Pitagora: differenze tra le versioni

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{{AvvisounicodeNota disambigua}}
{{Nota disambigua|descrizione=Pitagora scultore della scuola reggina in Magna Grecia|titolo=[[Pitagora di Reggio]]}}
{{Nota disambigua|la voce sulla relazione ferroviaria Reggio Calabria-Bari|[[Pitagora (treno)]]}}
{{Bio
|Nome = Pitagora
|Nome=Pitagora<ref>Il nome deriverebbe, secondo una probabile [[etimologia]], dal [[lingua greca|greco]] Πυθαγòρας - Pythagòras -, da πεἰθω - pèithō - = persuadere + {{polytonic|ἀγορά}} - agorà - = piazza, lett.''colui che persuade la piazza''</ref>
|Cognome =
|Sesso=M
|PreData = {{lang-grc|Πυθαγόρας|Pythagóras}}
|PreData=
|Sesso = M
|LuogoNascita = Samo
|LuogoNascitaLink = Samo (isola)
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[570 a.C.]] circa
|AnnoNascita = tra il [[580 a.C.]] e il [[570 a.C.]]
|LuogoMorte= Metaponto
|LuogoMorte = Metaponto
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = [[495 a.C.]] circa
|Epoca = -500
|Attività= matematico
|Attività = filosofo
|Attività2= legislatore
|Attività2 = matematico
|Attività3= filosofo
|AttivitàAltre Attività3=, [[astronomo]], [[scienziato]] e [[politico]]
|AttivitàAltre= e [[legislatore]]
|Nazionalità= greco antico
|Nazionalità = greco antico
|PostNazionalità = {{sp}} secondo quanto tramandato dalla tradizione
|Immagine =Sanzio 01Kapitolinischer Pythagoras adjusted.jpg
|Didascalia = DettaglioCopia dallaromana del [[ScuolaI d'Atenesecolo a.C.]] (1511) di originale greco conservata nei [[RaffaelloMusei SanzioCapitolini]] raffigurantedi Pitagora[[Roma]]
}}
 
Forse figlio di [[Mnesarco]], noto commerciante e incisore di sigilli e [[Partenide]], una delle donne più belle di Samo successivamente chiamata ''Pythais'', fu convinto a seguire le orme del padre ma già in tenera età mostrò invece una predisposizione alle materie scientifiche e filosofiche, che lo portarono a girare il Mediterraneo alla ricerca di conoscenza e sapere, che egli attinse soprattutto alle scuole misteriche dell'[[antico Egitto]]. Fu inoltre [[taumaturgo]], [[astronomo]], [[scienziato]], [[politico]] e fondatore a [[Crotone]] di una delle più importanti scuole di pensiero dell'umanità, che prese da lui stesso il nome: la [[Scuola Pitagorica]].
Pitagora viene ricordato ancor oggi per essere stato il fondatore storico della [[Scuola pitagorica|scuola a lui intitolata]] nel cui ambito si svilupparono le conoscenze matematiche e le sue applicazioni come il noto [[teorema di Pitagora]].
 
A lui si deve la nascita della nozione di [[esoterismo]] in [[Civiltà occidentale|Occidente]], basato su una trasmissione del sapere solo a cerchie ristrette di [[adepti]].<ref>{{cita web|url=http://www.giuseppebalena.it/index.php?option=com_content&view=article&id=480&catid=88&Itemid=435|titolo=Pitagora, il padre dell'esoterismo|anno=2016}}</ref> Il suo pensiero ha avuto enorme importanza per lo sviluppo della scienza occidentale, avendo per primo intuito l'efficacia della matematica per descrivere il mondo<ref>[[Lucio Lombardo Radice]], ''La matematica da Pitagora a Newton'', Edizione Muzzio, Roma, 2003.</ref>, intesa però non come un insieme di conoscenze astratte e teoriche, ma come ''arte del saper vivere''. La scuola italica, successivamente a lui intitolata, fu il crogiolo nel cui ambito si svilupparono molte conoscenze, in particolare quelle filosofiche, etiche, politiche, fin anche quelle matematiche e le sue applicazioni, come il noto [[teorema di Pitagora]].
== Storia e leggenda ==
{{Quote|Quanto Pitagora comunicava ai discepoli più stretti, nessuno è in grado di riportare con sicurezza: in effetti presso di loro, il silenzio era osservato con grande cura.|[[Porfirio]]<ref>DK 14 A 8a; in Pitagora, ''Versi aurei. Seguiti dalle vite di Porfirio e Fazio, da testi pitagorici e da lettere di donne pitagoriche'', a cura di S. Fumagalli, Mimesis, Milano, 1996, p. 72.</ref>}}
La figura storica di Pitagora, messa in discussione da diversi studiosi, si mescola alla [[leggenda]] narrata nelle numerose ''Vite di Pitagora'', composte nel periodo del tardo [[neoplatonismo]] e del [[neopitagorismo]] dove il filosofo viene presentato come figlio del dio [[Apollo]]. Secondo la leggenda, il nome stesso di Pitagora risalirebbe [[etimologia|etimologicamente]] ad una parola che trova il suo significato in "annunciatore del Pizio", e cioè di Apollo. Si riteneva infatti che egli, autore di miracoli e profeta, guaritore e mago, fosse figlio del dio stesso.
 
== Biografia==
È quasi impossibile distinguere, nell'insieme di dottrine e frammenti a noi pervenuti, non solo ciò che sicuramente appartiene al pensiero di Pitagora ma neppure, nonostante i tentativi di [[John Burnet]]<ref>J. Burnet, ''Antica filosofia greca'' pp.37 e sgg.</ref>, di separare il pensiero del primo [[pitagorismo]] da quello successivo.
La vita di Pitagora è poco nota e la maggior parte delle testimonianze che lo riguardano sono di epoca più tarda. Alcuni autori antichi o suoi contemporanei, come [[Senofane]], [[Eraclito]] ed [[Erodoto]], hanno dato testimonianze tali da far pensare all'esistenza storica di Pitagora, pur se inserita nella tradizione leggendaria<ref>{{Treccani|pitagora_(Dizionario-di-filosofia)|Pitagora|anno=2009|accesso=16 dicembre 2015}}</ref>. La più antica testimonianza su Pitagora risale a un detto canzonatorio di [[Senofane]] ([[VI secolo a.C.]]), dove Pitagora si sarebbe lamentato con un tale perché picchiava un cane in cui egli aveva riconosciuto - con riferimento alla [[metempsicosi]] - l'anima di un suo amico<ref>Diogene Laerzio, ''Vite...'' VIII, 36; D-K 21 B 7</ref>. Nel [[IV secolo a.C.]], lo scettico [[Timone di Fliunte]] accusa Pitagora di essere stato un ciarlatano; così pure [[Cratino]], poeta comico ateniese, accusa i pitagorici di usare la retorica per ingannare i loro uditori. Anche Eraclito ha sostenuto che Pitagora, figlio di Menarco, fosse un erudito, ma di "artificiosa astuzia"<ref>D-K 22 B 129.</ref> e incapace di comprendere cosa caratterizzasse la sua erudizione<ref>D-K 22 B 40.</ref>
Secondo queste fonti, Pitagora nacque nella prima metà del [[VI secolo a.C.]] nell'[[Samo (isola)|isola di Samo]], dove fu scolaro di [[Ferecide di Siro|Ferecide]], [[Aglaofamo]] e [[Anassimandro]], subendone l'influenza nel suo pensiero. Secondo alcune ricostruzioni<ref name="Russell49" />, il padre potrebbe essere stato un cittadino facoltoso di nome Mnesarco<ref>Silvio Accame, ''Scritti minori'', vol. III, Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1990, p. 1163, nota 27.</ref>. Questi, trovandosi a [[Delfi (città antica)|Delfi]], volle chiedere alla [[Pizia]] delucidazioni sul suo futuro e la sacerdotessa predisse la nascita di un figlio utile al genere umano e saggio.<ref>{{Cita libro|nome=Vincenzo|cognome=Capparelli|titolo=La sapienza di Pitagora|url=https://books.google.it/books?id=Lt9hQjxrJu0C&pg=PR9&lpg=PR9&dq=oracolo+nascita+pitagora&source=bl&ots=O683WbWk6_&sig=daEC6zgrqEg9dXO5mBLsCEkYjCQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiroLCXiZXbAhWKPRQKHc_wC_IQ6AEwAXoECAgQAQ#v=onepage&q=oracolo%20nascita%20pitagora&f=false|accesso=20 maggio 2018|data=1944|editore=Edizioni Mediterranee|lingua=it|ISBN=9788827205877}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Christoph|cognome=Riedweg|titolo=Pitagora: vita, dottrina e influenza|url=https://books.google.it/books?id=eWc6-RU0oh8C&pg=PA52&lpg=PA52&dq=oracolo+nascita+pitagora&source=bl&ots=SyMAFPk0my&sig=PAYTdUv0UlGOJ_BKjiLWTJ_4X1A&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiroLCXiZXbAhWKPRQKHc_wC_IQ6AEwBXoECAUQAQ#v=onepage&q=oracolo%20nascita%20pitagora&f=false|accesso=20 maggio 2018|data=2007|editore=Vita e Pensiero|lingua=it|ISBN=9788834311608}}</ref> Secondo gli eruditi calabresi del [[XVI secolo]] d.C., le cui affermazioni non sono attendibili, Pitagora non nacque in Grecia, ma nell'omonima città di [[Samo (Italia)|Samo]] in Calabria<ref>{{Cita web|url=https://turismo.reggiocal.it/area-metropolitana/locride/samo|titolo=Samo {{!}} Turismo Reggio Calabria|sito=turismo.reggiocal.it|citazione=Secondo una tradizione locale, avallata anche dallo storico greco Erodoto, Samo sarebbe stata fondata nel 492 a.C., da coloni greci provenienti dall'isola di Samos (Grecia), scappati per sfuggire alle incursioni dell'esercito del re Dario I di Persia; ma l'interpretazione che rinvia a Samo è comunque errata|accesso=2024-11-09}}</ref>.
 
