Utente:Emilio48/Sandbox1: differenze tra le versioni

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sto cercando di ampliare (con l'aiuto di Ub: sembriamo Dante e Virgilio anche se wiki non è l'inferno) la voce Stretto di Messina scrivendo alcune considerazioni sulle correnti, le acque e gli organismi che vivono o transitano in questo ambiente unico, cercando di mettere in evidenza proprio questa unicità. speriamo bene.
 
<small>Me ne accorgo adesso... diciamo Purgatorio? --[[Utente:Ub|Ub]] <small>[[Discussioni utente:Ub|Bla bla]]</small> 20:23, 19 ago 2007 (CEST)</small>
 
RIFERIMENTO WEB PARTE STORICA
 
http://it.wikipedia.org/wiki/Faro_di_Messina
 
RIFERIMENTO FOTO DA INSERIRE IN APERTURA
[[Image:Stretto di messina satellite.jpg|center|200px|thumb|Fig. 00: Stretto di Messina dal satellite]]
 
== LO STRETTO DI MESSINA E LE SUE MERAVIGLIE ==
[[Image:MessinaStrait-EO.jpg|right|300px|thumb|Fig. 1: Visione dello Stretto di Messina da satellite]]
 
[[Image:MessinaStrait-EO.jpg|center|400px|thumb|Fig. 1: Visione dello Stretto di Messina da satellite (sono evidenti i colori delle differenti masse d’acqua presenti
==Morfologia e batimetria==
ed i traghetti in transito tra Messina e Villa S. Giovanni)]]
Lo Stretto di [[Messina]], per gli aspetti morfologici, può essere rappresentato come un imbuto con la parte più stretta verso nord, in corrispondenza della congiungente ideale [[Capo Peloro]] ([[Sicilia]]) - Torre Cavallo ([[Calabria]]); verso sud, invece, questo ''imbuto'' si apre gradualmente fino al traverso di Capo dell’Armi (Calabria). Il limite settentrionale è nettamente identificabile, mentre quello meridionale può avere un significato geografico (ad esempio la carta nautica n° 138 dell’Istituto Idrografico della Marina ([[I.I.M.]]) si ferma poco prima di [[Punta Pellaro]] in Calabria), o idrologico; quest’ultimo può essere considerato la linea ideale che congiunge [[Capo Taormina]] ([[Sicilia]]) con [[Capo delle Armi]] (Calabria). Come area idrologica, anche il confine settentrionale è ben più ampio di quello geografico e comprende l’area del Mar [[Tirreno]] compresa tra [[Capo Milazzo]], l’arco delle [[Isole Eolie]] e le coste del [[Golfo di Gioia]] in Calabria (Figura 2).
 
Per quanto si riferisce al profilo sottomarino dello Stretto, esso può essere paragonato ad un monte, il cui culmine è la “sella” (lungo la congiungente [[Ganzirri]]-[[Punta Pezzo]]), i cui opposti versanti hanno pendenze decisamente differenti. Nel Mar [[Tirreno]], infatti, il fondo marino degrada lentamente fino a raggiungere i 1.000 m nell’area di [[Milazzo]] e, per trovare la batimetrica dei 2.000 m, si deve oltrepassare l’Isola di [[Stromboli]]. Nella parte meridionale (Mare [[Ionio]]), invece, il pendio è molto ripido ed a pochi chilometri dalla "sella" è possibile registrare la profondità di 500 m tra le città di [[Messina]] e [[Reggio Calabria]], oltrepassare ampiamente i 1200 m poco più a Sud (Punta Pellaro), per raggiungere i 2.000 m al centro della congiungente ideale [[Capo Taormina]] - Capo delle Armi.
 
[[Image:Batimetry_Messina.jpg|right|thumb|Fig. 2: Batimetria dello Stretto di Messina. (Figura sviluppata con software Ocean Data View. Schlitzer, R., http://www.awi-bremerhaven.de/GEO/ODV, 2004)]]
[[Image:Strait of Messina from Dinnammare.jpg|left|300px|thumb|Fig. 1A: Stretto di Messina da "Dinnammare" (Monti Peloritani); i colori mostrano chiaramente le differenti masse d’acqua presenti.]]
La minore ampiezza (di poco superiore a 3 [[m|km]]) si riscontra lungo la congiungente Ganzirri-Punta Pezzo cui corrisponde a livello del fondo una “sella” sottomarina ove si riscontrano le minori profondità (80-120 m). In questo tratto il fondo presenta un solco mediano irregolare, con profondità massima di 115 m, che divide una zona occidentale (in prossimità di Ganzirri) caratterizzata da profonde incisioni, da quella orientale di Punta Pezzo, più profonda e pianeggiante.
[[Image:Messina Straits at sunset.jpg|300px|thumb|Fig. 1B: Stretto di Messina da "Dinnammare" (Monti Peloritani) al tramonto; i colori mostrano chiaramente le differenti masse d’acqua presenti.]]
Caratteristica del settore settentrionale dello Stretto è l’ampia Valle di [[Scilla]], con una parte più profonda e ripida (circa 200 m). La valle comincia poi ad appiattirsi e ad essere meno acclive verso il Mar Tirreno dove prende il nome di Bacino di [[Palmi]]. Le pareti laterali della valle, profonde e scoscese, si elevano bruscamente conferendo alla sezione trasversale una forma ad “U”. Un’ampia ed irregolare depressione, meno incisa (Valle di Messina), avente anch’essa sezione ad “U”, si riscontra nella parte meridionale. A profondità superiori ai 500 m, la Valle di Messina si stringe divenendo più profonda e dando origine ad un ripido [[Canyon|canyon]] sottomarino (Canyon di Messina) che si protende fino alla piana batiale dello Ionio.
 
=== Morfologia e batimetria ===
Lo ''Stretto di Messina'', per gli aspetti morfologici, può essere rappresentato come un imbuto con la parte meno ampia verso nord, in corrispondenza della congiungente ideale [[Capo Peloro]] ([[Sicilia]]) - Torre Cavallo ([[Calabria]]); verso sud, invece, questo ''imbuto'' si apre gradualmente fino al traverso di [[Capo dell'Armi]] ([[Calabria]]). Il limite settentrionale è nettamente identificabile, mentre quello meridionale può avere un significato geografico (ad esempio la carta nautica n° 138 dell’Istituto Idrografico della Marina ([[I.I.M.]]) si ferma poco prima di [[Punta Pellaro]] in Calabria), o idrologico; quest’ultimo può essere considerato la linea ideale che congiunge [[Capo Taormina]] ([[Sicilia]]) con [[Capo d'Armi]] ([[Calabria]]). Come area idrologica, anche il confine settentrionale è ben più ampio di quello geografico e comprende l'area del [[Mar Tirreno]] compresa tra [[Capo Milazzo]], l'arco delle [[Isole Eolie]] e le coste del [[Golfo di Gioia]] in [[Calabria]] (Figura 2).
 
