Giotto: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua}}
[[File:Cinque maestri del rinascimento fiorentino, XVI sec, giotto.JPG|thumb|200px|Ritratto di Giotto, anonimo del XVI secolo, Louvre]]
[[File:Uffizi Giotto.jpg|thumb|200px|Statua di Giotto, [[Galleria degli Uffizi]], [[Firenze]]]]
{{Bio
|Nome =Giotto Giotto
|Cognome = di Bondone
|ForzaOrdinamento = Giotto Di Bondone
|PostCognomeVirgola= forse diminutivo di '''Ambrogio''' o '''Angiolo''', conosciuto semplicemente come '''Giotto'''
|PostCognome = , conosciuto semplicemente come '''Giotto'''
|ForzaOrdinamento= Giotto di Bondone
|Sesso = M
|LuogoNascita = Colle di Vespignano Vicchio
|LuogoNascitaLink = Vicchio
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita =[[1267]] circa1267
|LuogoMorte = Firenze
|GiornoMeseMorte = 8 gennaio
|AnnoMorte = 1337
|Epoca = 1200
|Attività= pittore
|Epoca2 = 1300
|Attività2= architetto
|Attività = pittore
|Epoca= 1300
|Attività2 = architetto
|Nazionalità= italiano
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Cinque maestri del rinascimento fiorentino, XVI sec, giotto.JPG
|Didascalia = Ritratto di ''Giotto'' nel ciclo d'affreschi: ''Cinque maestri del rinascimento fiorentino'' al [[Museo del Louvre|Louvre]] di Parigi; opera di un autore anonimo del [[XVI secolo]]
}}
[[File:Uffizi Giotto.jpg|miniatura|Statua ottocentesca rappresentante ''Giotto'', agli [[Galleria degli Uffizi|Uffizi]] di Firenze]]
== Biografia ==
=== Origini ===
[[File:GiottoPierre2.jpg|miniatura|sinistra|Targa sulla casa natale di Giotto a Vespignano]]
Nacque a Colle di Vespignano, un borgo situato nella valle del [[Mugello]] (oggi una [[Frazione (geografia)|frazione]] del [[Città metropolitana di Firenze|comune fiorentino]] chiamato [[Vicchio]]), con ogni probabilità nel 1267,<ref>Pur non essendoci pervenuta una qualche forma di documentazione che ne attesti inequivocabilmente la data di nascita, l'anno è nondimeno desumibile da una verseggiatura del poeta [[Antonio Pucci (poeta)|Antonio Pucci]] sulla ''Cronica'' di [[Giovanni Villani]], da ritenersi a parer degli esperti piuttosto attendibile. Un'ipotesi alternativa, per quanto abbastanza minoritaria tra gli studiosi, ne colloca i natali nel 1276, assecondando la cronologia che, nella seconda metà del [[XVI secolo]], offrì il [[Vasari]] nella sua biografia dedicata all'artista, la quale però sarebbe da ritenere inattendibile qualora si dia per assodato il fatto che Giotto era almeno ventenne attorno al 1290, quando dipinse le sue prime opere.</ref> in una famiglia di piccoli possidenti terrieri (Bondone era appunto il padre)<ref>{{cita web|url=http://www.storiadellarte.com/biografie/giotto/vitagiotto.htm|titolo=Giotto|accesso=23 febbraio 2016}}</ref> che, come tante altre famiglie toscane del secolo, si trasferì solo in seguito a [[Firenze]]. Prive di qualsiasi fondamento sono le ipotesi di una nascita fiorentina o altrove, sovente basate su semplici congetture ignorando la vasta letteratura in materia. Secondo la tradizione letteraria, finora non confermata dai documenti, Giotto era stato affidato dai genitori alla bottega di [[Cimabue]]. Il suo nome era forse un [[ipocoristico]] di [[Ambrogio]] (da Ambrogiotto), o [[Angelo (nome)|Angelo]] (Angiolotto), [[Paride (nome)|Parisio]] (Parigiotto),<ref name=B139>{{cita|Brandi|p. 139}}.</ref> [[Ruggero (nome)|Ruggero]] (Ruggerotto),<ref>{{cita|Brandi|p. 309}}.</ref> o ancora da [[Biagio]] (Biagiotto),<ref>{{cita|Brandi|p. 139|citazione=A cui si è aggiunta la proposta di Gioseffi che fosse Biagio, in seguito a un documento di Santa Maria del Fiore, in cui si parla di un ''Blaxio Angeli, vocato Giotto''}}.</ref> senza escludere l'ipotesi che [[Giotto (nome)|Giotto]] possa essere stato un nome autonomo.<ref name=B139/>
 
I primi anni del pittore sono stati oggetto di credenze quasi leggendarie fin da quando egli era in vita. [[Giorgio Vasari]] racconta che Giotto fosse capace di disegnare una perfetta circonferenza senza bisogno del compasso, la famosa "O" di Giotto. Si narra inoltre che [[Cimabue]] avesse scoperto la bravura di Giotto mentre disegnava delle pecore con del carbone su un sasso, aneddoto riportato da [[Lorenzo Ghiberti]] e da [[Giorgio Vasari]]. Altrettanto leggendario è l'episodio di uno scherzo fatto da Giotto a Cimabue dipingendo su una tavola una mosca: essa sarebbe stata così realistica che Cimabue tornando a lavorare sulla tavola avrebbe cercato di scacciarla. Le novelle raccontano verosimilmente soprattutto la grande capacità tecnica e la naturalezza dell'arte di Giotto.
==Biografia==
===Origini===
[[File:GiottoPierre2.jpg|thumb|200px|Targa sulla casa natale di Giotto a Vespignano]]
La vita di Giotto è stata da sempre oggetto di discussione tra gli studiosi. Secondo la maggioranza degli esperti egli nacque nel [[1267]] (tale ricostruzione si basa sulla verseggiatura che il [[Antonio Pucci (poeta)|Pucci]] fece della "Cronica" di [[Giovanni Villani]] ed è piuttosto attendibile, salvo il posticipare di uno o due anni la data secondo alcuni pareri), anche se tutt'ora una minoranza della critica tende a porre la sua data di nascita nel [[1276]], secondo la cronologia che nella seconda metà del [[XVI secolo]] offrì il [[Giorgio Vasari|Vasari]], nella biografia dedicata all'artista. La data fornita dal Vasari sarebbe inattendibile qualora si tenga per assodato che Giotto doveva essere almeno ventenne attorno al 1290, cioè nel momento in cui si ritiene che abbia iniziato i lavori pittorici a fresco nella [[Basilica superiore di San Francesco d'Assisi|Basilica Superiore di san Francesco]] ad [[Assisi]].
 
NacqueGiotto asi Collesposò verso il 1287 con Ciuta (Ricevuta) di Vespignano,Lapo pressodel [[Vicchio]]Pela. nelLa [[Mugello]]coppia daebbe unaquattro famigliafiglie die contadiniquattro chefigli, comedei moltequali altreuno, siFrancesco, era inurbatadivenne a [[Firenze]]sua e,volta secondopittore. laGiotto tradiziones'adoperò letteraria,perché finoraun nonaltro confermatadei daisuoi documentifigli, avevadi affidatonome ilanch'egli figlioFrancesco, alladivenisse bottegapriore della chiesa di unSan pittoreMartino a Vespignano, Cennioltre diche Pepi,suo dettoprocuratore in [[CimabueMugello]], iscrittodove allaallargò potentele [[Arteproprietà terriere della Lana]],famiglia. cheDette abitavapoi nellain sposa ben tre delle sue figlie a uomini nei dintorni del Colle Mugellano, segno parrocchiainequivocabile di [[Santauna Mariasua Novella]]fortissima "mugellanità" e dei profondi legami mantenuti dal pittore per tutta la vita col suo territorio d'origine. TuttaviaRecenti certostudi èindicano checome iuna primissimidalle annisue delprime pittoreopere sonosia statiil oggettoframmento della [[Madonna di credenzeBorgo quasiSan leggendarieLorenzo|Madonna]] finconservato daproprio quandoin egliMugello eranella inPieve vitadi [[Borgo San Lorenzo]], databile intorno al 1290. La prima volta che Giotto venne ufficialmente nominato è in un documento recante la data [[1309]], nel quale si registra che Palmerino di Guido restituisce inad [[Assisi]] un prestito a nome suo e del pittore.
 
Giotto aveva aperto una bottega dove era circondato da alunni; si occupava soprattutto di progettare le opere e di impostare le composizioni più importanti mentre agli alunni lasciava quelle secondarie.
Il Vasari racconta come Giotto fosse capace di disegnare una perfetta circonferenza senza bisogno del compasso, la famosa "O" di Giotto.
 
Giotto superò la smaterializzazione dell'immagine, l'astrattismo propri dell'arte bizantina, si riappropriò magistralmente della realtà naturale di cui fu grande narratore, abile nell'organizzare le scene con realismo e nel creare gruppi di figure che dialogano fra di loro, inserite in uno spazio di cui egli ebbe grande padronanza aprendosi alla terza dimensione, cioè la profondità. Il ''naturalismo'' giottesco fa sì che i personaggi siano sempre caratterizzati da notevole espressività di sentimenti e stati d'animo, in una rappresentazione della figura umana resa con plasticità, con solido accento scultoreo. Giotto compie una profonda indagine dell'emozione umana, resa sempre con vivace realismo. Giotto compie un'attenta analisi dei sentimenti umani e riesce a rappresentarli con delicatezza e, nel contempo, con intensità. Ogni figura, dai volumi essenziali e ben definiti dalla luce, ha una precisa caratterizzazione fisica a cui corrisponde una precisa condizione emotiva.
===Apprendistato e primo viaggio a Roma===
Dovrebbe essere solo una leggenda l'aneddoto della "scoperta" del giovane pittore da parte di Cimabue, mentre disegnava con estremo realismo le pecore a cui badava, riportata da [[Lorenzo Ghiberti]] e da [[Giorgio Vasari]]. Altrettanto leggendario è l'episodio di uno scherzo fatto da Giotto a Cimabue dipingendo su una tavola una mosca: essa era così realistica che Cimabue tornato a lavorare sulla tavola cercò di scacciarla. A quel punto Cimabue gli disse che aveva superato lui medesimo e poteva aprire bottega anche da solo.
 
In realtà, sul fatto che Cimabue sia stato maestro di Giotto, basato esclusivamente sulla tradizione letteraria, ci sono solo labili indizi di tipo stilistico: la collaborazione nella bottega del maestro fiorentino avrebbe però consentito a Giotto di seguirlo a [[Roma]] nel [[1280]] circa, dove era presente anche [[Arnolfo di Cambio]], e avrebbe potuto successivamente introdurlo nel cantiere di [[Assisi]].
 
Giotto si sposò verso il [[1287]] con Ciuta (Ricevuta) di Lapo del Pela. Ebbero quattro figlie e quattro figli, dei quali uno, Francesco, divenne pittore.
 
=== La ''Madonna di San Giorgio alla Costa'' ===
{{vedi anche|Madonna col Bambino di San Giorgio alla Costa}}
Secondo alcunialtri studiosi la prima tavola dipinta indipendentemente da Giotto in ordine cronologico è probabilmenteinvece la ''[[Madonna col Bambino di San Giorgio alla Costa|Madonna col Bambino]]'' di [[chiesa di San Giorgio alla Costa|San Giorgio alla Costa]] ([[Firenze]], oggi al [[Museo diocesano di Santo Stefano al Ponte]]), che potrebbe essere anteriore agli affreschi di Assisi. Per altri, invece, si tratterebbe di un'opera successiva al cantiere di Assisi ede anche allaal ''[[CroceCrocifisso di Santa Maria Novella]]''.
 
QuestaTornando alla ''Madonna di San Giorgio'', l'opera mostra una solida resa della volumetria dei personaggi le cui attitudini sono più naturali che in passato;. ilIl trono è inserito in una prospettiva centrale, formando quasi una "nicchia" architettonica, che suggerisce unil senso della profondità.
 
La novità del linguaggio di questa tavola, relativamente piccola e decurtata lungo tutti i margini, si comprende meglio facendo un raffronto con gli esempi fiorentini di Maestà che lo avevano immediatamente preceduto, come quelli di [[Coppo di Marcovaldo]] e [[Cimabue]].
 
=== La Basilica superiore di Assisi ===
{{vedi anche|Basilica superiore di San Francesco d'Assisi|Questione giottesca}}
[[File:Maestro d'Isacco, assisi.jpg|thumb|200px|[[Maestro d'Isacco]], ''[[Isacco respinge Esaù]]'']]
[[File:Maestro d'Isacco, assisi.jpg|min|[[Maestro d'Isacco]], ''[[Esaù respinto da Isacco]]'']]
{{vedi anche|Basilica superiore di Assisi}}
 
La [[Basilica di San Francesco di Assisi]] era stata completata nel [[1253]], con grandi interessi sia dei [[francescani]], quale sede centrale dell'ordine, luogo di sepoltura del [[san Francesco d'Assisi|fondatore]] e meta di pellegrinaggio, sia del papato, che vedeva nei francescani dei fedeli alleati per rinsaldare il legame con i ceti più umili. L'inizio della decorazione ad affresco non è conosciuto, per la distruzione degli antichi archivi nel XIX secolo: essa dovrebbe risalire a poco dopo la metà del XIII secolo per la [[Basilica inferiore]], con l'intervento di pittori umbri ([[Maestro di San Francesco]]) e verso gli anni 1280 - 1290 nella [[Basilica superiore]] con artisti forse scelti direttamente dai papi.
La [[Basilica di San Francesco]] era stata completata nel 1253 quale sede centrale dell'ordine e luogo di sepoltura del [[san Francesco d'Assisi|fondatore]]. L'inizio preciso dei lavori di decorazione ad affresco delle pareti interne rimane a tutt'oggi un mistero, a causa della distruzione degli antichi archivi avvenuta nel [[XIX secolo]]; a ogni modo si può ragionevolmente ipotizzare che risalga a poco dopo la metà del [[XIII secolo]] nel caso della [[Basilica inferiore]] e agli anni 1288-1292 nel caso della [[Basilica superiore]].
 
È ancora molto dibattuto se Giotto sia intervenuto o meno per la decorazione a fresco della [[Basilica superiore]]. Molti studiosi ritengono certo l'intervento di Giotto dalle ''Storie di Isacco'' fino a quasi tutto il ciclo della ''Vita di san Francesco''. A tal proposito si sono espressi favorevolmente [[Luciano Bellosi]] (1985), [[Miklós Boskovits]] (2000), [[Angelo Tartuferi]] (2004) e [[Serena Romano]] (2008). Di diverso avviso sono altri studiosi che ritengono molto più probabile l'intervento di un pittore di scuola romana, come ad esempio [[Pietro Cavallini]]. In tal senso si sono espressi Richard Offner (1939), Millard Meiss (1960), Alastair Smart (1971), [[Federico Zeri]] (1997) e [[Bruno Zanardi]] (1997).
 
Secondo la prima corrente di pensiero, Giotto avrebbe coordinato, in un arco di tempo di circa due anni compreso tra il 1290 e 1292 circa, un complesso stuolo di artisti che avrebbero dato impronte diverse al ciclo pur sotto una visione unitaria. Giotto si sarebbe allontanato dal cantiere assisiate prima di dipingere la prima e le ultime tre scene del ciclo (le ultime quattro a essere state dipinte) che sarebbero attribuibili al [[Maestro di Santa Cecilia]].
 
