Mazziotti di Celso: differenze tra le versioni

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{{Stemma
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I '''Mazziotti''', baroni '''di [[Celso (Pollica)|Celso]]''', sono unaun'antica famiglia aristocratica del [[Cilento]], residente anche a Napoli, nota anche per l'attivismo politico dei suoi membri contro l'[[assolutismo monarchico|assolutismo]] [[Borboni di Napoli|borbonico]], che diede origine ad una lunga ostilità contro la famiglia Guariglia, del vicino [[San Mauro Cilento]], di tradizione [[sanfedista]] e filo-borbonica<ref>[[Francesco Barra (storico)|Francesco Barra]], ''Il brigantaggio del decennio francese (1806-1815): studi e ricerche'', Vol. 1, Plectica, 2003, p. 38</ref>.
 
La famiglia fu anche in possesso di una grande proprietà feudale e burgensatica dal [[Monte Stella (Cilento)|Monte Stella]], fino ad oltre la piana di [[Elea-Velia|Velia]].
 
== Storia ==
[[File:PalazzoMazziottiNaples3.jpg|250px|thumb|Facciata di [[Palazzo Mazziotti]] su [[Spaccanapoli]].]]
 
Antica famiglia originaria di [[Capua]], dove aveva titolo di [[patrizio (titolo)|patrizi]]<ref>1. Libro d'Oro della Nobiltà Italiana, Collegio Araldico, Roma, varie annualità. 2. Elenco famiglie ascritte al patriziato di Capua. 3.Candida Gonzaga, vol. 5°, pagp. 40 (Mazziotti, patrizi di Capua), pag. 151 (Mazziotti, illustre famiglia di Rossano Calabro, proveniente da Capua).</ref>.<ref>Orlandi, Cesare, Delle Città d'Italia e sue isole adiacenti, tomo V, Stamperia Camerale presso Mario Reginaldi, Perugia, 1778, p. 318 (Elenco famiglie patrizie di Capua).</ref> Lo stemma usato a Capua era: di verde alla banda d'oro (o d'argento) caricata di tre rose di rosso; cimiero un collo di cigno al naturale tenente nel becco un nastro d'oro<ref>* G. B. di Crollalanza, ''Dizionario Storico-Blasonico'', Pisa, 1888, pagp. 117: Mazziotti di Capua (Di verde alla banda d’orod'oro caricata di tre rose di rosso) – Mazziotti di Celso (breve storia e arma).</ref>.
 
[[File:Cartolina Villa Mazziotti.jpg|250px|left|thumb|Villa Mazziotti a Posillipo]]
Due rami della famiglia si trasferirono in [[Calabria]], mentre il terzo passò nel [[Principato Citra]]<ref>Spreti, Enciclopedia delle famiglie nobili italiane.</ref>.
Le prime notizie di questo terzo ramo risalgono al [[XV secolo]]<ref>Grande Archivio di Napoli, Censimento della baronia del Cilento, 1489, Celso, Macziotti.</ref>. Nel [[XVI secolo]] il [[notaio]] Francesco Antonio Mazziotti si trasferì da [[San Rufo (Italia)|San Rufo]], nel [[Vallo di Diano]], a [[Celso (Pollica)|Celso]], nel [[Cilento]]<ref name="P. Ebner, 707">[[Pietro Ebner]], ''Chiesa, baroni e popolo nel Cilento'', vol. I, 1982, p. 707</ref>, ove aveva precedenti proprietà.
 
A Celso la famiglia ebbe notai, giudici e medici.
A Celso la famiglia ebbe notai, giudici e medici e si imparentò con altre famiglie della nobiltà locale. Consolidò le proprie proprietà terriere e acquistò di fatto una posizione nella gestione dell'esportazione "di [[olio d'oliva]], [[Triticum|grano]], [[zolfo]] e [[carbone]] tra la [[Calabria]] e la [[Sicilia]]"<ref name="G. Lupi">Giuseppina Lupi, [http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-antonio-mazziotti_(Dizionario_Biografico)/ «Mazziòtti, Francesco Antonio»], in ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', vol. 72 (2008), [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref> e inoltre in [[ficus carica|fichi]], legname ed altri prodotti agricoli, grazie alle proprietà terriere.
 
