Genocidio: differenze tra le versioni
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[[File:Raphael Lemkin, Photograph 6 (cropped).jpg|miniatura|L'avvocato polacco [[Raphael Lemkin]], ideatore del termine "genocidio"<ref>{{cita web|url=https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/what-is-genocide|titolo=Cosa significa "genocidio"?|accesso=6 agosto 2022}}</ref>]]
Negli studi giuridici, storici, politici e sociologici, a partire dalla fine della [[seconda guerra mondiale]], il concetto di genocidio, sviluppatosi in origine nell'ambito del [[diritto internazionale]], è stato utilizzato in diversi contesti e con diverse accezioni:<ref name=Portinaro>{{cita|Portinaro|''Premessa''}}.</ref><ref name=Leotta5>{{cita|Leotta|p. 5}}.</ref><ref name=Flores3>{{cita|Flores ''et al.''|p. 3}}.</ref>
* accezione giuridica, con una definizione necessariamente precisa per poterne ricomprendere la fattispecie nell'attività d'indagine e processuale;
* accezione sociopolitica per designare specificatamente i genocidi del [[XX secolo]];
* accezione storiografica, con un significato generale che ricomprende fenomeni di sterminio ricorrenti nella storia universale, in società anche molto diverse tra loro.
Al pari di [[terrorismo]], [[tortura]], [[crimine di guerra|crimini di guerra]], [[crimine contro l'umanità|crimini contro l'umanità]] e [[crimine di aggressione|crimini di aggressione]], il genocidio si annovera fra i [[crimine internazionale|crimini internazionali]], per i quali vige la regola della [[giurisdizione]] internazionale e l'istituzione di [[tribunale internazionale|tribunali sovranazionali]].<ref name=Leotta5/>
== Origine ed etimologia ==
[[File:Eingangstor des KZ Auschwitz, Arbeit macht frei (2007).jpg|thumb|La celebre insegna all'ingresso del [[campo di concentramento di Auschwitz]], luogo simbolo dell'[[Olocausto]]]]
Il termine "genocidio" è una [[parola d'autore]] coniata da [[Raphael Lemkin]], giurista [[Polonia|polacco]] di origine [[Ebreo|ebraica]], studioso ed esperto del [[genocidio armeno]], introdotta per la prima volta nel 1944, nel suo libro ''Axis Rule in Occupied Europe'', opera dedicata all'[[Europa]] sotto la dominazione delle [[Potenze dell'Asse|forze dell'Asse]].<ref name=Lemkin79>{{cita|Lemkin, 1944|p. 79}}.</ref><ref name=Leotta3>{{cita|Leotta|pp. 3 e 45}}.</ref> L'autore vide la necessità di un [[neologismo]] per poter descrivere l'[[Olocausto]] e i fenomeni di persecuzione e distruzione di gruppi nazionali, razziali, religiosi e culturali, in particolare alla ricerca di idonei strumenti, nel diritto internazionale, a garantire la tutela di tali gruppi.<ref name=Leotta47>{{cita|Leotta|p. 47}}.</ref>
La parola, derivante dal [[lingua greca|greco]] ''γένος'' (''ghénos'', "razza", "stirpe") e dal [[lingua latina|latino]] ''caedo'' ("uccidere"), è entrata nell'uso comune e ha iniziato a essere considerata come indicatrice di un crimine specifico, recepito nel [[diritto internazionale]] a partire dal secondo [[dopoguerra]] e quindi nel diritto interno di molti paesi.<ref name=Leotta76>{{cita|Leotta|pp. 76-77}}.</ref>
Il primo utilizzo del termine in ambito giudiziario avviene un anno dopo il lavoro di Lemkin durante il [[processo di Norimberga]] celebrato a partire dall'autunno del 1945.<ref name=Flores4>{{cita|Flores ''et al.''|p. 4}}.</ref> Anche se non espressamente menzionata nella carta di Londra, l'accordo stipulato dalle [[Alleati della seconda guerra mondiale|nazioni Alleate]] per dar vita al Tribunale Militare Internazionale chiamato a giudicare i crimini commessi dalle [[Potenze dell'Asse|forze dell'Asse]] durante la seconda guerra mondiale, la parola "genocidio" è presente nell'atto di accusa degli imputati del 18 ottobre, non come crimine specifico, ma come termine descrittivo seppur con riferimento ai crimini di guerra e non ai crimini contro l'umanità:<ref name=Leotta117>{{cita|Leotta|p. 117}}.</ref>
{{citazione|[Gli imputati] conducono un deliberato e sistematico genocidio, vale a dire lo sterminio di gruppi razziali e nazionali, contro le popolazioni civili di determinati territori occupati al fine di distruggere particolari razze e classi di persone e gruppi nazionali, razziali o religiosi, in particolare ebrei, polacchi e zingari e altri.|''Indictment'', Count Three, War Crimes, lett. a)<ref name=Indictment>{{cita|IMT|pp. 43-44}}.</ref>|[The defendants] conduct deliberate and systematic genocide, viz., the extermination of racial and national groups, against the civilian populations of certain occupied territories in order to destroy particular races and classes of people and national, racial or religious groups, particulary Jews, Poles, and Gypsies and others.|en}}
Come ricordato dallo stesso Lemkin, il primo ministro britannico [[Winston Churchill]], durante una trasmissione radiofonica del 24 agosto 1941 in cui presentava l'accordo stipulato con il presidente statunitense [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]] noto come [[Carta Atlantica]], definì le azioni commesse dal regime nazista come "crimine senza nome":<ref name=Fournet>{{cita|Fournet|p. 3}}.</ref>
{{citazione|Man mano che i suoi eserciti avanzano, interi distretti vengono sterminati. Decine di migliaia, letteralmente decine di migliaia di esecuzioni a sangue freddo vengono perpetrate dalle truppe di polizia tedesche contro i patrioti russi che difendono la loro terra natale. Sin dalle invasioni mongole dell'Europa nel XVI secolo non c'è mai stata una macellazione metodica e spietata su una scala simile o avvicinabile a una tale scala. E questo è solo l'inizio. Carestia e pestilenza devono ancora seguire i solchi sanguinosi dei carri armati di Hitler.
Siamo in presenza di un crimine senza nome.| [[Winston Churchill]], trasmissione radiofonica 24 agosto 1941<ref name=Churchill>{{cita web|url=https://www.ibiblio.org/pha/timeline/410824awp.html|titolo=Prime Minister Winstan Churchill's Broadcast to the World About the Meeting with President Roosevelt|autore=Winston Churchill|data=24 agosto 1941|lingua=en|accesso=30 dicembre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200919193953/https://www.ibiblio.org/pha/timeline/410824awp.html|urlmorto=no}}</ref>|As his armies advance, whole districts are being exterminated. Scores of thousands, literally scores of thousands of executions in cold blood are being perpetrated by the German police troops upon the Russian patriots who defend their native soil. Since the Mongol invasions of Europe in the sixteenth century there has never been methodical, merciless butchery on such a scale or approaching such a scale. And this is but the beginning. Famine and pestilence have yet to follow in the bloody ruts of Hitler's tanks.
We are in the presence of a crime without a name.|en}}
== Definizione ufficiale delle Nazioni Unite ==
L'11 dicembre 1946 l'[[Assemblea generale delle Nazioni Unite]], con la risoluzione 96 (I), definì il genocidio come «una negazione del diritto all'esistenza di interi gruppi umani, poiché l'omicidio è la negazione del diritto alla vita dei singoli esseri umani». La risoluzione precisava inoltre che «molti casi di tali crimini di genocidio si sono verificati quando gruppi razziali, religiosi, politici e di altro genere sono stati distrutti, in tutto o in parte».<ref name=ONUAG1>{{Cita pubblicazione|data=11 dicembre 1946|titolo=The Crime of Genocide: report of the Sixth Committee: resolution (documentA/231J)|rivista=Resolutions and Decisions adopted by the General Assembly during its 1st session: GAOR, 1st Session|editore=ONU|volume=Vol. II|p=1134|lingua=en, fr|accesso=28 maggio 2019|url=http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/PV.55}}</ref><ref name=ONU96>{{Cita pubblicazione|data=11 dicembre 1946|titolo=The Crime of Genocide|rivista=Resolutions and Decisions adopted by the General Assembly during its 1st session: GAOR, 1st Session|editore=ONU|volume=Vol. II|p=188|lingua=en, fr|accesso=28 maggio 2019|url=http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/96(I)|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210304125743/https://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A%2FRES%2F96%28I%29|urlmorto=no}}</ref>
Il 9 dicembre 1948 fu adottata, con la risoluzione 260 A (III), la ''[[Convenzione sul genocidio|Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio]]'' scritta con il contributo dello stesso Lemkin anche sulla scorta dell'esperienza del [[processo di Norimberga]].<ref name=Leotta45>{{cita|Leotta|p. 45}}.</ref> L'articolo II della ''Convenzione'' definisce esplicitamente il genocidio nell'ambito del diritto internazionale:<ref name=ONU260A>{{Cita pubblicazione|data=9 dicembre 1948|titolo=Adoption of the Convention on the Prevention and Punishment of the crime of genocide, and text of the Convention|rivista=Official Records of General Assembly, Part I - Resolutions|editore=ONU|volume=Vol. II|p=174|lingua=en, fr|accesso=28 maggio 2019|url=http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/260(III)|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180917110034/http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A%2FRES%2F260%28III%29|urlmorto=no}}</ref><ref name=Prevention>{{cita web|url=https://archive.unric.org/it/attualita/27992-prevenire-il-genocidio|titolo=Prevenire il genocidio|sito=Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite (UNRIC)|accesso=2 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190528124533/https://www.unric.org/it/attualita/27992-prevenire-il-genocidio|urlmorto=no}}</ref>
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== Uso del termine nel diritto internazionale ==
[[File:ICTY - Prlić Appeals Judgement, 2017.jpg|thumb|sinistra|Le fasi di un processo presso il [[Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia]] a [[L'Aia]] nel 2017]]
La definizione contenuta nella ''Convenzione sul genocidio'' è stata ripresa e utilizzata come base dello statuto del [[Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia]] (''International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia'', ICTY) istituito dalle Nazioni Unite il 25 maggio 1993 con la risoluzione 827 del [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di sicurezza]].<ref name=ONU827>{{Cita pubblicazione|autore=Security Council|data=25 maggio 1993|titolo=International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY)|rivista=Resolutions adopted by the Security Council in 1993|editore=ONU|lingua=en|accesso=11 giugno 2019|url=https://undocs.org/S/RES/827(1993)|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190704025446/https://undocs.org/S/RES/827(1993)|urlmorto=no}}</ref> Si trattò del primo caso di istituzione di un tribunale speciale per crimini di guerra dalla [[seconda guerra mondiale]]. La corte, creata in seguito agli eventi avvenuti nelle [[guerre jugoslave]] iniziate nel 1991 e poi nei conflitti in [[Guerra del Kosovo|Kosovo]] e in [[Conflitto nella Repubblica di Macedonia del 2001|Macedonia]] fino al 2001, fu chiamata a giudicare, oltre ai reati legati a eventuali gravi infrazioni alla [[convenzione di Ginevra]] del 1949, a crimini contro l'umanità e a violazioni delle consuetudini e delle leggi di guerra, anche per il reato di genocidio.<ref name=ICTY>{{cita web|url=https://www.icty.org/|titolo=United Nations - International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia|sito=ICTY|lingua=en|accesso=11 giugno 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190515160948/https://www.icty.org/|urlmorto=no}}</ref>
L'anno successivo, con la risoluzione 955, fu istituito il [[Tribunale penale internazionale per il Ruanda]] (''International Criminal Tribunal for Rwanda'', ICTR), anch'esso chiamato a giudicare sui fatti che hanno portato al [[genocidio ruandese]].<ref name=ONU955>{{Cita pubblicazione|autore=Security Council|data=8 novembre 1994|titolo=Establishment of the International Criminal Tribunal for Rwanda (ICTR) and adoption of the Statute of the Tribunal|rivista=Resolutions adopted by the Security Council in 1994|editore=ONU|lingua=en|accesso=12 giugno 2019|url=https://undocs.org/S/RES/955(1994)|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190704024721/https://undocs.org/S/RES/955(1994)|urlmorto=no}}</ref><ref name=ICTR>{{cita web|url=http://unictr.irmct.org/en/ictr-milestones|titolo=ICTR Milestones|sito=International Residual Mechanism for Criminal Tribunals|editore=ONU|lingua=en|accesso=12 giugno 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190405165833/http://unictr.irmct.org/en/ictr-milestones|urlmorto=no}}</ref>
Nel 1997 fu creato anche uno [[Tribunale speciale della Cambogia|speciale tribunale]] (''United Nations Assistance to the Khmer Rouge Trials'', UNAKRT) chiamato a giudicare quanto avvenuto in [[Kampuchea Democratica|Cambogia]] tra il 1976 e il 1979, mentre erano al potere gli [[khmer rossi]] di [[Pol Pot]].<ref name=UNAKRT>{{cita web|url=http://www.unakrt-online.org/|titolo=UNAKRT Mission and Scope|sito=United Nations Assistance to the Khmer Rouge Trials|lingua=en|accesso=14 giugno 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190608062649/http://www.unakrt-online.org/|urlmorto=no}}</ref>
Dopo l'esperienza dei tribunali speciali, nel 1998 con lo [[Statuto di Roma]], è stata istituita la [[Corte penale internazionale]] (''International Criminal Court'', ICC), tribunale permanente per crimini internazionali con sede all'[[L'Aia|Aia]], nei [[Paesi Bassi]], operativo dal 2002 e separato dalle Nazioni Unite.<ref name=ICC>{{cita web|url=https://www.icc-cpi.int/about|titolo=About International Criminal Court (ICC)|sito=ICC|lingua=en|accesso=2 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210128193838/https://www.icc-cpi.int/about|urlmorto=no}}</ref> Lo statuto prevede che la corte abbia competenza su crimini di genocidio, crimini contro l'umanità, crimini di guerra e di aggressione.<ref name=Prevention/> L'articolo 6 è dedicato espressamente al "Crimine di genocidio'" e riprende letteralmente la definizione della ''Convenzione'' del 1948.<ref name=SdRoma>{{Cita pubblicazione|anno=2011|titolo=Rome Statute of International Criminal Court|editore=ICC|città=L'Aia|lingua=en|accesso=12 giugno 2012|url=https://www.icc-cpi.int/resource-library/Documents/RS-Eng.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200121032923/https://www.icc-cpi.int/resource-library/documents/rs-eng.pdf|urlmorto=no|isbn=92-9227-232-2}}</ref>
Da allora si è affermata la convinzione, tra i giuristi e le altre sedi ricognitive del [[Consuetudine (diritto internazionale)|diritto internazionale generale]], che il divieto di genocidio, dalla sua originaria caratterizzazione [[Trattato internazionale|pattizia]], sia assurto a rango di ''[[ius cogens]]'' e quindi vincoli tutti gli Stati facenti parte della [[comunità internazionale]].<ref>''Applicazione della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio'', Obiezioni Preliminari, Sentenza, 1. C. J. Reports 1996, p. 595, al paragrafo. 31; si vedano anche il Rapporto della [[Commissione di diritto internazionale]]
[https://legal.un.org/ilc/documentation/english/reports/a_56_10.pdf sui lavori della sua 53ª sessione] (2001) ai paragrafi 112-113.</ref>
== Il genocidio negli ordinamenti nazionali ==
Le nazioni aderenti all'ONU hanno in gran parte aderito alla ''Convenzione sul genocidio'' facendo propria la definizione di genocidio in essa contenuta.<ref name=Adesione>{{cita web|url=https://unric.org/it/messaggio-del-segretario-generale-per-la-giornata-internazionale-per-la-commemorazione-e-prevenzione-del-genocidio/|titolo=Messaggio del Segretario Generale per la Giornata Internazionale per la commemorazione e prevenzione del genocidio|sito=ONU|data=9 dicembre 2019|accesso=30 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200130143916/https://unric.org/it/messaggio-del-segretario-generale-per-la-giornata-internazionale-per-la-commemorazione-e-prevenzione-del-genocidio/|urlmorto=no}}</ref>
L'Italia ha ad esempio aderito con la Legge 11 marzo 1952, n.153.<ref name=L153-52>{{Cita legge italiana|tipo=legge|anno=1952|mese=03|giorno=11|numero=153|titolo=Adesione dell'Italia alla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite}}</ref> Nel 1967 una [[Leggi costituzionali italiane|legge costituzionale]] ha stabilito la possibilità di estradizione degli stranieri per il reato di genocidio e lo stesso anno è stata promulgata una legge che disciplina nell'ordinamento italiano le pene e le competenze per materia nei casi di genocidio.<ref name=LC1-67>{{Cita legge italiana|tipo=LC|anno=1967|mese=06|giorno=21|numero=1}}</ref><ref name=L962-67>{{cita legge italiana|tipo=legge|anno=1967|mese=10|giorno=09|numero=962|titolo=Prevenzione e repressione del delitto di genocidio}}</ref> La Francia ha incluso il reato di genocidio nel suo [[Diritto penale|codice penale]] del 1994 seguendo in gran parte la definizione dell'ONU, ma l'ha esteso non solo agli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale, ma anche ai danni di «un gruppo determinato sulla base di qualsiasi altro criterio arbitrario».<ref name=CodPenFrancia>{{cita web|url=https://www.legifrance.gouv.fr/codes/article_lc/LEGIARTI000006417533/|titolo=Code pénal - Article 211-1|sito=Legifrance|editore=Secrétariat général du Gouvernement|data=7 agosto 2004|lingua=fr|accesso=24 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210213072533/https://www.legifrance.gouv.fr/codes/article_lc/LEGIARTI000006417533/|urlmorto=no}}</ref>
== Genocidi riconosciuti ==
Con l'approvazione della ''Convenzione sul genocidio'' e attraverso l'azione dei tribunali speciali appositamente istituiti e della Corte penale internazionale, i casi storici in cui è stato riconosciuto il crimine di genocidio a livello internazionale sono in particolare:<ref name=Prevention/>
* la [[guerra in Bosnia ed Erzegovina]] nell'ambito delle [[guerre jugoslave]]
* il [[genocidio del Ruanda]]
* il [[genocidio cambogiano]]
A questi si deve aggiungere l'[[Olocausto]], che fu ricompreso fra i capi d'imputazione del [[processo di Norimberga]] e che ebbe fra le sue conseguenze la redazione stessa della ''Convenzione''; quanto al [[genocidio armeno]], che è stato il primo caso moderno di persecuzione sistematica e di sterminio pianificato di un popolo, è nella casistica da cui lo stesso Lemkin partì per la definizione del crimine di genocidio:<ref name=Flores3/><ref name=Prevention/><ref name=Cassano1>{{cita web|url=https://www.eastjournal.net/archives/30784|titolo=Storia: Armeni, il genocidio dimenticato che resta pietra d'inciampo|autore=Emanuele Cassano|data=26 aprile 2013|accesso=13 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201125231548/https://www.eastjournal.net/archives/30784|urlmorto=no|pubblicazione=East Journal}}</ref> su di esso, non a caso, è stata avviata da parte della [[comunità internazionale]] una analisi sulle responsabilità storiche, con apposite dichiarazioni<ref>[https://it.gariwo.net/testi-e-contesti/genocidio-armeni/perche-il-riconoscimento-del-genocidio-armeno-da-parte-degli-stati-uniti-e-importante-23628.html ''PERCHÉ IL RICONOSCIMENTO DEL GENOCIDIO ARMENO DA PARTE DEGLI STATI UNITI È IMPORTANTE'', Gariwo 2021].</ref> assunte da varie assemblee politiche dei singoli Stati.<ref>[https://www.avvenire.it/mondo/pagine/francia-turchia-genocidio-armeno ''Francia, genocidio armeno: è reato negarlo La Turchia ritira l'ambasciatore'', Avvenire, giovedì 22 dicembre 2011].</ref>
=== Genocidi perpetrati nell'Impero ottomano ===
La persecuzione nei confronti degli [[armeni]] e delle popolazioni cristiane fu una costante nella storia dell'[[Impero ottomano]] inasprendosi soprattutto nel [[XIX secolo]], e sfociò, al momento della sua dissoluzione, nel [[genocidio armeno]] propriamente detto, espressione alla quale ci si riferisce in particolare per i fatti accaduti tra il 1915 e il 1916.<ref name=Fogarollo>Edda Fogarollo in {{cita|Aslan, Berti, De Stefani|''Fattori religiosi alle origini del genocidio armeno''}}.</ref>
==== Massacri hamidiani ====
{{vedi anche|Massacri hamidiani}}
[[File:1895erzurum-victims.jpg|thumb|Vittime dei massacri di armeni a [[Erzerum]], nell' Anatolia orientale, il 30 ottobre 1895]]
Dopo la [[Guerra russo-turca (1877-1878)|guerra russo-turca del 1877-1878]], gli abitanti armeni di alcune zone dell'Impero, in particolare in [[Anatolia]], si erano sollevati contro l'Impero ormai in declino con la richiesta che venissero applicate le clausole del [[Trattato di Berlino (1878)|Trattato di Berlino del 1878]].<ref name=Fogarollo/><ref name=Morris1>{{cita|Morris, Ze'evi, ''Il genocidio dei cristiani''|Parte prima, Cap. 1}}.</ref> L'art. 61 del Trattato, stipulato tra le potenze europee alla fine di un lungo periodo di ostilità terminato con la [[pace di Santo Stefano]], impegnava l'Impero ottomano «a realizzare, senza ulteriori ritardi, i miglioramenti e le riforme richieste dai bisogni locali nelle province abitate dagli armeni e a garantire la loro sicurezza contro i circassi e i curdi. Essa darà conto periodicamente delle misure prese a questo scopo alle Potenze, che ne sorveglieranno l'applicazione.» Inoltre il Trattato impegnava la Sublime Porta a garantire la libertà religiosa nel suo territorio.<ref name=TrattatoDiBerlino>{{Cita pubblicazione|anno=1879|titolo=Trattato di Berlino|editore=Unione Tipografico Editrice|città=Torino|volume=1|lingua=fr|accesso=13 gennaio 2021|url=https://books.google.it/books?id=7moxAQAAMAAJ&dq=inauthor%3A%22Luigi%20Palma%22&hl=it&pg=PA291#v=onepage&q=berlino&f=false|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210115142741/https://books.google.it/books?id=7moxAQAAMAAJ&dq=inauthor:%22Luigi%20Palma%22&hl=it&pg=PA291#v=onepage&q=berlino&f=false|urlmorto=no|pubblicazione=Trattati e convenzioni in vigore fra il Regno d'Italia ed i governi esteri|curatore=Luigi Palma}}</ref> Si trattò di uno dei primi casi di coinvolgimento internazionale al fine di garantire i diritti e la salvaguardia di una minoranza etnica e religiosa minacciata.<ref name=Morris1/>
La repressione per soffocare la dissidenza armena, realizzata anche con il contributo dei curdi e di altre minoranze musulmane, fu brutale. Simili eventi erano già avvenuti in passato contro il popolo armeno, ma in questa occasione la notizia dei massacri si diffuse velocemente in tutto il mondo, causando espressioni di condanna da parte di molti governi.<ref name=Fogarollo/> Gli eccidi continuarono fino al 1897 quando il sultano [[Abdul Hamid II]] dichiarò chiusa e risolta la [[questione armena]]. In quel periodo inizio anche la [[confisca di beni armeni in Turchia|confisca dei beni degli armeni]].<ref name=Mutafian1>{{cita|Mutafian|''Il negazionismo turco''}}.</ref> La stima delle vittime durante la repressione varia da 80.000 a 300.000 morti a seconda delle fonti.<ref name=Morris2>{{cita|Morris, Ze'evi, ''Il genocidio dei cristiani''|Parte prima, Cap. 2}}.</ref><ref name=Mutafian2>Siobhan Nas-Marshall in {{cita|Mutafian|''Introduzione''}}.</ref>
La notizia dei massacri fu ampiamente riportata in Europa e negli Stati Uniti, provocando forti reazioni da parte dei governi stranieri e delle organizzazioni umanitarie. Il Sultano fu quindi costretto ad accettare l'intervento di una commissione mista composta da membri turchi e europei, con rappresentanti della [[Terza Repubblica (Francia)|Francia]], dell'[[Impero russo]] e di quello [[Impero britannico|britannico]], il cui lavoro fu però ostacolato da tattiche diplomatiche, rivelandosi inutile ad accertare la verità sulle stragi.<ref name=Morris2/><ref name=Sciarretta>{{cita web|url=http://www.padus-araxes.com/web/rassegna/RAI-def/RAI-ISSN/RAI-2012.pdf|titolo=Attilio Monaco (1858-1932). Un console italiano a Erzerum durante i massacri hamidiani|autore=Massimo Sciarretta|editore=Padus-Araxes|formato=pdf|pp=11-21|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140905235751/http://www.padus-araxes.com/web/rassegna/RAI-def/RAI-ISSN/RAI-2012.pdf|urlmorto=sì|pubblicazione=Rassegna Armenisti Italiani|anno=2012|numero=XIII}}</ref>
==== Genocidio armeno ====
{{vedi anche|Genocidio armeno}}
Le deportazioni e le uccisioni di massa perpetrate dagli ottomani sotto il governo dei [[Giovani Turchi]] ai danni della minoranza [[armeni|armena]] in maggioranza [[cristianesimo|cristiana]] tra il 1915 e il 1916, evento per molto tempo definito "l'olocausto dimenticato", causarono circa 1,5 milioni di morti secondo le stime più condivise.<ref name=AGM>{{cita web|url=http://www.genocide-museum.am/eng/Description_and_history.php|titolo=Tsitsernakaberd Memorial Complex|editore=Armenian Genocide Museum-Institute|lingua=en|accesso=8 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201105143214/http://genocide-museum.am/eng/Description_and_history.php|urlmorto=no}}</ref><ref name=Kifner>{{Cita news|lingua=en|nome=John|cognome=Kifner|url=https://archive.nytimes.com/www.nytimes.com/ref/timestopics/topics_armeniangenocide.html|titolo=Armenian Genocide of 1915. An Overview|pubblicazione=The New York Times|data=7 dicembre 2007|accesso=8 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210107230439/https://archive.nytimes.com/www.nytimes.com/ref/timestopics/topics_armeniangenocide.html|urlmorto=no}}</ref><ref name=DailyMail>{{Cita news|lingua=en|url=https://www.dailymail.co.uk/news/article-479143/The-forgotten-Holocaust-The-Armenian-massacre-inspired-Hitler.html|titolo=The forgotten Holocaust: The Armenian massacre that inspired Hitler|pubblicazione=The Daily Mail|data=11 ottobre 2007|accesso=8 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201207013935/https://www.dailymail.co.uk/news/article-479143/The-forgotten-Holocaust-The-Armenian-massacre-inspired-Hitler.html|urlmorto=no}}</ref>
