Condottiero: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|gli uomini a capo delle compagnie di ventura (noti per antonomasia come condottieri)|Capitano di ventura}}
[[Immagine:Il Condottiere.jpg|thumb|right|250px|''[[Profilo di capitano antico]]'' detto ''Il condottiero'', disegno di [[Leonardo da Vinci]]]]
{{F|militari|agosto 2019}}
 
[[File:Il Condottiere.jpg|thumb|''[[Profilo di capitano antico]]'' detto anche ''Il condottiero'', di [[Leonardo da Vinci]], [[British Museum]], [[Londra]], [[Inghilterra]]]]
Un '''condottiero''' è una persona che guida un [[esercito]] o un [[popolo]]. La definizione ha forti connotazioni militari, ma il ruolo del condottiero ha a volte acquisito, nel corso della storia, anche funzioni [[Politica|politiche]] e religiose.
Un '''condottiero''' è una persona che guida un [[esercito]] o un [[popolo]]. Il termine ha forte utilizzo e connotazione [[militare]], ma il ruolo ha a volte acquisito, nel corso della storia, anche funzioni [[Politica|politiche]] e [[Religione|religiose]].
 
== Storia ==
== La figura del condottiero in età mitica ==
=== Età antica ===
[[File:Akhilleus Patroklos Antikensammlung Berlin F2278.jpg|thumb|right|250px|Achille cura Patroclo ferito, pittura vascolare di Sosia, inizio [[V secolo a.C.]], [[Berlino]], [[Staatliche Museen]]]]
==== Grecia ====
Sono soprattutto i poemi epici classici, come l'[[Iliade]] e l'[[Eneide]], a darci informazioni sui mitologici "signori della guerra": perlopiù re o principi.
Nella [[Antica Grecia|Grecia classica]] la figura del condottiero aveva un ruolo assai influente nel popolo. I primi grandi capi militari spuntarono durante la [[Prima guerra persiana]]. I comandanti politici greci erano [[Milziade]] e [[Callimaco di Afidna]], mentre l'esercito persiano era diretto da [[Dario I di Persia|Dario I]]. Sebbene i persiani fossero assai superiori di numero, l'esercito greco, composto da [[opliti]], sbaragliò i nemici nel [[490 a.C.]] a [[Battaglia di Maratona|Maratona]] dove colse una grande vittoria. Lo stesso avvenne una decina di anni più tardi quando il figlio di Dario, [[Serse I di Persia|Serse]], organizzò una nuova e più potente spedizione che contava decine di migliaia di uomini.
 
[[File:Bust Alcibiades Musei Capitolini MC1160.jpg|thumb|upright|Busto di [[Alcibiade]] ([[Musei Capitolini]])]]
Nell'Iliade ogni condottiero acheo è detto ''wanax'' o ''[[anax]]'', parola corrispondente alla forma micenea ''wa.na.ka'', designante un personaggio che è al tempo stesso autorità politica, militare e religiosa: a lui è dunque dato di officiare culti, e in questo può essere affiancato da sacerdoti che sono invece privi di dignità regale. Emblematico in tal senso è il libro XXIII del poema omerico, in cui [[Achille]] guida personalmente il rito funebre dell'amico [[Patroclo]], culminante con lo sgozzamento di dodici giovani prigionieri. Nulla del genere si ritrova tra i troiani e i loro alleati: non figura infatti tra i loro condottieri alcun sacerdote, in quanto gli addetti ai culti combattono in qualità di soldati semplici, mentre l'unico personaggio indicato come ''anax'' è il vecchio re troiano [[Priamo]], il quale tuttavia non prende parte ai combattimenti; inoltre alla guida dei vari contingenti alleati dei Troiani possiamo vedere anche diversi nobili senza corona. Non vi sono ulteriori differenze tra i comandanti achei e quelli dello schieramento opposto: ognuno di essi guida un grande contingente di uomini, e ha alcune persone al proprio servizio, solitamente molto giovani: un [[auriga (attività)|auriga]], uno [[scudiero]] (in certi casi le due mansioni vengono esercitate da un'unica persona), uno o più araldi, nonché alcuni servi.
Dato che la Grecia era divisa in varie parti in contrasto l'una con l'altra, solo il re spartano [[Leonida I|Leonida]] volle sacrificarsi con 300 uomini per ritardare di qualche giorno l'avanzata nemica. La battaglia si svolse nei pressi delle [[Termopili]] nel [[480 a.C.]], con la sconfitta e il massacro dell'esercito spartano, ma poco dopo ci fu la vittoria della flotta ateniese, condotta da [[Temistocle]], nell'isola di [[Battaglia di Salamina|Salamina]], nel [[479 a.C.]] Successivamente si ricordano gli strateghi [[Pericle]] ed [[Alcibiade]], protagonisti della [[Guerra del Peloponneso]]. Il primo, instauratore della democrazia ad [[Atene]], morì a causa della peste nel [[429 a.C.]] e il comando dell'esercito contro gli spartani fu dato ad [[Alcibiade]]. Sebbene questi stesse per vincere i nemici nell'assedio di [[Siracusa]], fu costretto a rientrare in patria a causa della mutilazione di alcune statue dedicate ad [[Ermes]], il dio messaggero. Ripudiato dagli ateniesi, Alcibiade preferì schierarsi dalla parte opposta, al fianco degli spartani, e gli ateniesi rimasti in [[Sicilia]] furono catturati e mandati a morire nella [[Latomia]].
 
[[File:AlexanderTheGreat Bust.jpg|thumb|left|upright|Testa di [[Alessandro Magno]]]]
Nell'Eneide la guerra vede da una parte i troiani guidati da Enea e l'esercito italico di [[Turno]]: Enea ha per condottieri alleati diversi re etruschi, uno dei quali, [[Asila]], è anche augure; i soli altri italici che combattono al suo fianco sono il principe arcade [[Pallante (Evandro)|Pallante]] e i due sovrani dei [[Liguri]], [[Cunaro]] e [[Cupavone]]. I condottieri dell'esercito italico appartengono a varie popolazioni: tra di loro vi sono re, principi e aristocratici vari. Anche qui vi è un augure, il re [[Ramnete]] (non è nota la provenienza), con tre servi al seguito; nella rassegna dei condottieri italici figura pure un altro sacerdote, il marso [[Umbrone]], che però pare non essere neppure nobile. Per quanto riguarda i [[Rutuli]], ovvero i sudditi di Turno, si deve notare come essi non siano sottoposti direttamente al loro sovrano, ma militino in vari corpi armati, ognuno dei quali è retto da un condottiero in seconda, tra i quali troviamo [[Anteo]], [[Luca (Eneide)|Luca]], [[Volcente]], Atina, [[Remo (Eneide)|Remo]]: quest'ultimo è accompagnato da uno scudiero e da un auriga, proprio come i capi militari dell'Iliade.
Nel IV secolo avanti Cristo visse il più grande condottiero del mondo antico occidentale, il re di Macedonia [[Alessandro Magno]]. Egli, dopo la morte del padre [[Filippo II di Macedonia|Filippo]], fu costretto a reprimere la ribellione di [[Tebe (città greca antica)|Tebe]]. Sconfitti i nemici, Alessandro bramava qualcosa di più grande dell'unione dell'intera Grecia con la [[Regno di Macedonia|Macedonia]]: la conquista dell'intera [[Persia]]. Il suo progetto era di deporre il sovrano [[Dario III di Persia|Dario III]], affinché vi fosse un unico legame indistruttibile di cultura, scambi commerciali, letteratura e religione tra i due stati. La spedizione sembrava quasi impossibile, ma Alessandro, grazie anche alla collaborazione di alcuni abili luogotenenti come [[Efestione]], [[Parmenione]], [[Perdicca]], [[Cassandro]], [[Clito il Nero]], [[Poliperconte]] e [[Nearco (condottiero)|Nearco]], sconfisse nelle battaglie del [[Battaglia del Granico|Granico]], di [[Battaglia di Isso|Isso]] e di [[Battaglia di Gaugamela|Gaugamela]] l'enorme esercito nemico; Dario fu ucciso poi da un gruppo di congiurati persiani e il condottiero macedone riuscì a provocare il crollo dell'immenso Impero persiano. Egli organizzò subito la sua conquista e installò la nuova capitale a [[Babilonia (città antica)|Babilonia]].
 