Lo stemma del ramo cilentano era: di rosso alla banda d'argento carica di tre rose di rosso<ref>Stemma usato in documenti, sigilli e visibile scolpito e dipinto a Celso.</ref>. Si trattava dello stemma della famiglia più antico, ma con gli [[Smalto (araldica)|smalti]] cambiati {come quelli della casa [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino]], come accadeva anche per lo stemma dei Capano<ref>Stemma Sanseverino: d'argento alla fascia abbassata di rosso. Stemma Capano: d'argento alla banda di rosso, caricata di tre gigli d'oro. </ref>.
 
Nel 1784, l'abate don Antonio Mazziotti acquistò il feudo di Torricelli, con il titolo di "utile signore" di Torricelli, ed ebbe nel 1787 l'assenso del duca [[Sanfelice]] di Acquavella. Il feudo fu passato al fratello Ferdinando e quindi ai suoi discendenti maschi primogeniti<ref>Amplo diploma in pergamena, unitamente a documenti che provano l'esercizio feudale (Archivio Mazziotti).</ref>.
 
Ferdinando Mazziotti, che era già secondo "utile signore" di Torricelli, acquistò quindi nel 1804 il feudo di Celso e di Santa Maria della Stella, con titolo di barone, dal principe Giuseppe de Liguoro di [[Pollica]]<ref name="P. Ebner, 707"/>. Dopo l'[[eversione della feudalità]] del 1806, il solo titolo nobiliare di barone di Celso venne riconosciuto nel 1868 al nobiluomo [[Francesco Antonio Mazziotti]]<ref>[[Regio decreto]] del 25 novembre 1868: Giuseppina Lupi, [http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-antonio-mazziotti_(Dizionario_BiograficoDizionario-Biografico)/ «Mazziòtti, Francesco Antonio»], in ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', vol. 72 (2008), [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>, dopo essere stato comunque portato anche dal padre di questi, Pietro Mazziotti, figlio di Ferdinando<ref> (Consulta Araldica, Libro d'Oro e fascicoli Mazziotti)</ref>. Il titolo proseguì poi con il figlio di Francesco Antonio, Pietro, e con i suoi discendenti (prima linea baronale), mentre il titolo di barone sul cognome per i primogeniti (seconda linea baronale) passò all'altro figlio di Francesco Antonio, il senatore Matteo Mazziotti.<ref> (Consulta Araldica, Libro d'Oro e fascicoli Mazziotti [[Vittorio Emanuele II]] riconobbe al barone di Celso un nuovo stemma, che richiamava solo in parte quello precedente</ref> .
 
{{Stemma
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|blasonatura = spaccato di rosso e d'azzurro alla sbarra d'argento caricata di quattro rose al naturale, accompagnata in capo da una stella (6) d'argento e in punta da un destrocherio tenente una mazza d'armi al naturale posta in sbarra.
}}
 
 
=== Attivismo antiborbonico ===
 
[[GerardoGherardo Mazziotti (rivoluzionario)|GerardoGherardo Mazziotti]] (Celso, 1775 - [[Napoli]], 1854), fu un esponente della famiglia politicamente impegnato, con aperte simpatie [[Giacobini|giacobine]]. Rientrato nel [[Regno di Napoli]] dall'esilio, ebbe incarichi pubblici sia durante la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica napolitana]] del [[1799]], sia in seguito, durante il cosiddetto [[Regno delle Due Sicilie#Il decennio francese|decennio francese]]. Magistrato, divenne deputato nel parlamento scaturito dalla [[Moti del 1820-1821|rivoluzione del 1820]], prima di essere arrestato nel corso della reazione borbonica e costretto a lasciare il [[Regno delle Due Sicilie]] per un esilio nello [[Stato pontificio]] che avrà termine col ritorno in patria nel 1837.
 