Attribuibile alle leggende sulla vita di Pitagora è il suo matrimonio con [[Teano (filosofa)|Teano]], dalla quale avrebbe avuto vari figli: due maschi, [[Arimnesto di Crotone|Arimnesto]] e [[Telauge]], e tre femmine, [[Arignota di Crotone|Arignota,]] [[Myia]], [[Damo]]<ref>Rita Cuccioli Melloni, ''Ricerche sul pitagorismo: Biografia di Pitagora'', Compositori, 1969, p. 8.</ref>.
Anche [[Aristotele]], che possiamo considerare il primo storico della filosofia, nella difficoltà evidente di identificare la dottrina del maestro, parla genericamente de «i cosiddetti pitagorici»<ref>Aristotele, ''Metafisica'', 985b</ref>.
 
Da Samo, Pitagora si trasferì nella [[Magna Grecia]]. Dei suoi viaggi in [[Egitto]] e a [[Babilonia (regione storica)|Babilonia]], narrati dalla tradizione [[dossografia|dossografica]], non vi sono fonti certe; essi sono ritenuti, almeno in parte, leggendari. Viste le testimonianze, è probabile che l'erudito Pitagora sia giunto in [[Italia meridionale]], a [[Crotone]], da Samo intorno al 530 a.C.<ref>{{Cita libro|titolo=Croniche et antichita di Calabria; conforme all'ordine de'Testi Greco, et Latino, raccolte da'piu famosi Scrittori Antichi et Moderni (etc.)|url=https://books.google.it/books?id=9IRfAAAAcAAJ&pg=RA3-PA153&lpg=RA3-PA153&dq=Tommaso+d'Aquino+Pitagora+Samo+Calabria&source=bl&ots=Vu_CpMU4uP&sig=5aeTflB7S_FLR_BpPr6n7uMCWyA&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj_7Mid2dDUAhWiKcAKHQIPBbUQ6AEIOTAC#v=onepage|accesso=9 maggio 2018|data=1601|editore=Pasquati|p=154}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.kaulon.it/pitagora.htm|titolo=Pitagora di Samo|accesso=9 maggio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170613024654/http://www.kaulon.it/pitagora.htm|urlmorto=sì}}</ref>, abbia impressionato le ''élite'' locali e, guadagnando presto la loro fiducia, le abbia infine spinte ad adottare costumi più sobri e a cercare l'armonia all'interno della propria comunità. A Crotone fondò la [[Scuola pitagorica]]. Secondo Russell<ref>{{Cita|Russell|p. 50|titolo=Storia della filosofia occidentale, Vol. I}}</ref>, il trasferimento di Pitagora si dovette a cause politiche in quanto il filosofo non approvava la tirannide di [[Policrate]].
== Cenni biografici ==
[[File:Reggio calabria testa del filosofo.jpg|thumb|left|130px|La [[Testa del Filosofo]], parte di una statua bronzea custodita al [[Museo nazionale della Magna Grecia]] di [[Reggio Calabria]], è un probabile ritratto di Pitagora<ref>Il ritratto bronzeo avrebbe fatto parte parte dell'arredo urbano di Reggio Calabria proprio durante il periodo pitagorico vissuto dalla città quando, finita la tirannide, il potere politico passò nelle mani dell'aristocrazia che a partire dal [[455 a.C.]] ospitò gli esuli pitagorici scacciati da Crotone favorendo la nascita della [[scuola pitagorica reggina]]; dunque la statua di Pitagora sarebbe divenuta parte del bottino di guerra che [[Dionisio I di Siracusa]] usò per pagare i soldati dopo la presa di Reggio avvenuta nel [[386 a.C.]], caricato sulla nave che affondò nei mari dello Stretto proprio in quel periodo - [http://www.youtube.com/watch?v=k-c_JhvLYRc "Il ritratto di Pitagora di Samo" a cura del prof. Daniele Castrizio dell'università di Messina]</ref>]]
 
Sulla sua morte i resoconti dei biografi non coincidono: essendo scoppiata una rivolta dei democratici contro il partito aristocratico pitagorico, la casa dove si erano riuniti gli esponenti più importanti della setta fu incendiata. Si salvarono [[Archippo (filosofo)|Archippo]] e [[Liside]], che si rifugiò a [[Tebe (città greca antica)|Tebe]]. Secondo una versione, Pitagora prima della sommossa si era ritirato a [[Metaponto (sito archeologico)|Metaponto]], dove morì. Secondo altri invece casualmente era assente alla riunione nella casa incendiata e quindi riuscì a salvarsi fuggendo prima a [[Locri]], quindi a [[Taranto]] e da lì a Metaponto<ref>Metaponto, frazione del comune di Bernalda in provincia di Matera.</ref> dove morì nei pressi dell’Heraion, più conosciuto come [[Tavole Palatine]]<ref>Cioffi ''et alii'', ''I filosofi e le idee'', Vol. I, Ed. Bruno Mondadori 2004 p. 46.</ref>. A questo riguardo [[Porfirio]] (232-305 d.C.) scrisse:
[[File:Kapitolinischer Pythagoras adjusted.jpg|thumb|200px|Busto marmoreo romano di Pitagora]]
{{Citazione|Si dice che Pitagora abbia trovato la morte nella comunità di Metaponto, dopo essersi rifugiato nel piccolo tempio dedicato alle Muse, dove rimase quaranta giorni privo del necessario per vivere. Altri autori affermano che i suoi amici, nell'incendio della casa dove si trovavano riuniti, gettatisi nelle fiamme aprirono una via di uscita al maestro, formando con i loro corpi una sorta di ponte sul fuoco. Scampato dall'incendio Pitagora, raccontano ancora, si diede la morte, per il dolore di essere stato privato dei suoi amici.<ref>Porfirio, ''Vita di Pitagora'' (ΜΑΛΧΟϒ Η ΒΑΣΙΛΕΩΣ ΠϒΘΑΓΟΡΟϒ ΒΙΟΣ), 57, tradotto in Stefano Fumagalli, ''Versi aurei seguiti dalle vite di Pitagora, di Porfirio e Fozio, da testi pitagorici e da lettere di donne pitagoriche'', Mimesis Edizioni, Milano, 1996, pp. 93-94.</ref>|Pitagora e la sua morte
}}
 
Quasi sicuramente Pitagora non lasciò nulla di scritto e le opere ''Tre libri'' e ''Versi aurei'' vanno ascritte ad autori sconosciuti, che li redassero in epoca [[Cristianesimo|cristiana]] o di poco antecedente.
La vita di Pitagora è avvolta nel mistero. Di lui sappiamo pochissimo e la maggior parte delle testimonianze che lo riguardano sono di epoca più tarda.
 