Alessandro continuò la sua infaticabile opera di conquista raggiungendo le estreme propaggini dell'impero persiano ed entrando in India; solo la morte prematura interruppe la sua azione di conquistatore e unificatore dell'oriente ellenistico. Per le sue imprese quasi leggendarie, la sua breve e incredibile vita e per la sua affascinante personalità di conquistatore, Alessandro Magno entrò subito nel mito, grazie anche all'opera di divulgazione di una serie di storici e testimoni delle sue imprese. Egli ancora oggi rimane l'[[archetipo]] del condottiero vittorioso.
== La figura del condottiero nella Grecia classica ==
[[File:Bust Alcibiades Musei Capitolini MC1160.jpg|thumb|right|240px|Busto di Alcibiade ([[Musei Capitolini]])]]
Nella [[Grecia antica|Grecia classica]] la figura del condottiero aveva un ruolo assai influente nel popolo. I primi grandi personaggi spuntarono nella fine [[400 a.C.]] durante la [[Prima guerra persiana]]. Dalla Grecia i comandanti politici erano [[Milziade]] e [[Callimaco di Afidna]], mentre l'esercito persiano era diretto da [[Dario I di Persia|Dario I]]. Sebbene i persiani fossero assai superiori di numero, l'esercito greco, composto da [[opliti]], sbaragliò i nemici nel [[490 a.C.]] a [[Maratona]] dove colse una grande vittoria. Lo stesso avvenne una decina di anni più tardi quando il figlio di Dario, [[Serse I di Persia|Serse]], organizzò una nuova e più potente spedizione che contava decine di migliaia di uomini. Dato che la Grecia era divisa in varie parti in contrasto l'una con l'altra, solo il re spartano [[Leonida]] volle sacrificarsi con 300 uomini per ritardare di qualche giorno l'avanzata nemica. La battaglia si svolse nei pressi delle [[Termopili]] nel [[480 a.C.]], con la sconfitta e il massacro dell'esercito spartano, ma in seguito con la vittoria della flotta ateniese, condotta da [[Temistocle]], nell'isola di [[Salamina]] nel [[479 a.C.]] Successivamente si ricordano gli strateghi [[Pericle]] ed [[Alcibiade]], protagonisti della [[Guerra del Peloponneso]]. Il primo, instauratore della democrazia ad [[Atene]], morì a causa della peste nel [[429 a.C.]] e il comando dell'esercito contro gli spartani fu dato ad [[Alcibiade]]. Sebbene questi stesse per vincere i nemici nell'assedio di [[Siracusa]], fu costretto a rientrare in patria a causa della mutilazione di alcune statue dedicate ad [[Ermes]], il dio messaggero. Ripudiato dagli ateniesi, Alcibiade preferì schierarsi dalla parte opposta, al fianco degli spartani e gli ateniesi rimasti in [[Sicilia]] furono catturati e mandati a morire nella [[Latomia|Latomie]].<br>Ultimo grande condottiero della [[penisola balcanica]] fu [[Alessandro III di Macedonia]] (ovvero Alessandro Magno) i quale, dopo l'uccisione del padre [[Filippo II di Macedonia|Filippo]], fu costretto a reprimere la ribellione di [[Tebe (Grecia)|Tebe]]. Sconfitti i nemici, Alessandro bramava qualcosa di più grande dell'unione dell'intera Grecia con la [[Macedonia]]: la conquista dell'intera [[Persia]]. Il suo progetto era di deporre il sovrano attuale [[Dario III di Persia|Dario III]] e i suoi condottieri, affinché vi fosse un unico legame indistruttibile di cultura, scambi commerciali, letteratura e religione tra i due stati. La spedizione sembrava volgesse verso la rovina, ma Alessandro, grazie all'aiuto degli amici [[Efestione]], [[Parmenione]], [[Cassandro]], [[Clito il Nero]], [[Poliperconte]] e [[Nearco]], sconfisse nelle battaglie di [[Isso]], [[Gaugamela]] e del [[Granico]] distrusse l'armata persiana (Dario fu ucciso poi da dei congiurati persiani) ed ebbe il controllo della Persia intera, nominando come capitale [[Babilonia]].
 
==== Antica Roma ====
== La figura del condottiero in età romana: Scipione, Cesare e Antonio ==
Tra le più importanti figure di condottieri dell'età romana vi sono, oltre al cartaginese [[Annibale Barca]], il più grande nemico di Roma, [[Publio Cornelio Scipione Africano]], [[Gaio Mario]], [[Gneo Pompeo Magno]], [[Marco Antonio]] e soprattutto [[Gaio Giulio Cesare]].
[[File:Giulio-cesare-enhanced 1-800x1450.jpg|thumb|260px|Caio Giulio Cesare]]
Tra le più importanti figure di condottieri dell'età romana vi sono [[Scipione l'Africano]], [[Caio Giulio Cesare]] e [[Marco Antonio]]. Scipione, vissuto nel [[200 a.C.]], fu comandante dell'esercito romano contro quello cartaginese, capitanato da [[Annibale Barca]], nella [[Seconda guerra punica]]. Annibale, uomo il quale odiava moltissimo [[Roma]] e le sue leggi a causa della sconfitta precedente del padre Amilcare, si diresse dall'[[Africa]] verso le [[Alpi]], facendo sbarcare un esercito enorme e una moltitudine di elefanti. La sorte per i romani sembrava segnata: infatti Scipione e il suo esercito subirono gravissime sconfitte prima in [[Gallia Cisalpina]], poi in varie battaglie svoltesi in [[Etruria]] e, quella famosa, sul [[Lago Trasimeno]]. Successivamente i romani vennero ricacciati nel [[sud Italia]] e pareva che la capitale stesse per essere assediata. Le sorti della guerra tuttavia volsero inaspettatamente a favore dei romani nel [[202 a.C.]] con la [[Battaglia di Zama]], dove Annibale e i suoi elefanti furono distrutti e sconfitti definitivamente Il nemico cartaginese Annibale, piuttosto che essere catturato ed umiliato, preferì uccidersi.<br>Scipione, sebbene odiasse i nemici, mostrava molta ''[[humanitas]]'' nei loro confronti. Era un uomo molto colto e amante della letteratura sia latina che estera, tanto che creò a Roma il [[Circolo degli Scipioni]], composto da lui e da eruditi, come [[Quinto Ennio]], [[Marco Terenzio Varrone]] e [[Publio Terenzio Afro]] il commediografo.<br>Cesare, vissuto nel [[I secolo a.C.]], fin da giovane partecipò a numerose spedizioni in [[Africa]], in [[Spagna]] e in [[Alessandria d'Egitto]]. La sua più grande spedizione fu in [[Gallia]], durata dal [[58 a.C.]] al [[51 a.C.]] Dapprima Cesare, dato che nel posti vi erano numerosi tumulti, conquistò gli [[Elvezi]], poi i [[Belgi]] ed infine i [[Germani]] e i [[Britanni]], sconfiggendo per ultimo il suo più grande nemico: [[Vercingetorige]] ad [[Avarico]] nel [[52 a.C.]] Anche Cesare, come Scipione, non riteneva il popolo nemico rozzo ed inferiore, anzi, era talmente attirato dalle sue usanze e tecniche di combattimento e di difesa che annotò tutta la sua quasi decennale spedizione in un diario chiamato: ''[[De bello gallico]]''. Cesare inoltre dopo questa spedizione fu anche protagonista di un'altra guerra: quella contro il suo rivale [[Gneo Pompeo]] svoltasi in [[Italia]], anche questa annotata nei suoi diari e chiamata ''[[De bello civili]]'' (''Guerra civile''). L'assalto durò dal [[49 a.C.]] fino al [[45 a.C.]] e si protrasse fino all'odierna [[Palestina]], per non parlare del colpo finale in [[Africa]], con la sconfitta di Pompeo.<br>Cesare dal popolo e dal mondo non era visto come un semplice abile condottiero, ma anche come un vero e proprio dittatore politico, dato che fu varie volte eletto [[console]] ed infine [[senatore]]. Sebbene vivesse ancora nell'[[Età repubblicana]], Cesare svolgeva quasi la carica di un perfetto [[imperatore]], tuttavia questa situazione non piaceva ad alcuni suoi avversari politici che lo uccisero a coltellate nel [[44 a.C.]] alle [[Idi di Marzo]]; i congiurati capi erano [[Marco Giunio Bruto]] e [[Caio Cassio Longino]].<br>[[Marco Antonio]], soldato fidato di Cesare, prese il controllo dell'esercito dopo la sua morte ed insieme a [[Lepido]] e al futuro imperatore [[Augusto]]: Ottaviano, costituì il secondo [[triumvirato]] (il primo era stato fondato da Cesare, Pompeo e [[Crasso]]), ma questo si ruppe a causa delle ostilità tra Antonio e Ottaviano. Dopo una seconda guerra civile, l'ostilità tra i due contendenti si spostò fino in [[Egitto]] ad Alessandria, dove Antonio trovò rifugio presso [[Cleopatra]], di cui divenne anche amante. Ottaviano lo aggiunse con l'esercito e lo sconfisse definitivamente nella [[battaglia di Azio]] nel [[31 a.C.]], portando il nemico al suicidio un anno dopo assieme alla regina egiziana.<br>Marco Antonio, sebbene descritto come un uomo forte e bello, era visto come un tiranno moderno e spesso dedito al piacere sessuale e alla lussuria. Inoltre, sebbene si sia dimostrato valido della fiducia di Cesare, si sospetta che anche lui abbia partecipato alla congiura contro di lui.
 