[[Nicola Mazziotti]], fratello di GerardoGherardo fu ufficiale sotto il re [[Gioacchino Murat]] ed esponente rivoluzionario nei moti del 1820: fu condannato a morte a [[Napoli]] nel 1821. L'altro fratello, [[Pietro Mazziotti|Pietro]] fu inizialmente diseredato dal padre Ferdinando perché sposato ad una donna di umile condizione e si trasferì a [[Stella Cilento]]<ref name="G. Lupi">Giuseppina Lupi, [http://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-antonio-mazziotti_(Dizionario-Biografico) «Mazziòtti, Francesco Antonio»], in ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', vol. 72 (2008), [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>; fu coinvolto nei [[Moti del Cilento (1828)|moti cilentani del 1828]]: arrestato dai Borboni, morì di [[tifo]] nelle prigioni di [[Salerno]] il 12 marzo 1829<ref name="G. Lupi"/>
 
[[Pietro Mazziotti]] (Celso 1781 – Salerno, 1829), fratello di Gherardo e padre di Francesco Antonio, coprì uffici pubblici sotto i francesi, e la Restaurazione (nel 1815 fu nominato giudice di pace a Pollica). In documenti pubblici e privati gli è costantemente attribuito il titolo di barone<ref>Consulta Araldica (fascicoli Mazziotti). Archivio centrale dello Stato.</ref>, già posseduto dal padre Ferdinando. Nel 1828, accusato di complicità coi rivoltosi del Cilento, fu arrestato nel palazzo di Celso e morì il 12 marzo 1829 in prigione a Salerno dopo aver contratto il tifo.
[[Giovanni Battista Mazziotti]] (1766 - Napoli, 1850), fu anch'egli titolare di cariche pubbliche nella [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica partenopea]] del 1799. Deportato nel 1800, fu poi [[commissario di polizia]] durante il [[Regno delle Due Sicilie#Il decennio francese|decennio napoleonico]] e fino al 1819. Partecipò ai [[Moti del 1820-1821|moti del 1820]] e fu imprigionato fino alla sua deportazione nel 1825 sull'[[isola di Favignana]]. Tornato a Napoli nel 1832, vi morì nel 1850. Le dicerie lo accusarono di favoreggiamento della banda di [[brigantaggio|briganti]] dei [[Fratelli Capozzoli]] di [[Monteforte Cilento|Monteforte]], attiva nel [[Cilento]] per circa un decennio, ma la polizia borbonica non riuscì mai a farlo processare.<ref name="M. Autuori, «Storia sociale della banda Capozzoli (1817-1827): lotte municipali e [[brigantaggio]]», in A. Massafra (a cura di), ''Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzioni'', 1988 1139">Ivi, p. 1139.</ref>.
 
[[Giovanni Battista Mazziotti]] (1766 - Napoli, 1850), fu anch'egli titolare di cariche pubbliche nella [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica partenopea]] del 1799. Deportato nel 1800, fu poi [[commissario di polizia]] durante il [[Regno delle Due Sicilie#Il decennio francese|decennio napoleonico]] e fino al 1819. Partecipò ai [[Moti del 1820-1821|moti del 1820]] e fu imprigionato fino alla sua deportazione nel 1825 sull'[[isola di Favignana]]. Tornato a Napoli nel 1832, vi morì nel 1850. Le dicerie lo accusarono di favoreggiamento della banda di [[brigantaggio|briganti]] dei [[Fratelli Capozzoli]] di [[Monteforte Cilento|Monteforte]], attiva nel [[Cilento]] per circa un decennio, ma la polizia borbonica non riuscì mai a farlo processare.<ref name="M. Autuori, «Storia sociale della banda Capozzoli (1817-1827): lotte municipali e [[brigantaggio]]», in A. Massafra (a cura di), ''Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzioni'', 1988 1139">Ivi, p. 1139.</ref>.
[[Francesco Antonio Mazziotti]] ([[Stella Cilento]], 19 ottobre 1811 – Napoli, 29 gennaio 1878), barone di Celso, figlio del barone Pietro Mazziotti<ref name="G. Lupi"/> fu condannato a morte in [[contumacia]] dopo i [[moti del 1848]] e costretto all'esilio in [[Genova]]<ref name="G. Lupi"/>. Dopo l'[[unità d'Italia]] fu [[Deputato del Regno d'Italia|deputato del Regno]]<ref name="G. Lupi"/>. La baronessa Marianna Mazziotti, che per nascita apparteneva alla nobile famiglia Pizzuti, di [[Montecorvino Rovella]] fu anch'essa un'eroina risorgimentale<ref>A. Cilento, Armi e fughe, gli anni di piombo di Marianna, in “Il Mattino”, 27 giugno 2010.</ref>.
 
