Colonialismo italiano: differenze tra le versioni

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{{C|Pagina in generale di bassa qualità, contenente: imprecisioni storiche; eventi riportati più volte e senza un razionale nesso cronologico (in particolare per il periodo interbellico e per la II GM); dilungazione su notizie del tutto inutili; fonti difficilmente verificabili; toni celebrativi in alcune sezioni; utilizzo in molte parti di una forma di scrittura elementare, non adatta ad un'enciclopedia; mera esposizione molto generica di date ed eventi; focus su acquisizioni coloniali e obiettivi territoriali e, per contro, completa assenza di sezioni dedicate ad aspetti come l'economia, l'amministrazione ecc. Andrebbe revisionata profondamente|storia|settembre 2022}}
[[File:Italian empire 1914.png|350px|right|thumb|Colonie italiane nel 1914.]]
{{Stato storico
[[File:Italy and Posessions September 1939.png|350px|right|thumb|L'Impero italiano nel 1939.]]
|nomeCorrente = Colonie italiane
[[File:Italian Empire maximum extent 1942-43.png|350px|right|thumb|Mappa anacronistica raffigurante la massima espansione dell'Impero italiano (1941-42).]]
|nomeCompleto =
|nomeUfficiale =
|linkBandiera = Flag of Italy (1861-1946).svg
|paginaBandiera = Bandiera del Regno d'Italia
|linkStemma = Coat of arms of the Kingdom of Italy (1890).svg
|paginaStemma = Stemma del Regno d'Italia
|linkLocalizzazione = Italy's colonial empire.png
|didascaliaLocalizzazione = Carta acronica del Regno d'Italia e dei suoi possedimenti nel periodo 10 giugno 1940 - 8 settembre 1943
|linkMappa = Italian Empire maximum extent 1942-43.png
|didascalia = Mappa acronica dei territori occupati dall'Italia durante la Seconda Guerra Mondiale
|inno = * ''[[Marcia reale]]'' <small>(1882-1943 e 1944-1946)</small>
*''[[La canzone del Piave]]'' <small>(1943-1944)</small>
*''[[Il Canto degli Italiani]]'' <small>(1950-1960)</small>
|lingua ufficiale = [[Lingua italiana|Italiano]]
|lingua = [[Lingua italiana|Italiano]], [[Lingua araba|Arabo]], [[Lingua somala|Somalo]], [[Lingua amarica|Amarico]], [[Lingua berbera|Berbero]], [[Lingua croata|Croato]], [[Lingua greca|Greco]], [[Lingua albanese|Albanese]], [[Lingua cinese|Cinese]] e altre lingue
|capitale principale = [[Roma]]
|dipendente da = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] <small>(1882-1946)</small><br />{{Bandiera|ITA}} [[Repubblica Italiana]] <small>(1950-1960)</small>
|forma di stato = [[Colonia (diritto internazionale)|Colonie]], [[Protettorato|protettorati]] e [[Amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite|amministrazione fiduciaria]] dipendenti dallo Stato italiano
|governo = [[Monarchia costituzionale]] <small>(1882-1946)</small><ref>''[[De facto]]'' [[dittatura]] [[Totalitarismo|totalitaria]] [[Storia del fascismo italiano|fascista]] dal 1925 al 1943.</ref><br />[[Repubblica parlamentare]] <small>(1950-1960)</small>
|inizio = 10 marzo 1882
|primo capo di stato = [[Umberto I di Savoia|Umberto I]]
|evento iniziale = [[Contratto di acquisto della Baia di Assab|Acquisto di Assab]]
|fine = 1º luglio [[1960]]
|ultimo capo di stato = [[Giovanni Gronchi]]
|evento finale = Indipendenza della [[Somalia]]
|area geografica = [[Africa orientale]] ([[Eritrea]], [[Somalia]], [[Etiopia]]), [[Nordafrica|Africa settentrionale]] ([[Libia]]), isole del [[Mar Egeo]] ([[Dodecaneso]]), [[Cina]] ([[Tientsin]])
|territorio originale = [[Italia]]
|superficie massima = ~{{M|4000000|ul=kmq}}
|periodo massima espansione = 1940
|popolazione = ~12 000 000
|periodo popolazione = 1940
|voce suddivisione amministrativa = Cfr. [[Divisione amministrativa delle colonie italiane|l'articolo dedicato]]
|moneta = [[Lira Italiana]] in Italia, Libia e in Somalia dal 1926
 
[[Rupia somala]] in Somalia dal 1909 al 1925
Il '''colonialismo italiano''' fu un fenomeno storico che comportò l'espansione della sovranità del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] su 4 territori d'[[Africa]]: la [[Libia]], la [[Somalia]], l'[[Etiopia]] e l'[[Eritrea]], oltre che, dal 1939 al 1943, sull'[[Albania]]. In [[Cina]] vi fu una piccola colonia a [[Tientsin]]. Con la [[seconda guerra mondiale]] tutte le colonie furono perse; solamente la [[Somalia italiana]] rimase sotto amministrazione fiduciaria italiana fino al 1960.
 
[[Lira somala]] in Somalia dal 1926 al 1941
 
[[Tallero d'Eritrea]] in Eritrea
 
[[Lira dell'Africa Orientale Italiana|Lira AOI]] dal 1938 al 1941
|stato precedente = {{Bandiera|OTT}} [[Impero ottomano]]
* [[File:Maritime flag of Regency of Tripoli (18th century).svg|20px|border]] [[Tripolitania ottomana|Vilayet di Tripolitania]]
* {{Bandiera|OTT}} [[Vilayet dell'Arcipelago]]
{{Bandiera|ETH 1897-1974}} [[Impero d'Etiopia]]<br>[[File:Flag of China (1889–1912).svg|20px|border]] [[Dinastia Qing|Impero cinese]]
|stato successivo = {{bandiera|FRA 1946-1958}} {{Bandiera|GBR}} [[Amministrazione alleata della Libia]]<br />{{Bandiera|GBR}} [[Amministrazione militare britannica della Somalia]]<br />{{Bandiera|ETH 1897-1974}} [[Impero d'Etiopia]]<br />{{Bandiera|GRC 1822-1978}} [[Regno di Grecia]]<br />{{Bandiera|CHN 1928-1949}} [[Repubblica di Cina (1912-1949)|Repubblica di Cina]]<br />{{Bandiera|ALB 1943-1944}} [[Occupazione tedesca del Regno d'Albania]]
|stato attuale = {{CHN}}<br />{{GRC}}<br />{{LBA}}<br />{{ETH}}<br />{{ERI}}<br />{{SOM}}<br>{{ALB}}
}}
Il '''colonialismo italiano''' fu un periodo compreso tra il [[1882]] e il [[1960]], durante il quale l'[[Italia]] intraprese una serie di spedizioni con lo scopo di avviare, e successivamente espandere, un proprio dominio coloniale, soprattutto in territorio [[africa]]no.
 
Il trentennio tra il 1885 e il 1913 coincise con l'età dell'imperialismo<ref>{{cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/imperialismo_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/|titolo=Imperialismo|accesso=1º maggio 2024}}</ref>, dove le potenze europee trasformarono i loro vasti imperi informali, mantenuti con l'influenza militare ed economica sui territori d'oltremare, in imperi formali, con la conquista militare dei territori e il loro dominio diretto<ref>{{cita|Labanca|pp. 15-18}}.</ref>. In meno di trent'anni le nazioni europee si spartirono il mondo, e con l'avvento del [[XX secolo|Novecento]] la fase più consistente di questa espansione era ormai compiuta cosicché nel quindicennio successivo i maggiori imperi coloniali furono soprattutto impegnati ad assestare e consolidare il controllo sui territori reciprocamente riconosciuti nel ventennio precedente. Fu il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] a fare eccezione a questo ritmo generale<ref>{{cita|Labanca|pp. 59-61}}.</ref>. Arrivata senza alcun possedimento nell'età dell'imperialismo, l'[[Storia dello stato sociale in Italia: l'età liberale (1861-1921)|Italia liberale]] diede formalmente inizio alla propria esperienza coloniale con l'espansione in [[Colonia eritrea|Eritrea]] (tra il 1882 e il 1890), usata come trampolino di lancio per il [[Guerra di Abissinia|fallimentare tentativo di conquista dell'Etiopia]], concluso con il [[Battaglia di Adua|disastro di Adua]] nel 1896.
Nel 1901, sulla scia dell'intervento delle nazioni europee in [[Cina]] a seguito alla [[ribellione dei Boxer]], l'Italia ottenne una piccola [[Concessione italiana di Tientsin|concessione a Tientsin]]. Tra il 1889 e il primo decennio del Novecento vennero poste le basi per la penetrazione economica e amministrativa in [[Somalia]], i cui confini vennero definiti nel 1908 con una legge che riuniva tutti i possedimenti italiani nella zona nella [[Somalia italiana]].
 
Lo sforzo maggiore dell'Italia liberale per ottenere un proprio impero in Africa si ebbe con la [[Guerra italo-turca|guerra di Libia]]. L'[[Impero ottomano]] all'epoca controllava le regioni nordafricane di [[Cirenaica]] e [[Tripolitania]], e il [[Governo Giolitti IV|governo Giolitti]] intraprese una guerra che di fatto fu combattuta prima contro la resistenza anti-coloniale turco-libica e poi solo libica. Con il [[Trattato di Losanna (1912)|trattato di Losanna]], firmato nell'ottobre 1912, [[Istanbul|Costantinopoli]] si impegnò a ritirare i propri ufficiali e la Libia poté essere annessa all'Italia, anche se il controllo effettivo dell'interno di questa colonia sarebbe stato ancora a lungo un obiettivo piuttosto che una realtà<ref>{{cita|Labanca|pp. 108-116}}.</ref>. Alla vigilia della [[prima guerra mondiale]] l'Italia possedeva un oltremare quantitativamente piccolo, che sul totale generale delle superfici coloniali occupate da europei pesava poco meno del 4%, con una popolazione forse dello 0,3%<ref>{{cita|Labanca|p. 23}}.</ref>.
 
Durante la Grande Guerra le vicende coloniali giocarono un peso limitato per l'Italia, sia perché non poté partecipare ad alcuna operazione militare contro i [[Impero coloniale tedesco|possedimenti tedeschi in Africa]], sia perché il comando supremo dell'esercito rifiutò sempre l'ipotesi di destinare truppe suppletive nelle colonie<ref>{{cita|Labanca|p. 125}}.</ref>. Dopo la fine della guerra, durante la [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|conferenza di pace di Parigi]], i governi di Londra e Parigi si spartirono i mandati della [[società delle nazioni]] fra di loro, mentre l'Italia ebbe delle compensazioni coloniali consistenti in rettifiche territoriali in favore di Libia, Eritrea e Somalia. Anche da ciò, oltre che dalla questione dei confini orientali, derivò il mito della "[[vittoria mutilata]]"<ref>{{cita|Labanca|pp. 126-227}}.</ref>.
 
Tra le due guerre mondiali le altre potenze mirarono a valorizzare e sfruttare propri possedimenti d'oltremare; in Italia invece si ebbe un periodo di crisi politica, e il governo fascista che prese il potere ebbe fin da subito l'obiettivo di espandere ulteriormente i possedimenti coloniali e a "pacificare" col pugno di ferro i territori già formalmente annessi<ref>{{cita|Deplano-Pes|p. 76}}.</ref>. Durante la prima guerra mondiale le forze italiane in Libia vennero respinte e accerchiate dalla guerriglia locale in poche località lungo la costa, ma tra il 1922 e il 1934 venne intrapresa una lunga e dura campagna militare in cui le forze italiane repressero i ribelli e i civili libici durante la cosiddetta "[[riconquista della Libia]]". Nel 1934 Cirenaica e Tripolitania furono unificate nel governatorato generale della [[Libia italiana]]<ref>{{cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/libia/|titolo=Libia|accesso=28 aprile 2024}}</ref>. La politica di potenza del regime fascista concentrò quindi i propri sforzi verso l'[[Etiopia]], e nel 1935 venne intrapresa un'imponente campagna coloniale contro il governo di [[Addis Abeba]]. La [[guerra d'Etiopia]] si risolse a favore delle forze italiane, e l'Etiopia venne unita ad Eritrea e Somalia per dare vita all'[[Africa Orientale Italiana]] (AOI). In tale occasione il re [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] assunse il titolo imperiale d'Etiopia e fu proclamata ufficialmente la nascita dell'Impero.
 
Dopo l'[[entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale]] nel 1940, l'Italia si vide da una parte impegnata a mantenere il controllo sui possedimenti africani e dall'altra tentò di annettere territori nei [[penisola balcanica|Balcani]]: infatti insieme alla Germania si spartirono la Grecia e la [[Jugoslavia Federale Democratica|Iugoslavia]], ottenendo parte della [[Dalmazia]], la [[Slovenia]], il [[Montenegro]] e metà [[Grecia]] con [[Creta (Grecia)|Creta]] (fra il 1941 e il 1942). Nel 1941 la rapida [[Campagna dell'Africa Orientale Italiana|disfatta delle forze italiane in Africa orientale]] a opera delle forze britanniche consentì a [[Hailé Selassié]] di tornare sul trono di [[Addis Abeba]], e nel 1943 la [[Campagna di Tunisia|disfatta delle forze dell'Asse in Nordafrica]] decretò la fine della presenza italiana in Africa.
Con la [[caduta del fascismo]] del 25 luglio 1943 e il successivo [[armistizio di Cassibile]] con le forze Alleate, l'Italia terminò anche l'[[Possedimenti temporanei dell'Italia|occupazione temporanea]] dei territori nei Balcani e nella [[Occupazione italiana della Francia meridionale|Francia meridionale]]. Nel dopoguerra, con la firma del [[trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|trattato di pace del 1947]], venne stabilita la perdita di tutte le colonie ad eccezione della Somalia, posta sotto [[Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia|amministrazione fiduciaria italiana]] per conto dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] nel 1950. Nel 1960 la Somalia ottenne l'indipendenza, sancendo così la fine dell'ottantennio coloniale italiano.
 
== Storia ==
=== La posizione degli Stati preunitari ===
Subito dopo l'[[Unità d'Italia|Unità]] il [[Regno d'Italia]] iniziò ad ambire possedimenti coloniali.
{{Vedi anche|Spedizione Thornton}}
Il movimento coloniale internazionale in cui l'Italia prese a partecipare era di dimensioni colossali e aveva radici lontane, almeno a partire dal [[XV secolo|Quattrocento]]. Rispetto alla durata plurisecolare e all'estensione su più continenti degli imperi coloniali delle altre potenze europee - dalla Spagna al Portogallo, dalla Gran Bretagna alla Francia - in Italia il sogno e la realtà di un impero d'oltremare caratterizzò un periodo assai breve della storia dell'espansionismo coloniale europeo. Se si esclude la Germania, i cui possedimenti cessarono di esistere dopo la prima guerra mondiale, l'Italia fu la potenza europea che si affacciò per ultima nell'esperienza coloniale e che mantenne i suoi possedimenti per un lasso di tempo più breve<ref>{{cita|Labanca|p. 8}}.</ref>.
 
Nel periodo delle [[Esplorazioni geografiche#Le grandi scoperte|grandi esplorazioni geografiche]] (a partire dal [[XV secolo]]) alcuni Paesi europei cominciarono ad estendere i propri domini oltreoceano e a creare dei veri e propri [[Impero coloniale|imperi coloniali]] ([[Colonizzazione europea delle Americhe|in particolare nelle Americhe]]), ad opera soprattutto di [[Impero spagnolo|Spagna]], [[Impero portoghese|Portogallo]], [[Impero coloniale francese|Francia]], [[Impero olandese|Paesi Bassi]], [[Impero britannico|Inghilterra]] e anche [[Impero coloniale danese|Danimarca]], [[Colonie svedesi|Svezia]] e [[Colonizzazione curlandese delle Americhe|Curlandia]].
Il colonialismo italiano ebbe inizio con la presa di possesso dei porti di [[Assab]] e [[Massaua]] sulla costa africana del [[mar Rosso]] negli ultimi decenni del [[XIX secolo]] ed ebbe termine con la sconfitta dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]] nella [[seconda guerra mondiale]] che comportò la perdita di tutte le colonie italiane (eccetto la [[Somalia Italiana]] che rimase in ''Amministrazione fiduciaria'' [[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]]: tuttavia, rimanendo la Somalia ''de facto'' [[protettorato]] italiano fino al [[1960]], alcuni prendono tale data come termine del colonialismo italiano).
 
Gli Stati italiani non parteciparono a tali espansioni. L'unico tentativo di creare una colonia oltreoceano fu compiuto da [[Ferdinando I de' Medici|Ferdinando I]] [[Granducato di Toscana|granduca di Toscana]], che nel 1608 organizzò una [[Spedizione Thornton|spedizione nel nord del Brasile]] sotto il comando del capitano inglese [[Robert Thornton]]. Tuttavia Thornton, al suo ritorno dal viaggio preparatorio nel 1609 (era stato sul [[Rio delle Amazzoni]]), trovò Ferdinando I deceduto e il suo successore, [[Cosimo II de' Medici|Cosimo II]], abbandonò il progetto.
Le colonie italiane furono in Africa l'[[Eritrea]], la [[Somalia Italiana]], la [[Libia]] (strappata all'[[Impero ottomano]] nel 1912) e l'[[Etiopia italiana]] (conquistata ed annessa nel 1936) ed in Europa il [[Dodecaneso]] e l'[[Albania]] (occupata dalle truppe italiane nel 1939).
 
Il 29 maggio 1537, dallo [[Stato Pontificio]], [[papa Paolo III]] pubblicò la bolla ''[[Veritas Ipsa]]'' (conosciuta anche come ''Sublimis Deus'') nella quale condannava duramente la riduzione in schiavitù degli amerindi (indifferentemente se questi ultimi fossero o meno cattolici) da parte dei colonizzatori, minacciando i trasgressori di [[scomunica]].
I territori sotto il comando degli italiani nel continente africano raggiunsero la massima estensione nell'estate del [[1940]], quando fu occupata anche la [[Somaliland|Somalia Britannica]] (3-19 agosto), aree intorno a cittadine sudanesi (come [[Cassala]]) e keniane ([[Moyale]]), ed alcune località egiziane vicino al confine con la Libia (settembre): l'impero all'inizio del 1941 raggiungeva oltre 4,1 milioni di km².
 
=== I primi obiettivi in Africa e lo "schiaffo di Tunisi" ===
A differenza delle altre potenze europee, l'[[Italia]] non stabilì mai nessun possedimento coloniale negli altri continenti oltre l'[[Africa]] e l'[[Europa]], se si esclude la piccola [[concessione italiana di Tientsin]] in [[Cina]] (e l'[[Occupazione italiana di Adalia|occupazione dell'Anatolia sudoccidentale]]).
{{Vedi anche|Schiaffo di Tunisi}}
Dopo la proclamazione del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], il neonato Stato mostrò interesse sia per l'[[Asia sud-orientale]] che per l'[[Africa]].
 
Un primo tentativo (da parte però di privati cittadini) di creare un insediamento italiano in Africa fu la [[colonia italo-africana di Sciotel]], fondata da [[Giovanni Giacinto Stella]] nel [[1865]] in prossimità di [[Cheren]], nell'attuale [[Eritrea]], con una ventina di coloni italiani. L'esperimento non ottenne l'appoggio del governo, e dopo molte difficoltà, fu totalmente abbandonato alla morte di Stella nel [[1869]].
L'Italia puntava a stabilire il proprio dominio sulla vicina Tunisia, paese sulla sponda opposta mediterranea, in cui si era stabilita da qualche anno una nutrita comunità di connazionali. Ma la Francia [[Schiaffo di Tunisi|se ne impadronì]] nel 1881, provocando una indispettita reazione del governo [[Depretis]] e una svolta nella politica estera italiana. Fu proprio per l'azione improvvisa del paese d'oltralpe che l'Italia intraprese i contatti diplomatici con la Germania e L'Austria-Ungheria che portarono alla firma del trattato della [[Triplice alleanza (1882)|Triplice Alleanza]] nel 1882, determinando così l'interruzione del processo di riunificazione nazionale con il [[Trentino]] e la [[Venezia Giulia]] ancora in mano all'impero Austriaco.
 
Da parte del governo italiano si mostrò interesse per la [[Tunisia]], dove si era stabilita da qualche anno una comunità di [[italo-tunisini]]. Nel 1869 infatti, nell'ambito dei negoziati con [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]] e l'Austria per creare un'alleanza italo-franco-austriaca in funzione antiprussiana, il governo Menabrea riuscì a ottenere l'assenso da parte dei due Paesi di consentire l'occupazione italiana di [[Biserta]]<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/franco-prussiana-guerra-o-franco-germanica-guerra_%28Enciclopedia-Italiana%29/ FRANCO-PRUSSIANA,&nbsp;GUERRA, o&nbsp;franco-germanica,&nbsp;guerra] su Treccani, enciclopedia</ref>; il progetto non ebbe però modo di realizzarsi per l'interruzione dei negoziati di alleanza e la [[Guerra franco-prussiana|successiva caduta]] di [[Napoleone III]]. Tuttavia, il desiderio di stabilire una presenza italiana in Tunisia continuò nel corso del decennio seguente, fino a quando l'improvvisa imposizione del [[protettorato francese in Tunisia]] nel maggio 1881 mise fine a ogni progetto in tal senso, provocando un'indispettita reazione del [[Governo Depretis IV|governo Depretis]] e una svolta nella politica estera italiana. Fu proprio per l'azione improvvisa della Francia (ricordato in Italia come lo "[[schiaffo di Tunisi]]") che il governo italiano intraprese i contatti diplomatici con la [[Germania]] e l'[[Impero austro-ungarico|Austria-Ungheria]] che portarono alla firma del trattato della [[Triplice alleanza (1882)|Triplice Alleanza]] nel 1882, determinando così l'interruzione del processo di unificazione nazionale con la [[Venezia Tridentina]] e la [[Venezia Giulia]], ancora in mano all'Impero austro-ungarico.
Frizioni con la Francia si ebbero, nel medesimo periodo, anche in [[Algeria]] dove a [[Annaba|Bona]] era attiva una [[Pescatori di corallo italiani in Algeria|comunità italiana di pescatori di corallo]].
 