[[File:Mommsen p265.jpg|thumb|left|upright|Busto di [[Annibale Barca]]]]
== La figura del condottiero nella leggenda: Orlando e Artù (prima del Mille) ==
Publio Cornelio Scipione, vissuto nel [[III secolo a.C.]], fu comandante dell'esercito romano contro quello cartaginese nella fase finale della [[seconda guerra punica]], iniziata con l'invasione dell'Italia da parte dell'esercito cartaginese guidato da Annibale Barca. Annibale, che odiava [[Roma]] a causa della sconfitta precedente del padre [[Amilcare Barca|Amilcare]] nella [[prima guerra punica]], era un generale di doti straordinarie e all'inizio ottenne una serie di nette vittorie: l'esercito romano subì pesanti sconfitte sul fiume Trebbia, sul Lago Trasimeno e a Canne. Grande stratega dotato di estrema abilità tattica, Annibale continuò per oltre quindici anni a combattere in Italia senza subire sconfitte, intimorendo con il suo prestigio e la sua impressionante reputazione i comandanti dei numerosi eserciti romani che furono impegnati contro di lui. Tutti gli storici antichi e moderni hanno espresso grande ammirazione per le qualità di condottiero di Annibale; alcuni lo ritengono il più grande generale dell'antichità. I Romani riuscirono comunque a prolungare la guerra e a fiaccare lentamente l'esercito di Annibale con una tattica di logoramento. Le sorti della guerra volsero a favore dei romani dal [[208 a.C.]] con le vittorie di Scipione in Spagna contro i luogotenenti di Annibale; infine nel [[202 a.C.]] Scipione vinse contro lo stesso condottiero cartaginese in Africa la decisiva [[battaglia di Zama]], per questo successo ricevette il titolo di "Africano". Sebbene odiasse i nemici, Scipione mostrava molta ''[[humanitas]]'' nei loro confronti. Era un uomo molto colto e amante della letteratura sia latina che estera, tanto che creò a Roma il [[Circolo degli Scipioni]], composto da lui e da eruditi, come [[Quinto Ennio]], [[Lucilio]] e [[Publio Terenzio Afro]], il commediografo.
[[File:Mort de Roland.jpg|thumb|right|280px|Morte di Rolando, da una miniatura delle ''Grandi cronache di Francia'']]
Dopo la caduta dell'[[Impero romano d'Occidente]] nel [[476]], ci fu un periodo di grande crisi, depressione ed arretratezza sia politica che culturale, costituita spesso da invasioni e rivolte di vari popoli dell'[[Europa]]. La figura del condottiero da quell'epoca fino agli albori del [[1000]] divenne simbolo di leggende e di racconti popolari.<br>Infatti il personaggio si trasformò nel [[cavaliere]] errante e alla ricerca di avventure, di nemici da sconfiggere, di mostri da uccidere e di belle dame da proteggere. I suo valori maggiori erano l'onestà, il coraggio, la temperanza, la determinazione, la forza e ultimo ma non meno importante la fedeltà verso il proprio signore o re. Dure grandi esempi di questo periodo furono il condottiero [[Orlando (paladino)|Rolando]] (oppure Orlando), personaggio probabilmente reale protagonista della ''[[Chanson de Roland]]'' e il cavaliere [[Artù]]. Il primo era al servizio del re francese [[Carlo Magno]], quindi durante la seconda metà del [[700]] ed aveva tutte le caratteristiche del buon cavaliere. Rolando si dimostrava sempre degno di fiducia e conduceva in ogni assedio il suo esercito alla vittoria. Sebbene sia morto per inganno durante il ritorno dalla battaglia di [[Roncisvalle]], Rolando dimostrò al padrone gran determinazione e coraggio, resistendo strenuamente e coraggiosamente fino all'ultimo nell'imboscata tesa dai nemici [[Saraceni]].<br>Re Artù, originario della [[Bretagna]], ma assolto nell'[[esercito romano]] per alcune spedizioni contro il suo popolo, dimostrò grande fedeltà non attaccando il suo padrone. Inoltre, sconfitto il nemico tedesco dei [[Goti]], il quale minacciava l'[[Impero romano]] per la sua crudeltà e spietatezza, riuscì a conquistare la fiducia del sua popolo grazie all'amicizia con il mago [[Merlino]] e alle nozze con la principessa [[Ginevra]].<br>Successivamente Artù passò da condottiero dell'esercito romano a re del popolo britannico, governando con legge, giustizia e saggezza.
 