Per quanto si riferisce al profilo sottomarino dello Stretto, esso può essere paragonato ad un monte, il cui culmine è la "sella" (lungo la congiungente [[Ganzirri]]-[[Punta Pezzo]]), i cui opposti versanti hanno pendenze decisamente differenti. Nel Mar [[Tirreno]], infatti, il fondo marino degrada lentamente fino a raggiungere i 1.000 m nell’area di [[Milazzo]] e, per trovare la batimetrica dei 2.000 m, si deve oltrepassare l’Isola di [[Stromboli]]. Nella parte meridionale (Mare [[Ionio]]), invece, il pendio è molto ripido ed a pochi chilometri dalla "sella" è possibile registrare la profondità di 500 m tra le città di [[Messina]] e [[Reggio Calabria]], oltrepassare ampiamente i 1.200 m poco più a Sud (Punta Pellaro), per raggiungere i 2.000 m al centro della congiungente ideale [[Capo Taormina]] - [[Capo d'Armi]].
[[Image:Batimetry_Messina.jpg|right|300px|thumb|Fig. 2: Batimetria dell’area idrologica dello Stretto di Messina]]<ref>(Figura sviluppata con software Ocean Data View. Schlitzer, R., http://www.awi-bremerhaven.de/GEO/ODV, 2004)</ref>.
 
La minore ampiezza (di poco superiore a 3 [[m|km]]) si riscontra lungo la congiungente Ganzirri-Punta Pezzo cui corrisponde a livello del fondo una "sella" sottomarina ove si riscontrano le minori profondità (80-120 m). In questo tratto i fondali marini (Fig. 4) presentano un solco mediano irregolare, con profondità massima di 115 m, che divide una zona occidentale (in prossimità di Ganzirri) caratterizzata da profonde incisioni, da quella orientale di Punta Pezzo, più profonda e pianeggiante (Fig. 18).
Caratteristica del settore settentrionale dello ''Stretto'' è l'ampia ''Valle di [[Scilla (RC)|Scilla]]'', con una parte più profonda e ripida (circa 200 m). La valle comincia poi ad appiattirsi e ad essere meno acclive verso il Mar Tirreno dove prende il nome di ''Bacino di [[Palmi]]''. Le pareti laterali della valle, profonde e scoscese, si elevano bruscamente conferendo alla sezione trasversale una forma ad "U". Un'ampia ed irregolare depressione, meno incisa (''Valle di Messina''), avente anch’essa sezione ad "U", si riscontra nella parte meridionale. A profondità superiori ai 500 m, la Valle di Messina si stringe divenendo più profonda e dando origine ad un ripido [[canyon]] sottomarino (Canyon di Messina) che si protende fino alla piana batiale dello [[Mar Ionio|Ionio]].
 