Secondo la seconda ipotesi, invece, l'entrata in scena di Giotto sarebbe da rinviare al 1297 circa, quando vennero realizzati parte degli affreschi della [[Cappella di San Nicola (Assisi)|Cappella di San Nicola]] nella [[Basilica inferiore]], con l{{'}}''Annunciazione'' sulla parete d'ingresso e le due scene dei ''Miracoli post mortem di San Francesco'' e della ''Morte e Resurrezione del Fanciullo di Suessa'', che mostrerebbero evidenti affinità tecniche ed esecutive con la [[Cappella degli Scrovegni]] e si differenzierebbero dal ciclo francescano.
 
==== Le ''Storie di Isacco'' ====
I primi affreschi nella chiesa[[Basilica superiore di San Francesco d'Assisi|Basilica superiore]] vennero realizzati nel transetto da [[Maestro Oltremontano|pittori oltremontani]] e poi dalla bottega di [[Cimabue]], dove probabilmente doveva trovarsi anche il giovane Giotto (1288-1292 circa). L'intervento diretto di Giotto è stato insistentemente ravvisato da molti studiosi in due scene nella parte alta della navata destra con le ''Storie di Isacco'' (''[[Benedizione di Isacco benedicea Giacobbe]]'' eed ''[[IsaccoEsaù cherespinto scacciada EsaùIsacco]]'' che si trovano nella terza [[campata]] all'altezza della finestra),. genericamenteIl attribuitepittore adi unqueste [[Maestrodue di Isacco]], chescene aveva una particolare predisposizione alla resa volumetrica dei corpi, tramite un accentuato chiaroscuro, e cheed era capace di ambientare le proprie scene in un ambiente architettonico fittizio, disegnato secondo una [[prospettiva]] ede uno [[scorcio]] laterale.<ref>studiStudi matematico-prospettici erano tra le attività speculative che [[Witelo]], scienziato presente a Viterbo, alla corte pontificia dopo la metà del XIII secolo, aveva appreso dalla scienza araba.</ref>. Diversa è anche la tecnica usata: per la prima volta si usò l'[[affresco]] ''a giornate'', anziché ''a pontate''. Alcuni invece riconoscono nel Maestro di Isacco il romano [[Pietro Cavallini]] o lo scultore toscano [[Arnolfo di Cambio]], gli unici che avessero mostrato di saper esprimere in maniera credibile i valori di volume e di coerenza spaziale nelle loro opere.
 
==== Le ''Storie di san Francesco'' ====
{{vedi anche|Storie di san Francesco}}
[[File:Giotto - Legend of St Francis - -04- - Miracle of the Crucifix.jpg|thumbmin|200pxsinistra|''[[Preghiera in San Damiano]]'']]
Secondo la teoria della paternità di Giotto di questi affreschi, Giotto avrebbe affrescato la fascia inferiore della navata con le ventotto ''Storie di san Francesco'' segnando una svolta nella pittura occidentale. Il ciclo francescano illustra puntualmente il testo della ''Legenda'' compilata da [[san Bonaventura]] e da lui dichiarata unico testo ufficiale di riferimento per la biografia francescana. Sotto a ogni scena compare una didascalia descrittiva tratta dai diversi capitoli della ''Legenda'' via via illustrati.
In seguito, la fascia inferiore della navata venne occupata dalle ventotto ''Storie di san Francesco'' databili tra l'ultimo decennio del [[XIII secolo]] e i primi anni del [[XIV secolo|XIV]], un ciclo grandioso {{Citazione necessaria|che stupì i contemporanei}} e segnò una svolta nella pittura occidentale.
 
Questo ciclo è da molti considerato l'inizio della modernità e del ''dipingere latino''. La tradizione iconografica sacra, infatti, poggiava sulla tradizione pittorica bizantina e quindi su un repertorio iconografico codificato nei secoli; il soggetto attuale (un santo moderno) e un repertorio di episodi straordinari (solo per fare un esempio: nessuno mai, prima di [[san Francesco]], aveva ricevuto le [[stigmate]]) fecero sì che il pittore negli affreschi dovesse creare ''ex novo'' modelli e figure, attingendo solo in parte ai modelli di pittori che si erano già cimentati in episodi francescani su tavola (come [[Bonaventura Berlinghieri]] o il [[Maestro del San Francesco Bardi]]). Accanto a ciò va registrato il nuovo corso degli studi biblici (portati avanti proprio dai teologi [[Ordine francescano|francescani]] e [[domenicani]]) che prediligeva la lettura dei testi nel loro senso letterale (senza troppi [[simbolo|simbolismi]] e rimandi [[allegorici]]) desiderando condurre il fedele a un incontro il più possibile vivo e immedesimativo con il testo sacro. Ciò favorì la scelta di rappresentazioni in abiti moderni e che sottolineassero l'espressione del vissuto.
Da molti decenni è stata messa in seria discussione la tradizionale attribuzione a Giotto di questo ciclo, soprattutto ad opera di studiosi e critici d'arte di area anglosassone (Rintelen, Oertel, Meiss), dando origine alla cosiddetta [[questione giottesca]]. Gli studiosi italiani rimangono invece in buona parte convinti della bontà della tesi [[Giorgio Vasari|vasariana]] della sicura attribuzione a Giotto. Di recente l'intervento di Bruno Zanardi, restauratore della Basilica di Assisi dopo il [[Terremoto di Umbria e Marche|terremoto del 1997]], ha dato un altro forte scossone alla secolare diatriba<ref>Bruno Zanardi, ''Giotto e Pietro Cavallini''.</ref>, ribadendo l'opinione di [[Federico Zeri]] che riconosceva la mano di un pittore di [[Scuola romana di pittura|scuola romana]], forse [[Pietro Cavallini]], l'unico grande pittore gotico che stranamente non è presente nel ''Cantiere di Assisi'', dove invece lavorarono gli altri pittori romani suoi contemporanei [[Jacopo Torriti]] e [[Filippo Rusuti]]. L'entrata in scena di Giotto sarebbe quindi da rinviare al [[1297]], quando realizzò gli affreschi della [[Cappella di San Nicola (Assisi)|Cappella di San Nicola]] nella [[Basilica Inferiore]] con l' ''Annunciazione'' sulla parete d'ingresso e le due scene dei ''Miracoli post mortem di San Francesco'' e della ''Morte e Resurrezione del Fanciullo di Suessa'', che mostrano evidenti affinità tecniche ed esecutive con la [[Cappella degli Scrovegni]] mentre si differenziano dal ciclo Francescano.
 
Il ciclo francescano illustra puntualmente il testo della ''Legenda'' compilata da san Bonaventura e da lui dichiarata unico testo ufficiale di riferimento per la biografia francescana. Sotto ad ogni scena compare una didascalia descrittiva tratta dai diversi capitoli della ''Legenda'' via via illustrati.
 
Questo ciclo è da molti considerato l'inizio della modernità e del ''dipingere latino''. La tradizione iconografica sacra, infatti, poggiava sulla tradizione pittorica bizantina e quindi su un repertorio iconografico codificato nei secoli; il soggetto attuale (un santo moderno) e un repertorio di episodi straordinari (solo per fare un esempio: nessuno mai, prima di san Francesco, aveva ricevuto le [[stigmate]]) fecero sì che il pittore negli affreschi dovesse creare ex novo modelli e figure, attingendo solo in parte ai modelli di pittori che si erano già cimentati in episodi francescani su tavola (come [[Bonaventura Berlinghieri]] o il [[Maestro del San Francesco Bardi]]). Accanto a ciò va registrato il nuovo corso degli studi biblici (portati avanti proprio dai teologi [[francescani]] e [[domenicani]]) che prediligeva la lettura dei testi nel loro senso letterale (senza troppi [[simbolo|simbolismi]] e rimandi [[allegoria|allegorici]]) desiderando condurre il fedele ad un incontro il più possibile vivo ed immedesimativo con il testo sacro. Ciò favorì la scelta di rappresentazioni in abiti moderni e che sottolineassero l'espressione del vissuto.
 
=== La ''Croce di Santa Maria Novella'' ===
[[File:Giotto di Bondone 083.jpg|200px|thumb|''[[Croce di Santa Maria Novella]]'' (1290-1300)]]
{{vedi anche|Croce di Santa Maria Novella}}
[[File:Giotto. the-crucifix-1290-1300 Florence, Santa Maria Novella.jpg|min|''[[Crocifisso di Santa Maria Novella]]'' (1290-1300)]]
Il primo capolavoro fiorentino è la grande ''[[Croce di Santa Maria Novella]]'', citata come opera giottesca in un documento del [[1312]] da tale Ricuccio di Puccio del Mugnaio e anche dal Ghiberti, ma probabilmente databile attorno al [[1290]] contemporaneo, quindi, alle ''Storie di San Francesco'' della [[Basilica Superiore]]<ref>Da segnalare che comunque per la critica di matrice anglosassone, l'opera non apparterrebbe a Giotto, ma ad una anonima figura che Offner denominò "Santa Maria Novella Master" (R. Offner, Giotto non-Giotto", 1939).</ref>.
 
Il primo capolavoro fiorentino è il grande ''[[Crocifisso di Santa Maria Novella]]'', citato come opera giottesca in un documento del 1312 da tale Ricuccio di Puccio del Mugnaio e anche da [[Lorenzo Ghiberti|Ghiberti]], ma probabilmente databile attorno al 1290 contemporaneo, quindi, alle ''Storie di San Francesco'' della [[Basilica superiore di San Francesco d'Assisi|Basilica superiore]].<ref>Da segnalare che comunque per la critica di matrice anglosassone, l'opera non apparterrebbe a Giotto, ma a un'anonima figura che Offner denominò "Santa Maria Novella Master" (R. Offner, ''Giotto non-Giotto'', 1939).</ref>
 
È il primo soggetto che Giotto affronta in maniera rivoluzionaria, in contrasto con l'iconografia ormai canonizzata da [[Giunta Pisano]] del ''Christus patiens'' inarcato sinuosamente a sinistra (per l'osservatore). Giotto invece dipinse il corpo morto in maniera verticale, con le gambe piegate che ne fanno intuire tutto il peso. La forma non più nobilitata dai consueti stilemi divenne così assolutamente umana e popolare.
 
In queste novità è contenuto tutto il senso della sua arte e della nuova sensibilità religiosa che restituisce al Cristo la sua dimensione terrena e da questa trae il senso spirituale più profondo. Solo l'[[aureola]] ricorda la sua natura divina, ma mostra le sembianze di un uomo umile realmente sofferente, con il quale l'osservatore potesse confrontare le sue pene.
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In quegli anni Giotto era già un pittore affermato, capace di creare una schiera di imitatori in città, pur rappresentando soltanto l'anticipatore di una corrente d'avanguardia che si impose più tardi.
 
Il contesto toscano e fiorentino dell'epoca era animato da grandi fermenti innovativi, che influenzarono Giotto: a [[Pisa]] la bottega di [[Nicola Pisano]] e poi del figlio [[Giovanni Pisano|Giovanni]] aveva cominciato un percorso di recupero della pienezza della forma e dei valori dell'{{non chiaro|[[Arte romana|arte classica]]|romana o classica?}} aggiornata con influssi gotici transalpini, mentre [[Siena]], in contatto privilegiato con molti centri culturali europei, aveva visto l'innesto di novità gotiche sulla tradizione bizantina nella pittura di un artista del calibro di [[Duccio di Buoninsegna]].
 
=== Le ''Stigmate di san Francesco'' ===
[[File:Giotto di Bondone 002.jpg|thumb|180px|''[[Stigmate di san Francesco (Giotto)|Stigmate di san Francesco]]'', Louvre (1300 circa)]]
{{vedi anche|Stigmate di san Francesco (Giotto)}}
[[File:Giotto di Bondone 002.jpg|miniatura|verticale|''[[Stigmate di san Francesco (Giotto)|Stigmate di san Francesco]]'', Louvre (1300 circa)]]
Di precoce datazione è considerata anche la tavola firmata proveniente da [[Pisa]] e conservata al [[Museo del Louvre|Louvre]] di [[Parigi]], raffigurante le ''[[Stigmate di san Francesco (Giotto)|Stigmate di san Francesco]]'' in cui le storie della predella sono direttamente riprese dalle scene assisiati: questo da taluni viene considerato motivo a sostegno della attribuzione del ''Ciclo francescano'' a Giotto.
 
Di precoce datazione è considerata anche la tavola firmata proveniente da [[Pisa]] e conservata al [[Louvre]] di [[Parigi]], raffigurante le ''[[Stigmate di san Francesco (Giotto)|Stigmate di san Francesco]]'' in cui le storie della predella sono direttamente riprese dalle scene assisiati: questo da taluni viene considerato motivo a sostegno della attribuzione del ''Ciclo francescano'' a Giotto.
=== Secondo viaggio a Roma ===
Fino al 1300 c'è un vuoto di alcuni anni nella produzione di Giotto. Alcuni critici hanno ipotizzato che potesse essere chiamato a Roma dai Papi, magari desiderosi di altre opere dell'artista dopo le realizzazioni ad Assisi, soprattutto in occasione del [[giubileo]] del [[1300]] indetto da [[Papa Bonifacio VIII]].
 
=== Primo viaggio a Roma ===
Quindi può darsi che Giotto abbia lavorato a [[Roma]] tra il [[1297]] e il [[1300]], esperienza della quale non rimangono tracce significative e, per questo, non è possibile ancora giudicare la sua influenza sui pittori romani, o al contrario, quanto il suo stile venne influenzato dalla [[Scuola romana di pittura|scuola romana]].
Fino al 1300 c'è un vuoto di alcuni anni nella produzione di Giotto. [[Ferdinando Leopoldo Del Migliore]] menziona nel [[XVII secolo]] che Giotto lavorò a [[Roma]] ai tempi di [[papa Bonifacio VIII]], pontefice dal 1295 al 1303. Il ''Liber Benefactorum'' della [[Basilica di San Pietro in Vaticano]], una fonte pressoché contemporanea del tempo, attesta che Giotto compose il mosaico della ''Navicella'', opera più volte spostata e restaurata e oggi collocata nel portico della Basilica. Anche se la fonte non cita la data, la somiglianza di stile del mosaico della ''Navicella'' con i due tondi con busti di angeli conservati oggi nelle [[Grotte Vaticane]] e in [[Chiesa di San Pietro Ispano|San Pietro Ispano]] a [[Boville Ernica]] permette di datare l'opera a fine Duecento, sia perché i due tondi hanno le caratteristiche della scuola romana di fine Duecento, sia perché la fonte del Torrigio (1618) colloca i tondi al 1298.
 
Quindi può darsi che Giotto abbia lavorato a [[Roma]] fino al 1300 circa, anno del Giubileo, esperienza della quale non rimangono altre tracce significative e per questo non è possibile ancora giudicare la sua influenza sui pittori romani o, al contrario, quanto il suo stile venne influenzato dalla [[Scuola romana di pittura|scuola romana]].
Nella [[basilica di San Giovanni in Laterano]] è conservato, tuttavia, [[Bonifacio VIII indice il giubileo del 1300|un piccolo frammento]] di un ciclo ben più vasto, forse riferibile a Giotto, a questo soggiorno o a quello successivo.
 
=== Rientro a Firenze ===
Da documenti catastali del [[1301]] e [[1304]] si conoscono le sue proprietà in [[Firenze]], che erano cospicue e per questo si ipotizza che, all'incirca verso i trent'anni, Giotto fosse già a capo di una bottega capace di ovviare alle più prestigiose commissioni del tempo.
 
In questo periodo dipinse il ''[[Polittico di Badia]]'' ([[Galleria degli Uffizi]]) e, in virtù della fama diffusa in tutta l'Italia, venne chiamato a lavorare a [[Rimini]] e [[Padova]].
 
