Obelerio: differenze tra le versioni
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{{Monarca
|nome = Obelerio
|titolo = [[Doge di Venezia]]
|immagine = Obelerio-antenoreo-doge-of-venice.jpg
|legenda = Obelerio Antenoreo in un'incisione ottocentesca di [[Antonio Nani]]
|regno =
|inizio regno = [[803]] o [[804]]
|fine regno = [[810]]
|data di nascita = seconda metà dell'[[VIII secolo]]
|luogo di nascita = [[Venezia]]
|luogo di morte =
|sepoltura =
|data di morte = [[829]] circa
|predecessore = [[Giovanni Galbaio]]
|successore = [[Agnello Partecipazio]]
|consorte = [[Carola, moglie di Obelerio|Carola]]
}}
{{Bio
|Nome = Obelerio
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = cui cronache posteriori assegnano il cognome '''Antenoreo''' o '''Anafesto'''<ref name=damosto>{{cita libro|autore= Andrea Da Mosto |titolo= I dogi di Venezia nella vita pubblica e privata |anno= 1983 |
|Sesso = M
|LuogoNascita = Venezia
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = seconda metà dell'[[VIII secolo]]
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = [[
|
|Attività = politico
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit =
}}
== Origini e contesto storico ==
Non si conosce nulla delle sue origini. Proveniente da [[Malamocco]], a detta di una redazione [[XIII secolo|duecentesca]] del ''[[Chronicon Altinate]]'' era figlio di un Egilio o Eneagilio.
Il suo dogado si inserisce nelle convulse vicende che caratterizzarono la Venezia dell'[[VIII secolo|VIII]]-[[IX secolo]]. L'incoronazione di [[Carlo Magno]] con la conseguente formazione del [[Sacro Romano Impero]] aveva provocato le proteste di [[Impero bizantino|Bisanzio]] che si dichiarava unica legittima erede dell'[[Impero romano]]. Sul piano lagunare, questi eventi avevano portato alla costituzione di un partito filobizantino, particolarmente forte nell'antica capitale [[Heraclia|Eraclea]], e di un partito filofranco, rappresentato principalmente nella nuova sede di [[Malamocco]]. Gli scontri sfociavano spesso nella violenza e avevano visto, tra l'altro, l'uccisione del [[patriarca di Grado]] [[Giovanni da Trieste|Giovanni]], vicino all'imperatore d'occidente e al papa, per mano di Maurizio Galbaio, figlio e coreggente del doge [[Giovanni Galbaio|Giovanni]] ([[802]]). Questo episodio, tuttavia, non si era dimostrato risolutivo, poiché al patriarca assassinato era successo un suo parente, [[Fortunato da Trieste|Fortunato]], il quale confermò la linea filofranca incontrando personalmente a [[Salz (Baviera)|Salz]] Carlo Magno.
== L'elezione e la politica filofranca ==
Mentre il Ducato veniva insanguinato dalle lotte armate, in particolare tra Eraclea e la vicina [[Equilio]] gli oppositori del doge, riunitisi a [[Treviso]] (in territorio franco), fomentarono la caduta dei Galbaio che, tra la fine dell'[[803]] e l'inizio dell'[[804]], furono esiliati. Al loro posto fu eletto Obelerio il quale presto nominò suo coreggente il fratello Beato, dalle moderate tendenze filobizantine.
La loro politica stabilizzatrice fu assai drastica: Eraclea ed Equilio vennero costrette all'obbedienza e i loro rappresentanti confinati a Malamocco. Fortunato, dal canto suo, poté riprendere il pieno possesso del patriarcato anche se dovette attendere alcuni mesi più del dovuto per l'ostilità, non meglio spiegata, dello stesso Obelerio.
Nell'[[805]] Obelerio e Beato si recarono a [[Thionville|Diedenhofen]] presso la corte di Carlo Magno, accompagnati dal duca e dal [[arcidiocesi di Zara|vescovo di Zara]] in rappresentanza dei [[Dalmazia|Dalmati]]. In quell'occasione, fu stipulata una «''ordinatio de ducibus et populis tam Venetiae quam Dalmatiae''» di cui non è chiaro il contenuto; è ovvio, tuttavia, che queste circostanze sancirono il passaggio del Ducato dall'orbita bizantina a quella franca.
