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'''Abate''' è il titolo spettante al superiore di una comunità di dodici o più [[monachesimo|monaci]]. La parola deriva da ''abba'', la forma siriana della parola ebrea che significa padre. In [[Siria]], dove ebbe la sua origine, ed in [[Egitto]], all'inizio fu utilizzato come titolo onorifico e fu tributato ad ogni monaco di venerabile età o di eminente santità. Originariamente il titolo non comportava l'esercizio di alcuna autorità sulla comunità religiosa. Dall'oriente, poi, la parola passò in occidente, dove entrò nell'uso generale per designare il superiore di un'[[abbazia]] o di un [[convento]].
[[File:Template-Territorial Abbot.svg|thumb|[[Stemma]] di un [[abate ordinario]], a capo di una [[abbazia territoriale]].]]
[[File:Template-Abbot - Provost.svg|thumb|Stemma di un abate non ordinario.]]
[[File:Abbas in Flandria.png|miniatura|Prima della rivoluzione Francese]]
 
'''Abate''' è il titolo spettante al superiore di una [[monachesimo|comunità monastica]] di dodici o più [[monachesimo|monaci]], particolarmente utilizzato nella [[Chiesa cattolica]].<ref>{{cita testo|url=http://www.treccani.it/vocabolario/abate/|titolo=abate in Vocabolario - Treccani}}</ref> Quando l'abate ha [[vescovo|dignità vescovile]] è comunemente detto [[abate mitrato]].
==Origini storiche del termine==
Le prime comunità monastiche egiziane organizzate si formarono all'inizio del quarto secolo. Intorno all'anno [[305]], [[Sant'Antonio]] introdusse una nuova forma di vita comunitaria organizzando gli eremiti che si erano raggruppati intorno a lui nella [[Tebaide (Egitto)|Tebaide]]; un secondo tipo di monachesimo, quello conventuale, fu istituito da [[San Pachomius]] che, all'incirca nello stesso periodo, fondò il suo primo coenobium, o monastero conventuale, a [[Tabennae]] nell'estremo sud dell'Egitto. Ambedue i sistemi si diffusero rapidamente e presero presto piede in [[Palestina]], Siria, [[Mesopotamia]], e [[Asia Minore]]. Dalla metà del quarto secolo il monachesimo apparve anche in [[Europa]] dove, all'inizio del sesto secolo, [[San Benedetto da Norcia]], gli diede la forma definitiva e lo fornì delle costituzioni che gli avrebbero permesso di affermarsi in tutto l'occidente. Ogni gruppo di eremiti ed ogni coenobium aveva naturalmente il suo superiore. Il titolo che gli spettava variava da organizzazione ad organizzazione. Ad oriente di solito il più anziano veniva designato come il padre del monastero. In Asia Minore e fra i greci veniva generalmente chiamato [[archimandrita]] (da archos, capo, e mandra, moltitudine) o hegumenos. In origine tra le due parole sembra non ci fossero state differenze di significato, ma in seguito, sotto [[Giustiniano]], il titolo di archimandrita fu riservato esclusivamente ai superiori dei monasteri più antichi o più importanti. Entrambi i titoli sono stati conservati ed a tutt’oggi vengono utilizzati per designare i superiori dei conventi della Chiesa Orientale. [[Cassiano]] che all'inizio del quinto secolo aveva importato il monachesimo egiziano in [[Gallia]], veniva chiamato Abbas, Pater, e Dominus; egli stesso definì il superiore del convento Praepositus. La parola praepositus, nel significato di superiore monastico appare anche nell'Africa romana ed in altri luoghi dell'occidente, ma già verso la fine del quinto secolo era stata completamente sostituita dal termine abbas. San Benedetto, nella sua Regola scritta intorno al [[529]], assegnò al praepositus una posizione subordinata e limitò l'uso del titolo di abbas al superiore del convento. Grazie alla Regola del grande Patriarca del monachesimo occidentale, l'uso del titolo di abbas fu definitivamente sancito e fu utilizzato in tutti i conventi europei.
==L’Ufficio di Abate==
La concezione benedettina di una comunità monastica era chiaramente quella di una famiglia spirituale. Ogni singolo monaco doveva essere figlio di quella famiglia, l'Abate suo padre, ed il convento la sua casa permanente. Sull'Abate perciò, come su qualsiasi padre di famiglia, ricadono le incombenze di indirizzo e di governo di coloro che sono affidati alle sue cure; il suo operato dovrebbe essere caratterizzato da una paterna sollecitudine. San Benedetto dice che "un abate degno di essere responsabile di un convento dovrebbe sempre ricordare a che titolo è chiamato", e che " considerando che è stato chiamato in Suo nome, nel convento rappresenta la persona di Cristo" (Regola di San Benedetto, II). Il sistema monastico stabilito da San Benedetto era completamente basato sulla supremazia dell'Abate. Sebbene la Regola dia all'Abate indicazioni di governo, gli fornisca dei principi in base ai quali agire, e lo costringa a seguire determinate prescrizioni, come la consultazione con altri per questioni particolarmente complicate, i monaci sono obbligati a rispettare senza domande o esitazioni le decisioni del superiore. È chiaramente superfluo dire che questa obbedienza non vale in caso di ordini volti a fare del male. L'obbedienza mostrata all'Abate è considerata come obbedienza dovuta a Dio Stesso, e tutto il rispetto e la reverenza con cui viene trattato dal fratelli gli vengono dati grazie all'amore per Cristo, perché come Abate (padre) è il rappresentante di Cristo in mezzo ai fratelli. L'intero governo di una casa religiosa ricade sulle spalle dell'Abate. La sua volontà è suprema in tutte le cose; come dice la Regola, nulla sarà insegnato, sarà comandato, o sarà ordinato oltre i precetti di Dio. Tutti coloro che lo assistono nel governo della casa vengono nominati da lui e da lui derivano la loro autorità. L'Abate può congedarli a sua discrezione. In virtù del suo ufficio è anche l'amministratore dei beni materiali della comunità, esercita la supervisione generale per il mantenimento della disciplina monastica, provvede alla custodia della Regola, punisce e, in caso di bisogno, scomunica il refrattario, presiede il coro durante la recita dell'Ufficio e del Servizio Divino, e imparte le benedizioni. In parole povere, unisce nella sua persona l'ufficio di padre, insegnante, e direttore, è suo preciso dovere assicurarsi che tutte le cose della Casa del Signore siano amministrate saggiamente.
 
Non va confusa con la carica di [[priore]], cui compete la responsabilità e il governo delle questioni più concrete e quotidiane legate alla vita del monastero, e che è seconda dopo quella dell'abate.
==Tipi di Abate==
===Abate Regolare===
Secondo il [[diritto canonico]], viene definito Abate Regolare un Abate regolarmente eletto e confermato che eserciti i doveri del suo ufficio. Gli Abati regolari sono prelati nel vero senso della parola, e la loro dignità è divisa in tre gradi.
 
In [[Francia]] il termine ''abbé'' (abate) indica invece un [[presbitero]] ed è usato come trattamento di cortesia, come ''padre'' in altri paesi, o in Italia il ''[[Don (trattamento)|don]]'' per i preti diocesani.
* Un Abate che presiede solamente ecclesiastici e laici legati al suo convento appartiene al grado più basso e la sua giurisdizione comporta quella che è chiamata esenzione passiva (exemptio passiva) dall'autorità del [[vescovo]] [[diocesi|diocesano]].
* Se la giurisdizione di un Abate si estende, oltre i limiti della sua abbazia, sugli abitanti, sia ecclesiastici che laici, di un certo distretto o territorio che formano parte integrante della diocesi di un vescovo, appartiene al grado intermedio (praelatus quasi nullius dioecesis) e la sua esenzione è chiamata attiva (exemptio activa).
* Infine, quando un Abate ha giurisdizione sul clero e sui laici di un distretto o territorio (comprendente una o più città) che si estende su più diocesi, la sua abbazia è disegnata vere nullius dioecesis (di nessuna diocesi) e, eccettuati solo alcuni diritti, per il suo esercizio è richiesto l'ordo episcopalis. La sua autorità è pari a quello di un vescovo. Questo è il terzo e più alto grado della dignità di Abate. Negli [[Stati Uniti]] ed in [[Inghilterra]] non c'è alcuna abbazia vere nullius. Negli altri paesi, fra le abbazie di questa classe possono essere menzionate: in [[Italia]], l'abbazia di Monte Cassino, fondata da San Benedetto intorno al 529; l'abbazia di Subiaco, titolare della quale è sempre un [[Cardinale|cardinale]]; l'abbazia di San Paolo extra Muros (Roma); quella di Monte Vergine, nei pressi di Avellino e fondata da [[San Guglielmo da Vercelli]] nel [[1124]]; e l'abbazia della Santissima Trinità a Cava, fondata nel [[1011]]. In [[Svizzera]], l'abbazia di Einsiedeln, fondata intorno al [[934]]. In [[Ungheria]], l'abbazia di San Martino (Martinsberg), fondata nel [[1001]] da [[Santo Stefano]], Re d'Ungheria. In [[Australia]] occidentale l'abbazia di Nuova Norcia.
 