Frizioni con la Francia si ebbero, nel medesimo periodo, anche in [[Algeria]], dove a [[Annaba|Bona]] era attiva una [[Pescatori di corallo italiani in Algeria|comunità italiana di pescatori di corallo]].
====Mire in Asia e Concessione a Sabah (Borneo)====
Nei due decenni dopo l'Unità, l'Italia guardava con un certo appetito ai pochi territori asiatici ancora liberi da altre potenze coloniali, in particolare la [[Thailandia]], l'[[Dinastia Konbaung|Alta Birmania]], il sultanato di [[Aceh]], le isole [[Andamane e Nicobare]]. Nel 1880 il Barone Von Overbeck, console dell'[[Impero Austro-Ungarico]] ad [[Hong Kong]], visto il rifiuto del proprio governo di Vienna di un aiuto nella sua concessione del [[Borneo]] settentrionale, l'attuale stato di [[Sabah]] della [[Malaysia]], chiese al governo Italiano se fosse interessato ad acquisire la concessione e creare la prima colonia italiana nell'Asia insulare ([[Borneo]]), ma il progetto naufragò per il rifiuto di Roma di intervenire, lasciando così mano libera alla [[Gran Bretagna]], che occupò successivamente la concessione, inglobandola nella [[Malesia]] Britannica. La motivazione iniziale di Von Oberbeck riguardava la possibilità di creare una colonia penale del governo italiano nell'area di [[Sabah]]:
 
=== I progetti in Asia ===
{{Quote|''… analoghi passi e proprio in quei mari (della Malesia) -oltre che in Argentina- avrebbe fatto, pochi anni dopo, il governo italiano, desideroso di confinare lontano dalla madrepatria i detenuti più pericolosi, specialmente dopo la repressione del Brigantaggio meridionale (1860-64); tentativi che, peraltro, non ebbero esito positivo.''<ref>[http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=34775 Riferimento al tentativo di creare colonie penali italiane nel Borneo]</ref>}}
Nei primi due decenni dopo l'Unità, l'Italia guardava con un certo interesse ai pochi territori asiatici ancora liberi da altre potenze coloniali, in particolare nelle [[Indie orientali]].
 
Nel 1864-1865 vi fu un tentativo di acquistare le isole [[Nicobare]] dalla [[Danimarca]]. Il Ministro dell'Agricoltura e del Commercio [[Luigi Torelli]] avviò un negoziato che sembrò inizialmente andare in porto, ma che terminò bruscamente con la caduta del [[Governo La Marmora II|secondo governo La Marmora]]. I negoziati per l'acquisto furono abbandonati e mai più ripresi (nel 1868 la Danimarca vendette l'arcipelago alla Gran Bretagna).<ref>Ministero della Guerra, Ufficio Storico, Storia Militare della Colonia Eritrea, Vol. I, Roma 1935, pp. 15-16</ref>
Del resto alla fine del 1869 l'esploratore Emilio Cerruti fu mandato nella [[Nuova Guinea]] per allacciare rapporti con le popolazioni locali, ottenendo buoni risultati per la creazione di un'eventuale colonia commerciale e/o colonia penale, ma il timore di inimicarsi l'Inghilterra e l'Olanda fece fallire tutto<ref>Franchini, Vittorio. ''Storia economica coloniale: lezioni di storia economica'' p.526</ref>. Il Cerruti infatti era tornato nel 1870 a [[Firenze]] con bozze di trattati firmati dai sultani delle isole di [[Isole Aru|Aru]], [[Isole Kai|Kai]] e Balscicu nella Nuova Guinea, dove veniva accettata da loro la sovranità italiana (il Cerruti aveva finanche preso possesso di alcuni settori della costa settentrionale ed occidentale nella Nuova Guinea in nome dell'Italia).<ref>[http://books.google.it/books?id=UvYsAAAAYAAJ&pg=PA275&lpg=PA275&dq=esploratore+Cerruti+in+nuova+guinea&source=bl&ots=21INjT8L9x&sig=2c97yv2CIzDwjA5wrW2BCtOkRsg&hl=it&ei=5wTfTeDcEoXXiAL1qojtCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBkQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false L'esploratore Cerruti in Nuova Guinea]</ref>
 
Allo stesso periodo risale anche il progetto dell'avventuriero [[Celso Cesare Moreno]] di stabilire una presenza italiana nell'isola di [[Sumatra]]. Moreno aveva vissuto a lungo nel [[sultanato di Aceh]], dove era entrato in confidenza con il sultano Ibrahim, il quale gli aveva dato in sposa una delle sue figlie; tornato in Italia nel 1864 si era attivato subito per convincere l'opinione pubblica della necessità per il giovane Regno di espandere la propria sfera d'influenza in Asia sud-orientale, avendo anche un colloquio con il re. Il disinteresse del governo provocò la fine dei sogni di Moreno, il quale aveva progettato la creazione di una colonia sull'isola di Pulau Weh e l'istituzione di un protettorato italiano sul sultanato di Aceh per difenderlo dall'[[Guerra di Aceh|espansione olandese]].<ref>{{Cita pubblicazione |autore = Massimo Novelli |url = http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/08/13/dalle-langhe-ai-mari-del-sud.to_017dalle.html |titolo = Dalle Langhe ai mari del Sud |giornale = [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] |data = 13 agosto 2016 |accesso = 13 settembre 2016}}</ref>
Comunque nel 1883 il governo italiano chiese a quello inglese per via diplomatica se avrebbe accettato che la Nuova Guinea potesse divenire una colonia italiana: al rifiuto britannico l'Italia abbandonó ogni tentativo di colonizzazione nel [[Pacifico]] asiatico.<ref>[http://books.google.com/books?id=vKVFAauDdHkC&pg=PA42&lpg=PA42&dq=emilio+cerruti+in+new+guinea+1870&source=bl&ots=a6DlZoluQY&sig=z_gMRBnafb83XpnAUqBHnninY5M&hl=en&ei=tg3fTcyQNYTGsAOdsY2TBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CDAQ6AEwBg#v=onepage&q=emilio%20cerruti%20in%20new%20guinea%201870&f=false Ultimo tentativo italiano in Nuova Guinea nel 1883]</ref>
 
Alla fine del 1869 l'esploratore Giovanni Emilio Cerruti fu inviato nella Nuova Guinea, dove ottenne il sostegno di alcuni capi locali per la creazione di una presenza italiana nella regione; tuttavia, considerazioni geopolitiche e la prudenza diplomatica verso Regno Unito e Paesi Bassi portarono all’abbandono del progetto<ref>Franchini, Vittorio. ''Storia economica coloniale: lezioni di storia economica'' p.526</ref>. Cerruti infatti era tornato nel 1870 a [[Firenze]] con bozze di trattati firmati dai sultani delle isole di [[Isole Aru|Aru]], [[Isole Kai|Kai]] e Balscicu nella Nuova Guinea che ufficializzavano la sovranità italiana (il Cerruti aveva finanche preso possesso di alcuni settori della costa settentrionale ed occidentale nella Nuova Guinea in nome dell'Italia)<ref>{{Cita web |url=http://books.google.it/books?id=UvYsAAAAYAAJ&pg=PA275&lpg=PA275&dq=esploratore+Cerruti+in+nuova+guinea&source=bl&ots=21INjT8L9x&sig=2c97yv2CIzDwjA5wrW2BCtOkRsg&hl=it&ei=5wTfTeDcEoXXiAL1qojtCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBkQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false |titolo=L'esploratore Cerruti in Nuova Guinea |accesso=27 maggio 2011 |dataarchivio=17 ottobre 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111017165104/http://books.google.it/books?id=UvYsAAAAYAAJ&pg=PA275&lpg=PA275&dq=esploratore+Cerruti+in+nuova+guinea&source=bl&ots=21INjT8L9x&sig=2c97yv2CIzDwjA5wrW2BCtOkRsg&hl=it&ei=5wTfTeDcEoXXiAL1qojtCg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBkQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false |urlmorto=no }}</ref>. Nel 1883 il governo italiano chiese a quello britannico per via diplomatica se avesse accettato che la Nuova Guinea potesse diventare una colonia italiana: al rifiuto britannico l'Italia abbandonò ogni tentativo di colonizzazione nel [[Oceano Pacifico|Pacifico]] asiatico.<ref>{{cita web|url=http://books.google.com/books?id=vKVFAauDdHkC&pg=PA42&lpg=PA42&dq=emilio+cerruti+in+new+guinea+1870&source=bl&ots=a6DlZoluQY&sig=z_gMRBnafb83XpnAUqBHnninY5M&hl=en&ei=tg3fTcyQNYTGsAOdsY2TBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CDAQ6AEwBg#v=onepage&q=emilio%20cerruti%20in%20new%20guinea%201870&f=false|titolo=Ultimo tentativo italiano in Nuova Guinea nel 1883|accesso=27 maggio 2011|dataarchivio=5 giugno 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130605022904/http://books.google.com/books?id=vKVFAauDdHkC&pg=PA42&lpg=PA42&dq=emilio+cerruti+in+new+guinea+1870&source=bl&ots=a6DlZoluQY&sig=z_gMRBnafb83XpnAUqBHnninY5M&hl=en&ei=tg3fTcyQNYTGsAOdsY2TBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CDAQ6AEwBg#v=onepage&q=emilio%20cerruti%20in%20new%20guinea%201870&f=false|urlmorto=no}}</ref> {{Senza fonte|In conclusione vi sono diverse opinioni sulla considerazioni di esse come colonie italiane, la maggioranza delle opinioni le riconoscono come occupazioni temporanee}}.
=== Il primo tentativo nel Corno d'Africa ===
{{vedi anche|Guerra d'Eritrea}}
 
Nel 1880 il barone [[Gustav von Overbeck|Von Overbeck]], console dell'[[Impero austro-ungarico]] ad [[Hong Kong]], visto il rifiuto del proprio governo di sostegno alla sua concessione nel [[Borneo]] settentrionale (l'attuale stato di [[Sabah]] della [[Malaysia]]), chiese al governo italiano se fosse interessato ad acquisire la concessione e creare la prima colonia italiana nell'Asia insulare, ma il progetto naufragò per il rifiuto di Roma di intervenire, lasciando così mano libera alla [[Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda|Gran Bretagna]] che acquistò la concessione nel 1881. La motivazione iniziale di Von Oberbeck riguardava la possibilità di creare una colonia penale del governo italiano nel territorio di [[Sabah]]:
In Africa fin dal 1861 con Cavour vi fu un tentativo poco conosciuto -stroncato prontamente dagli inglesi e francesi- di creare una piccola colonia, inizialmente commerciale, sulla costa della [[Nigeria]] e nell'isola portoghese del [[Príncipe]]<ref>[http://www.xmasgrupsom.com/public/index.php?showtopic=2231 La mancata colonia di Lagos in Nigeria]</ref>.
{{Citazione|... analoghi passi e proprio in quei mari (della Malesia) - oltre che in Argentina - avrebbe fatto, pochi anni dopo, il governo italiano, desideroso di confinare lontano dalla madrepatria i detenuti più pericolosi, specialmente dopo la repressione del [[Brigantaggio postunitario italiano|brigantaggio meridionale]] (1860-64); tentativi che, peraltro, non ebbero esito positivo.<ref>{{cita web|url=http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=34775|titolo=Riferimento al tentativo di creare colonie penali italiane nel Borneo|accesso=3 gennaio 2011|dataarchivio=12 settembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170912112257/https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=34775|urlmorto=no}}</ref>}}
 
=== I primi insediamenti sul Mar Rosso ===
Ma i primi tentativi di acquisire veri e propri possedimenti coloniali, risalgono ai tempi della [[Sinistra storica|Sinistra]] di [[Agostino Depretis]] e di [[Francesco Crispi]], anche se alcuni governi precedenti avevano appoggiato, sebbene non in maniera esplicita, alcune iniziative private, come l'acquisizione della [[baia di Assab]] da parte della Compagnia di Navigazione [[Raffaele Rubattino|Rubattino]].
{{Vedi anche|Contratto di acquisto della Baia di Assab|Colonia eritrea|Guerra d'Eritrea|Somalia italiana}}
[[File:AT1304 map.png|upright=0.7|miniatura|Il territorio della [[Assab|baia di Assab]], acquisito nel 1882]]
I primi tentativi riusciti di ottenere possedimenti coloniali risalgono ai governi della [[Sinistra storica|Sinistra]] di [[Agostino Depretis]] e di [[Francesco Crispi]], anche se alcuni governi precedenti avevano appoggiato, sebbene non in maniera esplicita, alcune iniziative private, come l'acquisizione della [[baia di Assab]] da parte della Compagnia di Navigazione [[Raffaele Rubattino|Rubattino]] ([[1869]]). Oltre a questo, nel corso degli [[anni 1880]] vi furono almeno tre tentativi ufficiali del governo italiano per l'acquisizione di un porto nel [[mar Rosso]], il quale potesse fungere da base verso un futuro impero coloniale in [[Asia]] o in [[Africa]].
 
Oltre all'acquisto di [[Assab]] dalle mani della compagnia Rubattino (nel [[1882]]), lo Stato italiano cercò di acquistare ed occupare il porto di Zeila, a quel tempo controllato dagli egiziani, ma senza esito. Quando gli egiziani dovettero ritirarsi dal [[corno d'Africa]] nel corso del [[1884]], i diplomatici italiani stipularono un accordo con la [[Gran Bretagna]] per l'occupazione del porto di [[Massaua]] (avvenuta nel 1885) che, insieme ad Assab, formò i cosiddetti possedimenti italiani nel mar Rosso (dal [[1890]], dopo l'acquisizione anche di Asmara, raggruppati nella [[Colonia eritrea]]).
Nel corso degli [[anni 1880|anni ottanta]] del [[secolo XIX]] vi furono almeno tre tentativi ufficiali del governo italiano per l'acquisizione di un porto nel [[Mar Rosso]] il quale potesse fungere da base verso un futuro impero coloniale in [[Asia]] o in [[Africa]].
 
[[File:Possessions italiennes en Afrique-1896.jpg|miniatura|Possedimenti italiani nel 1896 nel [[Corno d'Africa]], includendo il rigettato protettorato abissino e l'area sudanese di [[Cassala]]]]
====Eritrea e Somalia====
{{vedi anche|Somalia Italiana|Africa Orientale Italiana}}
Oltre all'acquisto di Assab dalle mani della compagnia Rubattino (nel [[1882]]), lo Stato italiano cercò di acquistare od occupare il porto di Zeila, a quel tempo controllato dagli egiziani, ma senza esito. Quando gli egiziani dovettero ritirarsi dal [[Corno d'Africa]] nel corso del [[1884]], i diplomatici italiani fecero un accordo con la [[Gran Bretagna]] per l'occupazione del porto di [[Massaua]] che assieme ad Assab formò i cosiddetti ''possedimenti italiani nel Mar Rosso'' (dal [[1890]] denominati [[Colonia eritrea]]).
[[File:Possessions italiennes en Afrique-1896.jpg|thumb|250px|right|Possedimenti italiani nel 1896 nel Corno d'Africa, includendo il rigettato "Protettorato" abissino e l'area sudanese di Cassala]]
Per i governi crispini, la città di [[Massaua]] diventò il punto di partenza per un progetto che doveva sfociare nel controllo dell'intero Corno d'Africa. Agli inizi degli anni ottanta questa zona era abitata da popolazioni etiopiche, dancale, somale e [[oromo]] autonome o sottoposte formalmente a diversi dominatori: gli egiziani (lungo le coste del [[Mar Rosso]]), sultani ([[Harar]], [[Obbia]], [[Zanzibar]] i più importanti), emiri o capi tribali. Diverso il caso dell'[[Etiopia]], allora retta dal Negus Neghesti (Re dei Re) [[Giovanni IV d'Etiopia|Giovanni IV]], ma con la presenza di un secondo Negus (Re) nei territori del sud: [[Menelik II d'Etiopia|Menelik]].
 
Per i governi crispini, la città di Massaua diventò il punto di partenza per un progetto che doveva sfociare nel controllo dell'intero Corno d'Africa. Agli inizi degli anni ottanta questa zona era abitata da popolazioni etiopiche, dancale, somale e [[oromo]] autonome o sottoposte formalmente a diversi dominatori: gli egiziani (lungo le coste del mar Rosso), sultani ([[Harar]], [[Sultanato di Obbia|Obbia]] e [[Sultanato di Zanzibar|Zanzibar]] i più importanti), emiri o capi tribali. Diverso il caso dell'[[Etiopia]], allora retta dal Negus Neghesti ("Re dei Re") [[Giovanni IV d'Etiopia|Giovanni IV]], ma con la presenza di un secondo Negus (re) nei territori del sud: [[Menelik II d'Etiopia|Menelik]].
Attraverso gli studiosi e i commercianti italiani che frequentavano la zona già dagli [[anni 1860|anni sessanta]], l'[[Italia]] cercò di dividere i due Negus al fine di penetrare, dapprima politicamente e in seguito militarmente, all'interno dell'altopiano etiopico. Tra i progetti vi furono l'occupazione della città santa di [[Harar]], l'acquisto di Zeila dai britannici e l'affitto del porto di [[Chisimaio]] posto alla foce del [[Giuba (fiume)|Giuba]] in [[Somalia]]. Tutti e tre i progetti non si conclusero positivamente, in particolare la presa della città di Harar da parte delle forze etiopiche di [[Menelik II d'Etiopia|Menelik]] impedì l'esecuzione di un'operazione simile da parte delle forze italiane. È senz'altro da ricordare, anche per l'eco suscitata in patria, la disfatta nella [[battaglia di Dogali]] del 1887, durante un tentativo di espansione italiana.
 
Attraverso gli studiosi e i commercianti italiani che frequentavano la zona già dagli [[Anni 1860|anni sessanta]], l'Italia cercò di dividere i due Negus al fine di penetrare, dapprima politicamente e in seguito militarmente, all'interno dell'[[altopiano etiopico]]. Tra i progetti vi furono l'occupazione della città di Harar, l'acquisto di Zeila dai britannici e l'affitto del porto di [[Chisimaio]] posto alla foce del [[Giuba (fiume)|Giuba]] in [[Somalia]]. Tutti e tre i progetti non si conclusero positivamente, in particolare la presa della città di Harar da parte delle forze etiopiche di Menelik impedì l'esecuzione di un'operazione simile da parte delle forze italiane. Durante la [[guerra d'Eritrea]], la disfatta nella [[battaglia di Dogali]] del 1887, segnó una brusca interruzione dell'espansione italiana ai danni dell'[[Impero d'Etiopia]].
Nel [[1889]] l'Italia ottenne, tramite un accordo da parte del console italiano di [[Aden]] con i rispettivi sultani, i protettorati sul sultanato di Obbia e su quello della [[Migiurtinia]]. Nel [[1892]] il [[Sultano]] di [[Zanzibar]] concesse in affitto i porti del [[Benadir]] (fra cui [[Mogadiscio]] e [[Brava (Somalia)|Brava]]) alla società commerciale "Filonardi". Il [[Benadir]], sebbene gestito da una società privata, fu sfruttato dal Regno d'Italia come base di partenza per delle spedizioni esplorative verso le foci del Giuba e dell'[[Omo]] e per l'assunzione di un protettorato sulla città di [[Lugh]].
 
=== La guerra d'Abissinia ===
A seguito della sconfitta e della morte dell'imperatore [[Giovanni IV d'Etiopia|Giovanni]] in una guerra contro i [[dervisci]] sudanesi, l'esercito italiano in stanza a [[Massaua]] occupò una parte dell'altopiano etiopico, compresa la città di [[Asmara]], sulla base di precedenti ambigui accordi fatti con [[Menelik II d'Etiopia|Menelik]] il quale, con la morte del rivale, era riuscito a farsi riconoscere Negus Neghesti. Con il trattato che seguì, [[Menelik II d'Etiopia|Menelik]] accettò la presenza degli italiani sull'altopiano e riconobbe di utilizzare l'Italia come canale di comunicazione di preferenza con i paesi europei. Quest'ultimo riconoscimento venne interpretato dagli italiani (e tradotto dalla [[lingua amarica]] di conseguenza) come l'accettazione di un ''Protettorato'' e per cinque anni sarà fonte di discordie fra i due paesi.
{{Vedi anche|Guerra di Abissinia}}
A seguito della sconfitta e della morte dell'imperatore [[Giovanni IV d'Etiopia|Giovanni]] in una guerra contro i [[Derviscio|dervisci]] sudanesi, l'esercito italiano di stanza a [[Massaua]] occupò (1889) una parte dell'altopiano etiopico, compresa la città di [[Asmara]], sulla base di precedenti ambigui accordi fatti con Menelik il quale, con la morte del rivale, era riuscito a farsi riconoscere Negus Neghesti. A seguito del [[trattato di Uccialli]] (2 maggio 1889), Menelik accettò la presenza degli italiani sull'altopiano e di utilizzare l'Italia come canale di relazione con Paesi esteri. Quest'ultimo riconoscimento venne trascritto come obbligatorio nella versione italiana del trattato, comunicata alle altre potenze europee, ma come semplice opzione nella versione in [[lingua amarica]]. Per le leggi internazionali dell'epoca, riconoscere l'obbligo a servirsi di un certo Paese significava l'accettazione esplicita di un protettorato.
 
Queste differenti interpretazioni delIl trattato poseropose le basi per lo scoppio di un conflitto e la successiva [[CampagnaGuerra d'Africadi OrientaleAbissinia|avanzata italiana in Abissinia]] (ora [[Etiopia]]); ma la pronta reazione delle truppe abissine costrinse inizialmente alla resa. Dopo questa primala sconfitta che l'Italia subì, il 1º marzo [[1896]], la definitiva e pesantenella [[Battaglia di Adua|disfattabattaglia di Adua]], nella quale caddero sul campo circa 7.000 uomini. Ilil 26 ottobre [[1896]] fu conclusa la [[Trattato italo-etiopedi delAddis 1928Abeba|pace di Addis Abeba]], con la quale l'Italia rinunciava alle sue mire espansionistiche in Abissinia. La disfatta provocò forti reazioni in tutta Italia, dove: vi fu chi propose un immediato rilancio del progetto coloniale e chi, come una parte del partito socialista, propose di abbandonare immediatamente queste imprese. {{vedi anche|Guerra d'Abissinia}}
 
=== La campagna contro i dervisci ===
====Sudan====
{{Vedi anche|Guerra mahdista}}
La sconfitta dei [[Guerra Mahdista|mahdisti]] ad Agordat (Eritrea), da parte delle truppe italiane ed ascare, spinse il generale [[Oreste Baratieri]] ad ordinare un'incursione oltre il confine con il [[Sudan]]. Il 16 luglio [[1894]], Baratieri condusse personalmente una colonna di 2.600 tra ascari ed italiani verso la città sudanese di [[Cassala]], [[Battaglia di Cassala|conquistandola dopo un breve combattimento]]; a Cassala venne lasciato un presidio al comando del maggiore Domenico Turitto, mentre Baratieri con il grosso delle truppe rientrò in Eritrea. Nelle intenzioni degli italiani, Cassala doveva fare da trampolino di lancio per una campagna contro lo stato mahdista da tenersi in collaborazione con i [[Impero britannico|britannici]], ma questi ultimi rifiutarono l'aiuto italiano, temendo che esso celasse mire espansionistiche in Sudan.
La sconfitte subite dai [[Guerra Mahdista|mahdisti]] ad [[Battaglie di Agordat|Agordat]] da parte delle truppe italiane ed ascare spinse il generale [[Oreste Baratieri]] ad ordinare un'incursione oltre il confine con il [[Sudan]]. Il 16 luglio [[1894]] Baratieri condusse personalmente una colonna di 2.600 tra ascari ed italiani verso la città sudanese di [[Cassala]] [[Battaglia di Cassala|conquistandola dopo un breve combattimento]]; a Cassala venne lasciato un presidio al comando del maggiore Domenico Turitto, mentre Baratieri con il grosso delle truppe rientrò in Eritrea. Nelle intenzioni degli italiani Cassala doveva fungere da avamposto per una campagna contro lo stato mahdista da tenersi in collaborazione con i [[Impero britannico|britannici]], ma questi ultimi rifiutarono l'aiuto italiano, temendo che esso celasse mire espansionistiche in Sudan.
 
