Obelerio: differenze tra le versioni

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{{F|biografie|settembre 2011}}
{{Monarca
|nome = Obelerio
|titolo = [[Doge di Venezia]]
|immagine = Obelerio-antenoreo-doge-of-venice.jpg
|legenda = Obelerio Antenoreo in un'incisione ottocentesca di [[Antonio Nani]]
|legenda =
|regno = [[803]] - [[811]]
|inizio regno = [[803]] o [[804]]
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|fine regno = [[810]]
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|data di nascita = seconda metà dell'[[VIII secolo]]
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|luogo di nascita = [[Venezia]]
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|data di morte = [[829]] circa
|predecessore = [[Giovanni Galbaio]]
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|successore = [[Angelo Partecipazio]]
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}}
{{Bio
|Nome = Obelerio
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = cui cronache posteriori assegnano il cognome '''Antenoreo''' o '''Anafesto'''<ref name=damosto>{{cita libro|autore= Andrea Da Mosto |titolo= I dogi di Venezia nella vita pubblica e privata |anno= 1983 |paginep= p. 8 |editore= Giunti Martello |città= Firenze }}</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = Venezia
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|AttivitàEpoca = 800
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|Categorie = no
|FineIncipit = figlioè di Encagilio, fustato il nono [[dogeDoge (Venezia)|doge]] delladel Repubblica[[Ducato di Venezia,]] secondodall'[[803]]-[[804]] la tradizioneall'[[810]]
}}
 
== Origini e contesto storico ==
Esponente di spicco del partito filo-franco, Obelerio venne eletto [[tribuno]] di [[Metamauco]], finendo&nbsp;– verso la fine del dogado di [[Giovanni Galbaio]] – per essere coinvolto nel tentativo insurrezionale guidato dal [[patriarca di Grado]] [[Fortunato da Trieste|Fortunato]]. Scoperta la cospirazione, fu costretto a fuggire a [[Treviso]] assieme agli altri congiurati, ponendosi sotto la protezione dei [[Franchi]]. Dall'esilio Obelerio continuò a tramare contro il doge, istigando infine la rivolta che ne portò alla deposizione, rientrando quindi a Metamauco.
Non si conosce nulla delle sue origini. Proveniente da [[Malamocco]], a detta di una redazione [[XIII secolo|duecentesca]] del ''[[Chronicon Altinate]]'' era figlio di un Egilio o Eneagilio.
 
Il suo dogado si inserisce nelle convulse vicende che caratterizzarono la Venezia dell'[[VIII secolo|VIII]]-[[IX secolo]]. L'incoronazione di [[Carlo Magno]] con la conseguente formazione del [[Sacro Romano Impero]] aveva provocato le proteste di [[Impero bizantino|Bisanzio]] che si dichiarava unica legittima erede dell'[[Impero romano]]. Sul piano lagunare, questi eventi avevano portato alla costituzione di un partito filobizantino, particolarmente forte nell'antica capitale [[Heraclia|Eraclea]], e di un partito filofranco, rappresentato principalmente nella nuova sede di [[Malamocco]]. Gli scontri sfociavano spesso nella violenza e avevano visto, tra l'altro, l'uccisione del [[patriarca di Grado]] [[Giovanni da Trieste|Giovanni]], vicino all'imperatore d'occidente e al papa, per mano di Maurizio Galbaio, figlio e coreggente del doge [[Giovanni Galbaio|Giovanni]] ([[802]]). Questo episodio, tuttavia, non si era dimostrato risolutivo, poiché al patriarca assassinato era successo un suo parente, [[Fortunato da Trieste|Fortunato]], il quale confermò la linea filofranca incontrando personalmente a [[Salz (Baviera)|Salz]] Carlo Magno.
== Il dogado ==
 
== L'elezione e la politica filofranca ==
Venne eletto doge a Metamauco nell'[[80w]]. Esponente del partito filo-franco, poco dopo la sua elezione si associò come ''co-Dux'' il fratello Beato, più orientato verso le posizioni bizantine.<br />
Mentre il Ducato veniva insanguinato dalle lotte armate, in particolare tra Eraclea e la vicina [[Equilio]] gli oppositori del doge, riunitisi a [[Treviso]] (in territorio franco), fomentarono la caduta dei Galbaio che, tra la fine dell'[[803]] e l'inizio dell'[[804]], furono esiliati. Al loro posto fu eletto Obelerio il quale presto nominò suo coreggente il fratello Beato, dalle moderate tendenze filobizantine.
Le continue tensioni politiche tra le due fazioni erano frattanto sfociate in un conflitto armato tra le città di [[Eraclea]], antica capitale ducale e di orientamento filo-bizantino, ed [[Equilio]], filo-franca. Gli eracleani avevano infatti occupato le terre sottomesse all'autorità del [[patriarca di Grado]], esiliato esponente di spicco del partito filo-franco, provocando la reazione della città rivale.
 