[[Francesco Antonio Mazziotti]] ([[Stella Cilento]], 19 ottobre 1811 – Napoli, 29 gennaio 1878), barone di Celso, figlio del barone Pietro Mazziotti<ref name="G. Lupi"/> fu condannato a morte in [[contumacia]] dopo i [[moti del 1848]] e costretto all'esilio in [[Genova]]<ref name="G. Lupi"/>. Dopo l'[[unità d'Italia]] fu [[Deputato del Regno d'Italia|deputato del Regno]]<ref name="G. Lupi"/>. La baronessa Marianna Mazziotti, che per nascita apparteneva alla nobile famiglia Pizzuti, di [[Montecorvino Rovella]] fu anch'essa un'eroina risorgimentale<ref>A. Cilento, Armi e fughe, gli anni di piombo di Marianna, in “Il Mattino”, 27 giugno 2010.</ref>.
 
Le vicende dell'esilio causarono un gravissimo danno economico alla famiglia che fu costretta ad alienare alcune proprietà; il Governo dell'Italia unita offrì al deputato Mazziotti un risarcimento che egli rifiutò.
 
=== Storia successiva ===
 
{{Stemma
[[Matteo Mazziotti]] (Napoli, 17 giugno 1851 – Roma, 1° giugno 1928), barone, figlio di [[Francesco Antonio Mazziotti|Francesco Antonio]], barone di Celso, fu un uomo politico e uno storico<ref name="Matteo Mazziotti|>Gianluca Fruci, «[http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Dizionario_Biografico_degli_Italiani/VOL72/DIZIONARIO_BIOGRAFICO_DEGLI_ITALIANI_VOL72_028066.xml MAZZIOTTI, Matteo»], in ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', vol. 72 (2008), [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>, ottenne per sé e per i suoi discendenti maschi primogeniti il titolo di barone sul cognome e uno stemma che si discostava rispetto a quello del padre per una [[brisura]]: quattro rose invece di tre. La [[Consulta araldica]] concesse inoltre sul blasone una stella d'argento per i meriti del senatore.
|immagine = COA fam ITA mazziotti (baroni del celso e della stella).png|miniatura
|nome = Stemma Mazziotti (baroni del Celso e della Stella, utili signori di Torricelli)
|blasonatura = di rosso alla banda d'argento caricata di tre rose del campo.
}}
 