La guarnigione italiana di Cassala venne ritirata nel [[dicembre]] del [[1897]], quando la città venne restituita agli anglo-egiziani; la rivolta madhista saràterminerà infine schiacciata dagli anglo-egiziani con la vittoria britannica nella [[battaglia di Omdurman]], il 2 settembre [[1898]].
 
===Acquisizioni in Somalia===
===La Cina e la Concessione di Tientsin===
Nel frattempo aveva avuto luogo anche l'espansione dell'influenza italiana sulle rive africane dell'Oceano Indiano, in territori popolati da tribù somale.
Durante la [[Rivolta dei Boxer]] in Cina (1899-1901), l'Italia intervenne nel paese asiatico con un corpo di spedizione, al fianco delle altre [[Grandi Potenze]]; alla fine del conflitto, il governo cinese concesse all'Italia una piccola [[Concessione italiana di Tientsin|zona nella città di Tientsin]], il porto di [[Pechino]].
 
Nel [[1889]] l'Italia ottenne, tramite un accordo da parte del console italiano ad [[Aden]] con i rispettivi sultani, il protettorato sul [[Sultanato di Obbia]] e su quello della [[Sultanato dei Migiurtini|Migiurtinia]].
===La conquista della Libia===
{{vedi anche|Guerra italo-turca}}
 
Nel [[1892]] il [[sultano di Zanzibar]] concesse in affitto i porti del [[Benadir]] (fra cui [[Mogadiscio]] e [[Brava (Somalia)|Brava]]) alla società commerciale Filonardi. Il [[Benadir]], sebbene gestito da una società privata, fu sfruttato dal Regno d'Italia come base di partenza per delle spedizioni esplorative verso le foci del Giuba e dell'[[Omo]] e per l'assunzione di un protettorato sulla città di [[Lugh (Somalia)|Lugh]]. Nel [[1905]] il governo italiano assunse direttamente l'amministrazione del Benadir a seguito delle accuse rivolte alla Società Filonardi di aver tollerato o addirittura collaborato alla perpetuazione della [[Tratta araba degli schiavi|tratta degli schiavi]]<ref>Cassanelli, Lee V. ''The End of slavery in Africa'', Meiers, Suzanne and Roberts, Richard L., eds, University of Wisconsin Press, p. 310</ref>.
[[File:Giovanni Battista Ameglio.jpg|thumb|right|150px|[[Giovanni Ameglio|Giovanni Battista Ameglio]], governatore della Cirenaica dal 1913 al 1918]]
 
Nel [[1908]] anche il [[Sultanato di Geledi]], ormai in declino sotto il regno del sovrano Osman Ahmed, venne proclamato protettorato italiano. Il 5 aprile dello stesso anno il [[Parlamento del Regno d'Italia|Parlamento]] approvò una legge che riuniva i possedimenti nell'area in un'unica entità amministrativa chiamata "[[Somalia Italiana]]"<ref name=Hess-102>Hess, Robert L. ''Italian Colonialism'', p 102</ref>.
Nel 1911-12 il [[Governo Giolitti IV|Governo Giolitti]], dopo una serie di accordi con la [[Gran Bretagna]] e la [[Francia]], che ribadivano le rispettive sfere d'influenza nell'[[Africa settentrionale]], dichiarò guerra all'[[Impero ottomano]] ([[Guerra italo-turca]]) ed occupò la [[Tripolitania]] e la [[Cirenaica]], dando vita alla formazione della colonia della [[Libia italiana]], il cui possesso venne consolidato nel corso degli [[anni 1920|anni venti]] e [[anni 1930|trenta]].<ref>[http://www.regioesercito.it/campagne/libia/camplibia4.htm Conquista della Libia interna]</ref>
 
Il controllo italiano sull'area verrà portato a compimento negli [[anni 1920|anni venti]], con la deposizione dei sultani di Obbia e Migiurtinia e l'annessione diretta dei due protettorati alla colonia.<ref name=Gtsahos>{{Cita libro|cognome=Ismail|nome=Ismail Ali|titolo=Governance: The Scourge and Hope of Somalia|data=2010|editore=Trafford Publishing|isbn=1-4269-8374-3|p=xxiii|url=https://www.google.com/books?id=V4urpVdlScAC}}</ref>
Successivamente un trattato del 1935 tra l'Italia e la Francia, rispettivamente potenze coloniali in Libia e in Ciad, assegnò la [[Striscia di Aozou]] alla Libia italiana: si trattava del cosiddetto [[Trattato Mussolini-Laval]] ({{Citazione necessaria|mai peraltro ratificato ufficialmente}}).
 
=== La Rivolta dei Boxer e la concessione di Tientsin ===
===Gli Anni Venti (Anatolia) e Trenta (Abissinia)===
{{vedi anche|corpo di spedizione italiano in Cina}}
Una delle richieste italiane durante la stesura del [[Trattato di Versailles (1919)|Trattato di Versailles]] del 1919, dopo la fine della [[prima guerra mondiale]], fu quella di ricevere la [[Somalia Francese]] e il [[Somaliland]] Britannico in cambio della rinuncia alla ripartizione delle ex colonie tedesche tra le forze dell'[[Intesa]]. Fu l'ultimo tentativo dello stato liberale di perseguire la politica di penetrazione nel [[Corno d'Africa]]. Dopo il Trattato l'Italia ottenne però solo l'[[Oltregiuba]] dalla Gran Bretagna, da annettere alla Somalia Italiana ed una ridefinizione dei confini della Libia, che venne così ampliata.
In Cina, l'Italia aveva inizialmente dei quartieri nella [[Concessione internazionale di Shanghai|Concessione Internazionale di Shangai]], a [[Pechino]], e [[Hankow]]. Nel 1899 vi era stato un ulteriore tentativo, mediante ultimatum, del governo italiano di ottenere dalla Cina (dopo che nell'anno precedente questa aveva già ceduto località e basi costiere alla Germania, alla Russia, alla Francia e alla Gran Bretagna) la cessione della [[contea di Sanmen|baia di Sanmen]] e il riconoscimento della provincia di [[Zhejiang]] come area di influenza economica italiana. Il tentativo (anche a causa dell'improvviso venir meno dell'iniziale sostegno britannico) si risolse in un disastro diplomatico, il primo successo cinese su una [[grande potenza|grande potenza europea]], e provocò la caduta del primo governo Pelloux.<ref>{{cita libro |url= https://books.google.it/books?id=Ts9aAwAAQBAJ&pg=PA149&lpg=PA149&dq=baia+di+sanmen+1899&source=bl&ots=SEsJARPqKc&sig=ACfU3U2gClXWTRH4YDfRlt5hfOV5G5sT5A&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwi-7KOkq67pAhXDzqQKHdD0AdUQ6AEwEXoECAUQAQ |titolo= Colonia italiana in cina |autore= Sandro Bassetti |editore= Lampi di stampa |anno= 2014 |ISBN= 978-88-488-1656-4 |p= 149 |accesso=12 maggio 2020 |dataarchivio=13 giugno 2020 |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20200613180151/https://books.google.it/books?id=Ts9aAwAAQBAJ&pg=PA149&lpg=PA149&dq=baia+di+sanmen+1899&source=bl&ots=SEsJARPqKc&sig=ACfU3U2gClXWTRH4YDfRlt5hfOV5G5sT5A&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwi-7KOkq67pAhXDzqQKHdD0AdUQ6AEwEXoECAUQAQ |urlmorto= no }}</ref>
 
Durante la [[rivolta dei Boxer]] in Cina (1899-1901), l'Italia intervenne nel Paese asiatico con un [[corpo di spedizione italiano in Cina|corpo di spedizione]], al fianco delle [[Alleanza delle otto nazioni|altre grandi potenze]]. Alla fine del conflitto, il governo cinese riconobbe all'Italia una piccola [[Concessione italiana di Tientsin|zona nella città di Tientsin]].
Nel 1919 e nei primi anni venti si ebbe l'[[Occupazione italiana di Adalia]] in Anatolia, che finì dopo soli tre anni con un nulla di fatto una volta che [[Kemal Ataturk]] riconobbe la sovranità italiana nel Dodecaneso. Infatti il 9 marzo 1919, il governo italiano fece sbarcare truppe italiane ad Adalia e successivamente furono occupate anche le località vicine: Makri Budrun, Kuch-Adassi, Alanya, [[Konya]], Ismidt e [[Eskişehir]]. Nell'autunno 1922 le truppe italiane lasciarono l'Anatolia.
 
=== La conquista della Libia e del Dodecaneso ===
Il colonialismo italiano venne rilanciato quindi dal [[Fascismo#L'Etiopia|regime fascista]] soprattutto durante gli anni '30 e portò alla conquista dell'[[Etiopia]] nel 1935/36.
{{vedi anche|guerra italo-turca|Africa Settentrionale Italiana|crimini di guerra italiani}}
[[File:Generale Giovanni Ameglio.jpg|miniatura|upright=0.7|[[Giovanni Ameglio|Giovanni Battista Ameglio]], [[Governatori della Cirenaica italiana|governatore della Cirenaica]] dal 1913 al 1918]]
Tra il 1911 e il 1912 il [[Governo Giolitti IV|governo Giolitti]], dopo una serie di accordi con la [[Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda|Gran Bretagna]] e la [[Terza Repubblica francese|Francia]], che ribadivano le rispettive sfere d'influenza nell'[[Africa settentrionale]], dichiarò guerra all'[[Impero ottomano]] e avviò l'invasione del [[Tripolitania ottomana|''vilayet'' di Tripolitania]]. Nel corso del conflitto, per costringere la Turchia alla resa, gli italiani spostarono le operazioni militari nel mar Egeo e occuparono Rodi e le altre isole del Dodecaneso. La Turchia dovette cedere con la [[Trattato di Losanna (1912)|pace di Losanna del 1912]] e all'Italia vennero riconosciute la [[Tripolitania]] e la [[Cirenaica]].
Il 23 ottobre 1911, nel corso della [[battaglia di Sciara Sciatt]] per la conquista di [[Tripoli]], due compagnie di [[bersaglieri]] italiani, composte da circa 290 uomini, furono accerchiate e, dopo la resa, annientate nei pressi del cimitero di Rebab dai [[Esercito ottomano|militari ottomani]] e irregolari libici. Quando i bersaglieri riconquistarono l'area del cimitero scoprirono che quasi tutti i prigionieri erano stati trucidati. Secondo la relazione ufficiale italiana "molti erano stati accecati, decapitati, crocifissi, sviscerati, bruciati vivi o tagliati a pezzi"<ref>{{Cita|Vandervort|p. 289}}.</ref>. Analogo resoconto fu fatto dal giornalista italo-argentino [[Enzo D'Armesano]] che era inviato sul posto per il quotidiano argentino [[La Prensa (Argentina)|La Prensa]]<ref>{{Cita|Vandervort|p. 290: "Erano crocifissi, impalati, squartati, decapitati, accecati, evirati, sconciamente tatuati e con le membra squarciate, tagliuzzate, strappate!"}}.</ref>. Nella repressione che seguì, furono uccisi almeno un migliaio di libici e si dispose la deportazione in Italia dei “rivoltosi” arrestati. L'operazione riguardò circa quattromila libici, che furono trasferiti nelle colonie penitenziarie delle [[Isole Tremiti]], di [[Ustica]], [[Gaeta]], [[Ponza]], [[Caserta]] e [[Isola di Favignana|Favignana]].<ref name="DelBoca">{{Cita|Del Boca|pp. 113-117}}.</ref> Gli scarsi dati rimasti rilevano che, per le pessime condizioni igieniche e lo scarso cibo, alla data del 10 giugno 1912, alle Tremiti, erano già deceduti 437 reclusi, cioè il 31% del totale. A Ustica, nel solo 1911, ne morirono 69; a Gaeta e Ponza, nei primi sette mesi del 1912, altri 75. Nel corso del 1912, furono rimpatriati 917 libici, ma le deportazioni continuarono, con punte notevoli intorno al 1915.<ref name="DelBoca" /> I due territori, il cui possesso verrà consolidato nel corso degli [[Anni 1920|anni venti]] e [[anni 1930|trenta]], verranno unificati nel 1934 nella colonia della [[Libia italiana]].<ref>{{Cita web|url=http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1934299_P1|titolo=Gazzetta ufficiale|data=del 21 dicembre 1934|editore=Governo italiano|accesso=6 gennaio 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.regioesercito.it/campagne/libia/camplibia4.htm|titolo=Conquista della Libia interna|accesso=28 novembre 2012|dataarchivio=7 aprile 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150407075538/http://www.regioesercito.it/campagne/libia/camplibia4.htm|urlmorto=no}}</ref>
 
Il Dodecaneso avrebbe dovuto essere restituito ai turchi alla fine della guerra, ma rimase sotto amministrazione provvisoria da parte dell'Italia per via di inadempienze turche alle clausole del trattato di pace. Dopo la prima guerra mondiale, con la firma dei trattati [[Trattato di Sèvres|di Sèvres]] del 1920 e infine [[Trattato di Losanna (1923)|di Losanna]] del 1923, la Turchia rinunciò a ogni rivendicazione e riconobbe ufficialmente la sovranità italiana sull'arcipelago.
====Altre mire del governo italiano: dalla Sirte al Ciad, l'Angola, la Georgia e lo Yemen====
[[File:Italy aims Europe 1936.png|thumb|300px|Ambizioni dell'Italia fascista in Europa nel 1936 (in verde scuro l'Italia metropolitana e i territori dipendenti, in verde chiaro gli stati clienti, in turchese scuro i territori rivendicati da annettere, in turchese chiaro i Paesi da trasformare in stati clienti; l'Albania è tratteggiate con linee verde chiaro e turchese scuro in quanto era uno stato cliente che l'Italia voleva incorporare come un territorio dipendente).<ref name=B&J467>Bideleux and Jeffries, p. 467</ref>]]
 
Nel corso della guerra, l'[[Impero ottomano]] si trovò notevolmente svantaggiato, poiché poté rifornire il suo piccolo contingente in Libia solo attraverso il Mediterraneo. La flotta turca non fu in grado di competere con la Regia Marina e gli ottomani non riuscirono ad inviare rinforzi alla provincia nordafricane. Pur se minore, questo evento bellico fu un importante precursore della prima guerra mondiale, perché contribuì al risveglio del nazionalismo nei Balcani. Osservando la facilità con cui gli italiani avevano sconfitto i disorganizzati turchi ottomani, i membri della Lega Balcanica attaccarono l'Impero prima del termine del conflitto con l'Italia.
Il secondo tentativo di creare un vasto impero coloniale si poneva come obiettivo il controllo di una zona di territorio che andasse dal [[mar Mediterraneo]] al [[Golfo di Guinea]]. Allo stesso tempo si considerò la possibilità di ottenere l'Angola dal Portogallo.
 
La guerra registrò numerosi progressi tecnologici nell'arte militare tra cui, in particolare, l'impiego dell'aeroplano (furono schierati in totale 9 apparecchi) sia come mezzo offensivo che come strumento di ricognizione. Il 23 ottobre 1911 il pilota capitano Carlo Maria Piazza sorvolò le linee turche in missione di ricognizione, e il 1º novembre dello stesso anno l'aviatore Giulio Gavotti lanciò a mano la prima bomba aerea (si disse grande come un'arancia) sulle truppe turche di stanza in Libia. Altrettanto significativo fu l'impiego della radio con l'allestimento del primo servizio regolare di radiotelegrafia campale militare su larga scala, organizzato dall'arma del genio sotto la guida del comandante della compagnia R.T. Luigi Sacco e con la collaborazione dello stesso Guglielmo Marconi. Infine, il conflitto libico registrò il primo utilizzo nella storia di automobili in una guerra: le truppe italiane furono dotate di autovetture Fiat e motociclette SIAMT.
*'''Ciad'''
Il progetto non venne mai esplicitato pubblicamente, ma fu strategicamente chiaro durante le trattative per il [[Trattato di Versailles (1919)]] e causò frizioni diplomatiche con la [[Francia]]. Per realizzare questo progetto, avendo già formale possesso della [[Libia]], il corpo diplomatico italiano chiese di avere la colonia tedesca del [[Camerun]] (o quella del [[Togo]]<ref>[http://www.bv.ipzs.it/bv-pdf/0061/MOD-VP-06-1-26_963_1.pdf Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.746]</ref>) e cercò di ottenere, come compenso per la partecipazione alla guerra mondiale, il passaggio del [[Ciad]] dalla Francia all'Italia.
 
Nel novembre 1912 il [[Governo Giolitti IV|quarto governo Giolitti]] istituì il [[ministero delle colonie]].
Il progetto fallì quando il Camerun venne assegnato alla [[Francia]] e l'Italia ottenne solamente l'[[Oltregiuba]] dal [[Regno Unito]]. Per compensare la perdita britannica dell'Oltregiuba fu concesso 1/5 del Camerun ex tedesco che sarebbe poi stato unito alla Nigeria britannica, l'Italia ottenne inoltre una ridefinizione dei confini tra [[Libia]] e [[Ciad]].
 
=== La ''Grande Guerra'', il periodo interbellico e la politica del fascismo ===
*'''Angola'''
{{Vedi anche|Milizia coloniale}}
Anche l'[[Angola]] portoghese fu ambita nelle trattative per il Trattato di Versailles.<ref>[http://www.ilcornodafrica.it/rds-01emigrazione.pdf Ambizioni italiane sull'Angola (p.10-11)]</ref>
Nel dicembre 1914, quando era già scoppiata la guerra in Europa ma l'Italia si manteneva [[Neutralità italiana (1914-1915)|ancora neutrale]], un corpo di spedizione fu inviato ad occupare la città di [[Valona]], per garantire l'ordine in un punto nevralgico dello [[Principato d'Albania (1914-1925)|Stato albanese]] (nato da pochi mesi e con una situazione incerta). Gli articoli 6-7 del Patto di Londra del 1915 ricobbero le rivendicazioni italiane sull'Albania, che sarebbe dovuta divenire un protettorato (Valona, invece, sarebbe stata inglobata direttamente al Regno d'Italia). Negli anni seguenti la zona d'occupazione in Albania fu ampliata e nel 1917 fu instaurato il [[Protettorato italiano dell'Albania|protettorato previsto dal Patto di Londra]]. Tuttavia, dopo la guerra, la difficile congiuntura internazionale e i disordini sia in Albania che in Italia consigliarono al governo italiano di ritirarsi dal Paese, riconoscendone l'indipendenza (luglio-agosto 1920)<ref name=sforza>Carlo Sforza, ''L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi'', Mondadori, Roma, 1945, pagg. 91-92</ref>. Solo l'isolotto di [[Saseno]], davanti Valona, fu mantenuto.
 
Il Patto di Londra aveva anche stabilito (articolo 9) che, in caso di divisione totale o parziale della Turchia asiatica, una "''equa parte nella regione mediterranea vicina alla [[provincia di Adalia]]''" sarebbe stata riconosciuta all'Italia. Per la zona che "''eventualmente''" sarebbe stata attribuita all'Italia, il Patto di Londra specificava che sarebbe stata "''delimitata, al momento opportuno, tenendo conto degli interessi esistenti della Francia e della Gran Bretagna''". Il 9 marzo 1919 l'Italia cercò di far rispettare tale clausola, inviando un [[Corpo di spedizione italiano in Anatolia|corpo di spedizione]] che procedette all'[[Occupazione italiana di Adalia|occupazione dell'Anatolia sud-occidentale]], con Adalia e alcune località vicine (Makri Budrun, Kuch-Adassi, Alanya, [[Konya]], Ismidt e [[Eskişehir]]). Tale occupazione finì dopo soli tre anni con un nulla di fatto una volta che [[Kemal Atatürk]] riconobbe la sovranità italiana nel Dodecaneso. Nell'autunno 1922 le truppe italiane lasciarono l'Anatolia.
Una richiesta alternativa del programma delle rivendicazioni coloniali italiane riguardava la colonia portoghese dell'Angola (anche per il [[Congo]] belga fu fatta richiesta analoga<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.739</ref>).
 
L'articolo 13 del [[Patto di Londra]] aveva (molto vagamente) lasciato intendere che, in caso di allargamento dei possedimenti coloniali britannici e francesi in Africa a spese della Germania, l'Italia avrebbe potuto richiedere compensi territoriali<ref name=":0">{{Cita libro|autore = Georges Sorel|titolo = "Da Proudhon a Lenin" e "L'Europa sotto la tormenta"|anno = 1974|editore = Edizioni di Storia e Letteratura|città = Roma|p = 169 e p. 868|ISBN = 978-88-8498-746-4}}</ref>.
Infatti il governo italiano a Parigi dichiarava che il [[Portogallo]] aveva un impero sproporzionato rispetto alle sue piccole dimensioni, al contrario dell'Italia che si trovava in una
Alla [[Conferenza di pace di Parigi (1919)|conferenza di pace]] successiva alla prima guerra mondiale, perciò, l'Italia cercò di far rispettare tale clausola relativa all'Africa, avanzando varie richieste.
situazione opposta. Furono avanzate due proposte:
* il riconoscimento all'Italia da parte del Portogallo di concessioni agricole in Angola per emigranti italiani.
* nel caso che il Portogallo venisse privato di alcune sue colonie, la Gran Bretagna e la Francia avrebbero riconosciuto all'Italia il diritto sull'Angola.
 
