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La '''suite per organo''' è un genere musicale coltivato in [[Francia]] nel XVII e nel XVIII secolo, all'incirca fra il 1660 e il 1740.
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Il '''trio per organo''' è un tipo di pezzo in cui vengono usati più tipi di timbri sonori, cioè due manuali (le tastiere) e [[pedaliera|pedale]]. In questo modo si ha la possibilità di mettere particolarmente in rilievo una voce, solitamente il solista. Questa tecnica è quindi applicabile o prestabilita nell'accompagnamento dei [[corali]], nella letteratura coralistica o anche nell'improvvisazione su [[cantus firmus]]<ref>Su questo vedi Kelletat, ''Improvisationslehre für Orgel'', 1976, pp. 14–27.</ref>.
La letteratura organistica francese del [[Musica barocca|barocco]] ha una destinazione principalmente liturgica. Messe e inni [[canto gregoriano|gregoriani]] sono all'origine di pezzi organistici che devono essere brevi (non si tratta di un'esibizione), che quasi non lasciano all'interprete possibilità di sviluppare i temi. La struttura della messa per organo è stabilita dalle autorità della Chiesa, che impongono il numero e il carattere dei pezzi che accompagnano il Kyrie, il Gloria, il Sanctus il l'Agnus Dei. Maggiore libertà è lasciata all'interprete per l'Offertorio, l'Elevazione e la conclusione. L'inno determina anche il numero dei pezzi.
 
==Concetto di ''trio per organo''==
La suite per organo appare con [[Guillaume-Gabriel Nivers]] e [[Nicolas Lebègue]]: nasce da questa tradizione e si ispira alla [[suite (musica)|suite di danze]] (praticata dagli organisti perché essi sono tutti anche clavicembalisti), ma sostituisce i movimenti di danza con altri tipi di pezzi, dal ritmo e dal nome più adatti alla preghiera e alla meditazione, come preludi, duetti, trii, dialoghi, recitativi, [[fuga (musica)|fughe]], etc. Un tipo di pezzo interessante e specifico dell'organo è l<nowiki>'</nowiki>''écho'', che sfrutta le possibilità offerte dai vari registri dello strumento.
L'espressione "trio" è in un certo senso fuorviante e indefinita, perché indica l'effettivo utilizzo di tre parti dell'organo. Sebbene tre reali parti dell'organo siano utilizzate, di massima il pedale (se non è voce solista) e la parte d'accompagnamento di entrambe le tastiere hanno un'importanza sonora subordinata e sono di regola registrati in modo simile e con discrezione<ref>Klotz, ''Über die Orgelkunst'', 1986, pag. 50 e segg., riporta antichi esempi di trio o forme di trio del XV secolo.</ref>. La base di questo conto è il fatto che anche un pezzo a un manuale e pedale è una "forma di duo". Un pezzo che prescrive due manuali e pedale è perciò una "forma di trio".
 
Non bisogna però pensare che "forma in trio" significhi automaticamente tre voci. Soltanto la voce solista e il basso suonato al pedale sono di regola monodici, mentre sulla "tastiera d'accompagnamento" si suona a più voci: se ad esempio la voce solista è il soprano, in un corale a quattro voci sulla tastiera di accompagnamento si suoneranno di conseguenza il contralto e il tenore. Poiché quindi viene indicato l'utilizzo simultaneo di tre corpi d'organo, e non per forza una condotta a tre voci, solo l'espressione "in trio" è del tutto corretta, mentre il diffuso sinonimo "trio" suggerisce erroneamente l'utilizzo di sole tre voci. Tuttavia, la presenza della voce solista non implica per forza la forma in trio. Un'altra inesattezza si verifica allora quando la melodia solista, che può in teoria trovarsi in ogni voce, è al basso: in questo caso, le voci di accompagnamento no devono per forza trovarsi su due manuali diversi (un esempio di questo tipo di divisione delle voci è ''Vom Himmel hoch'' di [[Johann Pachelbel]]: le due voci superiori possono e dovrebbero essere suonate su due manuali, ma non è strettamente necessario che lo siano).
Contrariamente alla suite "profana", la suite per organo (che può contare anche più di una decina di pezzi) non sarà mai "normalizzata". Si tratta soprattutto, per il compositore, di proporre una sorta di catalogo di pezzi differenti per modo, forma, ritmo e registrazione per potersi adattare combinandoli ''ad libitum'' alle necessità della liturgia. Delle raccolte importanti sono così pubblicate da vari compositori (ad esempio [[Gilles Jullien]], [[Jacques Boyvin]]), ma altri non termineranno mai il loro progetto iniziale di esplorazione di tutti i toni ecclesiastici.
 
==Note==
==Compositori che hanno scritto suite per organo==
<references/>
*[[Nicolas Lebègue]] (1631-1702)
*[[Guillaume-Gabriel Nivers]] (1632-1714)
*[[Lambert Chaumont]] (1645-1712)
*[[Gilles Jullien]] (ca. 1650-1703)
*[[Jacques Boyvin]] (ca. 1650-1706)
*[[Louis-Nicolas Clérambault]] (1676-1749)
*[[Jean-François Dandrieu]] (1682-1738)
*[[Léon Boëllmann]] (1862-1897)
*[[Louis Vierne]] (1870-1937)
*[[Maurice Duruflé]] (1902-1986)
*[[Jean Langlais]] (1907-1991)
*[[Jehan Alain]] (1911-1940)
*[[Denis Bédard]] (1950)
 
==Voci correlate==
*[[Scuola organistica francese]]
 
==Collegamenti esterni==
* {{IMSLP|id=Agincour, François d'}}