluni si radono la barba, altri ostentano guance rase e baffi che coprono l'intera bocca»<ref>Diodoro Siculo, ''Bibliotheca historica'', V, 28-30.</ref>.
==Religione==
 
Similmente scriveva lo storico romano del tardo impero [[Ammiano Marcellino]]: «Quasi tutti i Galli sono di statura alta, carnagione chiara e arrossata: terribili per la severità dei loro occhi, molto litigiosi e di grande orgoglio e insolenza. Un intero squadrone di stranieri non sarebbe in grado di resistere a un solo gallo se questi chiamasse in sua assistenza sua moglie, che è in genere molto forte e dagli occhi azzurri.»<ref>{{Cita libro|autore=[[Ammianus Marcellinus]] |data=1862 |titolo=The roman history of Ammianus Marcellinus: during the reigns of the emperors Constantius, Julian, Jovianus, Valentinian, and Valens, Volume 1 |url=https://books.google.com/books?id=c6oZAQAAMAAJ |città= |pagina=80 |editore=H. G. Bohn |accesso=2 novembre 2013 }} Trad. ing.: «Nearly all the Gauls are of a lofty stature, fair and ruddy complexion: terrible from the sternness of their eyes, very quarrelsome, and of great pride and insolence. A whole troop of foreigners would not be able to withstand a single Gaul if he called his wife to his assistance who is usually very strong and with blue eyes…»</ref>
 
=== Abbigliamento ===
I Galli adottarono l'uso delle brache probabilmente ispirandosi ai pantaloni a sbuffo degli Sciti. Come tessuto per i vestiti erano utilizzati fili di lana intrecciata per l'inverno, e la tela per la stagione calda.
 
Come mantello utilizzavano il caratteristico ''cucullus.'' Gli abiti erano molto adatti al lavoro all'aperto, e vennero rapidamente adottati dai romani, prima dall'esercito e poi dai contadini. Esistevano diversi tipi di calzature che rispondevano alle condizioni climatiche della Gallia, erano utilizzate scarpe chiuse, stivali e anche particolari sandali, chiamati gallicae e più tardi calligae dai romani, il quale diventeranno una delle calzature più famose utilizzate da questi.
 
=== Stile di vita ===
A cause di pratiche religiose, la vita in Gallia era molto semplice: le case erano molto semplici, dall'aspetto spartano. La maggior parte della giornata veniva passata all'aperto, si stava in casa solo per mangiare durante l'inverno, e per dormire. L'intrattenimento, come inteso da greci e romani, era quasi inesistente: la gran parte del tempo era dedicata al lavoro o a specifiche feste religiose o adunate ludiche. Solo i nobili oziavano, con tenute di caccia, l'esercizio fisico, o frequenti banchetti, in questo modo potevano allontanare lo stress dell'attività bellica.
 
Gli aristocratici erano portati spesso a viaggiare, anche molto lontano, sia per la guerra che per rapporti diplomatici, le plebe invece conosceva solo il territorio ristretto in cui lavorava, e quello appena più grande in cui si svolgevano le feste religiose e le assemblee politiche.
 
=== Guerra ===
La guerra ha rivestito sin dall'inizio un'importante attività dei celti, nei tempi più antichi fu la guerra ad unire le molte comunità di pochi individui, che agivano in modo autonomo. Per resistere ad invasioni straniere era necessario dotarsi delle armi e i metalli dei vicini, i cavalli e successivamente del denaro per pagare i guerrieri.
 
La guerra era un potente mezzo economico per procurarsi le risorse che mancavano al proprio territorio, e ogni tribù aveva bisogno di uno o dell'altro: ad esempio, le terre molto fertili erano a corto di risorse minerarie, mentre nelle zone montuose, ricche di metalli, scarseggiavano le terre coltivabili. La guerra era un modo di compensazione la mancanza di risorse o per ottenere denaro per compensarle.
 