==Le correnti==
===Generalità===
 
Tralasciando gli aspetti mitologici, la cui influenza ha permeato per secoli anche la visione artistica dello Stretto di Messina (Fig. 3), [[Image:Messina Straits Jean Houel 1785.jpg|left|300px|thumb|Fig. 3: Antica stampa dello Stretto di Messina ove sono evidenziate le correnti]] i primi studi di carattere scientifico sulle correnti dello Stretto di Messina si devono a Ribaud, vice-Console francese a Messina, che nel [[1825]] pubblica un compendio di quanto noto all'epoca su tale argomento. Le sue osservazioni hanno rappresentato un punto fermo per quasi un secolo. Da segnalare anche la pubblicazione nel [[1882]] di un “manuale pratico” molto dettagliato da parte di F. Longo, comandante di navi mercantili particolarmente esperto dello Stretto di Messina.
Finalmente, a distanza di quasi un secolo dalle osservazioni di Ribaud, il particolare regime delle correnti dello Stretto di Messina fu studiato per la prima volta con grande dettaglio scientifico mediante la raccolta sistematica di dati mirati ad una conoscenza completa dei fenomeni, durante le campagne di studio della Nave Marsigli (Marsili) della [[Marina Militare Italiana]], svolte durante gli anni [[1922]] e [[1923]] sotto la direzione del Prof. Vercelli (Fisico, Direttore dell’Istituto TalassograficoGeofisico di [[Trieste]]); furono indagate anche le caratteristiche fisico-chimiche di quelle acque grazie alle analisi condotte da Picotti (Chimico dello stesso Istituto). Dall’insieme dei risultati raccolti vennero ''costruite'' le [["Tavole di Marea"|"Tavole di Marea"]] dello Stretto, tuttora edite dall’Istituto Idrografico della Marina (I.I.M. Pubbl. n° 3133), dalla cui lettura è possibile conoscere le previsioni della [[corrente]] (velocità e direzione) in due punti (Punta Pezzo in Calabria e Ganzirri in Sicilia); è inoltre possibile calcolare, grazie a formule molto semplici, le previsioni di corrente in altri 9 punti.
Nel corso degli anni sono state effettuate periodiche verifiche di tali misure, con strumenti sempre più sofisticati, che hanno di fatto confermato l’ottimo lavoro svolto nel 1922-1923. Anche le ulteriori elaborazioni di Defant ([[1940]]) hanno contribuito all’aumento delle nostre conoscenze ed alla migliore comprensione dei fenomeni dinamici dello Stretto di Messina.
Nel [[1980]], al fine di valutare la possibilità di uno sfruttamento delle correnti dello Stretto di Messina per la produzione di energia, è stata condotta dall’OGS (Osservatorio Geofisico Sperimentale) di Trieste una campagna di misure su lungo periodo per conto dell’ENEL, con il posizionamento in 9 punti dello Stretto, nell’area di minore ampiezza compresa tra le congiungenti Ganzirri-Punta Pezzo e Capo Peloro-Scilla, di una serie di ''catene correntometriche'' con 3 moderni correntometri ciascuna, per un totale di 27 strumenti di misura operativi in situ per un periodo di 4-6 mesi.
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Lo Stretto di Messina è il punto di separazione tra due bacini (Ionio e Tirreno) contigui ma distinti fisiograficamente, aventi acque con caratteristiche fisico-chimiche ed oscillatorie diverse. Per tale ragione, correnti stazionarie e di marea, anche in funzione della particolare geomorfologia dell’intera area, determinano l’insorgenza di peculiari fenomeni idrodinamici.
Per rappresentare in modo molto semplice quanto avviene nello Stretto si pensi che quando il Mar Tirreno presenta bassa marea al confine settentrionale dello Stretto, il contiguo Mar Ionio si trova in fase di alta marea ed il contrario avviene al successivo cambio di marea. Il dislivello che si viene a creare (fino a 27 cm) determina che periodicamente le acque dell’uno e dell’altro bacino si riversino in quello contiguo. Più in particolare, in fase di “corrente scendente” (Nord-Sud) le acque tirreniche più leggere (a minore densità) scorrono sulle ioniche più pesanti (a maggiore densità) fino a che l’intera parte centrale dello Stretto è riempita da queste acque fluenti verso Sud. All’opposto, con il predominio della “corrente montante” (Sud-Nord), acque ioniche più pesanti interesseranno il centro del bacino affondando sulle acque tirreniche più leggere che, in precedenza, occupavano lo Stretto per versarsi quindi nel Tirreno una volta oltrepassata la sella Ganzirri – Punta Pezzo dove si riscontra la minore profondità (80-120 m) e la minore ampiezza (circa 3,4 km) dello Stretto di Messina.
[[Image:Messina Straits Defant currents model sections.JPG|left|500px|thumb|Fig. 4: Divisione dello Stretto di Messina in sezioni secondo Defant (1940)]]
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[[Image:Messina Straits Defant currents modeldistribution sectionsmodel.JPG|right|200px|thumb|Fig. 35: DivisioneModello delloschematico (Sud-Nord) del movimento delle acque al variare delle correnti nello Stretto di Messina in sezioni secondo Defant (1940)]]
La "pendenza" che si viene così a creare fra le contigue superfici marine è in media di 1,7 cm per chilometro di distanza, con un massimo in corrispondenza della linea ideale di congiunzione fra Ganzirri in Sicilia e Punta Pezzo in Calabria (Figure 4 e 5).
Image:Messina Straits Defant currents distribution model.JPG|Fig. 4: Modello schematico (Sud-Nord) del movimento delle acque al variare delle correnti nello Stretto di Messina secondo Defant 1940
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La "pendenza" che si viene così a creare fra le contigue superfici marine è in media di 1,7 cm per chilometro di distanza, con un massimo in corrispondenza della linea ideale di congiunzione fra Ganzirri in Sicilia e Punta Pezzo in Calabria (Figure 3 e 4).
L’incontro delle due masse d’acqua (ionica e tirrenica) determina l’insorgenza di una serie di fenomeni che sono ascrivibili all’instabilità dinamica che si viene a creare e che si disperde nelle ben note spettacolari manifestazioni di turbolenza; questi “disturbi” della corrente possono presentarsi con sviluppo in senso orizzontale (nel caso dei ''tagli'' e delle ''scale di mare'') oppure verticale (nel caso di ''garofali'', ''bastardi'' e ''macchie d’olio''.
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Image:Messina Straits Punta Pezzo “tagli e scale di mare” (1).jpg|Fig. 5A6A: Incontro delle correnti montante e scendente al centro dello Stretto di Messina; (sullo sfondo Punta Pezzo, in Calabria (Foto: Andrea Potoschi)
Image:Messina Straits Punta Pezzo “tagli e scale di mare” (2).jpg|Fig. 5B6B: Incontro delle correnti montante e scendente al centro dello Stretto di Messina; (sullo sfondo Punta Pezzo, in Calabria (Foto: Andrea Potoschi)
Image:Messina Straits Capo Peloro “macchie d’olio e gorghi” (1).jpg|Fig. 6A7A: “macchie d’olio e gorghi” formati dall'incontro delle due correnti (montante e scendente) di fronte Capo Peloro, in (Sicilia (Foto: Andrea Potoschi)
Image:Messina Straits Capo Peloro “macchie d’olio e gorghi” (2).jpg|Fig. 6B7B: “macchie d’olio e gorghi” formati dall'incontro delle due correnti (montante e scendente) di fronte Capo Peloro, in (Sicilia (Foto: Andrea Potoschi)
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Per il primo gruppo (Figure 5a6Ae e 5b6B) si tratta di fenomeni che producono vere e proprie [[Onda|onde]] (simili a quelle presenti negli [[Estuario|estuari]] al cambio di marea) che si sviluppano quando, nel caso della montante, le acque più pesanti del Mar Ionio si precipitano contro le più leggere acque tirreniche in fase di recessione o quando, nel caso della scendente, le acque tirreniche scivolano rapidamente su quelle ioniche più pesanti, già presenti nello Stretto. Queste onde di discontinuità si svilupperanno in determinati punti (Ganzirri, Torre Faro e Punta Pezzo) estendendosi nella parte centrale dello Stretto, a volte ampliandosi ed intensificandosi per l’azione dei forti venti che spingono un tipo d’acqua su un altro. Per quanto concerne i fenomeni a sviluppo verticale si tratta di veri e propri gorghi formati dall'incontro di correnti opposte e favoriti dall'irregolarità del fondo. I principali gorghi comunque si formano in punti specifici. Con corrente montante si tratta dei mitologici ''Scilla e Cariddi'': il primo si forma sulla costa calabra, e l'altro a sud di Capo Peloro (Figure 6a7A e 6b67B). Un grosso ''garofalo'' formato invece dalla corrente scendente si forma periodicamente davanti Punta S. Raineri, all’imboccatura del porto di Messina.
 
Le correnti stazionarie a livello della sella sottomarina fluiscono verso sud dalla superficie a 30 m ed in senso inverso da questa profondità fino al fondo, con velocità che possono raggiungere, in particolari situazioni meteo-marine, anche i 50 cm/sec. La co-oscillazione delle masse d’acqua dello Stretto con le maree dei mari adiacenti origina le correnti di marea che, con fase pressoché opposta e con uguale ampiezza, si sommano a quelle stazionarie prima descritte. Le velocità relative raggiungono, lungo la sezione corrispondente alla sella Ganzirri-Punta Pezzo, valori massimi di oltre 200 [[m|cm]]/s sia nel flusso verso nord (corrente ''montante''), sia in quello verso sud (corrente ''scendente''), interessando all’incirca con la stessa intensità la massa d’acqua nella sua interezza.
Secondo le ultime pubblicazioni di Mosetti (1988 e 1995), la velocità di spostamento delle acque, in particolari momenti e grazie alla coincidenza di numerose componenti, può arrivare fino ad un massimo di 20 km/h (Figuracfr. 7Tabella 1).
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[[Image:Messina Straits Currents Values.JPG|center|Fig. 7: Velocità massima delle correnti e volumi d'acqua interessati]]
{| class="wikitable" width=450px
|-
|colspan=3 align=center|'''Velocità delle correnti nello ''Stretto'' '''<br>(da Mosetti F., 1995)
|-
|&nbsp;||cm/s||km/h
|-
|Corrente totale di marea||300||10,80
|-
|Massima corrente di deriva||80||2,88
|-
|Corrente di densità permanente||30||1,08
|-
|Eventuali ingorghi||100||3,60
|-
|Turbolenza||50||1,80
|-
|'''Totale'''||'''560'''||'''20,16'''
|}
 
