Deinotherium: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
→Collegamenti esterni: Collegamenti esterni Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile Modifica da mobile avanzata |
||
| (64 versioni intermedie di 35 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{Tassobox
|nome=''Deinotherium''
|statocons=fossile
|immagine=Azov. History, Archaeology and Paleontology Museum-Reserve. Deinotherium P4300150 2350.jpg
|didascalia=Calco dello scheletro di ''D. giganteum'' al Museo di Storia, Archeologia e Paleontologia di [[Azov]]
|regno=[[Animalia]]
|dominio=[[Eukaryota]]
Riga 10:
|classe=[[Mammalia]]
|ordine=[[Proboscidea]]
|famiglia=[[Deinotheriidae|†Deinotheriidae]]
|sottofamiglia=[[Deinotheriidae|†Deinotheriinae]]
|genere=†'''Deinotherium'''<br /><small>[[Johann Jakob Kaup|Kaup]], 1829</small>
|specie=
|sottospecie=
<!-- NOMENCLATURA BINOMIALE: -->
|biautore=
|binome=†Deinotherium giganteum
|bidata=[[1829]]
<!-- NOMENCLATURA TRINOMIALE: -->
Riga 24:
|tridata=
<!-- ALTRO: -->
|sinonimi=
|nomicomuni=
|suddivisione=[[Specie]]
|suddivisione_testo=
*
*''D. giganteum'' <small>([[Johann Jakob Kaup|Kaup]], 1829)</small>
*
*''D.? levius'' <small>(Jourdan, 1861)</small>
*''D.? proavum'' <small>(Eichwald, 1831)</small>
}}
'''''Deinotherium''''' (il cui nome significa "bestia terribile") è un [[Genere (tassonomia)|genere]] estinto di grandi [[Mammalia|mammiferi]] [[Proboscidea|proboscidati]] simili agli [[Elephantidae|elefanti]], comparsi nel [[Miocene|Miocene medio]] (circa 15 milioni di anni fa) e sopravvissuti fino al [[Pleistocene inferiore]], circa 1 milione di anni fa. Sebbene somigliassero superficialmente agli elefanti odierni, con cui erano imparentati, avevano colli notevolmente più flessibili, arti adattati a uno stile di vita più cursorio e [[zanne]] rivolte verso il basso. Inoltre, le loro zanne non emergevano dalla [[Osso mascellare|mascella]], come negli elefanti odierni, ma dalla [[mandibola]].
''Deinotherium'' aveva un areale molto vasto, con diverse specie rinvenute dall'[[Africa orientale]] all'[[Europa meridionale]], fino al [[subcontinente indiano]]. Era un erbivoro brucatore, con una dieta composta principalmente da foglie. Questi animali, molto probabilmente, si estinsero quando le aree boschive furono gradualmente sostituite da praterie aperte durante la seconda metà del [[Neogene]].
==
{{Tripla immagine|sinistra|Tapirus_bairdii_-Franklin_Park_Zoo,_Massachusetts,_USA-8a.jpg|225|Manatee_Florida.jpg|192|8=I primi scienziati che studiarono i resti di ''Deinotherium'' ipotizzarono che potessero appartenere a una specie estinta di [[Tapiridae|tapiro]] (a sinistra) o di [[sirenia]] (a destra)}}
Il genere ''Deinotherium'' ha una lunga storia, forse risalente al XVII secolo, quando un chirurgo francese di nome Matsorier trovò le ossa di un grande animale in un'area conosciuta come il "campo dei giganti" vicino a [[Lione]]. Si racconta che Matsorier espose queste ossa in Francia e in Germania come presunte ossa di un monarca francese, finché esse non furono consegnate al [[Museo nazionale di storia naturale di Francia]].<ref name=KN06>{{Cita pubblicazione|cognome1=Kovachev |nome1=Dimitar|cognome2=Nikolov |nome2=Ivan|anno=2006| titolo=Deinotherium thraceiensis sp. nov. from the Miocene near Ezerovo, Plovdiv District|url=https://www.geologica-balcanica.eu/sites/default/files/sites/defauld/files/articles/Geol-Balc_v35_i3-4_p005.pdf|rivista=Geologica Balcanica|volume=35|numero=3–4|pp=5-40|doi=10.52321/GeolBalc.35.3-4.5 }}</ref> Nel 1775, i ricercatori riconobbero le ossa come appartenenti a un animale "simile a un mammut".
Durante la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, [[Georges Cuvier]] ipotizzò che le ossa appartenessero in realtà a un grande [[Tapiridae|tapiro]] con zanne ricurve verso l'alto, che chiamò ''Tapir gigantesque''.<ref name="Antunes 2003">{{Cita pubblicazione|cognome1=Antunes|nome1=M.T.|cognome2=Ginsburg |nome2=L.|anno=2003|titolo=The Deinotherium (Proboscidea, Mammalia): an abnormal tusk from Lisbon, the Miocene record in Portugal and the first appearance datum. Evidence from Lisbon, Portugal|url=https://run.unl.pt/bitstream/10362/4743/1/CT_15_19.pdf|rivista=Ciencias da Terra|volume=15|pp=173-190}}</ref> Un'altra ipotesi iniziale suggeriva che ''Deinotherium'' fosse un [[Sirenia|sirenide]], simile ai [[Trichechus|lamantini]], che utilizzava le sue zanne per ancorarsi al fondale marino durante il sonno.<ref name=M01>{{Cita pubblicazione|cognome1=Markov|nome1=G. N.|cognome2=Spassov|nome2=N.|cognome3=Simeonovski|nome3=C.|anno=2001|titolo=A reconstruction of the facial morphology and feeding behaviour of the deinotheres|url= https://www.researchgate.net/publication/273054368|rivista=The World of Elephants. Proceedings of the 1st International Congress|pp=652-655}}</ref>
Il genere ''Deinotherium'' fu coniato nel 1829 da [[Johann Jakob Kaup]] per descrivere un cranio e una mandibola fossili scoperti in Germania. All'epoca si pensava che l'esemplare tipo, ''D. giganteum'', fosse un collegamento evolutivo tra bradipi e mastodonti.<ref name=KN06/> Ulteriori resti furono successivamente scoperti e classificati, compresi molti che in seguito sarebbero stati attribuiti al genere ''[[Prodeinotherium]]''. Questi reperti aggiuntivi contribuirono anche a consolidare la posizione di ''Deinotherium'' all'interno dei [[Proboscidea]], mentre i fossili scoperti in [[India]], descritti come ''D. indicum'', estesero l'areale del genere al di fuori dell'Europa.