[[Giamblico]], fondatore di una scuola [[neoplatonismo|neoplatonica]] ad [[Apamea]] in [[Siria (regione storica)|Siria]], attesta invece<ref>Christoph Riedweg in ''Pitagora: vita, dottrina e influenza'', Vita e Pensiero, 2007, cita Giamblico in ''Vita di Pitagora'', p. 199.</ref> che i primi libri a contenuto pitagorico pubblicati erano opera di [[Filolao]].
Alcuni autori antichi o suoi contemporanei come [[Senofane]], [[Eraclito]] ed [[Erodoto]] ci danno testimonianze tali da far pensare alla effettiva esistenza storica di Pitagora pur se inserita nella tradizione leggendaria<ref> ''Enciclopedia Treccani'' in voce corrispondente</ref>.
 
La più antica biografia di Pitagora è di età romana.<ref>{{cita web|url=https://www.storicang.it/a/pitagora-e-setta-dei-matematici_16554|titolo=Pitagora e la setta dei matematici}}</ref> [[Porfirio]] e Giamblico scrissero una ''Vita di Pitagora''. Secondo alcune fonti come Diog. Laert. 8,55<ref>{{doi|10.1353/hph.2008.0554}}</ref>, che riprende la notizia da [[Timeo di Tauromenio]], sebbene le date ufficiali non collimino, Pitagora fu il maestro di [[Empedocle]] che a sua volta fu un suo estimatore. Empedocle fu espulso dalla scuola per aver divulgato la dottrina nei suoi poemi.
Secondo queste fonti Pitagora nacque nell'isola di [[Samo (isola)|Samo]], nella prima metà del [[VI secolo a.C.]] dove fu scolaro di [[Ferecide di Siro|Ferecide]] e [[Anassimandro]] subendone l'influenza nel suo pensiero. Secondo alcune ricostruzioni<ref>{{cita libro|nome = Bertrand | cognome = Russell |wkautore = Bertrand Russell|altri = tradotto da Luca Pavolini| titolo = Storia della filosofia occidentale e dei suoi rapporti con le vicende politiche e sociali all'antichità a oggi | anno = 1946 | editore = George Allen & Unwin Ltd. | città = Londra|pagine = 49}}</ref>, il padre potrebbe essere stato Mnesarco, un cittadino facoltoso.
 
== Pitagora autore del termine "filosofia" ==
Attribuibile alle leggende sulla vita di Pitagora è anche il suo matrimonio con [[Teano (filosofa)|Teano]] dalla quale avrebbe avuto i tre figli, due maschi: [[Arimnesto]], [[Telauge]] e la femmina [[Damo]]. Infatti «il nome Teano [può] suggerire abbastanza facilmente un rapporto con la divinità ..., mentre assai più improbabili sono i nomi dei figli, maschi e femmine, che egli avrebbe avuto.»<ref> Rita Cuccioli Melloni, ''Ricerche sul pitagorismo: Biografia di Pitagora'', Compositori, 1969, p.8</ref>
{{Vedi anche|Filosofia#Origine e significato del termine}}
[[File:Pitagora. Il monumento di Metaponto.jpg|miniatura|Statua di Pitagora all'agorà di [[Metaponto]]]]
Pitagora è stato indicato in passato come l'autore del termine "[[filosofia]]" ({{polytonic|φιλοσοφία}}), inteso come "amore per la sapienza". La storia della filosofia fa risalire questo nuovo termine a fonti come [[Eraclide Pontico]], [[Cicerone]] (nelle ''Tuscolane'') e [[Diogene Laerzio]] (nelle ''Vite e dottrine dei più celebri filosofi'').
 
Autori moderni tra cui [[Walter Burkert]] e [https://www.sglp.uzh.ch/de/aboutus/ehemalige/riedweg.html#Privatadresse Christoph Riedweg] hanno messo in dubbio questa tradizione antica. Riedweg ha rilevato come intendere modestamente il filosofo come colui che ''ama'' ({{polytonic|φιλέω}}) la ''sapienza'' ({{polytonic|σοφία}}), ma non la possiede perché solo gli dei sono veramente sapienti, voglia significare che con un'apparente «''umile definizione della filosofia''» il filosofo pretenderebbe di «''raggiungere qualcosa di irraggiungibile''»: la sapienza divina.
Da Samo Pitagora si trasferì nella [[Magna Grecia]] dove fondò a [[Crotone]], all'incirca nel [[530 a.C.]], la sua scuola. Secondo Russell<ref>''Storia della filosofia occidentale'', p. 50</ref>, il trasferimento di Pitagora si dovette a cause politiche in quanto il filosofo non approvava la tirannide di [[Policrate]]. Dei suoi presunti viaggi in [[Egitto]] e a [[Babilonia]], narrati dalla tradizione [[dossografia|dossografica]], non vi sono fonti certe e sono ritenuti, almeno in parte, leggendari.
 
Questa interpretazione del termine "filosofia" non corrisponde al senso delle dottrine dei presocratici, dove l'interesse fondamentale era la conoscenza della natura escludendo ogni altra considerazione trascendente, per cui quel significato sembra essere adeguato piuttosto alla dottrina [[Platone|platonica]].
Sulla sua morte i resoconti dei biografi non coincidono: essendo scoppiata una rivolta dei democratici contro il partito aristocratico pitagorico, la casa dove si erano riuniti gli esponenti più importanti della setta fu incendiata. Si salvarono solo [[Archippo (filosofo)|Archippo]] e [[Liside]] che si rifugiò a [[Tebe (Grecia)|Tebe]]. Secondo una versione, Pitagora prima della sommossa si era già ritirato a [[Metaponto]] dove era morto. Secondo altri invece era casualmente assente alla riunione nella casa incendiata e quindi riuscì a salvarsi fuggendo prima a [[Locri]], quindi a [[Taranto]] e da lì a Metaponto dove morì.<ref>Cfr. Cioffi ''et alii'', ''I filosofi e le idee'', Vol. I, Ed. Bruno Mondadori 2004 p. 46.</ref>
 
In un frammento che si fa risalire ad [[Eraclito]], poi, sarebbe già indicato, prima ancora che in Pitagora, il termine "filosofia", e così anche in un'opera precedente di [[Erodoto]], il quale però, per l'uso normale, non specifico che egli ne fa nelle sue ''Storie,'' rende difficile pensare che questa parola sia nata negli anni venti del V secolo quando probabilmente fu pubblicata la sua opera.
Quasi sicuramente Pitagora non lasciò nulla di scritto e quindi le opere attribuitegli i ''Tre libri'' e i ''Versi aurei'' vanno ascritte piuttosto ad autori sconosciuti, che li scrissero in epoca [[Cristianesimo|cristiana]] o di poco antecedente.
 
Infine, questa attribuzione di modestia che si troverebbe nel significato del filosofo che "ama la sofia che però non gli appartiene" non si confarebbe al carattere di Pitagora, che orgogliosamente si poneva come un capo religioso dalla personalità carismatica<ref>{{Cita libro|Christoph|Riedweg|Pitagora: vita, dottrina e influenza|2007|Vita e Pensiero|p=25}}</ref>.
[[Giamblico]] ([[Siria]], [[245]] – [[325]]) fondatore di una nota scuola [[neoplatonismo|neoplatonica]] ad [[Apamea]], in [[Siria]], attesta invece<ref>Christoph Riedweg in ''Pitagora: vita, dottrina e influenza'', Vita e Pensiero, 2007 cita Giamblico in ''Vita di Pitagora'', p. 199</ref> che i primi libri a contenuto pitagorico pubblicati erano opera di [[Filolao]].
 