=== Rimini ===
[[File:Giotto di Bondone 084.jpg|thumbmin|175pxverticale|sinistra|Il [[crocifisso di Rimini]].]]
La presenza di Giotto a [[Rimini]] non è databile con precisione ma si presume possa essere collocata tra gli anni di Padova ed il ritorno ad Assisi, prima o dopo il soggiorno padovano. Sicuramente anteriore al [[1309]], viene collocata circa al [[1303]]. Essa viene ricordata in fonti scritte contemporanee ed è testimoniata dalla precoce fioritura di una scuola riminese, chiaramente ispirata all'esempio giottesco<ref>L. Bellosi, ''Giotto'', ed. Scala, Milano 2004</ref>.
 
L'attività riminese del maestro fiorentino dovrebbe attestarsi intorno al 1299; ciò è suggerito da una miniatura di [[Neri da Rimini]] conservata alla [[Fondazione Cini]] di [[Venezia]] (inv. 2030), firmata e datata 1300, che nella figura del ''Cristo Benedicente'' mostra una evidentissima similitudine col Redentore raffigurato nella Cimasa originale della croce (ritrovata da [[Federico Zeri]] nel 1957 nella collezione Jeckyll di [[Londra]] - non si hanno notizie dei terminali laterali raffiguranti i dolenti). Essa viene ricordata in fonti scritte contemporanee ed è testimoniata dalla precoce fioritura di una scuola riminese, chiaramente ispirata all'esempio giottesco.<ref>{{Cita libro |autore=Luciano Bellosi |titolo=Giotto |città=Milano |editore=Scala |anno=2004 |collana=I Grandi maestri dell'Arte |isbn=978-88-8117-007-4}}</ref>
A Rimini, come ad Assisi, lavorò in un contesto [[francescano]], nella chiesa già di san Francesco, oggi nota come [[Tempio Malatestiano]], dove dipinse un ciclo di affreschi perduto, mentre resta ancora nell'abside la ''[[Crocifisso di Rimini|Croce]]''.
 
A [[Rimini]], come ad Assisi, lavorò in un contesto [[Ordine francescano|francescano]], nella chiesa già di san Francesco, oggi nota come [[Tempio Malatestiano]], dove dipinse un ciclo di affreschi perduto, mentre resta ancora nell'abside la ''[[Crocifisso di Rimini|Croce]]''.
Confrontando il dipinto con le altre croci di Giotto (prime fra tutti la vicina Croce nella [[Cappella degli Scrovegni]]) appare chiaro come siano mancanti la cimasa e terminali (o capi croce), ritrovate invece da [[Federico Zeri]] nel [[1957]] nella collezione Jeckyll di [[Londra]].
 
L'autografia della Croce non è attualmente condivisa da tutti gli studiosi: pur mostrando le qualità tipiche della sua pittura, potrebbe trattarsi di un'opera di bottega come molte uscite con la sua firma e dipinta da un suo disegno.
 
In miglior stato di conservazione rispetto al precedente crocifisso di [[Santa Maria Novella]], è già orientato verso le interpretazioni più mature di Giotto, ma ancora vicino ada opere come il Polittico della Badia, oggi agli [[Galleria degli Uffizi|Uffizi]] e ritrovato nel [[Convento di Santa Croce (Firenze)|convento di Santa Croce]] a [[Firenze]].
 
Il soggiorno di Rimini è importante, soprattutto, per l'influenza esercitata sulla locale scuola pittorica e [[Miniatura|miniatoria]] detta appunto [[scuola riminese]], che ebbe tra i maggiori esponenti [[Giovanni da Rimini|Giovanni]] e, [[PietroGiuliano da Rimini|Giuliano]]. Proprioe da una Croce di Giovanni, visibilmente derivata[[Pietro da Giotto e dalla sicura datazione al [[1309Rimini]], si è potuto porre il limite massimo alla presenza di Giotto in città.
 
=== Padova ===
La documentazione relativa alla costruzione e consacrazione della [[Cappella degli Scrovegni]] a Padova, interamente affrescata da Giotto, permettono di stabilire con certezza che Giotto fu a Padova tra il 1303 e il 1305. Per la loro importanza e influenza nella pittura murale del tempo, questi affreschi nel 2021 sono stati dichiarati [[Patrimonio UNESCO]] come parte di ''Padova Urbs Picta'', ovvero dei [[Cicli di affreschi del XIV secolo a Padova]].<ref>{{cita web|url=https://www.padovaurbspicta.org/|titolo=“Padova Urbs Picta”|accesso=15 agosto 2021}}</ref>
Del soggiorno padovano sono perduti gli affreschi della [[Basilica di Sant'Antonio di Padova|Basilica di Sant'Antonio]] e del [[Palazzo della Ragione di Padova|Palazzo della Ragione]] che furono però realizzati in un secondo soggiorno.
 
GliDel soggiorno padovano sono perduti gli affreschi residuidel [[Palazzo della Ragione (Padova)|Palazzo della Ragione]] e gran parte degli affreschi della [[Basilica di Sant'Antonio dadi Padova|Basilica di Sant'Antonio]]. Di quest'ultimi rimangono solo alcuni busti di sante nella Cappella delle Benedizioni e alcune scene nella Sala Capitolare (''Stigmate di San Francesco'', ''Martirio di Francescani a Ceuta'', ''Crocifissione'' e ''Teste di Profeti'') sono, per quel poco che è possibile intuire, frutto del lavoro dei collaboratori e molto simili tecnicamente a quelli della successiva [[Cappella della Maddalena]] della [[Basilica inferiore di Assisi]].
 
Gli affreschi perduti del [[Palazzo della Ragione (Padova)|Palazzo della Ragione]], (commissionati, molto probabilmente da [[Pietro d'Abano]]), terminato nel [[1309]], sono citati in un libello del [[1340]], la ''Visio Aegidii Regis Patavi'' del notaio Giovanni da Nono, che li descrive con toni entusiastici, testimoniando che il soggetto astrologico del ciclo era tratto da un testo molto diffuso nel [[XIV secolo]], il ''Lucidator'', che spiegava i temperamenti umani in funzione degli influssi degli astri. Padova era al tempo un centro universitario culturalmente molto fervido, luogo d'incontro e di confronto tra umanisti e scienziati e Giotto è partecipe di questa atmosfera.<ref>{{Treccani|giotto_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/|accesso=15 agosto 2021}}</ref>
 
Anche i pittori dell'Italia del nordNord subirono l'influenza di Giotto: [[Guariento di Arpo]], [[Giusto de' Menabuoi]], [[Jacopo Avanzi]] e [[Altichiero]] fusero infatti il suo linguaggio plastico e naturalistico con le tradizioni locali.
 
==== Cappella degli Scrovegni ====
{{vedi anche|Cappella degli Scrovegni}}
[[File:GiottoPadova diCappella Bondonedegli 009Scrovegni Innen Langhaus Ost 2.jpg|thumbmin|200pxverticale=1.4|L''interno della [[Compianto sul Cristo morto (Giotto)|Compianto sul Cristo morto]]'' - Cappella degli Scrovegni]]]]
[[File:Giotto - Scrovegni - -01- - Expulsion of Joachim from the Temple.jpg|thumb|200px|''[[Cacciata di Gioacchino dal Tempio]]'', Cappella degli Scrovegni, [[Padova]]]]
[[File:Giotto-KissofJudas.jpg|thumb|200px|''[[Bacio di Giuda (Giotto)|Bacio di Giuda]]'']]
[[File:Giotto - Scrovegni - -08- - Presentation of the Virgin in the Temple.jpg|thumb|200px|''[[Presentazione della Vergine al Tempio (Giotto)|Presentazione della Vergine al Tempio]]'']]
 
Resta invece intatto il ciclo di affreschi con ''Storie di Anna e Gioacchino, di Maria'', ''di Gesù'', ''Allegorie dei Vizi e delle Virtù'' e ''Il [[Giudizio universale (Giotto)|Giudizio Universale]]'' della [[Cappella degli Scrovegni|Cappella di Enrico Scrovegni]], dipinta tra il [[1303]] e il [[1305]]. L'intero ciclo è considerato un capolavoro assoluto della storia della pittura e, soprattutto, il metro di paragone per tutte le opere di dubbia attribuzione giottesca, visto che sull'autografia del maestro fiorentino in questo ciclo non ci sono dubbi.
 
[[Enrico Scrovegni]], ricchissimo banchiere patavinodi Padova, acquistò il terreno neldell'antica arena romana di Padova il 6 febbraio [[1300]], e verosimilmente nel [[1302]]1301 cominciò la costruzione delladi un sontuoso Palazzo, di cui la cappella cheera sil'oratorio trovavaprivato, adestinato ridossoun delgiorno palazzoad accogliere la tomba sua e di famigliasua poimoglie. distruttoLa cappella ebbe una prima consacrazione il 25 marzo 1303. Nel [[1304]] il [[papa Benedetto XI]] promulgava un'indulgenza in favore di coloro che l'avessero visitatavisitato la Cappella. L'edificio, completato, fu consacrato proprioil nel25 [[1305]]marzo e presumibilmente gli affreschi dovevano essere ormai terminati per quella data1305.
 
Giotto dipinse l'intera superficie con un progetto iconografico e decorativo unitario, ispirato da un teologo [[Ordine di Sant'Agostino|agostiniano]] di raffinata competenza, recentemente identificato da [[Giuliano Pisani]] in [[Alberto da Padova]]. Tra le fonti utilizzate ci sono molti testi agostiniani, tra cui il ''De doctrina Christiana'', il ''De libero arbitrio'', il ''De quantitate animae'', il ''De Genesi contra Manicheos'', ecc., i Vangeli apocrifi dello [[PseudoVangelo dello pseudo-Matteo]] e di [[Vangelo di Nicodemo|di Nicodemo]], la ''[[LeggendaLegenda Aurea]]'' di [[Jacopo da Varazze]] e, per piccoli dettagli iconografici, le ''Meditazioni sulla vita di Gesù'' dello [[Pseudo-Bonaventura]]. Ma anche testi della tradizione medievale cristiana, tra cui il ''[[Il Fisiologo]]''. Giotto dipinse, dividendolo in 40 scene, un ciclo incentrato sul tema della Salvezza.
 
[[File:Compianto sul Cristo morto.jpg|sinistra|min|''[[Compianto sul Cristo morto (Giotto)|Compianto sul Cristo morto]]'']]
Si parte dalla lunetta in alto sull'arco trionfale, dove Dio avvia la riconciliazione con l'uomo, si prosegue sul registro più alto della parete nord con le storie di ''Gioacchino ed Anna'': in scene come la ''Cacciata di Gioacchino dal tempio'' si riscontrano alcuni elementi tipici dell'arte di Giotto: ambientazione architettonica in prospettiva intuitiva, nella quale si dispongono i personaggi, resa delle figure umane realistica e non stilizzata, eloquenza di gesti e espressioni, vivace narrazione, solennità senza fronzoli della composizione, presenza di linee di forza che guidano l'occhio dell'osservatore.
Si parte dalla lunetta in alto sull'arco trionfale, dove Dio avvia la riconciliazione con l'uomo, si prosegue sul registro più alto della parete sud con le storie di ''Gioacchino ed Anna''. Si continua sulla parete opposta con le storie di [[Maria (madre di Gesù)|Maria]]. Si torna sull'arco trionfale con la scena dell{{'}}''Annunciazione'' e il riquadro della [[Visitazione]]. A questo punto sul secondo registro della parete sud iniziano le storie della vicenda terrena di Gesù, che si svolgono lungo i due registri centrali delle pareti, con un passaggio sull'arco trionfale nel riquadro del ''Tradimento di Giuda''. L'ultimo riquadro presenta la ''Discesa dello Spirito Santo sugli apostoli'' (''[[Pentecoste]]'').
 
Subito sotto inizia il percorso del quarto registro, costituito da quattordici allegorie monocrome, alternate a specchi in finto marmo, che simboleggiano i ''Vizi'' e le ''Virtù'': la parete nord presenta le allegorie di sette vizi (''Stultitia, Inconstantia, Ira, Iniusticia, Infidelitas, Invidia, Desperatio''); lungo la parete sud sono raffigurate le allegorie delle sette virtù, le quattro [[virtù cardinali|cardinali]] (''Prudencia, Fortitudo, Temperantia, Iusticia'') e le tre [[virtù teologali|teologali]] (''Fides, Karitas, Spes''). Vizi e virtù si fronteggiano a coppia e sono ordinati per il raggiungimento del Paradiso, superando con la cura delle virtù corrispondenti gli ostacoli posti dai vizi.
Si continua sulla parete opposta con le storie di [[Maria (madre di Gesù)|Maria]], dalla nascita allo sposalizio con [[san Giuseppe|Giuseppe]]. Lo stile di Giotto si evolse tramite la ricerca di una pittura capace di rendere l'umanità dei personaggi sacri. Tra i brani più suggestivi ci sono gli ambienti naturali e le architetture costruite come vere e proprie scatole prospettiche, che a volte vengono ripetute per non contraddire il rispetto dell'unità di luogo, come la casa di Anna, o il Tempio la cui architettura è ripetuta identica anche se ripresa da diverse angolature.
 
[[File:Giotto - The Expulsion of Joachim from the Temple.jpg|min|''[[Cacciata di Gioacchino|Cacciata di Gioacchino dal Tempio]]'', Cappella degli Scrovegni, [[Padova]]]]
Si torna sull'arco trionfale con la scena dell<nowiki>'</nowiki>''Annunciazione'' e il riquadro della ''Visitazione''. A questo punto sul secondo registro della parete nord iniziano le storie della vicenda terrena di Gesù, che si svolgono lungo i due registri centrali delle pareti, con un passaggio sull'arco triofale nel riquadro del ''Tradimento di Giuda''. L'ultimo riquadro presenta la ''Discesa dello Spirito Santo sugli apostoli'' (''[[Pentecoste]]''). Subito sotto inizia il percorso del quarto registro, costituito da quattordici allegorie monocrome, alternate a specchi in finto marmo, che simboleggiano i ''Vizi'' e le ''Virtù'': la parete nord presenta le allegorie di sette vizi (''Stultitia, Inconstantia, Ira, Iniusticia, Infidelitas, Invidia, Desperatio''); lungo la parete sud sono raffigurate le allegorie delle sette virtù, le quattro [[virtù cardinali|cardinali]] (''Prudencia, Fortitudo, Temperantia, Iusticia'') e le tre [[virtù teologali|teologali]] (''Fides, Karitas, Spes''). Il nome del vizio o della virtù, in latino medievale, è scritto in alto e indica chiaramente che cosa rappresentino queste immagini. Vizi e virtù si fronteggiano a coppia. L'obiettivo da coronare è il raggiungimento del Paradiso, superando con la cura delle virtù corrispondenti gli ostacoli posti dai vizi. L'ultima scena, che occupa l'intera controfacciata rappresenta il [[Giudizio Universale]] e la visione del Paradiso.
 
L'ultima scena, che occupa l'intera controfacciata rappresenta il ''[[Giudizio universale]]'' e la visione del Paradiso. Qui si inquadra la grande novità scoperta da [[Giuliano Pisani]]: le figure sotto il trono di Cristo Giudice non rappresentano i simboli dei quattro evangelisti, ma sono rispettivamente, partendo da sinistra, un'orsa con un luccio, un centauro, un'aquila/fenice e un leone, immagini interpretate come riferimento simbolico all'essenza di Cristo. «Orsa e pesce, centauro, aquila e leone sono simboli cristologici che la cultura medievale, specie dopo il Mille, in epoca romanica, riprende dalla più antica tradizione cristiana: rappresentano allegoricamente il battesimo, il dono dell'immortalità, la vittoria sulla morte, la giustizia».
 