Nel I secolo a.C., per oltre trent'anni la personalità più prestigiosa e potente di Roma fu [[Gneo Pompeo Magno]], che i contemporanei giunsero a definire l'"Alessandro romano"<ref>Plutarco, ''Vita di Pompeo'', 2.</ref>. Fino all'avvento di Giulio Cesare, Pompeo sembrò possedere tutte le doti dei più grandi condottieri; egli, dopo essersi rivelato poco più che ventenne combattendo con abilità come luogotenente di [[Lucio Cornelio Silla]], ricevette per tre volte gli onori del [[trionfo]]. Organizzò dall'[[83 a.C.|83]] al [[62 a.C.]] una quasi ininterrotta serie di campagne vittoriose in tre continenti; estese il dominio di Roma in Oriente e recuperò il controllo del Mediterraneo. Dal punto di vista militare, Pompeo dimostrò grande capacità organizzativa, prudenza, notevole abilità strategica, combattività ed energia personale; in alcune occasioni seppe anche dirigere le operazioni con grande rapidità e decisione<ref>J. Leach, ''Pompeo'', pp. 219-220.</ref>.
== La figura del condottiero nell'Alto e nel Basso Medioevo: la scienza militare e Cola di Rienzo ==
[[File:Farinata.jpg|thumb|right|260px|Farinata degli Uberti, condottiero fiorentino del [[XIII secolo]], ritratto nella [[Ciclo degli uomini e donne illustri|serie di uomini illustri]] di [[Andrea del Castagno]]]]
Nei primi due secoli dell'anno [[1000]] si formarono eserciti mercenari voluti dal [[Papa]] per combattere gli "infedeli" [[musulmani]] e [[arabi]] in [[Terra Santa]]. Queste spedizioni furono chiamate [[Crociate]] e in tutto nella storia ce ne furono 6. La figura del [[mercenario]], ovvero un soldato che si vendeva al signore che offriva di più per combattere, era molto frequente in [[Italia]] e nel resto dell'[[Europa]], tanto che molti vennero assoldati da [[Pietro III d'Aragona]] per la battaglia dei [[Vespri siciliani]] nel [[1282]], mentre nel [[1333]] si creò una congregazione militare chiamata ''Società della Colomba'', dove si riunivano soldati provenienti da [[Perugia]] e da [[Arezzo]].<br>Sei anni dopo nacque anche la Società di San Giorgio, scorta di [[Lodrisio Visconti]] e fu rifondata nel [[1377]] per [[Alberico da Barbiano]]; i comandanti più famosi furono Ariete Braccio e Giacomuzzo Attendolo Conflitti.<br>In seguito molti capitani e comandanti, cominciarono a considerare inutile l'atto eroico di gettarsi in battaglia, col rischio di morire, e cominciarono a riconsiderare la "scienza militare", cercando di vincere le guerre con l'astuzia. Vi furono anche certi comandanti che, divenendo molto potenti, rovesciarono i loro padroni per prendere il controllo delle terre e delle città: questi furono [[Ariete Braccio]] e [[Muzio Sforza]]. Con questi gli eserciti si modernizzarono, adottando quasi tutti nuove tecniche di combattimento e di strategia militare ([[Niccolò Machiavelli]], approfondendo questo cambiamento, scriverà nel [[XVI secolo]] il trattato ''[[Arte della guerra (Machiavelli)|Arte della guerra]]''); arrivando alle soglie del [[Rinascimento]], ormai gli esiti delle battaglie contavano un numero minore di perdite sia umane che degli strumenti di guerra.<br>Nel [[1347]] il condottiero e politico [[Cola di Rienzo]] favorì lo sviluppo dell'esercito militare semi-nazionale con la nascita della Società Bianca, una congregazione composta da oltre trentamila componenti. Fino a quel tempo gran parte degli eserciti era costituito da soldati stranieri o prigionieri di guerra, ora l'esercito pian piano cominciava a diventare nazionale, ovvero formato da soldati quasi tutti provenienti dall'[[Italia]]. Ma spesso accadeva che questi nuovi comandanti si ribellavano contro il loro signore, come accadde con la nobile stirpe ungherese dei [[Landau]], deposta dai comandanti Alberto Sterz e John Hawkwood, sempre riferito da Machiavelli nel suo trattato ''[[Il Principe]]''. Nel frattempo, fino alla fine del Quattrocento, in Italia e in Europa, continuarono a svilupparsi nuove società militari, come la più famosa: ''Società della Rosa'' (o ''Compagnia della Rosa''), diretta da [[Giovanni da Buscareto]] e [[Bartolomeo Gonzaga]].
 
[[File:Giulio-cesare-enhanced 1-800x1450.jpg|thumb|upright|Busto di [[Gaio Giulio Cesare]]]]
== La figura del condottiero in età tardiomedievale-rinascimentale ==
Giulio Cesare, vissuto nel [[I secolo a.C.]], dimostrò le sue grandi doti di condottiero in età già matura dopo una giovinezza irrequieta che non sembrava preludere a grandi successi militari o politici. La sua campagna di guerra più famosa fu la difficile [[conquista della Gallia]], durata dal [[58 a.C.]] al [[51 a.C.]] Dapprima Cesare, prendendo a pretesto spostamenti di popolazioni che sembravano mettere in pericolo la [[Gallia Narbonense]], attaccò e vinse gli [[Elvezi]], quindi i [[Belgi (popolo antico)|Belgi]]; infine respinse [[Germani]] e si rese autore di due incursioni contro i [[Britanni]]. Nel [[52 a.C.]] dovette affrontare la grande rivolta gallica guidata da [[Vercingetorige]] che sconfisse nella decisiva [[battaglia di Alesia]]. Anche Cesare, come Scipione, non riteneva il popolo nemico rozzo ed inferiore, anzi, era talmente attirato dalle sue usanze e tecniche di combattimento e di difesa che annotò tutta la sua quasi decennale spedizione in un diario di guerra: ''[[Commentarii de bello Gallico]]''.
{{NN|storia|ottobre 2010}}
{{Vedi anche|Capitano di ventura}}
Tra il [[XV secolo]] e il [[XVI secolo]] si formano vere scuole di guerra che fanno raggiungere all'arte militare grandi progressi strategici e tattici: i nuovi condottieri di questo periodo vengono chiamati "[[Capitani di ventura]]". Uno dei più famosi fu [[Ettore Fieramosca]].
 
Cesare dopo la conquista della Gallia fu il protagonista della guerra fratricida contro il suo rivale [[Gneo Pompeo]], anche questa descritta nella sua opera ''[[Commentarii de bello civili]]''. La guerra durò dal [[49 a.C.]] fino al [[45 a.C.]] e si estesa dalla Grecia, dove venne sconfitto Pompeo, all'Africa, all'Egitto e alla Spagna, dove Cesare ottenne la vittoria finale nella [[Battaglia di Munda (45 a.C.)|battaglia di Munda]]. Cesare non fu solo un abile condottiero ma soprattutto divenne l'uomo politico dominante a Roma; fu varie volte eletto [[Console (storia romana)|console]] ed infine [[dittatore]] a vita. Sebbene vivesse ancora nell'[[Repubblica romana|Età repubblicana]], Cesare sembrava intenzionato a ripristinare la [[monarchia]] o una forma di potere personale assoluto; questa sua tendenza politica autoritaria provocò la formazione di una congiura di suoi avversari politici che lo assassinarono nel [[44 a.C.]], alle [[idi di marzo]]; i principali congiurati erano [[Marco Giunio Bruto]] e [[Gaio Cassio Longino]].
Il nome condottiero viene dalla "[[Condotta militare|condotta]]", cioè il contratto che stipulavano le [[compagnie di ventura]] con un governo, per impegnarsi a diventare le sue truppe mercenarie.
 
[[File:M Antonius modified.png|thumb|left|upright|Busto di [[Marco Antonio]]]]
[[Marco Antonio]], luogotenente fidato di Cesare durante le campagne in Gallia e la guerra civile, prese il controllo dell'esercito dopo la sua morte ed insieme a [[Marco Emilio Lepido]] e al futuro imperatore [[Augusto]], costituì il secondo [[triumvirato]] (il primo era stato fondato da Cesare, Pompeo e [[Marco Licinio Crasso|Crasso]]), che rimase operativo per circa dieci anni fino alla rottura politica finale tra Antonio e Ottaviano. Antonio dimostrò le sue doti di condottiero nella [[guerra di Modena]] e soprattutto nella [[battaglia di Filippi]] contro i cesaricidi. Dopo molte vicissitudini e il fallimento della sua ambiziosa [[Campagne partiche di Marco Antonio|campagna militare in Oriente]], Antonio ruppe definitivamente con Ottaviano. L'ostilità tra i due contendenti si spostò fino in [[Egitto]], ad Alessandria, dove Antonio si trasferì per un periodo presso [[Cleopatra]], di cui divenne anche amante. Ottaviano e Antonio si affrontarono nell'ultima guerra civile nel 31 a.C.; Ottaviano ebbe la meglio definitivamente nella [[battaglia di Azio]] nel [[31 a.C.]], portando il nemico al suicidio un anno dopo assieme alla regina egiziana. Marco Antonio, descritto come un uomo dalla notevole prestanza e vigoria fisica, in generale è stato fortemente criticato dagli storici antichi dell'età imperiale fedeli all'impostazione storica promossa da Augusto; egli è stato quindi descritto come un uomo dedito ai piaceri, lussurioso, smodato, stravagante, succube di Cleopatra, pronto a cedere il dominio di Roma ai corrotti popoli d'Oriente. La storiografia moderna, soprattutto a partire dall'opera di [[Ronald Syme]] ha in parte rivalutato la figura di Marco Antonio; pur non negando gli eccessi della sua vita privata e i suoi comportamenti a volte incoerenti, gli studiosi lo ritengono condottiero dalle ottime qualità militari, energico e determinato, e un politico a volte spietato ma meno subdolo, astuto e mistificatore di Cesare Ottaviano.
 