== Etimologia ==
Tutte le abbazie esenti, non importa a quale titolo canonico o il grado della loro esenzione, sono sotto la giurisdizione diretta della [[Santa Sede]]. Il termine esente non si applica da un Abate nullius perché la sua giurisdizione è completamente extraterritoriale. All'interno dei limiti del suo territorio tale Abate ha, con poche eccezioni, i diritti ed i privilegi di un vescovo, e si assume anche tutti i suoi obblighi. In ogni caso, gli abati di secondo grado la cui autorità (sebbene quasi vescovile) è intradiocesana, non possono essere considerati vescovi, né possono pretendere diritti e benefici vescovili, tranne, naturalmente, coloro ai quali sono stati accordati direttamente dalla Santa Sede.
 
La parola deriva dal [[lingua latina|latino ecclesiastico]] ''abbas'', derivato dall'[[Lingua aramaica|aramaico]] ''ܐܒܐ'' (''[[Abba (religione)|abba]]'', cioè "padre"). In [[Siria]] ed in [[Egitto]] esso venne inizialmente utilizzato come [[titolo onorifico]] e fu tributato ad ogni [[Monaco (religione)|monaco]] di venerabile età o di eminente santità, non comportando originariamente l'esercizio di alcuna autorità sulla comunità religiosa. Dall'oriente poi, la parola passò in occidente, dove entrò nell'uso generale per designare il superiore di un'[[abbazia]] o di un [[monastero]].
===Abate Generale o Abate Presidente e Abate Primate===
Quando i conventi nei quali è seguita la stessa regola, o le abbazie della stessa provincia, distretto, o paese formano una congregazione, cioè una federazione di case per promuovere gli interessi generali dell'Ordine, l'Abate che la presiede è chiamato "Abate Presidente", o "Abate Generale". I poteri dell'Abate Presidente vengono definiti negli statuti o costituzioni di ogni congregazione. Nella recente confederazione dell'Ordine Benedettino tutti i Monaci Benedettini furono riuniti sotto la presidenza di un "Abate Primate" (bolla pontificia “Summum semper” di [[Leone XIII]] del [[12 luglio]] [[1893]]); ma l'unificazione, fraterna nella sua natura, non portò alcuna modifica alla dignità abbaziale, e le varie congregazioni poterono conservare la loro autonomia. I poteri dell'Abate Primate e la sua posizione vennero definiti, in una Delibera della Sacra Congregazione dei Vescovi del [[16 settembre]] 1893. Il primato è legato all'Abbazia ed al Collegio Internazionale Benedettino di Sant'Anselmo a Roma ed il Primate, che ha precedenza su tutti gli altri Abati, si pronuncia su tutte le questioni su cui sorgono dubbi in materia di disciplina, compone le controversie che dovessero sorgere tra monasteri, effettua visite pastorali a tutte le congregazioni, esercita una supervisione generale sulla regolare osservanza della disciplina monastica. Comunque, con l'istituzione del Primate, alcuni rami dell'Ordine sembra abbiano perso la loro originale autonomia. Per esempio, i Cistercensi Riformati di La Trappe furono posti sotto l'autorità di un Abate Generale con una Delibera di Papa Leone XIII dell'[[8 maggio]] [[1892]]. L'Abate generale ha la piena autorità di decidere su tutta l'ordinaria e straordinaria amministrazione. Tenendo conto dell'antichità di alcune abbazie, ai loro superiori è tributato il titolo di arciabate. Esse sono: Monte Cassino, "la Culla del Monachesimo Occidentale", San Martino in Ungheria, San Martino di Beuron in Germania e San Vincenzo in Pennsylvania, la prima fondazione Benedettina in America.
 
== Origini storiche del termine ==
===Abate Titolare e Abate Secolare===
Le prime comunità monastiche egiziane organizzate si formarono all'inizio del [[IV secolo]]. Intorno all'anno [[305]], sant'[[Antonio abate]] introdusse una nuova forma di vita comunitaria organizzando gli [[eremita|eremiti]] che si erano raggruppati intorno a lui nella [[Tebaide (Egitto)|Tebaide]]; un secondo tipo di monachesimo, quello [[Convento|conventuale]], fu istituito da san [[Pacomio]] che, all'incirca nello stesso periodo, fondò il suo primo ''coenobium'', o [[monastero|monastero conventuale]], a [[Tabennae]], un'isola nell'estremo sud dell'Egitto. Ambedue i sistemi si diffusero rapidamente e presero presto piede in [[Palestina]], [[Siria]], [[Mesopotamia]], e [[Anatolia]]. Dalla metà del IV secolo il monachesimo apparve anche in [[Europa]] dove, all'inizio del [[VI secolo]], san [[Benedetto da Norcia]], gli diede la forma definitiva e lo fornì delle [[Costituzioni religiose|costituzioni]] che gli avrebbero permesso di affermarsi in tutto l'occidente. Ogni gruppo di [[eremita|eremiti]] ed ogni ''coenobium'' aveva naturalmente il suo superiore. Il titolo che gli spettava variava da organizzazione ad organizzazione. Ad oriente di solito il più anziano veniva designato come il padre del monastero. In Asia Minore e fra i [[greci]] veniva generalmente chiamato [[archimandrita]] (da ''archos'', capo, e ''mandra'', moltitudine) o ''[[Igumeno|hegumenos]]''.
Un'ulteriore tipo di Abate Regolare è l'"Abate Titolare." Un Abate Titolare detiene il titolo di un'abbazia che è stata distrutta o è stata soppressa, ma non esercita alcuna delle funzioni di un Abate, e non ha sotto di se alcun soggetto che appartenga al convento da cui deduce il suo titolo. La legge della Chiesa riconosce anche gli "Abati Secolari", chierici che, sebbene non siano membri professi di alcun ordine monastico, possiedono un titolo abbaziale come beneficio ecclesiastico, detenendo anche alcuni privilegi dell'Ufficio. Questi benefici, che originariamente appartenevano a case monastiche, con la loro soppressione furono trasferiti ad altre chiese. Ci sono varie classi di Abati Secolari: alcuni hanno diritto ad usare l'insegna pontificale; altri hanno solamente la dignità abbaziale senza alcuna giurisdizione; mentre un'altra classe ancora detiene in alcune cattedrali la dignità principale ed il diritto di precedenza nel coro e nelle riunioni, in virtù del retaggio di antiche chiese conventuali soppresse o distrutte che erano chiese cattedrali.
 
In origine tra le due parole sembra non ci fossero differenze di significato, ma in seguito, sotto [[Giustiniano]], il titolo di archimandrita fu riservato esclusivamente ai superiori dei monasteri più antichi o più importanti. Entrambi i titoli sono stati conservati ed a tutt'oggi vengono utilizzati per designare i superiori dei conventi della [[Chiesa orientale|Chiesa Orientale]]. [[San Cassiano abate]], che all'inizio del [[V secolo]] aveva importato il monachesimo egiziano in [[Gallia]], veniva chiamato ''Abbas'', ''Pater'', e ''Dominus''; egli stesso definì il superiore del monastero ''Praepositus''. La parola ''praepositus'', nel significato di superiore monastico, appare anche nell'[[Africa]] romana ed in altri luoghi dell'occidente, ma già verso la fine del [[V secolo]] era stata completamente sostituita dal termine ''abbas''. San Benedetto, nella sua [[Regola benedettina|Regola]] scritta intorno al [[540]], assegnò al ''praepositus'' una posizione subordinata e limitò l'uso del titolo di ''abbas'' al superiore del monastero. Grazie alla Regola del grande [[Patriarca (cristianesimo)|Patriarca]] del monachesimo occidentale, l'uso del titolo di ''abbas'' fu definitivamente sancito e fu utilizzato in tutti i conventi europei.
==Altri tipi di Abate==
Nei primi secoli del [[Medioevo]], il titolo di Abate non era dovuto solo ai superiori di case religiose, ma anche da un certo numero di persone, ecclesiastici e laici che non avevano alcuna attinenza col sistema monastico. [[San Gregorio di Tours]], per esempio, lo utilizzò per designare il superiore di un gruppo di presbiteri secolari legato a certe chiese; e più tardi, sotto i [[Merovingi]] ed i [[Carolingi]], fu usato per designare il cappellano della famiglia reale, Abbas Palatinus, ed il cappellano militare del re, Abbas Castrensis. Dai tempi di [[Carlo Martello]] fino all'undicesimo secolo fu adottato anche dai laici, gli Abbacomites, o Abbates Milites, per la gran parte nobili dipendenti dalla corte, o vecchi ufficiali, a cui il sovrano assegnava una porzione dei redditi prodotti da qualche convento come ricompensa per il servizio militare prestato. Gli "[[Abate Commendatario|Abati Commendatari]]" (ecclesiastici secolari che non avevano un'abbazia in titulo, ma in commendam) ebbero origine dal sistema delle commende, comune dall'ottavo secoli in poi. In un primo momento essi erano semplicemente dei fiduciari a cui era affidata l'amministrazione di un'abbazia durante la vacanza dell'Abate Regolare, ma con il passare del tempo trattennero l'Ufficio a vita e pretesero una parte dei redditi per il mantenimento personale. La pratica di nominare Abati Commendatari portò a seri abusi e fu regolata severamente dal [[Concilio di Trento]]. Questa pratica, oggi, è completamente scomparsa.
 