== LimitazioniCritica alimentaristorica ==
{{Citazione|Quanto Pitagora comunicava ai discepoli più stretti, nessuno è in grado di riportare con sicurezza: in effetti presso di loro il silenzio era osservato con grande cura.<ref>[[Porfirio]] in DK 14 A 8a; in Pitagora, ''Versi aurei. Seguiti dalle vite di Porfirio e Fazio, da testi pitagorici e da lettere di donne pitagoriche'', a cura di S. Fumagalli, Mimesis, Milano, 1996, p. 72.</ref>}}
=== L'astensione dalle fave ===
Una versione della morte di Pitagora è collegata alla nota [[idiosincrasia]] del filosofo e della sua [[Scuola pitagorica|Scuola]] per le [[Vicia faba|fave]]: non solo si guardavano bene dal mangiarne, ma evitavano accuratamente ogni tipo di contatto con questa pianta. Secondo la leggenda, Pitagora stesso, in fuga dagli scherani di Cilone di Crotone, preferì farsi raggiungere ed uccidere piuttosto che mettersi in salvo attraverso un campo di fave.<ref>Cfr. [[Diogene Laerzio]], ''Vite dei filosofi'', VIII, I.</ref>
 
La figura di Pitagora, detto "il saggio di Samo", è una delle più controverse della storia della Grecia antica. La ragione di questa problematicità risiede sostanzialmente nella scarsa decifrabilità – quando non inattendibilità – delle testimonianze che lo riguardano<ref>Ad esempio nella raccolta [[Die Fragmente der Vorsokratiker|Diels-Kranz]] non vengono previste per Pitagora le sezioni B e C.</ref><ref>Gli scritti ''Vita di Pitagora'' riferibili rispettivamente a Diogene Laerzio, Porfirio e Giamblico sono tutte del III secolo d.C. anche se attingevano a fonti del IV secolo a.C., oggi perdute, come due libri di Aristotele dedicati ai pitagorici e alle opere dei suoi allievi, Dicearco e Aristosseno, sempre dedicate al pitagorismo, oltre che alle opere del platonico Eraclide Pontico e di Timeo di Tauromenio.</ref>
A proposito di questo divieto pitagorico di cibarsi di fave, Giovanni Sole nel libro ''Pitagora e il tabù delle fave'' (Rubettino editore) ne dà un'interpretazione fisica e una spirituale. La prima è collegata al [[favismo]] che secondo studi medici era diffuso proprio nella zona del crotonese<ref>Christoph Riedweg, ''op. cit.'', pp. 90 e sgg.</ref>, mentre la seconda fa riferimento a credenze antiche, messe in luce da [[Claude Lévi-Strauss]], secondo cui le fave erano considerate connesse al mondo dei morti, della decomposizione e dell'impurità (''op. cit.'', pp. 142 e sgg.) dalle quali il filosofo si deve tenere lontano.
 
La figura storica di Pitagora viene malgrado tutto menzionata da scrittori suoi contemporanei o di poco posteriori come [[Senofane]], [[Eraclito]], [[Erodoto]], e sembra essere accertata<ref>''Enciclopedia Italiana Treccani'' alla voce corrispondente</ref>, ma la sua fisionomia di filosofo risulta confusa poiché si mescola alla [[leggenda]] narrata nelle numerose ''Vite di Pitagora'' composte nel periodo del tardo [[neoplatonismo]] e del [[neopitagorismo]], nelle quali il filosofo viene presentato come figlio del dio [[Apollo]].<ref name="Russell49">{{cita|Russell|p. 49|titolo=Storia della filosofia occidentale, Vol. I}}</ref> Secondo la leggenda, il nome risalirebbe [[etimologia|etimologicamente]] ad una parola che significherebbe "annunciatore del Pizio", cioè del dio Apollo, ({{polytonic|Πυθαγόρας}} – ''Pythagòras''), composto da {{polytonic|Πύθιος}} (''Pýthios'', un epiteto di Apollo) e [[agorà]] ({{polytonic|ἀγορά}} – "piazza")<ref>Vito Maria De Grandis, ''Dizionario etimologico-scientifico delle voci italiane di greca origine'', Stamp. francese, 1824.</ref>; altre fonti identificano il primo elemento con ''pèithō'' ({{polytonic|πείθω}} – "persuadere"), quindi "colui che persuade la piazza", "colui che parla in piazza"<ref>{{cita web|url=http://www.fondazionenievo.it/dima/calabria_crotone_pitagora.html|titolo=Pitagora|sito = DI.MA. Discovering "Magna Grecia"|accesso=3 febbraio 2013}}</ref>, "oratore della piazza".<ref>Enzo La Stella T., ''Santi e fanti - Dizionario dei nomi di persona'', Roma, Zanichelli, 2009, p. 295.</ref>
=== Il vegetarismo ===
Pitagora è tradizionalmente considerato l'iniziatore del [[vegetarismo]] in Occidente grazie ad alcuni versi delle ''[[Le metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]]'' di [[Ovidio]], che lo descrivono come il primo degli antichi a scagliarsi contro l'abitudine di cibarsi di animali, reputata dal filosofo un'inutile causa di stragi, dato che già la terra offre piante e frutti sufficienti a nutrirsi senza spargimenti di sangue; Ovidio lega inoltre il vegetarismo di Pitagora alla credenza nella [[metempsicosi]], secondo cui negli animali non vi è un'anima diversa da quella degli esseri umani.<ref>Cfr. Erica Joy Mannucci, ''[[La cena di Pitagora|La cena di Pitagora. Storia del vegetarianismo dall'antica Grecia a Internet]]'', Carocci editore, Roma, 2008, pp. 15-19.<br />Ovidio cita ad esempio queste parole di Pitagora: «Smettetela, uomini, di profanare i vostri corpi con cibi empi! Ci sono le messi, ci sono alberi stracarichi di frutti, ci sono turgidi grappoli d'uva sulle viti! Ci sono erbe dolci e tenere [...]. La terra nella sua generosità vi propone in abbondanza blandi cibi e vi offre banchetti senza stragi e sangue [...]. Che enorme delitto è ingurgitare viscere altrui nelle proprie, far ingrassare il proprio corpo ingordo a spese di altri corpi, e vivere, noi animali, della morte di altri animali! Ti par possibile che tra tanto ben di dio che produce la terra, ottima tra le madri, a te non piaccia masticare altro coi tuoi denti crudeli che carne ferita, riportando in voga le abitudini dei Ciclopi?» (da ''[[Le metamorfosi (Ovidio)|Le metamorfosi]]'', libro XV, 72-93, citato in Erica Joy Mannucci, op. cit. , p. 16)<br /> [[Diogene Laerzio]] sostiene inoltre che Pitagora fosse solito mangiare pane e miele al mattino e verdure crude la serae a un cane molto particolare; in più implorava i pescatori affinché ributtassero in mare quello che avevano appena pescato. (Cfr. AA.VV., ''La grande cucina | Vegetariana'', RCS, Milano, 2005, p. 142. ISSN 1824-5692)</ref>
 
Si giunse a considerarlo profeta, guaritore, mago e ad attribuirgli veri e propri miracoli<ref>Salvatore Fazìa, ''Versi Aurei'', Editrice Veneta, 2014 p. 134.</ref>. Secondo Abaris, profeta e sacerdote Iperboreo, Pitagora era l'incarnazione di Apollo.<ref>Angelo Tonelli, ''Negli abissi luminosi. Sciamanesimo, trance ed estasi nella Grecia antica'', Milano, Feltrinelli, 2021, p. 368.</ref>
== Il pensiero ==
 
È quasi impossibile distinguere, nell'insieme di dottrine e frammenti a noi pervenuti, non solo ciò che appartiene al pensiero di Pitagora ma neppure, nonostante i tentativi di [[John Burnet]]<ref>J. Burnet, ''Antica filosofia greca'', pp. 37 e sgg.</ref> di separare il pensiero del primo [[pitagorismo]] da quello successivo. Anche [[Aristotele]], che si può considerare il primo storico della filosofia, nella difficoltà evidente di identificare la dottrina del maestro, parla genericamente de «i cosiddetti pitagorici».<ref>Aristotele, ''Metafisica'', 985b.</ref>
 
== Le dottrine proprie di Pitagora e il ''bíos pythagorikós'' ==
L'importanza fondamentale della figura di Pitagora per la storia religiosa e filosofica dell'umanità è legata a regole proprie della vita, del ''bíos pythagorikós''<ref>{{Cita libro|autore=[[Carl Huffman]]|titolo=Il sapere greco- dizionario critico|p=487|volume=vol. II|capitolo=Pitagorismo}}</ref>''.'' La condotta di vita pitagorica contiene numerose regole, per lo più centrate sulla condizione di "purezza", molte delle quali risultano nelle loro motivazioni a noi incomprensibili, già in antichità si era tentato di fornirne una spiegazione<ref>Ad esempio Anassimandro il giovane, contemporaneo di Aristotele, nel suo Συμβόλων Πυθαγορείων έζήγεσις.</ref>. A queste regole verranno affiancate, in epoca tarda, spiegazioni simboliche. Oltre alle regole di "purezza", fondamentali per il ''bíos pythagorikós,'' risultano le regole alimentari: la più nota consiste nella proibizione di cibarsi di esseri animati, nel contempo tuttavia vi sono delle prescrizioni che consentono sia i sacrifici sia la consumazione di carne (solo alcuni tagli e solo di alcuni animali) il che fa sostenere a Riedweg<ref>{{Cita|Riedweg|p. 130}}.</ref> che «il [[vegetarianismo]] più rigoroso rimase probabilmente limitato alla cerchia più interna della comunità pitagorica, in cui non erano più in vigore i "criteri di socialità" normale, tra l'altro anche a motivo della comunione dei beni.» Altra regola fondamentale per i pitagorici riguardava l'astensione del consumo delle fave<ref>''Acusmi e simboli'', 3; in ''Pitagorici antichi''. Traduzione di [[Maria Timpanaro Cardini]], Milano, Bompiani, 2010, pp.903-5</ref>.
 