[[Matteo Mazziotti]] (Napoli, 17 giugno 1851 – Roma, 1°º giugno 1928), barone, figlio di [[Francesco Antonio Mazziotti|Francesco Antonio]], barone di Celso, fu un uomo politico e uno storico <ref name="Matteo Mazziotti|>Gianluca Fruci, «[http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Dizionario_Biografico_degli_Italiani/VOL72/DIZIONARIO_BIOGRAFICO_DEGLI_ITALIANI_VOL72_028066.xml MAZZIOTTI, Matteo»], in ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', vol. 72 (2008), [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>, ottenneSottosegretario peralle Poste e peralle i suoi discendenti maschi primogeniti il titolo di barone sul cognome e uno stemma cheFinanze, si discostavaimpegnò rispettoin aogni quello del padremodo per una [[brisura]]: quattro rose invece di tre. La [[Consulta araldica]] concesse inoltre sul blasone una stella d'argento peril iprogresso meritidella delsua senatoreterra.
Suo nipote [[Manlio Mazziotti di Celso]] (nato a [[Roma]] il 15 gennaio 1919), barone, figlio del barone Mario (avvocato) e di Anna dei conti Marazzi<ref>Figlia del generale conte Fortunato Marazzi, liberatore di Gorizia</ref>, nobile di Crema ha sposato la cugina Giovannella, appartenente alla prima linea baronale dei Mazziotti, illustre professore emerito di diritto costituzionale, ha pubblicato numerosi scritti per lo più giuridici ma anche di carattere storico, tra i primi il noto ''Manuale di diritto costituzionale''.
 
Suo nipote [[Manlio Mazziotti di Celso]] (nato a [[Roma]] il 15 gennaio 1919 - 1 luglio 2017), barone, figlio deldi barone Mario (avvocato) e di Anna dei conti Marazzi<ref>Figlia, figlia del generale conteGenerale Fortunato Marazzi, liberatore di Gorizia</ref>, nobile di Crema ha sposato la cugina Giovannella, appartenente alla prima linea baronale dei Mazziotti, illustre professore emerito di [[diritto costituzionale]], che ha pubblicato numerosi scritti per lo più giuridici, ma anche di carattere storico, tra i primiquali vi è il noto ''Manuale di diritto costituzionale'', ha sposato Giovannella Mazziotti, di Andrea.
[[Andrea Mazziotti Di Celso|Andrea Mazziotti di Celso]] (Roma, 31 dicembre 1966), noto avvocato, figlio del precedente, è stato eletto [[Elezioni politiche italiane del 2013|nel 2013]] [[Deputati della XVII Legislatura della Repubblica Italiana|deputato]] nelle liste di [[Scelta Civica per l'Italia]].
 
[[Fabio Mazziotti]] (23 marzo 1937 - 29 gennaio 2010), giuslavorista dell'[[Università Federico II di Napoli]], ha fondato. nelNel 1974, insieme ad [[Antonio Bevere]] e altri, dlaha fondato la rivista ''Critica del diritto''<ref>[[Antonio Bevere]], ''In ricordo di Fabio Maziotti'', in: «''Critica del diritto''», gennaio-settembre 2010</ref>. È stato candidato come capolista, alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]], nel 1979, della formazione politica [[Nuova Sinistra Unita]]<ref>Renato Fioretti, ''In ricordo di un maestro e compagno. Fabio Mazziotti, docente di diritto e studioso impegnato sulle problematiche del lavoro'', «''Eguaglianza & Libertà. Rivista di critica sociale''», 18 febbraio 2011</ref>.
 
[[Andrea Mazziotti Di Celso|Andrea Mazziotti di Celso]] (Roma, 31 dicembre 1966), noto avvocato, figlio deldi precedenteManlio Mazziotti, è stato eletto [[Elezioni politiche italianein Italia del 2013|nel 2013 è stato eletto]] [[Deputati della XVII Legislaturalegislatura della Repubblica Italiana|deputato]] nelle liste di [[Scelta Civica per l'Italia]].
 
== Palazzi e architetture ==
[[File:Pollica Santa Maria di Costantinopoli.JPG|250px|thumb|Cappella annessa al convento di Santa Maria di Costantinopoli.]]
 
=== Palazzi a Napoli ===
 
A [[Napoli]] appartennero alla famiglia il [[palazzo Mazziotti]] di [[Spaccanapoli]], detto "a Trinità Maggiore" (rimaneggiato nel XVIII secolo), e la [[villa Mazziotti]] di [[Posillipo]], che sorge nel luogo in cui un tempo vi era il palazzo del duca d'Aquale (1629), e in precedenza il casino dell'Annunciata (XV secolo).
 