===== Stile degli affreschi =====
Nella cappella, la pittura di Giotto dimostrò una piena maturità espressiva:
* la composizione rispettava il principio del rapporto organico tra architettura e pittura ottenendo il risultato di un complesso unitario,
* i riquadri sono tutti di identica dimensione,
* i partimenti decorativi, le architetture simulate ed i due finti coretti prospettici che simulano un'apertura sulla parete, sono tutti elementi che obbediscono ad una visione unitaria, non solo prospettica ma anche cromatica; domina infatti il blu intensissimo della volta che si ripete in ogni scena.
 
Nella cappella, la pittura di Giotto dimostrò una piena maturità espressiva. La composizione rispettava il principio del rapporto organico tra architettura e pittura ottenendo il risultato di un complesso unitario. I riquadri sono tutti d'identica dimensione. I partimenti decorativi, le architetture simulate e i due finti coretti prospettici che simulano un'apertura sulla parete, sono tutti elementi che obbediscono a una visione unitaria, non solo prospettica ma anche cromatica; domina infatti il blu intensissimo della volta che si ripete in ogni scena.
Le figure sono solide e voluminose e rese ancora più salde dalle variazioni cromatiche, i toni dei colori si schiariscono nelle zone sporgenti. Alcuni accorgimenti tecnici arricchiscono di effetti materici tutto l'ambiente:
* [[Stucco]] lucido o stucco romano fu usato per i finti marmi;
* Parti metalliche furono inserite nell'aureola del Cristo Giudice nel Giudizio;
* Alcune tavole lignee furono inserite nel muro;
* Venne usato l'[[encausto]] nelle figure a finto rilievo.
 
Gli ambienti naturali e le architetture sono costruite come vere e proprie scatole prospettiche in prospettiva intuitiva, che a volte vengono ripetute per non contraddire il rispetto dell'unità di luogo, come la casa di Anna o il Tempio, la cui architettura è ripetuta identica anche se ripresa da diverse angolature.
Ci sono numerose citazioni dall'arte classica e dalla [[Stile Gotico|scultura gotica]] francese, incentivata dal confronto con le statue sull'altare di [[Giovanni Pisano]], ma, soprattutto, una maggiore espressività negli sguardi intensi dei personaggi e nella loro gestualità.
 
Le figure sono solide e voluminose e rese ancora più salde dalle variazioni cromatiche, dove i toni dei colori si schiariscono nelle zone sporgenti. La resa delle figure umane è realistica e non stilizzata.
Molte sono le notazioni narrative ed i particolari, anche minori, di grande suggestione, gli oggetti, gli arredi le vesti che rispecchiano l'uso, la moda del tempo. Alcuni personaggi sono veri e propri ritratti a volte caricaturali che danno il senso della trasposizione cronachistica della vita reale nella rappresentazione sacra. Si può quindi dire che Giotto ha attuato una ''riscoperta del vero'' (il vero dei sentimenti, delle passioni, della fisionomia umana, della luce e dei colori) ''nella certezza di uno spazio misurabile''.
 
[[File:Presentation of the Virgin - Capella dei Scrovegni - Padua 2016.jpg|min|''[[Presentazione di Maria al Tempio (Giotto)|Presentazione di Maria al Tempio]]'']]
 
Le scene sono dotate di una vivace narrazione. Sono solenni senza fronzoli della composizione, ma non sfuggono particolari che rendono i personaggi realistici. Le emozioni e gli stati dell'anima sono evidenti, eloquenza di gesti e espressioni. È una pittura capace di rendere l'umanità dei personaggi sacri.
 
Alcuni accorgimenti tecnici arricchiscono di effetti materici tutto l'ambiente: [[stucco]] lucido o stucco romano per i finti marmi, parti metalliche nell'aureola del Cristo Giudice nel ''Giudizio'', tavole lignee inserite nel muro, uso dell'[[encausto]] nelle figure a finto rilievo.
 
Ci sono numerose citazioni dall'arte classica e dalla [[Gotico|scultura gotica]] francese, incentivata dal confronto con le statue sull'altare di [[Giovanni Pisano]], ma, soprattutto, una maggiore espressività negli sguardi intensi dei personaggi e nella loro gestualità.
 
Molte sono le notazioni narrative e i particolari, anche minori, di grande suggestione, gli oggetti, gli arredi, le vesti che rispecchiano l'uso, la moda del tempo. Alcuni personaggi sono veri e propri ritratti a volte caricaturali che danno il senso della trasposizione cronachistica della vita reale nella rappresentazione sacra. Si può quindi dire che Giotto ha attuato una ''riscoperta del vero'' (il vero dei sentimenti, delle passioni, della fisionomia umana, della luce e dei colori) ''nella certezza di uno spazio misurabile''.
 
==== La Croce di Padova ====
Nel [[Museo civico di Padova]] è conservata una [[crocifisso di Padova|Croce dipinta]] risalente agli stessi anni (1303-1305), proveniente dall'altare della cappellaCappella degli Scrovegni, raffinatissima per la ricchezza decorativa dei colori smaltati e per l'andamento sagomato del supporto dal disegno gotico, oltre che per il realismo nella figura del Cristo e nell'atteggiamento sofferente di Maria e di [[Giovanni apostolo ed evangelista|San Giovanni]] nei tabelloni laterali.
 
=== La Basilica inferiore di Assisi ===
[[File:Parente di giotto, sposalizio di san francesco con la povertà, 1316-1318, volta nella basilica inferiore di assisi.jpg|thumbmin|175pxverticale|sinistra|''Sposalizio di San Francesco con la Povertà'', 1316-1318, volta nella Basilica inferiore di Assisi, attribuito al "[[Parente di Giotto]]", su disegno del maestro]]
 
Tra il [[1306]] ed il [[1311]] fu di nuovo ad Assisi per eseguire gli affreschi della zona del transetto della [[Basilica inferiore]] che comprendono: le ''[[Transetto destro della basilica inferiore di Assisi|Storie dell'infanzia di Cristo]]'', le ''[[Allegorie francescane]]'' sulle vele, e la ''[[Cappella della Maddalena]]''. In realtà la mano del maestro è quasi assente e per le numerose commissioni lasciò la stesura a personalità della sua cerchia.
Tra il 1306 e il 1311 fu di nuovo ad Assisi per eseguire gli affreschi della zona del transetto della [[Basilica inferiore]] che comprendono: le ''[[Storie dell'infanzia di Cristo]]'', le ''[[Allegorie francescane]]'' sulle vele, e la ''[[Cappella della Maddalena]]''. In realtà la mano del maestro è quasi assente e per le numerose commissioni lasciò la stesura a personalità della sua cerchia.
 
La commissione fu del Vescovovescovo [[Teobaldo Pontano]] in carica dal [[1296]] al [[1329]], e il lavoro si protrasse per molti anni coinvolgendo numerosi aiuti: [[Parente di Giotto]], [[Maestro delle Vele]] e [[Palmerino di Guido]] (quest'ultimo citato assieme al maestro in un documento del [[1309]] in cui s'impegna a pagare un debito). La storia è tratta dalla ''[[Legenda aureaAurea]]'' di [[Jacopo da Varazze]]; per la [[Maria Maddalena|Maddalena]] i [[FrancescaniOrdine francescano|francescani]] avevano un culto particolare. Giotto trasportò ad Assisi i progressi fatti a Padova, nelle soluzioni scenografiche e nella spazialità, nella tecnica e, soprattutto, nella qualità dei colori chiari e caldi.
 
Le ''[[Allegorie francescane]]'' occupano le vele della volta del transetto: ''Povertà, Castità, Obbedienza'', la ''Gloria di San Francesco'' e le scene del ciclo della ''Vita di Cristo'' sono disposte lungo le pareti e le volte del transetto destro. La vivacità delle scene, le soluzioni scenografiche e spaziali di ampio respiro ede alcune citazioni dirette del ciclo padovano hanno messo d'accordo studiosi e critici sull'appartenenza del progetto generale degli affreschi a Giotto, ma la realizzazione pittorica fu delegata ai membri della bottega.
 
=== Di nuovo a Firenze ===
Nel [[1311]] era già tornato a Firenze, ci sono anche documenti del [[1314]] relativi alle sue attività economiche extra pittoriche.
 
La presenza a Firenze è sicuramente documentata negli anni [[1314]], [[1318]], [[1320]], [[1325]], [[1326]] e [[1327]]. Nel 1327, in particolare, si iscrisse all'[[Arte dei Medici e Speziali (Firenze)|Arte dei Medici e Speziali]] che, per la prima volta, accoglieva i pittori.
 
=== Terzo viaggio a RomaPrato ===
La ''pulcra tabula'' che Riccuccio del fu Puccio, facoltoso fiorentino abitante nel popolo di [[Santa Maria Novella]], aveva già commissionato a Giotto di Bondone per la [[Chiesa di San Domenico (Prato)|chiesa di San Domenico]] a [[Prato (Italia)|Prato]] nel giugno del 1312, fu distrutta forse nell'incendio della grande chiesa pratese del 12 settembre 1647<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Angelo Tartuferi|titolo=Per il Maestro di Mezzana e alcuni appunti sulla pittura del Trecento a Prato|pubblicazione=Studi di Storia dell'Arte|numero=27|anno=2017|p=65|url=https://www.academia.edu/32865110/Per_il_Maestro_di_Mezzana_e_alcuni_appunti_sulla_pittura_del_Trecento_a_Prato_in_Studi_di_Storia_dellArte_n_27_2017_pp_65_82|via=''academia.edu''}}</ref>.
Nel [[1313]], in una lettera, incaricò [[Benedetto di Pace]] di recuperare le masserizie presso la proprietaria della casa affittata [[Roma]]; il documento è la testimonianza del terzo soggiorno romano, avvenuto entro l'anno in cui eseguì il ''[[Mosaico della Navicella degli Apostoli]]'' per il portico dell'[[antica Basilica di San Pietro in Vaticano]] su commissione del [[Cardinale]] [[Jacopo Stefaneschi|Jacopo Caetani Stefaneschi]], [[arciprete]] e benefattore della Basilica oltre che Diacono di [[Chiesa di San Giorgio al Velabro|San Giorgio al Velabro]], che lo pagò ben duecento [[fiorino|fiorini]] e, per l'occasione, compose dei versi da inserire nel mosaico.
 
=== Secondo viaggio a Roma ===
La lunetta della ''Navicella'' doveva fare parte di un ciclo musivo più ampio. La lunetta venne ampiamente rifatta e oggi parrebbe originale dell'epoca di Giotto solo un angelo.
[[File:Giotto di Bondone - Navicella - WGA09363.jpg|min|''[[Mosaico della navicella|Mosaico della Navicella degli Apostoli]]'']]
 
Nel 1313, in una lettera, incaricò [[Benedetto di Pace]] di recuperare le masserizie presso la proprietaria della casa affittata a [[Roma]]; il documento è la testimonianza del terzo soggiorno romano, avvenuto entro l'anno, in cui eseguì il ''[[Mosaico della Navicella degli Apostoli]]'' per il portico dell'[[antica basilica di San Pietro in Vaticano]]. L'opera fu commissionata dal [[cardinale]] [[Jacopo Caetani degli Stefaneschi]], [[arciprete]] e benefattore della Basilica oltre che Diacono di [[San Giorgio al Velabro]], che la pagò ben duecento [[Fiorino|fiorini]] e, per l'occasione, compose dei versi da inserire nel mosaico.
Una copia fu disegnata da due artisti del Quattrocento, [[Pisanello]] e [[Parri di Spinello]], e si trova al [[Metropolitan Museum of Art]] di New York. Due tondi con i volti di angeli, facenti parte del ciclo, sono conservati rispettivamente: alla [[chiesa di San Pietro Ispano]] di [[Boville Ernica]] ([[Frosinone]]) e nelle [[Grotte vaticane]].
 
La lunetta della ''Navicella'', che apparteneva a un ciclo musivo più ampio profondamente danneggiato nel tempo, venne ampiamente rifatta. Oggi sembra che sia rimasto solo un angelo del mosaico originale di Giotto.
Dai disegni, fatti prima della sua distruzione, si può ricostruire la composizione: raffigurava la barca degli apostoli in piena tempesta, sulla destra Pietro salvato da Cristo mentre a sinistra si vedeva una città turrita. Il soggetto era ispirato da opere [[Arte tardo-antica|tardo-antiche]] e [[Arte paleocristiana|paleocristiane]], che Giotto aveva avuto sicuramente occasione di vedere a Roma, alimentando un rapporto di dialogo continuo col mondo classico.
 
Una copia della scena fu disegnata da due artisti del Quattrocento, [[Pisanello]] e [[Parri Spinelli]], e si trova al [[Metropolitan Museum of Art]] di [[New York]]. Due tondi con i volti di angeli, facenti parte del ciclo, sono conservati rispettivamente nella [[chiesa di San Pietro Ispano]] di [[Boville Ernica]] ([[Provincia di Frosinone|Frosinone]]) e nelle [[Grotte Vaticane]]. Questi disegni, fatti prima della sua distruzione, permettono di ricostruirne la composizione: raffigurava la barca degli apostoli in piena tempesta, sulla destra Pietro salvato da Cristo e a sinistra una città turrita. Il soggetto era ispirato da opere [[Arte tardoantica|tardoantiche]] e [[Arte paleocristiana|paleocristiane]], che Giotto aveva avuto sicuramente occasione di vedere a Roma, alimentando un rapporto di dialogo continuo col mondo classico.
I due tondi sono realizzati con una tecnica identica a quella delle botteghe romane della fine del duecento e, probabilmente, sono opera di maestranze locali che eseguirono i cartoni dell'artista fiorentino il cui stile è riconoscibile dalla solidità del modellato dall'aspetto monumentale delle figure.
 
I due tondi sono realizzati con una tecnica identica a quella delle botteghe romane della fine del Duecento e, probabilmente, sono stati eseguiti da maestranze locali su cartoni dell'artista fiorentino, il cui stile è riconoscibile dalla solidità del modellato dall'aspetto monumentale delle figure.
 
=== La ''Madonna di Ognissanti'' e altre opere fiorentine ===
{{vedi anche|MadonnaMaestà di Ognissanti}}
[[File:Giotto Ognissanti Madonna.jpg|thumbmin|200pxsinistra|verticale|Maestà degli Uffizi (''Madonna di Ognissanti'')]]
Roma fu una parentesi in un periodo nel quale Giotto risiedette soprattutto a Firenze. In questo periodo dipinse le opere della sua maturità artistica come la ''[[Maestà di Ognissanti]]'', la ''[[Dormitio Virginis (Giotto)|Dormitio Virginis]]'' della [[Gemäldegalerie di Berlino]], la ''[[Croce di Ognissanti]]''.
 
Roma fu una parentesi in un periodo nel quale Giotto risiedette soprattutto a Firenze. In questo periodo dipinse le opere della sua maturità artistica come la ''[[Maestà di Ognissanti]]'', la ''[[Dormitio Virginis (Giotto)|Dormitio Virginis]]'' della [[Gemäldegalerie di Berlino]], il ''[[Crocifisso di Ognissanti]]''.
[[File:Giotto di Bondone 087.jpg|thumb|150px|left|''Dormitio Virginis'' (dettaglio)]]
Nella '' [[Dormitio Virginis (Giotto)|Dormitio Virginis]]'' riuscì ad innovare un tema ed una composizione antica grazie alla disposizione dei personaggi nello spazio. Il [[Crocifisso di Ognissanti]], ancora in loco, fu dipinto per gli [[Umiliati]] ed è simile alle analoghe figure di Assisi tanto che si è pensato al cosiddetto [[Parente di Giotto]].
 