Nel ''bíos pythagorikós'' compare per la prima volta anche il divieto di avere relazioni extraconiugali<ref>Giamblico, ''Vita di Pitagora'': al 50 per quanto attiene alle condotte degli uomini ("lasciarono andare le concubine"); mentre al 55 per quanto attiene alle indicazioni alle donne. Anche Walter Burkert, ''La religione greca''.</ref>.[[File:Formella 23, euclide e pitagora o la geometria e l'aritmetica, luca della robbia, 1437-1439.JPG|thumb|''Euclide e Pitagora, ovvero la Geometria e l'Aritmetica'', formella del [[Campanile di Giotto]], [[Luca della Robbia]], [[1437]]-[[1439]], Firenze]]
Sebbene sembri che Pitagora non abbia lasciato scritti<ref>DL VIII, 6.8, 14 A 19; Giamblico, A 17; Galeno, A 18.</ref>, tuttavia i suoi discepoli gli attribuirono un'estesa dottrina, arrivando anche a scrivere opere a suo nome.
 
=== Insegnamenti ===
{{Vedi anche|Scuola pitagorica}}
Intorno al [[530 a.C.]] fondò a [[Crotone]] una delle prime scuole di pensiero dell'umanità.
[[File:Formella 23, euclide e pitagora o la geometria e l'aritmetica, luca della robbia, 1437-1439.JPG|thumb|200px|''Euclide e Pitagora, ovvero la Geometria e l'Aritmetica'', formella del [[Campanile di Giotto]], [[Luca della Robbia]], [[1437]]-[[1439]], Firenze]]
Intorno alla sua figura la scuola seguì le indicazioni di vita proprie del maestro<ref>{{Cita web|url=https://briganteggiando.it/2015/06/21/pitagora-e-i-versi-aurei/|titolo=Pitagora e "I Versi Aurei"|autore=Francesco Placco|sito=Briganteggiando|data=21 giugno 2015|lingua=it|accesso=3 ottobre 2019}}</ref>, e si affermò anche in altre città della [[Magna Grecia]], dando vita a un movimento filosofico e scientifico fino a circa il 450 a.C.<ref>{{Treccani|pitagorismo_(Enciclopedia-della-Matematica)|pitagorismo}}</ref>.
 
A tal proposito si possono ricostruire alcuni insegnamenti.
Pochi sono gli elementi certi della dottrina pitagorica, tra questi quello della [[metempsicosi]] su cui tutte le fonti sono concordi<ref>Enciclopedia Garzanti di filosofia, Milano 1981 p.705</ref> e tra le prime [[Senofane]] che la critica aspramente<ref>Diels-Kranz, 21, B, 7</ref>.
 
==== La metempsicosi ====
Derivato dall'[[orfismo]], nella dottrina pitagorica vi è dunque un sicuro aspetto [[religione|religioso]], il quale sosteneva la [[trasmigrazione delle anime]] che, per una colpa originaria, erano costrette, come espiazione, ad incarnarsi in corpi umani o bestiali sino alla finale purificazione ([[catarsi]]).
Pochi sono gli elementi certi della dottrina pitagorica; tra questi la [[metempsicosi]]<ref>''Enciclopedia Garzanti di filosofia'', Milano 1981, p. 705.</ref>, ossia la dottrina della sopravvivenza della ''psyché'' alla morte e il suo trasferimento in altro corpo fisico. Oltre a [[Dicearco da Messina|Dicearco]] – posteriore di due secoli a Pitagora – ne parla Aristotele<ref>''De anima'' 407b20 = 58 B 39 DK, p. 955 tr. it.</ref> come di un "mito" pitagorico. [[Ione di Chio]] parla di metempsicosi, citando [[Ferecide di Siro|Ferecide]], dove tratta degli insegnamenti di Pitagora su un aldilà felice se si conduce una vita moralmente adeguata<ref>D-K (Ione di Chio) 36, B, 4 «ὣς ὁ μὲν ἠνορέηι τε κεκασμένος ἠδὲ καὶ αἰδοι καὶ φθίμενος ψυχῆι τερπνὸν ἔχει βίοτον, εἴπερ Πυθαγόρης ἐτύμως ὁ σοφὸς περὶ πάντων ἀνθρώπων γνώμας εἶδε καὶ ἐξέμαθεν.»</ref>. Platone si riferisce più volte alla dottrina della [[trasmigrazione delle anime]]<ref>''Menone'', 81 AD; ''Fedone'', 70 A, ecc.</ref>, ma non si richiama mai a Pitagora; piuttosto cita pitagorici come [[Filolao]]<ref>Platone, ''Fedone'', 61b.</ref>.
[[Diogene Laerzio]]<ref>VIII, 36, pp. 301-303 tr. it.</ref> riporta (attribuendolo a [[Senofane]]<ref>21 B 7 DK.</ref>) un episodio in cui Pitagora difese un cane dal suo padrone poiché aveva riconosciuto nell'animale l'anima di un suo amico scomparso.
 
Derivato dall'[[orfismo]], nella dottrina pitagorica vi è un aspetto [[religione|religioso]], relativo alla trasmigrazione delle anime che, per una colpa originaria, erano costrette ad incarnarsi in corpi umani o bestiali sino alla finale purificazione.
La novità del pensiero di Pitagora rispetto all'orfismo è rappresentato dalla considerazione della [[scienza]] come strumento di purificazione nel senso che l'ignoranza è ritenuta una colpa da cui ci si libera con il sapere. Questa particolarità della dottrina è ritenuta dagli studiosi sicuramente appartenente a Pitagora che viene tradizionalmente definito, a partire da [[Eraclito]], come ''polymathés'' (erudito). In che consistesse la sua erudizione però mancano notizie certe<ref> Anche sulla prima definizione di se stesso come filosofo (come è stato riferito da Cicerone e Diogene Laerzio) attribuita a Pitagora come "colui che ama il sapere", ma non lo possiede in quanto solo il dio è sapiente del tutto, sono stati recentemente avanzate nuove prove a conferma della tradizione da [http://books.google.it/books?id=eWc6-RU0oh8C&dq=Riedweg+Christoph+,in+Pitagora.+Vita,+dottrina+e+influenza,&printsec=frontcover&source=bl&ots=SvNzGTi0mr&sig=eWEonq9SDU_-cwffK5J6roQo1fk&hl=it&ei=GJ-rSfi_BZH__QbWptXzDw&sa=X&oi=book_result&resnum=2&ct=result#PPA156,M1 Riedweg Christoph, in ''Pitagora. Vita, dottrina e influenza'', Editore: Vita e Pensiero 2007]</ref>.
Si sa che nella sua scuola vigeva una distinzione tra i discepoli: vi erano gli ''acusmatici'', gli ascoltatori obbligati a seguire le lezioni in silenzio e i ''mathematici'' che potevano interloquire con il maestro e ai quali erano rivelate le parti più profonde della scienza.
 