Durante il Basso Impero, fecero una grande carriera militare numerosi personaggi di origine germanica. A questo periodo appartiene anche il condottiero inglese [[Conan Meriadoc]], che dopo tutta una serie di imprese militari abiurò il paganesimo per sposare in prime nozze una sua parente cristiana, [[Sant'Orsola|Orsola]], figlia di [[Dionoto]], uno dei tanti governatori dell'[[Britannia romana|amministrazione romana]] in [[Britannia]]. Così egli divenne il primo re cristiano di Bretagna (il secondo invece nelle fonti che presentano il suocero Dionoto come sovrano della regione in questione).
 
=== Età medievale ===
==== Europa ====
{{vedi anche|Capitano di ventura}}
[[File:Farinata.jpg|thumb|upright|[[Farinata degli Uberti]], condottiero fiorentino del [[XIII secolo]], ritratto nella [[Ciclo degli uomini e donne illustri|serie di uomini illustri]] di [[Andrea del Castagno]]]]
Nei primi due secoli del secondo millennio d.C. si formarono eserciti mercenari voluti dal [[Papa]] per combattere gli "infedeli" [[musulmani]] ed [[arabi]] in [[Terra santa]]. Queste spedizioni furono chiamate "[[crociate]]" e in tutto nella storia ce ne furono 8.
 
A partire dal [[XIV secolo]], complici i tumulti dell'epoca, si assiste negli stati italiani alla formazione di vere e proprie "scuole militari" che fanno raggiungere all'arte bellica notevoli progressi strategici e tattici. Tali scuole vengono definite [[Compagnia di ventura|compagnie di ventura]] ed ognuna di loro ha a capo, per l'appunto, un [[capitano di ventura]]. I soldati che vi facevano parte venivano detti [[Soldato di ventura|soldati di ventura]], e per la maggior parte erano [[Mercenario|mercenari]], ovvero militavano per colui che era in grado di offrirgli il più alto compenso economico, al fine esclusivo di trarne un vantaggio per il proprio tornaconto. Data la numerosità dei soldati, la compagnia era divisa in varie schiere, ognuna guidata da uno o più militi di maggior esperienza ed abilità, detti condottieri, sottoposti a loro volta al capitano di ventura. Più precisamente il termine "condottiero" prende il nome dalla "[[Condotta militare|condotta]]", cioè dal contratto che stipulava l'uomo d'arme con un governo per mettersi al suo servizio.
Tra le prime compagnie di ventura si segnalano la ''[[Compagnia della Colomba]]'', formatasi nel [[1333]], nella quale si riunirono soldati provenienti da [[Perugia]] e da [[Arezzo]], e la ''[[Compagnia di San Giorgio]]'', nata sei anni dopo con [[Lodrisio Visconti]] e rifondata nel [[1377]] da [[Alberico da Barbiano]]. Nel [[1347]] il condottiero e politico [[Cola di Rienzo]] favorì lo sviluppo dell'esercito militare semi-nazionale con la nascita della ''[[Compagnia Bianca]]'', una congregazione composta da oltre trentamila membri. Fino a quel tempo gran parte degli eserciti era costituito da soldati stranieri o prigionieri di guerra, ora l'esercito pian piano cominciava a diventare nazionale, ovvero formato da soldati quasi tutti provenienti dall'[[Italia]]. Ma spesso accadeva che questi nuovi comandanti si ribellavano contro il loro signore, come accadde con la nobile stirpe ungherese dei Landau, il cui maggior esponente fu il [[Conte Lando]], deposta dai comandanti [[Alberto Sterz]] e [[Giovanni Acuto]], sempre riferito da Machiavelli nel suo trattato ''[[Il principe]]''. Nel frattempo, fino alla fine del [[XV secolo]], in Italia e in Europa, continuarono a svilupparsi nuove società militari, come la più famosa ''Società della Rosa'' (o ''[[Compagnia della Rosa]]''), diretta da [[Giovanni da Buscareto]] e [[Bartolomeo Gonzaga]].
Le guerre e i rivolgimenti che nel [[XIV secolo]] trassero origine, specialmente in [[Toscana]], in [[Romagna]], nel [[Veneto]] e nell'[[Umbria]], dalle discordie cittadine, dalle gelosie dei principi e dalle repubbliche italiane che resero possibile la formazione delle [[Compagnia di ventura|compagnie di ventura]] e i capi di esse vennero chiamati Condottieri.
 
In seguito molti capitani e comandanti cominciarono a considerare inutile l'atto eroico di gettarsi in battaglia, col rischio di morire, e cominciarono a riconsiderare la "scienza militare", cercando di vincere le guerre con l'astuzia. Vi furono anche certi comandanti che, divenendo molto potenti, rovesciarono i loro padroni per prendere il controllo delle terre e delle città: questi furono ad esempio [[Braccio da Montone]] e [[Giacomo Attendolo|Muzio Attendolo Sforza]]. Con questi gli eserciti si modernizzarono, adottando quasi tutti nuove tecniche di combattimento e strategie militari ([[Niccolò Machiavelli]], approfondendo questo cambiamento, scriverà nel [[XVI secolo]] il trattato ''[[Dell'arte della guerra|Arte della guerra]]''); alle soglie del [[Rinascimento]], ormai gli esiti delle battaglie contavano un numero minore di perdite sia umane che degli strumenti di guerra.
 
[[File:Simone Martini - Guidoriccio da Fogliano (detail) - WGA21432.jpg|thumb|[[Simone Martini]], [[Guidoriccio da Fogliano]]]]
Tra i più noti condottieri e capitani di ventura dell'epoca, si ricordano, in ordine alfabetico e per periodo storico:
* XIII secolo: [[Castruccio Castracani]], [[Corso Donati]], [[Ezzelino III da Romano]], [[Farinata degli Uberti]], [[Uguccione della Faggiola]];
* XIV secolo: [[Alberico da Barbiano]], [[Alberto Sterz]], [[Ambrogio Visconti]], [[Anichino di Bongardo]], [[Bartolomeo Gonzaga]], [[Biordo Michelotti]], [[Bonifacio Lupi]], [[Cangrande I della Scala]], [[Ceccolo Broglia]], [[Cola di Rienzo]], [[Conte da Carrara]], il [[Conte Lando]], il [[Guarnieri d'Urslingen|Duca Guarnieri]], [[Egidio Albornoz]], [[Facino Cane]], [[Filippo Buondelmonti degli Scolari|Filippo Scolari]], [[Fra Moriale]], [[Francesco I Gonzaga]], [[Gian Galeazzo Visconti]], [[Giovanni Acuto]], [[Giovanni da Barbiano]], [[Giovanni da Buscareto]], [[Guido d'Asciano]], [[Guidoriccio da Fogliano]], [[Jacopo Dal Verme]], [[Lodrisio Visconti]], [[Luca di Canale]], [[Ludovico I Gonzaga]], [[Mostarda da Forlì]], [[Niccolò Acciaiuoli]], [[Ottobuono de' Terzi]], [[Paolo Savelli (1350-1405)|Paolo Savelli]], [[Raimondo Orsini del Balzo]], [[Ugolotto Biancardo]], l'[[Malatesta Ungaro|Ungaro]];
* XV secolo:
Este: [[Ercole I d'Este]], [[Niccolò III d'Este]].
 
Caldora: [[Antonio Caldora]], [[Jacopo Caldora]].
 
Colonna: [[Ludovico Colonna]], [[Odoardo Colonna]].
 