==Metodi L'ufficio di elezioneabate ==
La concezione benedettina di una comunità monastica era chiaramente quella di una [[famiglia]] spirituale. Ogni singolo monaco doveva essere figlio di quella famiglia, l'abate suo padre, ed il monastero la sua casa permanente. Sull'abate perciò, come su qualsiasi padre di famiglia, ricadono le incombenze di indirizzo e di governo di coloro che sono affidati alle sue cure; il suo operato dovrebbe essere caratterizzato da una paterna sollecitudine. San Benedetto dice che «un abate degno di essere responsabile di un monastero dovrebbe sempre ricordare a che titolo è chiamato», e che «considerando che è stato chiamato in Suo nome, nel monastero rappresenta la persona di [[Gesù|Cristo]]» (Regola di San Benedetto, II). Il sistema monastico stabilito da San Benedetto era completamente basato sulla supremazia dell'abate.
Agli albori delle istituzioni monastiche, il primo superiore della casa era, di solito, il suo fondatore; in ogni altro caso l'Abate veniva nominato o eletto. Alcuni Abati, in realtà, si scelsero i successori, ma furono casi veramente eccezionali. In molti luoghi, quando si creava una vacanza, il vescovo della diocesi sceglieva un superiore fra i monaci del convento, ma sembra che, fin dall'inizio, la nomina di un Abate avvenisse tra i monaci stessi. San Benedetto ordinò (Regola, LXIV) che l'Abate dovesse essere scelto "col beneplacito dell'intera comunità, o di una piccola parte, purché la sua scelta venisse fatta con la massima saggezza e discrezione." Il vescovo della diocesi, gli Abati e i Cristiani del vicinato venivano chiamati per contestare l'eventuale elezione di un uomo indegno. Ogni casa religiosa che professa la sua Regola ha adottato il metodo prescritto dal grande legislatore monastico, e col passare del tempo, il diritto dei monaci di eleggere il loro proprio Abate è stato generalmente riconosciuto, in particolar modo dopo la solenne conferma nei canoni della Chiesa. Ma durante il Medioevo, quando i conventi erano ricchi e potenti, re e principi gradualmente abusarono dei diritti dei monaci, fino a che nella maggior parte dei paesi il sovrano usurpò completamente il potere di nominare abati in molte delle più grandi case del suo reame. Queste interferenze della corte negli affari del chiostro erano al contempo fonte di molti mali ed occasione di grave disturbi. I loro effetti sulla disciplina monastica furono disastrosi. I diritti del chiostro furono ripristinati solo col Concilio di Trento. In base alla legislazione attuale, l'Abate è eletto a vita, a suffragio segreto, dei membri professi in sacris della comunità. Per essere eleggibile, il candidato deve essere in possesso di tutte le caratteristiche previste dai canoni della Chiesa. È inoltre necessario che sia un presbitero, un membro professo dell'ordine, di nascita legittima e di almeno venticinque anni d'età. L'elezione per essere valida deve essere tenuta nella maniera prescritta dalla legge comune della Chiesa e come stabilito negli statuti o costituzioni di ogni congregazione. Nelle congregazioni inglesi ed americane l'Abate di un convento viene eletto a vita con la maggioranza dei due terzi dei voti dei membri professi in sacris del capitolo. Gli Abati, poi, quando è necessario, eleggono l'Abate Presidente. Le Abbazie esenti poste sotto la giurisdizione diretta del Papa devono, entro un mese, richiedere alla Santa Sede la conferma dell'elezione; le case non esenti, entro tre mesi, al vescovo della diocesi. La conferma conferisce all'Abate eletto la jus in re, e, non appena la ottiene acquisisce immediatamente i doveri ed i diritti del suo ufficio. Alla dignità abbaziale è legata la perpetuità canonica: ''semel abbas, semper abbas''; anche dopo eventuali dimissioni, la dignità perdura ed il titolo rimane. Le abbazie benedettine statunitensi ed inglesi godono dell'esenzione; per l'America, gli Abati neoeletti vengono confermati direttamente dal Papa; in Inghilterra, secondo l’ultima Costituzione, "Diu quidem est " (1899), vengono confermati dall'Abate Presidente a nome della Santa Sede.
 
Sebbene la Regola dia all'abate indicazioni di governo, gli fornisca i principi in base ai quali agire e lo costringa a seguire determinate prescrizioni, come la consultazione con altri per questioni particolarmente complicate, i monaci sono obbligati a rispettare senza domande o esitazioni le decisioni del superiore. È chiaramente superfluo dire che questa obbedienza non vale in caso di ordini volti a fare del male. L'obbedienza mostrata all'abate è considerata come obbedienza dovuta a Dio stesso, e tutto il rispetto e la reverenza con cui viene trattato dai fratelli gli vengono dati grazie all'amore per Cristo, perché come abate (padre) è il rappresentante di Cristo in mezzo ai fratelli. L'intero governo di una casa religiosa ricade sulle spalle dell'abate. La sua volontà è suprema in tutte le cose; come dice la Regola, nulla sarà insegnato, sarà comandato, o sarà ordinato oltre i precetti di Dio.
==Benedizione dell’Abate==
Dopo la conferma ecclesiastica, il neoeletto Abate viene solennemente benedetto secondo il rito prescritto nel "Pontificale Romanum" (De benedictione Abbatis). Fin dalla Costituzione di [[Benedetto XIII]], Commissi Nobis del [[6 maggio]] [[1725]], tutti gli Abati Regolari sono obbligati a ricevere dal vescovo della diocesi questa benedizione (o, almeno, a richiederla formalmente per tre volte) entro un anno dalla loro elezione; se non riescono a far tenere la cerimonia entro i tempi stabiliti, incorrono ipso jure in una sospensione dall'ufficio per il periodo di un anno. Nel caso la richiesta non sia soddisfatta per la terza volta dal vescovo diocesano o dal metropolita, l'Abate è libero di ricevere la benedizione da qualsiasi vescovo in comunione con Roma. La Costituzione dichiara espressamente che gli Abati neoeletti possono lecitamente e validamente compiere tutti i doveri del loro ufficio nel periodo di tempo che precede la loro benedizione solenne. Tuttavia, va notato che la legislazione voluta da Benedetto XIII non si applica a quegli Abati che hanno il privilegio di ricevere la benedizione dai loro superiori diretti, né a quelli la cui elezione e conferma è ipso facto considerata come benedetta dal Papa. Per l'esercizio dell'ufficio di Abate, la benedizione non è in se essenziale: non conferisce giurisdizioni aggiuntive, e non comporta nessuna grazia sacramentale o carisma. Per ricevere la benedizione, un Abate nullius può fare appello a qualsiasi vescovo in comunione con la Santa Sede. In base alla Costituzione di Leone XIII, "Diu quidem est" (1899), per essere benedetti, gli Abati della Congregazione inglese sono tenuti a presentarsi all'ordinario diocesano entro sei mesi dall'elezione; nel caso in cui il diocesano sia prevenuto, possono ricevere la benedizione da qualsiasi vescovo cattolico.
La cerimonia che in solennità differisce solo leggermente da quella della consacrazione di un vescovo, si svolge durante il Sacrificio della Messa, dopo l'Epistola. Le parti relative all'ordine episcopale vengono chiaramente omesse, ma prima della benedizione l'Abate giura fedeltà alla Santa Sede e, come il vescovo, viene sottoposto ad un esame canonico. Riceve l'insegna del suo ufficio, la [[mitria|mitra]], il [[pastorale]], l'[[anello]] ecc., dalle mani del prelato che officia, ed all'Offertorio gli presenta due piccoli barili di vino, due pagnotte di pane e due grossi ceri; celebra la Messa con il vescovo e riceve la Santa Comunione dalle sue mani. Durante il Te Deum l'Abate appena benedetto, con mitra e pastorale, viene accompagnato attraverso la navata della chiesa da due Abati assistenti, e benedice l'assemblea. Al suo ritorno al suo posto nel santuario (se è nella sua chiesa), i monaci della comunità vengono, uno alla volta, ad inginocchiarsi davanti al loro nuovo superiore per rendergli omaggio e per ricevere il bacio della pace. La cerimonia si conclude con una benedizione solenne impartita dal nuovo Abate di fronte all'Altare Principale. Secondo il Pontificale Romanum, il giorno scelto per la funzione deve essere una domenica o un giorno di festa. Il solenne rito della benedizione, una volta compiuto, non deve essere ripetuto in caso di trasferimento dell'Abate da un convento ad un altro.
 