La novità del pensiero di Pitagora rispetto all'orfismo è rappresentata dalla considerazione della conoscenza come strumento di purificazione, nel senso che l'ignoranza è ritenuta una colpa da cui ci si libera con il sapere. Questa particolarità della dottrina è considerata dagli studiosi sicuramente proveniente da Pitagora, che viene tradizionalmente definito, a partire da [[Eraclito]], come ''polymathés'' (erudito) che «…praticò la ricerca più di tutti gli altri uomini», anche se la sua fu una sapienza fraudolenta (''kakotechnie'')<ref>22 B 129 DK, p. 373 tr. it.</ref>. Eraclito non specifica quale fosse il contenuto di questa sapienza. [[Porfirio]], riferendosi al già citato Dicearco (allievo di Aristotele)<ref>14 A 8a DK (Porfirio, ''Vita di Pitagora'', 19), pp. 225-227 tr. it.</ref>, parla di Pitagora e menziona, seppur due secoli dopo la morte del filosofo, gli aspetti principali della sua filosofia: l'immortalità dell'anima e la sua trasmigrazione fra varie specie animali in un ciclo di rinascite, per cui tutti gli esseri viventi vanno riconosciuti come appartenenti ad una sola specie. Porfirio non accenna ad alcun interesse di Pitagora per la matematica, mentre insiste sul problema dell'anima. Questo ha fatto pensare che Porfirio e [[Giamblico]] (un altro tardo autore fonte del pitagorismo) appartenessero entrambi alla scuola platonica, determinando una sorta di sincretismo tra la dottrina pitagorica e quella platonica, una «platonizzazione del pitagorismo»<ref>Christoph Riedweg, ''Pitagora. Vita, dottrina e influenza'', Editore: Vita e Pensiero 2007, p. 34.</ref>.
Da questa distinzione, dopo la morte di Pitagora ne seguì una contesa tra le due fazioni di discepoli che si attribuivano l'eredità filosofica del maestro.
[[File:Areaspitagoras01.svg|miniatura|Rappresentazione del famoso "teorema" detto di Pitagora. Tale teorema è inserito alla proposizione 47 del I libro degli ''Elementi'' di Euclide (IV-III sec. a.C.).<ref>L'attribuzione a Pitagora di detto "teorema" la si deve tuttavia esclusivamente al "commento" che Proclo (V secolo d.C.) compose per questa opera; a sua volta tale attribuzione riposerebbe sulla testimonianza di un oscuro Apollodoro il quale avrebbe sostenuto che Pitagora, dopo la scoperta del "teorema" avrebbe sacrificato un bue. Anche se è probabile che il "saggio" di Samo si sia interessato ad argomenti matematici e di filosofia della natura occorre ricordare [[Carl Huffman]] quando sostiene che «fino a Platone e Aristotele inclusi, non esiste ombra di prova diretta che permetta di qualificare Pitagora come filosofo della natura o come matematico». ([[Carl Huffman]], ''Pitagorismo'' in ''Il sapere greco- dizionario critico'', vol. II p. 483)</ref>.]]
 
==== Matematica e Acusmatica ====
È quasi certo che l'insegnamento (màthema) pitagorico avesse un aspetto mistico-religioso consistente in un addottrinamento dogmatico, secondo il noto motto della scuola “αὐτὸς ἔφα” o “ipse dixit” (lo ha detto lui), e un contenuto che molto probabilmente riguardava gli opposti ed i numeri (in quanto principi cosmologici), da intendersi però, come hanno osservato vari autori, tra cui [[Edouard Schuré]] e [[René Guénon]], in un senso non solo quantitativo, ma anche qualitativo e simbolico.<ref>[http://www.filosofiatv.org/news_files2/15_pitagora.doc Paolo Scroccaro, ''Pitagora:la dottrina dei numeri e degli opposti'']</ref>
Nella dottrina pitagorica, la base della realtà e di ogni cosa in essa contenuta è costituita dai numeri. Così, non solo gli elementi corporei sono composti da numeri, ma anche il cosmo e i suoi astri, gli dèi, i concetti, la musica con la sua ''harmonia''<ref>Aristotele, ''Metafisica'', A 5 985 b; Traduzione di Antonio Russo, in Aristotele ''Opere'' vol.1 a cura di [[Gabriele Giannantoni]], Milano, Mondadori, 2008, pp. 676-7.</ref>.
 
Secondo le tarde testimonianze di Giamblico<ref>''V. P.'', 81 sg.</ref> e Porfirio<ref>''V. P.'', 37.</ref> nella scuola pitagorica si sarebbe verificata una distinzione tra i discepoli, a seconda del loro interesse per i contenuti "scientifici" o mistico-religiosi, in "Matematici" (da ''mathema'', scienza) e "Acusmatici" (da ''akousma'', detto orale). Dopo la morte di Pitagora sarebbe nata una contesa tra le due fazioni che si attribuivano l'eredità filosofica del maestro<ref>Bruno Centrone, ''Introduzione a i Pitagorici'', Laterza, 1996 pp.81 e sgg.</ref>. I primi cercavano di rinnovare il Pitagorismo rifacendosi a una presunta dottrina segreta di Pitagora della quale essi si consideravano i depositari privilegiati. I "Matematici" sostenevano infatti che Pitagora avesse insegnato in pubblico ai più anziani, incaricati della guida politica della ''polis''<ref>Christoph Riedweg, ''Pitagora: vita, dottrina e influenza'', Vita e Pensiero, 2007 p. 28.</ref>, senza curare troppo l'aspetto rigoroso del suo insegnamento. Di contro, avrebbe riservato il suo insegnamento basato sui ''mathémata'' ai discepoli più giovani<ref>Konrad Gaiser, ''La dottrina non scritta di Platone: studi sulla fondazione sistematica e storica delle scienze nella scuola platonica'', Vita e Pensiero, 1994 p. 257.</ref>. Questa tradizione della divisione tra i due gruppi di discepoli è stata considerata poco attendibile e storiograficamente poco fondata<ref>Isnardi Parente, ''Pitagorici'', III, p.???</ref>, anche se utile per evidenziare gli aspetti mistici della dottrina di Pitagora: l'insegnamento praticato dietro a una tenda dava un aspetto oracolare alla sua parola per gli allievi, semplici ''acusmatici'', ascoltatori obbligati a seguire le lezioni in silenzio<ref>Aristotele, ''Frammenti. Opere logiche e filosofiche'', a cura di Marcello Zanatta, BUR, pp. 298-299.</ref>.
Riguardo alle elaborazioni scientifiche attribuite a Pitagora, gli storici della filosofia non sono in grado di averne certezza.
 
È quasi certo che l'insegnamento pitagorico avesse un aspetto mistico-religioso consistente in un addottrinamento dogmatico, secondo il noto motto della scuola “αὐτὸς ἔφα” o “ipse dixit” (lo ha detto lui)<ref>Il detto compare nel ''[[De natura deorum]]'' (I,5,10) di [[Marco Tullio Cicerone]], il quale, parlando dei pitagorici, ricorda come fossero soliti citare la loro somma autorità, Pitagora, con la frase ''ipse dixit'', per poi criticare tale formula in quanto elimina la capacità di giudizio dello studente.</ref> e un contenuto che riguardava gli opposti e i numeri (in quanto principi cosmologici), da intendersi però, come hanno osservato vari autori (tra cui [[Édouard Schuré]] e [[René Guénon]]{{Senza fonte}}) in un senso non solo quantitativo, ma anche qualitativo e simbolico<ref>{{Cita web|url=https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=544|titolo=La dottrina pitagorica dei "numeri" e degli opposti|sito=Ariannaeditrice.it|lingua=it|accesso=5 aprile 2018}}</ref>.
 
==== Cosmografia ====
[[File:Modello pitagorico dell'universo.png|thumb|upright=1.2|Il modello pitagorico dell'universo]]
 
La concezione pitagorica dell'universo mette al centro di questo non la Terra, come in altre [[Cosmografia|cosmografie]] antiche,&nbsp;come ad esempio [[Anassimandro]], ma il [[Fuoco]]: il nostro pianeta è solo uno dei corpi celesti che girano intorno al Fuoco. Gli altri astri erranti sono: l'[[Antiterra]], che precede la Terra nella sua vicinanza al Fuoco in posizione all'esatto opposto della Terra e, dopo il nostro pianeta, seguono la [[Luna]], il [[Sole]] e i cinque pianeti ([[Mercurio (astronomia)|Mercurio]], [[Venere (astronomia)|Venere]], [[Marte (astronomia)|Marte]], [[Giove (astronomia)|Giove]] e [[Saturno (astronomia)|Saturno]]), tutti astri che unitamente al Fuoco sono contenuti all'interno dell'universo sferico delle [[Stelle fisse]]. Secondo [[Aristotele]]<ref>Aristotele, ''De caelo''.</ref>, questa concezione pitagorica, decisamente non geocentrica, non è frutto di osservazioni empiriche quanto piuttosto si basa sulla loro valutazione della rilevanza degli enti: il Fuoco è il più importante anche rispetto alla Terra quindi il luogo che gli spetta è al centro del cosmo<ref name="Aristotele, De caelo 293 b">Aristotele, ''De caelo'' 293 b.</ref> per questa ragione lo indicano anche come la "custodia di Zeus"<ref name="Aristotele, De caelo 293 b"/>. Secondo [[Filolao]]<ref>''Pitagorici antichi - testimonianza e frammenti'' a cura di Maria Timpanaro Cardini p. 3 77.</ref> il Sole è di natura vitrea e quindi questo astro si limita a riflettere luce e calore che sono propri del Fuoco.
 