Gonzaga: [[Gianfrancesco Gonzaga]], [[Francesco II Gonzaga]], [[Rodolfo Gonzaga]], [[Aloisio Gonzaga]]
 
Malatesta: [[Roberto Malatesta]], [[Sigismondo Pandolfo Malatesta]]
 
Orsini: [[Giovanni Antonio Orsini del Balzo]], [[Niccolò Orsini]], [[Paolo Orsini]], [[Napoleone Orsini (condottiero)|Napoleone Orsini]].
 
Piccinino: [[Francesco Piccinino]], [[Jacopo Piccinino]], [[Niccolò Piccinino]].
 
Sanseverino: [[Antonio Maria Sanseverino|Antonmaria Sanseverino]], [[Gaspare Sanseverino|Fracasso Sanseverino]], [[Galeazzo Sanseverino]], [[Gianfrancesco Sanseverino d'Aragona|Gianfrancesco Sanseverino]], [[Roberto Sanseverino d'Aragona|Roberto Sanseverino]].
 
Sforza/Attendolo: [[Alessandro Sforza]], [[Costanzo I Sforza|Costanzo Sforza]], [[Francesco Sforza]], [[Michele Attendolo|Micheletto Attendolo]], [[Giacomo Attendolo|Muzio Attendolo Sforza]].
 
Vitelli: [[Camillo Vitelli]], [[Niccolò Vitelli]], [[Vitellozzo Vitelli]].
 
Inoltre: [[Angelo della Pergola]], [[Angelo Tartaglia]], [[Ardizzone da Carrara]], [[Bartolomeo Colleoni]], [[Bernardino Ubaldini|Bernardino Ubaldini della Carda]], [[Braccio da Montone]], [[Brandolino Conte Brandolini]], il [[Francesco Bussone|Carmagnola]], [[Federico da Montefeltro]], il [[Gattamelata]], [[Gentile da Leonessa]], [[Giorgio Castriota Scanderbeg]], [[Giovanni Maria Vitelleschi]], [[Guido Torelli]], [[Luigi Dal Verme]], [[Malatesta I Baglioni]], [[Niccolò Mauruzi da Tolentino|Niccolò da Tolentino]], [[Obizzo da Carrara]], [[Scaramuccia da Forlì]], [[Taddeo Della Volpe]].
 
==== Asia ====
{{...|storia}}
 
=== Dal Rinascimento al Settecento ===
Tra i grandi condottieri del Rinascimento si annoverano [[Alessandro da Terni]], [[Alessandro Farnese]], [[Alfonso III d'Avalos]], [[Aloisio Gonzaga]], [[Andrea Doria]], [[Ambrogio Spinola]], [[Bartolomeo d'Alviano]], [[Ettore Fieramosca]], [[Fabrizio I Colonna]], [[Fanfulla da Lodi]], [[Fernando Francesco d'Avalos|Ferrante d'Avalos]], [[Ferrante I Gonzaga|Ferrante Gonzaga]], [[Francesco II Gonzaga]], [[Giampaolo Baglioni]], [[Gian Giacomo Trivulzio]], [[Giovanni delle Bande Nere]], [[Lucantonio Tomassoni]], [[Marcantonio I Colonna]], [[Marcantonio II Colonna]], il [[Gian Giacomo Medici|Medeghino]], [[Niccolò Orsini]], [[Piero Strozzi]], [[Prospero Colonna (condottiero)|Prospero Colonna]], e [[Stefano IV Colonna di Palestrina|Stefano Colonna]].
 
[[File:Roberto_Sanseverino_d'Aragona's_funerary_monument_-_Trento_Cathedral.jpg|sinistra|miniatura|Lastra tombale di [[Roberto Sanseverino d'Aragona|Roberto Sanseverino]], [[duomo di Trento]]]]
Dopo i casi famosi di [[Giacomo Attendolo|Muzio Attendolo]] e [[Bartolomeo Colleoni]], nella seconda metà del XV secolo primo condottiero d'Italia fu unanimemente considerato [[Roberto Sanseverino d'Aragona]], che condizionò profondamente la politica italiana e che morì in battaglia nel 1487 all'età di settant'anni.<ref name=":2">{{Cita web|url=https://air.unimi.it/retrieve/handle/2434/547212/953478/phd_unimi_R10961.pdf|titolo=ROBERTO SANSEVERINO (1418-1487) UN GRANDE CONDOTTIERO DEL QUATTROCENTO TRA IL REGNO DI NAPOLI E IL DUCATO DI MILANO|autore=Mattia Casiraghi}}</ref> I suoi figli, quasi tutti condottieri, godettero di grande considerazione. Fra questi spiccava il bellicosissimo [[Gaspare Sanseverino|Gaspare]], soprannominato Fracasso per la sua furia bellica, e definito dai contemporanei "quasi un altro [[Marte (divinità)|Marte]] e fulgore in battaglia",<ref>{{Cita libro|autore=Marino jun Sanuto|titolo=Commentarii della guerra di Ferrara tra 11 Viniziani ed il duca Erdole d'Este nel 1482 pubbl.|url=https://www.google.it/books/edition/Commentarii_della_guerra_di_Ferrara_tra/lzJJAAAAcAAJ?hl=it&gbpv=0|p=27}}</ref> nonché "nuovo [[Achille]]".<ref>{{Cita libro|autore=Bernardino Corio|titolo=L'Historia di Milano volgarmente scritta dall'eccellentiss. oratore M. Bernardino Corio|anno=1565|p=1000}}</ref>
 
[[File:Cesare Borgia, Duke of Valentinois.jpg|thumb|upright|Ritratto di [[Cesare Borgia]]]]
Un altro grande condottiero vissuto in età rinascimentale fu anche [[Cesare Borgia]], figlio di [[Papa Alessandro VI]]. Questi contando sull'appoggio politico ed episcopale del padre e sull'alleanza con [[Luigi XII di Francia]], conquistò l'intera [[Emilia-Romagna]] e tutte le sue città più importanti tra il [[1499]] e il [[1503]], ottenendo un intero principato. Tuttavia si rese protagonista di molte congiure culminate con omicidi. Dopo la morte di Alessandro VI, tutti i problemi e i nemici del pontefice si ripercossero sul figlio, che dapprima cadde sconfitto nelle battaglie di [[Pisa]], [[Siena]] e [[Lucca]], per poi venire ostacolato dal nemico [[Papa Giulio II]]. Battuto anche a [[Napoli]], Cesare rimase infine ucciso in un'altra battaglia, avvenuta nel [[1507]].
 
Dalla fine del Cinquecento e all'inizio del Seicento in [[Italia]] la figura del condottiero pian piano cominciò a volgere verso un lento ma costante declino. Il modello del perfetto condottiero ormai era diventato un sogno, come confermato anche da [[Niccolò Machiavelli]] ne ''[[Il principe]]'', dato che gli attuali capitani si abbandonavano solo alla gozzoviglia, all'imbroglio e si vendevano a chi offriva loro più servigi. Il codice cavalleresco che si trova nei romanzi d'avventura e nelle leggende, come quella di [[Re Artù]], è cambiato completamente e i capitani, piuttosto che uccidere i nemici, si limitavano a catturarli solo per avere maggiori informazioni, per poi lasciarli liberi.
 
Tra il [[1550]] e la metà del Settecento ci furono [[Ambrogio Spinola]], il [[Gian Giacomo Medici|Medeghino]] e [[Raimondo Montecuccoli]]. Successivamente la carica sparì quasi del tutto: attualmente permane solo quella della [[Guardia svizzera pontificia]] in [[Città del Vaticano]], scorta del [[Papa]].
 
== Letteratura e cinema ==
=== I poemi classici ===
[[File:Akhilleus Patroklos Antikensammlung Berlin F2278.jpg|thumb|upright|''[[Achille benda Patroclo|Achille cura Patroclo ferito]]'', pittura vascolare di Sosia, inizio [[V secolo a.C.]], [[Staatliche Museen]], [[Berlino]]]]
Sono soprattutto i poemi epici classici, come l'[[Iliade]] e l'[[Eneide]], a darci informazioni sui mitologici "signori della guerra", per lo più re o principi.
 