=== Palazzo a Torre del Greco ===
 
Nel corso del [[XIX secolo]] appartenne a questa famiglia anche un palazzo al civico 170 del Corso Vittorio Emanuele a [[Torre del Greco]]<ref>https://www.vesuvioweb.com/it/wp-content/uploads/Lina-De-Luca-Lo-sviluppo-urbanistico-degli-anni-Cinquanta-e-Sessanta-a-Tore-del-Greco-vesuvioweb-2018.pdf</ref>.
 
=== Palazzo di Celso ===
 
[[File:Palazzo_Mazziotti_di_Celso_(facciata_dal_muraglione).png|left|thumb|Palazzo Mazziotti di Celso, facciata.]]
Il palazzo principale di famiglia a [[Celso (Pollica)|Celso]], dichiarato [[monumento nazionale]], conserva affreschi con decorazioni del pittore [[Matteo Cilento]]. Cinge con tre lati la piazza principale del paese<ref>[http://www.comune.pollica.sa.it/pagine/view_page.php?p=005a&t=palazzo-baronale-mazziotti-convento-di-costantinopoli Celso. Il palazzo baronale], dal sito del comune di [[Pollica]]</ref>. Il luogo in cui sorge è citato negli antichi documenti notarili come "ubi dicitur li Mazziotti seu la Piazza". Al palazzo è addossata la cappella di giuspatronato della famiglia, dedicata a san Nicola e in cui si conserva l'icona della Madonna di Costantinopoli (per divozione del barone Mazziotti). La costruzione risale nell'impianto al sec XV ed ha subito successive trasformazioni, assumendo l'aspetto attuale alla fine del sec XVIII.
 
Il palazzo principale di famiglia a [[Celso (Pollica)|Celso]], dichiarato [[monumento nazionale]], conserva affreschi con decorazioni del pittore [[Matteo Cilento]]. Cinge con tre lati la piazza principale del paese<ref>[http://www.comune.pollica.sa.it/pagine/view_page.php?p=005a&t=palazzo-baronale-mazziotti-convento-di-costantinopoli Celso. Il palazzo baronale] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130927074545/http://www.comune.pollica.sa.it/pagine/view_page.php?p=005a&t=palazzo-baronale-mazziotti-convento-di-costantinopoli |data=27 settembre 2013 }}, dal sito del comune di [[Pollica]]</ref>. Il luogo in cui sorge è citato negli antichi documenti notarili come "ubi dicitur li Mazziotti seu la Piazza". Al palazzo è addossata la cappella di giuspatronato della famiglia, dedicata a san Nicola e in cui si conserva l'icona della Madonna di Costantinopoli (per divozione del barone Mazziotti). La costruzione risale nell'impianto al sec XV ed ha subito successive trasformazioni, assumendo l'aspetto attuale alla fine del sec XVIII.
 
L'ingresso principale del palazzo Mazziotti è sulla piazza, dedicata a Matteo Mazziotti. La facciata, scandita da dodici [[Balcone|balconi]], sormontati da [[Frontone|frontoni]] alternativamente curvilinei e a triangolo, presenta numerose feritoie ed è delimitata da due torrette di guardia. Una grande lapide marmorea del comune di [[Pollica]] posta all'inizio del Novecento ricorda i membri della famiglia Mazziotti, baroni di Celso, che parteciparono alle lotte contro i Borboni.
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L'impatto con la facciata si ha percorrendo dalla Chiesa il muraglione che conduce all'arco che passa sotto il Palazzo Mazziotti, per giungere alla Piazza. Altra prospettiva interessante è quella del portale principale con il cortile d'ingresso, immortalati nel 2010 nella pellicola cinematografica "Noi credevamo" del regista Mario Martone, celebrativa dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
 
Nella chiesa parrocchiale di Maria Santissima Assunta in Cielo di Celso si conservano numerose memorie della famiglia: l'altare maggiore, il sepolcreto familiare<ref>La lapide del sepolcro familiare è stata spostata nei sotterranei dopo il terremoto dell'Irpinia</ref> e l'altare dedicato a sant'Antonio abate, di giuspatronato familiare. Un altro altare dedicato a sant'Antonio abate, ugualmente di giuspatronato della famiglia Mazziotti, ai quali giunse dai principi Capano, si trova nella chiesa del convento di Santa Maria delle Grazie, in Pollica, ove erano sepolti molti membri della famiglia.
 