Tutti coloro che lo assistono nel governo della casa vengono nominati da lui e da lui derivano la loro autorità. L'abate può congedarli a sua discrezione. In virtù del suo ufficio è anche l'amministratore dei beni materiali della comunità, esercita la supervisione generale per il mantenimento della disciplina monastica, provvede alla custodia della Regola, punisce e, in caso di bisogno, [[scomunica]] il refrattario, presiede il coro durante la recita dell'[[Ufficio divino|ufficio]] e del [[servizio divino]] e impartisce le [[benedizione|benedizioni]]. In parole povere, unisce nella sua persona l'ufficio di padre, insegnante e direttore, ed è suo preciso dovere assicurarsi che tutte le cose della casa del Signore siano amministrate saggiamente.
==Autorità dell’Abate==
L'autorità di un Abate interessa due aspetti, uno relativo al governo esterno della casa l'altro al governo spirituale dei suoi soggetti. Nel primo caso si tratta di un'autorità paterna o domestica, basata sulla natura della vita religiosa e sul voto di obbedienza, nel secondo caso si tratta di un potere quasi episcopale. La sua autorità interna conferisce all'Abate i poteri per amministrare le proprietà dell'abbazia, mantenere la disciplina all'interno della casa, costringere i religiosi, anche attraverso sanzioni, ad osservare la Regola e le Costituzioni dell'Ordine, ed ordinare qualsiasi cosa possa essere necessaria per il mantenimento della pace e dell'ordine all'interno della comunità. Il potere di giurisdizione, quasi episcopale, che possiede l'Abate, sia in foro interno che in foro externo, lo autorizza ad assolvere coloro che gli sono soggetti da tutti i casi di coscienza tranne quelli specialmente riservati, e delegare questo potere ai preti del suo convento; si può riservare gli undici casi enumerati nelle Costituzioni di [[Clemente VIII]], "Ad futuram rei memoriam"; può infliggere censure ecclesiastiche; può dispensare i membri della sua casa nei casi in cui solitamente la dispensa viene concessa dal vescovo della diocesi. Chiaramente non può dispensare un religioso dai voti di povertà, castità ed obbedienza.
 
== Tipi di abate ==
Gli Abati, come i monaci su cui avevano potere, erano originalmente laici, e sottoposti al vescovo della diocesi. Non passava comunque molto tempo prima che diventassero ecclesiastici. Verso la fine del quinto secolo, comunque, la maggior parte degli Abati orientali era stato ordinato. La situazione fu sanata più lentamente ad occidente, ma alla fine del settimo secolo, anche qui quasi tutti gli Abati rivestivano la dignità del sacerdozio. Un concilio tenuto a Roma nell'[[826]], durante il pontificato di [[Eugenio II]] sancì l'ordinazione degli Abati, ma il canone sembra non essere stato seguito rigidamente, perché nell'undicesimo secolo si legge ancora di alcuni Abati che erano solamente diaconi. Il Concilio di Poitiers ([[1078]]) finalmente obbligò tutti gli Abati, sotto la pena della privazione del titolo, di ricevere gli ordini sacerdotali. Da questo punto in poi il potere e l'influenza degli Abati aumentò sia all'interno della Chiesa che dello Stato. Alla fine del Medioevo il titolo di Abate era visto come uno dei più ambiti. In Germania undici Abati assursero al rango di principi dell'Impero, e presero parte alle riunioni delle Diete con tutti i diritti ed i privilegi dei principi. Gli Abati di Fulda esercitarono anche un potere supremo sulle dieci miglia quadrate che circondavano l'abbazia. Nel Parlamento inglese gli Abati formavano la massa dei pari spirituali. La posizione che ricoprivano in ogni angolo del paese diede un ulteriore impulso alla loro figura di nobili e magnati locali. Come tali erano parificati ai baroni o ai conti del lignaggio più nobile. Sul blasonato Roll of the Lords, Lord Richard Whiting e Lord Hugh Farringdon (Abati di Glastonbury e di Reading) erano parificati con un Howard ed un Talbot. In Francia, Spagna, Italia, e Ungheria il loro potere ed influenza erano parimenti grandi, e continuò fino al Concilio di Trento.
[[File:Abbatia CIST Sbernadiensis 27a (cropped).jpg|thumb|upright=1.3|Thomas Schoen 1903, OCist.]]
=== Abate regolare ===
Secondo il [[diritto canonico]], viene definito abate regolare un Abate regolarmente eletto e confermato che eserciti i doveri del suo ufficio. Gli abati regolari sono [[prelato|prelati]] nel vero senso della parola e la loro dignità è divisa in tre gradi.
 
* Un abate che presiede solamente [[clero|ecclesiastici]] e [[laico|laici]] legati al suo monastero appartiene al grado più basso e la sua giurisdizione comporta quella che è chiamata esenzione passiva (''exemptio passiva'') dall'autorità del [[vescovo]] [[diocesi|diocesano]].
==Diritti e privilegi==
* Se la giurisdizione di un Abate si estende, oltre i limiti della sua abbazia, sugli abitanti, sia ecclesiastici che laici, di un certo distretto o territorio che formano parte integrante della diocesi di un vescovo, appartiene al grado intermedio (''praelatus quasi nullius dioecesis'') e la sua esenzione è chiamata attiva (''exemptio activa'').
Tutti gli Abati Regolari hanno il diritto di effettuare la [[tonsura]] e di conferire gli ordini minori ai membri professi della loro casa. Già dal [[787]], in occasione del secondo [[Concilio di Nicea]], si permise agli Abati, purché fossero presbiteri ed avessero ricevuto la solenne benedizione, di effettuare la tonsura e di promuovere i monaci all’ordine dei lettori. Il privilegio garantitogli da questo Concilio fu gradualmente esteso finché non abbracciò tutti gli ordini minori. Con il passare del tempo gli Abati furono autorizzati a conferirli non solo ai membri regolari della casa, ma anche al clero secolare.
* Infine, quando un Abate ha giurisdizione sul [[clero]] e sui laici di un distretto o territorio (comprendente una o più città) che si estende su più diocesi, la sua abbazia è disegnata ''vere nullius dioecesis'' (di nessuna diocesi) e, {{Chiarire|eccettuati solo alcuni diritti}}, per il suo esercizio è richiesto l{{'}}''[[Episcopato|ordo episcopalis]]''. La sua autorità è pari a quello di un vescovo. Questo è il terzo e più alto grado della dignità di Abate. Negli [[Stati Uniti d'America]] e nel [[Regno Unito]] non c'è alcuna abbazia ''vere nullius''. Negli altri paesi, fra le abbazie di questa classe possono essere menzionate: in [[Italia]], l'[[Abbazia di Montecassino|arciabbazia di Montecassino]], fondata da san Benedetto intorno al [[529]]; l'[[abbazia di Subiaco]], attualmente composta da una sola parrocchia; l'abbazia di Santa Maria V.G. e i XII Apostoli in [[Bagnara Calabra]], fondata dal conte [[Ruggero I di Sicilia]] l'anno 1085; l'[[Abbazia territoriale di Montevergine|abbazia Montevergine]], nei pressi di [[Avellino]] e fondata da san [[Guglielmo da Vercelli]] nel [[1124]], l'[[Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni|abbazia della Santissima Trinità di Cava]], fondata nel [[1011]] e l'[[Abbazia territoriale di Monte Oliveto Maggiore|abbazia di Monte Oliveto Maggiore]], fondata nel 1313 da [[Bernardo Tolomei (santo)|san Bernardo Tolomei]]. In [[Svizzera]], l'[[Abbazia territoriale di Einsiedeln|abbazia di Einsiedeln]], fondata intorno al [[934]]. In [[Ungheria]], l'[[arciabbazia di San Martino]] (Martinsberg), fondata nel [[1001]] da [[stefano I d'Ungheria|santo Stefano]], [[re d'Ungheria]]. In [[Australia]] occidentale l'[[abbazia di Nuova Norcia]].
Tuttavia, il Concilio di Trento stabilì che "d'ora innanzi non sarà legale per gli abati. . . anche se esenti. . . conferire la tonsura e gli ordini minori ad altri che non siano i membri della loro casa, né detti abati potranno accordare lettere di presentazione di chierici secolari al fine di farli ordinare da altri". Da questo decreto risulta chiaro che gli Abati hanno tuttora il diritto di conferire la tonsura e gli ordini minori, ma solo ai membri della loro casa. Perciò, [[novizio|novizi]], [[oblato|oblati]], regolari di un altro ordine o congregazione e secolari non possono essere promossi dall'Abate. Persino gli Abati vere nullius, che esercitano sul loro territorio una giurisdizione episcopale, ammenoché non abbiano speciali privilegi, non possono conferire gli ordini minori ai secolari loro soggetti. Riguardo la questione della validità degli ordini conferiti da un Abate che travalichi i propri limiti, i canonisti sono in disaccordo.
Alcuni sostengono che tali ordini sono assolutamente non validi, altri sostengono che, nonostante illecitamente conferiti, restano validi. Quest’ultima opinione sembra essere stata più volte appoggiata dalle decisioni della [[Sacra Congregazione del Concilio]]. Una questione ancora più dibattuta è quella che riguarda la concessione del [[diacono|diaconato]]. Alcuni canonisti sostengono che il diaconato sia un ordine minore e che prima di [[Urbano II]] ([[1099]]) gli Abati avrebbero potuto conferirlo. Ma dopo la bolla "Exposcit tuae devotionis" del [[9 aprile]] [[1489]] di [[Innocenzo VIII]] in cui si dice che questo privilegio fu garantito solo ad alcuni Abati Cistercensi, richieste di questo genere non sono più sostenibili.
Secondo la legge della Chiesa, gli Abati possono fare lettere di presentazione per i membri della loro casa autorizzando e raccomandando la loro ordinazione, ma non possono farlo per i secolari senza incorrere in una sospensione. Gli Abati sono anche autorizzati a dedicare le loro abbazie ed i cimiteri del monastero ed a riconsacrarli in caso di sconsacrazione.
Possono benedire paramenti sacri, lini d’altare, cibori e quant’altro per i membri della casa e possono consacrare altari e calici per la loro chiesa.
Nella catena gerarchica ecclesiastica sono immediatamente sotto i vescovi, preceduti solo dai protonotarii partecipantes e dal vicario generale della diocesi. Si può aggiungere che gli Abati nullius dioecesis vengono nominati dal Papa in un concistoro pubblico, e che, all'interno del territorio sul quale esercitano la loro giurisdizione, il loro nome, come quello del vescovo diocesano viene inserito nel canone della Messa.
 