All'inizio degli [[anni 1920|anni venti]] del [[XX secolo]] vi furono i primi tentativi di organizzare tribunali penali internazionali per perseguire crimini di guerra e contro l'umanità commessi nel corso del [[prima guerra mondiale|primo conflitto mondiale]]. In particolare il [[trattato di Sèvres|trattato di pace di Sèvres]], firmato tra le nazioni vincitrici e l'Impero ottomano il 10 agosto 1920, obbligava i turchi a consegnare alle [[Alleati della prima guerra mondiale|potenze alleate]] «le persone la cui resa può essere richiesta da queste ultime in quanto responsabili dei massacri commessi durante la continuazione dello stato di guerra sul territorio che faceva parte dell'Impero turco il 1º agosto 1914.» I responsabili dei massacri avrebbero dovuto essere processati da appositi tribunali istituiti dagli Alleati, salvo che nel frattempo la [[Società delle Nazioni]] non avesse creato un tribunale competente a giudicarli.<ref name=Sevres>{{cita web|url=http://www.hri.org/docs/sevres/part7.html|titolo=The Treaty of Peace Between the Allied and Associated Powers and Turkey Signed at Sèvres, August 10, 1920|sito=Hellenic Resources Network|editore=HRI|data=10 agosto 1920|lingua=en|accesso=8 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201127224502/http://www.hri.org/docs/sevres/part7.html|urlmorto=no|posizione=Part VII, article 230}}</ref> Il trattato non entrò mai in vigore perché non riconosciuto dal nuovo governo guidato da [[Mustafa Kemal Atatürk]] che prese il posto di quello ottomano al termine della [[Guerra d'indipendenza turca]] che ridefinì i confini e lo ''status'' della moderna [[Turchia]] come repubblica. Ciò costrinse le potenze alleate a tornare al tavolo dei negoziati e alla sottoscrizione di un nuovo trattato di pace. Il [[Trattato di Losanna (1923)|Trattato di Losanna]], firmato il 24 luglio 1923, annullava il trattato di Sèvres, stipulato peraltro con il non più esistente Impero ottomano, e non impegnava più la nuova Turchia sul tema della consegna dei responsabili dei massacri.<ref name=Mancini>{{cita web|url=https://www.affarinternazionali.it/2015/04/sotto-la-lente-del-diritto-internazionale/|titolo=Genocidio armeno. Sotto la lente del diritto internazionale|autore=Marina Mancini|sito=Affari internazionali|editore=Istituto affari internazionali|data=23 aprile 2015|accesso=8 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170824173048/http://www.affarinternazionali.it/2015/04/sotto-la-lente-del-diritto-internazionale/|urlmorto=no}}</ref><ref name=Losanna>{{cita web|url=https://wwi.lib.byu.edu/index.php/Treaty_of_Lausanne|titolo=Treaty of Peace with Turkey Signed at Lausanne, July 24, 1923|sito=The World War I Document Archive|data=24 luglio 1923|lingua=en|accesso=8 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201208172542/https://wwi.lib.byu.edu/index.php/Treaty_of_Lausanne|urlmorto=no}}</ref>
La mancata applicazione del Trattato di Sèvres vanificò l'ipotesi di ricorrere al giudizio di un tribunale penale sovranazionale per lo sterminio del popolo armeno e rappresentò un fallimento della Società delle Nazioni.<ref name=Leotta35>{{cita|Leotta|p. 35}}.</ref> La questione rimase irrisolta e dimenticata per decenni fino agli anni settanta quando, in seguito alla invasione turca di [[Cipro]], la comunità internazionale, a partire dagli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], iniziò a sfruttare la questione armena come mezzo di pressione politica nei confronti del governo di Ankara richiamandolo alle sue eventuali responsabilità per quello che iniziava a essere definito come "[[genocidio armeno]]".<ref name=Mancini/>
Il primo paese a riconoscere come genocidio il massacro degli armeni fu l'[[Uruguay]] nel 1965 a cui seguirono molti altri stati, soprattutto europei e sudamericani, sino a una prima presa d'atto da parte del [[Parlamento europeo]] con una risoluzione formale del 18 giugno 1987.<ref name=GUUE1987>{{cita web|url=https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:C:1987:190:FULL&from=IT|titolo=Risoluzione su una soluzione politica del problema armeno|autore=Parlamento europeo|data=20 luglio 1987|formato=pdf|p=119|accesso=8 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210107165346/https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ%3AC%3A1987%3A190%3AFULL&from=IT|urlmorto=no|pubblicazione=Gazzetta ufficiale delle Comunità europee|numero=C 190}}</ref> Nel 2015, in occasione del centesimo anniversario, il Parlamento europeo confermò con un'altra risoluzione il riconoscimento del genocidio armeno esortando la Turchia «a fare i conti con il proprio passato».<ref name=GUUE2015>{{cita web|url=https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:22015P0923(05)&from=SL|titolo=Risoluzione sul centenario del genocidio armeno|autore=Parlamento europeo|data=23 settembre 2015|formato=pdf|p=23|accesso=8 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210107171159/https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX%3A22015P0923%2805%29&from=SL|urlmorto=no|pubblicazione=Gazzetta ufficiale dell'Unione europea|numero=C 315}}</ref>
Il problema armeno e il suo mancato riconoscimento da parte del governo turco come genocidio è sempre stato uno degli elementi di maggior frizione tra Ankara e gli altri paesi. In particolare la procedura per un eventuale ingresso della Turchia nell'[[Unione europea]] è stata frenata fino a rendersi impossibile anche in virtù della mancata assunzione di responsabilità del genocidio da parte delle autorità turche. In Italia il genocidio armeno è stato riconosciuto con una risoluzione della [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]] del 17 novembre 2000. In Francia il negazionismo sul genocidio armeno, insieme a quello degli ebrei, è addirittura considerato reato e punibile col carcere.<ref name=LeggeFR>{{Cita news|url=https://www.ilpost.it/2011/12/22/francia-e-turchia-litigano-sul-genocidio-degli-armeni/|titolo=Francia e Turchia litigano sul genocidio degli armeni|pubblicazione=Il Post|data=22 dicembre 2011|accesso=8 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131016004335/https://www.ilpost.it/2011/12/22/francia-e-turchia-litigano-sul-genocidio-degli-armeni/|urlmorto=no}}</ref>
Le [[Nazioni Unite]] non hanno mai riconosciuto esplicitamente il caso armeno come genocidio, ma in un documento della Sottocommissione per la prevenzione della discriminazione e la protezione delle minoranze del 2 luglio 1985, lo hanno affiancato ai grandi genocidi del XX secolo, paragonandolo all'Olocausto e definendolo come «massacro ottomano degli armeni nel 1915-1916».<ref name=SubComm/>
Il genocidio, che gli armeni chiamano ''Medz Yeghern'' ("grande crimine"), viene commemorato il 24 aprile, data in cui nel 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l'élite armena di [[Costantinopoli]] e a cui seguirono massicce deportazioni verso l'interno dell'Anatolia fino al massacro sistematico di una larga fetta della popolazione armena nei mesi successivi.<ref name=AGM/>
==== Genocidio assiro e Genocidio dei
{{vedi anche|Genocidio assiro|Genocidio dei greci del Ponto}}
Contemporaneo alla massiccia persecuzione degli armeni fu il cosiddetto [[genocidio assiro|genocidio]] dei cristiani [[Assiri (gruppo etnico)|assiri]], [[caldei]] e [[siriaci]] (''seyfo'' in [[assiro]]) da parte del governo dei Giovani Turchi e dagli alleati curdi nelle province orientali ottomane. La persecuzione verso gli assiri era iniziata già nel [[XIX secolo]], ma fu con lo scoppio della [[prima guerra mondiale]] e con la mobilitazione generale del 1914 che iniziò una fase di repressione violenta nei loro confronti, in particolare dopo il rifiuto dei giovani di rispondere alla chiamata per l'arruolamento nell'esercito ottomano.<ref name=Morris3>{{cita|Morris, Ze'evi, ''Il genocidio dei cristiani''|Parte terza, Cap. 7}}.</ref> Secondo alcune stime durante la repressione turca furono uccisi da 200.000 fino a più di 250.000 assiri e altri cristiani.<ref name=Morris4>{{cita|Morris, Ze'evi, ''The Thirty-Year Genocide''|p. 373}}.</ref><ref name=Travis>{{Cita pubblicazione|autore=Hannibal Travis|data=dicembre 2006|titolo=“Native Christians Massacred”: The Ottoman Genocide of the Assyrians during World War I|editore=IAGS|volume=1|numero=3|pp=327-371|lingua=en|accesso=1º febbraio 2021|url=https://scholarcommons.usf.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1233&context=gsp|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201212201018/https://scholarcommons.usf.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1233&context=gsp|urlmorto=no|pubblicazione=Genocide Studies and Prevention: An International Journal|ISSN=1911-9933|oclc=804391848}}</ref>
Analogamente, nello stesso periodo e fino almeno al 1923, oggetto di pesanti persecuzioni furono le popolazioni di [[greci del Ponto|origine greca]], in particolare i cristiani ortodossi abitanti la regione anatolica del [[Ponto]], sulle coste del [[Mar Nero]]. Nel tentativo di risolvere il "problema greco", analogamente a quello armeno, il governo ottomano, nel tentativo di eliminare la presenza cristiana nel suo territorio, arrivò a uccidere un numero stimato di circa 350.000 greci, a cui si devono aggiungere i profughi costretti ad abbandonare la Turchia verso la Grecia e altri paesi del mondo.<ref name=Greci>{{cita web|url=https://it.gariwo.net/educazione/memoria/cent-anni-dal-genocidio-dei-greci-del-ponto-20750.html|titolo=Cent'anni dal genocidio dei Greci del Ponto|autore=Maria Tatsos|sito=Gariwo|data=14 maggio 2019|accesso=1º febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201126093848/http://www.aina.org/releases/20160606170745.htm|urlmorto=no}}</ref>
Il riconoscimento dei genocidi degli assiri e dei greci del Ponto è stato storicamente meno esteso rispetto al genocidio degli armeni a cui sono stati spesso accostati. La [[Svezia]] ha riconosciuto il genocidio armeno insieme a quello di altri gruppi etnici, caldei, siriaci, assiri e greci del Ponto, nel 2010<ref name=TheLocal>{{Cita news|lingua=en|autore=Peter Vinthagen Simpson|url=https://www.thelocal.se/20100311/25468|titolo=Sweden to recognize Armenian genocide|pubblicazione=The Local|editore=The Local Europe AB|accesso=1º febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140222191127/https://www.thelocal.se/20100311/25468|urlmorto=no}}</ref>, così come hanno fatto l'[[Armenia]] e i parlamenti dell'[[Austria]] e dei [[Paesi Bassi]] nel 2015 e di quello della [[Germania]] l'anno successivo.<ref name=AINA1>{{Cita news|lingua=en|url=http://www.aina.org/news/20150410044601.htm|titolo=Dutch Parliament Recognizes Assyrian, Greek and Armenian Genocide|data=10 aprile 2015|accesso=1º febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201008204652/http://www.aina.org/news/20150410044601.htm|urlmorto=no|sito=Assyrian International News Agency}}</ref><ref name=AINA2>{{Cita news|lingua=en|url=http://www.aina.org/news/20150422150043.htm|titolo=Austrian Parliament Recognizes Armenian, Assyrian, Greek Genocide|data=22 aprile 2015|accesso=1º febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210206091712/http://www.aina.org/news/20150422150043.htm|urlmorto=no|sito=Assyrian International News Agency}}</ref>
<ref name=AINA3>{{Cita news|lingua=en|autore=Miryam A. Abraham|url=http://www.aina.org/releases/20160606170745.htm|titolo=German Recognition of Armenian, Assyrian Genocide: History and Politics|data=6 giugno 2016|accesso=1º febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201126093848/http://www.aina.org/releases/20160606170745.htm|urlmorto=no|sito=Assyrian International News Agency}}</ref>
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{{vedi anche|Olocausto|Vittime dell'Olocausto|Processi internazionali ai crimini nazisti}}
[[File:Nuremberg-1-.jpg|thumb|Imputati al [[processo di Norimberga]]. In prima fila, da sinistra: [[Hermann Göring]], [[Rudolf Hess]], [[Joachim von Ribbentrop]], [[Wilhelm Keitel]]; in seconda fila, da sinistra: [[Karl Dönitz]], [[Erich Raeder]], [[Baldur von Schirach]], [[Fritz Sauckel]]]]
La [[Shoah]], l'eliminazione di circa 6 milioni di ebrei pari ai due terzi degli ebrei d'Europa,<ref name=HilbergIntro>{{cita|Hilberg|''Introduzione''}}.</ref><ref name=Sessi>{{Cita pubblicazione|autore=Frediano Sessi|anno=1999|titolo=Raul Hilberg e la distruzione degli ebrei d'Europa|accesso=8 febbraio 2021|url=http://www.fredianosessi.it/documenti/HILBERG.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130626013154/http://www.fredianosessi.it/documenti/HILBERG.pdf|urlmorto=sì|formato=PDF}}</ref> venne organizzata e portata a termine dalla [[Germania nazista]] mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo che ebbe inizio nel 1933 con la segregazione degli ebrei tedeschi, proseguì, estendendosi a tutta l'Europa occupata dal [[Terzo Reich]] durante la [[seconda guerra mondiale]], con il concentramento e la deportazione e quindi culminò dal 1941 con l'inizio dell'eliminazione fisica soprattutto nei [[Campo di sterminio|campi di sterminio]], strutture di annientamento appositamente predisposte in cui attuare quella che i nazisti denominarono "[[soluzione finale della questione ebraica]]".<ref name=Hilberg51>{{cita|Hilberg|pp. 51-52}}.</ref> L'annientamento degli ebrei nei centri di sterminio rappresenta secondo la maggior parte degli storici un ''unicum'' nella storia umana, per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dalla macchina di distruzione nazista.<ref name=Hilberg975>{{cita|Hilberg|p. 975}}.</ref><ref name=Pisanty>{{cita|Pisanty|''La tesi dell'unicità''}}.</ref><ref name=Luzzatto>{{Cita pubblicazione|autore=Gadi Luzzatto Voghera|anno=2011|titolo=Linee interpretative nella storia della Shoah|editore=Edizioni Studium|numero=5|pp=32-35|accesso=8 febbraio 2021|url=https://www.academia.edu/5017480/Linee_interpretative_nella_storia_della_Shoah|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210202232201/https://www.academia.edu/5017480/Linee_interpretative_nella_storia_della_Shoah|urlmorto=no|pubblicazione=Nuova secondaria}}</ref>
Oltre che con gli ebrei, i [[Vittime dell'Olocausto|nazisti si accanirono]] contro altri gruppi etnici quali i [[Porrajmos|rom e sinti]], gruppi religiosi quali i [[Storia dei testimoni di Geova nella Germania nazista e durante l'Olocausto|testimoni di Geova]], contro gli [[Storia degli omosessuali nella Germania nazista e durante l'Olocausto|omosessuali]], gli oppositori politici e i [[Prigioniero di guerra|prigionieri di guerra]], in particolare [[Crimini nazisti contro i prigionieri di guerra sovietici|sovietici]], i disabili e i [[Malattia mentale|malati di mente]], e contro la popolazione civile dei paesi conquistati, in particolare [[Polonia|polacchi]], [[Ucraina|ucraini]], [[Russia|russi]] e [[Bielorussia|bielorussi]], per un totale di altri 11 milioni di vittime.<ref name=USHMM2>{{cita web|url=https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/documenting-numbers-of-victims-of-the-holocaust-and-nazi-persecution|titolo=Documenting numbers of victims of the Holocaust and nazi persecution|editore=United States Holocaust Memorial Museum|lingua=en|accesso=8 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210206000908/https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/documenting-numbers-of-victims-of-the-holocaust-and-nazi-persecution|urlmorto=no|opera=Enciclopedia dell'Olocausto}}</ref><ref name=Leotta66>{{cita|Leotta|p. 66}}.</ref>
L'Olocausto fu il primo grande crimine di massa per il quale la comunità internazionale iniziò un percorso giuridico volto a [[Processi internazionali ai crimini nazisti|processare i responsabili]] e fu il primo caso di applicazione nel diritto del termine "genocidio" dopo la sua introduzione da parte di Raphael Lemkin.<ref name=Leotta117/>
[[File:Adolf Eichmann takes notes during his trial USHMM 65268.jpg|thumb|sinistra|[[Adolf Eichmann]] durante il processo]]
Il termine entrò nel dibattito pubblico sulla Shoah e nell'azione penale quando nel 1961 fu istruito presso la corte distrettuale di [[Gerusalemme]] il processo ai danni di [[Adolf Eichmann]], considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista. Le accuse contro l'ex-militare tedesco riguardavano i crimini di guerra e il genocidio e altri reati previsti dall'ordinamento di [[Israele]]. Eichmann fu condannato a morte dopo la conferma del processo in appello e fu giustiziato nel maggio del 1962.<ref name=Scigliano>{{Cita pubblicazione|autore=Alberto Scigliano|anno=2013|titolo=Il processo Eichmann. Il ruolo del diritto nella ridefinizione della memoria e dell'identità nazionale israeliana|volume=2|numero=14|accesso=16 febbraio 2021|doi=10.4000/diacronie.244|url=https://journals.openedition.org/diacronie/244|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190516202654/https://journals.openedition.org/diacronie/244|urlmorto=no|pubblicazione=DIacronie. Studi di storia contemporanea| issn = 2038-0925 }}</ref> Nel corso del processo il dibattito si focalizzò anche sulla competenza del tribunale israeliano a giudicare Eichmann per crimini contro l'umanità e genocidio per i quali era secondo alcuni preferibile che tale azione fosse svolta da un tribunale internazionale appositamente creato.<ref name=Arendt>{{cita|Arendt|pp. 275-277}}.</ref>
Il riconoscimento dell'Olocausto come genocidio è stato il più ampio a livello internazionale sin dalla prima dichiarazione delle Nazioni Unite circa la definizione del genocidio come crimine nel 1946 che riprendeva quella di Raphael Lemkin nel suo testo ''Axis Rule in Occupied Europe'' nel quale l'autore dettagliava i crimi commessi dall'occupazione hitleriana dell'Europa.<ref name=ONUAG1/><ref name=Flores>{{Cita pubblicazione|nome=Marcello|cognome=Flores|anno=2014|titolo=Jan Karski e Raphael Lemkin: la coscienza del genocidio|rivista=PL.IT Rassegna italiana di argomenti polacchi|editore=Associazione Italiana Polonisti (AIP)|numero=5|p=43|accesso=31 dicembre 2020|url=https://plitonline.it/pdf/2014/plit-5-2014-35-47-marcello-flores.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200712172526/https://plitonline.it/pdf/2014/plit-5-2014-35-47-marcello-flores.pdf|urlmorto=no|formato=pdf|issn=2384-9266}}</ref>
{{Vedi anche|Guerre jugoslave|Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia}}
La definizione di genocidio contenuta nella ''Convenzione'' fu utilizzato per la prima volta nel dopoguerra a livello internazionale in occasione dell'insediamento del [[Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia]] (ICTY), organo giudiziario delle Nazioni Unite, a cui fu affidato il compito di perseguire le persone (e non gli stati o altre organizzazioni) responsabili di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario commesse nel territorio della ex-Jugoslavia a partire dal 1991. Il Tribunale fu una [[Tribunale|corte]] ''ad hoc'' con sede all'[[l'Aia|Aia]] nei [[Paesi Bassi]], istituita il 25 maggio 1993 con le risoluzioni 808 e 827 del [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite]].<ref name=ONU827/> I reati perseguiti e giudicati secondo lo statuto furono:<ref name=StatutoICTY>{{Cita pubblicazione|autore=Security Council|data=3 maggio 1993|titolo=Statute of the International Tribunal|editore=ONU|p=36|lingua=en|accesso=31 dicembre 2019|url=https://www.icty.org/x/file/Legal%20Library/Statute/statute_re808_1993_en.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200318113450/https://www.icty.org/x/file/Legal%20Library/Statute/statute_re808_1993_en.pdf|urlmorto=no|opera=Report of the Secretary General pursuant to paragraph 2 of Security Council Resolution 808, 3 May 1993}}</ref>
* gravi infrazioni alle [[convenzioni di Ginevra]] del 1949
* violazioni delle consuetudini e delle [[Diritto bellico|leggi di guerra]]
* [[crimine contro l'umanità|crimini contro l'umanità]]
* genocidio
[[File:Exhumations in Srebrenica 1996.jpg|thumb|Esumazione a [[Srebrenica]] nel 1996]]
La giurisdizione della corte fu limitata alle sole [[Persona fisica|persone fisiche]] e non a Stati, partiti politici od altre organizzazioni.<ref name=StatutoICTY/>
Il Tribunale ha esaminato 161 casi, con 90 condanne e 18 assoluzioni. Per 37 imputati le accuse sono state ritirate o sono morti a processo ancora in corso; 13 imputati sono stati deferiti alle rispettive corti nazionali e mentre 3 casi sono stati trasferiti presso il Meccanismo residuale per i Tribunali Penali Internazionali (MTPI), l'organo creato appositamente per succedere congiuntamente ai tribunali internazionali per l'ex-Jugoslavia e per il Ruanda.<ref name=Key>{{cita web|url=http://www.icty.org/en/cases/key-figures-cases|titolo=Key Figures of the Cases|sito=ICTY|lingua=en|accesso=7 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191102202842/https://www.icty.org/en/cases/key-figures-cases|urlmorto=no|mese=agosto|anno=2019}}</ref>
Molti degli [[Lista di imputati dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia|imputati]] furono accusati di genocidio, oltreché di crimini di guerra e contro l'umanità. Solo alcuni furono però condannati per questo crimine o per complicità. [[Radovan Karadžić]], presidente della [[Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina]] dal 1992 al 1996, condannato all'ergastolo in appello nel 2019, e il generale [[Ratko Mladić]], comandante dell'esercito della neo-costituita repubblica, furono ad esempio riconosciuti colpevoli di genocidio per il [[massacro di Srebrenica]] durante il quale furono uccise circa 8 000 persone, ma assolti per tale crimine per il complesso delle azioni criminali avvenute in Bosnia fra il 1991 e il 1995 ai danni delle popolazioni musulmane della Bosnia, in quanto non è stato provato che il genocidio fosse l'obiettivo di tali azioni.<ref name=Karadzic>{{Cita news|lingua=en|autore=International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia|url=https://www.icty.org/x/cases/karadzic/tjug/en/160324_judgement_summary.pdf|titolo=Trial Judgment Summary for Radovan Karadžić|data=24 marzo 2016|accesso=7 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190904133019/http://www.icty.org/x/cases/karadzic/tjug/en/160324_judgement_summary.pdf|urlmorto=no|sito=ICTY}}</ref><ref name=Mladic>{{Cita news|lingua=en|autore=International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia|url=https://www.icty.org/x/cases/mladic/tjug/en/171122-summary-en.pdf|titolo=Trial Judgment Summary for Ratko Mladić|data=22 novembre 2017|accesso=7 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191024054046/https://www.icty.org/x/cases/mladic/tjug/en/171122-summary-en.pdf|urlmorto=no|sito=ICTY}}</ref><ref name=KaradzicAppello>{{Cita news|url=https://www.repubblica.it/esteri/2019/03/20/news/karadzic_condannato_ergastolo-222089508/|titolo=Ex Jugoslavia, Karadzic condannato all'ergastolo per genocidio Srebrenica e altri crimini di guerra|pubblicazione=La Repubblica|data=20 marzo 2019|accesso=7 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191226125922/https://www.repubblica.it/esteri/2019/03/20/news/karadzic_condannato_ergastolo-222089508/|urlmorto=no}}</ref> La prima persona a essere condannata dal Tribunale per il crimine di genocidio fu [[Radislav Krstić]], generale dell'[[Vojska Republike Srpske|esercito serbo-bosniaco]], a cui nel 2001 furono inflitti 46 anni di carcere (poi ridotti a 35 in appello nel 2004) per i fatti di Srebrenica.<ref name=Krstić>{{Cita news|lingua=en|url=http://www.icty.org/x/cases/krstic/cis/en/cis_krstic.pdf|titolo=Case information Shett: Radislav Krstić|accesso=7 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190927050901/http://www.icty.org/x/cases/krstic/cis/en/cis_krstic.pdf|urlmorto=no}}</ref>
Anche la [[Corte internazionale di giustizia]], principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, nel 2007 ha stabilito in una sua sentenza che il [[massacro di Srebrenica]], essendo stato commesso con lo specifico intento di distruggere il gruppo etnico dei [[bosgnacchi]], costituisce un genocidio. La Corte ha argomentato circa il coinvolgimento non solo delle [[persona fisica|persone fisiche]] coinvolte, ma anche degli stati, in particolare della [[Repubblica di Serbia (1990-2006)|Repubblica di Serbia]].<ref name=ICJ>{{Cita pubblicazione|data=26 febbraio 2007|titolo=Case Concerning Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide (Bosnia and Herzegovina v. Serbia and Montenegro)|editore=International Court of Justice|lingua=en|accesso=7 gennaio 2020|url=https://www.icj-cij.org/files/case-related/91/091-20070226-JUD-01-00-EN.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191227001401/https://www.icj-cij.org/files/case-related/91/091-20070226-JUD-01-00-EN.pdf|urlmorto=no|formato=PDF|ISBN=978-92-1-071029-9}}</ref> La Corte ha esaminato i fatti che si sono svolti nell'ex-Jugoslavia negli anni novanta nell'eventualità che potessero essere definiti come genocidio. Pur avendo stabilito che atrocità e massicce uccisioni erano state perpetrate durante il conflitto in tutto il territorio della [[Bosnia ed Erzegovina]], ha riscontrato che questi atti non erano accompagnati dall'intento specifico che definisce il crimine di genocidio, cioè l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, il gruppo protetto. Tuttavia ha stabilito che le uccisioni a Srebrenica nel luglio 1995 erano state commesse con l'intento specifico di distruggere in parte il gruppo dei musulmani bosniaci di quella zona e quindi con l'intento di genocidio. La Corte ha poi riscontrato l'esistenza di prove che indicano che la decisione di uccidere la popolazione maschile adulta della comunità musulmana di Srebrenica era stata presa dagli alti gradi dell'[[Vojska Republike Srpske|esercito serbo-bosniaco]] (VRS) e che la Repubblica di Serbia aveva violato l'articolo 1 della ''Convenzione sul genocidio'' circa la mancata prevenzione del genocidio di Srebrenica.<ref name=ICJ2>{{cita web|url=https://www.icj-cij.org/en/case/91|titolo=Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide (Bosnia and Herzegovina v. Serbia and Montenegro)|editore=International Court of Justice|lingua=en|accesso=7 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200102143252/https://www.icj-cij.org/en/case/91|urlmorto=no}}</ref>