{| class="wikitable" width=450px
|-
|colspan=3 align=center|'''Acqua in transito sulla "sella" Ganzirri - Punta Pezzo'''<br>(da Tomasino M., 1995)
|-
|align=center|Velocità corrente||Volume stimato
|-
|align=center|200 cm/s||> 750.000 m<sup>3</sup>/s
|-
|align=center|300 cm/s||> 1.000.000 m<sup>3</sup>/s
|}
</div>
 
Tali notevoli velocità e gli enormi volumi d’acqua in gioco (oltre 750.000 m<small><sup>3</smallsup></supsmall> al secondo per una corrente di 200 cm/s secondo Tomasino, 1995), se rapportati ai mezzi di navigazione dei tempi omerici, indicano chiaramente perché lo Stretto venisse considerato abitato da mostri in grado di ingoiare le imbarcazioni o farle naufragare nel volgere di poco tempo.
 
===Possibile produzione di energia===
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A partire dalla metà degli anni 80, la Ponte di Archimede SpA inizia ad interessarsi del problema con un diverso approccio (posizionamento in superficie su struttura galleggiante ed asse verticale) e con la collaborazione di una ditta specializzata in propulsori per la navigazione ad asse verticale (VOITH GmbH).
 
I primi esperimenti iniziano nel 1986, passano dal brevetto per la turbina idraulica ad asse verticale KOBOLD nel 1998, per giungere all’impianto pilota ENERMAR posto in attività nello Stretto nel marzo 2002 e collegato alla rete elettrica nazionale nel mese di marzo 2006 (Figure 8, 9, 10).
 
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Image:Messina Straits Power plant operating a water pump.jpg|Fig. 8: Funzionamento di una pompa mediante energia elettrica prodotta dalla turbina KOBOLD
Image:Messina Straits Power plant detail.jpg|Fig. 9: Schema della turbina KOBOLD per la produzione di energia elettrica dalle correnti dello Stretto
Image:Messina Straits The future of water power plants.jpg|right|thumb|Fig. 10: Ipotesi di applicazione per la produzione di energia elettrica in aree marine
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La piattaforma, ancorata 150 m al largo di Ganzirri (Sicilia), ha un diametro di 10 m, è dotata di elica a tre lame alta 5 m ed è in grado di erogare 100 kW con una velocità della corrente di 3 m/s. I risultati sperimentali indicano in circa 22.000 kWh l'energia utile estraibile annualmente. In questo sito, considerata l'area interessata dalle correnti, l'energia totale estraibile dallo ''Stretto di Messina'' sarebbe pari a 538 GW <ref>(dati e documentazione tratti da: http://www.pontediarchimede.it)</ref>.
I primi esperimenti iniziano nel [[1986]], passano dal brevetto per la turbina idraulica ad asse verticale KOBOLD nel 1998, per giungere all’impianto pilota ENERMAR posto in attività nello Stretto nel marzo [[2002]] e collegato alla rete elettrica nazionale nel mese di marzo [[2006]] (Figure 8, 9, 10).
 
La piattaforma, ancorata 150 m al largo di Ganzirri (Sicilia), ha un diametro di 10 m, è dotata di elica a tre lame alta 5 m ed è in grado di erogare 100 kW con una velocità della corrente di 3 m/s.
 
I risultati sperimentali indicano in circa 22.000 kWh l'energia utile estraibile annualmente. In questo sito, considerata l'area interessata dalle correnti, l'energia totale estraibile dallo Stretto di Messina sarebbe pari a 538 GW (dati e documentazione tratti da: http://www.pontediarchimede.it).
 
==Le acque==
 
===Caratteristiche deidel mariMar Ionio e del Mar Tirreno===
 
In aree marine lontane dallo Stretto di Messina il Mar Tirreno è mediamente più freddo e meno salato dello Ionio ma invece, lungo tutta la costa siciliana compresa tra Capo Taormina e Messina, i fenomeni di ''[[upwelling]]'' portando in superficie acque di profondità, determinano che le acque ioniche presenti negli strati superficiali dello Stretto siano sensibilmente più fredde di quelle riscontrabili alla medesima quota in altre zone del Mar Ionio. Per le acque di superficie estive le temperature nello Stretto sono mediamente più basse di 4 - 10°C.
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[[Image:Messina_Straits_Waters_(3).JPG|center|400px|thumb|Fig. 11: Distribuzione delle differenti acque nell’arco di 24 ore di fronte Ganzirri (Sicilia)]]
 
Dall’esame di questi dati si può affermareosservare che acque sottostanti la ''Levantine Intermediate Water'' (LIW) non raggiungono lo Stretto, infatti l’[[isoalina]] di 38,7 e sporadici valori di 38,8 indicano nella LIW il confine inferiore delle acque che possono rimontare dallo Ionio. E’ possibile affermare, inoltre, che dal Mar Tirreno provengono esclusivamente acque superficiali.
 
Secondo Defant (1940), solo metà dell’acqua ionica risalita nello Stretto passerebbe nel Mar Tirreno ove, in accordo ai dati di Vercelli e Picotti (1925), sarebbe condizionata nel suo movimento (orizzontale verso NW e verticale verso il fondo) sia dalla maggiore densità, rispetto a quella delle acque tirreniche, sia dalle stesse acque che da tale bacino fluiscono a sud parallelamente alla costa calabrese sia, infine, da un vortice stabile a rotazione ciclonica centrato a nord dell’ingresso settentrionale dello Stretto.
Il transito nello Stretto di Messina delle diverse masse d’acqua, in funzione del regime di correnti, determina quindi l’incontro di acque tra di loro non immediatamente miscibili. Poiché solo una parte delle acque che si presentano sulla sella riesce a passare nel bacino contiguo e di queste una parte cospicua, perdendo velocità, staziona ai confini dello Stretto per ritornarvi nuovamente con il successivo flusso, è possibile riscontrare con frequenza corpi d’acqua che, cambiando bacino, vanno aad occupare quote diverse da quelle originarie in funzione di un nuovo equilibrio dinamico negli strati d’acqua del bacino ricevente.
 