Tutte le abbazie esenti, non importa a quale titolo canonico o quale sia il grado della loro esenzione, sono sotto la giurisdizione diretta della [[Santa Sede]]. Il termine esente non si applica ad un Abate ''nullius'' perché la sua giurisdizione è completamente extraterritoriale. All'interno dei limiti del suo territorio tale Abate ha, con poche eccezioni, i diritti ed i privilegi di un vescovo, e si assume anche tutti i suoi obblighi. In ogni caso, gli abati di secondo grado la cui autorità (sebbene quasi vescovile) è intradiocesana, non possono essere considerati vescovi, né possono pretendere diritti e benefici vescovili, tranne, naturalmente, coloro ai quali sono stati accordati direttamente dalla Santa Sede.
L’uso delle insegne pontificali, mitra, [[pastorale]], [[croce pettorale]], [[anello]], guanti e sandali, è uno dei più antichi privilegi concessi agli Abati. Non si sa con certezza quando questo privilegio fu introdotto, ma intorno al [[643]] l’abbazia di Bobbio sembra abbia ottenuto da [[Papa Teodoro]] delle costituzioni che confermavano tale privilegio concesso da [[Onorio I]] all’Abate.
In Inghilterra, le insegne pontificali furono assegnate per la prima volta all'Abate di Sant'Agostino a Canterbury nel [[1063]] e quasi cento anni più tardi all'Abate di Sant'Alban. Il privilegio fu gradualmente esteso alle altre abbazie fino a che, alla fine del Medioevo, ogni casa monastica di una certa importanza non fu presieduta su da un Abate mitrato. Il diritto degli Abati di celebrare pontificali è regolato da un Decreto di Papa [[Alessandro VII]]. In base ai termini del decreto, un Abate può pontificare per tre giorni l'anno. L'uso del candeliere eptabraccio, normale in un Pontificale solenne, gli è precluso. La mitra dell'Abate deve essere confezionata con materiale meno costoso rispetto a quella del vescovo, ed il pastorale deve avere un ciondolo di panno bianco. L'Abate non può avere un trono permanente nella sua chiesa monastica, ma gli è permesso, solamente quando celebra un pontificale, usare un trono movibile con due gradini ed un semplice baldacchino. Ogni qualvolta le funzioni rituali lo richiedano, ha anche il privilegio di usare mitra e pastorale. Come segno di distinzione speciale, alcuni Abati sono autorizzati dalla Santa Sede ad usare la [[cappa magna]], e tutti gli Abati nullius possono vestire la berretta viola e lo zucchetto.
 
=== Abate generale o abate presidente o arciabate e abate primate ===
==Presenza a concili e sinodi==
Gli Abati iniziarono a presenziare ai concili ecclesiastici fin da molto presto. Nel [[448]], 23 Archimandriti ed Abati assistettero a quello tenuto da [[Flaviano]], [[Patriarca]] di [[Costantinopoli]] e, insieme a 30 vescovi firmarono la condanna di [[Eutyches]]. In Francia, sotto i re Merovingi, spesso presenziavano ai [[sinodo|sinodi]] come delegati dei vescovi, mentre nell'Inghilterra sassone ed in Spagna la presenza di superiori monastici ai concili della Chiesa era assolutamente normale. Comunque, in occidente, la loro presenza non divenne una pratica comune fino all'ottavo [[Concilio di Toledo]] ([[653]]), a cui presenziarono 10 Abati che, in virtù della loro carica pastorale, sottoscrissero tutte le delibere. Dall'ottavo secolo in poi, gli Abati ebbero anche voce in capitolo nei concili ecumenici. Si deve rimarcare che più tardi gli Abati vennero invitati ad assistere a tali concili ed ebbero facoltà di voto perché anche loro, come i vescovi, esercitavano un potere giurisdizionale nella Chiesa di Dio. A questo proposito papa [[Benedetto XIV]] disse: "Item sciendum est quod quando in Conciliis generalibus soli episcopi habebant vocem definitivam, hoc fuit quia habebant administrationem populi . . . Postea additi fuere Abbates eâdem de causâ, et quia habebant administrationem subjectorum". Nel giuramento dell'Abate neoeletto, prima di ricevere la benedizione è previsto anche il dovere di presenziare ai concili: "Vocatus ad synodum, veniam, nisi praepeditus fuero canonica praepeditione" (Pontif. Rom., De Benedictione Abbatis). Nell'espletamento di questo dovere l'Abate deve essere guidato dai sacri canoni. Secondo l'uso attuale della Chiesa, tutti gli Abati nullius diocesis o con giurisdizione quasi episcopale hanno il diritto di assistere ai concili ecumenici. Inoltre hanno il diritto di voto e possono sottoscrivere le delibere. Devono essere presenti anche gli Abati Presidenti di congregazione e gli abati generali di un ordine. Anche loro hanno diritto di voto. Le altre classi di Abati non furono ammesse al Concilio Vaticano del [[1870]]. Nei sinodi provinciali e nei concili nazionali gli Abati nullius hanno, de jure, un voto decisivo, e firmano le delibere dopo i vescovi. La loro presenza a questi sinodi non è per loro un semplice diritto, ma è un dovere. Secondo quanto prescritto dal Concilio di Trento, sono obbligati, "come i vescovi che non sono soggetti ad alcun arcivescovo, a scegliere un metropolitano ai cui sinodi dovranno presenziare", e sono tenuti ad "osservare ed a far osservare ciò lì sarà deciso". Sebbene gli altri Abati non debbano essere chiamati de jure ai concili provinciali o nazionali, è usanza, in più paesi, invitare anche gli Abati mitrati che hanno giurisdizione solo sui loro conventi. Così, al Secondo Concilio Plenario di Baltimora ([[1866]]) erano presenti sia l'Abate dei Cistercensi che l'Abate Presidente della congregazione Americano Cassinese dei Benedettini; entrambi hanno firmato le delibere. Al terzo Concilio Plenario di Baltimora ([[1884]]) erano presenti sei Abati mitrati, due dei quali, l'Abate Presidente della congregazione Americano Cassinese e della congregazione Americano Svizzero Benedettina, esercitarono il diritto di voto decisivo, mentre gli altri quattro avevano solamente una funzione consultiva e sottoscrissero le delibere soltanto come uditori. Nella pratica comune, generalmente, gli Abati esenti non sono obbligati a partecipare ai sinodi diocesani.
 
{{vedi anche|Abate primate}}
Quando i cenobi nei quali è seguita la stessa regola, o le abbazie della stessa provincia, distretto, o paese, formano una [[congregazione]], cioè una [[Federazione (diritto privato e amministrativo)|federazione]] di case per promuovere gli interessi generali dell'[[Ordine religioso|Ordine]], l'abate che la presiede può essere chiamato "abate primate", "abate presidente", "abate generale" o "arciabate".
 