Nella '' [[Dormitio Virginis (Giotto)|Dormitio Virginis]]'' riuscì a innovare un tema e una composizione antica grazie alla disposizione dei personaggi nello spazio. Il [[Crocifisso di Ognissanti]], ancora ''in loco'', fu dipinto per gli [[Umiliati]] ed è simile alle analoghe figure di Assisi tanto che si è pensato al cosiddetto [[Parente di Giotto]].
La [[Maestà di Ognissanti|Maestà]] degli [[Uffizi]] va confrontata con due celebri precedenti di [[Cimabue]] e [[Duccio di Buoninsegna]], nella stessa sala del Museo, per comprenderne la modernità di linguaggio. Il trono di gusto gotico in cui si inserisce la figura possente e monumentale di Maria è disegnato con una prospettiva centrale, la Vergine è accerchiata da una schiera di Angeli e da quattro santi che si stagliano evidenziandosi plasticamente dal fondo oro.
 
[[File:Giotto di Bondone 087.jpg|min|verticale|''Dormitio Virginis'' (dettaglio)]]
 
La [[Maestà di Ognissanti|Maestà]] della [[Galleria degli Uffizi]] va confrontata con due celebri precedenti di [[Cimabue]] e [[Duccio di Buoninsegna]], nella stessa sala del Museo, per comprenderne la modernità di linguaggio. Il trono di gusto gotico in cui si inserisce la figura possente e monumentale di Maria è disegnato con una prospettiva centrale, la Vergine è accerchiata da una schiera di angeli e da quattro santi che si stagliano evidenziandosi plasticamente dal fondo oro.
 
=== Gli affreschi di Santa Croce ===
Nel [[1318]], secondo quanto attesta [[Ghiberti]], cominciò a dipingere quattro cappelle ede altrettanti polittici per quattro diverse famiglie fiorentine nella chiesa dei francescani di [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]]: la [[Cappella Bardi (Santa Croce)|Cappella Bardi]] (''Vita di San Francesco''), la [[Cappella Peruzzi]] (''Vita di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista'' più il polittico con [[Taddeo Gaddi]]), e le perdute Cappelle Giugni (''Storie degli Apostoli'') e Tosinghi Spinelli (''Storie della Vergine'') di cui rimane l{{' }}''[[Assunta (Maestro di Figline)|Assunta]]'' del [[Maestro di Figline]]. Di queste cappelle tre erano situate nella zona alla destra della cappella centrale e una in quella alla sinistra: restano solo le prime due a destra: le Cappelle Bardi e Peruzzi.
 
==== La Cappella Peruzzi ====
[[File:Giotto di Bondone 051.jpg|thumb|250px|''Assunzione di san Giovanni Evangelista'', Cappella Peruzzi]]
{{vedi anche|Cappella Peruzzi}}
[[File:Giotto di Bondone 051.jpg|min|sinistra|verticale=1.3|''Assunzione di san Giovanni Evangelista'', Cappella Peruzzi]]
La Cappella Peruzzi, con gli affreschi della ''Vita di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista'', ebbe una grande considerazione anche nel Rinascimento; lo stato di conservazione attuale è fortemente compromesso da diversi fattori succedutisi nel tempo, ma non impedisce di vedere la qualità delle figure rese plasticamente da un attento uso del chiaroscuro e caratterizzate dallo studio approfondito dei problemi di resa e rappresentazione spaziale.
 
La [[Cappella Peruzzi]], con gli affreschi della ''Vita di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista'', ebbe una grande considerazione anche nel [[Rinascimento]]; lo stato di conservazione attuale è fortemente compromesso da diversi fattori succedutisi nel tempo, ma non impedisce di vedere la qualità delle figure rese plasticamente da un attento uso del chiaroscuro e caratterizzate dallo studio approfondito dei problemi di resa e rappresentazione spaziale.
 
I brani più suggestivi sono le stupende architetture degli edifici contemporanei dilatati in prospettiva che continuano, anche, oltre le cornici delle scene fornendo un'istantanea dello stile urbanistico del tempo di Giotto. All'interno di queste quinte prospettiche, si sviluppano le storie sacre composte in maniera calibrata nel numero e nel movimento dei personaggi. Le architetture sono inoltre disposte in maniera più espressiva, con vivi spigoli che forzano alcune caratteristiche delle scene.
 
Si nota un'evoluzione dello stile di Giotto, con panneggi ampi e debordanti come mai visto prima che esaltano la monumentalità delle figure.
 
La sapienza compositiva di Giotto divenne motivo di ispirazione per artisti successivi come ad esempio [[Masaccio]] per gli affreschi della [[Cappella Brancacci]] nella [[Basilica di Santa Maria del Carmine (Firenze)|Chiesa del Carmine]] (che copiò per esempio i vecchioni nella scena della ''Resurrezione di Drusiana'') e [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] ben due secoli dopo, che ne copiò varie figure.
 
Dalla stessa cappella proviene il ''[[Polittico Peruzzi]]'' che fu smembrato e disperso in diverse collezioni fino al ricongiungimento nell'attuale collocazione presso il [[Museo d'arte della Carolina del Nord]] di [[Raleigh (Carolina del Nord)|Raleigh]] che rappresenta la ''Madonna con figure di Santi tra cui i due Giovanni e San Francesco'', lo stile figurativo è simile a quello della cappella anche se i santi sono inseriti in un contesto neutro e non ricco di elementi decorativi ma, comunque, molto saldi nella loro volumetria.
 
==== La Cappella Bardi ====
[[File:Giotto di Bondone 060.jpg|thumb|250px|Cappella Bardi, ''Esequie di San Francesco'']]
{{vedi anche|Cappella Bardi (Santa Croce)}}
[[File:Giotto di Bondone 060.jpg|min|verticale=1.3|Cappella Bardi, ''Esequie di San Francesco'']]
Completata la Cappella Peruzzi attese probabilmente ad altri lavori a Firenze, in massima parte perduti, come l'affresco della cappella maggiore della [[Badia Fiorentina]], di cui restano alcuni frammenti, come la ''[[Testa di pastore]]'' alla [[Galleria dell'Accademia]].
 
L'altra Cappella di Santa Croce è la [[Cappella Bardi (Santa Croce)|Bardi]] che narra episodi della ''Vita di San Francesco'' e figure di ''Santi francescani''. Fu recuperata nel secolo scorso1852 dopo uno scialbo operato nel Settecento ed è interessante notare le differenze stilistiche con l'analogo ciclo assisiano di più di 20venti anni prima, a fronte di un'iconografia sostanzialmente identica.
 
Giotto preferì dare maggiore importanza alla figura umana, accentuandone i valori espressivi, probabilmente, per assecondare la svolta in senso pauperistico dei [[Conventuali]] operata in quegli anni. Il santo appare insolitamente imberbe in tutte le storie.
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=== Il ''Polittico Baroncelli'' ===
[[File:MuseoBaroncelli diPolyptych santac.1334 croceBaroncelli Chapel, politticoSanta diCroce, giottoFlorence 185x323cm.JPG.jpg|thumbmin|150pxverticale=1.3|leftsinistra|Il ''Polittico Baroncelli'']]
Sull'altare della [[Cappella Baroncelli]] (poi affrescata da [[Taddeo Gaddi]]) è situato il [[Polittico Baroncelli|Polittico]] databile al [[1328]], mancante della cuspide che si trova nella [[Timken Art Gallery]] di [[San Diego]] ([[California]]), mentre la cornice originale è stata sostituita da una quattrocentesca. Il soggetto rappresentato è l' ''Incoronazione della Vergine'' attorniata da un'affollata ''Gloria di Angeli e Santi''.
 
Sull'altare della [[Cappella Baroncelli]] (poi affrescata da [[Taddeo Gaddi]]) è situato il [[Polittico Baroncelli|Polittico]] databile al 1328, mancante della cuspide che si trova nella [[Timken Art Gallery]] di [[San Diego]] ([[California]]), mentre la cornice originale è stata sostituita da una quattrocentesca. Il soggetto rappresentato è l{{'}}''Incoronazione della Vergine'' attorniata da un'affollata ''Gloria di Angeli e Santi''.
Nonostante la firma ("''Opus Magistri Jocti''"), il ricorso agli aiuti per l'esecuzione è ampio e c'è un accentuato gusto scenografico e cromatico, creato da un'infinità di tinte finissime. La profondità è invece minore, visto che lo spazio è riempito di figure, che sono varie sia per le tipologie dei volti che per le espressioni.
 
Nonostante la 'firma' (''Opus Magistri Iocti''; la formula ''opus'' + genitivo è esemplata, come ha brillantemente argomentato [[Maria Monica Donato]], sulle sottoscrizioni apocrife di Fidia e di Prassitele apposte sulle basi dei ''Dioscuri di Montecavallo''<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Maria Monica Donato|anno=2006|titolo=Memorie degli artisti, memoria dell'antico: intorno alle firme di Giotto, e di altri|rivista=Medioevo: il tempo degli antichi|editore=Centro Studi Medievali, Università degli Studi di Parma; Fondazione Monte di Parma|città=Milano|curatore=Arturo Carlo Quintavalle|pp=522-546}}</ref>), il ricorso agli aiuti per l'esecuzione è ampio e c'è un accentuato gusto scenografico e cromatico, creato da un'infinità di tinte finissime. La profondità è invece minore, visto che lo spazio è riempito di figure, che sono varie sia per le tipologie dei volti sia per le espressioni.
 
=== Opere incerte, riferibili a questo periodo ===
{{doppia immagine|right|Giotto. saint-stephen-1320-25 Florence, Museo Horne.jpg|164|Giotto di Bondone 086.jpg|200|<center>''Santo Stefano'', Museo Horne|<center>''[[Madonna col Bambino (Giotto)|Madonna col Bambino]]'', National Gallery di Washington|larghezza totale=350}}
Di questo periodo sono conservate molte altre tavole giottesche, spesso parti di polittici smembrati, nei quali si presenta sempre il problema dell'autografia che non è mai sicura.
 
Una delle più dibattute in questo senso è la ''Croce dipinta'' di [[San Felice di Piazza]]. Il ''[[Polittico di Santa Reparata]]'' è attribuito al Maestro con la collaborazione del [[Parente di Giotto]], il ''[[Santo Stefano (Giotto)|Santo Stefano]]'' della [[Museo Horne|Collezione Horne]] di Firenze è probabilmente opera autografa e viene associata come resto di un'unica opera a due frammenti: il ''San Giovanni Evangelista e il San Lorenzo'' entrambi del [[Museo Jacquemart-André]] di [[Fontaine-Chaalis|Chaalis]] (Francia) e la bellissima ''[[Madonna col Bambino (Giotto)|Madonna col Bambino]]'' della [[National Gallery di Washington]].
 
[[File:Giotto di Bondone 001.jpg|min|sinistra|La ''Crocifissione'', Alte Pinakothek di Monaco di Baviera]]
In vari musei sono sparse anche tavolette di piccole dimensioni: la ''Natività e Adorazione dei Magi'' del [[Metropolitan Museum of Art]] di [[New York]] (simile alle scene di Assisi e Padova), la ''Presentazione di Gesù al Tempio'' ([[Boston (Massachusetts)|Boston]], [[Isabella Stewart Gardner Museum]]), l' ''Ultima Cena, Crocifissione e Discesa al Limbo'' della [[Alte Pinakothek di Monaco]], la ''Deposizione'' della [[Collezione Berenson]] a Firenze e la ''Pentecoste'' ([[National Gallery (Londra)|National Gallery di Londra]]), che secondo lo storico [[Ferdinando Bologna]] faceva parte di un polittico ricordato dal Vasari a [[Sansepolcro]].
 
In vari musei sono sparse anche tavolette di piccole dimensioni: la ''Natività e Adorazione dei Magi'' del [[Metropolitan Museum of Art]] di [[New York]] (simile alle scene di Assisi e Padova), la ''Presentazione di Gesù al Tempio'' ([[Boston]], [[Isabella Stewart Gardner Museum]]), l{{'}}''Ultima Cena, Crocifissione e Discesa al Limbo'' della [[Alte Pinakothek]], la ''Deposizione'' della [[Collezione Berenson]] a Firenze e la ''Pentecoste'' ([[National Gallery (Londra)|National Gallery di Londra]]), che secondo lo storico [[Ferdinando Bologna]] faceva parte di un polittico ricordato dal [[Vasari]] a [[Sansepolcro]].
<gallery>
Image:Giotto di Bondone 001.jpg|La ''Crocifissione'', Alte Pinakothek di Monaco di Baviera
Image:Giotto di Bondone 088.jpg|La ''Pentecoste'', National Gallery di Londra
</gallery>
 
=== Il ''Polittico Stefaneschi'' ===
[[File:Polittico stefaneschi, retro.jpg|thumb|250px|Trittico Stefaneschi, recto]]
{{vedi anche|Polittico Stefaneschi}}
[[File:Polittico stefaneschi, retro.jpg|min|verticale=1.3|Trittico Stefaneschi, recto]]
Il [[1320]] è l'anno del ''[[Polittico Stefaneschi]]'' ([[Musei Vaticani]]), commissionato per l'altare maggiore della [[antica basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]] dal [[cardinale]] [[Jacopo Stefaneschi]], che incaricò Giotto anche di decorare la tribuna dell'abside di San Pietro con un ciclo di affreschi perduto nel rifacimento del [[XVI secolo]].
 
Il 1320 è l'anno del ''[[Polittico Stefaneschi]]'' ([[Musei Vaticani]]), commissionato per l'altare maggiore dell'[[antica basilica di San Pietro]] dal [[cardinale]] [[Jacopo Stefaneschi]], che incaricò Giotto anche di decorare la tribuna dell'abside di [[Basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]] con un ciclo di affreschi perduto nel rifacimento del [[XVI secolo]].
 
Il polittico venne ideato dal maestro, ma dipinto insieme agli aiuti, ed è caratterizzato da una grande varietà cromatica a scopo decorativo; l'importanza del luogo a cui era destinata imponeva l'uso del fondo oro dal quale le figure monumentali si stagliano con grande sicurezza. Dipinto su entrambi i lati rappresenta sul verso il ''Cristo in trono con i martiri di [[San Pietro]] e di [[San Paolo di Tarso|San Paolo]]'' (simboli della Chiesa stessa), sul recto ''San Pietro in Trono'', negli scomparti e nelle predelle la ''Vergine col bambino in Trono'' con diverse figure di ''Santi e Apostoli''.
 
Secondo Vasari, Giotto sarebbe rimasto a Roma sei anni, eseguendo poi anche commissioni in molte altre città italiane, fino allealla sede Papalepapale di [[Avignone]]. Il biografo aretino citò anche opere non giottesche, ma comunque descrisse un pittore moderno, impegnato su diversi fronti e circondato da molti aiuti.
 
In seguito tornò a Firenze, dove affrescò la già menzionata [[Cappella Bardi (Santa Croce)|Cappella Bardi]]. Poco prima della sua partenza da Firenze nel [[1327]], l'artista si iscrisse per la prima volta all'[[Arte dei Medici e Speziali (Firenze)|Arte dei Medici e Speziali]] insieme agli allievi più fedeli [[Bernardo Daddi]] e [[Taddeo Gaddi]] che lo seguirono nelle ultime imprese.
 
=== Napoli ===
Nel [[1328]], dopo aver terminato il [[Polittico Baroncelli]], venne chiamato dal re [[Roberto d'Angiò]] a [[Napoli]] e vi rimase fino al [[1333]], insieme alla nutrita bottega. Il Re lo nominò "famigliare" e "primo pittore di corte e nostro fedele" (20 gennaio 1330<ref>{{la}} [[1333]http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/schulz1860bd4/0169?sid=5e809fae477e57c7a04a5fbe1cf58d4f Documento Angioino n° CDVI]. Ospitato su ''digi.ub.uni-heidelberg.de''.</ref>), a testimoniare l'enorme considerazione che Giotto aveva ormai raggiunto. Gli assegnò anche uno stipendio annuo.
 