Questo continuo spostamento e lento mescolamento di acque è un fattore ulteriore di vivificazione dell’area dello Stretto di Messina. Infatti, i sali di azoto e fosforo trasportati negli strati superficiali dalle acque profonde ioniche non riescono ad essere utilizzati immediatamente dal fitoplancton nelle zone di grande turbolenza, mentre ciò può avvenire ai margini dello Stretto, ove la velocità della corrente si riduce notevolmente.
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Il modello semplificato risultante (Figura 12) può essere così riassunto: arricchimento nell’area della "sella"; massimo di clorofilla e produzione di sostanza organica qualche chilometro a sud (Punta Pellaro), degradazione e mineralizzazione della sostanza organica (prima prodotta a nord) nella parte più meridionale dello Stretto (Capo dell’Armi).
 
== Gli organismi viventi ==
=== Gli organismi bentonici ===
Le condizioni idrologiche dello Stretto di Messina sono straordinarie, e del tutto peculiari e speciali sono i popolamenti che esso ospita. Infatti, l’intenso idrodinamismo e le caratteristiche chimiche delle acque dello Stretto di Messina sono in grado di condizionare gli organismi che in esso vivono ed, anzi, riescono ad influenzare l’intero assetto biologico dell’ambiente determinando uno straordinario ecosistema, unico nel Mediterraneo per biocenosi, abbondanza di specie e, quindi, lo Stretto di Messina costituisce un fondamentale serbatoio di biodiversità.
Le condizioni idrologiche dello ''Stretto di Messina'' sono straordinarie, e del tutto peculiari e speciali sono i popolamenti che esso ospita. Infatti, l’intenso idrodinamismo e le caratteristiche chimiche delle acque dello Stretto sono in grado di condizionare gli organismi che in esso vivono e, anzi, riescono ad influenzare l’intero assetto biologico dell’ambiente determinando uno straordinario ecosistema, unico nel Mar Mediterraneo per biocenosi ed abbondanza di specie; lo Stretto di Messina, quindi, costituisce un fondamentale serbatoio di biodiversità.
Le intense ed alterne correnti, la bassa temperatura e l’abbondanza di sali di azoto e fosforo trasportati in superficie dalle acque profonde determinano la disponibilità di una grande quantità di sostanza organica utilizzata sia dagli organismi pelagici sia, soprattutto, dai popolamenti bentonici costieri. Tutto ciò, insieme ai fenomeni associati, determina un vero e proprio ''riarrangiamento ecologico'' che nelle specie a prevalente distribuzione occidentale tende a simulare una condizione di tipo atlantico. Infatti, numerose specie prettamente atlantiche, come ad esempio le laminarie (grandi [[Alga|alghe]] brune), pur se presenti in qualche altra zona del Mar [[Mediterraneo]] solo nello Stretto di Messina (Figura 13) riescono a formare comunità ben strutturate formando delle vere ''foreste sottomarine'' a riprova delle ottimali condizioni ambientali.
[[Image:Messina Straits Laminariales.jpg|left|200px|thumb|Fig. 13: Laminaria dello Stretto di Messina (Foto: G. Iaria)]]
 
E’ importante segnalare a questo proposito che sia le laminarie di bassa profondità (''Sacchoryza polyschides''), sia i popolamenti profondi a ''Laminaria ochroleuca'', e le comunità vegetali associate, sono strettamente dipendenti dalle caratteristiche fisiche e biologiche del substrato. Come è noto, infatti, per completare il loro ciclo vitale, questi organismi richiedono un substrato solido già colonizzato da rodoficee calcaree, in assenza delle quali l’insediamento non può avere luogo.
 
Lo Stretto di Messina, confine fra i due bacini occidentale ed orientale del Mediterraneo, è un punto importante di osservazione dei flussi migratori delle specie che si trovano nei due bacini. In quest’area pervengono o transitano comunità planctoniche, anche di lontana origine sia orientale sia atlantica. Fra le specie bentoniche, di particolare rilevanza è la presenza di Pilumnus inermis (Figura 14), in precedenza considerato esclusivamente atlantico, che rappresenta una delle specie più rilevanti nell’associazione a Errina aspera (idrozoo), noto endemismo dello Stretto di Messina, su cui vive un Mollusco cipreide (Pedicularia sicula), riscontrabile a livello della sella (Figura 18) fra 80 e 110 m, ove sono presenti numerose altre specie fra cui l’ofiura ''Ophiactis balli'' ed i crostacei ''Parthenope expansa'' e ''Portunus pelagicus''.
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Image:Messina Straits Pilumnus inermis.png|Fig. 13 14: ''Pilumnus inermis'', piccolo crostaceo presente sulla sella Ganzirri-Punta Pezzo (Foto: N. Spanò)
Image:Messina Straits LaminarialesAlbunea carabus.jpg|Fig. 14 15: Laminaria''Albunea dellocarabus'' Strettoproveniente didalla sella Ganzirri-Punta Pezzo (Foto: N. MessinaSpanò)
Image:Messina Straits AlbuneaPosidonia carabusCaulerpa Pinna nobilis.jpgJPG|Fig. 15 16: AlbuneaPosidonia, carabusCaulerpa provenientee dalla''Pinna sellanobilis'' Ganzirri-Puntalungo la costa siciliana dello Stretto (Foto: S. PezzoGiacobbe)
Image:Messina Straits Posidonia Caulerpa Pinna nobilis.JPG|Fig. 16 : Posidonia, Caulerpa e Pinna nobilis lungo la costa siciliana dello Stretto
Image:Messina Straits Pinna nobilis.JPG|Fig. 17 : Pinna nobilis, frequente lungo la costa siciliana dello Stretto
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Sembra doveroso evidenziare la presenza di ''Albunea carabus'' (Figura 15) e di cospicui insediamenti di ''Pinna nobilis'' (Figure 16 e 18). Da segnalare ancora il ''dente di cane gigante'' (''Pachylasma giganteum'').
Le intense ed alterne correnti, la bassa temperatura e l’abbondanza di sali di azoto e fosforo trasportati in superficie dalle acque profonde determinano la disponibilità di una grande quantità di sostanza organica utilizzata sia dagli organismi pelagici sia, soprattutto, dai popolamenti bentonici costieri. Tutto ciò, insieme ai fenomeni associati, determina un vero e proprio ''riarrangiamento ecologico'' che nelle specie a prevalente distribuzione occidentale tende a simulare una condizione di tipo atlantico. Infatti, numerose specie prettamente atlantiche, come ad esempio le laminarie (grandi [[Alga|alghe]] brune), pur se presenti in qualche altra zona del Mar [[Mediterraneo]] solo nello Stretto di Messina riescono a formare comunità ben strutturate formando delle vere ''foreste sottomarine'' a riprova delle ottimali condizioni ambientali.
 