Fossili di un esemplare eccezionalmente grande trovato a Manzati, in [[Romania]], tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, furono descritti come una terza specie, ''D. gigantissimum''. In [[Bulgaria]], resti di ''Deinotherium'' furono scoperti dal 1897 in poi, con un esemplare quasi completo ritrovato nel 1965. Questi fossili furono ufficialmente descritti nel 2006 come ''D. thraceiensis'', rendendola la specie più recentemente denominata.<ref name=KN06/>
Il nome ''Deinotherium'' deriva dal [[greco antico]] δεινός (''deinos''), che significa "terribile", e θηρίον (''therion''), che significa "bestia". Alcuni autori hanno occasionalmente fatto riferimento al genere come ''Dinotherium'', a causa della latinizzazione del primo elemento del nome. Sebbene la pronuncia rimanga invariata, ''Deinotherium'' è l'ortografia valida, essendo stata coniata per prima.<ref name="Huttunen 2002">{{Cita pubblicazione|cognome1=Huttunen|nome1=K.|anno=2002|titolo=Systematics and Taxonomy of the European Deinotheriidae (Proboscidea, Mammalia)|url=https://www.zobodat.at/pdf/ANNA_103A_0237-0250.pdf|rivista=Annalen des Naturhistorischen Museums zu Wien|volume=103|pp=237-250}}</ref>
== Descrizione ==
[[File:Deinotherium skeletals.png|thumb|upright=1.8|Illustrazioni scheletriche di ''D. "thraceiensis"'', due esemplari di ''D. giganteum'', e ''D. proavum'' (da sinistra a destra)]]
''Deinotherium'' era un proboscidato di grandi dimensioni che mostra una crescita continua tra le specie. Due maschi adulti di ''D. giganteum'' raggiungevano un'[[Garrese|altezza al garrese]] di circa 3,63-4,0 metri, per un peso di 8,8-12 tonnellate. Queste dimensioni sono simili a quelle dei maschi adulti di ''D. proavum'', uno dei quali pesava 10,3 tonnellate ed era alto 3,59 metri al garrese. Si stima che i maschi e le femmine di ''D. proavum'' avessero un'altezza media al garrese di 3,65 metri e un peso di 10,5 tonnellate. Tuttavia, entrambe queste specie erano più piccole rispetto a un maschio di 45 anni di ''D. "thraceiensis"'', con un'altezza al garrese di 4,01 metri e un peso di 13,2 tonnellate.<ref name="proboscideans">{{Cita pubblicazione|cognome1 = Larramendi |nome1 = A. |anno = 2016 | titolo = Shoulder height, body mass and shape of proboscideans | rivista = Acta Palaeontologica Polonica | volume = 61 | doi = 10.4202/app.00136.2014 | url = https://www.app.pan.pl/archive/published/app61/app001362014.pdf }}</ref>
L'anatomia generale di ''Deinotherium'' era simile a quella degli elefanti moderni, con arti colonnari, sebbene proporzionalmente più lunghi e più snelli rispetto a quelli di altri proboscidati. Le ossa delle dita dei piedi erano più lunghe e meno robuste rispetto a quelle degli elefanti,<ref name=H11>{{Cita pubblicazione|cognome1=Hutchinson|nome1= J. R.|cognome2=Delmer|nome2=C.|cognome3=Miller|nome3=C. E.|cognome4=Hildebrandt|nome4=T.|cognome5=Pitsillides|nome5=A. A.|cognome6=Boyde|nome6=A.|anno=2011|titolo=From Flat Foot to Fat Foot: Structure, Ontogeny, Function, and Evolution of Elephant "Sixth Toes."|rivista=Science|volume=334|numero=6063|pp=1699-1703|doi=10.1126/science.1211437|pmid= 22194576|bibcode= 2011Sci...334R1699H|url= https://researchonline.rvc.ac.uk/id/eprint/5612/1/5612.pdf}}</ref> mentre il collo differiva notevolmente, essendo relativamente più lungo e flessibile, pur rimanendo comunque piuttosto corto rispetto a [[Brucazione|brucatori]] moderni come le [[Giraffa|giraffe]].