=== Abate titolare e abate secolare ===
 
[[File:Port-du-salut-dom-bernard-de-girmont.JPG|thumb|Dom Bernard de Girmont, primo abate di [[Abbazia di Notre-Dame Port du Salut|Port du Salut]], nel [[1815]]]]
 
Un ulteriore tipo di abate regolare è l'"abate titolare". Un abate titolare detiene il [[Sede titolare|titolo]] di un'abbazia che è stata distrutta o è stata soppressa, ma non esercita alcuna delle funzioni di un abate e non ha sotto di sé alcun soggetto che appartenga al monastero da cui deduce il suo titolo.
 
La legge della Chiesa riconosce anche gli "abati secolari", [[chierico|chierici]] che, sebbene non siano membri professi di alcun ordine monastico, possiedono un titolo abbaziale come [[beneficio ecclesiastico]], detenendo anche alcuni privilegi dell'ufficio. Questi benefici, che originariamente appartenevano a case monastiche, con la loro soppressione furono trasferiti ad altre chiese. Ci sono varie classi di abati secolari: alcuni hanno diritto ad usare l'[[insegna pontificale]]; altri hanno solamente la dignità abbaziale senza alcuna giurisdizione, mentre un'altra classe ancora detiene in alcune [[cattedrale|cattedrali]] la dignità principale ed il diritto di precedenza nel coro e nelle riunioni, in virtù del retaggio di antiche chiese conventuali soppresse o distrutte che erano chiese cattedrali.
 
=== Abate imperiale ===
{{vedi anche|Abbazia imperiale}}
"Abate imperiale" era colui che guidava un'"abbazia imperiale".
Le "abbazie imperiali" (in tedesco: ''Reichsabteien'' o ''Reichsklöster'' oppure ''Reichsstifte'') erano delle case religiose del [[Sacro Romano Impero]] che per gran parte della loro esistenza avevano mantenuto lo stato di ''Reichsunmittelbarkeit'' ("protettorato imperiale"): in virtù di questo, molte di essere erano sottoposte alla sola autorità imperiale e molti territori ad esse relativi erano sovrani (ma di ridotte dimensioni), indipendente da qualsiasi altra realtà territoriale. Questo ''status'' apportava numerosi vantaggi politici e finanziari, come l'immunità legale dalla locale autorità del vescovo, oltre a diritti e donativi di varia natura e provenienza.
 
Il capo di un'abbazia imperiale era solitamente un "abate imperiale" (''Reichsabt'') o, per le abbazie femminili, una "[[Badessa|badessa imperiale]]" (''Reichsäbtissin''). Il capo di un ''Reichspropstei'' - un prevostato imperiale o un priorato - era generalmente un ''Reichspropst''. Molte delle abbazie più grandi avevano il ruolo di principati ecclesiastici ed erano guidati da un "principe abate" o da un "principe prevosto" (''Fürstabt'', ''Fürstpropst''), con uno ''status'' comparabile a quello di [[principe vescovo]].
 
=== Altri tipi di abate ===
Nei primi secoli del [[Medioevo]] il titolo di abate non era dovuto solo ai superiori di case religiose, ma anche da un certo numero di persone, ecclesiastici e [[laicato|laici]], che non avevano alcuna attinenza col sistema monastico. San [[Gregorio di Tours]], per esempio, lo utilizzò per designare il superiore di un gruppo di [[presbitero|presbiteri]] secolari legato a certe chiese e più tardi, sotto i [[Merovingi]] ed i [[Carolingi]], fu usato per designare il [[cappellano]] della famiglia reale, ''abbas palatinus'', ed il cappellano militare del re, ''abbas castrensis''. Dai tempi di [[Carlo Martello]] fino all'[[XI secolo]] fu adottato anche dai laici, gli ''abbacomites'', o ''abbates milites'', per la gran parte [[nobiltà|nobili]] dipendenti dalla corte, o vecchi [[ufficiale (forze armate)|ufficiali]], a cui il sovrano assegnava una porzione dei redditi prodotti da qualche monastero come ricompensa per il servizio militare prestato. Gli "[[Abate Commendatario|abati commendatari]]" (ecclesiastici secolari che non avevano un'abbazia ''in titulo'', ma ''[[in commendam]]'') ebbero origine dal sistema delle [[commenda|commende]], comune dall'[[VIII secolo]] in poi. In un primo momento essi erano semplicemente dei fiduciari a cui era affidata l'amministrazione di un'abbazia durante la vacanza dell'abate regolare, ma con il passare del tempo trattennero l'Ufficio a vita e pretesero una parte dei redditi per il mantenimento personale. La pratica di nominare abati commendatari portò a seri abusi e fu regolata severamente dal [[Concilio di Trento]]. Questa pratica oggi è completamente scomparsa.
 
== Metodi di elezione ==
Agli albori delle istituzioni monastiche, il primo superiore della casa era, di solito, il suo fondatore; in ogni altro caso l'abate veniva nominato o eletto. Alcuni abati, in realtà, si scelsero i successori, ma furono casi veramente eccezionali. In molti luoghi, quando si creava una vacanza, il vescovo della diocesi sceglieva un superiore fra i monaci del monastero, {{Senza fonte|ma sembra che, fin dall'inizio, la nomina di un abate avvenisse tra i monaci stessi.}} San Benedetto ordinò (Regola, LXIV) che l'abate dovesse essere scelto "con il beneplacito dell'intera comunità, o di una piccola parte, purché la sua scelta venisse fatta con la massima saggezza e discrezione." Il vescovo della diocesi, gli Abati e i [[cristiano (religione)|Cristiani]] del vicinato venivano chiamati per contestare l'eventuale elezione di un uomo indegno. Ogni casa religiosa che professa la sua Regola ha adottato il metodo prescritto dal grande legislatore monastico e col passare del tempo, il diritto dei monaci di eleggere il loro proprio abate è stato generalmente riconosciuto, in particolar modo dopo la solenne conferma nei canoni della Chiesa. Ma durante il Medioevo, quando i conventi erano ricchi e potenti, [[monarca|re]] e [[principe|principi]] gradualmente abusarono dei diritti dei monaci, fino a che nella maggior parte dei paesi il sovrano usurpò completamente il potere di nominare abati in molte delle più grandi case del suo reame. Queste interferenze della [[corte (storia)|corte]] negli affari del [[chiostro]] erano al contempo fonte di molti mali ed occasione di gravi disturbi. I loro effetti sulla disciplina monastica furono disastrosi: i diritti del chiostro furono ripristinati solo con il Concilio di Trento.
 
In base alla legislazione attuale, l'abate è eletto a vita, a suffragio segreto, dei membri professi ''in sacris'' della comunità. Per essere eleggibile, il candidato deve essere in possesso di tutte le caratteristiche previste dai canoni della Chiesa. È inoltre necessario che sia un [[presbitero]], un membro professo dell'ordine, di nascita legittima e di almeno venticinque anni d'età. L'elezione per essere valida deve essere tenuta nella maniera prescritta dalla legge comune della Chiesa e come stabilito negli statuti o costituzioni di ogni congregazione. Nelle congregazioni inglesi ed americane l'abate di un monastero viene eletto a vita con la maggioranza dei due terzi dei voti dei membri professi ''in sacris'' del capitolo. Gli abati poi, quando è necessario, eleggono l'abate presidente.
 
Le abbazie esenti poste sotto la giurisdizione diretta del [[Papa]] devono, entro un mese, richiedere alla Santa Sede la conferma dell'elezione; le case non esenti, entro tre mesi, al vescovo della diocesi. La conferma conferisce all'abate eletto lo ''jus in re'', e, non appena la ottiene acquisisce immediatamente i doveri ed i diritti del suo ufficio. Alla dignità abbaziale è legata la perpetuità canonica: ''[[semel abbas, semper abbas]]''; anche dopo eventuali dimissioni, la dignità perdura ed il titolo rimane. Le abbazie benedettine statunitensi ed inglesi godono dell'esenzione; per l'America, gli Abati neoeletti vengono confermati direttamente dal papa; in Inghilterra, secondo l'ultima Costituzione, ''Diu quidem est'' ([[1899]]), vengono confermati dall'Abate Presidente a nome della Santa Sede.
 
== Benedizione dell'abate ==
Dopo la conferma ecclesiastica, il neoeletto abate viene solennemente [[Benedizione|benedetto]] secondo il [[rito]] prescritto nel ''[[Pontificale Romanum]]'' (''De benedictione Abbatis''). Fin dalla Costituzione di [[Benedetto XIII]], ''Commissi Nobis'' del 6 maggio [[1725]], tutti gli abati regolari sono obbligati a ricevere dal vescovo della diocesi questa benedizione (o, almeno, a richiederla formalmente per tre volte) entro un anno dalla loro [[elezione]]; se non riescono a far tenere la [[cerimonia]] entro i tempi stabiliti, incorrono ''ipso jure'' in una sospensione dall'ufficio per il periodo di un anno. Nel caso la richiesta non sia soddisfatta per la terza volta dal vescovo diocesano o dal [[metropolita]], l'abate è libero di ricevere la benedizione da qualsiasi vescovo in comunione con [[Roma]].
 