Lungo la via di Celso dedicata a Pietro Mazziotti, sorgono altre case ''palazziate'' appartenute in parte alla nobile famiglia Mazziotti: il ''palagio feudale'' (passato in altra casa per matrimonio e oggi detto Amoresano), il palazzetto già di [[Leonino Vinciprova]] (uno dei mille), il palazzetto già dei nobili Verduzio, il palazzetto dei marchesi di Sessa (un ramo dei Verduzio), le case dei nobili Gaiola.
 
=== Altre proprietà in Campania ===
 
Tra le [[Ville vesuviane del Miglio d'oro]] di [[Ercolano]] si trova una villa (già [[villa Ruggiero]]), che era entrata in famiglia per via dotale.
 
Al ramo patriziale di Capua, appartenne il palazzo Mazziotti di [[Caiazzo]], ora sede congressuale.
 
=== Convento e chiesa di Santa Maria di Costantinopoli ===
 
Il complesso formato dalla chiesa di Santa Maria di Costantinopoli e dall'annesso convento dei [[Ordine di Sant'Agostino|padri agostiniani]], presso l'ingresso nord dell'abitato di Celso, in posizione dominante, era entrato in proprietà del barone [[Francesco Antonio Mazziotti]] di Celso nell'Ottocento che lo aveva rilevato dopo la chiusura del convento, per salvaguardare la forte devozione locale. Nel corso del Novecento il complesso monumentale è caduto in progressivo abbandono. Il tetto della chiesa è stato ripristinato dal barone Manlio Mazziotti di Celso. Nella chiesa restano tracce di affreschi, le tombe gentilizie e i decori di stucchi policromi, opera di [[Pietro Sernicola]].
 
{{Stemma
|immagine = COA fam ITA mazziotti (baroni del celso e della stella).png|miniatura
|nome = Stemma Mazziotti (baroni del Celso e della Stella, utili signori di Torricelli)
|blasonatura = di rosso alla banda d'argento caricata di tre rose del campo.
}}
 
== Note ==
 
<references/>
 
 
{{Stemma
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|blasonatura = di verde alla banda d'oro (o d'argento) caricata di tre rose di rosso. Cimiero: un collo di cigno al naturale, tenente nel becco un nastro d'oro serpeggiante.
}}
 