Una delle richieste durante la conferenza fu di ricevere la [[Gibuti|Somalia francese]] e [[Somalia britannica|quella britannica]] in cambio della rinuncia italiana alla ripartizione delle ex [[colonie]] tedesche tra le forze dell'[[Intesa]] (questo fu l'ultimo tentativo dello Stato liberale di perseguire la politica di penetrazione nel [[Corno d'Africa]]).
Contemporaneamente il governo italiano promosse la costituzione da parte delle 11 banche italiane più importanti di una "Società Coloniale per l'Africa Occidentale" per la gestione delle concessioni agricole in Angola. Comunque questo progetto trovò una ferma opposizione da parte delle autorità portoghesi.<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.759,847,854</ref>
 
Un'altra ipotesi per allargare il piccolo impero coloniale si poneva come obiettivo il controllo di un territorio che andasse dal [[Mar Mediterraneo]] al [[golfo di Guinea]]<ref>Andrea Gabellini, ''IL FASCISMO E I MANDATI NEGLI ANNI VENTI: Il caso siriano tra nazionalismo arabo ed espansione economica e culturale (1923-1930)'', Il Politico, Vol. 61, No. 2 (177) (Aprile-Giugno 1996), pp. 273-314.</ref>. Il governo italiano cercò così di stabilire degli insediamenti nel Ciad e di ottenere una delle ex colonie tedesche nell'Africa occidentale. Tale progetto non venne mai esplicitato pubblicamente, ma fu strategicamente chiaro durante le trattative per il [[Trattato di Versailles]] e causò frizioni diplomatiche con la [[Francia]]. Per realizzare tale progetto, avendo già formale possesso della [[Tripolitania]] e della [[Cirenaica]], il corpo diplomatico italiano chiese di avere la colonia tedesca del [[Camerun]] o quella del [[Togoland]]<ref>{{Cita web |url=http://www.bv.ipzs.it/bv-pdf/0061/MOD-VP-06-1-26_963_1.pdf |titolo=Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.746 |accesso=22 maggio 2011 |dataarchivio=22 luglio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722035701/http://www.bv.ipzs.it/bv-pdf/0061/MOD-VP-06-1-26_963_1.pdf |urlmorto=no }}</ref> e cercò di ottenere, come compenso per la partecipazione alla guerra, il passaggio del [[Ciad]] dalla Francia all'Italia. Il progetto fallì quando il Camerun e il Togo vennero spartiti tra Francia e Gran Bretagna.
Alla proposta italiana poi definita "assurda" risposero con fermezza [[Regno Unito]] e [[Francia]] in difesa portoghese ribadendo che le colonie portoghesi erano frutto di una conquista coloniale secolare da parte dei lusitani e che non c'era alcuna ragione concreta a che il Portogallo che pure aveva (molto limitatamente) partecipato alla [[I guerra mondiale]] cedesse la colonia all'Italia. L'Italia a giudizio franco-britannico aveva ottenuto già abbastanza con la conquista del [[Trentino-Alto Adige]] e dell'[[Istria]] nonché le rettifiche territoriali sempre a vantaggio italiani nell'Oltregiuba.
 
Una richiesta alternativa del programma delle rivendicazioni italiane riguardava la [[colonia (territorio)|colonia]] portoghese dell'Angola (anche per il [[Congo belga]] fu fatta richiesta analoga)<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.739</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.ilcornodafrica.it/rds-01emigrazione.pdf |titolo=Ambizioni italiane sull'Angola (p.10-11) |accesso=13 settembre 2009 |dataarchivio=25 maggio 2013 |urlarchivio=https://www.webcitation.org/6Grrg7elj?url=http://www.ilcornodafrica.it/rds-01emigrazione.pdf |urlmorto=no }}</ref>. Infatti il governo italiano riteneva che il [[Portogallo]] controllasse un impero sproporzionato rispetto alle sue piccole dimensioni e scarsa popolazione, al contrario dell'Italia che si trovava in una situazione opposta. Furono avanzate due proposte:
*'''Georgia'''
* il riconoscimento all'Italia da parte del Portogallo di concessioni agricole in Angola per emigranti italiani;
Nel 1919 il Re d'Italia [[Vittorio Emanuele III]], invocando uno dei diritti italiani stabiliti in favore delle potenze vincitrici del 1° conflitto mondiale, all'articolo n. 9 del celeberrimo "Patto di Londra" dell'aprile 1915, chiese ed ottenne l'assenso di un'altra potenza vincitrice, l'Impero Britannico, attraverso i buoni uffici di [[Lloyd George]], per l'invio in [[Georgia]], terra in fermento indipendentista sia verso l'Impero russo e sia verso la [[Turchia]], di un contingente italiano di ben 85.000 uomini agli ordini del generale [[Giuseppe Pennella]].<ref>[http://digilander.libero.it/trombealvento/guerra2/varie/disfacimentoitaliani.htm Gli italiani nel Caucaso]</ref>
* nel caso che il Portogallo fosse stato privato di alcune sue colonie, la Gran Bretagna e la Francia avrebbero riconosciuto all'Italia il diritto sull'Angola.
Contemporaneamente il governo italiano promosse la costituzione da parte delle 11 banche italiane più importanti di una "Società Coloniale per l'Africa Occidentale" per la gestione delle concessioni agricole in Angola. Comunque questo progetto trovò una ferma opposizione da parte delle autorità portoghesi.<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.759,847,854</ref> Alla proposta italiana (poi definita "assurda") risposero con fermezza [[Regno Unito]] e [[Francia]] in difesa portoghese ribadendo che le colonie portoghesi erano frutto di una conquista secolare da parte dei lusitani e che non c'era alcuna ragione concreta a che il Portogallo, che pure aveva (anche se molto limitatamente) partecipato alla prima guerra mondiale, cedesse territori all'Italia, dato che anch'esso figurava tra i vincitori del conflitto. L'Italia, a giudizio franco-britannico, aveva ottenuto già abbastanza con l'annessione della [[Venezia Tridentina]] e della [[Venezia Giulia]], nonché con la successiva rettifica territoriale sempre a vantaggio italiano nell'[[Oltregiuba]] vedi sotto).
 
In conclusione, tutti i tentativi italiani durante la conferenza di pace per garantirsi un ingrandimento dell'impero coloniale in Africa fallirono. Unici magri guadagni furono:
Pennella avrebbe dovuto difendere l'indipendenza della Georgia e sostenere la neonata ''Federazione delle Repubbliche Transcaucasiche'' (Georgia, [[Armenia]] e [[Azerbaigian]]) per controbattere una possibile ingerenza dell'imperialismo russo dei Soviet. In altri termini, si può dire che la proposta di Lloyd George ricalcava gli esordi dell'espansione coloniale italiana nel [[Mar Rosso]], nel penultimo decennio dell'Ottocento, che erano stati, in fondo, un episodio collaterale delle difficoltà britanniche nel Sudan all'epoca del ritiro delle guarnigioni egiziane dall'Eritrea e, poi, della grande insurrezione mahdista.<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' (Introduzione, p.3,232,754,755,800)</ref>
* la ridefinizione, nel corso degli [[anni venti]] e [[anni trenta|trenta]], dei confini libici, con l'annessione dell'oasi di [[Giarabub]], del [[Triangolo di Sarra]] e della [[Striscia di Aozou]] (quest'ultima ottenuta mediante il [[trattato Mussolini-Laval]] del 1935, peraltro mai ratificato ufficialmente<ref>G. Bruce Strang, (Sep. 2001). "Imperial Dreams: The Mussolini-Laval Accords of January 1935". In ''The Historical Journal, 44''(3).</ref>);
*la cessione da parte britannica dell'[[Oltregiuba]] nel 1924 (tra l'altro, per compensare la perdita dell'Oltregiuba, ai britannici fu concesso 1/5 del Camerun ex tedesco, che sarebbe poi stato unito alla colonia della Nigeria).
 
Nel 1919 il Re d'Italia [[Vittorio Emanuele III]], invocando uno dei diritti italiani stabiliti in favore delle potenze vincitrici del [[primo conflitto mondiale]], all'articolo 9 del [[Patto di Londra]], chiese ed ottenne l'assenso di un'altra potenza vincitrice, l'[[Impero britannico]], attraverso i buoni uffici di [[Lloyd George]], per l'invio in [[Georgia]], terra in fermento indipendentista sia verso l'[[Impero russo]] sia verso la [[Turchia]], di un contingente italiano di ben 85.000 uomini agli ordini del generale [[Giuseppe Pennella]].<ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/trombealvento/guerra2/varie/disfacimentoitaliani.htm|titolo=Gli italiani nel Caucaso|accesso=10 maggio 2011|dataarchivio=14 maggio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110514132846/http://digilander.libero.it/trombealvento/guerra2/varie/disfacimentoitaliani.htm|urlmorto=no}}</ref> Pennella avrebbe dovuto difendere l'indipendenza della Georgia e sostenere la neonata ''[[Repubblica Federale Democratica Transcaucasica|Federazione delle Repubbliche Transcaucasiche]]'' (Georgia, [[Armenia]] e [[Azerbaigian]]) per controbattere una possibile ingerenza dell'imperialismo russo. In altri termini, si può dire che la proposta di Lloyd George ricalcava gli esordi dell'espansione coloniale italiana nel [[Mar Rosso]], nel [[anni 1880|penultimo decennio]] dell'[[Ottocento]], che erano stati, in fondo, un episodio collaterale delle difficoltà britanniche nel Sudan all'epoca del ritiro delle guarnigioni egiziane dall'Eritrea e, poi, della grande insurrezione mahdista.<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' (Introduzione, p.3,232,754,755,800)</ref>
Del resto il [[governo Orlando]], poco prima di cadere, decise con un apposito decreto, la spedizione italiana in Georgia e ne stabilì perfino i termini e le date. Ma il successivo [[Governo Nitti]] decise di soprassedere per non compromettere le nuove relazioni tra l'Italia e la neocostituita [[Unione Sovietica]]. Successivamente Mussolini, nel 1941, cercò di creare una Georgia "Protettorato italiano" sfruttando anche i legami tra le due nazioni, originati da Pennella nel 1919<ref>[http://pizeroblog.splinder.com/post/20727704/piano-geopolitico-di-mussolini-sulla-georgia Mussolini e la Georgia]</ref>.
 
Del resto il [[governo Orlando]], poco prima di cadere, decise con un apposito decreto, la spedizione italiana in Georgia e ne stabilì perfino i termini e le date. Ma il successivo [[Governo Nitti I|governo Nitti]] decise di soprassedere per non compromettere le nuove relazioni tra l'Italia e la neocostituita [[Unione Sovietica]].
*'''Yemen'''
In questa fase la colonia eritrea, sotto l'amministrazione del Governatore [[Jacopo Gasparini]] cercò di ottenere nel 1926 un protettorato sullo [[Yemen]] e creare una base per un impero coloniale sulla penisola araba.<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.733,778</ref>
 
[[File:Italy aims Europe 1936.png|miniatura|upright=1.4|Ambizioni dell'Italia fascista in Europa nel 1936<ref name=B&J467>Bideleux and Jeffries, p. 467</ref> Legenda:{{Legenda|#073A09|Italia metropolitana e territori dipendenti}}{{Legenda|#0F7612|Stati clienti}}{{Legenda|#083A39|Territori rivendicati da annettere}}{{Legenda|#107776|Territori da trasformare in Stati clienti}}L'Albania, che era uno stato cliente, era considerata un territorio da annettere.]]
Ma [[Benito Mussolini|Mussolini]] non volle inimicarsi la [[Gran Bretagna]] e fermò il progetto. Infatti tergiversò e si lasciò sfuggire il possibile controllo di un'interessante area petrolifera. Del resto in quegli anni Mussolini era in continuo contatto epistolare con [[Winston Churchill]] (allora suo amico), che lo convinse a non appoggiare il governatore Gasparini.<ref>Nicola D'Aroma. ''Vite parallele: Churchill e Mussolini''. Roma, 1962 p.47</ref>
 
Con la presa del potere del [[fascismo]], la Colonia eritrea, sotto l'amministrazione del Governatore [[Jacopo Gasparini]], cercò di ottenere nel 1926 un protettorato sullo [[Yemen]] e creare una base per un impero coloniale sulla penisola araba.<ref>Ministero Affari Esteri: ''Documenti Diplomatici italiani'' p.733,778</ref> [[Benito Mussolini|Mussolini]] non volle però inimicarsi la [[Regno Unito|Gran Bretagna]] e fermò il progetto. Infatti tergiversò e si lasciò sfuggire il possibile controllo di un'interessante area petrolifera. Del resto in quegli anni Mussolini era in continuo contatto epistolare con [[Winston Churchill]] (allora suo amico), che lo convinse a non appoggiare il governatore Gasparini.<ref>Nicola D'Aroma. ''Vite parallele: Churchill e Mussolini''. Roma, 1962 p.47</ref>
*'''Area mitteleuropea e Balcani'''
Il regime fascista non si limitò a rivendicare il territorio, per secoli veneziano, della [[Dalmazia]], già obiettivo dei padri del Risorgimento nel contesto del processo di unificazione nazionale, ma coltivò disegni imperiali per [[Albania]], gran parte della [[Slovenia]], [[Croazia]], [[Bosnia ed Erzegovina]], [[Macedonia]] e [[Grecia]], fondati sui precedenti dell'antica dominazione romana di queste regioni<ref name="Robert Bideleux 1998. Pp. 467">Robert Bideleux, Ian Jeffries. ''A history of eastern Europe: crisis and change''. London, England, UK; New York, New York, USA: Routledge, 1998. Pp. 467.</ref>. Il regime cercò inoltre di stabilire un rapporto di protezione patrono-cliente con l'[[Austria]], l'[[Ungheria]], la [[Romania]] e la [[Bulgaria]] trascurando il fatto che i rapporti fra Ungheria e Romania erano tesi e che la Romania era sotto protezione francese dapprima e poi, a partire dal 1941, controllata dalla Germania nazista per le sue materie prime<ref name="Robert Bideleux 1998. Pp. 467"/>.
 
Con lo scoppio della [[crisi di Corfù]] nel settembre [[1923]], il neo-primo ministro [[Mussolini]] fece occupare per circa un mese l'isola. Il [[governo Mussolini]] cercò inizialmente di presentarsi in maniera propositiva nei confronti dell'[[Etiopia]] cercando di attuare un trattato di amicizia con l'amministrazione del reggente [[Hailé Selassié]]. Tale accordo si concretizzò nel [[trattato italo-etiope del 1928]].
=== La conquista dell'Etiopia e la nascita dell'Impero ===
[[File:Colonie italiane.jpg|thumb|right|200px|L'impero coloniale italiano dal 1936 al 1941]]
 
Il regime fascista non si limitò a rivendicare il territorio, per secoli veneziano, della [[Dalmazia]], già obiettivo dei padri del Risorgimento nel contesto del processo di unificazione nazionale, ma coltivò disegni imperiali per [[Albania]], gran parte della [[Jugoslavia]] e [[Grecia]], fondati sui precedenti dell'antica dominazione romana di queste regioni.<ref name="Robert Bideleux 1998. Pp. 467">Robert Bideleux, Ian Jeffries. ''A history of eastern Europe: crisis and change''. London, England, UK; New York, New York, USA: Routledge, 1998. Pp. 467.</ref> Il regime cercò inoltre di stabilire un rapporto di protezione patrono-cliente con l'[[Austria]], l'[[Ungheria]], la [[Romania]] e la [[Bulgaria]] trascurando il fatto che i rapporti fra Ungheria e Romania erano tesi e che la Romania era sotto protezione francese dapprima e poi, a partire dal 1941, controllata dalla [[Germania nazista]] per le sue materie prime.<ref name="Robert Bideleux 1998. Pp. 467"/>
Il [[fascismo]] cercò inizialmente di presentarsi in maniera propositiva nei confronti dell'[[Etiopia]] cercando di attuare un trattato di amicizia con l'amministrazione del reggente [[Haile Selassie]]. Tale accordo si concretizzò nel [[1928]].
[[File:Flag of viceroy of the Kingdom of Italy.svg|thumb|right|200px|Insegna del viceré dell'Africa Orientale Italiana.]]
[[File:Flag of the colony governor of the Kingdom of Italy.svg|thumb|200px|right|Insegna dei Governatori di Colonia.]]
 
Mussolini richiese anche, come risarcimento del suo intervento nella [[guerra civile spagnola]], l'isola di [[Minorca]] nelle [[Baleari]] allo scopo di farvi una base aeronavale italiana, ma la ferrea opposizione di [[Francisco Franco]] annullò ogni pretesa italiana. Secondo storici come Camillo Berneri, Mussolini ambiva non solo le Baleari, ma anche il [[Marocco spagnolo]] (specialmente l'area di [[Ceuta]], che confinava con la [[zona internazionale di Tangeri]], nel quale l'Italia era co-garante dal 1928).<ref>{{cita web|url=https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:CRlYtCP0B_gJ:www.iperteca.it/download.php%3Fid%3D1636+ceuta+italiana+(richiesta+di+mussolini)&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESiUxlOMWvWnAI9eUDe011a2h5lwLoVmLwIcD1nhDM5te0bGQJoF1Rk0AzR0xoFKKi9QWuZAtyUohCd-GH4VQjzVkmUUP5gN384Gq5IWlOUBzB3Q8fXE0nQjZdBwUkR2QK0VJuKd&sig=AHIEtbRVEf9-avQEp4_v7M1AfQrC7KIGww|titolo=Le ambizioni mussoliniane in Spagna|accesso=28 maggio 2021|dataarchivio=28 maggio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160528082342/http://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache%3ACRlYtCP0B_gJ%3Awww.iperteca.it%2Fdownload.php%3Fid%3D1636+ceuta+italiana+%28richiesta+di+mussolini%29&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESiUxlOMWvWnAI9eUDe011a2h5lwLoVmLwIcD1nhDM5te0bGQJoF1Rk0AzR0xoFKKi9QWuZAtyUohCd-GH4VQjzVkmUUP5gN384Gq5IWlOUBzB3Q8fXE0nQjZdBwUkR2QK0VJuKd&sig=AHIEtbRVEf9-avQEp4_v7M1AfQrC7KIGww|urlmorto=no}}</ref>
A seguito della completa conquista della Libia, avvenuta alla fine degli [[anni 1920|anni venti]], [[Benito Mussolini|Mussolini]] manifestò l'intenzione di dare un Impero all'Italia e l'unico territorio rimasto ''libero'' da ingerenze straniere era l'[[Abissinia]], nonostante fosse membro della [[Società delle Nazioni]]. Il progetto d'invasione iniziò all'indomani della conclusione degli accordi sul trattato di amicizia e si concluse con l'ingresso dell'esercito italiano ad Addis Abeba il 5 maggio [[1936]]. Quattro giorni dopo venne proclamata la nascita dell'[[Impero coloniale italiano|Impero italiano]] e l'incoronazione di [[Vittorio Emanuele III]] come Imperatore d'Etiopia (con il titolo di ''Qesar'', anziché quello di "Negus Neghesti").
 
=== La conquista dell'Etiopia e la nascita dell'"Impero" ===
A seguito dell'uccisione di civili e militari italiani in Libia ed Etiopia negli anni venti e trenta<ref>Antonicelli, Franco. ''Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945'' p. 67</ref>, durante il dominio coloniale italiano in Africa furono usate armi vietate, quali [[Armi_chimiche#Gas_asfissianti_.28o_soffocanti.29|gas asfissianti]] e [[iprite]]<ref>Angelo Del Boca. ''Italiani, brava gente?'', Editore Neri Pozza, 2005.</ref><ref>Angelo Del Boca. ''A un passo dalla forca. Atrocità e infamie dell'occupazione italiana della Libia nelle memorie del patriota Mohamed Fekini'', Baldini Castoldi Dalai, 2007</ref>. La successiva pacificazione attuata dal [[Fascismo]] nelle colonie africane, talora brutale, fu totale in Libia, Eritrea e Somalia (mentre in Abissinia, dopo meno di cinque anni, nel 1940 oltre il 75% del territorio era completamente controllato dagli Italiani) e risultò in un notevole sviluppo economico dell'area<ref>Chapin Metz, Hellen. Libya: A Country Study. Washington: GPO for the Library of Congress, 1987</ref>, accompagnato da una consistente emigrazione di coloni italiani<ref>[http://www.ilcornodafrica.it/rds-01emigrazione.pdf Emigrazione italiana nelle colonie africane]</ref>.
{{vedi anche|Africa Orientale Italiana|Guerra d'Etiopia}}
[[File:Colonie italiane.jpg|miniatura|L'impero coloniale italiano dal 1936 al 1939]]
[[File:Flag of the Governor-general of AOI and Viceroy of Ethiopia (1938–1941).svg|miniatura|Insegna del viceré dell'Africa Orientale Italiana]]
 
A seguito della completa conquista della Libia, avvenuta alla fine degli [[Anni 1920|anni venti]], [[Benito Mussolini|Mussolini]] manifestò l'intenzione di dare un Impero all'Italia e l'unico territorio rimasto ''libero'' da ingerenze straniere era l'[[Abissinia]], nonostante fosse membro della [[Società delle Nazioni]]. Il progetto d'invasione iniziò all'indomani della conclusione degli accordi sul trattato di amicizia e si concluse con l'ingresso dell'esercito italiano ad Addis Abeba il 5 maggio [[1936]].
Con la conquista di gran parte dell'Etiopia si procedette ad una ristrutturazione delle colonie del [[Corno d'Africa]]. [[Somalia]], [[Eritrea]] ed [[Abissinia]] vennero riunite nel vicereame dell'[[Africa Orientale Italiana]] (AOI). Il progetto coloniale terminò con l'occupazione britannica dei territori soggetti al dominio italiano nel [[1941]].
 
Quattro giorni dopo, il 9 maggio, con la dichiarazione della sovranità del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] sull'[[Etiopia]] e l'incoronazione di [[Vittorio Emanuele III]] come [[Imperatore d'Etiopia]] (con il titolo di ''Qesar'', anziché quello di "Negus Neghesti")<ref>(r.d.l. n. 754, 9 maggio 1936 - {{cita web|url=http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1936;754|titolo= Normattiva, r.d.l. 9 maggio 1936, n 754|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150518110641/http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1936;754 |dataarchivio=18 maggio 2015 }}</ref>, l'[[impero coloniale]] trovò la sua ufficializzazione.
=== Ambizioni del regime fascista ===
Nel settembre [[1923]] il neo-primo ministro [[Mussolini]] fece occupare per circa un mese l'isola di [[Corfù]], con mire annessionistiche ([[Crisi di Corfù]]). Nel corso della [[Seconda guerra mondiale]], Corfù fu rioccupata dall'[[Esercito Italiano]] nell'aprile [[1941]]. Tale occupazione durò fino al settembre [[1943]]: durante questo periodo, sempre insieme alle [[Isole Ionie]], venne amministrata come entità separata rispetto alla Grecia con l'intento di prepararne l'annessione al [[Regno d'Italia]].
 