==== "Scienza" e musica ====
[[File:Gaffurio Pythagoras.png|thumb|Xilografia medievale che raffigura Pitagora con campane e altri strumenti che suonano in armonia]]
Riguardo alle elaborazioni scientifiche attribuite a Pitagora, gli storici della filosofia non sono in grado di avere certezza.
 
Le dottrine [[astronomia|astronomiche]] sono sicuramente state elaborate dai suoi discepoli nella seconda metà del [[V secolo a.C.]]
 
Il [[Teorema di Pitagora|teorema]], per cui il filosofo è famoso, era già noto agli antichi [[Babilonesi]], ma alcune testimonianze, tra cui [[Proclo]], riferiscono che Pitagora ne avrebbe intuito la validità. Tale mentre"teorema" siè deveinserito aalla luiproposizione avere47 indicatodel comeI sostanzalibro primigeniadegli (''[[archèElementi (Euclide)|Elementi]]) l'' di [[armoniaEuclide]]. determinataL'attribuzione dala rapportoPitagora tradi idetto numeri"teorema" si deve tuttavia esclusivamente al commento di Proclo che, a sua volta, si rifaceva alla testimonianza di un oscuro Apollodoro il quale avrebbe sostenuto che Pitagora, dopo la scoperta del teorema avrebbe sacrificato un bue. Anche se è probabile che il "saggio" di Samo si sia interessato ad argomenti matematici e ledi filosofia della natura occorre ricordare che «fino a Platone e Aristotele inclusi, non esiste ombra di prova diretta che permetta di qualificare Pitagora come filosofo della natura o come matematico»<ref>{{Cita libro|Carl|Huffman|Pitagorismo|||collana=Il sapere greco- dizionario critico|volume=vol. II| notep= musicali483}}</ref>.
 
Di contro, si deve a Pitagora l'aver indicato come sostanza primigenia ([[archè]]) l'[[armonia]], determinata dal rapporto tra i numeri e le note musicali, da cui deriva l'invenzione della [[scala musicale]]<ref>{{Cita libro|autore=Massimo Donà|titolo=Filosofia della musica|editore=Bompiani}}</ref>. Pitagora avrebbe tradotto sperimentalmente la sua intuizione costruendo un [[monocordo]]<ref>Riccardo Viagrande, ''Manuale di storia ed estetica della musica'', Casa Musicale Eco, 2004, p. 40.</ref>: tese una corda fra due ponticelli e ricavò l'[[ottava musicale|ottava]] ponendo una stanghetta esattamente al centro della corda (1:2). Poi ne pose un'altra a 2/3 della lunghezza della corda, stabilendo così l'intervallo di 5ª. Sistemando a 3/4 un'altra stanghetta trovò l'intervallo di 4ª. La distanza, in termini di altezza, fra la 4ª e la 5ª la chiamò [[Tono (musica)|tono]]. La [[scala pitagorica|scala musicale]] basata su questi intervalli, che nel [[Medioevo]] era attribuita allo stesso Pitagora, ebbe una particolare importanza teorica, al di là della pratica musicale: Platone, nel dialogo ''[[Timeo (dialogo)|Timeo]]'', la descrisse come fondamento numerico dell'anima del mondo.
Infatti si dovrebbe a lui l'invenzione della [[scala musicale]].
{{Quote|Si narra che il filosofo-mago- scienziato avesse scoperto per caso il fondo numerologico, matematico dell'armonia musicale. Passando davanti all'officina di un fabbro, egli sarebbe rimasto colpito dal modo in cui i martelli dell'artigiano, battendo il ferro sull'incudine, riuscivano a produrre echi perfettamente in accordo tra loro. E soprattutto fu sorpreso della corrispondenza tra rapporti numerici semplici e consonanze sonore...<ref>Massimo Donà, ''Filosofia della musica'', Bompiani </ref>}}
 
== Eredità ==
Pitagora avrebbe quindi tradotto sperimentalmente la sua intuizione costruendo un [[monocordo]]<ref>Riccardo Viagrande, ''Manuale di storia ed estetica della musica'', Casa Musicale Eco, 2004, p.40</ref>. Egli tese una corda fra due ponticelli e ricavò l'[[ottava musicale|ottava]] ponendo una stanghetta esattamente al centro della corda (1:2). Poi ne pose un'altra a 2/3 della lunghezza della corda, stabilendo così l'intervallo di 5a. Sistemando a 3/4 un'altra stanghetta trovò così l'intervallo di 4a. La distanza, in termini di altezza, fra la 4a e la 5a fu per lui molto importante e la chiamò [[tono (intervallo musicale)|tono]]. Dobbiamo probabilmente a lui il concetto di divisione dell'ottava che nei secoli fu oggetto di studi approfonditi da parte di filosofi/musici che dissertarono in vario modo sulla validità delle scale che di volta in volta venivano proposte.<ref>Nel corso del [[XVI secolo|'500]] nacque la [[scala temperata]] attraverso la divisione dell'ottava in 12 semitoni uguali, che venne adottata da tutti i musicisti grazie all'opera di [[Johann Sebastian Bach]], che ne dimostrò l'efficacia sperimentalmente, nella sua opera ''[[Clavicembalo ben temperato]]'',
[[File:Sanzio 01 Pythagoras.jpg|thumb|upright|Pitagora, dettaglio della [[Scuola d'Atene]] (1511) di [[Raffaello Sanzio]].|left]]
attraverso la composizione di 24 [[preludio|preludi]] e [[fuga (musica)|fughe]] in tutte le [[tonalità (musica)|tonalità]], maggiori e minori.</ref>
{{Citazione|Non so di nessun altro uomo che abbia avuto altrettanta influenza nella sfera del pensiero. […] Ciò che appare come il [[platonismo]], si trova già, analizzandolo, nell'essenza del pitagorismo. L'intera concezione di un mondo eterno rivelato all'intelletto, ma non ai sensi, deriva da lui. Se non fosse per lui, i Cristiani non avrebbero pensato a Cristo come al [[Verbo (Cristianesimo)|Verbo]]; se non fosse per lui i teologi non avrebbero cercato ''prove'' logiche di Dio e dell'immortalità. Ma in lui tutto ciò è ancora implicito.|[[Bertrand Russell]]<ref name="Russell49"/>}}La figura di Pitagora ha esercitato una forte influenza polarizzatrice<ref>{{citazione|Surely he was an extraordinary personality and a charismatic chief, venerated by his followers and desecrated by his opponents.|[[Bruno Centrone]]. ''Pythagoras'' in ''Encyclopedia of religion'', vol.11 New York, Macmillan, 2005, pp.7528 e sgg.}}</ref>: da una parte i suoi estimatori (ad esempio Empedocle), dall'altra i suoi critici (ad esempio Senofane o Eraclito)<ref>{{Cita|Riedweg|p. 119}}.</ref>.
 
Per [[Platone]]<ref>''Repubblica'' 600 A B.</ref>, Pitagora è un esempio di maestro che insegna uno stile di vita; mentre [[Isocrate]] nella sua orazione su ''Busiride'' (XI) sostiene anche che «Pitagora di Samo, andato in Egitto e fattosi loro discepolo, portò in Grecia per primo lo studio di ogni genere di filosofia», ottenendo così l'ammirazione dei suoi contemporanei. Platone eredita da Pitagora l'idea dell'importanza della matematica come linguaggio per descrivere il mondo, pur mantenendola nell'ambito metafisico ma ripulendola dal pesante bagaglio misticheggiante in cui era immersa. L'astronomia della scuola pitagorica, che continua nella visione del cosmo di Platone<ref>{{Cita web |url = http://planet.racine.ra.it/testi/greci.htm |autore = Oriano Spazzoli |titolo = Universo di sfere: astronomia e cosmologia degli antichi Greci |accesso = 16 giugno 2013 |dataarchivio = 3 dicembre 2013 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131203080443/http://planet.racine.ra.it/testi/greci.htm |urlmorto = sì }}</ref>, sarà destinata a diventare un modello di scienza, che, attraverso [[Copernico]]<ref>{{cita libro|citazione=Poi trovai anche presso Plutarco che alcuni altri avevano avuto la stessa opinione; e trascrivo qui le sue parole perché siano note a tutti: "è opinione comune che la terra stia ferma; ma Filolao Pitagorico dice che gira intorno al fuoco secondo un circolo obliquo così come il sole e la luna. Eraclide Pontico ed Ecfanto Pitagorico fanno muovere la terra, non però di moto traslato, ma rotatorio, infilata in un asse a guida di ruota e girante intorno al proprio centro da occidente ad oriente". Prendendo spunto da qui cominciai anch'io a meditare intorno alla possibilità di un movimento della terra.|autore=[[Niccolò Copernico|Copernico]]|titolo=La rivoluzione delle sfere celesti|traduttore=[[Francesco Barone]] |collana=Copernico ''Opere''|città= Milano|editore=Mondadori|anno=2008|p=174}}</ref>, sarà alla base della scienza moderna. L'influenza del progetto pitagorico-platonico è esplicita sugli scienziati della rivoluzione scientifica moderna, come [[Galileo Galilei|Galileo]] e [[Keplero]].<ref>{{Cita web |url = http://www.swif.uniba.it/lei/scuola/carelli/rivscientifica.htm |editore = sito web italiano per la filosofia - Università di Bari - Laboratorio di epistemologia |titolo = Rivista scientifica |accesso = 11 novembre 2017 |dataarchivio = 10 novembre 2013 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131110220810/http://www.swif.uniba.it/lei/scuola/carelli/rivscientifica.htm |urlmorto = sì }}</ref>
 