Nell'Iliade ogni condottiero acheo è detto ''wanax'' o ''[[anax]]'', parola corrispondente alla forma micenea ''wa.na.ka'', designante un personaggio che è al tempo stesso un'autorità politica, militare e religiosa: a lui è dunque dato di officiare culti, e in questo può essere affiancato da sacerdoti che sono invece privi di dignità regale. Emblematico in tal senso è il libro XXIII del poema omerico, in cui [[Achille]] guida personalmente il rito funebre dell'amico [[Patroclo]], culminante con lo sgozzamento di dodici giovani prigionieri. Nulla del genere si registra per i troiani e i loro alleati: non figura infatti tra i loro condottieri alcun sacerdote, in quanto gli addetti ai culti combattono in qualità di soldati semplici, mentre l'unico personaggio indicato come ''anax'' è il vecchio re troiano [[Priamo]], il quale tuttavia non prende parte ai combattimenti. Inoltre alla guida dei vari contingenti alleati dei troiani è possibile scorgere anche diversi nobili senza corona. Non vi sono ulteriori differenze tra i comandanti achei e quelli dello schieramento opposto: ognuno di essi guida un grande contingente di uomini, combatte su un carro e ha alcune persone al proprio servizio, solitamente molto giovani: un [[auriga]], uno [[scudiero]] (in certi casi le due mansioni vengono esercitate da un'unica persona), uno o più [[Araldo|araldi]], nonché alcuni servi.
 
Nell'Eneide la guerra vede da una parte i troiani guidati da [[Enea]] e l'esercito italico di [[Turno]]: in aiuto di Enea si muovono diversi re etruschi, uno dei quali, Asila, è anche augure; i soli altri suoi alleati sono il principe arcade [[Pallante (Evandro)|Pallante]] e i due sovrani dei [[Liguri]], [[Cunaro]] e [[Cupavone]]. I condottieri dell'esercito italico appartengono a varie popolazioni: tra di loro vi sono re, principi e aristocratici vari. Anche qui vi è un re-augure, [[Ramnete]] (non è nota la provenienza): nella rassegna dei capi è presente pure un altro sacerdote, il marso [[Umbrone]], inviato dal re Archippo. Per quanto riguarda i [[Rutuli]], ovvero i sudditi di Turno, si deve notare come essi non siano sottoposti direttamente al loro sovrano, ma militino in vari corpi armati, ognuno dei quali è retto da un condottiero in seconda, tra i quali troviamo [[Anteo (Eneide)|Anteo]], [[Luca (Eneide)|Luca]], [[Volcente]], Atina, [[Remo (Eneide)|Remo]]: quest'ultimo è accompagnato da uno scudiero e da un auriga, proprio come i capi militari dell'Iliade.
 
=== La Bibbia ===
[[File:Giordano, Luca - The Defeat of Sisera - c. 1692.jpg|thumb|[[Luca Giordano]], ''[[Disfatta di Sisera]]'']]
Le figure bibliche di condottieri sono numerose, e tutte presenti nell'Antico Testamento, sia tra gli Ebrei sia tra i loro nemici. [[Mosè]] e [[Giosuè (condottiero biblico)|Giosuè]] sono di fatto capi militari che guidano i figli d'Israele nel lungo viaggio verso la [[Terra di Israele|Terra promessa]], dovendo armarsi contro molte popolazioni ostili. Dopo l'insediamento in [[Palestina]] gli Ebrei saranno chiamati a difendere i loro territori tramite i cosiddetti Giudici, veri e propri condottieri con poteri anche civili e religiosi, ispirati da Dio: fra i più noti si ricordano [[Otniel]], [[Gedeone]], [[Iefte]], [[Sansone]] e la profetessa [[Debora]].
 
La Scrittura non tralascia di delineare le personalità dei condottieri nemici, tendendo a evidenziare le loro nature violente con la sola eccezione costituita dal giovane [[Sisara]] (o Sisera), mercenario alla guida di un esercito di 900 carri da guerra per conto del re cananeo Iabin: originario forse della Sardegna, Sisara si era trasferito nel Vicino Oriente con la madre vedova, della quale si prendeva cura tra una campagna militare e l'altra. Sotto la guida di Debora e [[Barac (Bibbia)|Barac]], due dei Giudici, gli Ebrei pongono fine all'invincibilità di Sisara, dopo uno scontro nei pressi del monte Tabor.
 
=== Letteratura medievale ===
[[File:Mort de Roland.jpg|thumb|Morte di Rolando, da una miniatura delle ''Grandi cronache di Francia'']]
Dopo la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] nel [[476]], ci fu un periodo di grande crisi, depressione ed arretratezza sia politica che culturale, costituita spesso da invasioni e rivolte di vari popoli dell'[[Europa]]. La figura del condottiero da quell'epoca fino agli albori del [[1000]] divenne simbolo di leggende e di racconti popolari. Infatti il personaggio si trasformò nel [[Cavalleria medievale|cavaliere]] errante e alla ricerca di avventure, di nemici da sconfiggere, di mostri da uccidere e di belle dame da proteggere. I suoi valori maggiori erano l'onestà, il coraggio, la temperanza, la determinazione, la forza e, ultimo ma non meno importante, la fedeltà verso il proprio signore o re. Due grandi esempi in questo periodo furono il paladino [[Orlando (paladino)|Rolando]] (oppure Orlando), personaggio probabilmente reale, protagonista della ''[[Chanson de Roland]]'', ed il cavaliere [[Artù]].
 
Il primo era al servizio del re francese [[Carlo Magno]], quindi durante la seconda metà del [[700]], ed aveva tutte le caratteristiche del buon cavaliere. Rolando si dimostrava sempre degno di fiducia e conduceva in ogni assedio il suo esercito alla vittoria. Sebbene fosse morto per inganno durante il ritorno dalla battaglia di [[Roncisvalle]], Rolando dimostrò al re grande determinazione e coraggio, resistendo strenuamente e coraggiosamente fino all'ultimo nell'imboscata tesa dai nemici [[Saraceni]].
 
Re Artù, originario della [[Bretagna]], ma assolto nell'[[esercito romano]] per alcune spedizioni contro il suo popolo, dimostrò grande fedeltà non attaccando il suo padrone. Inoltre, sconfitto il nemico tedesco dei [[Goti]], il quale minacciava l'[[Impero romano]] per la sua crudeltà e spietatezza, riuscì a conquistare la fiducia del suo popolo grazie all'amicizia con il [[mago Merlino]] e alle nozze con la principessa [[Ginevra]]. Successivamente Artù passò da condottiero dell'esercito romano a re del popolo britannico, governando con legge, giustizia e saggezza.
===Condottieri famosi===
Fra essi ebbero rinomanza [[Lodrisio Visconti]], [[Alberico da Barbiano|Alberico]] e [[Giovanni da Barbiano]], [[Angelo Tartaglia]], [[Facino Cane]], [[Scaramuccia da Forlì]], [[Iacopo dal Verme]], [[Ottobono Terzo]], [[Biordo dei Micheletti]], il [[Conte Lando]], [[Giovanni Ordelaffi]], [[Paolo Orsini]], [[Alberico Broglia di Chieri]], [[Lucca da Canale]], [[Ugolotto Biancardo]], [[Oldrado Lampugnani]] ed altri. I maggiori condottieri, molti provenienti dalla scuola di [[Alberico]], morto a [[Perugia]] nel [[1409]], furono: [[Giacomo Attendolo]], soprannominato lo ''Sforza'', e [[Braccio da Montone]], [[Guido Torello]], [[Angelo della Pergola]], il [[Francesco Bussone|Carmagnola]], [[Nicolò da Tolentino]], il [[Gattamelata]], [[Michele Attendolo]], il [[Piccinino]], [[Bartolomeo Colleoni]], [[Tiberio Brandolini]], [[Gentile da Leonessa]], [[Carlo Gonzaga]], [[Federico da Montefeltro]], [[Nando Brisighella|Nando]] e [[Vincenzo Brisighella]], [[Annibale Bentivoglio]], i [[Vitelli]], gli [[Orsini]] tra cui [[Niccolò di Pitigliano|Niccolò Orsini di Pitigliano]], i [[Savelli]], i [[Colonna]], i [[Malatesta]], i [[Baglioni (famiglia)|Baglioni]], [[Roberto di San Severino]], [[Gian Giacomo Trivulzio]], [[Bartolomeo d'Alviano]], [[Giovanni dalle Bande Nere|Giovanni de' Medici]] detto ''Giovanni dalle Bande Nere'', [[Piero da Bastelica]], [[Paolo Luzzasco]], [[Amico da Venafro]], [[Pompeo da Ramazzotto]],il [[Rosa da Vecchio]], [[Lucantonio Cuppano]], [[Otto Bartolani]], il conte di [[Caiazzo]] il conte [[de' Rossi di San Secondo]], [[Giambattista Gotti da Messina]], [[Giovanni da Torino]], i [[Corsi (famiglia)|Corsi]], Il conte [[Bernardo da Lantignola]], il [[Medeghino]], [[Bartolomeo dal Monte]], [[Ivo Biliotti]], [[Pandolfo Puccini]], [[Iacopo Bichi]], [[Francesco Ferrucci]], [[Pietro Strozzi]], [[Nicolò Alemanni]], [[Otto da Montauto]], [[Pietropaolo Tosighi]], il calabrese [[Moretto]], [[Alessandro da Terni]], il perugino [[Capaguzzo]], il canzese [[Niccolò Pelliccione]], il toscano [[Pagolo da Lari]], il ravennate [[Gurlino Tombesi]].
 