Nel tempo di un millennio l'attività bellica si era generalizzata, e per una parte della popolazione era diventata un'istituzione culturale, uno stile di vita. Tutta la vita, dall'infanzia alla morte era organizzata in base alla guerra, e tutte le altre attività passavano in secondo piano.
 
==== Armamento ====
[[File:Replica della Spada con fodero sbalzato e decorato da Saliceta S. Giuliano, Museo Civico di Modena, foto V. Pastorelli.jpg|thumb|400px|Replica della [[Spada con fodero da Saliceta San Giuliano|spada con fodero sbalzato e decorato da Saliceta S. Giuliano]], [[Museo civico di Modena]]]]La spada venne utilizzata principalmente di punta fino al III secolo, quando si allungò e la punta venne smussata per essere usata più efficacemente dai cavalieri. La spada era riposta in un fodero in metallo, spesso riccamente decorato con articolate incisioni. Il fodero era assicurato ai fianchi da una cintura di cuoio che terminava vicino al fodero con degli anelli di bronzo e poi di ferro. L'arma più diffusa era la lancia che poteva essere da urto, da lancio (come un giavellotto), oppure con entrambe le due funzioni Erano anche utilizzate archi e fionde come armi da getto. Lo scudo, di forma ovale o quadrangolare era costruito in principalmente in materiali organici di origine animale e vegetale, solo la spina, che si trovava dietro l'impugnatura era rivestita da una parte in metallo: l'umbone.
 
Gli elmi originariamente erano utilizzati solo dai più ricchi e avevano funzione decorativa principalmente, come protezione del torace erano usate armature come la [[lorica hamata]], corazza fatta ad anelli metallici uniti tra loro, simile ad una cotta di maglia, che venne poi utilizzata dai romani.
 
== Architettura ==
[[File:Bibracte piece gauloise.jpg|sinistra|miniatura|Ricostruzione di un'abitazione gallica.]]
 
== Religione ==
{{vedi anche|Divinità celtiche}}
I Galli erano politeisti, e adoravano un vasto pantheon di divinità legate alla natura e alle virtù guerriere. Sacerdoti erano i [[druido|druidi]]; essi non si limitavano a essere il collegamento tra gli uomini e gli dei, ma erano anche responsabili del [[Calendario celtico|calendario]] e guardiani del "sacro ordine naturale", oltre che filosofi, scienziati, maestri, giudici e consiglieri del re. La fede nella [[Metempsicosi|trasmigrazione delle anime]] si traduceva in un'attenuazione della paura della morte, che a sua volta rafforzava il valore militare dei guerrieri<ref name="ReferenceC"/>.
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La forte religiosità dei Galli, testimoniata da Cesare, si manifestava anche di fronte alle malattie e nelle guerre, quando i guerrieri facevano voto della propria vita e si affidavano, per l'esecuzione del sacrificio, ai druidi. A monte di questo atteggiamento era la credenza che soltanto un sacrificio umano potesse placare l'ira degli dei. L'esecuzione del sacrificio prevedeva, presso alcune tribù, la realizzazione di grandi pupazzi di vimini, al cui interno venivano poste le vittime e quindi incendiati; le persone ritenute più adatte a tale scopo erano i rei di furto, rapina o altri crimini, ma in caso di necessità si ricorreva a innocenti<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 16.</ref>.
 
Nel pantheon gallico, Cesare testimonia il particolare culto attribuito al dio che assimila al romano [[Mercurio (divinità)|Mercurio]], forse il [[Divinità celtiche|dio celtico]] [[LúgLugus (divinità)|Lugus]]<ref name="ref_A">Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 17.</ref>. Era l'inventore della arti, la guida nei viaggi e la divinità dei commerci. Altre figure di rilievo tra gli dei gallici erano "[[Apollo]]" ([[Belanu]], il guaritore), "[[Marte (divinità)|Marte]]" ([[Toutatis]], il signore della guerra), "[[Giove (divinità)|Giove]]" ([[Taranis]], il signore del tuono) e "[[Minerva]]" ([[Belisama]], l'iniziatrice delle arti)<ref>Cesare, ''Dename="ref_A" bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 17.</ref>.
 