Fu durante le guerre jugoslave che si iniziò a fare uso in ambito politico, giudiziario e giornalistico della locuzione "[[pulizia etnica]]" per descrivere il tentativo di creare aree geografiche etnicamente omogenee attraverso la deportazione, lo spostamento forzato o l'uccisione di persone appartenenti a particolari gruppi etnici.<ref name=EthnicCleansing>{{cita web|url=https://www.britannica.com/topic/ethnic-cleansing|titolo=Ethnic cleansing|autore=George J. Andreopoulos|sito=Encyclopædia Britannica|lingua=en|accesso=7 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191022045247/https://www.britannica.com/topic/ethnic-cleansing|urlmorto=no}}</ref>
Nel 2015 vi fu un tentativo di riconoscere a livello internazionale il [[massacro di Srebrenica]] come genocidio, anche per quanto stabilito dal Tribunale penale internazionale, quando una bozza di risoluzione in tal senso fu votata dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU.<ref name=ONUdraft2015>{{Cita pubblicazione|autore=Security Council|data=8 luglio 2015|titolo=Draft resolution S/2015/508|editore=ONU|lingua=en|accesso=7 gennaio 2020|url=https://undocs.org/en/S/2015/508|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200107144152/https://undocs.org/en/S/2015/508|urlmorto=no}}</ref> La bozza non fu però approvata per il veto posto dalla [[Russia]].<ref name=ONU7481st>{{Cita pubblicazione|autore=Security Council|data=8 luglio 2015|titolo=7481st meeting|editore=ONU|p=7|lingua=en|accesso=7 gennaio 2020|url=https://undocs.org/en/S/PV.7481|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200107144658/https://undocs.org/en/S/PV.7481|urlmorto=no}}</ref><ref name=IlPost>{{Cita news|url=https://www.ilpost.it/2015/07/09/russia-genocidio-massacro-srebrenica/|titolo=La Russia non vuole chiamare “genocidio” il massacro di Srebrenica|pubblicazione=Il Post|data=9 luglio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190910192408/https://www.ilpost.it/2015/07/09/russia-genocidio-massacro-srebrenica/|urlmorto=no}}</ref>
=== Genocidio del Ruanda ===
{{Vedi anche|Genocidio del Ruanda|Tribunale penale internazionale per il Ruanda}}
[[File:Rwandan Genocide Murambi skulls.jpg|thumb|sinistra|Resti delle vittime del [[genocidio ruandese]] che mostrano sfregi e segni di violenze. Memoriale del genocidio di Murambi]]
Un anno dopo l'istituzione del Tribunale per l'ex-Jugoslavia fu creata una analoga corte speciale per l'esame dei crimini commessi in [[Ruanda]] nel 1994 quando centinaia di migliaia di persone, fino a un milione secondo alcune fonti, prevalentemente di etnia [[tutsi]], furono uccise in modo sistematico al culmine del conflitto interno che li vedeva contrapposti alla maggioranza [[hutu]].<ref name=ICTR/> Il [[Tribunale penale internazionale per il Ruanda]] (ICTR, ''International Criminal Tribunal for Rwanda'') fu istituito, su richiesta del governo ruandese, dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione 955 dell'8 novembre 1994, «al solo scopo di perseguire le persone responsabili di genocidio e altre gravi violazioni del diritto internazionale umanitario nel territorio del Ruanda e dei cittadini ruandesi responsabili del genocidio e di altre violazioni del genere commessi nel territorio degli stati limitrofi, tra il 1º gennaio 1994 e 31 dicembre 1994.» Secondo lo statuto i crimini perseguibili dal Tribunale erano il genocidio, nella definizione della ''Convenzione'', e i crimini contro l'umanità, intesi come crimini distinti. In particolare furono considerati punibili il genocidio, la cospirazione per commettere genocidio, l'incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio, il tentativo di commettere genocidio e la complicità in genocidio. Nell'ambito dei crimini contro l'umanità, furono considerati perseguibili: l'omicidio, lo sterminio, l'asservimento, la deportazione, la reclusione, la tortura, lo stupro, la persecuzione per motivi politici, razziali e religiosi e altri atti disumani.<ref name=ONU955/>
Il Tribunale fu insediato a [[Arusha]] in [[Tanzania]], città già sede della [[Comunità dell'Africa orientale]], organismo di cooperazione economica di cui faceva parte anche il Ruanda.<ref name=ONU977>{{Cita pubblicazione|autore=Security Council|data=22 febbraio 1995|titolo=Resolution 977 (1995) on the seat of the ICTR|editore=ONU|lingua=en|accesso=28 gennaio 2020|url=https://www.irmct.org/specials/ictr-remembers/docs/res977-1995_en.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200128101909/https://www.irmct.org/specials/ictr-remembers/docs/res977-1995_en.pdf|urlmorto=no|sito=International Residual Mechanism for Criminal Tribunals}}</ref> Ad Arusha fu realizzata anche la prima prigione costruita dalle Nazioni Unite (UNDF, ''United Nations Detention Facility''), nella quale furono reclusi circa 80 imputati e nella cui struttura furono ospitati i testimoni durante i processi.<ref name=ICTR/>
Fino al termine del suo mandato alla fine del 2015, il Tribunale ha incriminato 93 persone, con 63 condanne, 14 assoluzioni e 10 casi riviati alla giurisdizione nazionale.<ref name=AboutICTR>{{cita web|url=https://unictr.irmct.org/en/tribunal|titolo=The ICTR in Brief|sito=International Residual Mechanism for Criminal Tribunals|editore=ONU|lingua=en|accesso=29 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191218220400/https://unictr.irmct.org/en/tribunal|urlmorto=no}}</ref><ref name=Sir>{{Cita news|autore=Davide Maggiore|url=https://agensir.it/mondo/2016/01/09/il-tribunale-penale-internazionale-per-il-rwanda-chiude-dal-1994-ha-emesso-61-condanne-e-14-assoluzioni-per-il-genocidio/|titolo=Il Tribunale penale internazionale per il Rwanda chiude: dal 1994 ha emesso 61 condanne e 14 assoluzioni per il genocidio|editore=Società per l’Informazione Religiosa|data=9 gennaio 2016|accesso=29 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160126035331/http://agensir.it/mondo/2016/01/09/il-tribunale-penale-internazionale-per-il-rwanda-chiude-dal-1994-ha-emesso-61-condanne-e-14-assoluzioni-per-il-genocidio/|urlmorto=no|sito=SIR Agenzia d'informazione}}</ref> Come nel caso della ex-Jugoslavia, alcuni casi sono stati trasferiti presso il Meccanismo Residuale per i Tribunali Penali Internazionali (''International Residual Mechanism for Criminal Tribunals'') istituito nel 2010 per occuparsi del residuo dell'attività dei tribunali internazionali.<ref name=Mechanism>{{cita web|url=https://www.irmct.org/en/about|titolo=About|sito=International Residual Mechanism for Criminal Tribunals|editore=ONU|lingua=en|accesso=28 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190717151306/https://www.irmct.org/en/about|urlmorto=no}}</ref>
Il primo processo per genocidio iniziò il 9 gennaio del 1997, a carico di Jean-Paul Akayesu, all'epoca dei fatti sindaco di [[Taba (Ruanda)|Taba]], condannato l'anno dopo all'ergastolo per il massacro di circa duemila tutsi che si erano rifugiati nel municipio della città ruandese, per lo stupro collettivo delle donne tutsi e per la partecipazione diretta a diversi omicidi.<ref name=Repubblica1998>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/09/05/ruanda-condanna-all-ergastolo-per-ex.html|titolo=Ruanda, condanna all'ergastolo per l'ex premier hutu genocida|pubblicazione=La Repubblica|data=5 settembre 1998|accesso=28 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200128172649/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/09/05/ruanda-condanna-all-ergastolo-per-ex.html|urlmorto=no}}</ref> Akayesu fu riconosciuto colpevole il 2 settembre 1998 in 9 capi d'imputazione su 15 tra cui genocidio e crimini contro l'umanità (per tortura, omicidio, sterminio, stupro e altri atti disumani).<ref name=Akayesu>{{Cita pubblicazione|autore=International Criminal Tribunal for Rwanda|data=2 settembre 1998|titolo=The Prosecutor versus Jean-Paul Akayesu|lingua=en|accesso=28 gennaio 2020|url=https://unictr.irmct.org/sites/unictr.org/files/case-documents/ictr-96-4/trial-judgements/en/980902.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191030091401/https://unictr.irmct.org/sites/unictr.org/files/case-documents/ictr-96-4/trial-judgements/en/980902.pdf|urlmorto=no|sito=ICTR}}</ref> La sentenza fu la prima in cui fu emesso, da un tribunale internazionale, un giudizio per genocidio secondo la definizione della ''Convenzione'' del 1948. Nella stessa sentenza il Tribunale ha anche definito per la prima volta il crimine di [[stupro]] nel diritto penale internazionale e ha riconosciuto lo stupro come mezzo per perpetrare il genocidio.<ref name=ICTR/><ref name=Maugeri155>{{cita|Maugeri|p. 155}}.</ref>
Il 4 settembre 1998 si concluse con la condanna all'ergastolo il processo nei confronti dell'ex-primo ministro ruandese [[Jean Kambanda]] che era entrato in carica ''ad interim'' due giorni dopo l'attentato contro l'aereo del presidente Juvénal Habyarimana e fino al luglio dello stesso anno. Fu durante la sua presidenza che si svolsero gli eventi più tragici e i maggiori crimini ai danni della popolazione tutsi.<ref name=Repubblica1998/> Kambanda, che aveva ammesso le sue responsabilità, fu riconosciuto pienamente colpevole per tutte le fattispecie di genocidio previste e per crimini contro l'umanità (omicidio e sterminio).<ref name=Kambanda>{{Cita pubblicazione|autore=International Criminal Tribunal for Rwanda|data=4 settembre 1998|titolo=The Prosecutor versus Jean Kambanda|lingua=en|accesso=29 gennaio 2020|url=https://unictr.irmct.org/sites/unictr.org/files/case-documents/ictr-97-23/trial-judgements/en/980904.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191024084103/https://unictr.irmct.org/sites/unictr.org/files/case-documents/ictr-97-23/trial-judgements/en/980904.pdf|urlmorto=no|sito=ICTR}}</ref>
=== Genocidio cambogiano ===
{{Vedi anche|Genocidio cambogiano|Tribunale speciale della Cambogia}}
[[File:Tuolsleng2c.jpg|thumb|Foto di vittime dei [[khmer rossi]] allineate sulle pareti del museo di [[Museo del genocidio di Tuol Sleng|Tuol Sleng]]]]
Tra il 1975 e il 1979, sotto la dittatura [[Stato comunista|comunista]] di [[Pol Pot]], fu avviato in [[Cambogia]] (all'epoca rinominata [[Kampuchea Democratica]] dai [[khmer rossi]]) un processo di epurazione della popolazione volto a trasformare il paese in una repubblica socialista agraria, fondata sui principi del [[maoismo]].<ref>{{cita|Jackson|p. 219}}.</ref> Il conto delle vittime degli khmer rossi ha prodotto risultati che variano da un minimo di 800.000 a un massimo di 3.300.000 morti, tra i morti per esecuzioni, per carestie e per l'assenza di cure mediche.<ref name=Heuveline>{{cita|Heuveline|pp. 102-105}}.</ref>
Caduto nel 1979 il regime della Kampuchea Democratica, il dittatore Pol Pot, in esilio, fu processato in contumacia insieme all'ex-primo ministro [[Ieng Sary]] da una corte cambogiana e condannato per genocidio. Fu il primo processo per genocidio nel dopoguerra benché istruito a livello locale.<ref>{{cita|Etcheson|p. 14}}.</ref>
Nel 1997 il governo cambogiano chiese l'assistenza alle Nazioni Unite per l'ìstituzione di un tribunale competente, sul modello di quelli che stavano operando per i casi della ex-Jugoslavia e del Ruanda, per giudicare i fatti commessi tra il 1975 e il 1979 e perseguire i responsabili degli eccidi, alcuni dei quali erano stati da poco arrestati.<ref name=Letter>{{Cita pubblicazione|data=21 giugno 1997|titolo=Letter dated 21 June 1997 from the First and Second Prime Ministers of Cambodia addressed to the Secretary-General|lingua=en|accesso=30 gennaio 2020|url=http://www.unakrt-online.org/sites/default/files/documents/June_21_1997_letters_from_PMs-2-1.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160910082638/http://www.unakrt-online.org/sites/default/files/documents/June_21_1997_letters_from_PMs-2-1.pdf|urlmorto=no|sito=United Nations Assistance to the Khmer Rouge Trials}}</ref> Dopo lunghi negoziati e il lavoro di una commissione di studio, si stabilì nel 2003 di creare tribunali misti, sotto il controllo dell'ONU, frutto di un accordo con il governo locale.<ref name=Leotta168>{{cita|Leotta|p. 168}}.</ref><ref name=Agreement>{{Cita pubblicazione|data=6 giugno 2003|titolo=Agreement between the United Nations and the Royal Government of Cambodia concerning the prosecution under Cambodian law of crimes committed during the period of Democratic Kampuchea|lingua=en|accesso=30 gennaio 2020|url=http://www.unakrt-online.org/sites/default/files/documents/volume-2329-I-41723.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160909174506/http://www.unakrt-online.org/sites/default/files/documents/volume-2329-I-41723.pdf|urlmorto=no|sito=United Nations Assistance to the Khmer Rouge Trials}}</ref> Fu quindi creato un [[Tribunale speciale della Cambogia|tribunale speciale]] costituito dalle Camere speciali nelle Corti della Cambogia (''Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia'', ECCC), una corte speciale istruita nel 2001 che opera secondo il sistema giudiziario locale, con il contributo tecnico di un organismo denominato Assistenza delle Nazioni Unite ai processi sugli khmer rossi (''United Nations Assistance to the Khmer Rouge Trials'', UNAKRT).<ref name=UNAKRTabout>{{cita web|url=http://www.unakrt-online.org/about-us|titolo=About us|sito=United Nations Assistance to the Khmer Rouge Trials|lingua=en|accesso=30 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190714182331/http://www.unakrt-online.org/about-us|urlmorto=no}}</ref><ref name=ECCCabout>{{cita web|url=https://www.eccc.gov.kh/en/about-eccc|titolo=About ECCC|sito=Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia|lingua=en|accesso=30 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190907104656/https://www.eccc.gov.kh/en/about-eccc|urlmorto=no}}</ref> Secondo l'accordo, le Camere speciali applicano la legge cambogiana, integrata dalla legislazione internazionale. Alle Camere straordinarie è stata affidata la giurisdizione sul crimine di genocidio come definito nella ''Convenzione'' del 1948, sui crimini contro l'umanità per come definiti nello [[Statuto di Roma]] del 1998 e su gravi violazioni della [[Convenzioni di Ginevra]] del 1949 e su altri crimini definiti nel Capitolo II della legge cambogiana di istituzione delle Camere straordinarie promulgata il 10 agosto 2001 e emendata nel 2004.<ref name=Agreement/><ref name=LawEstablishment>{{Cita pubblicazione|data=27 ottobre 2004|titolo=The Law on the Establishment of the Extraordinary Chambers as amended|lingua=en|accesso=30 gennaio 2020|url=http://www.eccc.gov.kh/sites/default/files/legal-documents/KR_Law_as_amended_27_Oct_2004_Eng.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191030101709/https://www.eccc.gov.kh/sites/default/files/legal-documents/KR_Law_as_amended_27_Oct_2004_Eng.pdf|urlmorto=no|sito=Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia}}</ref>
Il primo caso di cui si occuparono le Camere speciali fu quello di [[Kaing Guek Eav]] (conosciuto col nome di battaglia '"Duch"), importante esponente degli khmer rossi ed ex-direttore del campo di tortura ed esecuzione [[S-21]]. Ritenuto morto dopo la caduta del regime nel 1979, riuscì invece a fuggire e, rifugiatosi dapprima in [[Thailandia]] e poi tornato in Cambogia, fu scoperto dal fotoreporter Nic Dunlop nel 1999 e rilasciò una intervista al giornalista Nate Thayer e allo stesso Dunlop per il ''Far Eastern Economic Review''. A seguito dell'intervista si arrese alle autorità cambogiane. Dopo una lunga fase investigativa, durante la quale "Duch" collaborò con le autorità per far luce sui misfatti compiuti da lui stesso e dal regime, il processo iniziò il 17 febbraio 2009 e si concluse il 26 luglio 2010, con la condanna di Kaing Guek Eav a 35 anni di reclusione per crimini contro l'umanità e gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra, ma non per genocidio. In appello la condanna è stata commutata in ergastolo.<ref name=Duch>{{cita web|url=https://www.eccc.gov.kh/en/case/topic/90|titolo=Case 001|sito=Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia|lingua=en|accesso=31 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200131105223/https://www.eccc.gov.kh/en/case/topic/90|urlmorto=no}}</ref>
In seguito furono processati per crimini contro l'umanità, gravi violazioni della Convenzione di Ginevra e per genocidio altri esponenti del regime. Tra questi [[Nuon Chea]] ("Fratello Numero 2"), primo ministro della Kampuchea Democratica, secondo nella catena di comando dopo Pol Pot e tra i principali ideologi dei khmer rossi, e [[Khieu Samphan]], capo di Stato della Kampuchea Democratica, entrambi condannati, dopo varie fasi del procedimento, all'ergastolo. Le Camere iniziarono i processi anche nei confronti di [[Ieng Sary]] ("Fratello Numero 3"), terzo nella catena di comando e vice-primo ministro, accusato degli stessi crimini. Sary morì nel 2013 in prigione a 87 anni prima che il procedimento si fosse concluso e senza condanna. Sua moglie [[Ieng Thirith]], accusata di vari reati, fu liberata nel 2012 perché ritenuta inadatta a sostenere il processo per motivi di salute e morì nel 2015.<ref name=Case002>{{cita web|url=https://www.eccc.gov.kh/en/case/topic/119|titolo=Case 002|sito=Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia|lingua=en|accesso=31 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190424083547/https://www.eccc.gov.kh/en/case/topic/119|urlmorto=no}}</ref>
Con la morte di Nuon Chea nel 2019, all'età di 93 anni, mentre era ancora in corso l{{'}}''iter'' dei ricorsi in appello sul suo caso, e vista l'età avanzata dei pochi accusati ancora in vita senza che la maggior parte dei procedimenti si fosse concluso, si è posto il problema della reale efficacia dell'azione delle Camere speciali. In particolare il dibattito verte sulla reale validità dei giudizi già emessi e sull'efficacia giuridica delle condanne con procedimenti penali non ancora definitivamente conclusi.<ref name=Conversation>{{Cita news|lingua=en|url=http://theconversation.com/khmer-rouge-genocide-nuon-cheas-death-has-major-implications-for-justice-in-cambodia-121582|titolo=Khmer Rouge genocide: Nuon Chea’s death has major implications for justice in Cambodia|data=13 agosto 2019|accesso=31 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190813154929/http://theconversation.com/khmer-rouge-genocide-nuon-cheas-death-has-major-implications-for-justice-in-cambodia-121582|urlmorto=no|editore=The Conversation UK}}</ref><ref name=BBC>{{Cita news|lingua=en|url=https://www.bbc.com/news/world-asia-46217896|titolo=Khmer Rouge leaders found guilty of Cambodia genocide|data=16 novembre 2018|accesso=5 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191020051714/https://www.bbc.com/news/world-asia-46217896|urlmorto=no|editore=BBC News}}</ref>
=== Altri tribunali speciali ===
==== Kosovo ====
Nell'ambito della Missione di Amministrazione ''ad interim'' delle Nazioni Unite in Kosovo (''United Nations Interim Administration Mission in Kosovo'', [[UNMIK]]), creata nel 1999 per fronteggiare la crisi umanitaria e politica creatasi durante la [[guerra del Kosovo]], furono istituiti dei collegi giudicanti misti composti da giudici internazionali e locali. La giurisdizione per i reati più gravi, come il genocidio, rimase in capo al Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia (ICTY). Si trattò comunque della prima esperienza di tribunale internazionale misto.<ref name=Lattanzi14>{{cita|Lattanzi, Monetti|p. 14}}.</ref><ref name=UN1244>{{cita web|url=https://unmik.unmissions.org/united-nations-resolution-1244|titolo=United Nations Resolution 1244|autore=Security Council|sito=United States Mission in Kosovo|lingua=en|accesso=3 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190606042905/https://unmik.unmissions.org/united-nations-resolution-1244|urlmorto=no|data=10 giugno 1999}}</ref>
==== Timor Est ====
{{Vedi anche|Occupazione indonesiana di Timor Est|Crisi di Timor Est del 1999|Special panels della corte del distretto di Dili}}
In seguito alla [[crisi di Timor Est del 1999]], dopo il referendum per l'indipendenza dall'[[Indonesia]], la popolazione civile subì violenti attacchi e repressioni da parte delle milizie filo-indonesiane. Le [[Nazioni Unite]] istituirono una forza d'interdizione, denominata Forza Internazionale per Timor Est (''International Force for East Timor'', [[INTERFET]]), composta per la maggior parte da personale militare australiano e dispiegata a [[Timor Est]] per ristabilire l'ordine pubblico e mantenere la pace.<ref name=ICTJ>{{Cita pubblicazione|autore=Caitlin Reiger|autore2=Marieke Wierda|anno=2006|mese=marzo|titolo=The Serious Crimes Process in Timor-Leste: In Retrospect|editore=International Center for Transitional Justice|lingua=en|accesso=3 febbraio 2020|url=https://www.ictj.org/sites/default/files/ICTJ-TimorLeste-Criminal-Process-2006-English.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190906084509/https://www.ictj.org/sites/default/files/ICTJ-TimorLeste-Criminal-Process-2006-English.pdf|urlmorto=no}}</ref> Il 25 ottobre 1999 il controllo del paese passò all'Amministrazione Transitoria delle Nazioni Unite a Timor Est (''United Nations Transitional Administration in East Timor'', [[UNTAET]]) che, tra i suoi primi atti, diede vita alle [[Special panels della corte del distretto di Dili|Sezioni speciali della corte del distretto di Dili]], tribunale misto consistente in camere speciali costituite da due giudici internazionali e uno locale, col mandato di perseguire i responsabili dei gravi crimini commessi tra il 1º gennaio e il 25 ottobre 1999, con riferimento ai crimini di genocidio, secondo la definizione della ''Convenzione'', crimini di guerra, crimini contro l'umanità e altri reati, e con il supporto di una Unità per Gravi Reati (''Serious Crimes Unit'', SCU).<ref name=Leotta168/><ref name=Ronzitti242>{{cita|Ronzitti|p. 242}}.</ref><ref name=R2000-11>{{Cita pubblicazione|data=6 marzo 2000|titolo=Regolation No. 2000/11 of the organization of courts in East Timor|editore=United Nations Transitional Administration in East Timor|lingua=en|accesso=3 febbraio 2020|url=https://peacekeeping.un.org/en/mission/past/etimor/untaetR/Reg11.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200203114825/https://peacekeeping.un.org/en/mission/past/etimor/untaetR/Reg11.pdf|urlmorto=no|formato=PDF}}</ref><ref name=R2000-15>{{Cita pubblicazione|data=6 giugno 2000|titolo=Regolation No. 2000/15 on the establishment of Panels with exclusive jurisdiction over serious criminal offences|editore=United Nations Transitional Administration in East Timor|lingua=en|accesso=3 febbraio 2020|url=https://peacekeeping.un.org/en/mission/past/etimor/untaetR/Reg0015E.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200203115515/https://peacekeeping.un.org/en/mission/past/etimor/untaetR/Reg0015E.pdf|urlmorto=no|formato=PDF}}</ref>
Il primo processo presso gli ''Special Panels'' iniziò nel 2001. In totale si svolsero 55 processi per 88 persone accusate e 84 condanne, 24 delle quali dichiaratesi colpevoli. Con la definitiva indipendenza del paese nel 2002 e con il termine delle missioni ONU, gli ''Special Panels'' conclusero la loro attività nel 2005 con centinaia di casi ancora da affrontare.<ref name=Leotta168/><ref name=ICTJ/> L'[[Indonesia]] scelse di procedere autonomamente istituendo un tribunale ''ad hoc'' per i diritti umani, come base per processare i responsabili delle violazioni dei diritti umani a Timor Est nel 1999.<ref name=Lattanzi15>{{cita|Lattanzi, Monetti|p. 15}}.</ref> Il tribunale indonesiano ha perseguito alcuni alti funzionari con l´accusa di genocidio e crimini contro l'umanità.<ref name=TIO>{{Cita news|url=https://www.tio.ch/dal-mondo/83732/timor-est-indonesia-sette-incriminati-per-genocidio|titolo=Timor Est: Indonesia, sette incriminati per genocidio|data=21 febbraio 2002|accesso=3 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200203144530/https://www.tio.ch/dal-mondo/83732/timor-est-indonesia-sette-incriminati-per-genocidio|urlmorto=no|editore=TicinOnline}}</ref>
La giurisdizione dei tribunali è stata limitata ai fatti avvenuti dal 1999 e non dei fatti avvenuti in precedenza durante l'occupazione indonesiana di Timor Est. Nel 1975 il regime di [[Suharto]], già autore tra il 1965 e il 1966 di [[Massacri indonesiani del 1965-1966|una serie di massacri anticomunisti nel suo paese]], [[Invasione indonesiana di Timor Est|invase l'ex-colonia portoghese]] provocando la morte di decine di migliaia di persone. Due risoluzioni delle Nazioni Unite del 1975 e del 1978 condannarono l'Indonesia per l'invasione.<ref name=ONU3485>{{Cita pubblicazione|data=12 dicembre 1975|titolo=Resolution No. A/RES/3485(XXX) Question of Timor|rivista=Resolutions and Decisions adopted by the General Assembly during its 30th session: GAOR, 30th Session|editore=ONU|volume=Supplement No. 34|p=118|lingua=en|accesso=3 febbraio 2020|url=https://undocs.org/en/A/RES/3485(XXX)|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200203181033/https://undocs.org/en/A/RES/3485(XXX)|urlmorto=no}}</ref><ref name=ONU33-39>{{Cita pubblicazione|data=13 dicembre 1978|titolo=Resolution No. A/RES/33/39 Question of East Timor|rivista=Resolutions and Decisions adopted by the General Assembly during its 33th session: GAOR, 33th Session|editore=ONU|volume=Supplement No. 45|p=181|lingua=en|accesso=3 febbraio 2020|url=https://undocs.org/en/A/RES/33/39|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200203181031/https://undocs.org/en/A/RES/33/39|urlmorto=no}}</ref> Secondo la [[Commissione per l'accettazione, la verità e la riconciliazione di Timor Est]] (''Comissão de Acolhimento, Verdade e Reconciliação de Timor Leste'', CAVR), dal 1974 e durante l'occupazione indonesiana terminata nel 1999 sono state uccise più di 183.000 persone.<ref name=CAVR>{{Cita pubblicazione|anno=2006|titolo=Conflict-related deaths in Timor-Leste 1974-1999. The findings of the CAVR report 'Chega!'|lingua=en|accesso=3 febbraio 2020|url=http://www.cavr-timorleste.org/updateFiles/english/CONFLICT-RELATED%20DEATHS.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200114144723/http://www.cavr-timorleste.org/updateFiles/english/CONFLICT-RELATED%20DEATHS.pdf|sito=Commission for Reception, Truth and Reconciliation in East Timor (CAVR)|urlmorto=no}}</ref> Secondo altre stime il numero di caduti arriverebbe a 200.000 persone che, in rapporto alla popolazione di Timor Est, rappresenta la più alta percentuale di vittime di un popolo a partire dall'Olocausto.<ref name=Cadin170>{{cita|Cadin|p. 170}}.</ref> La situazione di Timor Est giunse all'attenzione internazionale solo il 12 novembre 1991, quando più di 250 giovani furono uccisi durante il [[massacro di Dili|massacro al cimitero di Dili]].<ref name=LRTimorEst>{{Cita news|url=https://www.repubblica.it/online/fatti/timor/scheda/scheda.html|titolo=L'isola della discordia|pubblicazione=La Repubblica|data=14 settembre 1999|accesso=3 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170725013156/https://www.repubblica.it/online/fatti/timor/scheda/scheda.html|urlmorto=no}}</ref> In tal senso da più parti è stata avanzata la richiesta di istituire un tribunale internazionale indipendente per perseguire i responsabili e stabilire la verità su quei fatti per i quali, secondo alcuni osservatori, si può parlare di genocidio nei confronti della popolazione di Timor Est.<ref name=PL>{{cita web|url=https://www.peacelink.it/conflitti/a/14521.html|titolo=180.000 vittime di genocidio a Timor Est|editore=PeaceLink|data=22 gennaio 2006|accesso=3 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200203152032/https://www.peacelink.it/conflitti/a/14521.html|urlmorto=no}}</ref>