[[Image:Messina Straits ecoscandaglio Ganzirri P Pezzo.JPG|300px|left|thumb|Fig. 17: Tracciato ecoscandaglio lungo la sella Ganzirri-Punta Pezzo (S. Giacobbe, 2005)]]
E’ importante segnalare a questo proposito che sia le laminarie di bassa profondità (''Sacchoryza polyschides''), sia i popolamenti profondi a ''Laminaria ochroleuca'', e le comunità vegetali associate, sono strettamente dipendenti dalle caratteristiche fisiche e biologiche del substrato. Come è noto, infatti, per completare il loro ciclo vitale, questi organismi richiedono un substrato solido già colonizzato da rodoficee calcaree, in assenza delle quali l’insediamento non può avere luogo.
[[Image:Messina Straits ecoscandaglioPinna Ganzirri P Pezzonobilis.JPG|250px|center|400pxright|thumb|Fig. 18: Tracciato''Pinna ecoscandaglionobilis'', frequente lungo la sellacosta Ganzirri-Puntasiciliana dello Stretto (Foto: S. PezzoGiacobbe)]]
Lo Stretto di Messina, confine fra i due bacini occidentale ed orientale del Mediterraneo, è un punto importante di osservazione dei flussi migratori delle specie che si trovano nei due bacini. In quest’area pervengono o transitano comunità planctoniche, anche di lontana origine sia orientale sia atlantica. Fra le specie bentoniche, di particolare rilevanza è la presenza di Pilumnus inermis, in precedenza considerato esclusivamente atlantico, che rappresenta una delle specie più rilevanti nell’associazione a Errina aspera (idrozoo), noto endemismo dello Stretto di Messina, su cui vive un Mollusco cipreide (Pedicularia sicula), riscontrabile a livello della sella fra 80 e 110 m, ove sono presenti numerose altre specie fra cui l’ofiura ''Ophiactis balli'' ed i crostacei ''Parthenope expansa'' e ''Portunus pelagicus''. Da segnalare ancora il ''dente di cane gigante'' (''Pachylasma giganteum''). Grande importanza biologica ed ecologica è anche da ascrivere alle già citate Laminariales dello Stretto (''Sacchoryza polyschides'' e ''Laminaria ochroleuca''). Infine, sembra doveroso evidenziare sia la presenza di ''Albunea carabus'' e di cospicui insediamenti di ''Pinna nobilis'' sia, per quanto si riferisce invece ai popolamenti vegetali, la presenza di Rodoficee calcaree e di vaste praterie di Posidonia oceanica, ampiamente distribuite per areale e per profondità. Degna di nota, sempre per gli organismi vegetali, è anche la presenza di ''Phyllariopsis brevipes'', ''Phyllariopsis purpurascens'', ''Desmarestia dresnayi'', ''Desmarestia ligulata'', ''Cryptopleura ramosa'' specie che sono da ritenersi di estrema importanza perchè presenti solo in quest’area o in poche altre aree molto ristrette del Mar Mediterraneo.
 
 
Dal punto di vista faunistico lo Stretto è considerato da sempre il "paradiso degli zoologi", per l’enorme biodiversità che lo caratterizza. Le specie di invertebrati bentonici sono quelle che destano maggiore interesse. Il fondale è arricchito da una grande varietà di forme e colori dovute all’abbondanza di celenterati (attinie, madrepore e coralli).
Grande importanza biologica ed ecologica è anche da ascrivere alle già citate Laminariales dello Stretto (''Sacchoryza polyschides'' e ''Laminaria ochroleuca'') ed agli altri popolamenti vegetali presenti, costituiti da Rodoficee calcaree e da vaste praterie di Posidonia oceanica (Figura 16), ampiamente distribuite per areale e per profondità. Degna di nota, sempre per gli organismi vegetali, è anche la presenza di ''Phyllariopsis brevipes'', ''Phyllariopsis purpurascens'', ''Desmarestia dresnayi'', ''Desmarestia ligulata'', ''Cryptopleura ramosa'' specie che sono da ritenersi di estrema importanza perchè presenti solo in quest’area o in poche altre aree molto ristrette del Mar Mediterraneo.
 
Dal punto di vista faunistico lo Stretto è considerato da sempre il "Paradiso degli Zoologi", per l’enorme biodiversità che lo caratterizza. Le specie di invertebrati bentonici sono quelle che destano maggiore interesse. Il fondale è arricchito da una grande varietà di forme e colori dovute all’abbondanza di celenterati (attinie, madrepore e coralli).
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Image:Messina Straits Clavelina lepadiformis.jpg|Fig. 19 : Esemplare di Clavelina sui fondali dello Stretto (Foto: G. Iaria)
Image:Messina Straits Cerianto.jpg|Fig. 20 : Esemplare di ClavelinaCeriantus sui fondali dello Stretto (Foto: G. Iaria)
Image:Messina Straits Alicia mirabilis.jpg|Fig. 21 : Esemplare di ''Alicia mirabilis'' che si flette con la corrente dello Stretto (Foto: G. Iaria)
Image:Messina Straits Corallo nero.jpg|Fig. 22 : Il Corallo nero (''Antipathella subpinnata'') abitatore dei fondali dello Stretto (Foto: G. Iaria)
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Un chiaro esempio sono le “foreste” di gorgonie gialle e rosse (''Paramuricea clavata'') dei fondali di Scilla (Figura 23). Queste, aderendo al substrato, creano un vero e proprio bosco, ambiente ideale ad ospitare numerose altre specie bentoniche.
 
Queste, aderendo al substrato, creano un vero e proprio bosco, ambiente ideale ad ospitare numerose altre specie bentoniche.
Le specie ittiche sono ben rappresentate da cernie, [[Sarago|saraghi]], [[Dentice|dentici]], castagnole, [[Ricciola|ricciole]] ed in periodo invernale dagli splendidi ''Zeus faber'' conosciuti anche come pesce San Pietro (Figura 24).
 