La sua opera è molto ben documentata (ne rimane il contratto, utilissimo per conoscere come era strutturato il lavoro nella sua bottega), ma a Napoli rimane oggi molto poco dei suoi lavori: un frammento di affresco raffigurante la ''Lamentazione sul Cristo Morto'' in [[Basilica di Santa Chiara (Napoli)|Santa Chiara]] e le figure di ''Uomini Illustri'' dipinte negli strombi delle finestre della Cappella di Santa Barbara in [[MaschioCastel AngioinoNuovo (Napoli)|Castelnuovo]] (purtroppo andati distrutti nel [[XVII secolo]], durante i rimaneggiamenti [[Barocco|barocchi]] della cappella avvenuti per volontà [[Vicereame di Napoli|vicereale]], e solo frammentariamente tornati alla luce dopo l'eliminazione delle superfetazioni barocche), che per disomogeneità stilistiche sono attribuibili ai suoi allievi. Sempre a [[Maschio Angioino|Castelnuovo]], nella [[Sala dei Baroni|Sala Major]] Roberto commissionò affreschi su tutte le pareti della sala del trono, che ritraessero sempre ''Uomini Illustri'', questa volta legati agli eroi dell'antichità e dell'Alto Medioevo ([[Alessandro Magno]], [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], [[Carlo Magno]]) e le loro rispettive compagne, tema molto caro alle dinastie di origini francesi.
 
Molti di questi divennero affermati maestri a loro volta diffondendo e rinnovando il suo stile nei decenni successivi ([[Parente di Giotto]], [[Maso di Banco]], [[Taddeo Gaddi]], [[Bernardo Daddi]]).
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La sua presenza a Napoli fu importante per la formazione dei pittori locali, come il [[Maestro di Giovanni Barrile]], [[Roberto d'Oderisio]] e [[Pietro Orimina]].
 
A Firenze, intanto, agiva come procuratore del padre il figlio Francesco, che venne immatricolato nel [[1341]] nell'[[arteArte dei Medici e Speziali]].
 
=== Bologna ===
Dopo il [[1333]] si recò a [[Bologna]], dove rimane il [[Polittico di Bologna|Polittico]] firmato proveniente dalla [[Chiesa di Santa Maria degli Angeli (Bologna)|chiesa di Santa Maria degli Angeli]], su fondo oro, con lo scomparto centrale raffigurante la ''Madonna in Trono''trono e sui laterali ''San Pietro, l'[[Arcangelo Gabriele]], [[Michele Arcangelo]] e [[San Paolo]]santi'', tutte figure solide, come consuetudine in questa fase ultima della sua attività, dai panneggi fortemente chiaroscurati, dai colori brillanti e con un linguaggio che lo avvicina alla cultura figurativa padana come nella figura di Michele Arcangelo che ricorda gli angeli di [[Guariento]].
 
Non resta traccia, invece, della presunta decorazione della [[Rocca di Galliera]] del legato pontificio [[Bertrando del Poggetto]], ripetutamente distrutta dai bolognesi.
 
=== Opere tarde ===
Sulla scia di queste considerazioni è possibile collocare nella fase ultima della sua carriera altri pezzi erratici, come: la ''[[Crocifissione di Strasburgo]]'' ([[Musée des beaux-arts (Strasburgo)|Museo Civico]]) e quella della [[Gemäldegalerie di Berlino]].
 
=== Architetto per Firenze ===
[[File:CampanileGiotto-01.jpg|thumb|150px|rightmin|Campanile di Giotto (Firenze)]]
Trascorse gli ultimi anni lavorando anche come [[architetto]], quasi sempre a Firenze dove è nominato il [[12 aprile]] del [[1334]] ''Capomaestro dell'Opera di [[Chiesa di Santa Reparata|Santa Reparata]]'' (cioè dei cantieri aperti in [[piazza del Duomo (Firenze)|piazza del Duomo]]) e soprintendente delle opere pubbliche del Comune. Per questo incarico percepiva uno stipendio annuo di cento fiorini. Secondo il [[Giovanni Villani]] cominciò il [[18 luglio]] dello stesso anno il lavoro di fondazione del [[Campanile di Giotto|Campanilecampanile del Duomo]] che diresse fino alla costruzione dell'ordine inferiore con i bassorilievi.
 
=== Milano ===
Prima del [[1337]], data della morte, andò a [[Milano]] presso [[AzzoAzzone Visconti]], ma le opere di questa fase sono tutte scomparse. Rimase però traccia della sua presenza soprattutto nell'influenza esercitata sui pittori lombardi del Trecento, come la ''Crocifissione'' della [[chiesa di San Gottardo in Corte]].
 
=== La morte a Firenze ===
L'ultima opera fiorentina terminata dagli aiuti è la [[Cappella del Podestà]] nel [[Palazzo del Bargello (Firenze)|palazzo del Bargello]], dove è presente un ciclo di affreschi, oggi in cattivo stato di conservazione (anche per errati restauri ottocenteschi), che raffigura ''Storie della Maddalena'' ede ''Il Giudizio Universale''. In questo ciclo è famoso il più antico ritratto di [[Dante Alighieri]], dipinto senza il tradizionale [[naso]] aquilino.
 
Morì l'[[8 gennaio]] del [[1337]] (il [[Giovanni Villani|Villani]] riporta la data della morte avvenuta alla fine del ''1336'' secondo il [[calendario fiorentino]]) e venne sepolto in [[chiesa di Santa Reparata|Santa Reparata]] con una cerimonia solenne a spese del Comune.
 
== L'importanza artistica ==
[[File:GiottoMadonna.jpg|min|sinistra|''[[Maestà di Ognissanti]]'']]
 
Giotto divenne già in vita un artista simbolo, un vero e proprio mito culturale, detentore di una considerazione che non mutò, anzi crebbe nei secoli successivi.
 
[[Giovanni Villani]] scrisse: "Il più sovrano maestro stato in dipintura che si trovasse al suo tempo, e quegli che più trasse ogni figura e atti al naturale.".
 
Per [[Cennino Cennini]]: "Rimutò l'arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno"<ref>{{cita web|url=https://www.firenze1903.it/giotto-colui-rimuto-larte-del-dipingere-greco-latino-ridusse-al-moderno/|titolo=Giotto, colui che “rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno”}}</ref> alludendo al superamento degli schemi bizantini e all'apertura verso una rappresentazione che introduceva il senso dello spazio, del volume e del colore anticipando i valori dell'età dell'[[Umanesimo]].
 
Per[[Bernard laBerenson|Berenson]] moderna,considera eevidente consolidata,la ricostruzionefigura storico-artistica,di aGiotto partirecome dalanticipatore del [[Rinascimento]]<ref>{{cita libro|autore=Bernard Berenson|Berenson]],titolo=I Giotto èpittori l’anticipatoreitaliani del [[Rinascimento]]|collana=BUR|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=2009|posizione=cap. II}}</ref>. Secondo questa visione è Giotto cheegli per primo riveste massadi corporeauna ecorporeità caratterizzazionerealistica fisionomicala realisticarappresentazione allepittorica delle figure umane, superandoandando del tuttooltre lo ieratismo bizantino. Èe Giottomostrando i sentimenti realisticamente espressi negli atteggiamenti e nei lineamenti del volto. Inoltre cheegli introduce (o reintroduce dopo la pittura greco-romana) lo spazio in pittura, attraverso l’usoservendosi di una prospettiva empiricanon ancora evoluta ma efficace. Le architetture dipinte conda Giotto prendono ad avereassumono un rapporto piùvalore realistico (come concreti spazi abitabili) e coerentenon più simbolici come erano con iCimabue. I personaggi umanidei esuoi nondipinti sono piùconnotati unapsicologicamente rappresentazionee solosegnano simbolica,i comeprimi ancoratentativi indi Cimabueuna laicizzazione della pittura. ÈTutti Giottoquesti infinetemi, aripresi daree caratterizzazionesviluppati psicologicada alle[[Masaccio]] suenegli figureaffreschi edella ad[[Cappella avviareBrancacci]], ilapriranno processocosì dile laicizzazioneporte dellaal pittura.Rinascimento vero e proprio.
 
Profittevoli in particolare furono per Giotto i soggiorni a Roma, che gli offrirono la possibilità di un confronto con la classicità, ma anche con artisti come lo scultore [[Arnolfo di Cambio]] e i pittori della scuola locale: [[Pietro Cavallini]], [[Jacopo Torriti]] e [[Filippo Rusuti]], animati dallo stesso spirito di innovazione e sperimentazione che avevano messo in atto lavorando nei cantieri delle grandi Basiliche inaugurati da [[Niccolò III]] e da [[Niccolò IV]].
È a lui che si deve il seme di quell'insieme di valori che sarà ripreso e portato alle estreme conseguenze da [[Masaccio]] negli affreschi della [[Cappella Brancacci]] aprendo le porte al Rinascimento vero e proprio.
 
Mentre il sistema di [[Dante Alighieri]] ha una struttura dottrinale modellata sul pensiero di [[San Tommaso d'Aquino]], il sistema di Giotto ha una struttura etica che ha la sua fonte in [[San Francesco d'Assisi]]. Il linguaggio giottesco è gotico ed elimina dalla cultura gotica europea quanto di bizantino era rimasto. Per Giotto il fatto storico è quello che attua e rivela un disegno divino e il suo modo di pensare ''storico'' è un modo antico e cristiano: per Giotto l'antico è esperienza storica da investire nel presente. La ''naturalezza'', cifra caratteristica dell'artista, è recuperata dall'antico attraverso il processo intellettuale del pensiero storico.<ref>{{cita libro|autore=[[Giulio Carlo Argan]]|titolo=Storia dell'arte italiana|volume= vol. 2|pp=3-4|editore=Sansoni|città=Firenze|anno=1978}}</ref>
Un importante contributo in questo senso furono probabilmente i soggiorni a Roma, che offrirono a Giotto la possibilità di un confronto con la classicità, ma anche con artisti come lo scultore [[Arnolfo di Cambio]] ed i pittori della scuola locale: [[Pietro Cavallini]], [[Jacopo Torriti]] e [[Filippo Rusuti]], animati dallo stesso spirito di innovazione e sperimentazione operando nei cantieri delle grandi Basiliche inaugurati da [[Niccolò III]] e da [[Niccolò IV]].
 
Suo allievo fu [[Giottino]], figlio adottivo di Giotto. Il padre biologico di Giottino sembra essere Stefano Tolomelli, per questo secondo le fonti Giottino si sarebbe firmato come Giottino di Stefano. Rimangono a tutt'oggi dubbie le fonti che insinuerebbero che Giotto avrebbe ripudiato uno dei suoi figli in favore di Giottino, più abile e capace nel disegno.
==Giotto architetto==
Il [[Vasari]], nell'intestazione del libro dedicato a Giotto nelle ''[[Vite (Vasari)|Vite]]'', lo indicò come "pittore, scultore et architetto", accennando a vari progetti di edifici. Sebbene tale notizia trovi conferma anche nelle fonti trecentesche, è solo dal [[1963]] che si tendò di sistemare criticamente tale aspetto, grazie ai contributi di Gioseffi. Basandosi sul presupposto che le frequenti architetture dipinte nelle opere dell'artista potessero essere idee di edifici reali, si è cercato di trovare le caratteristiche stilistiche di possibili progetti architettonici di Giotto, al netto delle modifiche e delle aggiunte successive avvenute nei secoli<ref name=B126>Baccheschi, cit., p. 126.</ref>.
 
== Giotto architetto ==
Forse autore dell'edificio della [[cappella dell'Arena]] a Padova, forse del primitivo [[ponte alla Carraia]] a Firenze e della perduta fortezza dell'Agosta a [[Lucca]], il progetto che più è legato, anche nel nome, a Giotto è il [[campanile di Santa Maria del Fiore]]. Già riferito all'autore dall'anonimo commentatore fiorentino della [[Divina Commedia|Commedia]] (1395-1400 circa), è citato poi nel ''Centiloquio'' di [[Antonio Pucci (poeta)|Antonio Pucci]], che gli attribuisce anche i primi rilievi decorativi, dal [[Ghiberti]] e da altri, che parlano della sua ideazione e della conduzione del cantiere fino al prim o ordine. Una pergamena nel [[Museo dell'Opera del Duomo di Siena]] conserva uno schema del campanile che alcuni ritengono legato al progetto originario di Giotto, ipotesi però controversa e non accettata da tutti gli studiosi. Le idee di Giotto si baserebbero sull'esempio di [[Arnolfo di Cambio]] e sarebbero improntate a un'audacia sul piano statico che tende a ridurre lo spessore delle parti portanti<ref name=B126/>.
Il [[Vasari]], nell'intestazione del libro dedicato a Giotto nelle ''[[Vite (Vasari)|Vite]]'', lo indicò come "pittore, scultore et architetto", accennando a vari progetti di edifici. Sebbene tale notizia trovi conferma anche nelle fonti trecentesche, è solo dal 1963 che si tentò di sistemare criticamente tale aspetto, grazie ai contributi di Gioseffi. Basandosi sul presupposto che le frequenti architetture dipinte nelle opere dell'artista potessero essere idee di edifici reali, si è cercato di trovare le caratteristiche stilistiche di possibili progetti architettonici di Giotto, al netto delle modifiche e delle aggiunte successive avvenute nei secoli<ref name=B126>{{cita|Baccheschi|p. 126}}.</ref>.
 
Forse autore dell'edificio della [[cappella dell'Arena]] a Padova, forse del primitivo [[ponte alla Carraia]] a Firenze e della perduta [[Fortezza Augusta]] a [[Lucca]], il progetto che più è legato, anche nel nome, a Giotto è il [[campanile di Giotto|campanile di Santa Maria del Fiore]]. Già riferito all'autore dall'anonimo commentatore fiorentino della [[Divina Commedia|Commedia]] (1395-1400 circa), è citato poi nel ''Centiloquio'' di [[Antonio Pucci (poeta)|Antonio Pucci]], che gli attribuisce anche i primi rilievi decorativi, dal [[Ghiberti]] e da altri, che parlano della sua ideazione e della conduzione del cantiere fino al primo ordine. Una pergamena nel [[Museo dell'Opera del Duomo di Siena]] conserva uno schema del campanile che alcuni ritengono legato al progetto originario di Giotto, ipotesi però controversa e non accettata da tutti gli studiosi. Le idee di Giotto si baserebbero sull'esempio di [[Arnolfo di Cambio]] e sarebbero improntate a un'audacia sul piano statico che tende a ridurre lo spessore delle parti portanti<ref name=B126/>.
Ragghianti attribuì a Giotto il disegno dei primi rilievi di [[Andrea Pisano]] e altri, tra cui la ''Creazione di Adamo'' e ''di Eva'', il ''Lavoro dei progenitori'', la ''Caccia'', la ''Musica'' e la ''Vendemmia''. In base a una nota di [[Vasari]] è stato attribuito a Giotto anche il disegno del monumento e dei rilievi della [[Tomba Tarlati]] nel [[Duomo di Arezzo]]<ref name=B126/>.
 