==== Sierra Leone ====
{{Vedi anche|Guerra civile in Sierra Leone|Corte speciale per la Sierra Leone}}
La [[Corte speciale per la Sierra Leone]] (''Special Court for Sierra Leone'', SCSL) fu creata nel 2002 con un accordo tra le Nazioni Unite e il governo della [[Sierra Leone]] per perseguire i responsabili di gravi violazioni delle leggi umanitarie internazionali a partire dal 1996 durante la [[guerra civile in Sierra Leone|guerra civile]] che insanguinò il paese africano negli anni novanta, ma nel suo statuto, nonostante il parere di alcuni osservatori, non fu previsto il crimine di genocidio.<ref name=SLeone>{{cita web|url=http://www.sc-sl.org/about.html|titolo=About|sito=The Special Court for Sierra Leone|lingua=en|accesso=3 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080509092053/http://www.sc-sl.org/about.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name=Lattanzi1516>{{cita|Lattanzi, Monetti|pp. 15-16}}.</ref><ref name=RSCSL>{{cita web|url=http://www.rscsl.org/|titolo=The Special Court for Sierra Leone Its History and Jurisprudence|sito=Residual Special Court for Sierra Leone|lingua=en|accesso=19 agosto 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210731201222/http://www.rscsl.org/|urlmorto=no}}</ref>
=== Altri genocidi riconosciuti ===
Molti eventi violenti, avvenuti soprattutto nel [[XX secolo]] ma anche nel secolo precedente, sono stati riconosciuti come genocidi da parte di singoli stati o da istituzioni internazionali, pur senza essere stati oggetto di iniziative penali e giuridiche locali o sovranazionali.<ref name=SubComm>{{cita web|url=http://www.armenian-genocide.org/Affirmation.169/current_category.6/affirmation_detail.html|titolo=Revised and updated report on the question of the prevention and punishment of the crime of genocide Prepared by Mr. B. Whitaker|autore=United Nations Sub-Commission on Prevention of Discrimination and Protection of Minorities|editore=ONU|data=2 luglio 1985|accesso=8 gennaio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201129064052/https://www.armenian-genocide.org/Affirmation.169/current_category.6/affirmation_detail.html|urlmorto=no}}</ref>
==== Genocidio degli Herero e dei Nama ====
{{vedi anche|Guerre herero|Genocidio degli Herero e dei Nama}}
[[File:Herero and Nama prisoners.jpg|thumb|sinistra|Prigionieri herero e nama durante la guerra del 1904-1908 contro la Germania]]
Nel territorio dell'[[Africa Tedesca del Sud-Ovest]], l'attuale [[Namibia]], nel 1904 le popolazioni indigene degli [[herero]] e dei [[nama]] (o namaqua) si sollevarono contro l'occupazione coloniale tedesca.<ref name=Bridgman4>{{cita|Bridgman|cap. 4}}.</ref> La repressione tedesca, che durò almeno fino al 1907, fu spietata dando luogo a quello che è stato definito da alcuni storici come il primo genocidio del [[XX secolo]], anticipando in tal senso quello armeno.<ref name=Cooper>{{Cita pubblicazione|anno=2007|mese=gennaio|titolo=Reparations for the Herero Genocid. Defining the limits of international litigation|editore=Oxford University Press|volume=106|numero=422|lingua=en|accesso=24 febbraio 2021|doi=10.1093/afraf/adl005|url=https://academic.oup.com/afraf/article/106/422/113/194945|pubblicazione=African Affairs|ISSN=0001-9909}}</ref> I tedeschi occupanti utilizzarono pratiche di guerra non convenzionale che includevano l'avvelenamento dei pozzi, in una regione arida e desertica dove l'acqua era un bene prezioso, e altre misure repressive che portarono alla morte per fame e per sete di una rilevante percentuale della popolazione locale.<ref name=Bridgman4/> Il generale [[Lothar von Trotha]], comandante delle forze coloniali tedesche, ordinò il completo sterminio delle tribù herero.<ref name=Spiegel>{{Cita news|lingua=de|url=https://www.spiegel.de/politik/ausland/wieczorek-zeul-in-namibia-deutschland-entschuldigt-sich-fuer-kolonialverbrechen-a-313373.html|titolo=Deutschland entschuldigt sich für Kolonialverbrechen|pubblicazione=Der Spiegel|data=15 agosto 2004|accesso=2 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190115195734/http://www.spiegel.de/politik/ausland/wieczorek-zeul-in-namibia-deutschland-entschuldigt-sich-fuer-kolonialverbrechen-a-313373.html|urlmorto=no}}</ref> Durante la guerra si ebbero i primi esempi di [[campi di concentramento]] all'interno dei quali venivano reclusi gli herero e i nama ridotti in schiavitù. Nei campi si svolsero anche esperimenti scientifici e sociologici estremi ai danni dei prigionieri, in particolare sui gemelli e sui meticci, in quella che è considerata un'anticipazione delle pratiche svolte dai nazisti durante la [[seconda guerra mondiale]].<ref name=Paternoster>{{cita|Paternoster|cap 5.5}}.</ref> A capo degli esperimenti, ossessionato dalla ricerca della purezza della razza, vi era lo scienziato [[Eugen Fischer]] che divenne in seguito [[Rettore (università)|rettore]] dell'[[Humboldt-Universität zu Berlin|Università di Berlino]], dove insegnò medicina, e che ebbe fra i suoi allievi [[Josef Mengele]], noto per gli esperimenti [[Genetica|genetici]] condotti sui bambini ebrei nel [[campo di concentramento di Auschwitz]].<ref name=Mamdani12>{{cita|Mamdani|p. 12}}.</ref>
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del 1985, per effetto della repressione tedesca la popolazione degli herero si ridusse da 80.000 a 15.000 individui tra il 1904 e il 1907. Il documento, redatto dalla Sub-commissione sulla prevenzione della discriminazione e la protezione delle minoranze dell'ONU, rappresenta un primo riconoscimento internazionale del genocidio degli herero e dei nama.<ref name=Whitaker>{{Cita pubblicazione|autore=Benjamin Whitaker|data=2 luglio 1985|titolo=Revised and updated report on the question of the prevention and punishment of the crime of genocide|editore=United Nations Economic and Social Council Commission on Human Rights. Sub-Commission on Prevention of Discrimination and Protection of Minorities|pp=5-10|lingua=en|accesso=2 febbraio 2021|url=http://www.preventgenocide.org/prevent/UNdocs/whitaker/section5.htm|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201106232640/http://www.preventgenocide.org/prevent/UNdocs/whitaker/section5.htm|urlmorto=no}}</ref>
Nel 1998 l'allora presidente tedesco [[Roman Herzog]], in visita in Namibia, espresse rammarico ma non scuse formali per quanto subito dagli herero, e non accolse la richiesta di versare un indennizzo nei confronti delle comunità native namibiane.<ref name=Welt>{{Cita news|lingua=de|autore=Ulrich Exner|url=https://www.welt.de/print/die_welt/politik/article196971889/Diese-historische-Schuld-erkennen-wir-ohne-Wenn-und-Aber-an.html|titolo=„Diese historische Schuld erkennen wir ohne Wenn und Aber an“|pubblicazione=Welt|data=17 luglio 2019|accesso=2 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210202162102/https://www.welt.de/print/die_welt/politik/article196971889/Diese-historische-Schuld-erkennen-wir-ohne-Wenn-und-Aber-an.html|urlmorto=no}}</ref> Nel 2001 gli herero sono diventati il primo gruppo etnico a chiedere un risarcimento per aver subito gli effetti di politiche coloniali che si adattano alla definizione di genocidio. Gli herero presentarono infatti un'istanza agli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] chiedendo un indennizzo da parte della [[Germania]] e della [[Deutsche Bank]]. La Germania non poté essere condannata perché all'epoca del massacro nessuna legge garantiva la protezione dei civili e le convenzioni internazionali avrebbero contemplato il reato di genocidio soltanto qualche decennio dopo.<ref name=Cooper/> Scuse ufficiali da parte tedesca pervennero nell'agosto del 2004, in occasione del centesimo anniversario della decisiva [[battaglia di Waterberg]], da parte del ministro tedesco [[Heidemarie Wieczorek-Zeul]] che affermò che i tedeschi accettavano la propria responsabilità storica e morale e riconoscevano la propria colpa ammettendo anche che quanto avvenuto rispondeva alla definizione di genocidio.<ref name=Spiegel/>
==== Holodomor ====
{{vedi anche|Holodomor}}
[[File:Famine_Kharkov_girl_and_goat_1933.jpg|thumb|La foto di una bambina affamata a [[Charkiv]] scattata nel 1933 da [[Alexander Wienerberger]] è una delle più famose dell'[[Holodomor]]]]
L'[[Holodomor]], la grande [[carestia]] che colpì l'[[Repubblica Socialista Sovietica Ucraina|Ucraina sovietica]] ed alcune zone della [[Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa|Repubblica Russa]], dal 1932 al 1933 durante il regime sovietico, causando diversi milioni di morti, è stato riconosciuto come genocidio da diverse nazioni tra cui l'[[Ucraina]] stessa, gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e altri.<ref name=HofR>{{cita web|url=https://www.govinfo.gov/content/pkg/BILLS-108hres356eh/pdf/BILLS-108hres356eh.pdf|titolo=Risoluzione della Camera dei Rappresentanti (H.R. 356)|editore=, U.S. Government Printing Office|data=20 ottobre 2003|lingua=en|accesso=8 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210208093344/https://www.govinfo.gov/content/pkg/BILLS-108hres356eh/pdf/BILLS-108hres356eh.pdf|urlmorto=no}}</ref><ref name=Reco>{{cita web|url=http://www.holodomoreducation.org/news.php/news/4|titolo=International Recognition of the Holodomor|sito=Holodomor Education|data=28 novembre 2006|lingua=en|accesso=8 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201111190912/http://www.holodomoreducation.org/news.php/news/4|urlmorto=no}}</ref> Il [[Parlamento europeo]] ha adottato il 23 ottobre 2008 una risoluzione nella quale ha riconosciuto l'Holodomor come [[crimine contro l'umanità]].<ref name=PUHolo>{{cita web|url=https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52008IP0523&qid=1612771324593&from=IT|titolo=Risoluzione del Parlamento europeo del 23 ottobre 2008 sulla commemorazione dell'Holodomor, la carestia artificiale del 1932-1933 in Ucraina|autore=Parlamento europeo|data=21 gennaio 2010|formato=pdf|pp=78-79|accesso=8 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210208080557/https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX%3A52008IP0523&qid=1612771324593&from=IT|urlmorto=no|pubblicazione=Gazzetta ufficiale delle Comunità europee|numero=C 15 E/}}</ref> La maggior parte dei paesi europei e occidentali non si è però espressa in tal senso, non formalizzando alcun riconoscimento, ma la storiografia riconosce l'Holodomor come vero e proprio atto di genocidio.<ref name=Leotta92>{{cita|Leotta|p. 92}}.</ref>
Una dichiarazione congiunta di una trentina di paesi è stata sottoscritta nel 2003 presso l'[[Assemblea generale delle Nazioni Unite]] su proposta del rappresentante permanente ucraino.<ref name=UkWeekly>{{Cita news|lingua=en|url=http://www.ukrweekly.com/archive/pdf3/2003/The_Ukrainian_Weekly_2003-46.pdf|titolo=30 U.N. member-states sign joint declaration on Great Famine|pubblicazione=The Ukrainan Weekly|data=16 novembre 2003|accesso=8 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140303221638/http://www.ukrweekly.com/archive/pdf3/2003/The_Ukrainian_Weekly_2003-46.pdf|urlmorto=no}}</ref><ref name=UN2008>{{Cita pubblicazione|data=6 novembre 2007|titolo=Letter dated 24 October 2007 from the Permanent Representative of Ukraine to the United Nations addressed to the Secretary-General|lingua=en|accesso=8 febbraio 2021|url=https://undocs.org/pdf?symbol=en%2FA%2F62%2F235|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210208095605/https://undocs.org/pdf?symbol=en%2FA%2F62%2F235|urlmorto=no|sito=ONU}}</ref> Nella dichiarazione la "Grande fame" fu descritta come il risultato di politiche e azioni crudeli che provocarono la morte di milioni di persone. Le cause e il coinvolgimento dell'[[Unione Sovietica]] e di [[Iosif Stalin|Stalin]] nella carestia sono state e sono fonte di discussione storica e politica e rimane perciò ancora aperto il dibattito sul piano delle relazioni internazionali. L'esclusione dei riferimenti ai gruppi politici e al caso dell'Holodomor dalla ''[[Convenzione sul genocidio]]'' del 1948 avvenne proprio per pressione sovietica.<ref name=Michelucci>{{Cita news|autore=Riccardo Michelucci|url=https://www.avvenire.it/agora/pagine/stalin-carrestia-in-ucraina-fu-genocidio-holodomor|titolo=In Ucraina l'Unione Sovietica ordinò il genocidio: ecco le prove|pubblicazione=Avvenire|data=21 dicembre 2017|accesso=5 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201129023631/https://www.avvenire.it/agora/pagine/stalin-carrestia-in-ucraina-fu-genocidio-holodomor|urlmorto=no}}</ref><ref name=Applebaum2>{{cita|Applebaum|''The CoverUp''}}.</ref>
L'azione coercitiva dello Stato sovietico, anche col sistematico ricorso alla violenza per attuare il suo piano di trasformazione della società, attraverso la [[collettivizzazione]] agraria, la deportazione di milioni di piccoli proprietari terrieri, i ''[[kulaki]]'', fino all'eliminazione fisica, contribuì all'aggravarsi delle condizioni dei contadini che abitavano l'Ucraina, in un paese fino ad allora considerato "il granaio d'Europa", fino a una terribile carestia che provocò secondo alcune stime fino a 5 milioni di morti e oltre, e fino a 8 milioni secondo altre.<ref name=Michelucci/><ref name=Serbyn>{{cita web|url=https://education.holodomor.ca/teaching-materials/role-of-lemkin/|titolo=Role of Lemkin|autore=Roman Serbyn|sito=Holodomor Research and Education Consurtium|lingua=en|accesso=5 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210118213230/https://education.holodomor.ca/teaching-materials/role-of-lemkin/|urlmorto=no|mese=luglio|anno=2009}}</ref><ref name=Applebaum>{{cita|Applebaum|''Preface''}}.</ref> La repressione dello Stato sovietico verso i ''kulaki'', contrari alla collettivizzazione e considerati nemici dello Stato, iniziò già nel 1929 con la politica di internamento nei [[gulag]], l'ordine di soppressione fu emanato nel 1930.<ref name=Decreto>{{cita web|url=https://www.assemblea.emr.it/cittadinanza/per-approfondire/formazione-pdc/viaggio-visivo/i-campi-di-concentramento-nel-novecento/stalin-e-il-gulag/stalin-al-potere/approfondimenti/il-decreto-sulla-liquidazione-dei-kulak|titolo=Il decreto sulla liquidazione dei kulak|autore=Andrea Graziosi|sito=Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna|accesso=9 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210209111121/https://www.assemblea.emr.it/cittadinanza/per-approfondire/formazione-pdc/viaggio-visivo/i-campi-di-concentramento-nel-novecento/stalin-e-il-gulag/stalin-al-potere/approfondimenti/il-decreto-sulla-liquidazione-dei-kulak|urlmorto=no}}</ref><ref name=Cinnella1>{{cita|Cinnella|Cap. 1}}.</ref><ref name=Leotta347>{{cita|Leotta|p. 347}}.</ref> Secondo gli archivi ufficiali i ''kulaki'' internati nei gulag furono circa 2,5 milioni, con 600.000 morti la maggior parte tra il 1930 e il 1933.<ref name=Zemskov>{{Cita pubblicazione|autore=J. Arch Getty, Gábor T. Rittersporn and Viktor N. Zemskov|anno=1993|mese=ottobre|titolo=Victims of the Soviet Penal System in the Pre-War Years: A First Approach on the Basis of Archival Evidence|rivista=The American Historical Review|volume=98|numero=4|lingua=en|doi=10.2307/2166597}}</ref>
Raphael Lemkin utilizzò il termine genocidio per descrivere la carestia, sostenendo la volontarietà del governo sovietico nel provocarla con l'obbiettivo di distruggere la cultura nazionale ucraina portando a compimento il piano di [[russificazione]] del paese da parte del regime comunista.<ref name=Serbyn/><ref name=Serbyn2>{{Cita pubblicazione|autore=Roman Serbyn|anno=2009|mese=luglio|titolo=Il «genocidio» ucraino. La grande carestia nel giudizio di Raphael Lemkin|editore=Il Mulino|volume=12|numero=3|pubblicazione=Contemporanea|jstor=24653190}}</ref><ref name=LemkinUcraina>{{Cita pubblicazione|autore=Raphael Lemkin|anno=1953|titolo=Speach: "Soviet Genocide in the Ukraine"|lingua=en|accesso=5 febbraio 2021|url=https://education.holodomor.ca/wp-content/uploads/2020/07/LEMKIN-UN-SPEECH-FULL%E2%80%93Holodomor_PartIV_Friesens.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210114003023/https://education.holodomor.ca/wp-content/uploads/2020/07/LEMKIN-UN-SPEECH-FULL%E2%80%93Holodomor_PartIV_Friesens.pdf|urlmorto=no|sito=Holodomor Research and Education Consurtium}}</ref> [[Giovanni Paolo II]], in un suo messaggio del 2003 in occasione del 70º anniversario dell'Holodomor, pur non utilizzando mai la parola genocidio, riconobbe il ruolo dell'Unione Sovietica nella tragedia parlando di «innumerevoli vittime della grande carestia provocata in Ucraina durante il regime comunista. Si trattò di un disumano disegno attuato con fredda determinazione dai detentori del potere in quell'epoca.»<ref name=GPIIUcraina>{{cita web|url=http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/messages/pont_messages/2003/documents/hf_jp-ii_mes_20031123_holodomor-ucraina.html|titolo=Messaggio di Giovanni Paolo II per il 70º anniversario dell'Holodomor in Ucraina|autore=Giovanni Paolo II|sito=La Santa Sede|data=23 novembre 2003|accesso=5 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200809211323/http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/messages/pont_messages/2003/documents/hf_jp-ii_mes_20031123_holodomor-ucraina.html|urlmorto=no}}</ref> Secondo alcuni autori l'Holodomor e la repressione dei ''kulaki'' fu un "genocidio sociale", cioè un tentativo di sterminare buona parte del mondo contadino sovietico, anche russo. Inoltre la repressione è considerato il tentativo di distruggere il carattere nazionale del popolo ucraino.<ref name=Cinnella>{{cita|Cinnella|''Introduzione''}}.</ref>
==== Terrore rosso e carestia in Etiopia ====
{{vedi anche|Guerra civile etiope|Terrore rosso (Etiopia)|Carestia etiope del 1983-1985|}}
Il governo di stampo [[marxista]] di [[Menghistu Hailé Mariàm]] al potere in [[Etiopia]] tra il 1977 e il 1991 fu contrassegnato da una politica di repressione feroce degli oppostori politici in quello che è definito il "[[Terrore rosso (Etiopia)|Terrore rosso]]" e che provocò l'uccisione di migliaia di persone.<ref name=Forbice268>{{cita|Forbice|p. 268}}.</ref><ref name=deWaal101>{{cita|de Waal|p. 101}}.</ref> Il [[Derg]], il Governo militare provvisorio dell'Etiopia socialista, prese il potere nel settembre del 1974 rovesciando il governo dell'[[Impero d'Etiopia]] di [[Hailé Selassié]] adottando in seguito il [[marxismo-leninismo]] come ideologia politica. Menghistu divenne presidente nel 1977 e inaugurò una fase repressiva per eliminare gli oppositori politici, con decine di migliaia di prigionieri condannati a morte senza processo.<ref name=deWaal48>{{cita|de Waal|p. 48}}.</ref><ref name=Tedla>{{Cita news|autore=Massimo Introvigne|url=https://alleanzacattolica.org/genocidio-comunista-in-etiopia/|titolo=Genocidio comunista in Etiopia. Intervista con il dott. Aradom Tedla|pubblicazione=Cristianità|data=30 gennaio 1987|accesso=12 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201130232950/https://alleanzacattolica.org/genocidio-comunista-in-etiopia/|urlmorto=no|numero=141}}</ref>
L'Etiopia fu colpita negli anni seguenti da una profonda crisi economica come conseguenza delle fallimentari politiche del Derg e da una [[Carestia etiope del 1983-1985|carestia]] che provocò secondo alcune stime più di 1 milione di morti, e fino a 1,2 milioni, tra il 1983 e il 1985, con 400.000 profughi, 2,5 milioni di sfollati e quasi 200.000 orfani.<ref name=deWaal173>{{cita|de Waal|p. 173}}.</ref><ref name=Gill44>{{cita|Gill|p. 44}}.</ref> La prosecuzione della [[guerra civile etiope|guerra civile]] mai conclusasi tra il Derg e milizie etniche etiopi e la [[guerra d'indipendenza dell'Eritrea]] provocarono altre migliaia di vittime. Il Derg viene considerato come il principale responsabile per la morte di oltre un milione di etiopi.<ref name=Gill43>{{cita|Gill|p. 43}}.</ref>
Dopo la caduta del regime Menghistu si rifugiò in [[Zimbabwe]] allora governato dal suo alleato [[Robert Mugabe]]. Il 13 dicembre 1994 a [[Addis Abeba]] iniziò il processo ai danni di Menghistu e di altri esponenti del Derg accusati di genocidio e crimini contro l'umanità e di svariati omicidi tra cui quello dell'imperatore Hailé Selassié.<ref name=ProcMeng>{{Cita news|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/12/14/etiopia-processa-menghistu-per-crimini-contro.html|titolo=L'Etiopia processa Manghistu per crimini contro l'umanità|pubblicazione=La Repubblica|data=14 dicembre 1994|accesso=12 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210212111739/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/12/14/etiopia-processa-menghistu-per-crimini-contro.html|urlmorto=no}}</ref> Il 12 dicembre del 2006 l'ex-dittatore fu ritenuto colpevole e nel marzo del 2007 fu condannato in contumacia all'ergastolo insieme ad altri 48 coimputati, mentre a 4 furono inflitte pene detentive minori, con nessuna assoluzione.<ref name=ProcMeng2>{{Cita news|autore=Massimo A. Alberizzi|url=https://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/01_Gennaio/11/menghistu.html|titolo=Etiopia, ergastolo a Menghistu|pubblicazione=Corriere della Sera|data=5 marzo 2007|accesso=12 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210212112348/https://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2007/01_Gennaio/11/menghistu.html|urlmorto=no}}</ref> La Corte suprema etiope modificò la sentenza del 2008 condannando Menghistu e altri 18 esponenti del vecchio regime alla pena di morte.<ref name=FerrMasto>{{cita|Ferrari, Masto|''la perpetuazione del potere autocratico''}}.</ref><ref name=ProcMeng3>{{Cita news|url=https://www.corriere.it/esteri/08_maggio_26/mengistu_etiopia_condannato_morte_e332bda2-2b11-11dd-9793-00144f02aabc.shtml|titolo=Mengistu condannato a morte|pubblicazione=Corriere della Sera|data=26 maggio 2008|accesso=12 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180628130935/https://www.corriere.it/esteri/08_maggio_26/mengistu_etiopia_condannato_morte_e332bda2-2b11-11dd-9793-00144f02aabc.shtml|urlmorto=no}}</ref> Anche dopo la perdita del potere di Mugabe nel 2017 e la sua scomparsa nel 2019, Menghistu continuò a rimanere in Zimbabwe, paese che ha sempre rifiutato l'estradizione del vecchio leader etiope.<ref name=ProcMeng4>{{Cita news|autore=Angelo Ferrari|url=https://www.agi.it/blog-italia/africa/caduto_mugabe_che_ne_sar_del_suo_amico_menghistu_-3182313/post/2017-11-30/|titolo=Caduto Mugabe, che ne sarà del suo amico Menghistu?|pubblicazione=AGI - Agenzia Italia|data=30 novembre 2017|accesso=12 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171130160504/https://www.agi.it/blog-italia/africa/caduto_mugabe_che_ne_sar_del_suo_amico_menghistu_-3182313/post/2017-11-30/|urlmorto=no}}</ref> Due imputati ai processi, l'ex ministro degli esteri Berhanu Bayeh e l'ex Capo di stato maggiore Addis Tedla durante il regime del Derg, furono entrambi giudicati colpevoli di genocidio dalla giustizia etiopica; si rifugiarono nel 1991 presso l'ambasciata italiana di Addis Abeba dove rimasero per 30 anni poiché l'Italia non aveva mai concesso la loro estradizione visto che per i due era ipotizzabile la condanna a morte.<ref name=ProcMeng5>{{Cita news|autore=Massimo Zaurrini|url=https://www.africarivista.it/etiopia-escono-dallambasciata-italiana-dopo-30-anni/178515/|titolo=Etiopia, escono dall’ambasciata italiana dopo 30 anni|pubblicazione=Rivista Africa|data=29 dicembre 2020|accesso=12 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210212121151/https://www.africarivista.it/etiopia-escono-dallambasciata-italiana-dopo-30-anni/178515/|urlmorto=no}}</ref>
==== Guerra civile in Guatemala ====
{{vedi anche|Guerra civile in Guatemala}}
A partire dal 1960 i regimi militari succedutisi in [[Guatemala]], durante la lunga [[guerra civile in Guatemala|guerra civile]] che insanguinò il paese [[mesoamerica]]no, furono responsabili dell'uccisione o della sparizione di almeno 200.000 civili, all'83% indigeni [[maya]], nell'arco di circa trent'anni.<ref name=MoS>{{Cita pubblicazione|autore=CEH|anno=1999|titolo=Guatemala. Memory of Silence. Report of the Commission for Historical Clarification. Conclusions and Reccomendations|lingua=en|accesso=10 febbraio 2021|url=https://www.aaas.org/sites/default/files/s3fs-public/mos_en.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210103032449/https://www.aaas.org/sites/default/files/s3fs-public/mos_en.pdf|urlmorto=no}}</ref>