La Costituzione dichiara espressamente che gli abati neoeletti possono lecitamente e validamente compiere tutti i doveri del loro ufficio nel periodo di tempo che precede la loro benedizione solenne. Tuttavia, va notato che la legislazione voluta da Benedetto XIII non si applica a quegli abati che hanno il privilegio di ricevere la benedizione dai loro superiori diretti, né a quelli la cui elezione e conferma è ''ipso facto'' considerata come benedetta dal papa. Per l'esercizio dell'ufficio di abate, la benedizione non è in sé essenziale: non conferisce [[giurisdizione|giurisdizioni]] aggiuntive e non comporta nessuna [[grazia divina|grazia]] [[sacramento|sacramentale]] o [[carisma (cristianesimo)|carisma]]. Per ricevere la benedizione, un ''Abate nullius'' può fare appello a qualsiasi vescovo in comunione con la Santa Sede. In base alla Costituzione di [[Leone XIII]], ''Diu quidem est'' (1899), per essere benedetti, gli abati della Congregazione inglese sono tenuti a presentarsi all'ordinario diocesano entro sei mesi dall'elezione e nel caso in cui il diocesano sia prevenuto, possono ricevere la benedizione da qualsiasi vescovo [[cattolicesimo|cattolico]].
 
La cerimonia che in solennità differisce solo leggermente da quella della [[consacrazione]] di un vescovo, si svolge durante il sacrificio della messa, dopo l'epistola. Le parti relative all'ordine episcopale vengono chiaramente omesse, ma prima della benedizione l'abate giura fedeltà alla [[Santa Sede]] e, come il vescovo, viene sottoposto ad un [[esame canonico]]. Riceve le insegne del suo ufficio, la [[mitria|mitra]], il [[pastorale (liturgia)|pastorale]], l'[[anello (gioiello)|anello]] ecc., dalle mani del prelato che officia ed all'[[Offertorio]] gli presenta due piccoli barili di vino, due pagnotte di pane e due grossi ceri; celebra la messa con il vescovo e riceve la [[Eucaristia|santa comunione]] dalle sue mani. Durante il ''[[Te Deum]]'' l'abate appena benedetto, con mitra e pastorale, viene accompagnato attraverso la [[navata]] della chiesa da due abati assistenti e benedice l'assemblea. Al ritorno al suo posto nel [[santuario]] (se è nella sua chiesa), i monaci della comunità vengono, uno alla volta, ad inginocchiarsi davanti al loro nuovo superiore per rendergli omaggio e per ricevere il bacio della pace. La cerimonia si conclude con una benedizione solenne impartita dal nuovo abate di fronte all'[[Altare|altare principale]]. Secondo il ''pontificale romanum'', il giorno scelto per la funzione deve essere una [[domenica]] o un giorno di festa. Il solenne rito della benedizione, una volta compiuto, non deve essere ripetuto in caso di trasferimento dell'Abate da un monastero ad un altro.
 
== Autorità dell'abate ==
L'autorità di un abate interessa due aspetti, uno relativo al governo esterno della casa l'altro al governo spirituale dei suoi soggetti. Nel primo caso si tratta di un'autorità paterna o domestica, basata sulla natura della vita religiosa e sul [[voto di obbedienza]], nel secondo caso si tratta di un potere quasi episcopale. La sua autorità interna conferisce all'abate i poteri per amministrare le proprietà dell'abbazia, mantenere la disciplina all'interno della casa, costringere i religiosi, anche attraverso [[sanzione|sanzioni]], ad osservare la Regola e le costituzioni dell'ordine, ed ordinare qualsiasi cosa possa essere necessaria per il mantenimento della pace e dell'ordine all'interno della comunità. Il potere di giurisdizione, quasi episcopale, che possiede l'abate, sia in ''foro interno'' che in ''foro externo'', lo autorizza ad [[Assoluzione (religione)|assolvere]] coloro che gli sono soggetti da tutti i casi di coscienza tranne quelli specialmente riservati, e delegare questo potere ai [[prete|preti]] del suo monastero; si può riservare gli undici casi enumerati nelle Costituzioni di [[Clemente VIII]], ''Ad futuram rei memoria''; può infliggere [[censura|censure ecclesiastiche]]; può [[dispensa (diritto)|dispensare]] i membri della sua casa nei casi in cui solitamente la dispensa viene concessa dal vescovo della diocesi. Chiaramente non può dispensare un religioso dai voti di [[voto di povertà|povertà]], [[castità]] ed obbedienza.
 
Gli abati, come i monaci su cui avevano potere, erano{{Chiarire|2=Quando?}} originalmente laici, e sottoposti al vescovo della diocesi. Non passava comunque molto tempo prima che diventassero [[Clero|ecclesiastici]]. Verso la fine del V secolo, comunque, la maggior parte degli abati orientali era stato ordinato. La situazione fu sanata più lentamente ad occidente, ma alla fine del VII secolo, anche qui quasi tutti gli abati rivestivano la dignità del [[sacerdozio ministeriale]]. Un [[concilio]] tenuto a Roma nell'[[826]], durante il pontificato di [[papa Eugenio II|Eugenio II]], sancì l'[[ordine sacro|ordinazione]] degli abati, ma il canone sembra non essere stato seguito rigidamente, perché nell'[[XI secolo]] si legge ancora di alcuni abati che erano solamente [[diacono|diaconi]]. Il Concilio di Poitiers ([[1078]]) finalmente obbligò tutti gli abati, sotto la pena della privazione del titolo, a ricevere gli ordini sacerdotali. Da questo punto in poi il potere e l'influenza degli abati aumentò sia all'interno della Chiesa che dello Stato. Alla fine del Medioevo il titolo di abate era visto come uno dei più ambiti. In [[Germania]] undici abati assursero al rango di principi dell'[[Sacro Romano Impero|Impero]] e presero parte alle riunioni delle [[Dieta (storia)|diete]] con tutti i [[diritto|diritti]] ed i [[privilegio|privilegi]] dei principi. Gli [[Abbazia di Fulda|abati di Fulda]] esercitarono anche un potere supremo sulle dieci miglia quadrate che circondavano l'abbazia. Nel [[Parlamento]] [[Inghilterra|inglese]] gli abati formavano la massa dei [[Lord spirituali|pari spirituali]]. La posizione che ricoprivano in ogni angolo del paese diede un ulteriore impulso alla loro figura di nobili e [[magnate|magnati]] locali e come tali erano parificati ai [[barone|baroni]] o ai [[conte|conti]] del lignaggio più nobile. Sul [[blasone|blasonato]] ''Roll of the Lords'', Lord Richard Whiting e Lord Hugh Farringdon (Abati di [[Glastonbury]] e di [[Reading]]) erano parificati ad un Howard e ad un Talbot{{Chiarire|2=cioè?!}}. In [[Francia]], [[Spagna]], [[Italia]], e [[Ungheria]] il loro potere e la loro influenza erano parimenti grandi, e continuarono fino al [[Concilio di Trento]].
 
== Diritti e privilegi ==
Tutti gli abati regolari hanno il diritto di effettuare la [[tonsura]] e di conferire gli [[ordini minori]] ai membri professi della loro casa. Già dal [[787]], in occasione del secondo [[Concilio di Nicea]], si permise agli abati, purché fossero presbiteri ed avessero ricevuto la solenne benedizione, di effettuare la tonsura e di promuovere i monaci all'ordine dei lettori. Il privilegio garantitogli da questo Concilio fu gradualmente esteso finché non abbracciò tutti gli ordini minori. Con il passare del tempo gli abati furono autorizzati a conferirli non solo ai membri regolari della casa, ma anche al clero secolare.
 
Tuttavia, il Concilio di Trento stabilì che «d'ora innanzi non sarà legale per gli abati [...] anche se esenti... conferire la tonsura e gli ordini minori ad altri che non siano i membri della loro casa, né detti abati potranno accordare lettere di presentazione di chierici secolari al fine di farli ordinare da altri». Da questo decreto risulta chiaro che gli abati hanno tuttora il diritto di conferire la tonsura e gli ordini minori, ma solo ai membri della loro casa. Perciò, [[novizio|novizi]], [[oblati]], regolari di un altro ordine o congregazione e secolari non possono essere promossi dall'abate. Persino gli abati ''vere nullius'', che esercitano sul loro territorio una giurisdizione episcopale, a meno che non abbiano speciali privilegi, non possono conferire gli ordini minori ai secolari loro soggetti. Riguardo alla questione della validità degli ordini conferiti da un abate, che travalichi i propri limiti, i canonisti sono in disaccordo.
 
{{Senza fonte|Alcuni sostengono che tali ordini sono assolutamente non validi, altri sostengono che, nonostante illecitamente conferiti, restano validi. Quest'ultima opinione sembra essere stata più volte appoggiata dalle decisioni della Sacra Congregazione del Concilio.}} Una questione ancora più dibattuta è quella che riguarda la concessione del [[diacono|diaconato]]. {{Senza fonte|Alcuni canonisti sostengono che il diaconato sia un ordine minore e che prima di [[Papa Urbano II]] ([[1099]]) gli abati avrebbero potuto conferirlo.}} Ma dopo la bolla ''Exposcit tuae devotioni'' del 9 aprile [[1489]] di [[Innocenzo VIII]] in cui si dice che questo privilegio fu garantito solo ad alcuni abati [[Ordine cistercense|cistercensi]], richieste di questo genere non sono più sostenibili.
 