A seguito dell'uccisione di civili e militari italiani in Libia ed Etiopia negli anni venti e trenta<ref>Antonicelli, Franco. ''Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945'' p. 67</ref>, durante il dominio coloniale italiano in Africa furono usate armi vietate, quali [[Armi chimiche#Gas asfissianti .28o soffocanti.29|gas asfissianti]] e [[iprite]].<ref>Angelo Del Boca. ''Italiani, brava gente?'', Editore Neri Pozza, 2005.</ref><ref>Angelo Del Boca. ''A un passo dalla forca. Atrocità e infamie dell'occupazione italiana della Libia nelle memorie del patriota Mohamed Fekini'', Baldini Castoldi Dalai, 2007</ref> La successiva pacificazione attuata dal [[fascismo]] nelle colonie africane, talora brutale, fu totale in Libia, Eritrea e Somalia (mentre in Abissinia, dopo meno di cinque anni, nel 1940 oltre il 75% del territorio era completamente controllato dagli Italiani) e risultò in un notevole sviluppo economico dell'area<ref>Chapin Metz, Hellen. Libya: A Country Study. Washington: GPO for the Library of Congress, 1987</ref>, accompagnato da una consistente emigrazione di coloni italiani.<ref>{{cita web|url=http://www.ilcornodafrica.it/rds-01emigrazione.pdf|titolo=Emigrazione italiana nelle colonie africane|accesso=13 settembre 2009|dataarchivio=25 maggio 2013|urlarchivio=https://www.webcitation.org/6Grrg7elj?url=http://www.ilcornodafrica.it/rds-01emigrazione.pdf|urlmorto=no}}</ref>
Mussolini richiese anche, come risarcimento del suo intervento nella [[guerra civile spagnola]], l'isola di [[Minorca]] nelle Baleari allo scopo di farvi una base aeronavale italiana, ma la ferrea opposizione di [[Francisco Franco]] annullò ogni pretesa italiana. Secondo storici come Camillo Berneri, Mussolini ambiva non solo le Baleari, ma anche il [[Marocco Spagnolo]] (specialmente l'area di [[Ceuta]], che confinava con il Territorio Internazionale di [[Tangeri]] nel quale l'Italia era co-garante dal 1928)<ref>[http://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:CRlYtCP0B_gJ:www.iperteca.it/download.php%3Fid%3D1636+ceuta+italiana+(richiesta+di+mussolini)&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESiUxlOMWvWnAI9eUDe011a2h5lwLoVmLwIcD1nhDM5te0bGQJoF1Rk0AzR0xoFKKi9QWuZAtyUohCd-GH4VQjzVkmUUP5gN384Gq5IWlOUBzB3Q8fXE0nQjZdBwUkR2QK0VJuKd&sig=AHIEtbRVEf9-avQEp4_v7M1AfQrC7KIGww Le ambizioni mussoliniane in Spagna]</ref>
 
Con la conquista di gran parte dell'Etiopia, si procedette ad una ristrutturazione delle colonie del [[Corno d'Africa]]. [[Somalia]], [[Eritrea]] ed [[Abissinia]] vennero riunite nel vicereame dell'[[Africa Orientale Italiana]] (AOI). Il progetto coloniale terminò con l'occupazione britannica dei territori soggetti al dominio italiano nel [[1941]].
[[File:Grande Italia.jpg|thumb|left|250px|Mappa della ''[[Grande Italia]]'' : i territori in rosso mostrano le aree dell'Europa e del Nord Africa che dovevano essere incluse nel progetto del 1940. In giallo le aree occupate dagli italiani nel novembre 1942 e quelle che dovevano essere annesse nell'Impero italiano.]]
[[File:Addis Abeba (illustrazione di Filiberto Sbardella, in "La Rivista Illustrata del popolo d'Italia, maggio 1936).jpg|miniatura|Addis Abeba (illustrazione di Filiberto Sbardella, in "La Rivista illustrata del Popolo d'Italia, maggio 1936)]]
Dopo l'occupazione, tra il [[1940]] e il [[1941]], di alcune zone della [[Dalmazia]], del [[Montenegro]], dell'[[Albania]], del [[Kosovo]] e della [[Somaliland|Somaliland inglese]], da parte delle truppe italiane, l'obiettivo di Mussolini fu quello di estendere la presenza italiana anche a [[Malta]], [[Tunisia]], [[Gibuti|Somalia francese]] e [[Corsica]].
 
[[File:ProgettoImperoItaliano.jpg|miniatura|Il progetto mussoliniano di un ingrandito Impero italiano – dopo l'eventuale vittoria dell'Asse – includeva l'Egitto, il Sudan, Gibuti e il Kenya orientale: questo impero ingrandito (limiti in verde) doveva essere la continuazione in Africa della ''Grande Italia'']]
Dopo la [[Campagna di Francia|caduta della Francia]], l'illusione di una vittoria sulla [[Gran Bretagna]] spinse Mussolini e il Ministro degli Esteri [[Galeazzo Ciano|Ciano]] ad iniziare una serie di colloqui con gli ambiti civili di [[Algeria]], [[Egitto]] e [[Sudan]]. I colloqui vennero ben presto ostacolati dall'alleato tedesco e terminarono con la controffensiva britannica in Cirenaica.
 
=== La seconda guerra mondiale ===
Ai primi di novembre 1942, l'Italia raggiunse il suo massimo dominio nel Mediterraneo, quando truppe italiane occuparono la [[Corsica]], il [[Contea di Nizza|Nizzardo]] e la [[Savoia (regione storica)|Savoia]] mentre si svolgeva la [[Seconda battaglia di El Alamein]]<ref>Davide Rodogno. Fascism's European Empire. Cambridge University Press, 2006. ISBN 0-521-84515-7</ref>
Durante la [[seconda guerra mondiale]] Corfù fu rioccupata dall'[[Regio esercito|Esercito Italiano]] nell'aprile [[1941]]. Tale occupazione durò fino al settembre [[1943]]: durante questo periodo, sempre insieme alle [[Isole Ionie]], venne amministrata come entità separata rispetto alla Grecia con l'intento di prepararne l'annessione al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].
 
Nel corso della seconda guerra mondiale, Mussolini e altri suoi gerarchi progettarono un ingrandimento dell'Impero italiano, qualora si fosse fatta una conferenza di pace dopo la vittoria dell'Asse.<ref>Maravigna, General Pietro. ''Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi''. p. 127</ref> Il progetto, basato sul congiungimento delle due sezioni dell'Impero italiano nel 1939 (la Libia e l'Africa Orientale Italiana) tramite la conquista dell'[[Regno d'Egitto|Egitto]] e del [[Sudan]]<ref>Rovighi, Alberto. ''Le Operazioni in Africa Orientale'' pag. 83</ref> - cui si sarebbero poi aggiunti la Somalia inglese (occupata temporaneamente nell'estate del 1940), [[Gibuti]] e la parte orientale del [[Kenya]] britannico<ref>Antonicelli, Franco (1961). ''Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945'' pag. 107</ref> - prevedeva una notevole colonizzazione di italiani (oltre un milione da trasferire principalmente in Etiopia ed Eritrea e circa mezzo milione in Libia)<ref>'Systematic "demographic colonization" was encouraged by Mussolini's government. A project initiated by Libya's governor, Italo Balbo, brought the first 20,000 settlers--the ventimilli--to Libya in a single convoy in October 1938....Plans envisioned an Italian colony of 500,000 settlers by the 1960s' (Una sistematica "colonizzazione demografica" fu incoraggiata dal governo di Mussolini. Un progetto iniziato dal governatore della Libia, Italo Balbo, portò i primi 20.000 coloni, detti Ventimilli, in Libia nell'ottobre 1938.....Progetti visionavano una colonia italiana di 500.000 coloni negli anni sessanta) da Chapin Metz, Hellen. Libya: A Country Study. Washington: GPO for the Library of Congress, 1987</ref> e il controllo del [[canale di Suez]].<ref>Maravigna, General Pietro. ''Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi.''pag. 183</ref>
Sul finire del [[1941]] [[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] e [[Terzo Reich|Germania]] intavolarono una trattativa per occupare militarmente e politicamente la [[Svizzera]], progetto poi mai andato in opera.
 
[[File:Grande Italia.jpg|miniatura|sinistra|Mappa della Grande Italia secondo il progetto del 1940: {{Legenda|#CB0000|Territori da includere nell'Italia metropolitana}}{{Legenda|#CA9001|Aree da includere nell'Impero coloniale italiano}}]]
Prevedeva la spartizione in 2 parti: alla [[Terzo Reich|Germania]] la parte settentrionale di [[lingua tedesca]] e [[lingua francese|francese]], all'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] il [[Canton Ticino]], il [[Vallese]] e i [[Grigioni]] oltre a [[Canton Ginevra|Ginevra]] aggregata alla Savoia italiana.<ref>[fonte televisione della Svizzera italiana]</ref>
Dopo l'occupazione, tra il [[1939]] e il [[1941]], di alcune zone della [[Dalmazia]], del [[Regno del Montenegro (1941-1944)|Montenegro]], dell'[[Occupazione italiana dell'Albania (1939-1943)|Albania]], del [[Kosovo]] e della [[Somaliland|Somalia britannica]], da parte delle truppe italiane, l'obiettivo di Mussolini fu quello di estendere la presenza italiana anche a [[Malta]], [[Tunisia]], [[Gibuti|Somalia francese]] e [[Corsica]].
 
Dopo la [[Campagna di Francia|caduta della Francia]], l'illusione di una vittoria sulla [[Regno Unito|Gran Bretagna]] spinse Mussolini e il Ministro degli Esteri [[Galeazzo Ciano|Ciano]] ad iniziare una serie di colloqui con gli ambiti civili di [[Algeria francese|Algeria]], [[Regno d'Egitto|Egitto]] e [[Sudan]]. I colloqui vennero ben presto ostacolati dall'alleato tedesco e terminarono con la controffensiva britannica in Cirenaica.
===Fine dell'Impero===
L'Impero italiano tramontò definitivamente nel corso del [[1943]], dopo l'espulsione del regio esercito ad opera delle forze britanniche e del ''[[Commonwealth]]'', prima dall'Africa orientale ([[Campagna Alleata in Africa Orientale]]), nel novembre del [[1941]], e successivamente dal Nord Africa ([[Campagna del Nord Africa]]), nella primavera del 1943.
 
Ai primi di novembre 1942, a seguito degli [[Operazione Torch|sbarchi alleati in Marocco e Algeria]], l'Italia con l'[[operazione Anton]] [[occupazione italiana della Corsica|occupò la Corsica]] e una fascia di territorio francese larga all'incirca {{M|200|u=km}} a ovest del confine.<ref>Davide Rodogno, ''Fascism's European Empire'', Cambridge University Press, 2006, ISBN 0-521-84515-7.</ref> Con quest'operazione (e le successive occupazioni della Tunisia<ref>Maravigna, General Pietro (1949). ''Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi'', p. 214.</ref> e del [[Principato di Monaco]]) il territorio occupato dall'Italia nel Mediterraneo raggiunse la sua massima estensione, ma si trattò di un successo effimero, in quanto negli stessi giorni la [[seconda battaglia di El Alamein]] e il successivo crollo del fronte libico portarono alla perdita dell'Africa settentrionale e poi all'invasione alleata dello stesso territorio metropolitano italiano.
Le truppe italiane in [[Albania]], nel [[Dodecaneso]] e nelle altre isole greche, non senza episodi cruenti come la [[Strage di Cefalonia]], vennero ritirate a partire dal settembre [[1943]] dopo la caduta di [[Benito Mussolini|Mussolini]] e la successiva resa dell'Italia.
 
Sul finire del [[1941]] [[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] e [[Germania nazista|Germania]] intavolarono una trattativa per occupare militarmente e politicamente la [[Svizzera]], progetto poi mai andato in opera. Prevedeva la spartizione in due parti: alla [[Germania nazista|Germania]] la parte settentrionale di [[lingua tedesca]] e [[Lingua francese|francese]], all'[[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] il [[Canton Ticino]], il [[Vallese]] e i [[Grigioni]] oltre a [[Canton Ginevra|Ginevra]] aggregata alla Savoia italiana.<ref>Fonte: Televisione della Svizzera italiana.</ref>
Formalmente l'Italia venne privata di tutti i propri possedimenti coloniali con il [[Trattato di Parigi (1947)|trattato di Parigi]] del [[1947]]. Nel [[1950]] le [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]] riconobbero all'Italia l'amministrazione fiduciaria della [[Somalia Italiana]] fino al [[1960]].
 
=== Invasione italiana dell'Egitto ===
== Colonie italiane ==
{{vedi anche|Invasione italiana dell'Egitto}}
[[File:Italian empire 1940.PNG|300px|right|thumb|L'Impero Italiano nel 1940.]]
L{{'}}'''invasione italiana dell'Egitto''' fu un'offensiva [[Regno d'Italia|italiana]] contro le forze del [[Commonwealth]], durante le prime fasi della [[campagna del Nordafrica]] della [[seconda guerra mondiale]] che comportò all'annessione temporanea del nord dell'Egitto all'[[impero italiano]]. L'operazione aveva lo scopo di impossessarsi del [[canale di Suez]], partendo dalla [[Libia italiana|colonia libica]] e attraversando l'[[Egitto]] settentrionale. Dopo diversi problemi, l'obiettivo divenne semplicemente avanzare in territorio egiziano e attaccare le forze britanniche nella regione.
===Eritrea (1882 - 1947)===
{{Vedi anche|Colonia Eritrea|Eritrea (governo)}}
L'area del [[Mar Rosso]] fu una delle zone che suscitò il maggior interesse dei governi della [[Sinistra storica|Sinistra]] italiana.
 
La [[10ª Armata (Regio Esercito)|10ª Armata italiana]] avanzò per più di {{M|100|u=km}} in Egitto ma si scontrò solo con il 7º Gruppo di Supporto britannico, in particolare con la [[7th Armoured Division|7ª Divisione Corazzata]] britannica. Il 16 settembre [[1940]], la 10ª Armata si fermò in posizioni difensive presso il porto di [[Sidi Barrani]], in attesa dell'arrivo del [[genio militare]] per estendere la [[Via Balbia]] con la [[Via della Vittoria]] per ottenere più rifornimenti e continuare l'avanzata verso est.
Primo nucleo della futura colonia Eritrea fu l'area commerciale stabilita dalla società [[Rubattino]] nel [[1869]] presso la baia di [[Assab]]. Abbandonata per una decina d'anni, fu poi acquistata dallo stato italiano nel [[1882]], venendo a costituire il più antico fra i possedimenti coloniali italiani in Africa e nel resto del mondo. Nel [[1885]] anche il porto di [[Massaua]] cadde sotto il dominio italiano.
=== La caduta del fascismo e la fine ===
{{Vedi anche|Campagna dell'Africa Orientale Italiana}}
L'Impero tramontò definitivamente nel corso del [[1943]], dopo l'espulsione del regio esercito ad opera delle forze britanniche e del ''[[Commonwealth]]'', prima dall'Africa orientale([[Campagna dell'Africa Orientale Italiana]]), nel novembre del [[1941]], e successivamente dal Nordafrica ([[Campagna del Nord Africa]]), nella primavera del 1943.
 
Le truppe italiane in [[Occupazione italiana dell'Albania (1939-1943)|Albania]], nel [[Dodecaneso italiano|Dodecaneso]] e nelle altre isole greche, non senza episodi cruenti come la [[Strage di Cefalonia]], vennero ritirate a partire dal settembre [[1943]] dopo la [[caduta di Mussolini]] e la successiva resa dell'Italia, che pose fine all'aspirazione di fare dell'Italia una "potenza mondiale".<ref>Ion Smeaton Munro, ''Trough Fascism to World Power: A History of the Revolution in Italy'' (1971), pag. 96.</ref> Dopo la fine dalla [[seconda guerra mondiale]] l'Italia venne privata di tutti i propri possedimenti con il [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|trattato di Parigi del 1947]].
 
Come conseguenza furono inoltre attuate piccole rettifiche sulla frontiera con la [[Francia]] e a cedere alla Jugoslavia [[Fiume (Croazia)|Fiume]], il territorio di [[Zara]], le isole di [[Lagosta (isola)|Lagosta]] e [[Pelagosa]], l'alta valle dell'[[Isonzo]] e gran parte dell'[[Istria]] e del [[Carso]] triestino e goriziano. Il trattato determinò la perdita di tutte le colonie fasciste, mentre per quelle prefasciste le decisioni spettarono all'[[ONU]], che scelse di attribuire il [[Dodecaneso]] alla [[Grecia]], affidare la [[Libia]] ad un'amministrazione anglo-francese e cedere l'[[Eritrea]] alla [[Gran Bretagna]].<ref>Saul Kelly, ''Cold War in the Desert: Britain, the United States and the Italian Colonies, 1945–52'', 978-1-349-41443-7, 978-0-333-98532-8, 978-0-333-79482-1 Palgrave Macmillan UK 2000.</ref> L'[[ONU]] concesse solo di esercitare un [[Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia|protettorato sulla Somalia]], che terminò il 1º luglio [[1960]] con la nascita della [[Repubblica Somala]]<ref>[[Giuseppe Mammarella]], ''Storia d'Europa dal 1945 a oggi'', ed. Laterza, Roma-Bari, 2006, pag. 8.</ref>, formata dall'unione del protettorato con lo [[Stato del Somaliland]].
 
== Le colonie ==
{{vedi anche|possedimenti temporanei dell'Italia}}
[[File:Italian empire 1940.PNG|upright=1.4|miniatura|L'Impero italiano nel 1940]]
=== Eritrea (1882-1941) ===
{{Vedi anche|colonia eritrea|governatorato dell'Eritrea}}
Primo nucleo della futura colonia Eritrea fu l'area commerciale stabilita dalla società [[Rubattino]] nel [[1869]] presso la baia di [[Assab]]. Abbandonata per una decina d'anni, fu poi acquistata dallo Stato italiano nel [[1882]], venendo a costituire il più antico fra i possedimenti coloniali italiani in Africa e nel resto del mondo. Nel [[1885]] anche il porto di [[Massaua]] cadde sotto il dominio italiano.
 
Con il [[trattato di Uccialli]] i possedimenti italiani vennero estesi nell'entroterra fino alle sponde del fiume [[Mareb]]. Di conseguenza il 1º gennaio [[1890]] fu istituzionalizzato il possesso di quei territori con la creazione di una colonia retta da un governatore (il primo ad occupare tale carica fu il generale [[Baldassarre Orero]]), e avente capoluogo la città di [[Asmara]] (climaticamente più confortevole per gli italiani rispetto a Massaua).
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La massima espansione dei suoi confini fu raggiunta agli inizi del [[1896]], quando il Governatore della colonia, [[Oreste Baratieri]] dovette tramutare in realtà il progetto di occupazione dell'entroterra etiopico. Nel [[1894]] aveva fatto occupare la città sudanese di [[Cassala]], allora possedimento [[derviscio]], mentre nel [[1895]] durante la [[campagna d'Africa Orientale]], occupò ampie zone del Tigrè, comprendenti la città di [[Axum]]. A seguito della sconfitta nella battaglia di [[Adua]], i confini della colonia ritornarono ad essere quelli stabiliti dal Trattato e tali rimasero fino alla Guerra d'Etiopia.
 
Primo governatore non militare fu [[Ferdinando Martini]] a quel tempo convinto sostenitore della necessità per lo statoStato italiano di possedere colonie. A costui toccò il compito di ristabilire contatti pacifici con l'Etiopia, di migliorare i rapporti fra italiani e popolazioni indigene e di creare un corpo di funzionari che portasse avanti l'amministrazione della colonia. Fu grazie alla sua politica che la colonia ebbe degli Ordinamenti Organici e dei codici coloniali.
 
Uno degli ufficiali più attivi presso il Commissariato di Adua in Eritrea fu il friulano [[Giovanni Ellero]].
 
Durante il [[fascismo]], la colonia fu oggetto di un ambizioso progetto di modernizzazione, voluto dal Governatore [[Jacopo Gasparini]], che cercò di tramutarla in un importante centro per la commercializzazione dei prodotti e materie prime. [[Asmara]], la capitale dell'del [[Eritreagovernatorato italianadell'Eritrea]] popolata nel [[1939]] da 53.000 [[Italo-eritrei]] su un totale di 98.000 abitanti, fu luogo di un notevole sviluppo urbanistico/architettonico.
 
La colonia [[Eritrea]] venne inglobata nell'[[Africa Orientale Italiana]] nel [[1936]], diventando uno dei sei governi in cui era diviso il vicereame, i confini della colonia vennero riportati a quelli del [[1895]] con l'annessione del territorio del Tigrè.
 
Nella primavera del [[1941]] la colonia venne occupata, insieme al resto dell'[[Africa Orientale Italiana]], dalle truppe britanniche.
 
=== Somalia italiana (1890 - 1960) ===
{{Vedi anche|Somalia Italianaitaliana}}
La primaUn'altra colonia italiana fu stabilita nel sud della [[Somalia]] tra il [[1889]] e il [[1890]], inizialmente come [[protettorato]]. Nel giugno [[1925]] la sfera di influenza italiana venne estesa fino ai territori dell'[[Oltregiuba]] e le [[Isoleisole Giuba]], fino ad allora parte del [[Kenya]] inglese e cedute come ricompensa per l'entrata in guerra a fianco degli [[Alleati della prima guerra mondiale|Alleati]] durante la [[prima guerra mondiale]].
 
Negli anni venti e trenta si ebbe l'insediamento di numerosi [[Italo-somali|coloni italiani]] a [[Mogadiscio]] e nelle aree agricole come [[Villabruzzi]], con notevole sviluppo della colonia.
 