La loro politica stabilizzatrice fu assai drastica: Eraclea ed Equilio vennero costrette all'obbedienza e i loro rappresentanti confinati a Malamocco. Fortunato, dal canto suo, poté riprendere il pieno possesso del patriarcato anche se dovette attendere alcuni mesi più del dovuto per l'ostilità, non meglio spiegata, dello stesso Obelerio.
Di fronte alla guerra intestina Obelerio e Beato reagirono con estrema durezza: Eraclea venne distrutta e i maggiorenti delle due città furono deportati a Metamauco. Il patriarca Fortunato venne reintegrato nella sua sede di Grado, ma i territori in passato sottoposti alla sua autorità passarono sotto il diretto controllo ducale, affidati all'autorità di [[gastaldo|gastaldi]].
Soffocata l'opposizione filo-bizantina, Obelerio nell'[[805]] si affrettò a porsi sotto la protezione di [[Carlo Magno]], imitato in questo dalle città greche della [[Dalmazia]].
 
Nell'[[805]] Obelerio e Beato si recarono a [[Thionville|Diedenhofen]] presso la corte di Carlo Magno, accompagnati dal duca e dal [[arcidiocesi di Zara|vescovo di Zara]] in rappresentanza dei [[Dalmazia|Dalmati]]. In quell'occasione, fu stipulata una «''ordinatio de ducibus et populis tam Venetiae quam Dalmatiae''» di cui non è chiaro il contenuto; è ovvio, tuttavia, che queste circostanze sancirono il passaggio del Ducato dall'orbita bizantina a quella franca.
La reazione dei [[Impero Bizantino|bizantini]], però, non tardò a presentarsi quando, nella primavera successiva una flotta imperiale, al comando del patrizio Niceta, entrò nell'[[mare Adriatico|Adriatico]] riconquistando la Dalmazia e schierandosi all'ingresso delle lagune. Dinnanzi all'immediato pericolo, il patriarca fuggì e i due dogi si affrettarono a proclamare la loro sottomissione al ''[[Basileus|Basileus dei Romani]]'', inviando a [[Niceforo I di Bisanzio|Niceforo I]] ([[802]]-[[811]]) come ostaggi i capi del partito filofranco, tra cui il [[vescovo di Olivolo]]. Obelerio ottenne il titolo di ''protospatario'', ma Beato fu costretto a seguire l'ammiraglio Niceta a [[Costantinopoli]] per presentarsi al cospetto dell'imperatore. Questi lo accolse favorevolmente, insignendolo il ''co-dux'' del titolo di ''Ipato'' e consentendogli di rientrare in patria. Obelerio e Beato associarono quindi al dogado un altro loro fratello, Valentino.
 
== La reazione di Bisanzio ==
=== L'invasione franca e la deposizione ===
Benché il partito filobizantino non fosse ancora completamente sconfitto, questa volta furono direttamente i Greci ad intervenire. Nell'[[806]] [[Niceforo I il Logoteta|Niceforo I]] inviò a Venezia una flotta al comando di Niceta per ristabilire l'ordine e ribadire la propria supremazia. Mancando l'aiuto dei Franchi, Fortunato fuggì in terraferma mentre Obelerio e Beato si sottomisero senza opporsi; anzi, Obelerio fu premiato per la sua rinnovata fedeltà ai Bizantini e ricevette il titolo di [[Spatharius|spatario]]. Nell'[[807]] Niceta concluse una tregua con il [[Sovrani d'Italia#Regnum Italiae|re d'Italia]] [[Pipino d'Italia|Pipino]] e ripartì per [[Costantinopoli]] assieme ad alcuni prigionieri filofranchi e allo stesso Beato che, ricevuto dall'imperatore, ottenne il titolo di [[ipato]] e tornò in patria.
 