{{Tripla immagine|sinistra|Deinotherium bozasi JG.png|225|Deinotherium12.jpg|185|8=Ricostruzione di due specie di ''Deinotherium'', basate sul confronto di dimensioni e forma dei moderni elefanti: ''D. bozasi'' (a sinistra) e ''D. giganteum'' (a destra)}}
La specie ''D. giganteum'' presentava una sostituzione verticale dei denti posteriori. Erano presenti due serie di denti bilofodonti e trilofodonti. I molari e i premolari posteriori, denti da taglio verticali, suggeriscono che i deinoteri si siano evoluti presto come un ramo indipendente dei proboscidati, mentre gli altri premolari servivano per la frantumazione. Il [[cranio]] era corto, basso e appiattito nella parte superiore, in contrasto con i proboscidati più avanzati, che hanno una fronte più alta e a cupola. I [[Condilo occipitale|condili occipitali]] erano molto grandi ed elevati, mentre i crani più grandi di ''Deinotherium'' raggiungevano una lunghezza di 120-130 centimetri. L'apertura nasale era retratta e larga, indicando la presenza di una grande proboscide. Il rostro era lungo e la fossa rostrale ampia. Le sinfisi mandibolari erano molto lunghe e ricurve verso il basso, una caratteristica distintiva del gruppo insieme alle zanne ricurve.<ref name=GMB20>{{Cita pubblicazione|cognome1=Gagliardi|nome1=Fanny|cognome2=Maridet|nome2= Olivier|cognome3=Becker|nome3=Damien|anno=2020|titolo=The record of Deinotheriidae from the Miocene of the Swiss Jura Mountains (Jura Canton, Switzerland)|rivista=bioRxiv|doi=10.1101/2020.08.10.244061|url=https://zenodo.org/record/4724711}}</ref>
[[File:Em - Deinotherium sp. - 2.jpg|thumb|Denti di ''Deinotherium'']]
Le [[zanne]] erano senza dubbio la caratteristica più importante di ''Deinotherium''. A differenza dei moderni [[Proboscidea|proboscidati]], le cui zanne rappresentano [[Incisivo|incisivi superiori]] ipersviluppati, quelle di ''Deinotherium'' erano incisivi inferiori, mentre mancavano del tutto incisivi e [[Canino|canini]] superiori. La curvatura era determinata inizialmente dalla mandibola stessa, con le zanne che emergevano solo a metà della curva. Il grado di curvatura variava tra gli esemplari: alcune zanne formavano quasi una semicirconferenza, mentre altre erano più verticali. Le zanne avevano una sezione trasversale ovale e potevano raggiungere una lunghezza di 1,4 metri.<ref name=DC09>{{Cita pubblicazione|cognome1=Delmer|nome1=C.|anno=2009|titolo=Reassessment of the generic attribution of Numidotherium savagei and the homologies of lower incisors in proboscideans|rivista=Acta Palaeontologica Polonica|volume=54|numero=4|pp=561-580|doi=10.4202/app.2007.0036}}</ref><ref name=PL05>{{Cita pubblicazione|cognome1=Poulakakis|nome1=N.|cognome2=Lymberakis|nome2=P.| cognome3=Fassoulas|nome3=C.|anno=2005|titolo=Deinotherium giganteum (Proboscidea, Deinotheriidae) from the Late Miocene of Crete|rivista=Journal of Vertebrate Paleontology|volume=25|numero=3|pp=732-736 |doi=10.1671/0272-4634(2005)025[0732:DGPDFT]2.0.CO;2}}</ref>
Sebbene la presenza di una [[proboscide]] simile a quella degli elefanti moderni in ''Deinotherium'' sia evidente dalle dimensioni e dalla forma delle narici esterne, la forma e le dimensioni precise della proboscide restano incerte. Le raffigurazioni storiche lo mostrano con un aspetto simile a quello degli elefanti moderni, con una lunga proboscide e zanne che emergono dal mento. Tuttavia, agli inizi degli anni 2000, Markov e colleghi pubblicarono articoli sui tessuti molli facciali di ''Deinotherium'', contestando questa ricostruzione e proponendo un'alternativa. Suggerirono che il labbro inferiore si trovasse al di sotto delle zanne, e che la proboscide, sebbene presente, fosse più corta ma robusta e muscolosa. Questa ipotesi si basava sulla mancanza di superfici di inserimento adeguate per una proboscide lunga.<ref name=M01/><ref name=M02>{{Cita pubblicazione|cognome1=Markov|nome1=G.N.|cognome2=Spassov|nome2=N.|cognome3=Simeonovski|nome3=C.|anno=2002|titolo=Reconstruction of the facial morphology of Deinotherium gigantissimum Stefanescu, 1892 based on the material from Ezerovo, South Bulgaria|url= https://www.nmnhs.com/historia-naturalis-bulgarica/pdfs/000227000142002.pdf|rivista=Historia Naturalis Bulgarica|volume=14|pp=141-144}}</ref>
Nonostante ciò, ricerche successive hanno messo in discussione l'idea di una proboscide corta simile a quella di un [[Tapiridae|tapiro]]. La statura elevata e il collo relativamente corto di ''Deinotherium'' avrebbero reso difficile bere senza assumere posture complesse. Pertanto, si ipotizza che la proboscide fosse almeno abbastanza lunga da permettere all'animale di bere agevolmente.<ref name=Elefantenreich>{{Cita libro|cognome1=Göhlich|nome1=U.B.|anno=2010|capitolo=Tertiäre Urelefanten aus Deutschland|titolo=Elefantenreich – Eine Fossilwelt in Europa|pp=340-372}}</ref>
== Specie ==
[[File:Naturhistorisches Museum Mainz- (2)-Deinotherium Giganteum.jpg|thumb|Modello museale di ''Deinotherium giganteum'' al Museo di storia naturale di Magonza]]
Nel corso della lunga storia della ricerca sui deinotheriidi, sono state descritte e assegnate alla famiglia 31 specie, molte basate su materiale scarsamente campionato, in particolare denti di varie dimensioni.<ref name="Huttunen 2002" /> Il numero di specie riconosciute varia a seconda degli autori, ma le tre specie più comunemente considerate valide sono descritte di seguito.