Dopo l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale (10 giugno 1940), nell'agosto [[1940]] [[Conquista italiana della Somalia Britannica|le truppe italiane occuparono la Somalia britannica]] ([[Somaliland]]), {{citazione necessaria| che fu amministrativamente incorporata nella Somalia italiana}}. Nei primi mesi del [[1941]] le truppe inglesi occuparono tutta la Somalia italiana e riconquistarono anche il [[Somaliland]].<ref>{{cita news |autore= Michele Pandolfo |anno= 2013 |titolo= La Somalia coloniale, una storia ai margini della memoria italiana |rivista= Processo penale, politica, opinione pubblica (secoli XVIII-XX) |numero= 14 (2) |url= https://journals.openedition.org/diacronie/272 |pubblicazione= |accesso=21 aprile 2020 |dataarchivio=4 luglio 2020 |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20200704152049/https://journals.openedition.org/diacronie/272 |urlmorto= no }}</ref>
 
Dopo l'invasione da parte delle truppe alleate nella [[seconda guerra mondiale]] la [[Somalia Italianaitaliana]] fu consegnata all'[[Italia]] in amministrazione fiduciaria decennale nel [[1950]].
 
=== Libia (1911 - 1943) ===
{{Vedi anche|Libia italiana}}
[[File:CrescitaTerritorial delgrowth territorioof dellaItalian LibiaLibya.jpgsvg|300px|thumbupright=1.4|rightminiatura|CrescitaProgressive delaggiunte territorioterritoriali dellaalla Libia italiana]]:
{{legenda|#009531|1912 - Dall'[[Impero ottomano]] - In seguito al [[Trattato di Losanna (1912)|trattato di Losanna]]}}
Dopo una breve [[Guerra Italo-Turca|guerra]] contro l'[[Impero ottomano]] nel [[1911]], l'Italia acquisì il controllo della [[Tripolitania]] e della [[Cirenaica]], ottenendo il riconoscimento internazionale a seguito degli accordi del [[Trattato di Losanna (1912)|Trattato di Losanna]]. Le mire italiane sulla Libia vennero appoggiate dalla [[Francia]], che vedeva di buon occhio l'occupazione di quel territorio in funzione anti-britannica. Con il [[fascismo]], alla Libia venne attribuito l'appellativo di ''quarta sponda'' negli [[anni 1930|anni trenta]], dopo che negli anni venti vi fu una [[Pacificazione della Libia|sanguinosa pacificazione della colonia]] ad opera di [[Rodolfo Graziani]].
{{legenda|#95be96|1919 - Dall'[[Storia dell'Algeria#La colonizzazione francese|Algeria Francese]] e dall'[[Africa Occidentale Francese]] - In seguito al [[trattato di Versailles]]}}
{{legenda|#ffffff|1923 - ''[[De jure]]'' dall'[[Impero ottomano]] - In seguito al [[Trattato di Losanna (1923)|trattato di Losanna]] - 1931 - ''[[De facto]]'' dai [[Senussi]] - In seguito alla [[conquista italiana di Cufra]]}}
{{legenda|#96ed97|1926 - Dall'[[Egitto]] - In compensazione alla partecipazione nella prima guerra mondiale}}
{{legenda|#ff0000|1934 - Dal [[Sudan Anglo-Egiziano]] - In compensazione alla partecipazione nella prima guerra mondiale}}
{{legenda|#940000|1935 - Dall'[[Africa equatoriale francese]] - Secondo l'[[accordo franco-italiano]] in compensazione alla partecipazione nella prima guerra mondiale - non ratificato}}]]
[[File:Italoturca1.jpg|miniatura|sinistra|Truppe italiane sparano contro i turchi a Tripoli (1911)]]
Dopo una breve [[Guerra Italo-Turca|guerra]] contro l'[[Impero ottomano]] nel [[1911]], l'Italia acquisì il controllo della [[Tripolitania]] e della [[Cirenaica]], ottenendo il riconoscimento internazionale a seguito degli accordi del [[Trattato di Losanna (1912)|trattato di Losanna]]. Le mire italiane sulla Libia vennero appoggiate dalla [[Francia]], che vedeva di buon occhio l'occupazione di quel territorio in funzione anti-britannica. Con il [[fascismo]], alla Libia venne attribuito l'appellativo di ''quarta sponda'' negli [[Anni 1930|anni trenta]], dopo che negli anni venti vi fu la [[Pacificazione della Libia|pacificazione della colonia]] ad opera di [[Rodolfo Graziani]].
 
Nel [[1934]], Tripolitania e Cirenaica vennero riunite per formare la colonia di ''Libia'', nome utilizzato 1.500 anni prima da [[Diocleziano]] per indicare quei territori. Il governatore [[Italo Balbo]] avviò un piano di colonizzazione che portò decine di migliaia di [[Italo-libici|Italianiitaliani in Libia]], con un conseguente enorme sviluppo socio-economicosocioeconomico della Libia.
 
L'Italia perse il controllo sulla Libia quando le forze italo-tedesche si [[Campagna di Tunisia|ritirarono in Tunisia]] nel [[1943]]. Dopo la fine della guerra, la Libia venne provvisoriamente amministrata dalla [[Gran Bretagna]] e dalla [[Francia]] nel [[Fezzan]] fino al conseguimento definitivo dell'indipendenza nel [[1951]].
 
==== Operazioni militari per la «riconquista» (1923-32) ====
=== Abissinia (1936 - 1941) ===
{{Vedivedi anche|AfricaRiconquista Orientaledella ItalianaLibia}}
L'Abissinia (l'odierna [[Etiopia]]) fu conquistata dalle truppe italiane, comandate dal generale [[Pietro Badoglio]] dopo la [[Guerra d'Etiopia|guerra del 1935-1936]]. La vittoria fu annunciata il 9 maggio [[1936]], il [[Re d'Italia]] [[Vittorio Emanuele III]] assunse il titolo di Imperatore d'Etiopia, Mussolini quello di Fondatore dell'Impero, e a [[Pietro Badoglio|Badoglio]] fu concesso il titolo di Duca di [[Addis Abeba]].
 
Gli accordi stipulati fra il governo italiano e il capo dei senussiti [[Idris di Libia|al sáied Moḥámmed Idrís]], durante la prima guerra mondiale e ratificati fra il 1915, il 1917 e il 1921, vennero giudicati contrari allo spirito dell'istituzione senussita dalla maggior parte dei notabili ''ikhwān'' locali e in generale fonte di forti contrasti interni. Ciò portò all'esilio in [[Egitto]] dell'[[emiro]] nel gennaio 1923, che iniziò da lì una tardiva resistenza anti-italiana<ref name=":3">{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/senussi_%28Enciclopedia-Italiana%29/|titolo=SENUSSI in "Enciclopedia Italiana"|lingua=it|accesso=19 novembre 2019}}</ref>. Il 6 marzo 1923, il [[Governatori della Cirenaica italiana|governatore della Cirenaica]], [[Luigi Bongiovanni]] proclamò lo [[Stato d'assedio]], iniziando poi le operazioni per la [[riconquista della Libia|«riconquista» della Libia]]<ref>{{Cita libro|autore=Vincenzo Lioy|titolo=L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica. Eritrea-Libia (1888-1932) Vol.3|anno=1964|editore=Istituto Poligrafico dello Stato|città=Roma|pp=72-76}}</ref>, che portarono alla dichiarazione della decadenza degli accordi preesistenti il 10 maggio 1923.<ref name=":3" />
Con l'annessione dell'Etiopia, i possedimenti italiani in Africa Orientale (Etiopia, [[Somalia]] ed [[Eritrea]]) furono unificati sotto il nome di [[Africa Orientale Italiana]] A.O.I., e posti sotto il governo di un Viceré.
 
[[Cufra]], considerata da Graziani "centro di raccolta di tutto il fuoriuscitismo libico", fu bombardata il 26 agosto e i ribelli inseguiti verso il confine con l'Egitto. Lo stesso Graziani parla di 100 ribelli uccisi, 14 ribelli passati per le armi e 250 fermati tra cui donne e bambini. Dopo una nuova insurrezione, il 20 gennaio [[1931]] la città venne rioccupata dagli italiani; ne seguirono tre giorni di violenze che provocarono la morte di circa 180-200 libici ed innumerevoli altre vittime tra i sopravvissuti:<ref name="Otto60">{{Cita libro|autore=Gustavo Ottolenghi|titolo=Gli Italiani e il colonialismo. I campi di detenzione italiani in Africa|editore=SugarCo|città=Milano|anno=1997|pagine=60 in poi}}</ref> 17 capi senussiti giustiziati, 35 indigeni [[Castrazione|evirati]] e lasciati morire [[Emorragia|dissanguati]], 50 donne stuprate, 50 fucilazioni, 40 esecuzioni con accette, baionette, sciabole. Le atrocità non risparmiarono neanche i bambini e le donne incinte.<ref name="Otto60"/><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Chiara Volpato|titolo=La violenza contro le donne nelle colonie italiane|rivista=DEP: deportati, esuli, profughi|editore=Rivista telematica Università di Venezia|url=https://www.unive.it/media/allegato/dep/n10-2009/Ricerche/Volpato.pdf|accesso=19 novembre 2019|dataarchivio=15 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200515151508/https://www.unive.it/media/allegato/dep/n10-2009/Ricerche/Volpato.pdf|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Jerary M. T.|titolo=I danni causati alla Libia dal colonialismo fascista (Documentazione dal punto di vista libico)|opera=Le guerre coloniali del fascismo|altri=a
L'Etiopia, insieme all'Eritrea, fu molto interessata dalla [[Italo-etiopici|emigrazione italiana]] e dalla costruzione di nuove strade, grandi infrastrutture (ponti, ecc.) e anche dalla sistemazione delle città, specie della capitale Addis Abeba secondo un piano regolatore prestabilito (nuovi quartieri, una nuova ferrovia). La breve presenza italiana, di soli 5 anni, e le difficoltà di pacificazione della zona, non permise la sistemazione totale della città, che sarebbe dovuta essere il fiore all'occhiello del colonialismo italiano. Tuttavia, quale membro della [[Lega delle Nazioni]], l'Italia ricevette la condanna internazionale per l'occupazione dell'Etiopia, che era uno stato membro.
cura di A. Del Boca|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=1991|pagine=387-399}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Rochat G.|titolo=Guerre italiane in Libia e in Etiopia. Studi militari (1921-1939)|editore=Pagus|città=Paese|anno=1991}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Romito P.|titolo=Un silenzio assordante. La violenza occultata su donne e minori|editore=Angeli|città=Milano|anno=2005}}</ref>
 
Grande fu l'impressione nel [[mondo islamico]]. La ''Nation Arabe'' scrisse:
Nei primi mesi del [[1941]] le truppe inglesi sconfissero gli italiani ed occuparono l'Etiopia, anche se alcuni focolai di resistenza italiana si mantennero attivi a Gondar fino all'autunno del [[1941]]. Inoltre si ebbe anche una [[Guerriglia italiana in Africa Orientale|guerriglia italiana]] durata fino al 1943. Gli inglesi reinsediarono il deposto [[Negus]], [[Haile Selassie]], esattamente cinque anni dopo la sua cacciata.
{{Citazione|Noi chiediamo ai signori italiani… i quali ora si gloriano di aver catturato cento donne e bambini appartenenti alle poche centinaia di abitanti male armati di Cufra che hanno resistito alla colonna occupante: "Che cosa c'entra tutto ciò con la civiltà?"}}
Il giornale di [[Gerusalemme]] ''Al Jamia el Arabia'' pubblicò il 28 aprile [[1931]], un manifesto in cui si ricordano:
{{Citazione|...alcune di quelle atrocità che fanno rabbrividire: da quando gli italiani hanno assalito quel paese disgraziato, non hanno cessato di usare ogni sorta di castigo ... senza avere pietà dei bambini, né dei vecchi...<ref>{{Cita pubblicazione|rivista=Al Jamia el Arabia|data=28 aprile 1931}}</ref>}}
 
===Albania (1939Etiopia (1936- 19431941) ===
{{Vedi anche|OccupazioneAfrica italianaOrientale dell'Albania (1939-1943)|Albania|CossovoItaliana}}
L'[[Etiopia]] fu conquistata dalle truppe italiane, comandate dal [[maresciallo d'Italia|maresciallo]] [[Pietro Badoglio]] dopo la [[Guerra d'Etiopia|guerra del 1935-1936]]. La vittoria fu annunciata da Benito Mussolini il 9 maggio [[1936]], il [[Re d'Italia (1861-1946)|Re d'Italia]] [[Vittorio Emanuele III]] assunse il titolo di Imperatore d'Etiopia; Mussolini quello di Fondatore dell'Impero, e a Badoglio fu concesso il titolo di Duca di [[Addis Abeba]]. Il 21 maggio 1936 il maresciallo Badoglio ritornò in Italia e cedette il comando supremo al maresciallo [[Rodolfo Graziani]].
[[File:Flag of Albania (1939).svg|thumb|right|200px|Bandiera dell'Albania sotto il governo fascista di [[Shefquet Verlaci]].]]
[[File:Flag of luogotenente generale in Albania of the Kingdom of Italy.svg|thumb|right|200px|Bandiera distintivo di Luogotenente Generale in Albania]]
 
Con l'annessione dell'Etiopia, i possedimenti italiani in Africa Orientale (Etiopia, [[Somalia]] ed [[Eritrea]]) furono unificati sotto il nome di [[Africa Orientale Italiana]] A.O.I., e posti sotto il governo di un Viceré che inizialmente fu il maresciallo Graziani sostituito nel dicembre 1937 da [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Amedeo Duca d'Aosta]].
L'[[Albania]] era sotto la [[sfera di influenza]] italiana dagli anni venti, e l'isola di [[Saseno]] davanti [[Valona]] era parte integrante del Regno d'Italia dai tempi della "Pace di Parigi" ([[1919]]).
 
L'Etiopia, insieme all'Eritrea, fu molto interessata dalla [[Italo-etiopici|emigrazione italiana]] e dalla costruzione di nuove strade, grandi infrastrutture (ponti, ecc.) e anche dalla sistemazione delle città, specie della capitale Addis Abeba secondo un piano regolatore prestabilito (nuovi quartieri, una nuova ferrovia). La breve presenza italiana, di soli 5 anni, e le difficoltà di pacificazione della zona, non permise la sistemazione totale della città, che sarebbe dovuta essere il fiore all'occhiello del colonialismo italiano; la resistenza etiopica degli ''[[arbegnuoc]]'' ("patrioti") fu infatti attiva e pericolosa durante tutti gli anni del dominio italiano. Inoltre, quale membro della [[Lega delle Nazioni]], l'Italia ricevette la condanna internazionale per l'occupazione dell'Etiopia, che ne era uno Stato membro.
Dopo alterne vicende, l'Albania venne occupata militarmente da truppe italiane nel [[1939]]. Alla base di questa decisione, vi fu il tentativo di [[Benito Mussolini|Mussolini]] di controbilanciare l'alleanza con la sempre più potente [[Germania nazista]] di [[Adolf Hitler|Hitler]], dopo l'[[Anschluss|occupazione dell'Austria]] e della [[Cecoslovacchia]]. L'invasione dell'Albania, iniziata il 7 aprile [[1939]] fu completata in cinque giorni. Il re [[Zog I di Albania|Zog]] si rifugiò a [[Londra]].
 
Nei primi mesi del [[1941]] le truppe britanniche, con l'appoggio degli ''arbegnuoc'', sconfissero gli italiani e occuparono l'Etiopia, anche se alcuni focolai di resistenza italiana si mantennero attivi a Gondar fino all'autunno del [[1941]]. Inoltre si ebbe anche una [[Guerriglia italiana in Africa Orientale|guerriglia italiana]] durata fino al 1943. I britannici reinsediarono il deposto [[Negus]], [[Hailé Selassié]], esattamente cinque anni dopo la sua cacciata.
[[Vittorio Emanuele III]] ottenne la corona albanese, e venne insediato un governo fascista guidato da [[Shefquet Verlaci]]. Le forze dell'esercito albanese vennero incorporate in quello italiano.
 
=== Il protettorato sull'Albania (1918-1920) ===
Nel [[1941]] vennero uniti all'[[Albania]] i territori dove predominava l'etnia albanese: il [[Cossovo]], alcune piccole aree del [[Montenegro]] ed una parte della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] (territori già [[Regno di Jugoslavia|iugoslavi]]).
{{Vedi anche|Protettorato italiano dell'Albania|Albania|Kosovo}}
Il [[protettorato italiano dell'Albania]] si instaurò in quel paese negli anni 1918-1920. Nacque nell'ambito delle operazioni sul [[Campagna dei Balcani (prima guerra mondiale)|fronte balcanico]] nella prima guerra mondiale, dopo la conclusione della [[campagna di Albania]].
 
L'intervento italiano si concretizzò, a partire dal [[1914]], in una spedizione militare, poi denominata "[[corpo di spedizione italiano in Albania]]", promossa dal governo italiano allo scopo di contrastare le forze austro-ungariche e di controllare quel territorio.<ref>{{Cita web |url=http://books.google.it/books?id=9-pCjXgjL7UC&pg=PA27&lpg=PA27&dq=italiani+in+albania+nel+1918&source=bl&ots=iAF25vu6Z1&sig=EeZZ8eWoIybB_CzK6pyQhj20QGg&hl=it&ei=p2Z1TZ31KJGovQOCksHkBQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=10&ved=0CF0Q6AEwCQ#v=onepage&q=italiani%20in%20albania%20nel%201918&f=false |titolo=Italiani in Albania nella Grande Guerra |accesso=19 marzo 2020 |dataarchivio=7 aprile 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150407105159/http://books.google.it/books?id=9-pCjXgjL7UC&pg=PA27&lpg=PA27&dq=italiani+in+albania+nel+1918&source=bl&ots=iAF25vu6Z1&sig=EeZZ8eWoIybB_CzK6pyQhj20QGg&hl=it&ei=p2Z1TZ31KJGovQOCksHkBQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=10&ved=0CF0Q6AEwCQ#v=onepage&q=italiani%20in%20albania%20nel%201918&f=false |urlmorto=no }}</ref>
La [[resistenza albanese]] contro l'occupazione italiana iniziò nell'estate [[1942]] e si fece più violenta e organizzata nel [[1943]]: nell'estate del [[1943]] le montagne interne erano difatti sotto il controllo diretto della resistenza albanese guidata da [[Enver Hoxha]]. Nel settembre [[1943]], dopo la caduta di [[Benito Mussolini|Mussolini]], il controllo sull'Albania venne assunto dalla [[Germania nazista]].
 
=== Il Dodecaneso (1912 - 1943) ===
{{Vedi anche|Isoleisole italiane dell'Egeo}}
Tra l'aprile e l'agosto del [[1912]], durante la fase conclusiva della guerra in Libia contro l'[[Imperoimpero Ottomanoottomano]], l'Italia decise di occupare dodici [[Isole egee|isole dell'Egeo]] sottoposte al dominio turco: il cosiddetto [[Dodecaneso]]. A seguito del [[Trattato di Losanna (1912)|Trattatotrattato di Losanna]], l'Italia poté mantenere l'occupazione militare delle dodici isole fino a quando l'esercito turco non avesse abbandonato completamente l'area libica. Questo processo avvenne lentamente, anche perché alcuni ufficiali ottomani decisero di collaborare con la resistenza libica, per cui l'occupazione dell'area nel mar Egeo venne mantenuta nei fatti fino al 2124 agostomaggio [[1915]], giorno in cui l'Italia, entrata nella [[prima guerra mondiale]] assieme le forze dell'[[Intesa]], riprese le ostilità contro l'Impero Ottomanoottomano.
 
Durante la guerra e l'[[occupazione italiana di Adalia]] l'isola di [[Rodi]] fu sede di un'importante base navale per le forze [[Royal Navy|marine britanniche]] e [[Marine Nationale|francesi]].
 
Dopo la vittoria nella [[prima guerra mondiale]], il Regno d'Italia intendeva consolidare formalmente la propria presenza nell'area dell'Egeo e lungo le coste turche. Tramite un accordo con il governo greco all'interno del [[Trattatotrattato di Sèvres]] del [[1919]], si stabilì che Rodi diventasse italiana anche dal punto di vista formale, mentre le altre undici isole sarebbero passate alla Grecia, come la totalità delle altre isole del mar Egeo. In cambio, l'Italia avrebbe ottenuto dallo statoStato greco il controllo della parte sud-ovest dell'Anatolia ([[Occupazioneoccupazione italiana di Adalia]]), che si estendeva da Konya fino ad Alanya e che comprendeva il bacino carbonifero di [[Antalia|Adalia]]. La sconfitta dei greci nella guerra contro la Repubblica di Turchia nel [[1922]], rese impossibile l'accordo e l'Italia mantenne l'occupazione di fatto delle isole fino a quando, con il [[Trattato di Losanna (1923)|Trattatotrattato di Losanna]] del [[1923]], l'amministrazione dell'arcipelago non le fu riconosciuto internazionalmente.
 
Negli [[anniAnni 1920|anni venti]] e [[anniAnni 1930|trenta]] l'amministrazione fascista da un lato portò degli ammodernamenti, come la costruzione di ospedali e acquedotti, ma si distinse anche per il tentativo di italianizzare con diversi provvedimenti le dodici isole, i cui abitanti erano a maggioranza di [[lingua greca]], con la presenza di minoranze, [[Lingua turca|turca]] ed [[lingua ebraica|ebraica]].
 
Nel settembre [[1943]] dopo l'[[Armistizioarmistizio di Cassibile]], i soldati del [[Terzo Reich]] occuparono le isole. L'8 maggio del [[1945]] le forze britanniche presero possesso dell'isola di Rodi e tramutarono il Dodecaneso in un protettorato. Con il [[Trattato di Parigi (1947)|trattato di Parigi]], gli accordi fra Grecia e Italia stabilirono il possesso formale delle isole da parte dello statoStato greco, che assunse pieno controllo amministrativo solamente nel [[1948]].
 
=== L'AnatoliaSaseno (1919 1914- 19221920) ===
L'isola di [[Saseno]] fu occupata il 30 ottobre [[1914]] dal [[Regno d'Italia]], fino a quando, dopo la prima guerra mondiale, il 18 settembre [[1920]], grazie a un accordo italo-albanese (accordo di [[Tirana]] del 2 agosto [[1920]], in cambio delle pretese italiane su [[Valona]]) e a un accordo con la [[Grecia]], entrò a far parte dell'[[Italia]] che la voleva per la sua posizione strategica, facendone una base navale fino al 1944.
{{Vedi anche|Occupazione italiana di Adalia}}
 
Fece prima parte della [[provincia di Zara]] (dal 1920 al [[1941]]), poi nel 1941 entrò a far parte della [[provincia di Cattaro]] ([[Dalmazia]]). Occupata dai tedeschi nel settembre del [[1943]] e dai partigiani albanesi nel maggio del [[1944]], l'isola venne restituita all'Albania per effetto del [[Trattati di Parigi (1947)|Trattato di Parigi]] del 10 febbraio [[1947]].
[[File:TreatyOfSevres (corrected).PNG|thumb|right|400px|Mappa della zona di influenza italiana in Turchia (1919-1922) a seguito del Trattato di Sèvres del 1920]]
 
Oggi sull'isola esiste un deposito e una caserma della [[Guardia costiera]] aperta nel 1997 per reprimere i traffici illeciti tra l'[[Italia]] e l'[[Albania]] e restano le installazioni (incluso un faro e varie fortificazioni) costruite durante la precedente occupazione italiana.
Per quasi quattro anni dopo la fine della ''Grande Guerra'', l'Italia cercó di creare una colonia in [[Anatolia]] dove occupò militarmente la fascia costiera tra Smirne ed Adalia.
 