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Image:Messina Straits Paramuricea clavata.jpg|Fig. 23 : Esemplare di Paramuricea sui fondali dello Stretto (Foto: G. Iaria)
Image:Messina Straits Zeus faber.jpg|Fig. 24 : Esemplare di Pesce S.Pietro nello Stretto di Messina (Foto: G. Iaria)
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Le specie ittiche sono ben rappresentate da cernie, [[Sarago|saraghi]], [[Dentice|dentici]], castagnole, [[Ricciola|ricciole]] ed in periodo invernale dagli splendidi ''Zeus faber'' (pesce San Pietro).
 
=== Migratori ===
Indubbiamente lo Stretto di Messina, trovandosi lungo una delle principali direttrici migratorie del Mar Mediterraneo, è un punto fondamentale di transito per la migrazione di numerose specie. Certamente le più conosciute e rilevanti, da un punto di vista economico ed ambientale, sono i grandi pelagici, cioè [[tonno]] (''Thunnus thynnus''), [[alalunga]] (''Thunnus alalunga''), [[palamita]] (''Sarda sarda''), [[aguglia]] imperiale (''Tetrapturus belone'') ed il [[pescespada]] (''Xiphias gladius'').
Le caratteristiche idrodinamiche e la “ricchezza” dello Stretto determinano il transito in acque superficiali di questi pesci che possono essere catturati con le particolari barche chiamate ''feluche'' o ''passerelle'', attive solo in questa parte del Mediterraneo. Inoltre, solo nello Stretto, pur se con attrezzi diversi, è possibile catturare il tonno in tutto l’arco dell’anno e di tutte le classi d’età (dalle forme giovanili agli organismi adulti) perché sarebbe presente una popolazione stanziale che periodicamente si muove tra i due mari limitrofi: il Tirreno e lo Ionio.
[[Image:Messina Straits Hexanchus griseus.jpg|leftright|thumb|Fig. 25 : Esemplare di ''Hexancus griseus'' (Squalo capopiatto) nello Stretto di Messina (Foto: G. Iaria) (http://www.oloturiasub.it/)]]
Da considerare ancora che lo Stretto è un punto di passaggio obbligato per le migrazioni dei cetacei, probabilmente il più importante nel Mediterraneo in termini di diversità di specie. Degni di segnalazione, oltre a tutte le specie di delfini presenti in Mediterraneo, sono le balenottere e particolarmente i capodogli che attraversano lo Stretto per andare nell’area delle Isole Eolie probabilmente a fini riproduttivi.
Infine, è da evidenziare la presenza di alcuni importanti selacei che migrano attraverso lo Stretto di Messina, quali ''[[Carcharodon carcharias]]'' (squalo bianco) ed ''Hexanchus griseus'', conosciuto come squalo capopiatto (Figura 25).
 
=== Organismi batiali ===
Altra peculiarità dello Stretto di Messina è la presenza di una varia e numerosa fauna batipelagica (comunemente chiamata anche fauna abissale) che, trasportata in superficie dalla corrente proveniente da Sud (corrente montante), può essere facilmente catturata ancora in condizioni vitali nei punti di maggiore turbolenza (vortici o scale di marea), o spiaggiata lungo la riva in particolari condizioni meteo-marine. Esempi classici da menzionare sono ''Chauliodus sloani'' (pesce vipera), ''[[Argyropelecus hemigymnus]]'' (pesce accetta o ascia d’argento) e ''Myctophum punctatum'' (pesce diavolo), rispettivamente Figg.Figure 26-, 27 e 28.
 
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Image:Messina Straits Chauliodus sloani.jpg|Fig. 26: Esemplare di ''Chauliodus sloani'' catturato nello Stretto di Messina (Foto: Francesco Costa)
Image:Messina Straits Argyropelecus hemigymnus.jpg|Fig. 27: Esemplare di ''Argyropelecus hemigymnus'' catturato nello Stretto di Messina (Foto: Francesco Costa)
Image:Messina Straits Myctophum punctatum.jpg|Fig. 28: Esemplare di ''Myctophum punctatum'' catturato nello Stretto di Messina (Foto: Francesco Costa) [http://www.professorecosta.com]
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Tali organismi batipelagici, che vivono in grandi quantità nelle profondità del Mar Mediterraneo (tra i 300 ed i 1.000 m ed anche oltre), pur non avendo alcun valore commerciale sono una fondamentale risorsa trofica per l’ecosistema marino in genere e per lo Stretto in particolare. Alcune specie non vengono trasportate in superficie dalle correnti in maniera totalmente passiva, ma effettuano ben definiti movimenti verticali, risalendo in superficie soprattutto durante la notte (migrazioni nictimerali).
 
[[Image:Messina Straits Maurolicus con fotofori.JPG|center|500px400px|thumb|Fig. 29: Esemplare di ''Maurolicus muelleri'' con fotofori "attivati"]]
 
La gran parte di questi pesci dall’aspetto mostruoso, in maggioranza dotata di particolari organi luminosi chiamati fotofori (Fig. 29), è facilmente reperibile nello Stretto di Messina.
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La loro abbondante presenza, segnalata in ambito scientifico dall’ittiologo messinese Anastasio Cocco, richiamò in questa città tra la seconda metà del 1800 e l’inizio del 1900 Scienziati provenienti da tutta Europa che potevano trovare, in modo relativamente semplice, il materiale più vario ed abbondante per i loro studi. Krohn, per primo definì lo Stretto di Messina “Paradiso degli zoologi”. Per ricordare i più importanti tra questi Studiosi, furono presenti a Messina per svolgere ricerche di zoologia, anatomia ed embriologia il già ricordato Krohn, Ruppel, Muller, Claus, Kolliker, Gegenbaur, Keferstein, Metschnikoff, Hertwig, Foll, ed Anton Dohrn, che in quegli anni fondò la Stazione Zoologica di Napoli, ancora oggi prestigioso centro di ricerca di livello internazionale.
 