;'''''D. bozasi'''''
:Conosciuto dall'[[Africa orientale]],<ref name="H09">{{Cita pubblicazione|cognome1=Harris|nome1=J. M.|anno=2009|titolo=Cranial and dental remains of Deinotherium bozasi (Mammalia: Proboscidea) from East Rudolf, Kenya|rivista=Journal of Zoology|volume=178|numero=1| pp=57-75|doi=10.1111/j.1469-7998.1976.tb02263.x }}</ref> ''Deinotherium bozasi'' è la specie più recente del genere, sopravvissuta nella Formazione Kanjera, in [[Kenya]], fino al [[Pleistocene inferiore]], circa 1 milione di anni fa. È caratterizzato da una depressione rostrale più stretta, un'[[Narice|apertura nasale]] più piccola ma più alta, un cranio più alto e stretto, e una sinfisi mandibolare più corta rispetto alle altre specie. In una pubblicazione del 2013, Martin Pickford osservò che la mandibola di ''D. bozasi'' è anatomicamente simile a quella di ''D. proavum''; tuttavia, la maggior parte degli esemplari di ''D. bozasi'' sono più piccoli delle specie europee. Per spiegare questa differenza sono state proposte due ipotesi: la prima suggeriva che ''D. bozasi'' condivida un antenato comune con ''D. proavum''; la seconda attribuisce le sue dimensioni alla [[regola di Allen]], secondo cui gli animali a latitudini più basse tendono a essere più piccoli dei loro parenti a latitudini più elevate.<ref name=P13/> Tuttavia, Markov e colleghi ipotizzano che la somiglianza mandibolare possa essere un caso di evoluzione parallela, sviluppatasi come adattamento all'aridificazione dell'ambiente e a una maggiore necessità di una [[masticazione]] efficace.<ref name=M02/>
;'''''D. giganteum'''''
:La [[specie tipo]], ''D. giganteum'', visse dal [[Miocene|Miocene medio]] al [[Pliocene|Pliocene inferiore]] in [[Europa]]. Tuttavia, l'esatta data di estinzione di ''D. giganteum'' in Europa è incerta. Le ultime occorrenze conosciute nell'Europa centrale e occidentale risalgono al MN13 ([[Messiniano]]-[[Zancleano]]), mentre reperti dalla Russia sembrerebbero estendere la presenza della specie al MN15 (Rusciniano). Fossili di ''D. giganteum'' sono stati rinvenuti anche sull'isola di [[Creta (Grecia)|Creta]], nella Formazione Faneroméni del [[Miocene|Miocene superiore]], in un periodo in cui l'isola era ancora collegata alla terraferma.<ref name=Crete>{{Cita pubblicazione|cognome1=Athanassiou|nome1=A.|anno=2004|titolo=On a Deinotherium (Proboscidea) finding in the Neogene of Crete.|url=https://hal.archives-ouvertes.fr/hal-00142751/document|rivista=Carnets Geol.|volume=4|numero=5|doi= 10.4267/2042/311}}</ref>
;'''''D. indicum'''''<ref name=S20>{{Cita pubblicazione|cognome1=Singh|nome1=N. P.|cognome2=Jukar|nome2=A. M.|cognome3=Patnaik|nome3=R.|cognome4=Sharma|nome4=K. M.|cognome5=Singh|nome5=N. A.|cognome6= Singh|nome6=Y. P.|anno=2020|titolo=The first specimen of ''Deinotherium indicum'' (Mammalia, Proboscidea, Deinotheriidae) from the late Miocene of Kutch, India|rivista=Journal of Paleontology|volume=94|numero=4|pp=1-8|doi=10.1017/jpa.2020.3 |bibcode=2020JPal...94..788S }}</ref>
:''D. indicum'', la specie asiatica, si distingue per una dentatura più robusta e tubercoli intravalli nei premolari e molari posteriori (p4-m3). È stato rinvenuto in tutto il [[subcontinente indiano]] (India e [[Pakistan]]) durante il Miocene medio e superiore, scomparendo dalla documentazione fossile circa 7 milioni di anni fa (Miocene superiore). Sebbene generalmente considerata valida, alcuni ricercatori ritengono che ''D. indicum'' sia sinonimo di ''D. proavum'', con quest'ultimo nome che avrebbe la precedenza. Pickford, ad esempio, suggerisce che fossili provenienti dall’[[Iran]] possano rappresentare un collegamento tra le popolazioni europee e quelle indiane, concludendo che si tratti forse di un'unica specie con un ampio areale geografico.<ref name=P13>{{Cita pubblicazione|cognome1=Pickford|nome1=Martin|cognome2=Pourabrishami|nome2=Zeinolabedin|anno=2013|titolo=Deciphering Dinotheriensande deinotheriid diversity|rivista=Palaeobiodiversity and Palaeoenvironments|volume=93|numero=2|pp=121-150|doi=10.1007/s12549-013-0115-y}}</ref>
Un'ipotesi alternativa suggerisce che ''D. giganteum'' non fosse una singola specie coerente durante tutto il Miocene, ma piuttosto un insieme di cronospecie, con la specie tipo applicabile solo alla forma intermedia.