Nel 1994 fu istituita a Oslo la [[Commissione per il chiarimento storico]] (''Comisión para el Esclarecimiento Histórico'', CEH) con il mandato di fare luce sui fatti e come risposta alle molteplici atrocità e violazioni dei diritti umani commessi durante il conflitto iniziato nel 1962 e terminato il 29 dicembre 1996 con gli accordi di pace promossi dalle Nazioni Unite.<ref name=Rothenberg1>Christian Tomushat in {{cita|Rothenberg|p. xv}}.</ref><ref name=Acuerdo>{{Cita pubblicazione|data=23 giugno 1994|titolo=Acuerdo sobre el establecimiento de la Comisión para el Esclarecimiento Histórico de las violaciones a los derechos humanos y los hechos de violencia que han causado sufrimientos a la población guatemalteca|editore=Misión de Verificación de las Naciones Unidas en Guatemala (MINUGUA)|lingua=es|accesso=10 febbraio 2021|url=http://biblio3.url.edu.gt/Publi/Libros/Acuerdos-de-Paz/36.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210210143313/http://biblio3.url.edu.gt/Publi/Libros/Acuerdos-de-Paz/36.pdf|urlmorto=no|opera=Acuerdo de paz}}</ref> La Commissione, composta da tre persone, un guatemalteco, un membro di etnia maya e un presidente straniero nominato dal [[Segretario generale delle Nazioni Unite]], pubblicò il suo rapporto intitolato ''Memoria del Silencio'' nel 1999.<ref name=MoS/> Nel documento si attribuiscono la maggior parte delle violazioni alle forze statali e ai gruppi paramilitari assoldati dagli apparati dello Stato. Inoltre viene osservato che durante il conflitto non era stata fatta distinzione tra le figure di combattente e non combattente e di conseguenza bambini, sacerdoti, leader indigeni e altre persone innocenti furono uccisi indiscriminatamente. La Commissione ha anche concluso che in certe zone del paese il governo guatemalteco avviò intenzionalmente una politica di genocidio contro determinati gruppi etnici, soprattutto contro i [[maya]]. Nel rapporto si raccomanda il governo guatemalteco di avviare indagini ed eventuali processi contro i responsabili delle violazioni.<ref name=MoS/><ref name=Rothenberg2>Christian Tomushat in {{cita|Rothenberg|p. xvi}}.</ref><ref name=Rothenberg3>{{cita|Rothenberg|''Introduction''}}.</ref>
Il generale [[Efraín Ríos Montt]], divenuto presidente del Guatemala nel 1982 a seguito di un colpo di Stato e rimasto in carica fino all'anno successivo dopo un altro colpo di Stato, comparve nel gennaio del 2012 dinnanzi a un tribunale in Guatemala con l'accusa formale di crimini contro l'umanità e di genocidio in relazione al massacro di 1.771 persone del popolo Ixil di etnia maya avvenuto durante il suo mandato presidenziale.<ref name=Limes>{{Cita news|url=https://www.limesonline.com/rubrica/rios-montt-storia-di-un-genocida|titolo=Ríos Montt, storia di un genocida|pubblicazione=Limes|data=14 maggio 2013|accesso=10 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201202222941/https://www.limesonline.com/rubrica/rios-montt-storia-di-un-genocida|urlmorto=no}}</ref> L'11 maggio 2013 fu condannato a 80 anni di carcere, 50 per genocidio e 30 per crimini contro l'umanità.<ref name=Limes/><ref name=Rios1>{{Cita news|url=https://www.ilfoglio.it/esteri/2018/04/02/news/emorto-l-ex-dittatore-del-guatemala-efrain-riosmontt-187270/|titolo=È morto l'ex dittatore del Guatemala Efraín Ríos Montt|pubblicazione=Il Foglio|data=2 aprile 2018|accesso=10 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201109025745/https://www.ilfoglio.it/esteri/2018/04/02/news/emorto-l-ex-dittatore-del-guatemala-efrain-riosmontt-187270/|urlmorto=no}}</ref> Il processo fu poi annullato dalla Corte costituzionale che ordinò un nuovo processo. Rios Montt morì nel 2018 senza che la giustizia guatemalteca avesse concluso l'iter giudiziario nei suoi confronti.<ref name=Rios2>{{Cita news|url=https://www.ilpost.it/2018/04/02/efrain-rios-montt-dittatore-guatemala-morto/|titolo=È morto a 91 anni Efraín Ríos Montt, ex dittatore del Guatemala|pubblicazione=Il Post|data=2 aprile 2018|accesso=10 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201109024537/https://www.ilpost.it/2018/04/02/efrain-rios-montt-dittatore-guatemala-morto/|urlmorto=no}}</ref>
==== Genocidio curdo ====
{{vedi anche|Genocidio dell'Anfal}}
Il [[Genocidio dell'Anfal|massacro di curdi]] a opera del regime di [[Saddam Hussein]] durante la campagna di Al-Anfal contro il [[Kurdistan iracheno]] è stato riconosciuto come "genocidio curdo" dal parlamento del [[Regno Unito]] nel 2013 e nello stesso anno dalla [[Corea del Sud]] dopo analoghe prese di posizione da parte di [[Svezia]] e [[Norvegia]].<ref name=Kurdistan>{{Cita news|lingua=en|url=https://www.hurriyetdailynews.com/british-parliament-officially-recognizes-kurdish-genocide---42182|titolo=British Parliament officially recognizes 'Kurdish Genocide'|pubblicazione=Daily News|data=1º marzo 2013|accesso=1º febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190911210025/http://www.hurriyetdailynews.com/british-parliament-officially-recognizes-kurdish-genocide---42182|urlmorto=no}}</ref> Il massacro, salito alle cronache soprattutto per l'utilizzo di armi chimiche da parte dell'esercito iracheno guidato dal generale [[Ali Hassan al-Majid]] contro la popolazione inerme con la sistematica distruzione di villaggi e insediamenti civili, sarebbe costato la vita a un numero stimato tra 50.000 e 100.000 persone di etnia curda.<ref name=HRW>{{Cita pubblicazione|anno=1993|titolo=Genocide in Iraq. The Anfal Campaign Against the Kurds|editore=Human Rights Watch|lingua=en|accesso=1º febbraio 2021|url=https://www.hrw.org/reports/1993/iraqanfal/ANFALPRE.htm|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210126021611/https://www.hrw.org/reports/1993/iraqanfal/ANFALPRE.htm|urlmorto=no|capitolo=Preface}}</ref>
In seguito alla [[Guerra in Iraq|seconda guerra del Golfo]] e alla destituzione del governo del [[Partito Ba'th (Iraq)|partito Ba'th]], nel 2004 fu istituito un tribunale speciale destinato a giudicare i crimini commessi dal regime di Saddam Hussein. Lo statuto del tribunale prevedeva la possibilità di avvalersi della collaborazione di esperti internazionali o giudici stranieri e la sua giurisdizione fu estesa anche al crimine di genocidio secondo la definizione della ''Convenzione''.<ref name=Stracquadaneo>{{Cita pubblicazione|autore=Carlo Stracquadaneo|data=luglio-dicembre 2006|titolo=Il tribunale speciale iracheno|editore=Ministero della difesa|volume=4-5-6|accesso=1º febbraio 2021|url=https://www.difesa.it/Giustizia_Militare/rassegna/Bimestrale/2006/Pagine/Stracquadaneo_Trib_iracheno.aspx|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210201150614/https://www.difesa.it/Giustizia_Militare/rassegna/Bimestrale/2006/Pagine/Stracquadaneo_Trib_iracheno.aspx|urlmorto=no|pubblicazione=Rivista di diritto e procedura penale militare}}</ref><ref name=SICT>{{Cita pubblicazione|data=18 ottobre 2005|titolo=Law of the Supreme Iraqi Criminal Tribunal|numero=4006|lingua=en|accesso=1º febbraio 2021|url=http://www.ictj.org/static/MENA/Iraq/iraq.statute.engtrans.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090325152656/http://www.ictj.org/static/MENA/Iraq/iraq.statute.engtrans.pdf|urlmorto=sì|pubblicazione=Official Gazette of the Republic of Iraq}}</ref> Sollevò dubbi in alcuni commentatori la scelta di non escludere la pena capitale tra quelle applicabili dal tribunale speciale.<ref name=Mori>{{Cita pubblicazione|autore=Paola Mori|anno=2004|titolo=Il Tribunale speciale iracheno per i crimini contro l'umanità: quale giustizia?|volume=87|numero=2|pp=458-463|pubblicazione=Rivista di diritto internazionale|ISSN=0035-6158|oclc=260156318}}</ref>
Il deposto leader iracheno comparve davanti al tribunale il 1º luglio 2004, quando gli furono rese note le accuse contenute nel suo mandato d'arresto. Tra queste la campagna di pulizia etnica contro i curdi del 1988 anche con l'uso di armi chimiche, la repressione violenta della ribellione curda e sciita in seguito alla [[prima guerra del Golfo]], oltre ad altre gravi violazioni dei diritti umani.<ref name=Stracquadaneo/> Nell'ambito del tribunale, dopo la sua cattura, fu processato anche il generale Ali Hassan al-Majid, noto come "Ali il chimico", che fu condannato a morte nel 2007 per genocidio insieme ad altri esponenti del regime.<ref name=Ali1>{{Cita news|url=https://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/esteri/iraq-116/iraq-116/iraq-116.html|titolo=Iraq, al processo per il genocidio curdo condannato a morte Alì il Chimico|data=24 giugno 2007|accesso=2 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200208094203/https://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/esteri/iraq-116/iraq-116/iraq-116.html|urlmorto=no|pubblicazione=La Repubblica}}</ref> Nel 2010, dopo la quarta sentenza di condanna a morte, l'ultima per l'[[attacco chimico di Halabja]], Hassan fu giustiziato mediante impiccagione.<ref name=Ali2>{{Cita news|lingua=en|url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/8463955.stm|titolo=Fourth death sentence for 'Chemical Ali'|data=17 gennaio 2010|accesso=2 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200114153850/http://news.bbc.co.uk/2/hi/8463955.stm|urlmorto=no|pubblicazione=BBC}}</ref> Saddam Hussein, ritenuto colpevole per vari reati tra cui crimini contro l'umanità, era già stato giustiziato nel 2006.<ref name=Ali1/>
==== Darfur ====
{{vedi anche|Conflitto del Darfur}}
La regione del [[Darfur]] nel [[Sudan]] occidentale è stata teatro dal 2003 di un [[Conflitto del Darfur|conflitto]] che alcuni osservatori e studiosi considerano come il primo genocidio del [[XXI secolo]].<ref name=PrunierInt>{{cita|Prunier, 2008}}.</ref> I miliziani arabi [[Janjawid]], appoggiati dal governo sudanese, uccisero sistematicamente i membri di gruppi etnici della regione in prevalenza [[Fur (popolo)|Fur]] e [[Zaghawa]]. Secondo le fonti ONU il conflitto e la repressione hanno provocato 300.000 morti con di 3 milioni di profughi.<ref name=Borreca>{{Cita pubblicazione|autore=Attilio Claudio Borreca|anno=2008|titolo=Darfur: una guerra dimenticata|editore=Ministero della difesa|numero=6|accesso=12 febbraio 2021|url=http://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/IlPeriodico_AnniPrecedenti/Documents/Darfur_una_guerra_dimenticata.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210212090802/http://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/IlPeriodico_AnniPrecedenti/Documents/Darfur_una_guerra_dimenticata.pdf|urlmorto=no|rivista=Informazioni della difesa}}</ref><ref name=TappeDarfur>{{Cita news|url=https://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_24/darfur-scheda_dd61f774-2166-11df-8195-00144f02aabe.shtml|titolo=Darfur, le tappe di uno sterminio|pubblicazione=Corriere della Sera|data=24 febbraio 2010|accesso=11 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100430034851/https://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_24/darfur-scheda_dd61f774-2166-11df-8195-00144f02aabe.shtml|urlmorto=no}}</ref>
Il caso del Darfur, pur nel complesso contesto in cui si sono svolti i fatti, ha avuto anche conseguenze giudiziarie internazionali. Il 14 luglio 2008 il procuratore della [[Corte penale internazionale]], [[Luis Moreno Ocampo]], chiese l'arresto del presidente sudanese [[Omar Hasan Ahmad al-Bashir]] per crimini di guerra, contro l'umanità e per genocidio. Nel marzo successivo la Corte emise un mandato d'arresto per al-Bashir, ma senza l'accusa di genocidio che venne invece reintrodotta nel febbraio 2010 dalla Camera d'appello della Corte.<ref name=TappeDarfur/> L'11 aprile 2019, senza essere mai arrestato, al-Bashir venne deposto dopo un incruento [[Colpo di Stato in Sudan del 2019|colpo di Stato]].
<ref name=ICCAlBashir>{{cita web|url=https://www.icc-cpi.int/CaseInformationSheets/AlBashirEng.pdf|titolo=Al Bashir Case - Case Information Sheet|sito=ICC|lingua=en|accesso=12 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210202003624/https://www.icc-cpi.int/CaseInformationSheets/albashirEng.pdf|urlmorto=no}}</ref><ref name=AlBashir>{{Cita news|url=https://www.repubblica.it/esteri/2019/04/11/news/sudan_militari_circondano_il_palazzo_presidenziale_a_breve_un_annuncio_importante_-223757227/|titolo=Colpo di Stato in Sudan, militari annunciano governo di transizione, liberati i detenuti politici|pubblicazione=La Repubblica|data=11 aprile 2019|accesso=11 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210211155011/https://www.repubblica.it/esteri/2019/04/11/news/sudan_militari_circondano_il_palazzo_presidenziale_a_breve_un_annuncio_importante_-223757227/?ref=RHPPLF-BL-I0-C8-P3-S1.8-T1|urlmorto=no}}</ref> Nel giugno del 2020, dopo il suo arresto nella [[Repubblica Centroafricana]], la Corte penale internazionale prese in custodia [[Ali Kushayb]], considerato uno dei più importanti comandanti delle milizie Janjawid, accusato di crimini contro l'umanità e di guerra.<ref name=ICCAliKushayb>{{cita web|url=https://www.icc-cpi.int/CaseInformationSheets/abd-al-rahmaneng.pdf|titolo=Abd–Al-Rahman Case - Case Information Sheet|sito=ICC|lingua=en|accesso=12 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201202004806/https://www.icc-cpi.int/CaseInformationSheets/abd-al-rahmaneng.pdf|urlmorto=no}}</ref>
==== Stato islamico ====
A livello politico da più parti sono giunte richieste di verificare se le azioni dell'autoproclamatosi [[Stato Islamico (organizzazione)|Stato islamico]] durante i conflitti in [[guerra civile in Iraq|Iraq]] e in [[Guerra civile siriana|Siria]] a partire dal 2013 siano considerabili come atti di genocidio o se siano riconoscibili come tali. Nel 2016 il [[Parlamento europeo]] ha approvato una risoluzione «sullo sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte del cosiddetto 'ISIS/Daesh'» nella quale si fa espresso riferimento al genocidio nei confronti dei cristiani, degli [[Yazidismo|yazidi]] e di altre minoranze etniche e religiose.<ref name=PE-ISIS>{{Cita pubblicazione|autore=Parlamento europeo|titolo=Risoluzione del Parlamento europeo del 4 febbraio 2016 sullo sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte del cosiddetto «ISIS/Daesh» (2016/2529(RSP))|rivista=Gazzetta ufficiale dell'Unione europea|numero=C35|p=77|data=31 gennaio 2018|url=https://op.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/78257430-0654-11e8-b8f5-01aa75ed71a1|accesso=20 agosto 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210820145750/https://op.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/78257430-0654-11e8-b8f5-01aa75ed71a1|urlmorto=no|issn=1977-0944}}</ref>
Nel 2017 il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha approvato una risoluzione per la creazione di un gruppo indipendente con il mandato di investigare circa possibili crimini di guerra, crimini contro la umanità e atti di genocidio commessi dai militanti dello Stato islamico nel nord nell'[[Iraq]], in particolare ai danni della minoranza etnica e religiosa yazida, oggetto della violenza [[Jihādismo|jihadista]] insieme alle altre minoranze presenti nell'area.<ref name=ISIL>{{cita web|titolo=Security Council Requests Creation of Independent Team to Help in Holding ISIL (Da’esh) Accountable for Its Actions in Iraq|sito=ONU|lingua=en|data=21 settembre 2017|url=https://www.un.org/press/en/2017/sc12998.doc.htm|accesso=20 agosto 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210603180321/https://www.un.org/press/en/2017/sc12998.doc.htm|urlmorto=no}}</ref> Tra gli altri, anche il [[Consiglio federale (Svizzera)|Consiglio federale svizzero]], in un suo parere, ha condannato nel 2016 le azioni dello Stato islamico, valutando che esse potrebbero essere considerate crimini di guerra e crimini contro l'umanità e forse come genocidio.<ref name=ISIS-Svizzera>{{cita web|titolo=Condanna dello sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte dell'ISIS|sito=L'Assemblea federale — Il Parlamento svizzero|data=18 marzo 2016|url=https://www.parlament.ch/it/ratsbetrieb/suche-curia-vista/geschaeft?AffairId=20163206|accesso=20 agosto 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200219003623/https://www.parlament.ch/it/ratsbetrieb/suche-curia-vista/geschaeft?AffairId=20163206|urlmorto=no}}</ref>
Secondo l'[[Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati]], a partire dal 2014 durante l'espansione territoriale dell'ISIS/ISIL verso le aree settentrionali dell'Iraq, decine di migliaia di yazidi sono stati costretti a fuggire dalle loro case o costretti a convertirsi all'Islam sotto minaccia di morte. Più di 5 000 yazidi sono stati uccisi. Donne e bambine sono state rapite, trasferite, fatte forzatamente sposare o stuprate in un contesto di regolamentata pratica della schiavitù sessuale da parte dei membri dell'organizzazione jihadista.<ref name=Yazidi>{{cita news|autore=Luigi Spera|titolo=Yazidi: Onu apre a riconoscimento del genocidio compiuto dall’Isis|pubblicazione=Osservatorio Diritti|data=25 ottobre 2017|url=https://www.osservatoriodiritti.it/2017/10/25/yazidi-onu-genocidio-isis/|accesso=20 agosto 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201128105404/https://www.osservatoriodiritti.it/2017/10/25/yazidi-onu-genocidio-isis/|urlmorto=no}}</ref>
==== Striscia di Gaza ====
{{vedi anche|Genocidio nella Striscia di Gaza}}
{{Recentismo}}
In seguito all'[[attacco di Hamas a Israele del 2023|attacco]] di [[Hamas]] nel territorio di [[Israele]] dell'ottobre 2023 con cattura di ostaggi e conseguente azione militare israeliana nella [[Striscia di Gaza]] durante la [[guerra Israele-Hamas|guerra tra Israele e Hamas]] e ai suoi effetti sulla popolazione [[Palestinesi|palestinese]], le azioni del governo israeliano sono state qualificate da più parti come genocidiarie. La discussione su tale definizione ha coinvolto le istituzioni della [[giustizia internazionale]], organizzazioni umanitarie, studiosi accademici, attori politici, mass media e l'opinione pubblica globale. L'utilizzo di tale qualificazione è stato criticato soprattutto nella fase iniziale della guerra, mentre col passare dei mesi ha visto un consenso crescente da parte degli studiosi.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Nimer Sultany|data=9 maggio 2024|titolo=A Threshold Crossed: On Genocidal Intent and the Duty to Prevent Genocide in Palestine|rivista=Journal of genocide research|editore=[[Routledge]]|lingua=en|doi=10.1080/14623528.2024.2351261}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=fr|autore=Pierre-Louis Caron|url=https://www.franceinfo.fr/monde/proche-orient/israel-palestine/guerre-dans-la-bande-de-gaza-qui-utilise-ou-non-le-mot-genocide-pour-decrire-les-operations-israeliennes-et-pour-quelles-raisons_7277304.html|titolo=Guerre dans la bande de Gaza : qui utilise ou non le mot "génocide" pour décrire les opérations israéliennes, et pour quelles raisons ?|pubblicazione=[[France Info]]|data=2 giugno 2025}}</ref> Nel gennaio 2024, nel contesto di un ricorso presentato dal [[Sudafrica]],<ref>{{cita web|url=https://icj-cij.org/fr/affaire/192|titolo=Application de la convention pour la prévention et la répression du crime de génocide dans la bande de Gaza (Afrique du Sud c. Israël)|sito=[[Corte internazionale di giustizia]]|accesso=27 dicembre 2024|lingua=fr,en}}</ref> la [[Corte internazionale di giustizia]] (CIG) delle [[Nazioni Unite]] ha ritenuto «plausibilmente genocidarie»<ref name="internazionale" /> le azioni d'Israele a Gaza, ordinando a Israele di fare quanto in suo potere per «prevenire possibili atti genocidari».<ref name="internazionale">{{cita news|url=https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2024/01/26/israele-palestina-gaza-cig-genocidio-sudafrica|titolo=La Corte internazionale di giustizia ordina a Israele di prevenire atti di genocidio a Gaza|sito=[[Internazionale (periodico)|Internazionale]]|data= 26 gennaio 2024|accesso=27 dicembre 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240912063227/https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2024/01/26/israele-palestina-gaza-cig-genocidio-sudafrica|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|lingua=fr|url=https://news.un.org/fr/story/2024/01/1142662#:~:text=Les%20d%C3%A9cisions%20de%20la%20CIJ,un%20Etat%20%C3%A0%20les%20appliquer.|titolo=La CIJ ordonne à Israël de prendre des mesures pour empêcher les actes de génocide à Gaza {{!}} ONU Info|sito=news.un.org|data=26 gennaio 2024|accesso=10 marzo 2025}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=en|nome=Fatima|cognome=Al-Kassab|url=https://www.npr.org/2024/01/26/1227078791/icj-israel-genocide-gaza-palestinians-south-africa|titolo=A top U.N. court says Gaza genocide is 'plausible' but does not order cease-fire|pubblicazione=NPR|data=26 gennaio 2024|accesso=9 marzo 2025}}</ref> Altri 14 Paesi hanno poi dichiarato la loro intenzione d'intervenire presso la CIG al fianco del Sudafrica.<ref>{{cita news|url=https://unric.org/en/south-africa-vs-israel-14-other-countries-intend-to-join-the-icj-case/|titolo=South Africa vs Israel: 14 other countries intend to join the ICJ case|sito=[[Organizzazione delle Nazioni Unite]]|accesso=27 dicembre 2024|lingua=en}}</ref>
Nel settembre 2025 la Commissione Internazionale Indipendente d'Inchiesta sui Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, e Israele, istituita su mandato del [[Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite]] (UNHRC), ha pubblicato un rapporto nel quale conclude che le autorità e le forze di sicurezza [[Israele|israeliane]] sarebbero responsabili di quattro dei cinque atti previsti dalla ''Convenzione'', tra cui uccisioni, gravi lesioni fisiche e mentali, imposizione di condizioni di vita tali da provocare la sua distruzione fisica totale e, in parte, l'imposizione di misure volte a prevenire le nascite all'interno del gruppo. La Commissione ha inoltre ritenuto che vi sia un intento genocida desumibile dal complesso delle azioni militari e delle politiche adottate.<ref name=UNHRC2025>{{cita pubblicazione|autore=Independent International Commission
of Inquiry on the Occupied Palestinian Territory, including East
Jerusalem, and Israel|titolo=Legal analysis of the conduct of Israel in Gaza pursuant to
the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide|data=16 settembre 2025||numero=A/HRC/60/CRP.3|sito=UNHRC|p=71|lingua=en||url=https://www.ohchr.org/sites/default/files/documents/hrbodies/hrcouncil/sessions-regular/session60/advance-version/a-hrc-60-crp-3.pdf|accesso=18 settembre 2025}}</ref> Israele ha respinto le accuse, definendole infondate e politicamente motivate.<ref>{{cita news|url= https://www.lastampa.it/esteri/2025/09/16/news/onu_accuse_israele_genocidio_gaza-15311298/amp/|titolo= “Blocca anche le nascite”. Ecco perché l'Onu accusa Israele di genocidio a Gaza|sito=[[La Stampa]]|accesso=25 settembre 2025|lingua=it}}</ref>
== Dibattito sul genocidio ==
=== Proposte di aggiornamento ===
A partire dalla definizione ufficiale contenuta nella ''Convenzione sul genocidio'' del 1948, alcuni autori hanno iniziato a studiare gli eventi storici precedenti e successivi per identificarne la natura genocidaria. Le analisi hanno portato a numerose proposte di modifica, ritenendo non soddisfacente la definizione dell'ONU, soprattutto in ambito sociologico, storico e geopolitico.<ref name=Andreopoulos>{{cita|Andreopoulos|p. 5}}.</ref><ref name=Ponso>{{cita web|url=https://www.twai.it/articles/il-problema-della-definizione-di-genocidio/|titolo=Il problema della definizione di genocidio|autore=Marzia Ponso|sito=Torino World Affairs Institute|data=29 maggio 2019|accesso=7 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200107152941/https://www.twai.it/articles/il-problema-della-definizione-di-genocidio/|urlmorto=no}}</ref>
Nel 1959 il giurista Pieter N. Drost, professore [[Paesi Bassi|olandese]] di diritto e esperto di [[storiografia]] [[Colonialismo|coloniale]], propose l'estensione del concetto di genocidio definendolo come «la deliberata distruzione della vita fisica di singoli esseri umani a causa della loro appartenenza a qualsiasi collettività umana in quanto tale». Drost, infatti, riteneva che la definizione delle Nazioni Unite fosse insufficiente poiché in essa non erano ricomprese tra le cause dei crimini quelle politiche o l'appartenenza delle vittime a un qualunque gruppo sociale.<ref name=Chalk48>{{cita|Chalk|p. 48}}.</ref><ref name=Drost>{{Cita pubblicazione|nome=Pieter N.|cognome=Drost|anno=1959|titolo=Genocide|volume=2|lingua=nl|doi=10.1017/S0165070X00032459|cid=Drost|opera=The Crime of State}}</ref> Nel 1976 il sociologo [[Stati Uniti|statunitense]] Irving Louis Horowitz propose una definizione ancora più estesa di genocidio come «la distruzione strutturale e sistematica di persone innocenti da parte di un apparato burocratico statale». Secondo Horowitz una società totalitaria è condizione necessaria ma non sufficiente per lo svolgersi di un genocidio, ritenendo che la cultura nazionale giochi un ruolo ancora più importante rispetto all'ideologia dello Stato.<ref name=Chalk49>{{cita|Chalk|p. 49}}.</ref><ref name=Horowitz>{{cita|Horowitz|p. 17}}.</ref>
La sociologa statunitense Helen Fein ha dedicato molti scritti al tema del genocidio. Ha proposto un paradigma per il rilevamento del genocidio che include le seguenti condizioni:<ref name=Andreopoulos/><ref name=Fein1997>{{cita|Fein, 1997|pp. 95 e s.}}</ref>
* un attacco prolungato o continuità di attacchi da parte del persecutore per distruggere fisicamente i membri del gruppo;
* il persecutore dev'essere collettivo o organizzato, tipicamente lo Stato, o un comandante dell'organizzazione;
* la selezione delle vittime avviene attraverso la loro appartenenza a una data collettività;
* le vittime sono indifese o vengono uccise indipendentemente dal fatto che si siano arrese o abbiano opposto resistenza;
* la distruzione dei membri del gruppo è stata intrapresa con l'intento di uccidere e l'omicidio è stato sancito dal persecutore.