=== L'Anatolia (1919-1922) ===
Infatti a partire dal 1912, dopo l'occupazione del [[Dodecaneso]], l'Italia fece degli studi per una penetrazione sulla costa anatolica più prossima all'arcipelago. La città di [[Adalia]] rappresentava il centro di tale interesse, non escludendo anche la pianura del fiume Meandro e la città portuale di [[Smirne]], considerata la porta commerciale dell'intera [[Turchia]] asiatica.
{{vedi anche|occupazione italiana di Adalia}}
[[File:Treaty of Sèvres 1920-it.svg|miniatura|Il [[trattato di Sèvres]] (firmato nel 1920, ma mai ratificato) prevedeva che l'[[Anatolia]] fosse divisa in varie sfere di influenza. In verde chiaro la zona d'influenza teoricamente assegnata al Regno d'Italia; delimitata da linea continua verde, l'effettiva [[occupazione italiana di Adalia]] (1919-1922).]]
Per quasi quattro anni dopo la fine della ''Grande Guerra'', l'Italia cercò di creare una colonia in [[Anatolia]] dove occupò militarmente la fascia costiera tra Smirne ed Adalia.
 
Infatti a partire dal 1912, dopo l'occupazione del [[Dodecaneso]], l'Italia fece degli studi per una penetrazione sulla costa anatolica più prossima all'arcipelago. La città di [[Adalia]] rappresentava il centro di tale interesse, non escludendo anche la pianura del fiume Meandro e la città portuale di [[Smirne]], considerata la porta commerciale dell'intera [[Turchia]] asiatica. Tuttavia la concessione del governo turco ad un gruppo finanziario italiano per intraprendere alcuni lavori portuali e la costruzione della ferrovia Adalia-Burdur (1913) incontrò l'opposizione di Francia e Germania, interessate all'influenza economica in Anatolia.
L'entrata in guerra al fianco dell'[[Intesa]] rappresentò per il governo di Roma un'occasione propizia per imporre le sue mire sull'[[Anatolia]], tuttavia reciproci sospetti e incomprensioni tra gli italiani e gli scomodi alleati anglo-francesi portarono a un nulla di fatto, che si aggravò nel 1919 con la conferenza di Versailles. Infatti, conclusasi la guerra, la Grecia, che aveva gli stessi interessi italiani sulla zona dell'Egeo, oltre a pretendere la cessione del Dodecaneso da Roma, era favorita dalle simpatie di Londra e Parigi per ereditare dall'Impero ottomano tutte quelle colonie elleniche che risiedevano sulla costa anatolica.
 
L'entrata in guerra al fianco dell'[[Intesa]] rappresentò per il governo di Roma un'occasione propizia per imporre le sue mire sull'[[Anatolia]], ricevendo solo un vago riconoscimento dei suoi interessi sulla regione nell'accordo di San Giovanni di Moriana (1917); tuttavia reciproci sospetti e incomprensioni tra gli italiani e gli scomodi alleati anglo-francesi portarono a un nulla di fatto, che si aggravò nel 1919 con la conferenza di Versailles. Infatti, conclusasi la guerra, la Grecia, che aveva gli stessi interessi italiani sulla zona dell'Egeo, oltre a pretendere la cessione del Dodecaneso da Roma, era favorita dalle simpatie di Londra e Parigi per ereditare dall'Impero ottomano tutte quelle zone della costa anatolica abitate oltre che dai turchi da una popolazione greca.
L'Italia, non potendo ottenere nulla in sede diplomatica, agì di conseguenza, inviando nella primavera del 1919 una spedizione militare di circa 12.000 uomini con base Rodi e destinata ad occupare i principali centri e porti tra Adalia e Smirne. Quest'ultima città tuttavia nel frattempo fu concessa dal tavolo della pace ad [[Atene]] e quindi non fu mai occupata dalle truppe italiane.
 
L'Italia, non potendo ottenere nulla in sede diplomatica, agì di conseguenza, inviando nel marzo del 1919 una spedizione militare di circa 12.000 uomini con base Rodi e destinata ad occupare i principali centri e porti tra Adalia e Smirne. Quest'ultima città tuttavia nel frattempo fu concessa dal tavolo della pace ad [[Atene]] durante l'abbandono per protesta da parte della delegazione italiana, e quindi non fu mai occupata dalle truppe italiane.
 
Il comando italiano, su indicazioni del governo, mantenne per circa tre anni i suoi presidi, sperando che la situazione internazionale si sbloccasse in favore di Roma, arretrando però gradualmente le posizioni in relazione agli sviluppi diplomatici e all'inaspettata avanzata di [[Mustafa Kemal]].
 
Le pesanti sconfitte inflitte dai kemalisti agli ellenici e la comprensione dell'escalation di violenza e di poca redditività politico-economica di tutta l'operazione, portò l'Italia a decidere il completo abbandono di un grande sogno nel [[Mediterraneo orientale]]. NellIl 5 luglio 1921 fu ritirato il presidio italiano e nell'autunno del 1922 gli ultimi reparti lasciarono la terra fermaterraferma, per rientrare a Rodi, concludendo qualsiasi ambizione politica e militare sul territorio ex ottomano, mantenendo però l'occupazione dell'isola di Castellorizo come parte integrante del Dodecanneso.<ref>[[Giovanni Cecini]], ''Il Corpo di Spedizione italiano in Anatolia (1919-1922)'', Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercitodell'Esercito, Roma 2010.</ref>.
 
=== Tientsin,Africa CinaOrientale Italiana (1901 1936- 19471941) ===
{{Vedi anche|ConcessioneAfrica italianaOrientale di TientsinItaliana}}
[[File:Africa1898.png|miniatura|Mappa francese dell'Africa (circa [[1911]])]]
[[File:Italian Concession of Tientsin. Piazza Regina Elena and WWI monument..jpg|thumb|right|Il monumento commemorativo della prima guerra mondiale a Piazza Regina Elena, nella Concessione italiana di Tientsin.]]
Con la conquista di gran parte dell'Etiopia si procedette a una ristrutturazione delle colonie del [[Corno d'Africa]]. [[Somalia]], [[Eritrea]] e Abissinia vennero riunite nel vicereame dell'[[Africa Orientale Italiana]] (AOI). Il progetto coloniale terminò con l'occupazione britannica dei territori soggetti al dominio italiano nel [[1941]].
Nel [[1901]], come a molte altre potenze straniere, fu garantito all'Italia una [[Concessione internazionale|concessione]] commerciale nell'area della città di [[Tianjin|Tientsin]] (l'odierna [[Tianjin]]) in [[Cina]]. La concessione italiana, di 46 [[ettari]], fu una delle minori concessioni concesse dal [[Impero Cinese|Celeste impero]] alle potenze europee. Dopo la fine della [[prima guerra mondiale]] la concessione austriaca nella stessa città fu inglobata in quella italiana. I termini di tale concessione vennero ridiscussi, e infine la stessa concessione venne di fatto sospesa, a seguito di un accordo tra la [[Repubblica Sociale Italiana]] e il governo filo-giapponese della [[Repubblica di Nanchino]] (che inglobò la concessione) nel [[1944]]. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, la guarnigione italiana a Tientsin combatté contro i giapponesi, ma dovette poi arrendersi e pagare con la prigionia in [[Corea]]. La concessione di Tientsin, così come i quartieri commerciali italiani a [[Shanghai]], [[Hankow]] e [[Pechino]], furono nuovamente concessi alla Cina con il trattato di pace del [[1947]].<ref>[http://www.discovertianjin.org/map/e1938map.htm Mappa]</ref>
 
L'Etiopia fu la colonia italiana, insieme con l'Eritrea, più interessata dalla costruzione di nuove strade, grandi infrastrutture (ponti, ecc.) e anche dalla sistemazione delle città, specie della capitale Addis Abeba secondo un piano regolatore prestabilito (nuovi quartieri, una nuova ferrovia). La breve presenza italiana, di soli 5 anni, e le difficoltà di pacificazione della zona, non permise la sistemazione totale della città, che avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello del colonialismo italiano. Tuttavia, quale membro della [[Società delle Nazioni]], l'Italia ricevette la condanna internazionale per l'occupazione dell'Etiopia, che era uno Stato membro.
 
Nei primi mesi del [[1941]] le truppe inglesi sconfissero gli italiani e occuparono l'Etiopia, anche se alcuni focolai di resistenza italiana si mantennero attivi a Gondar fino all'autunno del [[1941]]. Inoltre si ebbe anche una [[Guerriglia italiana in Africa Orientale|guerriglia italiana]] durata fino al 1943. Gli inglesi reinsediarono il deposto [[Negus]], [[Hailé Selassié]], esattamente cinque anni dopo la sua cacciata.
 
=== Albania (1939-1943) ===
{{Vedi anche|Protettorato Italiano del Regno d'Albania (1939-1943)}}
 
L'[[Albania]] era sotto la [[sfera di influenza]] italiana dagli anni venti, e l'isola di [[Saseno]] davanti a [[Valona]] era parte integrante del Regno d'Italia dai tempi della Pace di Parigi ([[1919]]). Dopo alterne vicende, l'Albania venne occupata militarmente da truppe italiane nel [[1939]]. Alla base di questa decisione, vi fu il tentativo di [[Benito Mussolini|Mussolini]] di controbilanciare l'alleanza con la sempre più potente [[Germania nazista]] di [[Adolf Hitler|Hitler]], dopo l'[[Anschluss|occupazione dell'Austria]] e della [[Cecoslovacchia]]. L'invasione dell'Albania, iniziatasi il 7 aprile [[1939]] fu completata in cinque giorni. Il re [[Zog I di Albania|Zog]] si rifugiò a [[Londra]].
 
Vittorio Emanuele III ottenne la corona albanese, e venne insediato un governo fascista guidato da [[Shefqet Vërlaci]]. Le forze dell'esercito albanese vennero incorporate in quello italiano.
 
Nel [[1941]] vennero uniti all'[[Albania]] il [[Kosovo]], alcune piccole aree del [[Montenegro]] e una parte della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] (territori già [[Regno di Jugoslavia|iugoslavi]]).
 
La resistenza contro l'occupazione italiana incominciò nell'estate [[1942]] e si fece più violenta e organizzata nel [[1943]]: nell'estate del [[1943]] le montagne interne erano difatti sotto il controllo diretto della resistenza albanese guidata da [[Enver Hoxha]]. Nel settembre [[1943]] dopo la [[caduta del fascismo]], il controllo sull'Albania venne assunto dalla [[Germania nazista]].
 
=== Tientsin, Cina (1901-1947) ===
{{Vedi anche|corpo di spedizione italiano in Cina|possedimenti italiani in Cina|concessione italiana di Tientsin}}
[[File:Italian Concession of Tientsin. Piazza Regina Elena and WWI monument..jpg|miniatura|sinistra|Il monumento commemorativo della prima guerra mondiale a piazza Regina Elena, nella [[concessione italiana di Tientsin]]]]
Nel [[1901]], come a molte altre potenze straniere, fu garantito all'Italia una [[Concessione internazionale|concessione]] commerciale nell'area della città di Tientsin (l'odierna [[Tianjin]]) in [[Cina]]. La concessione italiana, di 46 [[ettari]], fu una delle minori concessioni concesse dall'impero cinese alle potenze europee. Dopo la fine della prima guerra mondiale la concessione austriaca nella stessa città fu inglobata in quella italiana portandola quindi a {{M|1,04|u=km²}}. I termini di tale concessione vennero ridiscussi, e infine la stessa concessione venne di fatto sospesa, a seguito di un accordo tra la [[Repubblica Sociale Italiana]] e il governo filo-giapponese della [[Repubblica di Nanchino]] (che inglobò la concessione) nel [[1944]]. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, la guarnigione italiana a Tientsin combatté contro i giapponesi, ma dovette poi arrendersi e pagare con la prigionia in [[Corea]]. La concessione di Tientsin, così come i quartieri commerciali italiani a [[Concessione internazionale di Shangai|Shanghai]], [[Hankow]] e Pechino e tutti i [[Possedimenti italiani in Cina]], furono nuovamente annessi dalla Cina con il trattato di pace del [[1947]].<ref>{{cita web|url=http://www.discovertianjin.org/map/e1938map.htm|titolo=Mappa|accesso=20 febbraio 2010|dataarchivio=30 settembre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110930195733/http://www.discovertianjin.org/map/e1938map.htm|urlmorto=no}}</ref>
 
== Sinossi territoriale generale ==
 
Nel 1939, alla vigilia della [[seconda guerra mondiale]], i territori controllati dall'Italia erano così suddivisi:
===Massima estensione===
Alla vigilia della [[Seconda Guerra Mondiale]], nel 1939, i territori controllati dall'Italia erano così suddivisi:
 
{| class="wikitable"
! Territori!! Nome !! Area (km²) !! Note
|-
|1 || [[Italia]] metropolitana || style="text-align:right;" |{{formatnum:310190}}<ref>{{cita web|url=http://www.cinquantamila.it/storyTellerThread.php?threadId=censimento1936|titolo=Censimento del 1936|accesso=8 dicembre 2017|dataarchivio=9 dicembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171209044240/http://www.cinquantamila.it/storyTellerThread.php?threadId=censimento1936|urlmorto=no}}</ref> ||
| 1 || [[Italia]] metropolitana || 309.100 ||
|-
| 2 || [[Libia italiana]] || 1.873.800style="text-align:right;" |{{formatnum:1873800}} || compresaCompresa la [[Strisciastriscia di Aozou]]
|-
| 3 || [[Africa Orientale Italiana]] || 1.749.600style="text-align:right;" |{{formatnum:1749600}} || compreseComprese le [[Isoleisole Hanish]]
|-
|4 ||[[Occupazione italiana dell'Albania (1939-1943)|Albania]]|| style="text-align:right;" |{{formatnum:28750}} ||
| 4 || [[Albania]] || 28.750 ||
|-
| 5 || [[Isole Italianeitaliane dell'Egeo]] || 2.690style="text-align:right;" |{{formatnum:2690}} ||
|-
| 6 || [[Concessione italiana di Tientsin]] || style="text-align:right;" |0,5 ||
|-
| Totale || ||3.963.940 style="text-align:right;" |{{formatnum:3965030,5}} ||
|}
 
L'Impero raggiunse la sua massima estensione nell'estate del [[1940]], quando oltre alla [[Somalia britannica|Somalia settentrionale]] furono sottratti all'[[Impero britannico]] territori [[sudan]]esi ([[Cassala]]), [[kenya]]ni ([[Moyale]]) ed [[Egitto|egiziani]] (con la prima [[invasione italiana dell'Egitto]] si giunse fino a [[Sidi Barrani]]). La simultanea occupazione di territori [[Francia|francesi]] ([[Mentone]]), [[Illiria|illirici]] e [[Grecia|greci]] fece sì che l'Impero superasse, all'inizio del 1941, i {{M|4100000|u=km2}} occupati.
La massima estensione dei territori occupati dall'Italia avvenne all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1941, con la breve occupazione della [[Somalia Britannica]] (137.600&nbsp;km²) e di [[Cassala]], quando si superano i 4 milioni e centomila km² occupati.
 
==Crimini del colonialismo==
==Progetto fascista di ampliamento dell'Impero==
{{Vedi anche|Crimini di guerra italiani|Campi per l'internamento civile in Italia|Deportazioni di massa del Gebel|Strage di Addis Abeba}}
{{vedi anche|Grande Italia}}
Contando guerre, rastrellamenti, esecuzioni, deportazioni e internamento nei [[Campi per l'internamento civile in Italia|campi di concentramento]] sono attribuibili al colonialismo italiano oltre 1.000.000 di morti<ref>Prem Poddar, {{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=peOqBgAAQBAJ&pg=PA301&lpg=PA301&dq=1+million+death+for+italian+colonialism&source=bl&ots=mlG9K7ImeP&sig=ACfU3U19XA3sTzh2nt1VWTbzLl470IKNRg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwijxJ-AhZ7qAhUGUcAKHV-YBooQ6AEwAnoECAcQAQ#v=onepage&q=1%20million%20death%20for%20italian%20colonialism&f=false|titolo= Historical Companion to Postcolonial Literatures - Continental Europe and its Empires|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200627145627/https://books.google.it/books?id=peOqBgAAQBAJ&pg=PA301&lpg=PA301&dq=1+million+death+for+italian+colonialism&source=bl&ots=mlG9K7ImeP&sig=ACfU3U19XA3sTzh2nt1VWTbzLl470IKNRg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwijxJ-AhZ7qAhUGUcAKHV-YBooQ6AEwAnoECAcQAQ#v=onepage&q=1%20million%20death%20for%20italian%20colonialism&f=false |dataarchivio=27 giugno 2020|editore=Edinburgh University Press|anno= 2008}}</ref>. Su un ammontare di poco più di 12 milioni di persone, significa che oltre l'8,5% dell'intera popolazione delle colonie morì per mano italiana.
[[File:ProgettoImperoItaliano.jpg|thumb|right|250px|Il progetto mussoliniano di un ingrandito Impero italiano - dopo l'eventuale vittoria dell'Asse - includeva l'Egitto, il Sudan, Gibuti ed il Kenya orientale. Questo impero ingrandito (limiti in verde) doveva essere la continuazione in Africa della [[Grande Italia]] (limiti in arancione)]]
 
Va segnalato l'elevato tasso di mortalità nei campi di concentramento coloniali italiani, che arrivò a toccare anche il 58% degli internati<ref>{{Cita libro|autore=Ian Campbell|titolo=Il massacro di Addis Abeba|url=https://books.google.it/books?id=E9VdDwAAQBAJ&pg=PT282&lpg=PT282&dq=campo+concentramento+nocra+morti&source=bl&ots=B14Q_O5Y1Q&sig=ACfU3U3f3VcNdaKJlB2tl3mlMogdBJzZIA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwia46CG84vqAhXgxMQBHV1QCAcQ6AEwA3oECAkQAQ#v=onepage&q=campo%20concentramento%20nocra%20morti&f=false|dataoriginale=2018|editore=Rizzoli|accesso=25 giugno 2020|dataarchivio=22 giugno 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200622114028/https://books.google.it/books?id=E9VdDwAAQBAJ&pg=PT282&lpg=PT282&dq=campo+concentramento+nocra+morti&source=bl&ots=B14Q_O5Y1Q&sig=ACfU3U3f3VcNdaKJlB2tl3mlMogdBJzZIA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwia46CG84vqAhXgxMQBHV1QCAcQ6AEwA3oECAkQAQ#v=onepage&q=campo%20concentramento%20nocra%20morti&f=false|urlmorto=no}}</ref>.
Nel corso della seconda guerra mondiale Mussolini ed altri suoi gerarchi progettarono un ingrandimento dell'Impero italiano, qualora si fosse fatta una conferenza di pace dopo la vittoria dell'Asse<ref>Maravigna, General Pietro. ''Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi''. p. 127</ref>.
 
== Tracce del colonialismo italiano ==
Questo progetto era basato sul congiungimento delle due sezioni dell'Impero italiano nel 1939 (la Libia e l'Africa Orientale Italiana) tramite la conquista dell'[[Egitto]] e del [[Sudan]]<ref>Rovighi, Alberto. ''Le Operazioni in Africa Orientale'' pag. 83</ref>. Ad esso si sarebbero aggiunte la Somalia inglese (occupata temporaneamente nell'estate del 1940), [[Gibuti]] e la parte orientale del [[Kenya]] britannico<ref>Antonicelli, Franco (1961). ''Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945'' pag. 107</ref>
Nello spazio pubblico italiano rimangono tuttora vive le tracce del colonialismo, raramente contestualizzate e depositate in tutta la penisola in migliaia di [[odonomastica|nomi stradali]] quali, per esempio, via Bengasi, via Tripoli, via Amba Alagi o via Libia. Particolarmente significativo è il [[Monumento ai caduti di Dogali]] a [[Roma]], eretto nel 1887 per ricordare l'[[battaglia di Dogali|omonima battaglia]]<ref>{{cita web|lingua=EN|url=https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/1369801X.2023.2292165 |curatore=Luca Peretti |titolo=Built to last? Material legacies of Italian colonialism. Interviews with Ruth Ben-Ghiat, Alessandra Ferrini, Viviana Gravano, Hannes Obermair, Resistenze in Cirenaica, Igiaba Scego, and Colletivo Tezeta |collana=«Interventions. International Journal of Postcolonial Studies» |editore=Taylor & Francis |città=Londra |data=6 febbraio 2024 |accesso=11 febbraio 2024 |DOI= 10.1080/1369801X.2023.2292165 |issn = 1369-801X }}</ref>.
 
==Nella letteratura==
Il progetto prevedeva una notevole colonizzazione di Italiani (oltre un milione da trasferire principalmente in Etiopia ed Eritrea e circa mezzo milione in Libia<ref>'Systematic "demographic colonization" was encouraged by Mussolini's government. A project initiated by Libya's governor, Italo Balbo, brought the first 20,000 settlers--the ventimilli--to Libya in a single convoy in October 1938....Plans envisioned an Italian colony of 500,000 settlers by the 1960s' (Una sistematica "colonizzazione demografica" fu incoraggiata dal governo di Mussolini. Un progetto iniziato dal governatore della Libia, Italo Balbo, portò i primi 20.000 coloni, detti Ventimilli, in Libia nell'ottobre 1938.....Progetti visionavano una colonia italiana di 500.000 coloni negli anni sessanta) da Chapin Metz, Hellen. Libya: A Country Study. Washington: GPO for the Library of Congress, 1987</ref>), ed il controllo del [[Canale di Suez]]<ref>Maravigna, General Pietro. ''Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi.''pag. 183</ref>
Il periodo coloniale italiano si contraddistinte per la produzione di romanzi, ad opera dei seguenti autori: [[Guelfo Civinini]], [[Arnaldo Cipolla]], [[Guido Milanesi]], [[Mario Dei Gaslini]], [[Vittorio Tedesco Zammarano]], [[Mario Appelius]], [[Nonno Ebe]], [[Orio Vergani]] e [[Leda Rafanelli]].<ref>{{Cita web|url=https://ilmanifesto.it/nella-storia-dimenticata-del-romanzo-coloniale-italiano|titolo=Nella storia dimenticata del romanzo coloniale italiano|sito=il manifesto|data=16 luglio 2024|lingua=it|accesso=18 luglio 2024}}</ref>
 
Gli autori erano anche giornalisti, esploratori, coloni, scrittori-soldato. Vi erano almeno settanta le case editrici, soprattutto del Nord (Milano, Torino, Genova), ma sparse in tutta Italia e anche nelle colonie.
Nel novembre 1942 fu occupata la [[Tunisia]], che fu aggiunta amministrativamente alla "Quarta Sponda" della [[Grande Italia]], fino alla sua perdita nel maggio 1943<ref>Maravigna, General Pietro (1949). ''Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi.'' pag. 214</ref>.
 