Questo precario equilibrio tra le due potenze cominciò a scricchiolare già nell'[[809]], quando Paolo, duca di [[Cefalonia]], invase la laguna con una flotta. Dopo uno scontro con il presidio franco di [[Comacchio]], i Bizantini si fermarono a Malamocco sperando di incontrare Pipino e di concludere un accordo. I tentativi diplomatici, tuttavia, fallirono anche a causa di Obelerio e dei suoi, i quali continuavano a mantenere un comportamento ambiguo, dubbiosi se schierarsi dall'una o dall'altra parte. Paolo, quindi, ritirò la flotta e Pipino decise di invadere il Ducato.
Nell'[[809]] una nuova flotta bizantina, guidata dal patrizio Paolo, giunse nella Venezia, col duplice scopo di utilizzare Metamauco come base per la conquista di [[Comacchio]] e di intavolare trattative col nuovo [[Re d'Italia]] [[Pipino d'Italia|Pipino]]. Fallite sia la spedizione militare che l'iniziativa dipolomatica e ripartita la flotta greca, Pipino decise a quel punto di invadere il ducato.
 
== L'invasione di Pipino e l'esilio ==
Radunata una potente flotta da [[Ravenna]], Comacchio, [[Rimini]] e [[Ferrara]], i Franchi attaccarono le lagune dal mare, mentre un'armata di terra conquistava [[Grado (Italia)|Grado]]. Ben presto [[Caorle]], Equilio, Eraclea e gli altri centri costieri caddero, uno dopo l'altro, di fronte alla potenza militare del nemico. Abbandonate quindi le zone più esposte alla minaccia proveniente da terra e dal mare, la difesa si concentrò mano a mano sulla capitale e sui centri più interni delle lagune, protetti da un intrico di barene e bassi fondali, la conformazione dei cui canali, una volta rimossi i [[bricola|pali di delimitazione]], poteva essere nota solo ai Venetici.
L'[[invasione franca della Venezia]] fu descritta dettagliatamente da [[Giovanni da Venezia|Giovanni Diacono]], ma va detto che costui visse due secoli dopo, lasciando un racconto alquanto romanzato e non certamente imparziale. Secondo il suo racconto la responsabilità dello scontro fu tutta di Pipino che, violando gli accordi, attaccò via terra e via mare il Ducato spingendosi sino ad [[Albiola]], a pochi passi dalla capitale Malamocco; fu allora che i due dogi reagirono con energia, trionfando sugli invasori.
 
Molto più vicina alla realtà - per quanto breve - è la versione riportata negli annali franchi: secondo questi ultimi fu l'atteggiamento incerto dei dogi a far saltare gli accordi e a spingere Pipino ad attaccare il Ducato. Avrebbe poi sottomesso i Veneti, ma dovette presto ritirarsi con il ritorno della flotta greca.
Su consiglio del patrizio [[Angelo Partecipazio]], Obelerio e i suoi fratelli trasferirono temporaneamente lo stesso governo nella più sicura città di [[Venezia|Rivoalto]], mentre i Franchi conquistavano [[Albiola]], centro vicinissimo a Metamauco, utilizzandola come base per l'assedio della città. L'assedio si protrasse a lungo, fino a quando, con l'arrivo dell'estate giunse l'aria malsana e la notizia dell'approssimarsi della flotta bizantina al comando del [[Cefalonia|duca di Cefalonia]], Paolo. I Franchi tentarono quindi l'assalto finale, ma, sconfitti, furono costretti a ritirarsi, rivolgendosi contro la Dalmazia, ma dovettero abbandonare anche quell'impresa all'arrivo dei bizantini.
 
Questo evento sancì la definitiva sconfitta dei sostenitori dei Franchi. Sul finire dell'[[810]] i due dogi tentarono di schierarsi ancora una volta al fianco dei Bizantini, ma la loro posizione era ormai compromessa. Obelario tentò di fuggire presso i Franchi, ma venne da questi riconsegnato ai Greci che lo imprigionarono a Costantinopoli; Beato, invece, fu confinato a [[Zara]] dove morì l'anno successivo. Al loro posto venne eletto, nell'[[811]], [[Angelo Partecipazio|Agnello Particiaco]].
La guerra ed il pericolo corso avevano ovviamente reso il partito filo-greco più intenzionato che mai a liberarsi della fazione rivale. Alla fine dell'anno [[810]] il doge Obelerio, le cui simpatie franche erano note, venne deposto e consegnato ad Arsacio, inviato dell'imperatore Niceforo. Assieme a lui venne deposto anche il fratello Valentino, mentre Beato, che era sempre rimasto alleato dei greci, venne confinato a [[Zara]], rimanendo però doge sino alla morte, l'anno successivo.
 