Plutarco<ref>''Platonicae quaestiones'' 8, su testimonianza di Teofrasto, e ''Vita Numae'' 11.</ref> riporta che Platone da vecchio si sia ricreduto sul geocentrismo riportato nel ''Timeo'', il tutto a dimostrare come la teoria del Fuoco al centro dell'universo poteva aver avuto accoglimento nell'Accademia platonica.
 
Con [[Democrito]], che titola una delle sue opere ''Pitagora'', e che un contemporaneo, [[Glauco di Reggio]], indica come discepolo di un pitagorico, terminano le testimonianze antiche sulla figura del "saggio" di Samo. Agli inizi del IV secolo, le testimonianze su Pitagora si fanno vieppiù positive (cfr. ad esempio Antistene, Aristippo e Androne di Efeso) fino alla progressiva "monopolizzazione" della figura all'interno dell'Accademia platonica.
 
La figura di Pitagora godeva di grande considerazione presso i romani, che lo ritenevano ''il più forte'' tra i greci, tanto che gli fu dedicata una statua posta nel [[Comizio]], uno delle aree più antiche nel [[Foro Romano]]. Tanta era la considerazione, che alcuni membri della [[Gens Aemilia]], come anche altri della [[Gens Marcia]], allo scopo di nobilitare le origini delle rispettive casate, sostenevano che queste discendessero dal filosofo e matematico greco.<ref>{{cita libro|autore=Federico Russo|titolo=Annali della Scuola Superiore Normale di Pisa. Serie V|capitolo=Le statue di Alcibiade e Pitagora nel Comitium|anno=2011}} </ref>
 
== Note ==
{{references|2note strette}}
 
== Bibliografia ==
; Testi
* Lucio Lombardo Radice , ''La matematica da Pitagora a Newton '', Edizione Muzzio, Roma, 2003
* Maria Timpanaro Cardini (a cura di), ''Pitagorici antichi. Testimonianze e frammenti. Testo greco a fronte'', Bompiani, Milano 2010 (prima edizione: ''Pitagorici, Testimonianze e frammenti'', 3 volumi, La Nuova Italia, Firenze 1969).
* Ferguson Kitty, ''La musica di Pitagora. La nascita del pensiero scientifico'', Editore: Longanesi 2009
* [[Giovanni Reale]] (a cura di), ''I presocratici. Prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti di [[Hermann Diels]] e [[Walther Kranz]]'', Milano: Bompiani, 2006.
* Riedweg Christoph , ''Pitagora. Vita, dottrina e influenza'', Editore: Vita e Pensiero 2007
* Joost-GaugierMaurizio ChristianeGiangiulio L.,(a cura di) ''Pitagora e-'' il''Le suo influsso sul pensieroopere e sullle testimonianze.'arte'', Arnoldo Mondadori Editore ArkeiosS.p.A., 2008Milano 2000
 
* Fucarino Carmelo, "Pitagora e il vegetarianesimo", Editore: Giannone A. 1982
; Studi
* Rostagni Augusto, "Il verbo di Pitagora", Editore: Il Basilisco 1982
* Jean-François Wiser, ''Pythagoras' Archives, a Sum of Pythagoreanism'', Norderstedt (D), Books on Demand, 2024, ISBN 978-2322525287.
* M. Timpanaro Cardini, "Pitagorici, Testimonianze e frammenti", 3 volumi, Editore: La Nuova Italia, 1969
 
* Centrone Bruno, ''Introduzione a I pitagorici'', Roma-Bari, Laterza, 1996.
* Mario Alcaro, Roberto Bondi (a cura di), ''Storia del pensiero filosofico in Calabria, da Pitagora ai giorni nostri'', Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore, 2012. ISBN 978-88-498-3305-8
* [[Piergiorgio Odifreddi]], ''Pitagora, Euclide e la nascita del pensiero scientifico'' Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2012
* Graziano Biondi, ''La favola di Euforbo e Pitagora'', manifestolibri, Roma 2009.
* Bruno Centrone, "L’VIII libro delle “Vite” di Diogene Laerzio", in ''Aufstieg und Nieder-gang der römischen Welt'', Vol. II.36.6, edito day Wolfgang Haase, Berlino, De Gruyter, 1992, pp. 4183-4217.
* Bruno Centrone, ''Introduzione a I pitagorici'', Roma-Bari, Laterza, 1996.
* Kitty Gail Ferguson, ''La musica di Pitagora. La nascita del pensiero scientifico'', Longanesi 2009.
* Carmelo Fucarino, ''Pitagora e il vegetarianesimo'', Editore: Giannone A. 1982.
* {{cita libro|autore=Christiane L. Joost-Gaugier|titolo=Pitagora e il suo influsso sul pensiero e sull'arte|url=https://books.google.it/books?id=zyVtphAs6P8C&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false|altri=traduzione dall'inglese di Pasquale Faccia|città=Roma|editore=Arkeios|anno=2008|annooriginale=2006|isbn= 978-88-86495-92-9}}
* Leonida Lazzari, ''Pitagora'', Editrice Pitagora, Bologna 2007.
* [[Lucio Lombardo Radice]], ''La matematica da Pitagora a Newton'', Muzzio, Roma, 2003.
* {{Cita libro|Erica |Joy Mannucci|[[La cena di Pitagora]]|2008| Carocci editore|Roma |cid=Joy Mannucci}}
* Alfonso Mele, ''Pitagora: filosofo e maestro di verità'', Roma, Scienze e lettere, 2013.
* [[Piergiorgio Odifreddi]], ''Pitagora, Euclide e la nascita del pensiero scientifico'' Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2012.
* Christoph Riedweg, ''Pitagora. Vita, dottrina e influenza'', Vita e Pensiero, Milano 2007.
* Augusto Rostagni, ''Il verbo di Pitagora'', Il Basilisco 1982.
* {{Cita libro|autore=[[Bertrand Russell]]|traduttore=[[Luca Pavolini]]|titolo=Storia della filosofia occidentale|anno=2014|annooriginale=1948|editore=TEA|città=Milano|ISBN=978-88-502-0514-1|cid=Russell}}
* {{cita libro|autore=[[Christoph Riedweg]]|altri=In italiano: ''Pitagora. Vita, dottrina e influenza'', presentazione, traduzione e apparati a cura di Maria Luisa Gatti, Milano, Vita e Pensiero, 2007. L'opera è significativamente dedicata a [[Walter Burkert]]|titolo=Pythagoras: Leben–Lehre–Nachwirkung|anno=2002|città=Monaco di Baviera|cid=Riedweg}}
 
== Voci correlate ==
* [[Albero di Pitagora]]
* [[Apollonio di Tiana]]
* [[Geometria sacra]]
* [[Neopitagorismo]]
* [[TeanoScala (donna)|Teanopitagorica]]
* [[TernaScuola pitagorica]]
* [[Tavola pitagorica]]
* [[Tavole Palatine]]
* [[Teano (filosofa)]]
* [[Teorema di Pitagora]]
* [[Terna pitagorica]]
* ''[[Tetraktys]]''
 
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.filosofia.rai.it/articoli/pitagora-la-metemsomatosi/4298/default.aspx Pitagora: La metemsomatosi, sul portale RAI Filosofia]
* {{cita web|url=https://plato.stanford.edu/entries/pythagoras/|titolo=Pythagoras|autore=Carl Huffman|sito=Stanford Encyclopedia of Philosophy|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://www.filosofia.rai.it/articoli/pitagora-la-metemsomatosi/4298/default.aspx|titolo=Pitagora: La metensomatosi, sul portale RAI Filosofia}}
 
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