===Beach Rock===
 
Lungo le coste siciliane dello Stretto (Figg. 30-33) è presente un biotopo costiero di notevole interesse, costituito da un complesso biocenotico che, per la sua particolare origine e struttura, non può passare inosservato (infatti rientra nei confini della Riserva Naturale Lagune di Capo Peloro). Si tratta di un tratto esteso di costa compreso tra Capo Peloro e S. Agata, interessato dalla presenza di una panchina rocciosa che, dalla linea di spiaggia, si porta fino ad alcuni metri di profondità (Fig. 34).
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Image:Straits of Messina Beach Rock IMG 0114.JPG|Fig. 30: Formazione a beach rock lungo la costa siciliana dello Stretto di Messina (da Via Circuito)
Image:Messina Straits Beach Rock 1.jpg|Fig. 31: Formazione a Beach Rock lungo la costa siciliana dello Stretto di Messina (Foto N. Spanò)
Image:Messina Straits Beach Rock 2.jpg|Fig. 32: Particolare della formazione a Beach Rock lungo la costa siciliana dello Stretto di Messina (Foto N. Spanò)
Image:Messina Straits Beach Rock 3.jpg|Fig. 33: Particolare ravvicinato della formazione a Beach Rock lungo la costa siciliana dello Stretto di Messina (Foto N. Spanò)
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Questa formazione, interpretabile come una beach rock, si situa in una posizione di raccordo tra il piano mesolitorale e la frangia superiore dell’infralitorale. Tale struttura rappresenta l’unico substrato duro naturale per le comunità bentoniche all’interno di questa fascia batimetrica, lungo il versante siciliano dello Stretto. Inoltre, per la sua particolare morfologia, per la distribuzione topografica, ed in funzione dei particolari condizionamenti determinati dal regime idrodinamico dello Stretto, la struttura ospita comunità bentoniche del tutto originali, rispetto a quanto noto per la generalità dei biotopi mediterranei affini. Oltre al suo rilevante interesse in termini di documentazione geologica (testimonianza di età tirreniana) e antropologica (anticamente utilizzata come cava per macine da mulino), la struttura è di grande importanza in quanto ospita estese formazioni a Vermetus, cioè un biotopo formalmente protetto a livello comunitario. Tali formazioni rappresentano inoltre un caso unico nel Mediterraneo, in quanto ubicate sulla superficie del conglomerato, anziché disposte nella tipica formazione a trottoir.
Lungo le coste siciliane dello Stretto (Figg. 30-33) è presente un biotopo costiero di notevole interesse, costituito da un complesso biocenotico che, per la sua particolare origine e struttura, non può passare inosservato (infatti rientra nei confini della Riserva Naturale Lagune di Capo Peloro). Si tratta di un tratto esteso di costa compreso tra Capo Peloro e S. Agata, interessato dalla presenza di una panchina rocciosa che, dalla linea di spiaggia, si porta fino ad alcuni metri di profondità (Fig. 34).
 
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Image:Messina Straits Beach Rock from the Sea.JPG|Fig. 34: Fondale dello Stretto di Messina antistante la formazione a Beach Rock lungo la costa siciliana (Foto S. Giacobbe)
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Questa formazione, interpretabile come una beach rock, si situa in una posizione di raccordo tra il piano mesolitorale e la frangia superiore dell’infralitorale. Tale struttura rappresenta l’unico substrato duro naturale per le comunità bentoniche all’interno di questa fascia batimetrica, lungo il versante siciliano dello Stretto. Inoltre, per la sua particolare morfologia, per la distribuzione topografica, ed in funzione dei particolari condizionamenti determinati dal regime idrodinamico dello Stretto, la struttura ospita comunità bentoniche del tutto originali, rispetto a quanto noto per la generalità dei biotopi mediterranei affini. Oltre al suo rilevante interesse in termini di documentazione geologica (testimonianza di età tirreniana) e antropologica (anticamente utilizzata come cava per macine da mulino), la struttura è di grande importanza in quanto ospita estese formazioni a Vermetus, cioè un biotopo formalmente protetto a livello comunitario. Tali formazioni rappresentano inoltre un caso unico nel Mediterraneo, in quanto ubicate sulla superficie del conglomerato, anziché disposte nella tipica formazione a trottoire.
 
==Commenti e interviste==
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:grazie per i chiarimenti sul msg per i fotofori, che ho avuto difficoltà a trovare. Meglio perchè così ho imparato altri modi di visitare wiki.
:Adesso smetto perchè il mio pc (o la linea di casa) continua a dare problemi ed impiego il doppio del tempo per ogni operazione. Per essere sicuro che tu vedo questo msg lo copia anche sulla tua sandbox.A presto.[[Utente:Emilio48|Emilio48]]
 
:: Ub, avrei finito la revisione. Vorrei che procedessi ad una tua ultima revisione e che poi mi fornissi le istruzioni per inserire in rete il nostro lavoro. Fatto questo potremo, come tu chiedi da tempo, dedicarci a scivere le singole vosi richiamate nel testo. Inoltre vorrei trovare una bella foto "panoramica" dello stretto su commons da mettere prima della foto da satellite. Scrivo questo msg sia nella mia che nella tua sandbox per essere sicuro che tu lo legga. Un cordiale saluto ed a presto (spero) per poter concludere. A proposito come si "legherà" graficamente questa parte alla pagina già presente sulla voce "stretto di Messina"?? Bisognerà fare un link, modificare un box indice già presente, cosa dovremo fare???. Ancora un saluto.[[Utente:Emilio48|Emilio48]]
Ub, ti scrivo qui perchè non ho trovato più il sito abituale dei nostri collegamenti.
ho letto il tuo msg del 25 e ci sono una serie di problemi.
:ho continuato a lavorare sulla MIA sandbox ed il testo quasi definitivo si trova lì.
:ho riscontrato miei errori di numerazione nelle figure che devo rivedere.
:non concordo con te sulla foto da satellite; quella presente alla voce è più "romantica" con le nuvole ma quella che io preferisco mette in evidenza le differenti masse d'acqua, è senza nuvole e si vedono anche i traghetti.
:seguirò le tue istruzioni per la pubblicazione su wiki tra qualche giorno (presumo il 29), dopo avere sistemato le ultime cose.
:copio questo testo anche sulla MIA sandbox che ti invito ad andare a visitare.
:un cordiale saluto ed a presto.[[Utente:Emilio48|Emilio48]]
 
=NB per Ub=
Ub, ho trovato questo msg in merito alla foto dei fotofori ma non ho capito cosa devo fare. potresti aiutarmi??? grazie.
il paragrafo beach rock non può essere 8.1, si tratta di argomento diverso e deve diventare 9.0.
== Autorizzazione ==
non sono in grado di entrare nell'indice; come devo fare???
Riguardo alla foto "pesce abissale con fotofori", il ticket dell'autorizzazione è #2006112110010186; puoi indicarlo con il template {{tl|crediti}} nella pagina di descrizione dell'immagine. -[[Utente:Laurentius|Laurentius]]<sup><small>(''[[Discussioni_utente:Laurentius|rispondimi]]'')</small></sup> 21:27, 23 nov 2006 (CET)
ancora grazie ed ancora a presto (spero il 29 sera).[[Utente:Emilio48|Emilio48]]