Secondo la legge della Chiesa, gli abati possono fare lettere di presentazione per i membri della loro casa autorizzando e raccomandando la loro ordinazione, ma non possono farlo per i secolari senza incorrere in una sospensione. Gli abati sono anche autorizzati a dedicare le loro abbazie ed i [[cimitero|cimiteri]] del monastero ed a riconsacrarli in caso di sconsacrazione. Possono benedire paramenti sacri, lini d'altare, [[ciborio|cibori]] e quant'altro per i membri della casa e possono consacrare altari e [[Calice (liturgia)|calici]] per la loro chiesa.
 
Nella catena gerarchica ecclesiastica sono immediatamente sotto i vescovi, preceduti solo dai ''protonotarii partecipantes'' e dal vicario generale della diocesi. Si può aggiungere che gli ''Abati nullius dioecesis'' vengono nominati dal Papa in un [[concistoro]] pubblico e che, all'interno del territorio sul quale esercitano la loro giurisdizione, il loro nome, come quello del vescovo diocesano, viene inserito nel [[Canone della Messa]].
 
L'uso delle insegne pontificali, mitra, pastorale, [[croce pettorale]], anello, guanti e sandali, è uno dei più antichi privilegi concessi agli Abati. Non si sa con certezza quando questo privilegio sia stato introdotto, ma intorno al [[643]] l'[[abbazia di Bobbio]] {{Senza fonte|sembra abbia ottenuto da [[papa Teodoro I]] delle costituzioni che confermavano tale privilegio concesso da [[papa Onorio I]] all'abate.}}
In [[Inghilterra]], le insegne pontificali furono assegnate per la prima volta all'abate di Sant'Agostino a [[Canterbury]] nel [[1063]] e quasi cento anni più tardi all'abate di St Albans ([[St Albans Cathedral]]). Il privilegio fu gradualmente esteso alle altre abbazie fino a che, alla fine del Medioevo, ogni casa monastica di una certa importanza non fu presieduta su da un [[Abate mitrato]]. Il diritto degli Abati di celebrare [[Messa pontificale|pontificali]] è regolato da un Decreto di [[papa Alessandro VII]]. In base ai termini del decreto, un Abate può pontificare per tre giorni l'anno.
 
L'uso del candeliere eptabraccio, normale in un Pontificale Solenne, gli è precluso. La mitra dell'Abate deve essere confezionata con materiale meno costoso rispetto a quella del vescovo ed il pastorale deve avere un ciondolo di panno bianco. L'Abate non può avere un [[trono]] permanente nella sua chiesa monastica, ma gli è permesso, solamente quando celebra un pontificale, usare un trono movibile con due gradini ed un semplice [[baldacchino]]. Ogni qualvolta le funzioni rituali lo richiedano, ha anche il privilegio di usare mitra e pastorale. Come segno di distinzione speciale, alcuni Abati sono autorizzati dalla Santa Sede ad usare la [[cappa magna]], e tutti gli ''Abati nullius'' possono vestire la berretta viola paonazzo e lo [[zucchetto]] dello stesso colore, identico a quello dei Vescovi, mentre gli Abati semplici portano lo zucchetto nero di seta filettato paonazzo, come in uso per alcuni prelati canonici e per i protonotari apostolici (l'abate di Sant'Ambrogio, dell'omonima basilica di Milano, se non è vescovo porta questo zucchetto nero filettato di viola paonazzo, per speciale ed antica concessione).
 
== Presenza a concili e sinodi ==
Gli abati iniziarono a presenziare ai [[Concilio ecclesiastico|concili ecclesiastici]] fin da molto presto. Nel [[448]], 23 archimandriti ed abati assistettero a quello tenuto da [[Flaviano di Costantinopoli|Flaviano]], [[patriarca di Costantinopoli]] e, insieme a 30 vescovi firmarono la condanna di [[Eutiche]]. In Francia, sotto i re Merovingi, spesso presenziavano ai [[sinodo|sinodi]] come delegati dei vescovi, mentre nell'Inghilterra [[sassoni|sassone]] ed in Spagna la presenza di superiori monastici ai concili della Chiesa era assolutamente normale. Comunque, in occidente, la loro presenza non divenne una pratica comune fino all'ottavo [[Concilio di Toledo]] ([[653]]), a cui presenziarono 10 abati che, in virtù della loro carica pastorale, sottoscrissero tutte le delibere.
 
Dall'VIII secolo in poi, gli abati ebbero anche voce in capitolo nei [[Concilio ecumenico|concili ecumenici]]. Si deve rimarcare che più tardi gli Abati vennero invitati ad assistere a tali concili ed ebbero facoltà di voto perché anche loro, come i vescovi, esercitavano un potere giurisdizionale nella Chiesa di [[Dio]]. A questo proposito [[papa Benedetto XIV]] disse: «''Item sciendum est quod quando in Conciliis generalibus soli episcopi habebant vocem definitivam, hoc fuit quia habebant administrationem populi [...] Postea additi fuere Abbates eâdem de causâ, et quia habebant administrationem subjectorum''.» Nel giuramento dell'Abate neoeletto, prima di ricevere la benedizione è previsto anche il dovere di presenziare ai concili: ''Vocatus ad synodum, veniam, nisi praepeditus fuero canonica praepeditione'' (Pontificale Romano, ''De Benedictione Abbatis'').
 
Nell'espletamento di questo dovere l'Abate deve essere guidato dai sacri canoni. Secondo l'uso attuale della Chiesa, tutti gli ''Abati nullius diocesis'' o con giurisdizione quasi episcopale hanno il diritto di assistere ai concili ecumenici. Inoltre hanno il diritto di voto e possono sottoscrivere le delibere. Devono essere presenti anche gli abati presidenti di congregazione e gli abati generali di un ordine. Anche loro hanno diritto di voto. Le altre classi di abati non furono ammesse al Concilio Vaticano del [[1870]]. Nei sinodi provinciali e nei concili nazionali gli ''Abati nullius'' hanno, ''de jure'', un voto decisivo, e firmano le delibere dopo i vescovi. La loro presenza a questi sinodi non è per loro un semplice diritto, ma è un dovere. Secondo quanto prescritto dal Concilio di Trento, sono obbligati, "come i vescovi che non sono soggetti ad alcun arcivescovo, a scegliere un metropolitano ai cui sinodi dovranno presenziare", e sono tenuti ad "osservare ed a far osservare ciò che lì sarà deciso".
 
Sebbene gli altri abati non debbano essere chiamati ''de jure'' ai concili provinciali o nazionali, è usanza, in più paesi, invitare anche gli Abati mitrati che hanno giurisdizione solo sui loro conventi. Così, al Secondo Concilio Plenario di [[Baltimora]] ([[1866]]) erano presenti sia l'abate dei cistercensi che l'abate presidente della congregazione Statunitense Cassinese dei Benedettini ed entrambi hanno firmato le delibere. Al terzo Concilio Plenario di Baltimora ([[1884]]) erano presenti sei Abati mitrati, due dei quali, l'abate presidente della congregazione Statunitense Cassinese e della congregazione Statunitense Svizzero Benedettina, esercitarono il diritto di voto decisivo, mentre gli altri quattro avevano solamente una funzione consultiva e sottoscrissero le delibere soltanto come uditori. Nella pratica comune, generalmente, gli Abati esenti non sono obbligati a partecipare ai sinodi diocesani.
 
==Note==
<references />
 
== Bibliografia ==
* Martina Wiech, ''Das Amt des Abtes im Konflikt: Studien zu den Auseinandersetzungen um Äbte früh- und hochmittelalterlicher Klöster unter besonderer Berücksichtigung des Bodenseegebiets.'', Schmitt, Siegburg 1999, 512 S. (= Bonner historische Forschungen; Bd. 59) (Diss. Bonn, 1999) ISBN 3-87710-206-9
* [[Catholic Encyclopedia]], Volume I. [[New York]] 1907, Robert Appleton Company. [[Nihil obstat]], 1º marzo 1907. Remy Lafort, S.T.D., Censor. [[Imprimatur]] +[[Cardinale]] [[John Murphy Farley]], [[Arcidiocesi di New York|Arcivescovo di New York]].
*{{cita testo|url=http://www.rm.unina.it/rmebook/index.php?mod=none_D_Acunto|titolo=Nicolangelo D'Acunto (a cura di), ''Papato e monachesimo esente nei secoli centrali del Medioevo''|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150921144025/http://www.rm.unina.it/rmebook/index.php?mod=none_D_Acunto }}, Firenze University Press, p.&nbsp;62.
 
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