== Le canzoni del colonialismo italiano ==
==La fine dell'Impero==
{{vedi categoria|Canzoni del colonialismo italiano}}
Tutto svanì con la sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale, che pose fine al sogno mussoliniano di fare dell'Italia una "potenza mondiale"<ref>Ion Smeaton Munro, ''Trough Fascism to World Power: A History of the Revolution in Italy'' (1971), pag. 96.</ref>.
[[File:Mappa impero coloniale italiano piazza delle erbe.JPG|miniatura|Mappa dell'impero in [[Piazza delle Erbe (Padova)|Piazza delle Erbe]] ([[Padova]])]]
 
Le guerre coloniali avevano bisogno dell'appoggio della popolazione. A tale scopo vennero lanciate diverse canzoni propagandistiche, che nel testo quasi sempre trasformavano la guerra di conquista in guerra di liberazione.
Oltre alla cessione alla Jugoslavia di [[Fiume]], del territorio di [[Zara]], delle isole di [[Lagosta (isola)|Lagosta]] e [[Pelagosa]], di gran parte dell'[[Istria]], del [[Carso]] triestino e goriziano, dell'alta valle dell'[[Isonzo]] e a piccole rettifiche sulla frontiera con la Francia, il trattato di pace tra [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]] e Italia determinerà la perdita di tutte le colonie fasciste, mentre per quelle prefasciste (senza considerare le isole dell'[[mar Egeo|Egeo]], cedute alla Grecia) la decisione veniva rimessa all'[[ONU]].<ref>[[Giuseppe Mammarella]], ''Storia d'Europa dal 1945 a oggi'', ed. Laterza, Roma-Bari, 2006, pag. 8.</ref>
* ''[[A Tripoli|Tripoli bel suol d'amore]]''
 
* ''[[Africanella]]''
==Le canzoni del colonialismo italiano==
* ''[[Carovane del Tigrai]]''
Le guerre coloniali avevano bisogno dell'appoggio della popolazione. A tale scopo vennero lanciate diverse canzoni propagandistiche, che quasi sempre trasformavano la guerra di conquista in guerra di liberazione.
* ''[[Sul lago Tana]]''
* {{YouTube|JO9Ow4DGUbQ|Tripoli bel suol d'amore}} [[1911]], era cantata da [[Gea della Garisenda]]
* ''[[Ti saluto!]]''
* {{YouTube|tnkFhb95T5g|Africanella}} cantata da [[Miscel]], con presentazione e commento radiofonico
* ''[[Faccetta nera]]''
* {{YouTube|I78oUKXGIF8|Carovane del Tigrai}} [[1936]], cantata da [[Daniele Serra]]
* ''[[Adua (brano musicale)|Adua]]''
* {{YouTube|6OMFncjNuHE|Sul lago Tana}} [[1936]], cantata da [[Daniele Serra]]
* ''[[Canzone d'Africa]]''
* {{YouTube|xSnB4Hw_tAk|Ti saluto, vado in Abissinia}}
* ''[[Ritorna il legionario]]''
* {{YouTube|FyR-VWLcl1E|Faccetta nera}} [[1935]], la versione di [[Carlo Buti]]
* ''[[In Africa si va]]''
* {{YouTube|qTsPM2TKw4Y|Adua}}
* ''[[L'Abissino vincerai]]''
* {{YouTube|Z3Ngk4gzhO8|Canzone d'Africa}}
* ''[[C'era una volta il negus]]''
* {{YouTube|BoLLyRu2GR8|Ritorna il legionario}} [[1936]], cantata da [[Daniele Serra]]
* ''[[Povero Selassiè]]''
* {{YouTube|lXAL3zWquW0|In Africa si va}} cantata da [[Renzo Mori]]
* ''[[Africanina]]''
* {{YouTube|M_pJod0_RWw|L’Abissino vincerai (Stornelli neri)}} cantata da [[Renzo Mori]]
* ''[[Africa nostra]]''
* {{YouTube|JvXv4FcUzJ0|C'era una volta il Negus}}
* ''[[Amba Alagi (brano musicale)|Amba Alagi]]''
* {{YouTube|B35QXoPxWT8|Povero Selassiè}}
* ''[[Avanti Italia]]''
Altre, che non hanno video proponibili:
* ''[[Cantate dei legionari]]''
* Africanina
* ''[[Canto dei volontari]]''
* Africa nostra
* ''Etiopia''
* Amba Alagi
* ''[[AvantiMarcia Italiadelle Legioni]]''
* ''[[O morettina]]''
* Cantate dei legionari
* ''[[La sagra di Giarabub]]''
* Canto dei volontari
* Etiopia
* Marcia delle Legioni
* O morettina
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=[[Angelo Del Boca]]|titolo=Italiani in Africa Orientale - 1. Dall'Unità alla Marcia su Roma|anno=2001|editore=Mondadori|città=Milano|isbn=978-88-04-46946-9|cid=Del Boca 1}}
[[File:Africa1898.png|thumb|right|Mappa francese dell'Africa circa del [[1911]]]]
* {{cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=Italiani in Africa Orientale - 2. La conquista dell'impero|anno=2001|editore=Mondadori|città=Milano|isbn=978-88-04-46947-6|cid=Del Boca 2}}
* {{cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=Italiani in Africa Orientale - 3. La caduta dell'impero|anno=2001|editore=Mondadori|città=Milano|isbn=978-88-04-42283-9|cid=Del Boca 3}}
* {{cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=Italiani in Africa Orientale - 4. Nostalgia delle colonie|anno=2001|editore=Mondadori|città=Milano|isbn=978-88-04-42282-2|cid=Del Boca 4}}
* {{cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=Gli italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore 1860-1922|anno=2015|editore=Mondadori|città=Milano|isbn=978-88-42-42660-8|cid=Del Boca L1}}
* {{cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=Gli italiani in Libia. Dal fascismo a Gheddafi|anno=2015|editore=Mondadori|città=Milano|isbn=978-88-42-43235-7|cid=Del Boca L2}}
* {{cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=L'Africa nella coscienza degli italiani|anno=1992|editore=Laterza|città=Roma-Bari|isbn=978-88-42-04024-8|cid=Del Boca 1992}}
* {{cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=Italiani, brava gente?|editore=Neri Pozza|anno=2014|città=Vicenza|isbn=978-88-6559-178-9|cid=Del Boca 2014}}
* {{cita libro|autore=Valeria Deplano|autore2=Alessandro Pes|titolo=Storia del colonialismo italiano. Politica, cultura e memoria dall'età liberale ad oggi|editore=Carocci|città=Roma|anno=2024|ISBN=978-88-290-2381-3|cid=Deplano-Pes}}
* {{cita libro|autore=[[Nicola Labanca]]|titolo=In marcia verso Adua|editore=Einaudi|città=Torino|anno=1993|isbn=88-06-12912-0}}
* {{cita libro|autore=Nicola Labanca|titolo=Oltremare. Storia dell'espansione coloniale italiana|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2015|isbn=978-88-15-12038-0|cid=Labanca}}
* {{cita libro|autore=Giuseppe Maione|titolo=L'imperialismo straccione. Classi sociali e finanza di guerra dall'impresa etiopica al conflitto mondiale 1935-1943)|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=1979|isbn=no|cid=Maione}}
* {{cita news|autore=Nicoletta Poidimani|url=http://www.nicolettapoidimani.it/docs/faccettanera.pdf|titolo=Faccetta nera. I crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d'Africa - Crimini di guerra. Il mito del bravo italiano tra repressione del ribellismo e guerra ai civili nei territori occupati|editore=Guerini e associati|anno=2006|isbn=88-8335-768-X|cid=Poidimani|accesso=16 novembre 2017|dataarchivio=22 luglio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722043513/http://www.nicolettapoidimani.it/docs/faccettanera.pdf|urlmorto=sì}}
* {{cita libro|autore=[[Giorgio Rochat]]|titolo=Le guerre italiane in Libia e in Etiopia dal 1896 al 1939|editore=Gaspari Editore|città=Udine|anno=2009|isbn=88-7541-159-X|cid=Rochat 2009}}
* {{cita libro|autore=Eric Salerno|titolo=Genocidio in Libia. Le atrocità nascoste dell'avventura coloniale italiana (1911-1931)|editore=manifestolibri|città=Roma|anno=2005|isbn=978-88-72-85389-4|cid=Salerno}}
 
== Voci correlate ==
* {{cita libro|Franco|Antonicelli|Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945|1961|Mondadori|Torino}}
{{Div col|2}}
* [[Luigi Visintin]] e [[Mario Baratta]] ''Atlante delle colonie italiane'' IGDA Novara, 1928
* [[Africa Orientale Italiana]]
* [[Luigi Vittorio Bertarelli]], ''Guida d'Italia : Possedimenti e colonie'', [[Touring Club Italiano]], Milano, 1929
* [[Africa Settentrionale Italiana]]
* [[Giovanni Cecini]], ''Il Corpo di Spedizione italiano in Anatolia (1919-1922)'', Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, Roma 2010. ISBN 978-88-96260-15-9
* [[Armoriale delle colonie italiane]]
* {{en}} {{cita libro|Hellen|Chapin Metz|Libya: A Country Study|1987|GPO for the Library of Congress|Washington}}
* [[Cronologia del colonialismo italiano]]
* {{cita libro|Angelo|Del Boca|Italiani in Africa Orientale: Dall'Unità alla Marcia su Roma|1985|Laterza|Bari}} ISBN 88-420-2638-7
* [[Divisione amministrativa delle colonie italiane]]
* {{cita libro|Angelo|Del Boca|Italiani in Africa Orientale: La conquista dell'Impero|1985|Laterza|Bari }} ISBN 88-420-2715-4
* [[Governatori delle colonie italiane]]
* {{cita libro|Angelo|Del Boca|Italiani in Africa Orientale: La caduta dell'Impero|1986|Bari|Laterza}} ISBN 88-420-2810-X
* [[Letteratura coloniale italiana]]
* {{cita libro|Pietro|Maravigna|Come abbiamo perduto la guerra in Africa. Le nostre prime colonie in Africa. Il conflitto mondiale e le operazioni in Africa Orientale e in Libia. Testimonianze e ricordi|1949|Tipografia L'Airone|Roma}}
* [[Libia italiana]]
* {{en}} {{cita libro|Anthony|Mockler|Haile Selassie's War: The Italian-Ethiopian Campaign, 1935-1941|1984|Random House|New York}} ISBN 0-394-54222-3
* [[Museo africano]]
* {{en}} {{cita libro|Davide|Rodogno|Fascism's European Empire|2006|Cambridge University Press|Cambridge}} ISBN 0-521-84515-7
* [[Possedimenti temporanei dell'Italia]]
* {{cita libro|Alberto|Rovighi|Le Operazioni in Africa Orientale|1952|Stato Maggiore Esercito - Ufficio Storico|Roma}}
* [[Regno d'Italia (1861-1946)]]
* {{en}} {{cita libro|Ion|Smeaton Munro|Trough Fascism to World Power: A History of the Revolution in Italy|1971|Ayer Publishing|Manchester}} ISBN 0-8369-5912-4
* [[Regi corpi truppe coloniali]]
* Angelo Del Boca. ''L'Africa nella coscienza degli italiani. Miti, memorie, errori e sconfitte.'' Milano, Mondadori, 1992.
* [[Somalia italiana]]
* Angelo Del Boca. ''Una sconfitta dell'intelligenza. Italia e Somalia.'' Bari, Laterza, 1993.
* [[Spedizione Thornton]]
* Angelo Del Boca. ''Il negus. Vita e morte dell'ultimo re dei re.'' Bari, Laterza, 1995.
* [[Storia delle ferrovie coloniali italiane]]
* Angelo Del Boca. ''I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia.'' Roma, Editori Riuniti, 1996.
* [[Territorio Militare del Sud]]
* Angelo Del Boca. ''Gli italiani in Libia. Vol. 1: Tripoli bel suol d'Amore''. Milano, Mondadori, 1997.
{{Div col end}}
* Angelo Del Boca. ''Gli italiani in Libia. Vol. 2''. Milano, Mondadori, 1997.
* D'Aroma, Nicola. ''Vite parallele: Churchill e Mussolini'' Roma, 1962
* Franchini, Vittorio. ''Storia economica coloniale''. Ed. Universitá di Bologna (GUF). Bologna, 1941.
* Marco Iacona, ''La politica coloniale del Regno d'Italia (1882 - 1922)''. Chieti, Solfanelli 2009.
* Nicola Labanca. ''In marcia verso Adua''. Torino, Einaudi, 1993. ISBN 88-06-12912-0
* Nicola Labanca. ''Oltremare. Storia dell'espansione coloniale italiana''. Bologna, Il Mulino, 2007. ISBN 88-15-12038-6
* Nicola Labanca (ed.), Simone Bernini, Annalisa Pasero e Antonietta Trataglia. ''Un nodo. Immagini e documenti sulla repressione coloniale italiana in Libia.'' Roma, Lacaita 2002
* Arnaldo Mauri, ''Il mercato del credito in Etiopia'', Giuffrè, Milano 1967.
* Arnaldo Mauri, ''Le credit dans la colonie italienne d'Erythrée, 1882-1935'', "Revue Internationale d'Histoire de la Banque", n. 20-21, 1980, pp.&nbsp;170–198..
* Silvana Palma, '' L'italia coloniale''. Roma, Editori Riuniti, 1999.
* Nicoletta Poidimani,[http://www.sensibiliallefoglie.it/libri_scheda_completa.asp?ID=161 ''"Difendere la “razza”. Identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini"''], 2009, [[Sensibili alle foglie]], ISBN 978-88-89883-27-3.
* Nicoletta Poidimani,[http://www.nicolettapoidimani.it/docs/faccettanera.pdf "Faccetta nera. I crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d'Africa"]. ''Crimini di guerra. Il mito del bravo italiano tra repressione del ribellismo e guerra ai civili nei territori occupati''. Guerini e associati, 2006, ISBN 88-8335-768-X .
* Antonio Schiavulli (a cura di), La guerra lirica. Il dibattito dei letterati italiani sull'impresa di Libia (1911-1912), Ravenna, Giorgio Pozzi Editore, 2009.
* Barbara Sorgoni, Parole e corpi. Antropologia, discorso giuridico e politiche sessuali interraziali nella colonia Eritrea (1890-1941), Napoli, Liquori, 1998.
* Gabriele Zaffiri, ''L'Impero che Mussolini sognava per l'Italia'', The Boopen editore, Pozzuoli (Napoli), ottobre 2008.
* Gabriele Zaffiri, ''Piano geopolitico di Mussolini sulla Georgia''; 24 luglio 2012 ([http://enigmitopsecret.bloog.it/piano-geo-politico-di-mussolini-sulla-georgia-caucasica.html]).
* ''Guida dell'Africa Orientale Italiana'', [[Consociazione Turistica Italiana]], Milano 1938
* Ministero Affari Esteri. ''I Documenti Diplomatici italiani'' Volume III. Libreria dello Stato. Roma, 2008 ([http://www.bv.ipzs.it/bv-pdf/0061/MOD-VP-06-1-26_963_1.pdf]).
* Raffaele Panico, Rinascita - 'storia', ''L'Italia, gli italiani e la Libia'', 12 febbraio 2012.
* Raffaele Panico, Rinascita - 'storia', ''La guerra psicologica e quella umanitaria (Italia 1911 in Libia e la dottrina del generale Douhet sulla forza aerea)'', 3 giugno 2012.
* Raffaele Panico, Rinascita - 'analisi', ''Libia. La vocazione all'incivilimento dei popoli del Mare Nostrum'', 22 gennaio 2013.
* Raffaele Panico, Rinascita - 'storia', ''Libia. Un po' di chiarezza sul colonialismo italiano'', 11 febbraio 2013.
* Raffaele Panico, Rinascita - 'storia', ''Due regioni ai confini della Grande Italia'', 14 maggio 2013.
 
==Voci correlate==
*[[Africa Orientale Italiana]]
*[[Áscari]]
*[[Armoriale delle colonie italiane]]
*[[Divisione amministrativa delle colonie italiane]]
*[[Colonizzazione italiana delle Americhe]]
*[[Cronologia del colonialismo italiano]]
*[[Governatori delle colonie italiane]]
*[[Impero Italiano d'Etiopia]]
*[[Letteratura coloniale italiana]]
*[[Museo Coloniale]]
*[[Regno d'Italia (1861-1946)]]
*[[Somalia italiana]]
*[[Territorio Militare del Sud]]
*[[Territori coloniali provvisori d'Italia]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|autore=[[Angelo Del Boca]]|url=https://www.reteparri.it/wp-content/uploads/ic/RAV0053532_1998_211-213_12.pdf|titolo=Il colonialismo italiano
=== Video ===
tra miti, rimozioni, negazioni e inadempienze|accesso=}}
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=377 Video sulla guerra di Libia tratto da "La storia siamo noi"]
* {{cita web|autore=Miriam Angela Risi|url=https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/l-eredita-del-colonialismo-italiano-nel-corno-d-africa.html|titolo=L'eredità del colonialismo italiano|editore=|accesso=}}
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=2024 Video Gli italiani in Libia 1911-1931 - Parte prima, tratto da "La storia siamo noi"] con intervista iniziale a [[Mu'ammar Gheddafi|Gheddafi]]
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=1680 Video sulla guerra d'Etiopia tratto da "La storia siamo noi"]
* [http://www.territorioscuola.com/videores/search/videos?search=Africa%20Orientale%20Italiana&startpage=1 Video su: Africa Orientale Italiana - TerritorioScuola VideoRes]
 
=== Libri ===
* Baratta Mario, Visintin Luigi. ''Atlante delle colonie italiane'', [[1928]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=166])
* Calace, Francesca (a cura di), ''«Restituiamo la Storia» – dagli archivi ai territori. Architetture e modelli urbani nel Mediterraneo orientale.'' Gangemi, Roma, 2012 (collana PRIN 2006 «Restituiamo la Storia»)
* Castro, Lincoln. ''Etiopia: terra, uomini e cose'', [[1936]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=168])
* Franchini, Vittorio. ''Storia economica coloniale: lezioni di storia economica'', [[1941]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=169])
* Martini, Ferdinando. ''Nell'Affrica italiana: Impressioni e Ricordi'', [[1895]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=171])
* Onor, Romolo. ''La Somalia italiana'', [[1925]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=167])
* Vannutelli Lamberto, Citerni Carlo. ''L'Omo: viaggio d'esplorazione nell'Africa Orientale'', [[1899]]. ([http://amshistorica.unibo.it/diglib.php?inv=172])
* {{en}} [http://books.google.com/books?id=ZcUNELPsQQsC&pg=RA9-PR3&source=gbs_selected_pages&cad=0_1&sig=S3TS_z6ZjsTZm3VxG-wPQqyMLoY#PRA7-PA129,M1 ''Fascism's European Empire'']
* Gianni Dore, Irma Taddia, ''I documenti inediti di Giovanni Ellero'' in ''Africa'', Roma, Istituto Italo-Africano, 1993.
* Gianni Dore, ''Etnologia e storia nella ricerca di Giovanni Ellero'' in ''Africa'' Sot la nape, Udine, Società Filologica Friulana, 1993.
* Giovanni Ellero, ''Antropologia e storia d'Etiopia – Note sullo Scirè, l'Endertà, i Tacruri e il Uolcaìt'', Udine, [[Campanotto Editore]], 1995.
* Uoldelul Chelati Dirar, Alessandro Gori, Irma Taddia, ''Lettere Tigrine. I documenti etiopici del Fondo Ellero'', Torino, L'Harmattan Italia Editrice, 1997.
* Uoldelul Chelati Dirar, Gianni Dore, ''Carte coloniali. I documenti italiani del Fondo Ellero'', Torino, L'Harmattan Italia Editrice, 2000.
* Alessandro Bausi, Gianni Dore, Irma Taddia, ''Materiale antropologico e storico sul "Rim" in Etiopia ed Eritrea'', Torino, L'Harmattan Italia Editrice, 2001.
* Uoldelul Chelati Dirar, Silvana Palma, Alessandro Triulzi, Alessandro Volterra, ''Colonia e postcolonia come spazi diasporici. Attraversamenti di memorie, identità e confini nel Corno d'Africa'', Roma, Carocci, 2011.
* Gianni Dore, ''Quaderni storici'', Bologna, Il Mulino, 2002.
* Gianni Dore, ''Scritture di colonia. Lettere di Pia Maria Pezzoli dall'Africa orientale a Bologna (1936-1943)'', Bologna, Pàtron Editore, 2004.
* Gianni Dore, Joanna Mantel Niecko, Irma Taddia, ''I quaderni del Walqayt: Documenti per la storia sociale dell'Etiopia'', Torino, L'Harmattan Italia Editrice, 2005.
* Valeria Isacchini, ''L'onda gridava forte. Il caso della Nova Scotia e di altro fuoco amico su civili italiani'', Milano, Mursia Editore, 2008.
* Massimo Boddi, ''Letteratura dell'impero e romanzi coloniali (1922-1935)'', Minturno, Caramanica Editore, 2012.
 
=== Immagini ===
* [http://blog.libero.it/wrnzla/ Ascari: I Leoni di Eritrea] Eritrea coloniale. Storia, immagini, filmati, cartografia. Guerra di Libia, Guerra d'Etiopia.
* [http://www.flickr.com/photos/37179284@N03/sets/ Ascari d'Eritrea] Circa 200 immagini suddivise per categorie. Cartoline, foto, medaglie, stampe.
* Silvana Palma, '' L'Africa nella collezione fotografica dell'Isiao. Il fondo Eritrea-Etiopia'', Roma, Isiao-Università di Napoli "l'Orientale", 2005.
 
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