 
== Bibliografia ==
 
*[http://www.treccani.it/enciclopedia/mazziotti/ Mazziotti], ''[[Enciclopedia biografica universale]]'', [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]].
* [[Pietro Ebner]], ''Chiesa, baroni e popolo nel Cilento'', [[Edizioni di storia e letteratura]], Roma, 1982.
* [[Matteo Mazziotti]], ''Ricordi di famiglia (1780-1860)'', Roma, 1912.
**anche in ristampa: Giuseppe Galzerano editore, [[Collana editoriale|collana]] ''Passato e presente'', 2001.
* Anna Maria Lo Faro {{collegamento interrotto|1=[http://www.anmict.it/files/LaSicilia171211-Muratori.pdf ''Il chimico Cristoforo Muratori, "profetico cittadino" a fianco di Crispi, Garibaldi e Alexander Dumas''] |data=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}
* AA.VV., ''Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzioni'', a cura di Angelo Massafra, [[Edizioni Dedalo]], Bari, 1988 ISBN 88-220-4136-4.
* ''Trenta centurie di Armi Gentilizie''. Raccolte e descritte da Carlo PADIGLIONEPadiglione, (Ristampa anastatica Bologna), Napoli, 1914, pagp. &nbsp;205 (descrizione dello stemma).
* ''Supplemento a carattere storico ed internazionale dell’Almanaccodell'Almanacco Nobiliare Italiano'', a cura di Dott. Prof. Conte Temistocle BERTUCCI, Roma, 1965, pag. 234.
* ''Albo Nazionale Famiglie Nobili dello Stato Italiano'', 1965, Associazione Historiae Fides, pagp. &nbsp;417 (famiglia), pagp. &nbsp;618 (Francesco Antonio e Matteo).
* Vittorio Urbano, CRIVELLICrivelli VISCONTIVisconti, ''Le casate nobili d’Italiad'Italia'', Roma, 1955, pagp. &nbsp;314 (Mazziotti).
* ''Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano'', pagp. &nbsp;582.
* ''Libro d’Orod'Oro della Nobiltà Italiana'', ed./vol. X, 111; ed./vol. VII, 681-2; ed. XXI vol. XXIV, 107-108; ed. XXII vol. XXVI, 103-104; successivi.
* G. B. di Crollalanza, ''Dizionario Storico-Blasonico'', Pisa, 1888, pagp. &nbsp;117: Mazziotti di Capua (Di verde alla banda d’orod'oro caricata di tre rose di rosso) – Mazziotti di Celso (breve storia e arma).
* Biblioteca Nazionale, Indice analitico, MAZZIOTTI (fam.) 2241.
* Candida Gonzaga, vol. 5°, pagp. &nbsp;40 (Mazziotti, patrizi di Capua), pagp. &nbsp;151 (Mazziotti, illustre famiglia di Rossano Calabro, proveniente da Capua).
* Granata, ''Storia di Capua'', Vol. 2°, pagpp. &nbsp;45, 251, 300, 303, 338, 389, 343 (Mazziotti, patrizi di Capua).
* UghellòUghelli, ''Italia Sacra'', Vol. 6°, pagp. &nbsp;479 (Mons. Angelo Mazziotti, Vescovo di Calvi 1401 e altri).
* De Blasis, Giuseppe, ''Della vita e delle opere di Pietro della Vigna'', (Mazziotti, patrizi di Capua).
* Eterni, Paolo, ''Descrizione del Vallo di Diano'', (un Mazziotti, compagno capuano di Gubello Pellegrino che verso il 1100 edificò S. Rufo).
* Orlandi, Cesare, Delle Città d'Italia e sue isole adiacenti, tomo V, Stamperia Camerale presso Mario Reginaldi, Perugia, 1778, p.&nbsp;318 (Elenco famiglie patrizie di Capua).
* E. Michel, Francesco Antonio Mazziotti, in Dizionario del Risorgimento Nazionale, vol. III, Milano, Vallardi, 1933.
 
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*[[Matteo Mazziotti]]
*[[Francesco Antonio Mazziotti]]
*[[Andrea Mazziotti di Celso]]
*[[Manlio Mazziotti di Celso]]
 
== Altri progetti ==
 
{{interprogetto}}
 
 
 
== Collegamenti esterni ==
 
*[http://www.famiglienobilinapolitane.it/Genealogie/Mazziotti.htm Mazziotti]: genealogia da ''Famiglie nobili delle province napolitane''.
*{{cita web | 1 = http://www.saabarchitettura.com/portfolio/villa-ruggiero-ercolano-na/ | 2 = Villa Ruggiero - Ercolano | accesso = 28 settembre 2013 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160304091741/http://www.saabarchitettura.com/portfolio/villa-ruggiero-ercolano-na/ | dataarchivio = 4 marzo 2016 | urlmorto = sì }}
*{{cita web | 1 = http://www.herculaneum.net/Villa%20Ruggero.htm | 2 = Villa Ruggiero ora Biblioteca Comunale di Ercolano | accesso = 28 settembre 2013 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160304142042/http://www.herculaneum.net/Villa%20Ruggero.htm | dataarchivio = 4 marzo 2016 | urlmorto = sì }}
 
{{Portale|Due Sicilie|storia di famiglia}}