Altre specie che sono state descritte sono:
;'''''D. levius''''' (Jourdan, 1861)
:''D. levius'' è una specie europea di ''Deinotherium'' recuperata da sedimenti risalenti al tardo Astaraciano fino all'Aragoniano. Sebbene alcuni ricercatori lo considerino un [[Sinonimo (tassonomia)|sinonimo]] di ''D. giganteum'', altri sostengono che si tratti di una cronospecie stratigraficamente distinta e la più antica specie europea di ''Deinotherium''. Secondo questa ipotesi, ''D. levius'' avrebbe dato origine a ''D. giganteum'' durante il Vallesiano del Miocene,<ref name=A20/> con le due specie che avrebbero continuato a coesistere fino all'estinzione di ''D. levius''.<ref name=GMB20/>
;'''''D. proavum''''' (Eichwald, 1831)<ref name=K17>{{Cita pubblicazione|cognome1=Konidaris|nome1=G. E.|cognome2=Roussiakis|nome2=S. J.|cognome3=Athanassiou|nome3=A.|cognome4=Theodorou|nome4=G. E.|anno=2017|titolo=Reprint of: The huge-sized deinothere Deinotherium proavum (Proboscidea, Mammalia) from the Late Miocene localities Pikermi and Halmyropotamos (Greece)|rivista=Quaternary International|volume=445|pp=5-22|doi=10.1016/j.quaint.2017.07.038|bibcode=2017QuInt.445....5K}}</ref>
:''D. proavum'' è una specie di grandi dimensioni che potrebbe rappresentare un [[Sinonimo (tassonomia)|sinonimo junior]] di ''Deinotherium giganteum''. Tuttavia, alcune ricerche suggeriscono che, insieme a ''D. giganteum'' e ''D. levius'', faccia parte di un unico lignaggio anagenetico delle specie di ''Deinotherium''. Secondo questa ipotesi, ''D. proavum'' si sarebbe evoluto da ''D. giganteum'' durante il tardo Vallesiano fino al Turoliano. I primi membri di ''D. proavum'' avrebbero mantenuto dimensioni simili al loro antenato, per poi crescere in dimensioni successivamente. Tuttavia, l'assegnazione degli esemplari a ''D. proavum'' si basa principalmente sulla stratigrafia e sulle dimensioni, rendendo difficile distinguere chiaramente questa specie dalle altre. Inoltre, alcune ricerche ipotizzano che ''D. proavum'' e ''D. giganteum'' abbiano continuarono a coesistere per un certo periodo, complicando ulteriormente la classificazione.
[[File:Deinotherium giganteum skull.JPG|thumb|Cranio di ''D. giganteum'']]
;''D. gigantissimus''<ref name=VM10>{{Cita pubblicazione|cognome1=Vergiev|nome1=S.|cognome2=Markov|nome2=G. N.|anno=2010|titolo=A mandible of Deinotherium (Mammalia: Proboscidea) from Aksakovo near Varna, Northeast Bulgaria|rivista=Paleodiversity|volume=3|pp=241-247}}</ref>
:''D. gigantissimus'', proveniente dalla [[Romania]], è generalmente considerato un esemplare di grandi dimensioni appartenente a ''D. giganteum''<ref name=S20/> o a ''D. proavum'',<ref name=GMB20/> a seconda delle specie riconosciute dal rispettivo autore. Una situazione analoga riguarda ''D. thraceiensis'',<ref name=KN06/> proveniente dalla [[Bulgaria]]. Questo deinotheriide di notevoli dimensioni, descritto nel 2006, è stato spesso assegnato ad altre specie europee in pubblicazioni successive.<ref name=GMB20/>
Lo stato delle specie asiatiche è particolarmente complesso, con molte di esse descritte a partire da resti frammentari o insufficienti. Tra queste figurano ''D. sindiense'' (Lydekker, 1880), ''D. orlovii'' (Sahni e Tripathi, 1957), ''D. naricum'' (Pilgrim, 1908) e ''D. anguistidens'' (Koch 1845), tutte considerate generalmente dubbie nelle pubblicazioni del XXI secolo.<ref name=S20/><ref name=A20/><ref name=AK21/>
Un'altra specie africana descritta è ''D. hopwoodi'' (Osborn, 1936), basata su denti rinvenuti nel [[Omo|bacino dell'Omo]], in [[Etiopia]]. Tuttavia, la sua descrizione fu pubblicata postuma ed era già stata preceduta dalla descrizione di ''D. bozasi'', avvenuta due anni prima.<ref name=H09/>
Un'altra questione che complica il numero di specie di ''Deinotherium'' riconosciute dalla scienza è lo stato del genere ''[[Prodeinotherium]]''. Una teoria prevalente sostiene che ''Prodeinotherium'' sia un genere distinto, considerato ancestrale a ''Deinotherium''. Tuttavia, altri ricercatori ritengono che le differenze anatomiche tra i due, in particolare quelle relative alle dimensioni, non siano sufficienti per distinguere correttamente i generi.