Seguendo un approccio [[sociologia|sociologico]] definì nel 1982 il "genocidio" come «l'omicidio calcolato di una parte o di un intero gruppo, definito al di fuori dell'universo dell'obbligo del persecutore, in risposta a una crisi causata o attribuita alle vittime» e suggerì una classificazione del tipo di genocidio:<ref name=Fein1984>{{cita|Fein, 1984|p. 24}}.</ref><ref name=Fein1999>{{cita|Fein, 1999|p. 157}}.</ref>
* "genocidio di sviluppo'" se le vittime ostacolano un progetto economico;
* "genocidio dispotico" se le vittime sono oppositori reali o potenziali;
* "genocidio retributivo" quando due gruppi condividono lo stesso spazio in una società multietnica;
* "genocidio ideologico'" se le vittime sono al di fuori dell'universo percepito come sede degli obblighi (per motivi religiosi o nei totalitarismi ideologici).
In seguito lo definì come «un'azione intenzionale sostenuta da un persecutore per distruggere fisicamente una collettività, direttamente o indirettamente, attraverso l'interdizione alla riproduzione biologica e sociale dei membri del gruppo, sostenuta indipendentemente dalla resa o dalla mancanza di minaccia offerta dalle vittime.» In tal senso Helen Fein fu tra i primi a estendere il concetto di genocidio anche a persecuzioni e stragi storiche, come quelle perpetrate ai danni degli [[nativi americani|aborigeni americani]] e [[Austronesiani|del Pacifico]] da parte degli europei, ma anche il [[genocidio armeno|massacro degli armeni]].<ref name=Fein1999/><ref name=Fein1993>{{cita|Fein, 1993|p. 24}}.</ref>
Frank Chalk e Kurt Jonassohn, docenti all'[[Università Concordia]] di [[Montréal]] e membri del Montréal Institute for Genocide and Human Rights Studies, insoddisfatti della definizione adottata nella ''Convenzione'', nel 1990 ne proposero una diversa e più generale: «Il genocidio è una forma di omicidio di massa da parte in cui uno Stato o altra autorità tesa a distruggere un gruppo, per come quel gruppo e l'appartenenza a esso sono definiti dal persecutore.» La principale differenza consiste nel non limitare in alcun modo il tipo di gruppo da includere, sottolineando, come osservato da altri, che la definizione del "tipo" è unicamente determinato dalla visione del persecutore.<ref name=Jonassohn>{{cita|Jonassohn|p. 10}}.</ref><ref name=ChalkJonassohn>{{cita|Chalk, Jonassohn|pp. 23-27}}.</ref>
Lo storico franco-canadese [[Gérard Prunier]], esperto di tematiche centro-africane, in un suo testo sul caso del Darfur del 1995 definì il genocidio come il «tentativo coordinato di distruggere un gruppo razziale, religioso o politico predefinito nella sua interezza» sottolineando che il genocidio, a differenza della [[pulizia etnica]], ha come obiettivo la distruzione del gruppo vittima per intero.<ref name=Prunier155>{{cita|Prunier, 2005|p. 155}}.</ref>
=== Alternative ===
Nell'ambito del dibattito sono stati valutati altri termini come "[[etnocidio]]", derivante dal [[lingua greca|greco]] ''ἔθνος'' (''ethnos'', "nazione") e dal [[lingua latina|latino]] ''caedo'' ("uccidere"), inteso come la distruzione della cultura più che l'eliminazione fisica delle persone. Il termine fu proposto dallo stesso Raphael Lemkin nel suo ''Axis Rule in Occupied Europe'' in alternativa a "genocidio".<ref name=Lemkin79/> Altro neologismo utilizzato in ambito sociopolitico è "[[politicidio]]" (o "policidio"), inteso come «l'uccisione o lo sterminio di un particolare gruppo a causa delle sue convinzioni politiche o ideologiche», utilizzato per la prima volta nel 1968 in relazione al supposto obbiettivo degli Arabi di distruggere lo [[Stato di Israele]].<ref name=Politicide>{{cita web|url=https://www.oed.com/view/Entry/265482|titolo=Politicide|sito=Oxford English Dictionary|editore=Oxford University Press|lingua=en|accesso=30 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200130160433/https://www.oed.com/view/Entry/265482|urlmorto=no}}</ref>
Il politologo statunitense [[Rudolph Joseph Rummel]] ha coniato il termine "[[democidio]]", di accezione ampia, per indicare «l'assassinio di qualsiasi persona o popolo da parte di un governo, inclusi genocidio, politicidio e omicidio di massa.» Secondo Rummel «il significato necessario e sufficiente del democidio è quello dell'uccisione intenzionale da parte del governo di una o più persone disarmate. A differenza del concetto di genocidio, è limitato all'uccisione intenzionale e non si estende ai tentativi di eliminare culture, razze o persone con mezzi diversi dall'uccidere persone. Inoltre, il democidio non si limita alla componente omicida del genocidio, né al politicidio, all'omicidio di massa o al massacro o al terrore. Li include tutti e anche ciò che escludono, purché tale uccisione sia un atto intenzionale, una politica, un processo o un'istituzione di governo».<ref name=Rummel31>{{cita|Rummel|pp. 39-40}}.</ref>
Un progetto italiano per un Codice dei [[Crimine internazionale|crimini internazionali]] del 2022 amplia la definizione di genocido e introduce il "genocidio culturale" in cui il fine della distruzione del gruppo bersaglio avviene anche attraverso pratiche coercitive, obblighi, divieti o altre misure volte alla rimozione dei suoi caratteri culturali, linguistici o religiosi.<ref name=Aitala>{{cita news|autore=Rosario Aitala|titolo=Crimini Cpi. Non tutto è genocidio, ma l'Italia ancora non vede tante atrocità|pubblicazione=Avvenire|data=23 settembre 2022|url=https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/non-tutto-genocidio-ma-litalia-ancora-non-vede-tante-atrocit|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220925163629/https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/non-tutto-genocidio-ma-litalia-ancora-non-vede-tante-atrocit|urlmorto=no}}</ref>
=== Identificazione del genocidio ===
Pur tenendo conto della precisa definizione giuridica del genocidio presente nella ''Convenzione'', gli studi sul tema hanno approfondito il fenomeno degli eventi genocidari al fine di identificare gli aspetti salienti e specifici del crimine, soprattutto rispetto ad altre fattispecie, quali i [[crimini contro l'umanità]], i [[crimini di guerra]], la [[pulizia etnica]], ecc.
La definizione di Lemkin presuppone un piano coordinato di azione volte alla distruzione di un gruppo.<ref name=Flores3/> Un fattore quindi considerato importante è l'intenzione genocidaria, indipendentemente dalla realizzazione dell'atto stesso.<ref name=Lemkin79/> L'intenzionalità è ritenuto un aspetto problematico della definizione della ''Convenzione'' in relazione al soggetto che intende mettere in pratica il genocidio: se un singolo, un gruppo o uno Stato.<ref name=Flores40>Boghos Levon Zekiyan in {{cita|Flores ''et al.''|p. 40}}.</ref>
Benché la definizione giuridica di genocidio indichi che gli atti commessi devono coinvolgere «in tutto o in parte» il gruppo bersaglio, secondo alcuni autori è importante l'elemento quantitativo. Per questo sono state proposte soglie numeriche oltre le quali si può parlare di genocidio insieme a un intervallo temporale prefissato.<ref name=Valentino>Il politologo Benjamin Valentino, pur proponendo l'espressione "omicidio di massa" (''mass killing'') in luogo di genocidio, fa riferimento a soglie numeriche, cioè «l'intenzionale uccisione di almeno 50.000 non combattenti nell'arco di 5 anni.» v. {{cita|Valentino|p. 11}}.</ref>
Nel 1996 [[Gregory Stanton]], fondatore della ONG Genocide Watch, presentò al [[Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America|Dipartimento di Stato degli Stati Uniti]] un documento informativo che suddivideva l'evolversi di un genocidio in 8 fasi, questo primo modello venne in seguito rivisto, diventando le [[Dieci fasi del genocidio]]: uno strumento accademico e un modello politico per identificare la nascita e l'evoluzione di un genocidio, con indicazioni su come intervenire politicamente ad ogni fase.
== Uso del termine in ambito storiografico ==
Il problema della definizione del genocidio, anche in ambito storiografico e sociopolitico, ha impegnato gli studiosi dalla seconda metà del Novecento, sotto un duplice profilo.
Da un lato si è posto il problema del rapporto tra la [[semantica]] comune e quella giuridica: nell'ambito del [[diritto]], e conseguentemente nell'azione dei tribunali, opera il principio ''[[tempus regit actum]]'', per cui - salvo espresse deroghe<ref>Per quella della ''Ley de la memoria historica'' spagnola v. [https://www.gruppodipisa.it/images/rivista/pdf/Mirko_Della_Malva_-_La_storia_oggetto_del_diritto_il_difficile_bilanciamento.pdf MIRKO DELLA MALVA, “LA STORIA OGGETTO DEL DIRITTO: IL DIFFICILE BILANCIAMENTO TRA TUTELA DELLA DIGNITÀ DELLE VITTIME, LIBERTÀ DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO E PROTEZIONE DELLA DEMOCRAZIA”], Gruppo di Pisa, p. 22.</ref> - la fattispecie soffre di una vera e propria impossibilità giuridica ad essere utilizzata a casi anteriori alla sua formazione (in questo caso, nel [[diritto internazionale penale]] novecentesco). Eppure, l'ingresso di un termine giuridico nel vocabolario comune non dovrebbe comportare l'addebito di ''[[anacronismo]]'', quando lo si utilizza per designare casi consimili verificatisi prima.
Dall'altro lato, fuori dell'ambito del diritto il metodo della comparazione storiografica ha posto il problema dell'utilizzo del sintagma ''genocidio'' per designare taluni eventi diversi dal caso emblematico della [[Shoah]]: pur essendo stato questo il vero punto di svolta, che ha portato a coniare il termine, c'è il tentativo di riconsiderare l'approccio dell'analisi per applicarlo anche a casi in precedenza non definiti come genocidio, come il caso armeno.<ref name=Portinaro/> Il [[XX secolo]] è stato definito da alcuni studiosi come "il secolo dei genocidi".<ref name=Secolo>{{cita|Bruneteau|''Conclusione. Perché il XX secolo è il secolo dei genocidi?''}}.</ref> [[Giovanni Paolo II]] ha però definito il massacro armeno come "il primo genocidio del XX secolo" in una dichiarazione del 2001 durante un viaggio apostolico in [[Armenia]] intendendo quindi che di genocidio si potesse parlare anche per eventi avvenuti in precedenza.<ref name=GPII>{{cita web|url=http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/2001/september/documents/hf_jp-ii_spe_20010927_decl-jp-ii-karekin-ii.html|titolo=Dichiarazione comune di Sua Santità Giovanni Paolo II e di Sua Santità Karekin II|sito=La Santa Sede|data=27 settembre 2001|accesso=30 dicembre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201027200246/http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/2001/september/documents/hf_jp-ii_spe_20010927_decl-jp-ii-karekin-ii.html|urlmorto=no}}</ref>
Il XX secolo è definibile come "secolo dei genocidi" sia per la varietà dei fenomeni genocidari, per l'intenzionalità totalitaria e ideologica che li ha connotati, ma anche per la dimensione quantitativa. Il numero di vittime dovute ai genocidi nel XX secolo varia, a seconda delle stime, tra 40 e 169 milioni di uomini e donne.<ref name=PortinaroIntro>{{cita|Portinaro|''Introduzione, 2. Il secolo dei genocidi''}}.</ref> In tal senso il Novecento è considerato «il periodo più sterminazionista ed eliminazionista di massa che l'umanità abbia mai conosciuto.»<ref name=Goldhagen478>{{cita|Goldhagen|p. 478}}.</ref> Cionondiméno il genocidio è considerato da molti studiosi un fatto ricorrente nella storia umana.<ref name=Portinaro/> Altri sostengono che, benché la storia umana sia costellata di massacri su larga scala, in particolare in caso di guerre o di processi di colonizzazione, riferirsi a essi con il termine genocidio secondo la definizione giuridica messa a punto nel XX secolo sarebbe anacronistico.<ref name=PortinaroII1>{{cita|Portinaro|''II Genocidi e democidi nella storia, 1. Guerre di sterminio''}}.</ref>
Lo stesso Raphael Lemkin, pur avendo coniato il suo neologismo con chiaro riferimento ai crimini del nazismo e del totalitarismo nazionale moderno, affermò che «la storia ci ha fornito altri esempi di distruzione di intere nazioni e di gruppi etnici e religiosi», esemplificando come «chiaro esempio di genocidio» eventi storici come «la distruzione di [[Cartagine]], la [[Crociata albigese|distruzione degli albigesi]] e dei [[Valdismo|valdesi]], le [[Crociata|crociate]], la marcia dei [[Cavalieri Teutonici]], la distruzione dei cristiani sotto l'[[Impero ottomano]], il [[Guerre herero|massacro degli herero]], lo [[genocidio armeno|sterminio degli armeni]], il massacro degli [[Assiri (gruppo etnico)|assiri]] cristiani in [[Iraq]] nel 1933, la distruzione dei maroniti, i [[pogrom]] contro gli ebrei nella [[Impero russo|Russia zarista]] e in [[Regno di Romania|Romania]]».<ref name=Flores/><ref name=Jacobs71>{{cita|Jacobs|p. 71}}.</ref><ref name=Pegoraro1>{{cita|Pegoraro|Parte I, Cap. II}}.</ref>
Il rapporto Whitaker delle Nazioni Unite pubblicato nel 1985, recante un aggiornamento del problema della prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, dopo aver elencato alcuni casi considerati significativi di eventi riconducibili al genocidio, afferma che «potrebbe sembrare pedante sostenere che alcune terribili uccisioni di massa non sono genocidio da un punto di vista legale, ma d'altra parte potrebbe essere controproducente svalutare il genocidio diluendo eccessivamente la sua definizione.»<ref name=Whitaker/>
=== Epoca coloniale ===
Il [[colonialismo]] moderno, che prese il via nel [[XV secolo]] con le prime [[Età delle scoperte|scoperte geografiche]] e la prima espansione [[Impero portoghese|portoghese]] e [[Impero spagnolo|spagnola]] e si sviluppò soprattutto dopo la [[Colonizzazione europea delle Americhe|scoperta dell'America]] nei primi decenni del [[XVI secolo|secolo successivo]], provocò un drastico calo demografico delle popolazioni indigene che nel tempo venivano soppiantate dai conquistatori e dagli immigrati europei, per effetto delle guerre di conquista, dello sterminio diretto di interi gruppi, delle malattie importate dall'Europa e per l'impoverimento e le carestie conseguenti.<ref name=Chomsky1>{{cita|Chomsky|''Part I, Chapter 1''}}.</ref><ref name=CavalliSforza>Luca e Francesco Cavalli Sforza, in {{cita|Diamond|''Introduzione''}}.</ref><ref name=Stannard>{{cita|Stannard|''Prologue''}}.</ref>
Alcuni autori hanno ravvisato come appropriato l'utilizzo del termine genocidio in rapporto alle conseguenze della colonizzazione europea nell'[[età moderna]], in particolare per quanto concerne i [[Genocidio dei nativi americani|nativi americani]] e i [[popoli indigeni]] dell'[[Oceania]].<ref name=Pegoraro2>{{cita|Pegoraro|Parte II, Cap. I e II}}.</ref> Il dibattito sulla fondatezza dell'utilizzo dell'espressione nel contesto coloniale è ancora aperto.<ref name=PortinaroIntro2>{{cita|Portinaro|''Introduzione, 9. L'inflazione del concetto''}}.</ref> Alcuni autori parlano di "genocidio coloniale", ponendo l'accento sugli atti di sterminio deliberato volti a eliminare le popolazioni indigene e favorire quindi l'espansionismo europeo, altri ritengono che le principali cause del declino demografico siano indirette, facendo riferimento ad esempio alle epidemie o a fattori sociali, tra cui la superiorità tecnologica e organizzativa dei colonizzatori.<ref name=Chomsky1/><ref name=CavalliSforza/><ref name=PortinaroII3>{{cita|Portinaro|''II Genocidi e democidi nella storia, 3. Genocidi coloniali''}}.</ref>
Se il concetto di genocidio presuppone la presenza di un gruppo prevalente che unilateralmente opprime e attua azioni di distruzione verso il gruppo più debole, il concetto di guerra si rifà invece alla presenza di due gruppi contrapposti. Nel caso delle guerre di conquista coloniale, la disparità tecnologica tra gli europei e i popoli indigeni viene invece considerato un elemento dirimente nel considerarle come azioni genocidarie.<ref name=Stannard/>
==== Nativi americani ====
{{vedi anche|Genocidio dei nativi americani}}
Il drastico calo demografico dei [[nativi americani]], intervenuto a partire dall'[[colonizzazione europea delle Americhe|arrivo]] degli europei nel XV secolo fino alla fine del [[XIX secolo]], sia nella area settentrionale che in quella meridionale del continente, sia pur con modalità in parte diverse, è considerato da alcuni storici e divulgatori un vero e proprio genocidio ed è stato definito l'"olocausto americano".<ref name=PortinaroII3/><ref name=Stannard146>{{cita|Stannard|p. 146}}.</ref> Si stima che tra i 55 e i 100 milioni di nativi morirono a causa dei colonizzatori, come conseguenza delle guerre di conquista, della perdita del loro ambiente vitale, delle modifiche forzate del loro stile di vita e a causa di malattie contro cui non avevano difese immunitarie, ma anche a causa di azioni di deliberato sterminio.<ref name=Taylor40>{{cita|Taylor|p. 40}}.</ref> Secondo un'altra stima nel secolo successivo alla scoperta dell'America la popolazione amerinda sarebbe scesa da 72 milioni di individui a 4-4,5 milioni.<ref name=Thornton>{{cita|Thornton|p. 42}}.</ref> Per altri autori la cifra totale supera i 100 milioni dall'arrivo degli europei fino al XX secolo.<ref name=Stannard/><ref name=PortinaroII3/>
Tra i casi citati invece da altri come possibile esempio di genocidio vi è quello della cosiddetta [[conquista del deserto]], una campagna militare portata avanti dal governo [[Argentina|argentino]] per strappare la [[Patagonia]] al controllo delle [[amerindi|popolazioni indigene]] negli anni settanta del XIX secolo. Il dibattito storiografico e politico verte sulla questione se tale campagna sia da considerarsi un genocidio o invece un momento di progresso di civiltà per le popolazioni patagoniche conquistate.<ref name=Fernández>{{Cita news|lingua=es|autore=Cacho Fernández|url=http://qollasuyu.indymedia.org/es/2005/05/1952.shtml|titolo=Civilización o genocidio, un debate que nunca se cierra|pubblicazione=El Popular|data=29 aprile 2005|accesso=2 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050516212139/http://qollasuyu.indymedia.org/es/2005/05/1952.shtml|urlmorto=sì}}</ref><ref name=Hasbrouck>{{Cita pubblicazione|nome=Alfred|cognome=Hasbrouck|anno=1935|mese=maggio|titolo=The Conquest of the Desert|volume=15|numero=2|lingua=en|accesso=2 febbraio 2021|doi=10.2307/2506294|url=https://www.jstor.org/stable/2506294?origin=crossref&seq=1|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210304125826/https://www.jstor.org/stable/2506294?origin=crossref&seq=1|urlmorto=no|rivista=The Hispanic American Historical Review}}</ref>
Secondo alcuni storici è difficile sostenere la politica di colonizzazione spagnola sia stata un atto deliberato di genocidio verso i nativi americani in quanto non si trattò di uno sterminio di massa scientificamente pianificato e promosso dall'alto, né vi fu mai un uso preordinato e sistematico delle malattie per annientare popolazioni indigene, cosa invece avvenuta talora nelle colonie britanniche del Nord America con il [[vaiolo]].<ref name=Abulafia4>{{cita|Abulafia|p. 4}}.</ref><ref name=Burnard>David Abulafia in {{cita web|url=https://reviews.history.ac.uk/review/762|titolo=The Discovery of Mankind: Atlantic Encounters in the Age of Columbus (review no. 762)|autore=Trevor Burnard|sito=Review in History|lingua=en|accesso=16 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201025133349/https://reviews.history.ac.uk/review/762|urlmorto=no}}</ref>
==== Colonialismo europeo in Africa ====
[[File:MutilatedChildrenFromCongo (orig).jpg|thumb|sinistra|Foto di diversi congolesi con le mani amputate nello [[Stato Libero del Congo]]]]
In generale, tutto il [[Colonialismo#Africa|periodo coloniale in Africa]] nel XIX e nel XX secolo ebbe un considerevole impatto demografico e sociale. Per esempio l'occupazione francese della [[Costa d'Avorio]], tra il 1900 e il 1911, avrebbe provocato un crollo della popolazione da 1,5 milioni di persone a 160.000; in [[Sudan]], dominio britannico, da 9 a 3 milioni di persone tra il 1882 e 1903; in [[Algeria]] la diminuzione sarebbe stata del 15-20% tra 1830 e il 1870; in [[Gabon]] del 50% tra il 1880 e il 1930.<ref name=Bruneteau>{{cita|Bruneteau|p. 42}}.</ref><ref name=Pisanò44>{{cita|Pisanò|p. 44}}.</ref>
La politica attuata tra il 1885 e il 1908 dal [[re dei Belgi]] [[Leopoldo II del Belgio|Leopoldo II]] nello [[Stato Libero del Congo]] viene da alcuni considerato uno dei "genocidi dimenticati" del XIX secolo.<ref name=Bellesi>{{Cita pubblicazione|autore=Benedetto Bellesi|data=26 marzo 2005|titolo=Congo, il genocidio dimenticato. Dalla seconda metà dell'Ottocento al 1960|editore=Missioni Consolata|accesso=4 febbraio 2021|url=https://www.peacelink.it/kimbau/a/10354.html|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210129200819/https://www.peacelink.it/kimbau/a/10354.html|urlmorto=no|pubblicazione=Le mani sul Congo}}</ref>
Nato come possedimento privato del monarca nel corso della [[Conferenza di Berlino (1884)|conferenza di Berlino del 1884]], e non come colonia secondo il modello allora imperante, il paese africano fu teatro di un massiccio sfruttamento, in particolare per l'[[avorio]] e il [[caucciù]], attraverso un opprimente regime dittatoriale.<ref name=Caranci>{{Cita news|autore=Carlo A. Caranci|url=https://www.storicang.it/a/tragedia-congo-belga_14624|titolo=La tragedia del Congo Belga|pubblicazione=National Geographic|data=10 gennaio 2020|accesso=4 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201020202932/https://www.storicang.it/a/tragedia-congo-belga_14624|urlmorto=no}}</ref> La [[Force Publique]], un apposito corpo militare e di gendarmeria, fu creato per terrorizzare la popolazione attraverso la tortura, la distruzione dei villaggi e la mutilazione. I lavoratori, di fatto schiavi, che non riuscivano a raccogliere le quote richieste di gomma venivano spesso puniti con il taglio delle mani, che venivano esibite come trofeo dai militari, e nei casi estremi con la pena di morte.<ref name=Tripodi>{{Cita news|autore=Francesco Tripodi|url=https://www.africa-express.info/2020/09/06/mani-mozzate-atroci-vendette-i-crimini-nel-congo-belga-narrati-da-conan-doyle/|titolo=Mani mozzate, atroci vendette: i crimini nel Congo Belga narrati da Arthur Conan Doyle|pubblicazione=Africa ExPress|data=7 settembre 2020|accesso=4 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201031221417/https://www.africa-express.info/2020/09/06/mani-mozzate-atroci-vendette-i-crimini-nel-congo-belga-narrati-da-conan-doyle/|urlmorto=no}}</ref>
Pur in assenza di stime certe, il paese subì un considerevole crollo demografico, fino al dimezzamento della popolazione nel periodo considerato.<ref name=Bellesi/> Un rapporto del diplomatico britannico [[Roger Casement]] del 1904 stimò che nel corso di dodici dei vent'anni di regime di Leopoldo vi furono svariati milioni di morti.<ref name=Casement>{{cita|Casement|p. 183 e s.}}</ref> Altre stime riferiscono cifre variabili tra 5 e 30 milioni di morti.<ref name=Bellesi/> Fu con riferimento ai massacri in Congo che l'avvocato e politico afroamericano [[George Washington Williams (politico)|George Washington Williams]] utilizzò nel 1890 l'espressione "crimine contro l'umanità".<ref name=Leotta39>{{cita|Leotta|p. 39}}.</ref><ref name=Schabas>{{Cita pubblicazione|nome=William A.|cognome=Schabas|data=marzo-giugno 2010|titolo=Commentary on Paul Boghossian, 'The concept of genocide'|volume=12|numero=1-2|lingua=en|doi=10.1080/14623528.2010.515404|pubblicazione=Journal of Genocide Research}}</ref>