== Diritto ==
Il diritto matrimoniale gallico prevedeva un patrimonio comune tra gli sposi, determinato dalla somma della [[Dote (diritto)|dote]] della moglie e di un equivalente esatto in denaro portato dal marito. Il patrimonio veniva amministrato congiuntamente; in caso di vedovanza, l'intero ammontare, incluse le rendite maturate, spettava al coniuge superstite<ref name="ReferenceA"/>.
 
La giustizia veniva amministrata dai druidi, che avevano piena discrezionalità sulla segretezza delle sentenze<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', [[s:la:Commentarii de bello Gallico - Liber VI|VI]], 20.</ref>.
 
==Economia Lingua ==
[[File:Statère des Parisii Cl. I.JPG|left|thumb|200px|Moneta gallica: [[statere]] in oro rinvenuto presso [[Parigi]] ([[recto]])]]
[[File:Statère des Parisii Cl. II.JPG|right|thumb|200px|Moneta gallica: statere in oro rinvenuto presso [[Parigi]] ([[Rovescio (moneta)|verso]])]]
Accanto alla tradizionale [[caccia|attività venatoria]], resa possibile dalle estese foreste delle regioni cha abitavano, i Galli praticavano sia l'[[allevamento]] che l'[[agricoltura]]. Le attestate presenze [[Antica Grecia|greche]] e [[fenici]]e sulle coste del [[Golfo del Leone]] e quelle [[Etruschi|etrusche]], [[Italici|italiche]] e [[Latini|latine]] nella [[Pianura Padana]] confermano inoltre l'esistenza di una rete di scambi [[commercio|commerciali]] tra i Galli e altri popoli [[Bacino del Mediterraneo|mediterranei]]. Tra le attività manifatturiere, sono pervenute testimonianze di una raffinata oreficeria.
 
==Lingua==
{{vedi anche|Lingua gallica|Lingua leponzia}}
I Galli parlavano una [[Lingue celtiche continentali|lingua celtica continentale]], il [[lingua gallica|gallico]], frazionata in vari dialetti (tra i quali il [[lingua leponzia|Leponzio]], parlato in [[Gallia cisalpina]], l'odierna [[Italia settentrionale]]). La lingua è nota grazie ad alcune centinaia di iscrizioni su pietra e su vasi di ceramica e altri manufatti; le più antiche sono in [[alfabeto greco]] (costa meridionale dell'odierna [[Francia]]) e in [[alfabeto italico]] (Gallia cisalpina), mentre a partire dal [[II secolo a.C.]] inizia a prendere il sopravvento l'[[alfabeto latino]].
 
== Cultura ==
=== Letteratura ===
I Galli possedevano una peculiare tradizione poetica, affidata alla memoria dei druidi. Ritenendo infatti illecita la trascrizione di questa sapienza, e volendone preservare la segretezza, la tramandavano esclusivamente per via orale, dedicando a questo compito molti anni di studio e l'impiego di [[Mnemotecnica|mnemotecniche]]. Secondo la testimonianza di Cesare nei ''[[Commentarii de bello Gallico|Commentarii De bello gallico]]'', i Druidi evitavano la scrittura principalmente per due ragioni: in primo luogo, non volevano che le norme che regolavano la loro organizzazione si diffondessero nel volgo; in secondo luogo, non volevano che i discepoli le studiassero con minor diligenza, confidando negli scritti e, pertanto, non tenendo in esercizio la memoria. L'uso della scrittura - in [[alfabeto greco]] fino a [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], in quello [[alfabeto latino|latino]] dopo la conquista romana - era riservato alle funzioni pratiche, non certo ai loro sacri precetti<ref name="ReferenceC"/>.
 