== Il ritorno e la morte ==
== L'esilio e il tentativo di tornare al potere ==
Obelario trascorse in esilio poco meno di un ventennio. Verso l'[[829]], mentre [[Giovanni I Partecipazio|Giovanni Particiaco]] succedeva al fratello [[Giustiniano Partecipazio|Giustiniano]], rientrò a Malamocco e vi radunò i propri seguaci per tentare un [[colpo di Stato|colpo di mano]]. Giovanni dapprima tentò di sollevargli contro le stesse truppe malamocchine ma, di fronte all'ammutinamento di queste ultime, reagì con efferata violenza: distrusse la città e fece decapitare Obelerio. La sua testa venne esposta come monito a future ribellioni, quindi fu piantata su un palo nei pressi di [[Mestre]], sul confine tra il Ducato e il Sacro Romano Impero.
 
== Note ==
Una volta deposto e consegnato ad Arsacio, Obelerio venne condotto in esilio a [[Costantinopoli]], mentre veniva acclamato nuovo doge Angelo Partecipazio. L'ormai ex-doge rimase nella capitale dell'impero orientale vent'anni, durante i quali nella Venezia la capitale venne definitivamente trasferita da Metamauco a Rivoalto.<br />
<references/>
Nell'[[831]] Obelerio riuscì a fuggire da Costantinopoli e ad imbarcarsi per l'Italia. Sbarcato a [[Vigilia]], nei pressi di Metamauco, iniziò subito a radunare attorno a sé i propri sostenitori per reclamare il trono. Il nuovo doge, [[Giovanni I Partecipazio|Giovanni Partecipazio]], gli inviò immediatamente contro truppe da Metamauco, ma queste disertarono, sottomettendosi a Obelerio. In breve sia Vigilia che Metamauco si schierarono in favore di Obelerio.<br />
La reazione di Giovanni fu terribile: le due città vennero date alle fiamme. Obelerio, catturato, venne ucciso e decapitato. La testa rimase esposta come monito a future rivolte e quindi piantata su un palo sul limite lagunare di [[Campalto]], al confine col territorio appartenente all'imperatore [[Lotario I del Sacro Romano Impero|Lotario]], che forse aveva favorito la fuga e la tentata rivolta di Obelerio.
 
== Bibliografia ==
{{Box successione|carica=[[Dogi della Repubblica di Venezia|Doge di Venezia]]|periodo=[[804]]-[[810]]
* {{DBI
|precedente=[[Giovanni Galbaio]]|successivo=[[Angelo Participazio]]|coreggente=[[Beato Antenoreo]] ([[804]]-[[810]])<br />[[Valentino Antenoreo]]([[807]]-[[810]])|coreggentesucc=[[Beato Antenoreo]]|immagine=Flag of Most Serene Republic of Venice.svg}}
| nome = Obelerio
| nomeurl = obelerio
| autore = Marco Pozza
| anno = 2013
| pagine =
| volume = 79
| accesso = 22 ottobre 2013
}}
 
== Altri progetti ==
{{Dogi di Venezia}}
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{{Portale|biografie|Bisanzio}}
 
== NoteCollegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
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[[Categoria:Consoli bizantini]]
|carica = [[Categoria:Dogi della Repubblica di Venezia|Doge di Venezia]]
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}}
{{Dogi di Venezia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|Venezia}}
 
[[Categoria:Dogi della Repubblica di Venezia]]
[[da:Obelerio degli Antenori]]
[[Categoria:Persone giustiziate per decapitazione]]
[[de:Obelerio Antenoreo]]
[[en:Obelerio degli Antenori]]
[[es:Obelerio Antenoreo]]
[[fr:Obelerio Antenoreo]]
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[[hu:Obelerio Antenoreo]]
[[no:Obelerio degli Antenori]]
[[pl:Obelerio Antenoreo]]
[[ru:Обелерио, Антенорео]]
[[sv:Obelerio degli Antenori]]
[[uk:Обелеріо Антенорео]]