[[Carlo Ludovico Ragghianti|Ragghianti]] attribuì a Giotto il disegno dei primi rilievi di [[Andrea Pisano]] e altri, tra cui la ''Creazione di Adamo'' e ''di Eva'', il ''Lavoro dei progenitori'', la ''Caccia'', la ''Musica'' e la ''Vendemmia''. In base a una nota di [[Vasari]] è stato attribuito a Giotto anche il disegno del monumento e dei rilievi della [[Tomba Tarlati]] nel [[Duomo di Arezzo]]<ref name=B126/>.
 
== I seguaci ==
{{vedi anche|scuola giottesca}}Giotto aveva completato le numerose commissioni della sua bottega utilizzando un'organizzazione del lavoro impostata secondo una logica diremmo oggi "imprenditoriale", che prevedeva il coordinamento del lavoro di numerosi collaboratori. Questo metodo, prima usato solo nei cantieri architettonici e dalle maestranze di scultori e scalpellini attivi nelle cattedrali [[Architettura romanica|romaniche]] e [[gotiche]], fu una delle maggiori innovazioni apportate in pittura dalla sua ''équipe'', e spiega anche la difficoltà di lettura e di attribuzione di molte sue opere.
{{vedi anche|scuola giottesca}}
[[File:Giotto-Liberation of the Eretico.jpg|thumb|200px|Opera di un seguace: ''[[San Francesco libera l'eretico Pietro di Alife|Liberazione dell'Eretico]]'', Basilica superiore di Assisi, forse del [[Maestro della Santa Cecilia]].]]
[[File:MasoDiBanco.jpg|thumb|250px|Uno dei migliori allievi di Giotto: [[Maso di Banco]], ''San Silvestro che resuscita due maghi'', [[Cappella Bardi di Vernio]], [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]], Firenze.]]
Giotto aveva completato le numerose commissioni della sua bottega utilizzando un'organizzazione del lavoro impostata secondo una logica diremmo oggi "imprenditoriale", che prevedeva il coordinamento del lavoro di numerosi collaboratori. Questo metodo, prima usato solo nei cantieri architettonici e dalle maestranze di scultori e scalpellini attivi nelle cattedrali [[romanico|romaniche]] e [[gotico|gotiche]], fu una delle maggiori innovazioni apportate in pittura dalla sua ''equipe'', e spiega anche la difficoltà di lettura e di attribuzione di molte sue opere.
 
Vasari citò i nomi di alcuni dei più stretti aiutanti, non tutti celebri: [[Taddeo Gaddi]], [[Puccio Capanna]], [[Ottaviano da Faenza]], [[Guglielmo da Forlì]], attraverso cui, insieme con l'opera di un misterioso ''[[Augustinus (pittore)|Augustinus]]'', l'influenza di Giotto arrivò alla [[scuola forlivese]]. A questi bisogna aggiungere i molti seguaci e continuatori del suo stile che crearono delle scuole locali nelle zone dove era transitato.
 
A Firenze ede in Toscana operavano i cosiddetti "protogiotteschi" i seguaci che avevano visto all'opera Giotto nella sua città: [[Maso di Banco]], [[Giottino]], [[Bernardo Daddi]], il [[Maestro della Santa Cecilia]], il [[Maestro di Figline]], [[Pacino di Buonaguida]], [[Jacopo del Casentino]], [[Stefano Fiorentino]]. Le vicende biografiche di molti di questi pittori non sono ancora state bene documentate: vita e opere di [[Giottino]] o [[Stefano Fiorentino]] sono ancora in larga parte misteriose.
 
In [[Umbria]], lo stile giottesco assunse una connotazione devozionale e popolare riconoscibile nelle opere del [[Maestro di Santa Chiara]] da [[Montefalco]], del [[Maestro espressionista di Santa Chiara]], dello stesso [[Puccio Capanna]] e del cosiddetto [[Maestro colorista]], un artista di grande livello.
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A Rimini nacque una [[scuola riminese|scuola]] che ebbe un breve periodo di splendore con [[Neri da Rimini]], [[Giuliano Da Rimini]], [[Giovanni da Rimini]], il [[Maestro dell'Arengario]]. Tra gli autori di opere interessanti ci fu il [[Maestro della Cappella di San Nicola]], i cui affreschi della [[Basilica di San Nicola da Tolentino (Tolentino)|Basilica di San Nicola da Tolentino]] e dell'[[Abbazia di Pomposa]] filtrarono la matrice giottesca con influenze locali e, soprattutto, bolognesi. Questa scuola emiliana-romagnola produsse dei capolavori anche nel campo della miniatura.
 
L'influenza di Giotto si estese, poi, anche alle scuole settentrionali come dimostra l'arte, successiva di due generazioni, di [[Altichiero]], [[Guariento]] e [[Giusto de' Menabuoi]]. Anche a [[Napoli]] la presenza di Giotto lasciò un'impronta duratura, come si evince dalle opere di artisti quali [[Roberto d'Oderisio]] (attivo dagli anni '30trenta del Trecento e menzionato fino al [[1382]]), che decorò la [[chiesa di Santa Maria Incoronata (Napoli)|chiesa dell'Incoronata]] con affreschi di aristocratica eleganza (oggi staccati e conservati a [[Basilica di Santa Chiara (Napoli)|Santa Chiara]]).
 
Non è ancora chiaro invece il rapporto tra Giotto e la [[Scuola romana di pittura|scuola romana]], in particolare gli studiosi non concordano se siano stati i romani ([[Pietro Cavallini]], [[Jacopo Torriti]], ecc.) a influenzare Giotto e i toscani o viceversa. Gli studi più recenti sembrano propendere maggiormente per la prima ipotesi. In ogni caso le attività artistiche a Roma decaddero inesorabilmente dopo il trasferimento del [[papato]] ad [[Avignone]] nel [[1309]].
 
In definitiva quindi Giotto, con i suoi numerosi viaggi, fu il creatore di uno stile "italiano" in pittura, che venne usato da [[Milano]] a [[Napoli]], passando per varie regioni. L'influsso di Giotto è presente anche in autori di altre scuole, come la parallela [[scuola senese]], come dimostrano le impostazioni architettoniche di alcune opere per esempio di [[Pietro Lorenzetti|Pietro]] e [[Ambrogio Lorenzetti]]. L'esperienza giottesca fu inoltre alla base della successiva rivoluzione rinascimentale fiorentina.
 
== Elenco delle opere ==
== La figura di Giotto nella letteratura ==
 
Giotto è protagonista di una novella del ''[[Decameron]]'' (la quinta della sesta giornata). Egli è citato anche nel ''[[Purgatorio]]'' dantesco e nel ''[[Trecentonovelle]]'' di [[Franco Sacchetti]].
 
==Elenco delle opere==
{{vedi anche|Opere di Giotto}}
 
== Alla memoriaIntitolazioni ==
* A Giotto è stata intitolata una [[Missione Giotto|missione spaziale]] progettata e realizzata dall'[[Agenzia Spaziale Europea]] per lo studio ravvicinato della [[cometa di Halley]].
* A Giotto è stato intitolato il [[cratere Giotto]], sulla [[superficie di Mercurio|superficie]] di [[Mercurio (astronomia)|Mercurio]].
* Gli è stato dedicato un [[asteroide]], [[7367 Giotto]].
 
== Nella cultura di massa ==
=== Nella letteratura ===
Giotto è protagonista di una novella del ''[[Decameron]]'' (la quinta della sesta giornata). Egli è citato anche nel [[Purgatorio (Divina Commedia)|Purgatorio]] dantesco (''[[Purgatorio - Canto undicesimo]]''<ref>"Credette Cimabue ne la pintura / tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, / sì che la fama di colui è scura" (vv. 94-96).</ref>) e nel ''[[Trecentonovelle]]'' di [[Franco Sacchetti]].
 