Secondo questa ipotesi, le specie di ''Prodeinotherium'' verrebbero riclassificate all'interno del genere ''Deinotherium'', creando combinazioni come ''D. bavaricum'' e ''D. cuvieri'' (entrambi europei), ''D. hobleyi'' (africano), ''P. pentapotamiae'' e forse ''D. sinense'' (asiatici).<ref name="Antunes 2003" /><ref name="AK21">{{Cita pubblicazione|cognome1=Ameen|nome1=M.|cognome2=Khan|nome2=A. M.|cognome3=Ahmad |nome3=R. M.|cognome4=Iqbal|nome4=A.|cognome5=Akhtar|nome5=M.|anno=2021 |titolo= Appraisal of dental enamel hypoplasia in the middle Miocene Deinotheriidae: implications of the Siwalik paleoenvironment of Pakistan|url=https://www.researchgate.net/publication/358848724|rivista=Revista Brasileira de Paleontologia|volume=24|numero=4|pp=357-368|doi=10.4072/rbp.2021.4.06}}</ref><ref name="Ds07">{{Cita pubblicazione|cognome1=Zhan-Xiang|nome1=Qiu|cognome2=Ban-Yue|nome2=Wang|cognome3=Hong|nome3=Li|cognome4=Tao|nome4=Deng|cognome5=Yan|nome5=Sun |anno=2007| titolo=First discovery of deinothere in China.|rivista=Vertebrata PalAsiatica|volume=45|numero=4|pp=261-277}}</ref>
''Deinotherium'' era un genere estremamente diffuso, presente in vaste aree dell'[[Africa orientale]], dell'[[Europa]], della [[penisola arabica]] e dell'[[Asia meridionale]] ed [[Asia orientale|orientale]]. In Europa, i fossili sono particolarmente comuni nel sud-est, con circa la metà degli esemplari conosciuti provenienti dalla Bulgaria. Tra i reperti più significativi ci sono quelli trovati a Ezerovo, nella [[provincia di Plovdiv]] ([[esemplare tipo]] di ''D. thraceiensis''), e nei pressi di [[Varna]].<ref name="KN06" /><ref name="VM10" /> Anche in Romania sono stati rinvenuti resti importanti, tra cui un esemplare di grandi dimensioni scoperto da Grigoriu Ștefănescu vicino a [[Mânzați]] (esemplare tipo di ''D. gigantissimum''). I fossili di queste due specie, ormai considerate non valide, sono esposti rispettivamente al Museo Nazionale di Storia Naturale della Bulgaria e al [[Museo nazionale di storia naturale "Grigore Antipa"]] in Romania. Numerosi reperti sono stati trovati anche in [[Grecia]] e persino sull'isola di [[Creta (Grecia)|Creta]], suggerendo che l'animale abbia attraversato ponti di terra o sia arrivato sulle isole a nuoto. Adrienne Mayor, nel libro ''The First Fossil Hunters: Paleontology in Greek and Roman Times'', ha ipotizzato che i ritrovamenti di crani di deinoteri in [[Grecia]] abbiano ispirato il mito dei [[Gigante|giganti]]. A est, ''Deinotherium'' è noto grazie a ritrovamenti in Russia ([[Rostov sul Don]]), [[Georgia]] e [[Turchia]].<ref name="A20">{{Cita pubblicazione|cognome1=Alba|nome1=D. M.|cognome2=Gasamans|nome2= N.|cognome3=Pons-Monjo|nome3=G.|cognome4=Luján|nome4=À. H.|cognome5=Robles|nome5=J. M.|cognome6=Obradó|nome6=P.|cognome7=Casanovas-Vilar|nome7=I.|anno=2020|titolo=Oldest ''Deinotherium proavum'' from Europe|rivista=Journal of Vertebrate Paleontology|volume=40|numero=2|pp=e1775624|doi=10.1080/02724634.2020.1775624|bibcode=2020JVPal..40E5624A |url=https://figshare.com/articles/journal_contribution/12907120 }}</ref> L'areale si estende anche al [[Medio Oriente]], con l'olotipo di ''D. indicum'' rinvenuto sull'isola di [[Perim]] ([[Yemen]]),<ref name="P13" /> nel [[Mar Rosso]]. Sono conosciuti fossili anche dall'[[Iran]]<ref name="P13" /> e da numerose località del subcontinente indiano, come le colline di Siwalik.<ref name="AK21" /><ref name=SS14>{{Cita pubblicazione|cognome1=Sankhyan|nome1=A. R.|cognome2=Sharma|nome2=S. L.|anno=2014|titolo=In situ dental remains of Deinotherium from Northwest Indian Siwaliks|rivista=Himalayan Geology|volume= 35|numero=1|pp=75-81}}</ref> La presenza più orientale del genere è stata documentata nella [[provincia di Gansu]], nella [[Cina]] nordoccidentale.