Anche se per la maggior parte degli storici non si può parlare di genocidio, la brutalità della politica di Leopoldo II face scalpore già alla fine del XIX secolo, al punto che il re fu costretto a cedere il territorio allo Stato nel 1908, trasformandolo così in [[Congo belga]].<ref name=Belgio>{{Cita news|autore=Francesca Spinelli|url=https://www.internazionale.it/notizie/francesca-spinelli/2020/06/30/belgio-colonialismo-congo|titolo=Il Belgio prova ad affrontare le ombre del suo passato coloniale|pubblicazione=Internazionale|data=30 giugno 2020|accesso=4 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201102215429/https://www.internazionale.it/notizie/francesca-spinelli/2020/06/30/belgio-colonialismo-congo|urlmorto=no}}</ref> Anche lo scrittore e drammaturgo britannico [[Arthur Conan Doyle]] nel 1909 denunciò le atrocità commesse da parte del regime coloniale in Congo in un suo saggio intitolato ''The Crime of the Congo''.<ref name=Tripodi/><ref name=ACD>{{cita|Conan Doyle|quarta di copertina}}.</ref> Solo negli anni dieci del XXI secolo, la questione coloniale è entrata nel dibattito politico e sociale in Belgio.<ref name=Belgio/> Nel giugno del 2020 il re [[Filippo del Belgio]] ha inviato una lettera al presidente della [[Repubblica Democratica del Congo]] [[Félix Tshisekedi]] esprimendo «profondo rammarico per le ferite inflitte», durante il periodo coloniale, al paese africano.<ref name=Filippo>{{Cita news|autore=Giada Aquilino|url=https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2020-07/congo-kinshasa-somalia-indipendenza-intervista-bozzo.html|titolo=L’instabilità segna gli anniversari dell’indipendenza di Congo Kinshasa e Somalia|pubblicazione=Vatican News|data=1º luglio 2020|accesso=4 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200819224048/https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2020-07/congo-kinshasa-somalia-indipendenza-intervista-bozzo.html|urlmorto=no}}</ref>
=== Pogrom ===
{{vedi anche|Pogrom}}
[[File:Bundesarchiv Bild 183-86686-0008, Baden-Baden, Festnahme von Juden.jpg|thumb|Colonna di uomini [[ebrei]] arrestati dalla polizia nel novembre 1938 a [[Baden-Baden]] dopo i ''[[pogrom]]'' [[antisemiti]]]]
Oltre alla [[Shoah]] propriamente detta, cioè lo sterminio di una consistente parte degli [[ebrei]] europei a opera dei [[nazifascismo|nazifascisti]] negli anni della [[seconda guerra mondiale]], nel corso della storia il gruppo etnico-religioso è stato oggetto di persecuzioni in gran parte dei paesi dove erano presenti sue comunità. Oltre al confinamento degli ebrei nei [[ghetto|ghetti]], un fenomeno ricorrente è stato quello dei ''[[pogrom]]'', sommosse popolari [[antisemitismo|antisemite]], non sempre coordinate dall'autorità costituita, che avevano come obbiettivo i cittadini ebrei e i loro beni e che hanno provocato sin dal [[Medioevo]] migliaia di morti costringendo spesso le comunità ebraiche all'esilio dai luoghi di origine e alla [[diaspora ebraica|diaspora]].<ref name=USHMM>{{cita web|url=https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/pogroms|titolo=Pogrom|editore=United States Holocaust Memorial Museum|lingua=en|accesso=4 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210129043217/https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/pogroms|urlmorto=no|opera=Enciclopedia dell'Olocausto}}</ref>
Pur essendo dibattuto se siano da considerarsi eventi strettamente genocidari secondo la moderna definizione giuridica, trattandosi di attacchi di norma svolti da turme mal organizzate e senza la pianificazione tipica dei genocidi perpetrati dai governi, i ''pogrom'' rappresentano storicamente un evidente sintomo dell'antisemitismo sempre più diffuso in un'escalation di persecuzioni che ha avuto come apice proprio l'Olocausto e i genocidi ai danni degli ebrei nel XX secolo.<ref name=USHMM/><ref name=Arpizio>{{cita web|url=https://ilbolive.unipd.it/it/pogrom-l%E2%80%99altra-faccia-genocidio|titolo=Pogrom: l'altra faccia del genocidio|autore=Daniele Mont D’Arpizio|sito=Il Bo Live|editore=Università degli Studi di Padova|data=26 gennaio 2017|accesso=4 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210204085535/https://ilbolive.unipd.it/it/pogrom-l%E2%80%99altra-faccia-genocidio|urlmorto=no}}</ref> In molti casi, al tradizionale risentimento antisemita di natura religiosa, si aggiunsero ragioni economiche, sociali e politiche che vennero usate come pretesto per i ''pogrom''.<ref name=USHMM/>
Il termine ''pogrom'' in senso stretto si riferisce alle aggressioni da parte delle popolazioni locali contro gli ebrei nel territorio dell'[[Impero russo]] a partire dal XIX secolo, ma è stato poi utilizzato dalla storiografia per descrivere eventi simili avvenuti in altre parti del mondo e anche in epoche precedenti. Tra i primi il tumulto popolare scoppiato contro gli ebrei a Odessa nel 1821.<ref name=USHMM/> In seguito l'espressione divenne comune con riferimento ai numerosi disordini antiebraici che interessarono l'[[Ucraina]] e la [[Russia]] tra il 1881 e il 1884 dopo l'assassinio dello zar [[Alessandro II di Russia|Alessandro II]].<ref name=Arpizio/>
In realtà manifestazioni antiebraiche sfociate in ''pogrom'' e persecuzioni violente furono registrate in Europa sin dal Medioevo, a partire dal [[massacro di Granada]] del 1066 a opera dei musulmani di [[al-Andalus]].<ref name=Granada>{{cita web|url=http://jewishencyclopedia.com/articles/6855-granada|titolo=Granada|autore=Richard Gottheil|autore2=Meyer Kayserling|lingua=en|accesso=4 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210121041541/http://www.jewishencyclopedia.com/articles/6855-granada|urlmorto=no|opera=Jewish Encyclopedia}}</ref> Altre stragi di ebrei avvennero in [[Renania]] all'[[Crociata dei tedeschi|epoca della prima crociata]] nel 1096, in [[Massacri di Rintfleisch|Germania nel 1298]], in Spagna, Francia e Germania nel XIV secolo, fino alla [[rivolta di Chmel'nyc'kyj]] a metà del XVII secolo nei territori della [[Confederazione polacco-lituana]], che comprendeva parte delle attuali [[Ucraina]] e [[Polonia]], quando si stima furono uccisi 100.000 ebrei, in un massacro di cui fu vittima anche il clero cattolico e il resto della popolazione civile.<ref name=Cossacks>{{cita web|url=http://www.jewishencyclopedia.com/articles/4685-cossacks-uprising|titolo=Cossack's Uprising|autore=Herman Rosenthal|lingua=en|accesso=4 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210126094643/http://www.jewishencyclopedia.com/articles/4685-cossacks-uprising|urlmorto=no|opera=Jewish Encyclopedia}}</ref><ref>{{cita|Flannery|p. 158}}.</ref> I ''pogrom'' antiebraici si intensificarono in particolare all'inizio del XX secolo soprattutto nell'Europa orientale fino al [[Pogrom di Iași|massacro di Iași]] nel 1941.<ref name=Arpizio/><ref name=USHMM1>{{cita web|url=https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/romania|titolo=Romania|editore=United States Holocaust Memorial Museum|lingua=en|accesso=4 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210126135130/https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/romania|urlmorto=no|opera=Enciclopedia dell'Olocausto}}</ref> Il ''pogrom'' noto come la [[notte dei cristalli]], condotto da esponenti del partito nazista in Germania nel 1938, fu l'evento che inaugurò la massiccia persecuzione antisemita da parte del regime di [[Adolf Hitler]] che culminò nell'applicazione del progetto di eradicazione degli ebrei noto come [[soluzione finale della questione ebraica]].<ref name=USHMM/>
=== XIX secolo ===
Già nel XIX secolo le politiche di [[russificazione]] attuate dall'[[Impero russo]] e di islamizzazione attuate dall'[[Impero ottomano]] furono la causa di deportazioni e stermini di massa da alcuni considerati genocidari.<ref name=Richmond201392>{{cita|Richmond, 2013|p. 92}}.</ref> La [[Guerra caucasica|conquista russa del Caucaso]] avvenuta tra il 1817 e il 1864 e terminata con l'annessione della [[Ciscaucasia|parte settentrionale della regione]], fu seguita da una fase di repressione degli sconfitti, con il trasferimento forzato delle popolazioni di religione musulmana verso l'Impero ottomano. In particolare tra la fine della guerra e il 1867 centinaia di migliaia di [[circassi]] furono deportati, insieme a [[ingusci]], [[ceceni]], [[osseti]], [[abcasi]], [[abazi]] e altri, dai villaggi di origine verso i porti del [[Mar Nero]] in attesa di navi dirette a [[Trebisonda]] in Anatolia nell'ambito di un piano di [[russificazione]] dei territori conquistati. Il reinsediamento dei circassi fu concordato con gli ottomani, desiderosi di sostituire gli abitanti cristiani di alcune zone dell'Impero con genti di religione musulmana.<ref name=Richmond20081>{{cita|Richmond, 2008|p. 1}}.</ref><ref name=Cassano2>{{cita web|url=https://www.eastjournal.net/archives/59610|titolo=Russia. La storia dei circassi e di una tragedia dimenticata|autore=Emanuele Cassano|data=15 maggio 2015|accesso=22 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190409001858/https://www.eastjournal.net/archives/59610|urlmorto=no|pubblicazione=East Journal}}</ref><ref name=Rogan72>{{cita|Rogan|p. 72}}.</ref> Nei confronti dei [[circassi]] fu attuata anche una strategia pianificata di uccisioni massa. Si calcola che la pulizia etnica e l'esodo abbiano provocarono una riduzione delle popolazioni autoctone superiore al 90% in [[Circassia]] e nelle regioni vicine con un numero di morti stimato da alcuni tra 1 e 1,5 milioni.<ref name=Richmond2013132>{{cita|Richmond, 2013|p. 132}}.</ref><ref name=Levene154>Stephen D. Shenfield, ''The Circassians: A Forgotten Genocide'', in {{cita|Levene, Roberts|p. 154}}.</ref>
I [[circassi]] residenti nella [[Russia|Federazione Russa]] hanno più volte chiesto al governo russo prima di riconoscere e poi di scusarsi per le politiche zariste considerate [[Genocidio circasso|genocidarie]].<ref name=Goble>{{Cita pubblicazione|autore=Paul Goble|data=15 luglio 2005|titolo=Circassians Demand Russian Apology for 19th Century Genacide|editore=Radio Free Europe|volume=8|numero=23|lingua=en|accesso=24 febbraio 2021|url=https://www.rferl.org/a/1341730.html|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201022122418/https://www.rferl.org/a/1341730.html|urlmorto=no|opera=Caucasus Report: July 15, 2005}}</ref><ref name=Richmond2008172>{{cita|Richmond, 2008|p. 172}}.</ref> Secondo fonti circasse l'esame dei documenti ufficiali zaristi riporterebbe più di 400.000 circassi uccisi, mentre 497.000 furono costretti a rifugiarsi all'estero, e solo 80.000 furono lasciati vivi nella loro area di origine.<ref name=Goble/> Tra gli stati stranieri, solo la [[Georgia]] ha riconosciuto l'esodo e lo sterminio dei circassi quale [[Genocidio circasso|genocidio]].<ref name=Richmond20131>{{cita|Richmond, 2013|p. 1}}.</ref> Secondo alcuni storici alla violenta politica di russificazione attuata dall'Impero russo è possibile applicare la definizione della ''Convenzione''.<ref name=Richmond201392/>
=== XX secolo ===
Altri eventi avvenuti in Europa nel cosiddetto "secolo dei genocidi" sono entrati nel dibattito storico e politico. Tra questi la [[persecuzione dei serbi durante la seconda guerra mondiale]] a opera del [[Stato Indipendente di Croazia|regime fascista]] degli [[ustascia]] [[croati]] che provocò secondo le stime 500.000 vittime tra i serbi a seguito di una campagna volta a «ripulire la Croazia da elementi stranieri.»<ref name=Croazia>{{cita web|url=https://www.yadvashem.org/odot_pdf/Microsoft%20Word%20-%205930.pdf|titolo=Croatia|sito=Yad Vashem. Shoah Resource Center|lingua=en|accesso=9 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210204110824/https://www.yadvashem.org/odot_pdf/Microsoft%20Word%20-%205930.pdf|urlmorto=no}}</ref> Sempre durante la seconda guerra mondiale, questa volta a opera dell'Unione Sovietica, viene citato il [[massacro di Katyn']], durante il quale ufficiali dell'esercito e poi cittadini polacchi detenuti in [[Bielorussia]] e [[Ucraina]], furono fatti uccidere su ordine di [[Stalin]] nella foresta di Katyn' e nelle prigioni nel 1940.<ref name=Katyn>{{Cita news|url=https://www.corriere.it/esteri/10_aprile_10/eccidio-Katyn-vittime-stalin_f8dce62a-4480-11df-a179-00144f02aabe.shtml|titolo=70 anni fa il massacro di 22mila polacchi|pubblicazione=Corriere della Sera|data=10 aprile 2010|accesso=9 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201024192011/https://www.corriere.it/esteri/10_aprile_10/eccidio-Katyn-vittime-stalin_f8dce62a-4480-11df-a179-00144f02aabe.shtml|urlmorto=no}}</ref> Anche la "bonifica etnica" ordinata da [[Benito Mussolini]] nei confronti degli [[sloveni]] nel 1940 e, nel [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]], la vicenda dei [[massacri delle foibe]] a opera dei [[partigiani jugoslavi]], sono casi di pulizia etnica considerati riconducibili al concetto di genocidio.<ref name=DelBoca>{{cita|Del Boca|Cap. 11}}.</ref><ref name=Foibe>{{Cita news|url=https://www.repubblica.it/politica/2020/02/10/news/foibe_giorno_del_ricordo_salvini-248225425/|titolo=Foibe, Casellati: "Genocidio programmato contro gli italiani". Polemiche a Basovizza|pubblicazione=La Repubblica|data=10 febbraio 2020|accesso=9 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200315203216/https://www.repubblica.it/politica/2020/02/10/news/foibe_giorno_del_ricordo_salvini-248225425/|urlmorto=no}}</ref> Più recente è il caso della [[pulizia etnica dei georgiani in Abcasia]] durante la [[guerra georgiano-abcasa]] nel 1991-1993, con massacri e espulsioni forzate di migliaia di abitanti di etnia georgiana, durante la quale tra 10.000 e 30.000 persone furono uccise dai separatisti [[abcasi]] appoggiati da forze russe.<ref name=Novella>{{cita web|url=https://www.geopolitica.info/abkazia-la-conflittualita-interna-e-lombra-lunga-della-russia/|titolo=Abkazia: la conflittualità interna e l'ombra lunga della Russia|autore=Francesca Novella|editore=Centro studi di geopolitica e relazioni internazionali|data=15 giugno 2010|accesso=9 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160910154004/https://www.geopolitica.info/abkazia-la-conflittualita-interna-e-lombra-lunga-della-russia/|urlmorto=no|pubblicazione=Geopolitica.info}}</ref>
In un quadro di costante instabilità politica ed economica, esacerbata anche da contrasti di natura etnico-religiosa e da una crescente presenza [[Jihād|jihadista]], il continente africano è stato spesso teatro di persecuzioni in taluni casi considerate di natura genocidaria.<ref name=Carbone>{{cita web|url=https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/instabilita-africana-crescita-ma-lontana-dal-caos-del-passato-14928|titolo=Instabilità africana in crescita, ma lontana dal caos del passato|autore=Giovanni Carbone|data=11 aprile 2016|accesso=11 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160422174510/http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/instabilita-africana-crescita-ma-lontana-dal-caos-del-passato-14928|urlmorto=no|pubblicazione=Istituto per gli Studi di Politica Internazionale}}</ref><ref name=Gallo>{{cita web|url=https://www.peacelink.it/conflitti/a/31379.html|titolo=Situazione politica nelle nazioni dell'Africa|autore=Vincenzo Gallo|sito=Pacelink|data=15 marzo 2010|accesso=11 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201023114941/https://www.peacelink.it/conflitti/a/31379.html|urlmorto=no}}</ref> Il periodo successivo alla [[rivoluzione di Zanzibar]] del 1964, che portò al rovesciamento del [[sultanato di Zanzibar|sultanato]] di [[Jamshid bin Abdullah di Zanzibar|Jamshid bin Abdullah]] dominato dall'élite araba, fu contrassegnato dall'uccisione di massa di una parte della popolazione araba dell'isola da parte di quella di etnia africana; tale uccisione di massa è stata definita da alcuni come un genocidio.<ref name=Petterson>{{cita|Petterson|pp. 94-95}}.</ref><ref name=Charny378>{{cita|Charny|p. 378}}.</ref> Tra il 1966 e il 1969 durante la [[guerra civile in Nigeria|guerra civile]] il governo centrale [[nigeria]]no reagì duramente al tentativo di [[Indipendentismo|secessione]] del [[Igbo|popolo Igbo]], che aveva proclamato la nascita della [[Repubblica del Biafra]].<ref name=Pelizza>{{Cita news|autore=Simone Pelizza|url=https://ilcaffegeopolitico.net/115703/biafra-nascita-agonia-e-morte-di-uno-stato-africano|titolo=Biafra: nascita, agonia e morte di uno Stato africano|pubblicazione=Il Caffè Geopolitico|data=15 gennaio 2020|accesso=11 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201021012322/https://ilcaffegeopolitico.net/115703/biafra-nascita-agonia-e-morte-di-uno-stato-africano|urlmorto=no}}</ref> La guerra provocò una tragica [[carestia]] che causò tra 600.000 e 1.000.000 di morti ed è stata considerata da diversi osservatori come un genocidio.<ref name=Jorgensen>Torben Jørgensen, Eric Markusen in {{cita|Charny|p. 347}}.</ref> In [[Burundi]] nel 1972 fu attuata da parte dei governanti di etnia tutsi, minoritari nel paese, una massiccia repressione nei confronti degli hutu in quella che fu una anticipazione, a ruoli invertiti, di quanto accadde nel vicino [[Ruanda]] negli anni novanta. Quattro anni dopo, con il presidente [[Jean-Baptiste Bagaza]], la persecuzione nei confronti degli hutu proseguì con politiche che impedivano loro l'accesso all'istruzione e al lavoro nell'ambito di un mai risolto conflitto interetnico.<ref name=Lamarchand>René Lamarchand in {{cita|Charny|p. 510}}.</ref><ref name=Chan>{{Cita news|lingua=en|autore=Sewell Chan|url=https://www.nytimes.com/2016/05/05/world/africa/jean-baptiste-bagaza-ex-leader-of-burundi-is-dead-at-69.html|titolo=Jean-Baptiste Bagaza, Deposed Leader of a Troubled Burundi, Is Dead at 69|pubblicazione=New York Times|data=4 maggio 2016|accesso=11 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200823190326/https://www.nytimes.com/2016/05/05/world/africa/jean-baptiste-bagaza-ex-leader-of-burundi-is-dead-at-69.html|urlmorto=no}}</ref>
Anche l'Asia fu teatro di vasti massacri di carattere politico o etnico-religioso. Gli anni successivi al colpo di Stato che portò al potere il generale [[Suharto]] in [[Indonesia]] furono contrassegnati da una violenta repressione anticomunista che provocò la morte di oltre 500.000 persone.<ref name=Monteleone428>{{cita|Monteleone|p. 428}}.</ref> I [[massacri indonesiani del 1965-1966]] sono stati definiti da alcuni osservatori come vero e proprio genocidio in considerazione del ruolo svolto dagli alti gradi militari indonesiani che avrebbero organizzato le uccisioni come parte di una campagna coordinata a livello nazionale di "annientamento alle radici" del principale rivale politico, il [[Partito Comunista Indonesiano]].<ref name=Melvin>{{Cita pubblicazione|nome=Jess|cognome=Melvin|anno=2017|titolo=Mechanics of Mass Murder: A Case for Understanding the Indonesian Killings as Genocide|rivista=Journal of Genocide Research|volume=19|numero=4|pp=487-511|lingua=en|accesso=17 febbraio 2021|doi=10.1080/14623528.2017.1393942|url=https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/14623528.2017.1393942|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191214153854/https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/14623528.2017.1393942|urlmorto=no}}</ref> Nel 1971 la porzione orientale del [[Pakistan]] abitata prevalentemente da persone di etnia bengalese dichiarò la sua indipendenza col nuovo nome di [[Bangladesh]]. Il presidente pakistano [[Yahya Khan]] condusse una sanguinosa operazione militare contro i secessionisti, in quella che è nota come [[guerra di liberazione bengalese]] che sfociò, con il coinvolgimento dell'[[India]], nella [[guerra indo-pakistana del 1971]]. Secondo alcuni osservatori le violenze pakistane contro i bengalesi assunsero carattere genocidario con 3 milioni di morti, 10 milioni di profughi, prevalentemente hindu fuggiti in India, e 30 milioni di sfollati interni.<ref name=Thorp>John P. Thorp in {{cita|Charny|p. 116}}.</ref> Anche i bengalesi commisero vasti massacri contro gli abitanti di altre etnie e religioni, in particolare biharis e urdu, considerati automaticamente alleati dei pakistani.<ref name=Rumme414>{{cita|Rummel|p. 414}}.</ref>
In America nell'ottobre del 1937 il dittatore [[Rafael Leónidas Trujillo]] compì una [[pulizia etnica]], nota come il [[massacro del prezzemolo]], ai danni della popolazione [[haiti]]ana residente nella [[Repubblica Dominicana]]. La repressione provocò un numero di vittime stimato tra 20.000 e 30.000 persone.<ref name=Turtis>{{Cita pubblicazione|nome=Richard Lee|cognome=Turtis|anno=2002|titolo=A World Destroyed, A Nation Imposed: The 1937 Haitian Massacre in the Dominican Republic|url=https://archive.org/details/sim_hispanic-american-historical-review_2002-08_82_3/page/n168|volume=82|numero=3|pp=589-635|doi=10.1215/00182168-82-3-589|pubblicazione=Hispanic American Historical Review}}</ref><ref name=Castel>{{cita web|url=https://www.nazioneindiana.com/2016/01/28/59503/|titolo=Overbooking: Raùl Zecca Castel|autore=Raùl Zecca Castel|sito=Nazione indiana|data=28 gennaio 2016|accesso=23 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200519142545/https://www.nazioneindiana.com/2016/01/28/59503/|urlmorto=no}}</ref> Anche in questo caso alcuni autori utilizzano l'espressione genocidio per descrivere il massacro degli haitiani.<ref name=Garcia>{{cita|Garcia|pp. 9 e 204}}.</ref>
Anche se alcuni autori rifiutano la classificazione dei massacri perpetrati dai governi totalitari nel XX secolo, in particolare quelli socialisti di [[Mao Zedong]], [[Iosif Stalin|Stalin]] e [[Pol Pot]], come genocidi, ma piuttosto come crimini contro l'umanità oppure, utilizzando altri neologismi, come casi di "politicidio" o "classicidio", altri ne vedono l'intenzione genocidaria.<ref name=Pegoraro3>{{cita|Pegoraro|Parte I, Cap. I}}.</ref><ref name=PasoliniZanelli11>{{cita|Pasolini Zanelli|p. 11}}.</ref> Il dibattito verte in particolare sulla possibilità di includere l'uccisione di massa di gruppi identificati dal perpetratore come "classe" nella definizione giuridica di genocidio.<ref name=Pegoraro3/><ref name=Courtois9>{{cita|Courtois|p. 9 e s.}}</ref>
== Commemorazioni ==
Nel settembre 2015 l'[[Assemblea generale delle Nazioni Unite]] stabilì il [[9 dicembre]] come Giornata internazionale per la commemorazione e per la dignità delle vittime di genocidio, data in cui si celebra l'anniversario dell'adozione della ''Convenzione sul genocidio'' del 1948.<ref name=InternationalDay>{{cita web|url=https://www.un.org/en/observances/genocide-prevention-day|titolo=International Day of Commemoration and Dignity of the Victims of the Crime of Genocide and of the Prevention of this Crime, 9 December|sito=ONU|lingua=en|accesso=24 febbraio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210116070224/https://www.un.org/en/observances/genocide-prevention-day|urlmorto=no}}</ref>
Oltre al museo [[Yad Vashem]] in [[Israele]], il memoriale che conferisce il titolo di [[Giusto tra le nazioni]] ai non-[[ebreo|ebrei]] che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare anche un solo ebreo dal genocidio [[nazismo|nazista]] della [[Shoah]], sono sorti in varie località del mondo luoghi di commemorazione delle personalità che si sono adoperate per contrastare i genocidi, a partire da quello ebraico. Il primo fu il [[Giardino dei Giusti]] di [[Gerusalemme]] inaugurato nel 1962.<ref name=YV>{{cita web|url=https://www.yadvashem.org/|titolo=Yad Vashem - The World Holocaust Remembrance Center|sito=Yad Vashem|lingua=en|accesso=15 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200112092717/https://www.yadvashem.org/|urlmorto=no}}</ref> In seguito l'esempio fu seguito in molte nazioni ampliando il riconoscimento di ''Giusto'' anche a persone che hanno operato nell'ambito dei genocidi armeno, ruandese e bosniaco, come quello di [[Giardino dei Giusti di tutto il mondo|Milano]] o quello di [[Giardino dei Giusti del Mondo|Padova]] in Italia.