=== Altro ===
Giotto è un noto marchio di matite colorate dell'azienda [[Fabbrica Italiana Lapis ed Affini]].
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
=== Fonti ===
* {{cita libro|autore=[[Riccobaldo da Ferrara]], ''|titolo=Chronica parva Ferrariensis''; |altri=introduzione, edizione e note di Gabriele Zanella. |città=Ferrara |anno=1983}}
* {{cita libro|autore=[[Lorenzo Ghiberti]], ''|titolo=[[Commentari (Ghiberti)|I commentari]]'', a cura di |curatore=Ottavio Morisani. |editore=Ricciardi, |città=Napoli |anno=1947}}
* {{cita libro|autore=[[Giorgio Vasari]], ''|titolo=[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]'', |anno=1568}}
=== Letteratura critica ===
{{div col|2}}
* [[Pietro Selvatico]], ''Sulla cappellina degli Scrovegni nell'Arena di Padova e sui freschi di Giotto in essa dipinti'', Padova 1836.
* {{cita libro|autore=[[Pietro Selvatico]]|titolo=Sulla cappellina degli Scrovegni nell'Arena di Padova e sui freschi di Giotto in essa dipinti|città=Padova|anno=1836}}
* [[Giovan Battista Cavalcaselle]] e [[Joseph A. Crowe]], ''Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI'', 1: ''Dai primi tempi cristiani fino alla morte di Giotto'' 2. ed. con aggiunta di un'appendice. Le Monnier, Firenze 1886.
* {{cita libro|autore1=[[Giovan Battista Cavalcaselle]]|autore2=[[Joseph A. Crowe]]|titolo=Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI|volume=1: ''Dai primi tempi cristiani fino alla morte di Giotto''|edizione=2ª ed. con aggiunta di un'appendice|editore=Le Monnier|città=Firenze|anno=1886}}
* [[John Ruskin]], ''Giotto and his works in Padua'', London 1900 (2ª ed. 1905).
* {{cita libro|autore= [[John Ruskin]]|titolo=Giotto and his works in Padua|url= https://archive.org/details/giottohisworksin00ruskuoft|città=London|anno= 1900|lingua=en}} 2ª ed. 1905.
* Joseph A. Crowe, ''A history of painting in Italy: Umbria, Florence and Siena from the second to the sixteenth century'', vol. 2: ''Giotto and the giottesques''. J. Murray, London 1903.
* {{cita libro|autore= Joseph A. Crowe|titolo=A history of painting in Italy: Umbria, Florence and Siena from the second to the sixteenth century|volume=vol. 2: ''Giotto and the giottesques''|editore=J. Murray|città=London|anno=1903|lingua=en}}
* Friedrich Rintelen, ''Giotto und die Giotto-Apokryphen'', Müller, München - Leipzig 1912.
* {{cita libro|autore= Friedrich Rintelen|titolo=Giotto und die Giotto-Apokryphen|url= https://archive.org/details/giottounddiegiot00rintuoft|editore=Müller|città=München - Leipzig|anno=1912|lingua=de}}
* [[Osvald Sirén]], ''Giotto and some of his followers'' (english translation by Frederic Schenck). Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 1917. (rist. New York 1975).
* {{cita libro|autore= [[Osvald Sirén]]|titolo=Giotto and some of his followers|url= https://archive.org/details/giottoandsomehi01sirgoog|traduttore=Frederic Schenck|editore=Harvard University Press|città=Cambridge (Mass.)|anno=1917|lingua=en}} Rist. New York, 1975.
* [[Igino Benvenuto Supino]], ''Giotto''. Firenze: Istituto di edizioni artistiche, 1920.
* {{cita libro|autore= [[Igino Benvenuto Supino]]|titolo=Giotto|città=Firenze|editore=Istituto di edizioni artistiche|anno=1920}}
* Henry Thode, ''Giotto'', 3a. ed. durchgesehen von W. F. Volbach, (Kunstler-Monographien; 43). Velhagen & Klasing, Bielefeld - Leipzig 1926.
* {{cita libro|autore= Henry Thode|titolo=Giotto|edizione=3ª ed. riveduta da W. F. Volbach|collana=Künstler-Monographien|numero=43|editore=Velhagen & Klasing|città=Bielefeld - Leipzig|anno=1926|lingua=de}}
* Igino Benvenuto Supino, ''Giotto'', (Le vite). Le Monnier, Firenze 1927.
* {{cita libro|autore= Igino Benvenuto Supino|titolo=Giotto|collana=Le vite|editore=Le Monnier|città=Firenze|anno=1927}}
* ''Pittura italiana del Duecento e Trecento''. Catalogo della mostra giottesca di Firenze del 1937 a cura di Giulia Sinibaldi e Giulia Brunetti. Sansoni, Firenze 1943.
* {{cita libro|titolo=Pittura italiana del Duecento e Trecento|altri=catalogo della mostra giottesca di Firenze del 1937 a cura di Giulia Sinibaldi e Giulia Brunetti|editore=Sansoni|città=Firenze|anno=1943}}
* [[Roberto Salvini]], ''Giotto. Bibliografia'', Fratelli Palombi, Roma 1938
* {{cita libro|autore= [[Roberto Salvini]]|titolo=Giotto. Bibliografia|editore=Fratelli Palombi|città=Roma|anno=1938}}
* [[Luigi Coletti]], ''I primitivi'', vol. 1 ''Dall'arte benedettina a Giotto''. Istituto geografico De Agostini, Novara 1941.
* {{cita libro|autore= [[Luigi Coletti]]|titolo=I primitivi|volume=vol. 1 ''Dall'arte benedettina a Giotto''|editore=Istituto geografico De Agostini|città=Novara|anno=1941}}
* [[Pietro Toesca]], ''Giotto'', (I grandi italiani. collana di biografie; 18), Utet, Torino 1941
* {{cita libro|autore= [[Pietro Toesca]]|titolo=Giotto|collana=I grandi italiani, collana di biografie|numero=18|editore=Utet|città=Torino|anno=1941}}
* [[Emilio Cecchi]], ''Giotto'' (2ª ed.). (Valori plastici) Hoepli, Milano 1942 (3ª ed. 1950).
* {{cita libro|autore= [[Emilio Cecchi]]|titolo=Giotto|edizione=2|collana=Valori plastici|editore=Hoepli|città=Milano|anno=1942}} 3ª ed. 1950.
* Carlo Carrà, ''Giotto'', (Biblioteca moderna Mondadori; 227-228). A. Mondadori, Milano 1951.
* {{cita libro|autore=[[Carlo Carrà]]|titolo=Giotto|collana=Biblioteca moderna Mondadori|numero=227-228|editore=A. Mondadori|città=Milano|anno=1951}}
* Roberto Salvini, ''Tutta la pittura di Giotto'' (Biblioteca d'arte Rizzoli; 8-9). Rizzoli, Milano 1952. (2. ed. ampiamente rinnovata, 1962)
* {{cita libro|autore= Roberto Salvini|titolo=Tutta la pittura di Giotto|collana=Biblioteca d'arte Rizzoli|numero=8-9|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=1952}} 2ª ed. ampiamente rinnovata, 1962.
* Cesare Gnudi, ''Giotto'', (I sommi dell'arte italiana) Martello, Milano 1958.
* {{cita libro|autore= Cesare Gnudi|titolo=Giotto|collana=I sommi dell'arte italiana|editore=Martello|città=Milano|anno=1958}}
* Millard Meiss, ''Giotto and Assisi'', University press, New York 1960.
* {{cita libro|autore= Millard Meiss|titolo=Giotto and Assisi|url= https://archive.org/details/giottoassisi0000mill|editore=University press|città=New York|anno=1960|lingua=en}}
* [[Roberto Longhi]], ''Giotto spazioso'', in "Paragone" n 31, 1958.
* {{cita pubblicazione|autore= [[Roberto Longhi (storico dell'arte)|Roberto Longhi]]|titolo=Giotto spazioso|rivista=Paragone|numero=31|anno=1958}}
* [[Giovanni Previtali]], ''La fortuna dei Primitivi'', Einaudi, Torino 1964
* {{cita libro|autore= [[Giovanni Previtali]]|titolo=La fortuna dei Primitivi|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1964}}
* [[Decio Gioseffi]], ''Giotto architetto'', Edizioni di Comunità, Milano 1963.
* {{cita libro|autore= [[Decio Gioseffi]]|titolo=Giotto architetto|editore=Edizioni di Comunità|città=Milano|anno=1963}}
* ''L'opera completa di Giotto'', apparati critici e filologici di Edi Baccheschi (Classici dell'arte; 3). Rizzoli, Milano 1966.
* {{cita libro|titolo=L'opera completa di Giotto|altri=apparati critici e filologici di Edi Baccheschi|collana=Classici dell'arte|numero=3|editore=Rizzoli|città=Milano|anno=1966|cid=Baccheschi}}
* Giovanni Previtali, ''Giotto e la sua bottega'', Fabbri, Milano 1967.
* {{cita libro|autore=Giovanni Previtali|titolo=Giotto e la sua bottega|editore=Fabbri|città=Milano|anno=1967}}
* [[Ferdinando Bologna]], ''Novità su Giotto: Giotto al tempo della Cappella Peruzzi'' (Saggi; 438). Einaudi, Torino 1969.
* {{cita libro|autore= [[Ferdinando Bologna]]|titolo=Novità su Giotto: Giotto al tempo della Cappella Peruzzi|collana=Saggi|numero=438|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1969}}
* ''Giotto e i giotteschi in Assisi''. Canesi, Roma 1969.
* {{cita libro|titolo=Giotto e i giotteschi in Assisi|editore=Canesi|città=Roma|anno=1969}}
* Angiola Maria Romanini, ''Arnolfo di Cambio e lo Stil nuovo del gotico italiano'', 1969
* {{cita libro|autore= Angiola Maria Romanini|titolo=Arnolfo di Cambio e lo Stil nuovo del gotico italiano|anno=1969}}
* ''Giotto e il suo tempo'': atti del Congresso internazionale per la celebrazione del VII centenario della nascita di Giotto (Assisi-Padova-Firenze, 24 settembre - 1 ottobre 1967) De Luca, Roma 1971.
* {{cita conferenza|conferenza=Giotto e il suo tempo'': atti del Congresso internazionale per la celebrazione del VII centenario della nascita di Giotto (Assisi-Padova-Firenze, 24 settembre - 1º ottobre 1967)|editore=De Luca|città=Roma|anno=1971}}
* Alastair Smart, ''The Assisi problem and the art of Giotto: a study of the legend of St. Francis in the upper church of San Francesco, Assisi''. Clarendon Press, Oxford 1971.
* {{cita libro|autore= Alastair Smart|titolo=The Assisi problem and the art of Giotto: a study of the legend of St. Francis in the upper church of San Francesco, Assisi|editore=Clarendon Press|città=Oxford|anno=1971|lingua=en}}
* [[Luciano Bellosi]], ''La pecora di Giotto'', (Saggi; 681). Einaudi, Torino 1985. ISBN 88-06-58339-5.
* {{cita libro|autore= [[Luciano Bellosi]]|titolo=La pecora di Giotto|collana=Saggi|numero=681|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1985|ISBN=88-06-58339-5}}
* Sandrina Bandera Bistoletti, ''Giotto: catalogo completo dei dipinti'' (I gigli dell'arte; 2) Cantini, Firenze 1989. ISBN 88-7737-050-5
* {{cita libro|autore= Sandrina Bandera Bistoletti|titolo=Giotto: catalogo completo dei dipinti'' (I gigli dell'arte; 2) Cantini|url= https://archive.org/details/giottocatalogoco0000band|città=Firenze|anno=1989|ISBN=88-7737-050-5}}
* ''La Madonna d'Ognissanti di Giotto restaurata''. (Gli Uffizi; 8) Centro Di, Firenze 1992. ISBN 88-7038-219-2
* {{cita libro|titolo=La Madonna d'Ognissanti di Giotto restaurata|collana=Gli Uffizi|numero=8|editore=Centro Di|città=Firenze|anno=1992|ISBN=88-7038-219-2}}
* Umberto M. Milizia, ''Il ciclo di Giotto ad Assisi: struttura di una leggenda'' (L'arco muto; 9). De Rubeis, Anzio 1994. ISBN 88-85252-18-4
* {{cita libro|autore= Umberto M. Milizia|titolo=Il ciclo di Giotto ad Assisi: struttura di una leggenda|collana=L'arco muto|numero=9|editore=De Rubeis|città=Anzio|anno=1994|ISBN=88-85252-18-4}}
* Francesca Flores D'Arcais, ''Giotto,'' Federico Motta Editore, Milano 1995. ISBN 88-7179-092-8 (ed. 2001)
* {{cita libro|autore= Francesca Flores D'Arcais|titolo=Giotto|editore=Federico Motta Editore|città=Milano|annooriginale=1995|ISBN=88-7179-092-8|anno=2001}}
* Giuseppe Basile, ''Giotto: le storie francescane'', (I capolavori dell'arte) Electa, Milano 1996. ISBN 88-435-5678-9
* {{cita libro|autore= Giuseppe Basile|titolo=Giotto: le storie francescane|url= https://archive.org/details/giottolestoriefr0000gius|collana=I capolavori dell'arte|editore=Electa|città=Milano|anno=1996|ISBN=88-435-5678-9}}
* ''Giotto'', catalogo a cura di Angelo Tartuferi della mostra tenuta a Firenze nel 2000. Giunti, Firenze 2000. ISBN 88-09-01686-6
* {{cita libro|autore= [[Angelo Tartuferi]] (a cura di)|titolo=Giotto. Bilancio critico di sessant'anni di studi e ricerche|altri=catalogo mostra Firenze Galleria dell'Accademia|città=Firenze|editore=Giunti|anno=2000|ISBN=88-09-01687-4}}
* ''Giotto: La Croce di Santa Maria Novella'', a cura di Marco Ciatti e Max Seidel, Edifir, Firenze 2000. ISBN 88-7970-107-X
* {{cita libro|curatore= [[Angelo Tartuferi]]|titolo=Giotto|altri=itinerario fiorentino e guida alla mostra tenuta a Firenze nel 2000|editore=Giunti|città=Firenze|anno=2000|ISBN=88-09-01686-6}}
* [[Miklos Boskovits]], ''Giotto di Bondone'', in Mario Caravale (a cura di): Dizionario Biografico degli Italiani (DBI), Volume 55 (Ginammi - Giovanni da Crema), Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 2000
* {{cita libro|titolo=Giotto: La Croce di Santa Maria Novella|url=https://archive.org/details/giottolacrocedis0000giot|curatore1=Marco Ciatti|curatore2=Max Seidel|editore=Edifir|città=Firenze|anno=2000|ISBN=88-7970-107-X}}
* Bruno Zanardi, ''Giotto e Pietro Cavallini, la questione di Assisi e il cantiere medievale della pittura a fresco'', (Biblioteca d'arte; 5) Skira, Milano 2002. ISBN 88-8491-056-0
* {{DBI|nome = Giotto di Bondone|nomeurl = giotto-di-bondone|autore = [[Miklós Boskovits]]|anno = 2001|volume = 55|accesso = 22 giugno 2015}}
* ''Giotto: gli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova'', a cura di Giuseppe Basile. Skira, Milano 2002. ISBN 88-8491-229-6
* {{cita libro|autore= Bruno Zanardi|titolo=Giotto e Pietro Cavallini, la questione di Assisi e il cantiere medievale della pittura a fresco|url= https://archive.org/details/giottoepietrocav0000zana|collana=Biblioteca d'arte|numero=5|editore=Skira|città=Milano|anno=2002|ISBN=88-8491-056-0}}
* ''Giotto e le arti a Bologna al tempo di Bernardo del Poggetto'', catalogo a cura di Massimo Medica della Mostra tenuta a Bologna al Museo Civico Medievale dal 03-12-2005 al 28-03-2006, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Mi), 2005, ISBN 88-8215-948-5
* {{cita libro|autore= Giuseppe Basile (a cura di)|titolo=Giotto: gli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova|editore=Skira|città=Milano|anno=2002|ISBN=88-8491-229-6}}
* Pierluigi Leone de Castris, ''Giotto a Napoli'', Electa Napoli, Napoli 2006. ISBN 88-510-0386-6
* {{cita libro|autore= Massimo Medica (a cura di)|titolo=Giotto e le arti a Bologna al tempo di Bernardo del Poggetto|url= https://archive.org/details/giottoeleartibol0000unse|altri=catalogo della Mostra tenuta a Bologna al Museo Civico Medievale dal 03-12-2005 al 28-03-2006|editore=Silvana Editoriale|città=Cinisello Balsamo|anno=2005|ISBN=88-8215-948-5}}
* [[Roger Fry]], ''Giotto'', a cura di Laura Cavazzini ; traduzione di Electra Cannata, (Miniature; 63). ed. Abscondita, Milano 2008 ISBN 978-88-8416-161-1
* {{cita libro|autore=Cesare Brandi|capitolo=Biografia|collana=Grandi Monografie|titolo=Giotto'|città=Milano|anno=2006|editore=Mondadori Electa|cid=Brandi}}
* Chiara Frugoni, ''L’affare migliore di Enrico. Giotto e la cappella degli Scrovegni'', (Saggi; 899). Einaudi, Torino 2008. ISBN 978-88-06-18462-9
* {{cita libro|autore= Pierluigi Leone de Castris|titolo=Giotto a Napoli|editore=Electa Napoli|città=Napoli|anno=2006|ISBN=88-510-0386-6}}
* [[Giuliano Pisani]], ''I volti segreti di Giotto. Le rivelazioni della Cappella degli Scrovegni'', [[Rizzoli]], Milano 2008. ISBN 9788817027229
* {{cita libro|autore= [[Roger Fry]]|titolo=Giotto|curatore=Laura Cavazzini|traduttore=Electra Cannata|collana=Miniature|numero=63|editore=Abscondita|città=Milano|anno=2008|ISBN=978-88-8416-161-1}}
* Serena Romano, ''La O di Giotto'', Electa, Milano 2008. ISBN 978-88-370-5934-7
* {{cita libro|autore= [[Chiara Frugoni]]|titolo=L'affare migliore di Enrico. Giotto e la cappella degli Scrovegni|collana=Saggi|numero=899|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2008|ISBN=978-88-06-18462-9}}
* ''Giotto e il Trecento: il più sovrano maestro in dipintura'' catalogo a cura di Alessandro Tomei della mostra tenuta a Roma nel 2009 (2 voll.). Skira, Milano 2009. ISBN 978-88-572-0117-7
* {{cita libro|autore= [[Giuliano Pisani]]|titolo=I volti segreti di Giotto. Le rivelazioni della Cappella degli Scrovegni|editore=Rizzoli|città=Milano|annooriginale=2008|anno=2011|edizione=3|ISBN=978-88-17-02722-9}} Editoriale Programma, 2015, {{ISBN|978-88-6643-353-8}}.
* Michael Viktor Schwarz, ''Giotto'' (Beck'sche Reihe; 2503). Beck, München 2009. ISBN 9783406582486
* {{cita libro|autore= Serena Romano|titolo=La O di Giotto|editore=Electa|città=Milano|anno=2008|ISBN=978-88-370-5934-7}}
* {{cita libro|autore= Alessandro Tomei (a cura di)|titolo=Giotto e il Trecento: il più sovrano maestro in dipintura|altri= catalogo della mostra tenuta a Roma nel 2009 (2 voll.)|editore=Skira|città=Milano|anno=2009|ISBN=978-88-572-0117-7}}
* {{cita libro|autore= Michael Viktor Schwarz|titolo=Giotto|collana=Beck'sche Reihe|numero=2503|editore=Beck|città=München|anno=2009|ISBN=978-3-406-58248-6|lingua=de}}
* {{cita libro|autore-capitolo= [[Giuliano Pisani]]|capitolo=La concezione agostiniana del programma teologico della Cappella degli Scrovegni|titolo=Alberto da Padova e la cultura degli agostiniani|curatore=Francesco Bottin|editore=Padova University Press|anno=2014|pp=215-268|ISBN=978-88-6938-009-9}}
* {{cita libro|autore= [[Giuliano Pisani]]|titolo=Il capolavoro di Giotto. La Cappella degli Scrovegni|editore=Editoriale Programma|anno=2015|pp=1-176|ISBN=978-88-6643-350-7}}
* {{cita libro|autore= [[Fabrizio Scheggi]]|titolo=Furono Protagonisti anno=2019|pp=59-63|ISBN=979-12-200-4615-2}}
* {{cita conferenza|autore= [[Giuliano Pisani]]|titolo=Dante e Giotto: la Commedia degli Scrovegni|conferenza=Dante fra il settecentocinquantenario della nascita (2015) e il settecentenario della morte (2021). Atti delle Celebrazioni in Senato, del Forum e del Convegno internazionale di Roma: maggio-ottobre 2015|curatore1=E. Malato|curatore2=A. Mazzucchi|volume=tomo II|editore=Salerno Editrice|città=Roma|anno=2016|pp=799-815}}
{{div col end}}
 
==Voci correlate==
* [[Campanile di Giotto]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Giotto di Bondone|q}}
{{wikilibro|Pittori italiani del Trecento}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://www.cappelladegliscrovegni.it Cappella degli Scrovegni]
* {{cita web|http://www.cappelladegliscrovegni.it|Cappella degli Scrovegni}}
* [http://www.pinacotecabologna.beniculturali.it/collezione/percorsi/percorsoEsp_A.php?IDSala=3&IDOpera=156# Giotto Polittico Pinacoteca Nazionale di Bologna]
* {{cita web|url=http://www.pinacotecabologna.beniculturali.it/collezione/percorsi/percorsoEsp_A.php?IDSala=3&IDOpera=156|titolo=Giotto Polittico Pinacoteca Nazionale di Bologna|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131020140137/http://www.pinacotecabologna.beniculturali.it/collezione/percorsi/percorsoEsp_A.php?IDSala=3&IDOpera=156|dataarchivio=20 ottobre 2013}}
* [http://www.anisa.it/bollettino/bollettino-17/frusone.htm Giotto a Roma e il mosaico della navicella]
* {{cita news|url= http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/arte/recensioni/giotto-eredita/giotto-eredita/giotto-eredita.html|titolo= A Firenze gli splendori
*[http://www.treccani.it/enciclopedia/giotto-di-bondone_%28Dizionario-Biografico%29/ Voce in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani.it, 2001]
dell'eredità di Giotto|autore= G. Silvestri|pubblicazione= La Repubblica|data= 20 giugno 2008|lingua= it|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20100107063139/http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/arte/recensioni/giotto-eredita/giotto-eredita/giotto-eredita.html|dataarchivio= 7 gennaio 2010|urlmorto= }}
* ''[https://web.archive.org/web/20080405160819/http://www.anisa.it/bollettino/bollettino-17/frusone.htm Il mosaico della navicella e i due angeli di Giotto]'' (archiviato)
* {{YouTube|autore =OPD |id = 6FIkd0dnNOI|titolo = Opificio delle Pietre Dure: Il ritorno della Croce di Giotto nella Chiesa di Ognissanti |data = 6 dicembre 2010|accesso = 26 maggio 2017}}
* {{cita web | 1 = http://www.luoghigiottoitalia.it | 2 = Itinerari giotteschi - I luoghi di Giotto in Italia | accesso = 7 novembre 2019 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20190414024612/http://www.luoghigiottoitalia.it/ | dataarchivio = 14 aprile 2019 | urlmorto = sì }}
 
{{Giotto}}
{{Dante}}
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[[Categoria:Giotto| ]]
[[Categoria:Personaggi citati nella Divina Commedia (Purgatorio)]]
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[[Categoria:Personaggi citati nella Divina Commedia (Purgatorio)]]
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