<ref name="Ds07" /> L'areale occidentale di ''Deinotherium'' copriva gran parte dell'Europa centrale e occidentale, incluse l'[[Ungheria]], la [[Repubblica Ceca]] (Františkovy Lázně), l'[[Austria]]<ref name=AB14>{{Cita pubblicazione|cognome1=Aiglstorfer|nome1=Manuela|cognome2=Bocherens|nome2=Hervé|cognome3=Böhme|nome3=Madelaine|anno=2014|titolo=Large mammal ecology in the late Middle Miocene Gratkorn locality (Austria)|rivista= Palaeobiodiversity and Palaeoenvironments|volume=94|pp=189-213|doi=10.1007/s12549-013-0145-5}}</ref> (località Gratkorn), la [[Svizzera]]<ref name="GMB20" /> (Monti del Giura), la [[Francia]] (il "Campo dei Giganti"), il [[Portogallo]]<ref name="Antunes 2003" />, la [[Spagna]] e la [[Germania]]. Tra i ritrovamenti più antichi e significativi in Germania figurano quelli della ''Dinotheriensande'' (Formazione Eppelsheim) nel bacino di [[Magonza]], un'area rinomata per l'abbondanza di resti di deinoteri. L'esemplare olotipo di ''Deinotherium'', descritto da Kaup all'inizio del 1800, proviene da questa regione. Al di fuori dell'Eurasia, la specie ''Deinotherium bozasi'' è stata identificata in Africa orientale. I suoi esemplari sono stati trovati nella gola di Olduvai in [[Tanzania]], nel bacino dell'Omo e nel Medio Awash in [[Etiopia]], e in numerose località del [[Kenya]]. Resti di ''D. bozasi'' sono stati rinvenuti anche nei letti Chemoigut keniani intorno al [[lago Baringo]], nonché nelle formazioni Kubi Algi e Koobi Fora a East Rudolf. Un ulteriore dente è stato scoperto a Sahabi, in [[Libia]]. È possibile che ''Deinotherium'' e ''Prodeinotherium'' abbiano coesistito nella formazione Ngorora in Kenya.<ref name="H09"/>
== Evoluzione ==
[[File:Hauerelefant-Deinotherium.jpg|thumb|Calco dello scheletro dell'antenato di ''Deinotherium'', ''[[Prodeinotherium]]'']]
L'origine dei deinoteri può essere ricondotta all'[[Oligocene]] [[Africa|africano]] con il genere ''[[Chilgatherium]]'', un animale di dimensioni modeste. Questi proboscidati rappresentano una linea evolutiva completamente distinta da quella degli altri elefanti, differenziandosi probabilmente nelle prime fasi della storia evolutiva dei proboscidati. Inizialmente limitati all'[[Africa]], il movimento verso nord della [[placca africana]] portò, infine, al ''Proboscidean Datum Event'',<ref name=PDE>{{Cita libro|cognome1=Tessy|nome1=Pascal|anno=1990|capitolo=The 'Proboscidean Datum Event': How Many Proboscideans and How Many Events?|titolo=European Neogene Mammal Chronology|serie=NATO ASI Series (Series A: Life Sciences)|volume=180|pp=237-252|editore=Springer|doi=10.1007/978-1-4899-2513-8_16|isbn=978-1-4899-2513-8}}</ref> un evento in cui i proboscidati si diversificarono e si diffusero in Eurasia, includendo l'ancestrale ''[[Prodeinotherium]]'', considerato il diretto antenato del ben più grande ''Deinotherium''. In generale, ''Deinotherium'' mostra pochi cambiamenti morfologici durante la sua evoluzione, se non un costante aumento delle dimensioni corporee: da circa 2 metri di altezza al garrese in ''Prodeinotherium'' fino ai 4 metri raggiunti dalle specie successive di ''Deinotherium'', con una massa che superava quella dei più grandi [[Loxodonta africana|elefanti africani]]. Questo rapido aumento di dimensioni potrebbe essere attribuito a molteplici fattori. Da un lato, l'aumento delle dimensioni corporee rappresentava un efficace deterrente contro i predatori, specialmente durante il Miocene, quando i carnivori, come [[Hyaenodonta|hyenodonti]], [[Amphicyonidae|anficionidi]] e grandi [[Felidae|felini]], erano molto diversificati. In secondo luogo, la progressiva aridificazione del clima durante il [[Miocene]] frammentò i boschi, costringendo grandi brucatori come ''Deinotherium'' a percorrere lunghe distanze attraverso paesaggi aperti per cercare fonti di cibo. Questo spiega anche gli adattamenti morfologici cursori osservati negli arti di ''Deinotherium'', che erano più adatti a coprire lunghe distanze. Inoltre, la comparsa di ''Deinotherium'' coincise con un calo delle temperature durante il Miocene medio. Secondo la [[regola di Bergmann]], condizioni più fredde favoriscono l'aumento della massa corporea, che consente un miglior mantenimento del calore. Nonostante questi adattamenti, la continua aridificazione che caratterizzò il Miocene causò la frammentazione e la riduzione delle aree boschive, riducendo la disponibilità di fonti di cibo adatte alla dieta dei deinoteri. Le popolazioni dell'Europa occidentale furono le prime a scomparire, seguite da quelle dell'Europa orientale.<ref name="Huttunen 2002"/><ref name=GMB20/> Mentre i lignaggi europei si estinsero con l'inizio del [[Pliocene]], il genere sopravvisse più a lungo nel suo areale africano. I resti più recenti di ''Deinotherium'', assegnati a ''D. bozasi'', sono stati trovati in sedimenti risalenti al [[Pleistocene]], circa 1 milione di anni fa.