=== Arte ===
==== Architettura ====
{{vedi anche|Dun (archeologia)}}
Gli insediamenti abitativi sorgevano generalmente sopra sommità di facile difesa. In gallico erano chiamati ''dunon''. Si trattava di [[Fortezza di collina|fortezze di collina]], secondo uno schema tipicamente [[Popoli indoeuropei|indoeuropeo]], che [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] chiamava ''[[oppidum]]''; le mura erano costruite con la tecnica del ''[[murus gallicus]]''.
 
==== Oreficeria ====
[[File:Torque gaulois en bronze.jpg|right|thumb|200px|Esempio di [[torque]] gallico (riproduzione in bronzo).]]
L'arte orafa gallica raggiunse elevati livelli qualitativi, come testimoniano per esempio i pregiati collari o bracciali propiziatori (i [[torque]]).
 
== I Galli nella cultura moderna ==
{{vedi anche|Asterix}}
Una rappresentazione vivida ed efficace dei Galli, anche se storicamente poco attendibile, dei Galli è stata realizzata da [[René Goscinny]] e [[Albert Uderzo]] nelle loro avventure a [[fumetti]] dedicate ad ''[[Asterix|Asterix il gallico]]''.
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
 
== Bibliografia ==
=== Fonti primarie ===
* [[Gaio Giulio Cesare]], ''[[De bello Gallico]]'';
* [[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'';
* [[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', libri III ([[Penisola iberica|Iberia]]), IV ([[Gallia]]), V ([[Gallia Cisalpina]]);
* [[Cornelio Tacito]], ''[[Germania (Tacito)|Germania]]'';
 
=== Letteratura storiografica ===
* {{cita libro| Peter| Berresford Ellis| L'impero dei Celti| 1998| Piemme| Casale Monferrato|isbn= 88-384-4008-5}} ISBN 8838440085
*{{en}} {{cita libro| Maureen| Carroll| Romans, Celts & Germans: the german provinces of Rome| 2001| | Charleston}}|lingua= ISBNen|isbn= 07524191290-7524-1912-9}}
* {{cita libro| Venceslas| Kruta| coautori=[[Valerio Massimo Manfredi]]| I Celti d'Italia| 2000| Mondadori| Milano|isbn= 88-04-43640-9}} ISBN 8804436409
* {{cita libro| Venceslas| Kruta| I Celti| 2007| | Milano|isbn= 978-88-95363-15-8}} ISBN 9788895363158
* {{cita libro| André| Piganiol| Le conquiste dei Romani| 2002| Net| Milano|isbn= 88-04-32321-3}} ISBN 8804323213
* {{cita libro| Marta| Sordi| Scritti di storia romana| 2002| Vita e Pensiero| Milano|isbn= 88-343-0734-8}} ISBN 8834307348 Cfr. ''La simpolitia presso i Galli'' (cap. III); ''Sulla cronologia liviana del IV secolo'' (cap. IX); ''Ancora sulla storia romana del IV secolo a.C.''
* {{cita libro| Francisco| Villar| Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa| 1997| Il Mulino| Bologna|isbn= 88-15-05708-0}} ISBN 8815057080
* Peter Wilcox; Angus McBride. ''Gallic e British Celts'', in ''Rome's Enemies'' vol. II, Oxford, 1985., ISBN 9780850456066.
 
== Voci correlate ==
=== Contesto storico generale ===
* [[Celti]]
** [[Lista di tribùTribù celtiche]]
* [[Gallia]]
* [[Ager Gallicus]]
 
=== Rapporti con Roma ===
* [[Alleanze tra i Galli e Siracusa]]
*[[Conquista della Gallia]]
* [[GalliaConquista Aquitaniadella Gallia]]
* [[Gallia BelgicaAquitania]]
* [[Gallia CisalpinaBelgica]]
* [[Gallia LugdunenseCisalpina]]
* [[Gallia TransalpinaLugdunense]]
* [[Gallia Transalpina]]
 
== Altri progetti ==
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==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Indoeuropei}}
{{Conquista della Gallia (58-50 a.C.)}}
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