=== Derisione della figura del condottiero nella letteratura e nel cinema ===
== Declino della carica ==
Nella letteratura e successivamente nel cinema non è raro vedere messi in ridicolo soldati di ventura o capitani; l'intento è quello di ricalcare un'ironica e satirica, ma veritiera, rappresentazione della realtà attuale. Gli esempi più chiari sono la figura di [[Don Chisciotte della Mancia]], capitano spagnolo errante e sfortunato che cerca nemici fittizi da sconfiggere, la nascita della maschera comica del [[Capitano (maschera)|capitano]], uomo bello, robusto e pomposo, ma in realtà timoroso e imbelle, e infine il personaggio cinematografico di Brancaleone da Norcia nei film ''[[L'armata Brancaleone]]'' ([[1966]]) e ''[[Brancaleone alle crociate]]'' ([[1970]]), entrambi diretti dal regista [[Mario Monicelli]].
[[File:Cesare Borgia, Duke of Valentinois.jpg|thumb|right|250pz|Ritratto di Cesare Borgia]]
Dalla fine del Cinquecento e all'inizio del Seicento in [[Italia]] la figura del condottiero pian piano cominciò a volgere verso un lento ma costante declino. Già ciò si cominciò a vedere nell'inizio del Cinquecento quando [[Roma]] fu per l'ennesima volta invasa e saccheggiata, questa volta dai [[Lanzichenecchi]], soldati mercenari protestanti, non pagati dal [[Papa Paolo III]]. Il modello del perfetto condottiero ormai era diventato un sogno, come confermato anche da [[Niccolò Machiavelli]] ne ''[[Il Principe]]'', dato che gli attuali capitani si abbandonavano solo al gozzoviglio, all'imbroglio e si vendevano a chi offriva loro più servigi. Due esempi fondamentali furono la [[Battaglia di Zagonara]] ([[1424]]) e la [[Battaglia di Molinella]] ([[1467]]). Il codice cavalleresco che si trova nei romanzi d'avventura e nelle leggende, come quella di [[Re Artù]], è cambiato completamente e i capitani, piuttosto che uccidere i nemici, si limitavano a catturarli solo per avere maggiori informazioni, per poi lasciarli liberi.<br>L'ultimo, forse grande condottiero vissuto nell'età rinascimentale fu [[Cesare Borgia]], figlio di [[Papa Alessandro VI]]. Questi, molto ammirato e apprezzato da Machiavelli ne ''Il Principe'', contando sull'appoggio politico ed episcopale del padre e sull'alleanza di [[Luigi XII di Francia]] e [[Ludovico il Moro]], conquistò l'intera [[Emilia-Romagna]] e tutte le sue città più importanti tra il [[1499]] e il [[1503]], ottenendo un intero principato. Tuttavia quest'uomo per ottenere tutto ciò fu protagonista di molte congiure e assassinii, tutti giustificati e tenuti al segreto più completo dal padre. Dopo la morte di Alessandro VI, tutti i problemi e i nemici di Alessandro si ripercossero sul figlio, facendolo prima cadere sconfitto nelle battaglie di [[Pisa]], [[Siena]] e [[Lucca]], poi politicamente da parte del suo nemico storico [[Papa Giulio II]] Della Rovere. Sconfitto anche a [[Napoli]], Cesare fu ucciso in una battaglia pochi anni più tardi nel [[1507]].<br> Tra gli ultimi grandi condottieri ci furono tra il [[1550]] e la metà del Settecento; questi erano [[Gian Giacomo de' Medici]], [[Ambrogio Spinola]] e [[Raimondo Monteuccioli]]. Successivamente la carica morì per sempre ed ora rimane solo quella della [[Guardia svizzera]] in [[Città del Vaticano]], scorta del [[Papa]].
 
== Arte ==
== Ridicolizzazione del condottiero nell'arte ==
* ''[[Ritratto d'uomo (Il condottiero)]]'', dipinto di [[Antonello da Messina]]
Nella letteratura e successivamente nel cinema accadeva che molti soldati di ventura o capitani fossero messi in ridicolo, per ricalcare un'ironica e satirica, ma veritiera, rappresentazione della realtà attuale. Gli esempi più chiari sono la figura di [[Don Chisciotte della Mancia]], capitano spagnolo errante e sfortunato che cerca nemici fittizi da sconfiggere, la nascita della maschera comica del [[capitano (maschera)|capitano]], uomo bello, robusto e pomposo, ma in realtà fifone e vigliacco, ed infine il personaggio cinematografico di Brancaleone da [[Norcia]] nei film ''[[L'armata Brancaleone]]'' ([[1966]]) e ''[[Brancaleone alle crociate]]'' ([[1970]]), entrambi diretti dal maestro [[Mario Monicelli]].
* ''[[Profilo di capitano antico]]'', disegno di [[Leonardo da Vinci]]
* ''[[Il condottiere]]'', dipinto di [[Jean-Auguste-Dominique Ingres]]
 
==Bibliografia Note ==
<references/>
* P. Calchi. ''Historia Mediolanensis'', 1627, Milano;
* L. della Chiesa. ''Historie del Piemonte''. 1608, Torino;
* L. della Chiesa. ''De vita ac gestis marchionum salutiensium libellus''. 1703, Torino;
* P. Litta. ''Famiglie celebri italiane''. 1834, Milano.
 
==Voci correlateBibliografia ==
* P. Calchi, ''Historia Mediolanensis'', Milano, 1627.
*[[Compagnia di Ventura]]
* [[Ludovico Della Chiesa]], ''Historie del Piemonte'', Torino, 1608.
*[[Cavalleria medievale]]
* [[Ludovico Della Chiesa]], ''De vita ac gestis marchionum salutiensium libellus'', Torino, 1703.
*[[Signore della guerra]]
* [[Pompeo Litta Biumi|Pompeo Litta]], ''[[Famiglie celebri italiane]]'', Milano, 1834.
*[[Soldato di ventura medievale]]
*''[[Condottieri (film 1937)|Condottieri]]'', film del [[1937]] sulla figura del condottiero [[Giovanni dalle Bande Nere]]
 
== Voci correlate ==
==Altri progetti==
* [[Capitano di ventura]]
{{ip|q}}
* [[Comandante in capo]]
* [[Compagnia di ventura]]
* [[Soldato di ventura]]
* [[Condotta militare]]
* [[Cavalleria medievale]]
* [[Signore della guerra]]
 
== Altri progetti ==
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