{{clade| style=font-size:85%;line-height:85%
|1={{clade
|1=[[Sirenia]]
|label2=[[Proboscidea]]
|2={{clade
|1=''[[Eritherium]]''
|2={{clade
|1=''[[Numidotherium]]''
|2={{clade
|1=''[[Barytherium]]''
|2={{clade
|1='''''Deinotheriidae'''''
|label2=[[Elephantiformes]]
|2={{clade
|1=''[[Phiomia]]''
|label2=[[Elephantoidea]]
|2={{clade
|1=''[[Mammut]]''
|2={{clade
|1=''[[Gomphotherium]]''
|2=[[Elephantidae]]
}}}}}}}}}}}}}}}}}}
== Paleoecologia ==
[[File:Dinotherium.jpg|thumb|left|Illustrazione storica di ''Deinotherium'', di [[Heinrich Harder]]]]
Diversi adattamenti chiave suggeriscono che ''Deinotherium'' fosse un proboscidato [[folivoro]] che preferiva habitat boschivi aperti, nutrendosi principalmente delle foglie delle chiome degli alberi. In Asia, ''D. indicum'' è stato associato a boschi umidi e caldi, caratterizzati da un basso consumo energetico,<ref name="SS14" /> mentre in [[Portogallo]] resti di deinoteriidi sono stati ritrovati in regioni corrispondenti a condizioni boschive umide, con climi da tropicali a subtropicali, simili a quelli del moderno [[Senegal]].<ref name="Antunes 2003"/> Lo stile di vita da brucatore di alta vegetazione è supportato da alcune caratteristiche anatomiche di ''Deinotherium'', come l'inclinazione dell'[[occipite]], che conferisce alla testa una postura leggermente sollevata, e dai denti, che ricordano fortemente quelli dei moderni [[Tapiridae|tapiri]], animali che si nutrono di frutti, fiori, corteccia e foglie. Inoltre, gli arti di ''Deinotherium'' presentano notevoli differenze rispetto a quelli di ''Prodeinotherium'', adattandosi a una locomozione più agile e facilitando il movimento su lunghe distanze in aree aperte alla ricerca di cibo. Questi adattamenti coincidono con la diffusa disgregazione delle foreste e l'espansione delle praterie durante il periodo in cui ''Deinotherium'' visse in Europa. Reperti fossili provenienti dalla località austriaca di [[Gratkorn]]<ref name=AB14/> e dal bacino di Magonza, in Germania, indicano che ''Deinotherium'' non fosse un residente permanente in queste aree. In Austria, si ritiene che questi animali attraversassero la regione regolarmente, mentre in Germania ci sono prove che il loro areale migrasse in base alle variazioni climatiche. ''Deinotherium'' era presente in condizioni climatiche subtropicali ma assente in quelle sub-boreali, suggerendo uno stile di vita migratorio stagionale.<ref name=P13/>
Una delle caratteristiche più enigmatiche di ''Deinotherium'' sono le sue [[zanne]] rivolte verso il basso e la loro funzione. Le ricerche indicano che queste zanne probabilmente non erano utilizzate per scavare e non mostravano [[dimorfismo sessuale]], lasciando come ipotesi più probabile il loro uso per l'alimentazione. Segni di usura, in particolare sui lati mediale e caudale delle zanne, supportano questa ipotesi. In un articolo del 2001, Markov e colleghi suggerirono che ''Deinotherium'' usasse le sue zanne per rimuovere rami che ostacolavano l'accesso al fogliame, mentre la proboscide trasportava le foglie alla bocca. Una volta raccolto il cibo, l'animale avrebbe utilizzato una lingua potente (dedotta dalla presenza di un solco marcato nella parte anteriore della sinfisi mandibolare) per manipolare ulteriormente il cibo. La diversa anatomia delle zanne negli individui giovani suggerisce che i giovani ''Deinotherium'' adottassero strategie di alimentazione differenti rispetto agli adulti.<ref name=M01/>
== Nella cultura di massa ==
Questo animale compare nel film cecoslovacco ''[[Viaggio nella preistoria]]'' (1955), dove viene ricreato in stop-motion utilizzando una combinazione di immagini 2D e modelli 3D. ''Deinotherium'' appare anche nel documentario della [[BBC]] ''[[I predatori della preistoria]]'', nell'episodio intitolato ''La preda, in piedi, si ribella''. In questo contesto, viene rappresentata la specie ''D. bozasi'', descritta come un animale molto aggressivo che condivideva il suo areale con ''[[Australopithecus]]''.
==Galleria d'immagini==
<gallery>
File:Deinotherium Skelton.jpg|Scheletro di ''Deinotherium''
File:Deinotherium Antipa Bucharest.JPG|Uno scheletro di ''Deinotherium giganteum'' al museo di Scienze Naturali Grigore Antipa, [[Bucarest]], [[Romania]]
File:Deinotherium giganteum IMG 0992.jpg|''Deinotherium giganteum'' ricostruzione al [[Smithsonian Institution|Smithsonian National Museum of Natural History]]
</gallery>
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
* Carroll, R.L. (1988), ''Vertebrate Paleontology and Evolution'', WH Freeman & Co.
* Colbert, E. H. (1969), ''Evolution of the Vertebrates'', John Wiley & Sons Inc (2nd ed.)
* Harris, J.M. (1976), ''Evolution of feeding mechanisms in the family Deinotheriidae (Mammalia: Proboscidea)
* Bernard Heuvelmans (1958), ''On the Track of Unknown Animals''.
* Sanders, W.J., 2003, chap 10, ''Proboscidea'', in: Mikael Fortelius (ed), ''Geology and paleontology of the Miocene Sinap Formation, Turkey'', Columbia University Press, New York.
*
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.elephant.se/deinotherium.php|titolo=www.elephant.se|lingua=en |autore =[[Dan Koehl#Elephant Encyclopedia|Koehl D, Elephant Encyclopedia]]}}
* {{en}}[https://web.archive.org/web/20121106032634/http://www.abc.net.au/beasts/factfiles/factfiles/deinotherium.htm FactFile:] Deinotherium
* {{cita web|lingua=en|url=http://www.geocities.com/CapeCanaveral/Galaxy/8152/prattdeinotherium.html|titolo=Deinotherium|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091027113142/http://www.geocities.com/CapeCanaveral/Galaxy/8152/prattdeinotherium.html#|accesso=22 gennaio 2007|urlmorto=sì}}
* {{cita web|lingua=en|url=http://paleopolis.rediris.es/cg/CG2004_L05/ |autore=Athanassios Athanassiou|titolo= ''On a Deinotherium (Proboscidea) finding in the Neogene of Crete''|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120721084844/http://paleopolis.rediris.es/cg/CG2004_L05/ }}
{{Portale|mammiferi|paleontologia}}
| |||