Il [[Giorno della Memoria]] è la ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell'[[Olocausto]]. Fu istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 60/7 il 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria, e adottata con la Legge n. 211 del 2000 dal Parlamento italiano. La data fu scelta perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'[[Armata Rossa]] liberarono il [[campo di concentramento di Auschwitz]].<ref name=GdM>{{cita web|url=https://www.camera.it/parlam/leggi/00211l.htm|titolo=Legge 20 luglio 2000, n. 211. Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti|editore=Camera dei Deputati|data=31 luglio 2000|accesso=15 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190610204857/http://www.camera.it/parlam/leggi/00211l.htm|urlmorto=no|pubblicazione=Gazzetta Ufficiale|numero=177}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.un.org/en/holocaustremembrance/docs/res607.shtml|titolo=The Holocaust and the United Nations Outreach Programme|editore=ONU|data=1º novembre 2005|lingua=en|accesso=15 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190910192036/https://www.un.org/en/holocaustremembrance/docs/res607.shtml|urlmorto=no}}</ref>
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{cita libro|nome=David|cognome=Abulafia|titolo=The Discovery of Mankind: Atlantic Encounters in the Age of Columbus|url=https://archive.org/details/discoveryofmanki00abul|anno=2008|editore=Yale University Press|lingua=en|cid=Abulafia|ISBN=978-0-300-12582-5}}
* {{cita libro|nome=George J.|cognome=Andreopoulos|titolo=Introdution: The Calculus of Genocide|anno=1997|editore=University of Pennsylvania Press|lingua=en|opera=Genocide: Conceptual and Historical Dimensions|cid=Andreopoulos|ISBN=0-8122-1616-4}}
* {{cita libro|nome=Anne|cognome=Applebaum|titolo=Red Famine. Stalin's War on Ukraine|anno=2017|editore=Knopf Doubleday Publishing Group|città=New York|lingua=en|cid=Applebaum|ISBN=978-0-385-53886-2}}
* {{cita libro|nome=Hannah|cognome=Arendt|titolo=La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme|url=https://archive.org/details/labanalitadelmal0000hann|anno=2001|editore=Feltrinelli|città=Milano|cid=Arendt|ISBN=978-88-07-81640-6}}
* {{cita libro|curatore=Antonia Aslan, Francesco Berti, Paolo De Stefani|titolo=Il paese perduto. A cent'anni dal genocidio armeno|anno=2017|editore=Guerini e Associati|cid=Aslan, Berti, De Stefani|ISBN=978-88-8195-119-2}}
* {{cita libro|nome=Jon|cognome=Bridgman|titolo=The Revolt of the Hereros|url=https://archive.org/details/revoltofhereros0000brid|anno=1981|editore=University of California Press|lingua=en|cid=Bridgman|ISBN=0-520-04113-5}}
* {{cita libro|nome=Bernard|cognome=Bruneteau|titolo=Il secolo dei genocidi|anno=2006|editore=Il Mulino|città=Bologna|cid=Bruneteau|ISBN=978-88-15-11408-2}}
* {{cita libro|nome=Raffaele|cognome=Cadin|titolo=I presupposti dell'azione del Consiglio di sicurezza nell'articolo 39 della Carta delle Nazioni unite|anno=2008|editore=Giuffrè|città=Milano|cid=Cadin|ISBN=978-88-14-14088-4}}
* {{cita libro|nome=Roger|cognome=Casement|titolo=Il Rapporto sul Congo|anno=2010|editore=Fuorilinea|città=Monterotondo|cid=Casement|ISBN=978-88-96551-01-1}}
* {{cita libro|nome=Frank|cognome=Chalk|nome2=Kurt|cognome2=Jonassohn|titolo=The History and Sociology of Genocide: Analyses and Case Studies|url=https://archive.org/details/historysociology00chal|anno=1990|editore=Yale University Press|città=New Haven|lingua=en|cid=Chalk, Jonassohn|ISBN=0-300-04446-1}}
* {{cita libro|nome=Frank|cognome=Chalk|curatore=George J. Andreopoulos|titolo=Redifining genocide|anno=1997|editore=University of Pennsylvania Press|lingua=en|opera=Genocide: Conceptual and Historical Dimensions|cid=Chalk|ISBN=0-8122-1616-4}}
* {{cita libro|curatore=Israel W. Charny|titolo=Encyclopedia of Genocide|url=https://archive.org/details/encyclopediaofge0000unse|anno=1999|editore=ABC-Clio|città=Santa Barbara|lingua=en|cid=Charny|ISBN=0-87436-928-2}}
* {{cita libro|nome=Noam|cognome=Chomsky|titolo=Anno 501, la conquista continua. L'epopea dell'imperialismo dal genocidio coloniale ai giorni nostri|anno=1993|editore=Gamberetti|città=Roma|cid=Chomsky|ISBN=88-7990-004-8}}
* {{cita libro|nome=Ettore|cognome=Cinnella|titolo=Ucraina. Il genocidio dimenticato|anno=2015|editore=Della Porta|città=Firenze|cid=Cinnella|ISBN=978-88-96209-17-2}}
* {{cita libro|nome=Arthur|cognome=Conan Doyle|curatore=Giuseppe Motta|titolo=Il crimine del Congo|anno=2020|editore=Bordeaux|città=Roma|cid=Conan Doyle|ISBN=978-88-321-0350-2}}
* {{cita libro|curatore=Stéphane Courtois|titolo=Il libro nero del comunismo. Crimini, terrore, repressione|anno=1998|editore=Mondadori|città=Milano|cid=Courtois|ISBN=88-04-44798-2}}
* {{cita libro|nome=Angelo|cognome=Del Boca|titolo=Italiani, brava gente?|anno=2005|editore=Neri Pozza|città=Vicenza|cid=Del Boca|ISBN=978-88-6559-795-8}}
* {{cita libro|nome=Alex|cognome=de Waal|titolo=Evil Days. Thirty Years of War and Famine in Ethiopia|url=https://archive.org/details/bub_gb_RcVFXUwraxsC|anno=1991|editore=Human Rights Watch|lingua=en|cid=de Waal|ISBN=1-56432-038-3}}
* {{cita libro|nome=Jared|cognome=Diamond|titolo=Armi, acciaio e malattie. Breve storia degli ultimi tredicimila anni|anno=1997|editore=Einaudi|cid=Diamond|ISBN=88-06-15619-5}}
* {{cita libro|nome=Craig|cognome=Etcheson|titolo=After the Killing Fields: Lessons from the Cambodian Genocide|anno=2005|editore=Greenwood|lingua=en|cid=Etcheson|ISBN=978-0-275-98513-4}}
* {{cita libro|nome=Helen|cognome=Fein|curatore=Israel W. Charny|titolo=Scenarios of Genocide: Models of Genocide and Critical Responses|anno=2018|editore=Routledge|città=New York|lingua=en|opera=Toward the Understanding and Prevention of Genocide: Proceedings of the International Conference on the Holocaust and Genocide|cid=Fein, 1984|ISBN=978-0-367-21417-3}}
* {{cita libro|nome=Helen|cognome=Fein|titolo=Genocide: A Sociological Prospective|url=https://archive.org/details/genocidesociolog0000fein|anno=1993|editore=SAGE Publications|città=Londra|lingua=en|cid=Fein, 1993|ISBN=0-8039-8829-X}}
* {{cita libro|nome=Helen|cognome=Fein|curatore=George J. Andreopoulos|titolo=Genocide, terror, life integrity and war crimes: the case of discrimination|anno=1997|editore=University of Pennsylvania Press|lingua=en|opera=Genocide: Conceptual and Historical Dimensions|cid=Fein, 1997|ISBN=0-8122-1616-4}}
* {{cita libro|nome=Helen|cognome=Fein|curatore=Levon Chorbajian, George Shirinian|titolo=Testing Theoris Brutally: Armenia (1915), Bosnia (1992), Rwanda (1994)|anno=1999|editore=Macmillan Publishers|città=Londra|lingua=en|opera=Studies in Comparative Genocide|cid=Fein, 1999|ISBN=978-1-349-27350-8}}
* {{cita libro|nome=Angelo|cognome=Ferrari|nome2=Raffaele|cognome2=Masto|titolo=Mal d'Africa|anno=2020|editore=Rosenberg & Sellier|cid=Ferrari, Masto|ISBN=978-88-7885-849-7}}
* {{cita libro|nome=Edward H.|cognome=Flannery|titolo=The Anguish of the Jews. Twenty-Three Centuries of Antisemitism|anno=2004|editore=Paulist Press|lingua=en|cid=Flannery|ISBN=0-8091-4324-0}}
* {{cita libro|nome=Marcello|cognome=Flores|titolo=Il genocidio. Declinazioni e risposte di inizio secolo|anno=2018|editore=Giappichelli|città=Torino|cid=Flores ''et al.''|ISBN=978-88-921-7105-3|etal=sì}}
* {{cita libro|nome=Aldo|cognome=Forbice|titolo=I signori della morte|anno=2002|editore=Sperling & Kupfer|cid=Forbice|ISBN=978-88-200-3163-3}}
* {{cita libro|nome=Caroline|cognome=Fournet|titolo=The Crime of Destruction and the Law of Genocide. Their Impact on Collective Memory|url=https://archive.org/details/crimeofdestructi0000four|anno=2007|editore=Ashgate Publishing|città=Farnham|lingua=en|cid=Fournet|ISBN=978-0-7546-7001-8}}
* {{cita libro|nome=Juan Manuel|cognome=Garcia|titolo=La matanza de los haitianos. Genocidio de Trujillo, 1937|anno=1983|editore=Editorial Alfa & Omega|città=Santa Domingo|lingua=es|cid=Garcia|ISBN=no}}
* {{cita libro|nome=Peter|cognome=Gill|titolo=Famine and Foreigners: Ethiopia Since Live Aid|url=https://archive.org/details/famineforeigners0000gill|anno=2010|editore=Oxford University Press|lingua=en|cid=Gill|ISBN=978-0-19-956984-7}}
* {{cita libro|nome=Daniel Jonah|cognome=Goldhagen|titolo=Peggio della guerra. Lo sterminio di massa nella storia dell'umanità|anno=2010|editore=Mondadori|città=Milano|cid=Goldhagen|ISBN=978-88-04-60214-9}}
* {{cita libro|nome=Patrick|cognome=Heuveline|titolo=Forced Migration and Mortality|url=https://archive.org/details/forcedmigrationm0000unse_t3v0|anno=2001|editore=National Academies Press|lingua=en|capitolo=The Demographic Analysis of Mortality Crises: The Case of Cambodia, 1970–1979|ISBN=978-0-309-07334-9|cid=Heuveline}}
* {{cita libro|nome=Raul|cognome=Hilberg|curatore=Frediano Sessi|titolo=La distruzione degli ebrei d'Europa|anno=1999|editore=Einaudi|città=Torino|cid=Hilberg|ISBN=978-88-06-15191-1}}
* {{cita libro|nome=Irving Louis|cognome=Horowitz|titolo=Taking lives: Genocide & State Power|anno=1980|editore=Transaction Publishers|città=New Brunswick|lingua=en|cid=Horowitz|ISBN=0-87855-882-9}}
* {{cita libro|autore=International Military Tribunal|titolo=Trial of the major war criminals|url=https://www.loc.gov/rr/frd/Military_Law/pdf/NT_Vol-I.pdf|accesso=14 giugno 2019|anno=1947|editore=IMT|città=Norimberga|lingua=en|volume=I|cid=IMT|sito=Library of Congress}}
* {{cita libro|curatore=Karl D. Jackson|titolo=Cambodia, 1975–1978: Rendezvous with Death|url=https://archive.org/details/cambodia197519780000unse|anno=1989|editore=Princeton University Press|lingua=en|cid=Jackson|ISBN=0-691-02541-X}}
* {{cita libro|nome=Kurt|cognome=Jonassohn|nome2=Karin Solveig|cognome2=Bjornson|titolo=Genocide and Gross Human Rights Violations: In Comparative Perspective|url=https://archive.org/details/genocidegrosshum0000jona|annooriginale=1998|anno=1999|editore=Transaction Publishers|città=New Brunswick|lingua=en|cid=Jonassohn|ISBN=0-7658-0417-4}}
* {{cita libro|curatore=Giorgio Lattanzi, Vito Monetti|titolo=La Corte penale internazionale: organi, competenza, reati, processo|anno=2006|editore=Giuffrè Editore|città=Milano|cid=Lattanzi, Monetti|ISBN=978-88-14-12407-5}}
* {{cita libro|nome=Raphael|cognome=Lemkin|wkautore=Raphael Lemkin|titolo=Axis Rule in occupied Europe: Laws of Occupation, Analysis of Government, Proposals for Redress|anno=1944|editore=Carnegie Endowment for International Peace|città=Washington, DC|lingua=en|cid=Lemkin, 1944}}
* {{cita libro|nome=Raphael|cognome=Lemkin|curatore=Steven Leonard Jacobs|titolo=Lemkin on Genocide|url=https://archive.org/details/lemkinongenocide0000lemk|anno=2012|editore=Lexington Books|città=Lanham|lingua=en|cid=Jacobs|ISBN=978-0-7391-4526-5}}
* {{cita libro|nome=Carmelo Domenico|cognome=Leotta|titolo=Il genocidio nel diritto penale internazionale. Dagli scritti di Raphael Lemkin allo Statuto di Roma|anno=2013|editore=G. Giappichelli Editore|città=Torino|cid=Leotta|ISBN=978-88-348-8968-8}}
* {{cita libro|curatore=Mark Levene, Penny Roberts|titolo=The Massacre in History|anno=1999|editore=Berghahn Books|città=New York|lingua=en|cid=Levene, Roberts|ISBN=1-57181-935-5}}
* {{cita libro|nome=Mahmood|cognome=Mamdani|titolo=When Victims Become Killers. Colonialism, Nativism, and the Genocide in Rwanda|anno=2002|editore=Princeton University Press|lingua=en|cid=Mamdani|ISBN=978-0-691-10280-1}}
* {{cita libro|nome=Anna Maria|cognome=Maugeri|titolo=La responsabilità da comando nello statuto della Corte Penale Internazionale|anno=2007|editore=Giuffrè Editore|città=Milano|cid=Maugeri|ISBN=978-88-14-14055-6}}
* {{cita libro|nome=Renato|cognome=Monteleone|titolo=Il Novecento, un secolo insostenibile. Civiltà e barbarie sulla via della globalizzazione|anno=2001|editore=Edizioni Dedalo|città=Bari|cid=Monteleone|ISBN=978-88-220-6280-2}}
* {{cita libro|nome=Benny|cognome=Morris|nome2=Dror|cognome2=Ze'evi|titolo=Il genocidio dei cristiani|anno=2019|editore=Rizzoli|città=Milano|cid=Morris, Ze'evi, ''Il genocidio dei cristiani''|ISBN=978-88-586-9592-0}}
* {{cita libro|nome=Benny|cognome=Morris|nome2=Dror|cognome2=Ze'evi|titolo=The Thirty-Year Genocide: Turkey's Destruction of Its Christian Minorities, 1894–1924|url=https://archive.org/details/thirtyyeargenoci0000morr|anno=2019|editore=Harvard University Press|città=Cambridge|lingua=en|cid=Morris, Ze'evi, ''The Thirty-Year Genocide''|ISBN=978-0-674-91645-6}}
* {{cita libro|nome=Claude|cognome=Mutafian|curatore=Antonia Aslan|titolo=Metz Yeghérn. Breve storia del genocidio degli armeni|anno=2018|editore=Guerini e Associati|cid=Mutafian|ISBN=978-88-8195-283-0}}
* {{cita libro|nome=Alberto|cognome=Pasolini Zanelli|titolo=Il genocidio dimenticato. La Cina da Mao a Deng|anno=1996|editore=Ideazione|città=Roma|cid=Pasolini Zanelli|ISBN=88-86812-09-4}}
* {{cita libro|nome=Renzo|cognome=Paternoster|titolo=La politica del male. Il nemico e le categorie politiche della violenza|anno=2019|editore=Argot Edizioni|città=Lucca|cid=Paternoster|ISBN=978-88-99735-81-4}}
* {{cita libro|nome=Leonardo|cognome=Pegoraro|titolo=I dannati senza terra. I genocidi dei popoli indigeni in Nord America e in Australasia|anno=2019|editore=Meltemi Editore|città=Sesto San Giovanni|cid=Pegoraro|ISBN=978-88-8353-987-9}}
* {{cita libro|nome=Don|cognome=Petterson|titolo=Revolution in Zanzibar. An American's Cold War Tale|editore=Basic Books|città=New York|lingua=en|cid=Petterson|ISBN=978-0-8133-4268-9}}
* {{cita libro|nome=Attilio|cognome=Pisanò|titolo=I diritti umani come fenomeno cosmopolita. Internazionalizzazione, regionalizzazione, specificazione|anno=2011|editore=Giuffrè Editore|città=Milano|cid=Pisanò|ISBN=978-88-14-15598-7}}
* {{cita libro|nome=Valentina|cognome=Pisanty|titolo=Abusi di memoria. Negare, banalizzare, sacralizzare la Shoah|anno=2012|editore=Bruno Mondadori Editore|città=Torino|cid=Pisanty|ISBN=978-88-6159-742-6|Valentina}}
* {{cita libro|nome=Pier Paolo|cognome=Portinaro|titolo=L'imperativo di uccidere. Genocidio e democidio nella storia|anno=2017|editore=Editori Laterza|città=Bari-Roma|cid=Portinaro|ISBN=978-88-581-2859-6}}
* {{cita libro|nome=Gérard|cognome=Prunier|titolo=Darfur: The Ambiguous Genocide|anno=2005|editore=C. Hurst & Co.|città=Londra|lingua=en|cid=Prunier, 2005|ISBN=978-1-85065-770-5}}
* {{cita libro|nome=Gérard|cognome=Prunier|titolo=Darfur: A 21st Century Genocide|url=https://archive.org/details/darfurambiguousg0000prun|anno=2008|editore=Cornell University Press|città=Ithaca|lingua=en|cid=Prunier, 2008|ISBN=978-0-8014-7503-0}}
* {{cita libro|nome=Walter|cognome=Richmond|titolo=The Northwest Caucasus: Past, Present, Future|anno=2008|editore=Routledge|città=Abingdon|lingua=en|cid=Richmond, 2008|ISBN=978-0-203-89436-1}}
* {{cita libro|nome=Walter|cognome=Richmond|titolo=The Circassian Genocide|anno=2013|editore=Rutgers University Press|lingua=en|cid=Richmond, 2013|ISBN=978-0-8135-6069-4}}
* {{cita libro|nome=Eugene L.|cognome=Rogan|titolo=Frontiers of the State in the Late Ottoman Empire: Transjordan, 1850–1921|url=https://archive.org/details/frontiersofstate0000roga|anno=1999|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge|lingua=en|cid=Rogan|ISBN=0-521-66312-1}}
* {{cita libro|nome=Natalino|cognome=Ronzitti|titolo=Diritto internazionale dei conflitti armati|ed=6|anno=2017|editore=G. Giappichelli Editore|città=Torino|cid=Ronzitti|ISBN=978-88-921-1070-0}}
* {{cita libro|curatore=Daniel Rothenberg|titolo=Memory of Silence. The Guatemalan Truth Commission Report|anno=2012|editore=Palgrave Macmillan|città=New York|lingua=en|cid=Rothenberg|ISBN=978-0-230-34024-4}}
* {{cita libro|nome=R. J.|cognome=Rummel|titolo=Stati assassini. La violenza omicida dei governi|anno=2005|editore=Rubbettino Editore|città=Soveria Mannelli|cid=Rummel|ISBN=978-88-498-1025-7}}
* {{cita libro|nome=David E.|cognome=Stannard|titolo=American Holocaust. The Conquest of the New World|url=https://archive.org/details/americanholocaus00stan|anno=1993|editore=Oxford University Press|lingua=en|cid=Stannard|ISBN=0-19-508557-4}}
* {{cita libro|nome=Alan|cognome=Taylor|titolo=American colonies|collana=The Penguin History of the United States|anno=2002|editore=Penguin Books|lingua=en|volume=1|cid=Taylor|ISBN=978-0-14-200210-0}}
* {{cita libro|nome=Russell|cognome=Thornton|titolo=American Indian Holocaust and Survival. A population history since 1492|url=https://archive.org/details/americanindianho00thor_0|anno=1987|editore=University of Oklahoma Press|città=Norman|lingua=en|cid=Thornton|ISBN=0-8061-2220-X}}
* {{cita libro|nome=Benjamin A.|cognome=Valentino|titolo=Final Solutions. Mass Killing and Genocide in the 20th Century|anno=2013|editore=Cornell University Press|città=Ithaca|lingua=en|cid=Valentino|ISBN=978-0-8014-6717-2}}
== Voci correlate ==
* [[Convenzione sul genocidio]]
* [[Crimine contro l'umanità]]
* [[Pulizia etnica]]
* [[
* [[Genocidio culturale]]
* [[Rudolph Joseph Rummel#Democidio|Democidio]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|lingua=it|autore=|url=https://unipd-centrodirittiumani.it/it/archivi/strumenti-internazionali/convenzione-per-la-prevenzione-e-la-repressione-del-crimine-di-genocidio-1948|titolo=Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (1948)|sito=https://unipd-centrodirittiumani.it|data=8 giugno 2024|accesso=25 maggio 2025|cid =}}
{{Genocidio}}
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