== La reazione di Bisanzio ==
Benché il partito filobizantino non fosse ancora completamente sconfitto, questa volta furono direttamente i Greci ad intervenire. Nell'[[806]] [[Niceforo I il Logoteta|Niceforo I]] inviò a Venezia una flotta al comando di Niceta per ristabilire l'ordine e ribadire la propria supremazia. Mancando l'aiuto dei Franchi, Fortunato fuggì in terraferma mentre Obelerio e Beato si sottomisero senza opporsi; anzi, Obelerio fu premiato per la sua rinnovata fedeltà ai Bizantini e ricevette il titolo di [[Spatharius|spatario]]. Nell'[[807]] Niceta concluse una tregua con il [[Sovrani d'Italia#Regnum Italiae|re d'Italia]] [[Pipino d'Italia|Pipino]] e ripartì per [[Costantinopoli]] assieme ad alcuni prigionieri filofranchi e allo stesso Beato che, ricevuto dall'imperatore, ottenne il titolo di [[ipato]] e tornò in patria.
Questo precario equilibrio tra le due potenze cominciò a scricchiolare già nell'[[809]], quando Paolo, duca di [[Cefalonia]], invase la laguna con una flotta. Dopo uno scontro con il presidio franco di [[Comacchio]], i Bizantini si fermarono a Malamocco sperando di incontrare Pipino e di concludere un accordo. I tentativi diplomatici, tuttavia, fallirono anche a causa di Obelerio e dei suoi, i quali continuavano a mantenere un comportamento ambiguo, dubbiosi se schierarsi dall'una o dall'altra parte. Paolo, quindi, ritirò la flotta e Pipino decise di invadere il Ducato.
== L'invasione di Pipino e l'esilio ==
L'[[invasione franca della Venezia]] fu descritta dettagliatamente da [[Giovanni da Venezia|Giovanni Diacono]], ma va detto che costui visse due secoli dopo, lasciando un racconto alquanto romanzato e non certamente imparziale. Secondo il suo racconto la responsabilità dello scontro fu tutta di Pipino che, violando gli accordi, attaccò via terra e via mare il Ducato spingendosi sino ad [[Albiola]], a pochi passi dalla capitale Malamocco; fu allora che i due dogi reagirono con energia, trionfando sugli invasori.
Molto più vicina alla realtà - per quanto breve - è la versione riportata negli annali franchi: secondo questi ultimi fu l'atteggiamento incerto dei dogi a far saltare gli accordi e a spingere Pipino ad attaccare il Ducato. Avrebbe poi sottomesso i Veneti, ma dovette presto ritirarsi con il ritorno della flotta greca.
Questo evento sancì la definitiva sconfitta dei sostenitori dei Franchi. Sul finire dell'[[810]] i due dogi tentarono di schierarsi ancora una volta al fianco dei Bizantini, ma la loro posizione era ormai compromessa. Obelario tentò di fuggire presso i Franchi, ma venne da questi riconsegnato ai Greci che lo imprigionarono a Costantinopoli; Beato, invece, fu confinato a [[Zara]] dove morì l'anno successivo. Al loro posto venne eletto, nell'[[811]], [[Angelo Partecipazio|Agnello Particiaco]].
== Il ritorno e la morte ==
Obelario trascorse in esilio poco meno di un ventennio. Verso l'[[829]], mentre [[Giovanni I Partecipazio|Giovanni Particiaco]] succedeva al fratello [[Giustiniano Partecipazio|Giustiniano]], rientrò a Malamocco e vi radunò i propri seguaci per tentare un [[colpo di Stato|colpo di mano]]. Giovanni dapprima tentò di sollevargli contro le stesse truppe malamocchine ma, di fronte all'ammutinamento di queste ultime, reagì con efferata violenza: distrusse la città e fece decapitare Obelerio. La sua testa venne esposta come monito a future ribellioni, quindi fu piantata su un palo nei pressi di [[Mestre]], sul confine tra il Ducato e il Sacro Romano Impero.
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{DBI
| nome = Obelerio
| nomeurl = obelerio
| autore = Marco Pozza
| anno = 2013
| pagine =
| volume = 79
| accesso = 22 ottobre 2013
}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Box successione
|carica = [[
|periodo = [[803]] o [[804]] - [[810]]
|precedente = [[Giovanni Galbaio]]
|successivo = [[Angelo Partecipazio|Agnello Particiaco]]
|coreggente = Beato ([[803]] o [[804]] - [[810]])
|immagine = Flag of Republic of Venice (1659-1675).svg
}}
{{Dogi di Venezia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|Venezia}}
[[Categoria:Dogi della Repubblica di Venezia]]
[[Categoria:Persone giustiziate per decapitazione]]
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